Il borgo di Acaya: Un tracciato armonico cinquecentesco, in "Quasar. Quaderni di Storia...

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luglio - dicembre 1991 6 -7 gennaio - giugno 1992 ARCIT ITETTT]R/\, CITTA, TRATTATI STI CA NELL'ETÀ DEL RI NAS CIM ENTO Q\I\DE,RNI DI STORIA DELL'ARCHITETTVRA E, RE,STAVRO NGEL0 POÌ,IIEC0RB0LI EDII0RE

Transcript of Il borgo di Acaya: Un tracciato armonico cinquecentesco, in "Quasar. Quaderni di Storia...

luglio - dicembre 1991 6 -7 gennaio - giugno 1992

ARCIT ITETTT]R/\, CITTA, TRATTATI STI CA

NELL'ETÀ DEL RI NAS CIM ENTO

Q\I\DE,RNI DI STORIA DELL'ARCHITETTVRA E, RE,STAVRO

NGEL0 POÌ,IIEC0RB0LI EDII0RE

I_

1. Il terribrto nei pressi di Lecce. Da notare cheil borgo di Acaya è citato con il ueccbioloponimo di Segine ( "Giegine'). Do G.Gasldldi,La descriprione de 1a puihe. t 507

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Oronzo BrunettiIL BORGO DI ACAYA: UN TRACCIATO ARMONICO CINQUECENTESCO

I1 progressivo inserimento del Regno di Napoli nell'orbita spagnola, dapprima.o-e St"to retio dalla casa d'Aragona (Alfonso il Magnanimo ne fu sovrano dal

1.412) e dal L579 come insieme di province appafienenti allo sterminato imperodi Carlo V ', fu accompagnato da una serie di accordi tra Spagna, Francia e Re-

pubblica diYenezia che gradualmente prepararono un lungo periodo di pace nel

Vice."g.ro, teatro di continue guerre pef il suo controllo. Nella più ampia entità

ter:ritoriale, l'Italia meridionale venne così ridotta a pefifefia; principali preoccu-paziotli dei viceré succedutisi al suo govemo furono da un lato la riduzione deipoteri e l'assoggefiamento del baronaggio riottoso a riconoscere I'autorità spagno-

ia, dall'altro l'apprestamento di numerose difese per proteggere quei confini, e

con essi tutto f impero, dal pericolo turco.L'ascesa del ceto medio e Ia relativa decadenza della piccola nobiltà agtanà ac-

comunarono f intera Europa del XVI secolo; laddove il primo si faceva promo-tore di notevoli investimenti fondiari, spesso accompagnati da opere di miglioria,la trascurata conduzione dei feudi amministrati dai secondi, oberati di debiti,obbligava a vendere'z. Nel Regno di Napoti tale affenttazione è valida solo in parte

poiché la stessa nobiltà venne attivando il processo; cosicché i baroni aggiunse-

io ai numerosi loro privilegi il controllo dei commercio, fungendo da unico tra-

mite fra campagna e ciffà 3. Più rare all'irizro, coinvolgendo sempre maggiori por-zioni di terriiorio in seguito, si successero fra '500 e '600 notevoli modifiche nel-

la geografia dei feudi meridionali. Alcuni degli interventi furono dettati solo da

.ag1o.ri..onomiche, altri unirono contemporaneamente la possibilità di celebrare

la munificenza ed il prestigio di un casatoRispecchiando entrambe le motivazioni . Senza comunque esaurirsi in esse. un sin-

golare esempio si produsse nella provincia di Terra d'Otranto durante i primidecenni del XVI secolo. Ne1 1521 alla morte di Alfonso dell'Acaya 5, il figlio pri-mogenito Gian Giacomo -che diventerà architetto militare di Carlo V 6- ereditò iltitolo baronale e i numerosi feudi posseduti. Tali proprietà 7 erano stfategicamente

attestate sull'asse che collegava Lecce -all'epoca fiorente e popolosissima città del

Viceregno- con S.Cataldo, scalo marittimo indispensabile agli attM commerci del

capoluogo. Subentrato nell'amministrazione dei feudi, Gian Giacomo progettò dirisirunuràr[ 8, e a tal fine si adoperò in tutta una serie di cambiamenti che avreb-

bero doluto dare un diverso volto alla proprietà.11 compito di segnalare visivamente le nuove qualità di quella pofzione di terri-torio fu principalmente affidato alla trasformazione del villaggio di Segine in Acaya,

softa di piccola capitale del feudo. In realtà la scelta fra i diversi villaggi fu ob-

bligata: il casale preferito agli altrt costituiva sin dal secolo precedente il puntodi raccolta di tutte le produzioni dell'azienda, era già munito di alcune fottficaziorttmedioevali, ma soprattutto si a\.vantaggiava della sua posizione geografica, es-

sendo fra i borghi il più vicino all'asse Lecce-S.Cataldo ed equidistante dai duecentri.

