>La promozione del culto di sant’Antonino al tempo di Leone X e Clemente VII e i progetti di...

36
ANTONINO PIEROZZI OP (1389-1459) La figura e l’opera di un santo arcivescovo nell’Europa del Quattrocento Atti del Convegno internazionale di studi storici (Firenze, 25-28 novembre 2009) a cura di LUCIANO C INELLI e MARIA P IA PAOLI NERBINI MEMORIE DOMENICANE Nuova Serie 2012 Numero 43 Pdf per uso personale dell’Autore. Diffusione vietata

Transcript of >La promozione del culto di sant’Antonino al tempo di Leone X e Clemente VII e i progetti di...

ANTONINO PIEROZZI OP(1389-1459)

La figura e l’opera di un santo arcivescovo

nell’Europa del Quattrocento

Atti del Convegno internazionale di studi storici(Firenze, 25-28 novembre 2009)

a cura di LUCIANO CINELLI e MARIA PIA PAOLI

NERBINI

M E M O R I E D O M E N I C A N ENuova Serie 2012 Numero 43

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

SOMMARIO

Cronologia della vita e delle operea cura di Leonardo Marchetti p. 9

Programma del convegno » 19

Programma del concerto » 23

PremessaLuciano Cinelli, Maria Pia Paoli » 25

OmeliaGiuseppe Betori » 29

Per una biografia “europea” di sant’Antonino OPMaria Pia Paoli » 33

PARTE PRIMAVITA E CONTESTO STORICO-SOCIALE

Sant’Antonino: un vescovo legislatore e giudice. Sinodi e azioni giudiziali durante il suo episcopatoGilberto Aranci » 57

Antonino e Leon Battista AlbertiLorenz Böninger » 77

Sant’Antonino e i monasteri femminili fiorentini: un riformatore?Sylvie Duval » 101

S. Antonino e Savonarola: una comparazioneRiccardo Fubini » 119

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

6 Sommario

L’arcivescovo e la città: i Buonuomini di San MartinoMaria Fubini Leuzzi » 141

Giovanni Dominici e Antonino Pierozzi: dal maestro al discepoloIsabella Gagliardi » 167

Chiesa e città nella Firenze di sant’AntoninoDavid S. Peterson » 185

Antonino Pierozzi e il monachesimo. Le difficili relazioni con l’Ordine vallombrosanoFrancesco Salvestrini » 207

Le Additiones di Leonardo ser Uberti alla Vita AntoniniConcetta Bianca » 245

PARTE SECONDAOPERE

«Felices si juste imperant». Il De dominis temporalibus di Antonino PierozziFausto Arici » 259

Appunti sulla tradizione manoscritta dei Confessionali di sant’AntoninoSandro Bertelli » 273

La noetica di Antonino Pierozzi tra Scolastica, Umanesimo e spiritualitàLeonardo Cappelletti » 287

On conscience, action, and some related terms in Antoninus’ moral psychology. Between cognition and willAmos Edelheit » 299

Antonino e la predicazione nella Firenze rinascimentalePeter Howard » 333

Antoninus of Florence and the Dominican witch theoristsThomas M. Izbicki » 347

Arti e scienze nella Somma teologica di sant’AntoninoUlrich G. Leinsle » 363

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

7Sommario

Antonino come modello di vescovo riformatore del QuattrocentoMarco Pellegrini » 381

Gli incunaboli delle opere di AntoninoPiero Scapecchi » 403

Liberation and reconciliation. Superbia in the confessionals and in the Summa theologica of St. Antoninus of Florence and its role in his theology of penanceKerstin Schlögl-Flierl » 409

Sant’Antonino e il dirittoEnrico Spagnesi » 427

PARTE TERZACULTO ED ARTE

Antonino Pierozzi: “patrono” tra i “patroni” di Firenze. Devozione e iconografia tra Quattrocento e CinquecentoVittoria Camelliti » 451

Theatre, Preaching and Art: Antonino and the PulpitNirit Ben-Aryeh Debby » 475

Testo e contesto rituale: L’Ingresso di sant’Antonino a Firenzedi GiambolognaSally J. Cornelison » 485

Culmen templi. Antonino Pierozzi a Santa Maria del FioreLorenzo Fabbri » 495

La promozione del culto di sant’Antonino al tempo di Leone X e Clemente VIIe i progetti di Antonio da Sangallo il Giovane per la chiesa di San MarcoMauro Mussolin » 509

Alla riscoperta del Chiostro di Sant’AntoninoMagnolia Scudieri » 533

Proposte per il recupero della Cappella di Sant’Antonino nella chiesa di San MarcoBrunella Teodori » 543

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

8 Sommario

Sant’Antonino e l’uso del teatro nella formazione del cittadino devotoPaola Ventrone » 549

Sant’Antonino e l’arteTimothy