Il borgo di Acaya

"Ma sopra tutti non si deono tacere i generosi fatti del già Signore Gio. Iacopodell'Acaya, Barone della Baronia della Acaya soprannominato, il quale posseden-

c1o una Baronia di cinque Castella, ed avendo il capo della sua Baronia, dettoSegine, che altro propugnacolo non teneva che una piccola tome tonda edifica-

ta dal già Signore Alfonzo dell'Acaya suo Padre, [...J egli pigliando una impresaeccedente le sue forze si pose a serrare la sua Villa predetta di fofii, e bene inte-se mura cen sei baloardi edificati alla moderna I'uno cor:rispondente all'altro perdiritte lenze tirati con li suoi tomeamenti, ed a foftificare con le alte tori il suocastello con li fossi intomo, facendolo capace di abitazione di trecento fuochi,drizzandole dentro le strade, rifacendole ia Chiesa maggiore, e di più edificandoleun bel Convento de frati di S.Francesco della osservanza molto bello, e reiigio-so ..." e. Unico scritto contemporuneo alle trasformazioni operate su Segine insieme

alte lapidi poste dal rifondatore, il brano sopra ripofiato è utile solo in parte a ri-costruire la configarazione del piccolo borgo prima del suo impianto cinquecen-tesco; se ne evince tuttavia l'esistenza di una chiesa 10 e di una piccola toffe ton-

1 B.Cnoce, Storia del Regno di Napoli,Bart7965;-T.Pedio. Aapoli e Spaena nella prima metò dalCinquecenlo. Bari l9-1: F,BneuL,rr. CiuilÌa eimpèn del Mediterraneo nell'età cli Fihppo Il,Torino 1986.2 R.Roru.No. Tra. d.ue crisi: l'Italia del Rinasci'mento.Toino 19J7.r M. Brnr NCa. Città e contado in ltalia clalXV alXWtt secolo. in 'Storia della cirrà ì980, n.J6.pp. l0-- I I l: C.Garerro. 14c2?ogiamo meclioeua-lò e modemo. Torino 1975.4 A. M.css,{Frlo, (a clra di), Problemi cli storia dellecampagne meridionali nell'età mctclerna e con-temjtorh nea. Bari I98 I e in pan icol:re il saggiodi M. A. vr.cr-ul A, L azienda signorile in Terractr' Otrc4nto nell'età ruodema (secctli XW-XWID;A. Lepre, Le cdmpo7ne pugliesi nell età moderna, ii La Puglia tra Barocco e Rococò. Milano1981 , pp.273-205; G.C rrr'.o , Puglia: traprcui n c i àI izzazio ne e m odcrn i tà ( sec. X W -XW I I ).

in La Puglia cit., pp.J7J-J87.' Scarse notizie .ulfa nobiìe famiglia sono repe-ribili alldwoce Acaia nel Dizionario Biograficodepti ilatiani, Roma lqOO; si veda anche C.Co'r.LifamiBlia di GianGiacomo dell'Acctja. in llcaitallo a l-et'cc Cavallìno lo8J.6 [-ooera di cuesto architetto raìentino del XMsecojo non è >tatJ ancora attentamente studiata;fra le sue opere i castelli e le foftificazioni diLecce (1 539) di Crotone (1 5'i1), di Capua (1542),di Amantea ( l5 tJ), di ReggioCalabria( lr4J). di\apoli (15 ro). \ominatoda CarloVsupen isoredi rutte le oiazzelorti del reqno ( l54J), ancora aLecce cosirul IOspedale dèllo Spirito Santo e ilPalazzo della Regia Udienza: clr. R.Pc.\E. ,4rcàlleltura del Rinascimenloa lVapoli, Napoli l9J':A.PrrnrcNaM, Gli architetti militari in Puglia, 1n

"Annali della Facoltà d'Ingegneria", Universitàdi Bari, 1959, vol.Il; R. DÉ Vrrn, L'architetturamilitare in Puplia di Euanpelista MenBa e GiantacoDo Jell Ac-aya, in -Annàli della Facohà d lngegneria , t niiersità di Bari, lq66: M. Fqctolo.i.lezzxo, Lecce, Bari 7984.-ìl oaLrimonio era costiruìto da sefle casali(Segine, slrudà. Vanze. Vernole. Galugnano.San Cesareo, Castro Guarino), tre feudi rusticì,sette masserie; Archivio di Stato di Napoli, (ASN)Relcul. r ol. Io0, c. I 2 I r.-l +6v.B M. Ctztno, A. Co'-A\"n\r, GuiJa di Acaya.Città campagnd Cesine, Gala"ttn 1990. Le stra-reqie rcsidenziali, diirn.ive, nonthe lo srut.liode-llr trasforma zion i economico->ot ia I i .ubitedai feudi del barone dell'Acaya durante il corsodel'500, sono state oggetto di studio centraledella mia tesi di laurea Da Segine acl Acaya,storia di uno -lerrd murala lel Cinquecentodiscus:a neì marzo I9o I pre:.o la Facoltà d Ar-chitettura dell'Università di Firenze, relatrice lanrol. Ciuseooina Carla Rombr.n l.A.Fu***'.'Apologia parddoisica detla città diLecce, ristampato a cura di A. La Pofia, Lecce1917. po.390-391.l0 A.Ér.àeRono, Note par und 5toria locale: ilcomune di Vernole, in "Rassegna salentina"1978, n.3.ll

Quest ultima oggi non piu esisLenle. èindir iduabile in un fogìio di mappa calrsrale del7925 @ firma de1 géom. Ferraruolo Filippo),nellr paruceììa n.82, localizzata nel ba.tione dinord-èst alle spalìe del conrento. Ancora inoietli allinizio Jel no.tro secolo. lu vist: eàescritta da C.Bqcrrr ur Cq'.rcrtovt. Casle11ip-ugliesi, Rome 1927.rr La prima recila: Arlorr. > Tt Acqt \ l-Ar4'llA

GENEROSUS ARCEM AB AT,{\'IS CONDITA INSTALII{\'IT TURRES

ET RELreurA ET MoNtroNes l,tDu", mentre l'altra, ogginon piu leggibile TEvptt \ {L'r Lr uFo\sl s A, qt qr

I50r", rd-è riponatr ìn un manoscrino dellaBiblioteca Nazlonale di Napoli, BrancaccianoIII D.13 La cofiina misura 80 m. (30 pertiche) sul latonord ed 88m. (34 pefiiche) su quello est; davertice a vertice i baluardi si distanziano rispet-tivamente di m.233 ca. (88 pertiche) e di m.24Oca. (!1 pertiche). Le misure in vigore ai_ternpi diGian Giacomo erano ancora quelle stabilite nelI r80 da Ferdìnando I; la misura per le fabbricheera la penica. corrispondente a 2.636700 metri.

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ed uguale a 10 palmi. (A. Martini, Manuale dim et rolo.qia Torino 1883).ra N4iserà fu la line di Gian Ciacomo: presrara.insieme ad altri gentiluomini, garanzia alle ani-vità commerciali cl're il fìoientino RobertoPrndolfini lndara svolgendo in Puglia dovencnspondere col seque\lro di ognì ar ere e dirilloallorchr il merr'ante evrse le-*ue obhlieazioniverso la Regia Cone. .ll barone dellAc;ya fuimprigionato nel castellodi Lecce. dove moir neldicemhre del l5-0. clr. {.Fo- qR.ts. GiouanCiacomo clell Acaja a i suoi ultimi anni, in"Rinascenza salenrina lc)J4. n.§ 6. pp.2 t l-2<<.r' -D.O.\4. ALF.\{NDER Dr Mor re, , A..FrororMARCHIo oRD. cei-a.rn. R.Ius coNS.RIUS A LATERT BtsNEApoL. coplÀR. DucroRr rN nrrces Gerrosquo p.rluPP. V orx ilGRcrrus rN wNETos EnrsDEMe. cLASSrsPMIFECTT]S TANDEM, ORBEM PACATO, AD IIANC PROVINCI,{MGUBERNANDAT{ A RTGE SUO MISSUS, AB EOIfEMQUE MGMSMUNTaRIBUS AucrUS, ADyERSUS TURCAR. Ex ctnstoNlsHOC PIìOPUGNACULUM MUNIViT MDCX'.16 "Srm Ce.Rou V Caeserus Ausprrro JoANNES JACoBUSAcrrA.yus Hoc opplDUM euoD ouM ATAVoRITM suoRUMFLIEIL{T MOENIBUS CINIC]' INSTALIR{VIT PL]BLICIS PRIVANSQUE

AEDIFITIIS DECORAVIT ET ACHAYAM EX SI]O COGNOMINEAPPELLdUT QUAE SI DEO VISUM CAMPIS SAIENNNIIS ANTIQUAEAcreyal NomN nrpoNET EX euA sur ÀL{roRrs IN GATLTAMet uor m ltenqu IE\ENTRE ABSoLUTUM opus FUIT ANNoseruns MD)OO(V"17 "Dwo onoxrro pATRoNo op'ÌlMo sTNGULARI pTETATE

AFFECTUS Arlnnsls VeRNAzze lrx Cesrnr er AcHAyArDoMTNUS erRE suo MoNaJI4ENTUM ERExr,c.o. MDCXCTT".18 "HoNotrs pnucrus rrus".19 Una lapìde ricorda la fine dei lavori: "Arcer,rHANS A MAIORIBUS SI]IS INCOIIATAII ET PATRT AUCTAM T]TCaaoro V Cerses TNvICTISSTMo FIDEM srnvxut Ioltotgslecoeus Actill-us suMMo opERE ET TNDUSTRL{ pERFECIT

ANNO SAII]TTS I)jOr0clr. A.G,llrur cto. Apprezzodella tena diAcayadel l2-4- l6t-t. in AA.W.. Aca.la e ilsuocastailo,a cura del Liceo Afiistico di Leice, Fasano 1!80,D.1 10.2l L altare maggiorr, di S.A;rronjo, del Ro>ario.della Beata Veìgine. diS.Barbara e del Capirolo;Arcbiuio della Curia Arciuescouile di- LeccéfA.C.A.L. ), {cra Primae \ isirarionis Oppidi. seuTerre Acayae. in dara l- maggio Io ri,'ll. tl8r.42-v,, menrre il Calluccio. nelluo aoorezzo dello--r. prrla di soli cu-rque alLari, cl'r. M.W.,Acayd ctt.22 eCAl, ibidem. f.+21r.2J

.E urile riponrr( le poche parolc che ilCalluccio \pende per deicrivere la chiesa: 'lndelta rerra vi è la Chiesa parrocchìaleconsistenrein una nava a tellì. con lrltare maggiorc ertabernar ulo. er Quadro della Madonnr,ion altriquallro altari tìò ò tre da una pafle, et rrnorlallaltra pane. er diverse pillure in laccìa aìlemura, el otro archi siondari .imiìmenre nitt._rtia lresco vie anto la Sacrrstia ed campaniìedor esono due campane di mediocre grindezzavièanco la confraternita del Sacramento i1 tuttogovemato dà due Sacerdoti uno Arciprete, etuno clerico solro posti all Arcivescovo dì l_eccevi son6 x nao Orra menli di ca Iici, pia nete, camisi,croce. el aìtro necessarìo percelebrar.e messe, elìi divini ollici, a strllicieÀza vi è anco la lonredell acqua sanra. lonre del Banesimo e Pulpiro iltutlo fìo\ eramente per non haverne intratea sulficienza. er per liscarrrzza, el povenà delliciriadini. che non possono òumjnisriarli qurllo èdi bisogno. cfr. AA.Y\/.,Acaiatir.. no.l l0.1ll.z' Dalle ricerchc larte è conlèrmato èhr il oianodi rilondazione per Acaya faìli: probabilmcnreun primo bando di popolamenrò non richiamoìl numero rullit'ente di persone. cosicche, nell56r, alì insediamenio di rrn conventof"ancescano -ortline che per tradizione era pre§ente lì do\ e c era ( onlislenza rrrbana si affidou-n altro lenlati\o per rIirare Jbitanti.'_- AA \A .. Acltjd cit: àncora in piedi, Ia chieserrafu anche tlescrina da C.Bacile di Casriglione.C.astelli cit.2n ACAI. ibidem. f .126r.2- Ibidem. f .+2or.18^ acaja cit.. p.112.'' A.C,qpprrro. Acaya e la sala ennagonale,in ^Lulampìune . 1o90. n.t. pn.l4J ì52.

da 11. Anche il castello posto nell'angolo di sud-ovest del casale era preesist€ntealf intervento di GianGiacomo; due iscrizioni lasciate da Alfonso lo confermano:una, murata sulla torre di nord-est, data 1506,1'a1tra, sulla tore di sud-ovest, 150512. Entrambe di foma cilindrica, Ie due torri, pur non essenclo più molto adeguatealle necessità della difesa, furono inserite nel nuovo progetto di fotificaziòne.La dislocazione di questi tre elementi (la torre, la chiesa ed il castello) lungo unadiagonale fa suppore che la dimensione della segine pre-cinquecentesca non do-vesse varlare di molto rispetto a quella predisposta per il borgo rinascimentale;Gian Giacomo disegnò un circuito murario a fonrra quasi quadrata, munì tre deiveftici di bastioni essendo il quarto occupato dal castello. A meglio difendere Iecofiine murarie i tre baluardi furono edificati "alla moderna", impiegando cioé ilsistema dei fianchi ritirati 13. Nella mappa catastale del 1925, che grossomodo ri-flette ancora la consistenza della fine del X\lI secolo, il lato est e lisolato prospi-ciente il convento appaiono inediflcati, si contano solo sei "cardl" e tre "decumani,,rettilinei che delimitano isolati srretti e lunghi. È onnai chiaro che Gian Giacomolasciò incompleto il suo progetto non per morte sopraggiunta, ma probabilmenteperché gli mancò il denaro sufficiente per ultimarlo 14.

La cinta muraria, originadamente completata da camminamenti di ronda e fos-sati oggi per 1o più distrutti, era inteffoffa nel solo ffatto a sud, dove si apriva l'uni-co ingresso alla città. La pofia che oggi si vede non è però quella voluta da GianGiacomo; fu costruita nel 1692 da Andrea yernazza, all'epoca signore di Acaya,il quale collocò ia statua di S.oronzo e, sotto, un cinquecentesco stemma dei respagnoli recuperato da un tratto di mura abbattute. sull'arco vi è un'iscrizioneposta da un altro feudatario, Alessandro de' Monti, nel 1610 15; più in basso sul-la destra l'anna e l'epigrafe dei dell'Acaya del 1535,6, e sulla siÀistra l,ennesimaiscrizione sistemata dal yernazza nel 1692 17 . Fra i due archi che compongonola porta (i'interno più basso e a tutto sesto, l'estemo ribassato) sono compresetre caditoie e nella chiave del primo è scolpito 10 stemma dei de'Monti ls. L'ac-cesso, difeso anche dal fofie basrione col quale nel 1536 il dellAcaya inregrò ledifese del castello 1e, si rivolge, uscendò dàI borgo, verso f intemo del feudo, ilcui territorio era stato ridotto a forma quadrangolare, con un villaggio su ognu-no dei vefiici.Nella piazza d'armi, ingresso alla clttà., erano sistemati un grande pozzo 2a di ser-vizio a tutta la popolazione e, scavati nel sottosuolo, vasti vani destinati alla con-selvazione dei raccolti; Ie due costruzioni addossate allato ovest delle mura, cheper le loro dimensioni non sono confrontabili col resto degli isolati, potrebberoessere quegli edifici di cui Gian Giacomo scrisse aver dotato la città.Lapiazza centrale del borgo ospita invece la chiesa che, ingrandita nel 1g65, pocoha conselato del preesistente. come si apprende dagli atti di una visita pasto-rale del 1.641.,|a vecchia parrocchiale di s.Maria ad Nives era dotata cli sei altari21 con arredi sacri per 1o più in legno, mentre la sagrestia "habet pofiam clavimunitam, fenestram unam, lavacnrm lapideum ..." 22. Tale finestra -appafienen-te alla sistem^zione data da Gian Giacomo alla chiesa- si può osservare tutt'og-gi sulla porta d'ingresso alla sagrestia. su questo stesso lato, fra i pochi resti cin-quecenteschi, una fila orizzontale di pietre lavorate a punta di diamante; men-tre, ben visibile salendo sulla terrazza della sagrestia, la traccia dell'originale pi-ano di copefiura della chiesa conferma che il tetto era a capanna 23. seguenàoil perimetro estemo della chiesa si possono scorgere avaryzi del vecchio apparatomurario inseriti nel nuovo; sul lato nord-est è il campanile, l'unico elemento per-venuto quasi integro e disegnato da Gian Giacomo. Due soli lati a squadro pre-sentano superiorrnente quattro archi alti e stretti, due per parte, che ospitano iecampane. L'architetto decorò il fregio del campanile con archetti pensili, biforecieche (nianifesto legame conlatradizione romanica pugliese), valve, motivi flo-reali e conci a punta di diamante o scavati. osservando ii campanile dal latoopposto all'ingresso della sagrestia, si può notare come questa, una volta ingran-dita, abbia disatteso le regole progefiuali poste dal dell'Acaya. col rifacimèntootlocentesco, infatti, tale locale non rispettò più I'aliineamento co1l l'isolato vici-no, ma si spinse ad occupare in parte la strada retrostante, mentre, seguendo ilprofilo del campanile sino a terra, se ne può constatare l'originario adeguamentoallo schema urbano.

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Sulla piazza, ad angolo con via Rugge, fu edificata alla fine del secolo scorso la

torre dell'orologio; ad un'attenta osselvazione non nasconde strltture ben piùantiche, che lasciano supporre l'esistenza di un altro edificio pubblico nella cit-

tà cinquecentesca.Nel 1564 fu ir»ediato in Acayaun convento di frati francescani 2a; anche quest'edi-

ficio, dedicato a s.Maria degli Angeli, di cui non restano che poche rovine, fuprogettato dal dell'Acaya. L'unica descrizione attendlbile è quella registrata dal

òatluccio nel 1674: "Poco discosto da detta Chiesa Parrocchiale vi è il conven-

to, e la chiesa di santa Maria degli Angeli dell'ordine dei zoccolanti consiste inuna nave covefia a'tetti in testa vi è l'altare Maggiore dietro il quale vi è il coro

quale serve anco per Sacrestia, nel quale altafe vi è la custodia, ed un quadro

flttutori il crocifisso ad un lato vi è la cappella sfondata covefia a' lamia conquadro depintovi S.Cado, S.Nicola, e la Madonna ve' sono anco cinque altari alliÉtl di detti nave con pitture a'fresco che rappresentano i'Immagine di diversi Santi

accosto detta Chiesa vi è il claustro, Con alcune stanze terranee et sopra li corri-

dori, intomo li quali vi sono di circa otto celle, alcune de' quali confonae dico-no Serveno per comodità del Barone, vi è anco un campanile con due campa'ne piccole resiedono in detto convento tre Sacerdoti, tre conversi et uno terzia-

rio-c[a' quali si celebrano li divini offici in detta chiesa, et vivano tutti quanti diElemosine" 25.

Gli atti della Visita Pastorale documentano l'esistenza di un altro luogo di culto,

la cappella di S.Nicola "ertra parochialem ecclesiam" '6, sebbene dalla descrizione

aeti6q risulti ,,diruta iam, et absque tecto, à pluribus annis" 27; localizzata dalGalluccio vicino ad un "trappeto da macinare l'oglio situato sotto Teffa" '8, si può

suppolre che la cappella sorgesse nei pfessi del bastione di sud-est, dove appunto

esiste un grande lrantoio ipogeo.Collocato nell'angolo sud-ovest della cinta mutaia, il castello resta l'edificio meno

compromesso dalle aggressioni del1'uomo e del tempo. Alle preesistenze (i due

torriòni tondi decorati con beccatelti simili a quelli che coronano il rivellino del

castello di Gallipoli costruito fra la fine del '400 e i primi del '500 su disegno diFrancesco di Giorgio Marlini) nel 7536 Gian Giacomo aggiunse a sud-est unbastione, ricucendolo al resto dell'edificato con un fobusto toro. Cinto da unfossato, su tutto il perimetro dell'edificio si aprono due ordini di casamatte, mentre

sulla cortina si affacciauna finestra riccamente decorata, simile a quella che si vede

nel cortile del casteilo stesso. Vi si accedeva dalla piazza d'armi tramite un pon-te levatoio, oggi semplicemente attraverso un arco d'ingresso rifatto nel '6OO dai

Yemazza; al piano terra erano sistemate le carceri e le scuderie, mentre al pianosuperiore si trovava la residenza del barone e della sua famiglia. Abbandonato

2. Acay,.t. la Dort;t del borqo, con lc insegnegentitizic dei Icrnazza. dii te spagnoli e cleiclell'Acaya; in cima la statua di S.Oronzo.

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J. Acalta. M.4pPa catdsLale del 1925

1. Acalta. Trailo della cinta muraria swl lato est.

5. Acaya. Lato ouest clel castello.

30 questo 1o stato del castello nel 1674: "... allaSinistra di detta P'nzza si dtrova il Ponte dilacade appoggidlo a due pelieri tìi l-rbricasinr.,rti nel lbsso per il quale s ènrra a] tastelìo, etrl primo ingressotìella potla sr inconrra rrn lriascopefio con arcoJ et a senistra sono alcuniristretti a'lamia_, segue un'altra porta, per la quales entra al conile >copena con cisterna, et tr duepile per tomodirà dì larare a 5inisLra di dcLrocoftile si cala in una stànza a lamia, qualeserueva per_Cocina, et_vi è anco la scesa per laquale sì cala sotto al Torrrorrc, apprrsso scritrur a un altra stanza a' lamir che r i si cala conquaflro grade, et in lesla vi è uno (opefio a'lamia ad una pane di esso. q il pozzo et'alì altrrla tarcerc, !on uno rilrcilo oscuru. et all ulLimodi detto coperio sono dirersc stanze chc pote-r_ano seryire prr stalla o monilioni. al prcsenrcdi nessuno sen itio. segue in rleno conile lagrada scoperta. per la qùaìe si saglic all appar-lamenlo principale, acco\lo essa rl è une sianzalunga a lamia. et appre)so cd alrra piccoìa incantone se ritrova la stalla a' lamia òapace diventi cavalli, et all'altro vi è la stanza del inolino,cappella. ed una stanziola con lorno. sopra lequali r-i \ono alcune crmcre. r he rengono lepofie fabricate, che conforme dicond.stannocadentì. ìn derro \'onilc. sono tre alrrì pezzi dilerro §canalJli. senza cas(.e. ne rote. e saglientloper detta grada scopcrta òe rilrova uniloggiadore em lArmario. al presente caduto, èdenlrando òe ritrova la sala con sollìno di ravulc,coprimento de pietre, alla senistra di detta salasono due camere a'lamia l'una appresso all'al-tra, con uno camarino, et stanziola per stufa congradena. per Ia quale si saglìe a ciue rtrnzioìe§opra dello Ca merino, et per Corridoio s enrra aduna camera tonna a' lamia sopra il torrione, conIronerc el saeilare, el uno ritreno piccolo ton Iagrada. che sla nel corridoio per Ià quale si puòcalare >ino sotto detto Torrione. al alrro larò diderra sa la vi e u na sla nza nel ha loua rdo t on unocamerino piccolo et un'altro camerino nell'altro1ato, et rivoltando accosto la loggia sono tre altrecamere due con soffitti di tàvole. et l'altrascovefia, et da detta sala per gradetta si saglie

per molto tempo, il compiesso è attualmente molto degradato; per la loro parti-colarità è interessante descrivere gli ambienti sistemati nelle due torri è nelbastione. La stflrttura di sud-ovest, bucata al centro di ogni piano, doveva esse,re un trabocchetto in cui il malcapitato rovinando per diversi metri, si schianta-va al suolo trafitto da lame. N piano superiore del bastione si trova una grandestanza quadrata con volta decorata dallo stemma dei re spagnoli. sempre al pri-mo piano, 1'altra torre ospita, invece, un ambiente ennagonale sui clli lati si apronosaettiere e cannoniere insieme a porte e piccole finestre; ad attenuarne l'aspettomilitare, un fregio d'ispirazione rinascimentale come tutto intorno 2e.

A ridosso della cortina est, sulle terrazze del castello, da dove è possibile vede-re Lecce in direzione nord-ovest e le cime dei monti albanesi guardando versoil mare, si può notare un alto plinto decorato da una cornice; Ie due colonninesovrastanti con molta probabilità reggevano una o più campane utili a dare l'al-larme in caso di bisogno. I1 fronte rettangolare rivolto verso il fossato presenta unadecorazione scultorea molto pafiicolare; Gian Giacomo di certo afficlo a questoelemento un determinato messaggio: quattro angeli cleterminano i vertici di unquadrato il cui centro è evidenziato da un piccolo fiore (probabile sintesi delf in-tera AcayaT) ro

Il disegno della cittò

Guardando la pianta della cittadina di Acaya senza dimenticare le preesistenzee gli strumenti che all'epoca direalizzazione poté usare il suo rifondatore, è Ie-cito domandarsi da dove egii abbia iniziato. Nel X\4 secolo era lo squadroagrimensorio 31, derivato dall'antica groma romana, rlmezzo che permetteva grat:.'di misurazionj, sebbene ancor prima, nei Lucli Mzttematici, Leon Battista Nber1avesse insegnato a misurare altezze e distanze per fi1ezzo di triangoli. Con I'ausilioprobabile di questo apparecchio, dall'alto della vecchia torre castellana di nord-est Gian Giacomo posizionò "per diritte lenze ttatr" tre dei vertici del quadrilaterourbano, rinforzati da baluardi ("torneamenti") e collegati da cortine òol castello(quarto spigolo). Dalla stessa postazione, orientandola cia nord a sud, fu traccia-ta Ia prima strada (via corte), ii cui prolungamento del lato ovest è tangente allacurva del1a torre; altre cinque vie parallele furono aggiunte verso est (via Aparo,via Rugge, via Landone, via chiesa e via del Trappeto), mentre soio tre strade adandamento est-ovest incrociano perpendicolarmente 1e precedenti: via delTrappeto e via del convento costeggiano rispettivamente i tratti di mura a sud ea nord. viaPiazza è invece centrale. Tutte queste strade hanno larghezzaugo,a-

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6. Acaya. Il bastione di sucl-est.

7. Acaya. Ia tone di sud-oùest con I'insegna diAlfonso clc'll Acaya del 1505.

le cii circa una peftica e mezza (intorno ai quattro metri). In contrasto con la te-oria albefiiana sulla città, che prevedeva vie "diritte e larghissime" solo nei cen-tri potenti, mentre per i piccoli consigliava percorsi tortuosi, Gian Giacomo mo-stra di prendere a modello quella che fu l'urbanistica federiciana in Puglia(Manfredonia) oltre che i castra romani e le "terre fluove"; sono stati chiariti inoltrei legami col disegno delle mura di Lecce, attribuiti da Marcello Fagiolo allo stes-

so dell'Acaya 32.

Così tracciate, le vie formano isolati stretti e lunghi, larghi circa sei pertiche e dilunghezza variabile a seconda del bisogno di dover creare vuoti: le stecche piùestese misurano trentadue pefiiche (in rapporto col lato minore di 1:5); le dueisole corte di piazza Castello ne misurano dodici sul fianco maggiore (in propor-zione di 1:2); irrfine l'isolato compreso fra via Rugge, via Landone e via del Con-vento ha la misura massima di ventiquattro pertiche, (con una relazione di 1.:4,

la stessa stabilita dalla parte corta di ciascun isolato con la larghezza stradale).La relazione che legava ampiezza stradale e altezza dell'edificato è oggi del tut-to sconvolta, date anche le pochissime tracce di edifici cinquecenteschi. Nelleschiere trovavano posto le abitaziont dei subaltemi del barone; dagli avanzr diquelle che sembrano essere le più antiche, tali case risultano svilupparsi in pro-fondità per lutta lalarghezza delf isolato e su un solo piano, dotandosi così di duefronti stradali. Se su una via si affacciavano gli ambienti di vita per le persone,sull'altra davano stalle e depositi per gli attrezzi agricoli; al centro invece trova-vano posto la cucina ed un cortile con cisterna; alcuni di questi vani erano vol-tati, altri coperti a capanna. Datala distribuzione interna si potrebbe suppoffe chele case fossero tutte poste in modo tale da utlhzzare una strada come pedonale,d'ingresso alle abitazioni, e l'altra di serwizio, per accedere ai depositi; ma la se-

zione stradale costante mantenuta da tutti i percorsi nega tale ipotesi.A chiudere verso est la piazza Castello, è un isolato che non trova alcuna corri-spondenza con gli altri, misurando due pefiiche sul lato cofio e diciotto sul lun-go; inoltre, la distarza da quello posto a nord non è di una pertica e mezza, comeper tutte 1e sezioni stradali, ma di ben due e mezza. Questa stecca è probabilmen-te posteriore al piano di Gian Giacomo, oppure, originariamente conforme allealtre, ha pofuto subire delle trasformazioni successive.Simile a quello usato nei 1554 da Vespasiano Gonzaga per Sabbioneta, 1o sche-ma urbano scelto per Acaya colloca le tre prazze alle estremità ed al centro del-la diagonale SO-NE; la più grande è quella d'ingresso, dove prospettano la tor-re tonda e I'accesso al castello. Da qui partono una serie di strade: due percor-rono il perimetro intemo del borgo ricongiungendosi davanti al convento, altredue porlano inpiazza Chiesa seguendo un andamento a baionetta, ed infine, in

sopra demo baluardo dove sono tre altri pezzì dileiro st analcati con garilla di fabrica da dove sjpuò caminare, et àndare in giro per dettoòastello, quale, è di forma quadrata con duerorrìonì, ef baìouardo conforme sì è detto sopra.et tiene dì bi.ogno di molta accomodazione. etreparatione, stante che due coffine di quello trnaè òascata a fatto, et l altra sta cadente clr. Acaiaqjt., p. I 10.il Lo squadro rgrimensorio usalo nel Regno diNapoli durante il X\'I secolo, "a quanto ciinfòrma Oerato C,tNrorru nel suo Indirizzct Mili-larcr \apolì 1608t, era coslituilo da un prisma dilegno a basc di triangolo rettangolo dispostoorizzontalmenle sopra un bastone di sostegnoro anche, come ci inilica il p. Eua Drr Rr nella suaAùtmetica e geonxetria pràticd (Napoli 1697), dauna semplicè squadra con traguardi conispon-denti alle I inee ad angolo retto incise sopra ìe suebraccia ; c[r. G. Boprtro, Gli slrumenli dellascienza e la scienza degli stntmenti, Firenze!9?9, p.76JZ E strto sottoljneato da Marcello Fagìolo 'permettere in rilievo l imponanza e là relaiivaprecocìtà deììa rigorosa geometrja di Acaya t e clìquella latente di Lecce). che solo pochi anniprima, e più esattamente nel 1527, erano statiòubblicati contemDoraneamenle il Simulachru mài nrbio Calvo coh l immagine della -QuadrataRoma" in diagonale e l'Unteffichtung di Dùrercon la città chè allinea in diagonale il castello ela chiesa."; in M. F,tctoro, Y. Ctzzxo, Ieccecit.,o.43.3J ll primo r SO r presenra due isolati Laglìar i -nelleproporzioni già esaminate- per far §pazio allapiaiza Ca'telfo. piu un altro completo: ilsecon-do r NO r ha le prime due sle( che intere e la lerzatagìiata per noì ìnvadere la piazza della Chiesa.Il terzo sub-rettangolo. (NE) è quello di cui èoer,/enuto meno: i orimi due isolati lasciano'spazio al torpo delia parocchiale. mentre iltèrzo, se ci fosse stato, avrebbe dol'r-rto fare iconri con la p\azza del conrento. ll quartosettore (SE), non ha che due isolati ìunghi,mancando il terzo che probabilmente avrebbedovlrto essere uguale ai precedenti.

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B. Acaya. Particolare architettonico sulla cortina est del cdstello.

9. 1O. Acaya. Il campanile clella chiesa paroc-chiale, panicolari.

asse con la porta d'ingresso, via Aparo pefinette al visitatore appena entrato didominare in ur--r sol colpo d'occhio tutta la dimensione urbana da nord a sud. Ec-cetluato questo rapporto visivo, lo spazio sembra costruito tagliando g1i isolati colsolo fine di dare agio a7 castello ed agli altri edifici pubblici ivi coliocati; la distru-zione dell'edlizra olginaria nullalasciatrapelare sulla qualità di questo spazio.Anche per la sistemazione dipiazza Chiesa il dell'Acaya dovette tener conto delpreesistente edificio religioso; questo infatti occupando un isolato a sé, posto per-pendicolarmente alle lunghe stecche, interrompe il percorso di via della Chiesa.Lo spazro antistante è invece oitenuto accorciando gli isolati posti a nord esatta-mente di un moduio (strutturandoli cioé nel rapporto di1.:4 anziché di 1:5); lestrade arrivano in piazza tutte tangenzialmente, fatta eccezione per via Landone.Ilterzo \.uoto prospiciente il convento nasce quasi casualmente: costruito nel1564il complesso religioso fu collocato nei pressi del bastione di nord-est, dovel'edificazione era incompleta. Queste localizzazioni riprendono i modelli urbanidisegnati da Francesco di Giorgio Martini, nei quali gli edifici pubblici trovanopreferibile collocazione ai margini dell'abitato. I1 fronte del convento non osser-va però il rigido parallelismo che regola la pianta della cittadina; 1l pafiicolare fanascere il sospetto che all'epoca della sua realizzazione l'architetto avesse onnaiabbandonata I'idea di pofiare a compimento iI piano per Acaya.Per ipotizzare un completamento della pianta di Acaya si può ricorrere a un al-tro tipo di riflessioni. Via Landone (NS) e via Piazza (EO) costituiscono gli assicardinali del borgo; le diagonali, congiungendo Ie punte estreme dei bastioni, siincrociano insieme ai precedenti assi non nelmezzo dipiazza della Chiesa, bensìspostate al centro delf intersezione fra le due 'vie cardrnall' quindi la parrocchialepreesistente non fu presa come fulcro del villaggio. Proiungando idealmente i trattidi cortina compresi fra i bastioni ed il castello, l'abitato si trova chiuso in un qua-drato; alf interno di questo le vie Corte, del Trappeto nel solo tratto a sud, e delConvento, a loro volta disegnano un rettangolo. Per l'ultima strada citata occor-re dire che, rettificato il suo andamento (in seguito all'abbandono del progettoinziale per Acaya aveva perso il carattere di rettifilo), essa teflnina contro l'estremolato nord del convenio; da questo punto tracciando una parallela alle sei stradeesistenti sino ad incrociare via del Trappeto (lato sud), si crea esattamente unospazio in cui sarebbe stato possibile sistemare due isolati lunghi ed un'altra stradasenza interrompere il disegno esistente. Di più, la distanza fra quest'ultimavia ela cortina est, e fra via Corte con la rispettiva cortina ovest è Ia stessa: ventinovemetri circa capaci a loro volta di contenere ancora una strada, un isolato (iden-tici nelle misure a quelli rcalizzatl), ed in più una fascia di edificato come quelleche corrono lungo via del Convento e via del Trappeto (lato sud).I1 rettangolo sopra definito viene diviso dagli assi cardinali in quattro parti uguali,ciascuno con 10 spazio necessario per sistemare tre isolati lunghi, le tre stradecomprese e le quattro di perimetro; ognuno di questi sub-retlangoli ha invecesubìto modifiche al suo intemo 33.

Sette dovettero dunque essere le strade ad andamento NS previste dal piano diGian Giacomo, che tuttavia ne poté rcalizzare solo sei; fra le trasversali, la cen-trale via Piazza forse avrebbe dor'.uto svilupparsi fino a toccare il tratto di muraad est, così come ar..viene sul lato opposto, attraversando la cittadella nella suaintera lunghezza da occidente ad oriente. Per il completamento della zona aridosso della cortina est, invece, non si ha alcuna indicazione.Per concluderc, la pianta di Acaya ,nasconde ancora un altro tipo di suggerimentilegati ai rappolti metrici fra le sue pafii; occorre però fare una precisazione: datele grandi distanze da misurare (fra bastioni diametralmente opposti per esempio),o per la virtualità di alcune di esse (le diagonali di quadrati fonnati dall'unionedi più isolati ecc.), tali lunghezze sono state riprese dal foglio di mappa catastalein scala 1: 1000 già citato. Con tutte le approssimazroni e Ie inesattezze che pos-sono sorgere, taie discorso deve essere considerato con le dor,.ute cautele. Neiiegami fra misure maggiori e minori, tutto f impianto urbano sembra costruito surapporli aurei: infaLti la congiungerte fra le cofiine nord e sud (m.210 ca.) corri-sponde alla sezione aurea della distanza fra i bastioni di NO e di SE (m.330 ca.).Considerando un quadrato che abbia per lato lalunghezza di un isolato (m.85),la sua diagonale (m.772) rappresenta la sezione aurea della congiungente fra le

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cofiine est ed ovest (m]92); mentre il rapporlo aureo del suo lato coincide conla diagonale (m.52) di un altro quadrato più piccolo con il lato coffispondenteallalarghezza di due stecche con la strada compresa (m.38). La sezrone anreadella diagonale del quadrato minore Gn.52 ca.), è uguale allahnghezza degiisolati che fiancheggiano il primo tratto di via Aparo (m.31 ca.), ed inoltre, il fronte

di una casa (m.10 ca.) risulta approssimativamente la sezione aurea della profon-dità di ciascuna stecca (m.17 ca.).Se questo tipo di propotztonamenti fu alla base del disegno di Acaya, si avreb-

be una prova cli come I'uso delle qualità armoniche non fosse riservato solo al-

l'architettura, ma costituisse pfattca frequente anche per i tracciati urbani.

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I l. Scbemiproporzionali tlella pianta di Acaya.Il trafiteggio piùfitto indict4 il tessuto urbano re-alizzatò d.a Gian Giacomo; quello meno finoraryresenta un'ipotesi di co?npleto'?nento.

12. Rd.ppofii arnlonici della pianta cli Acaya.

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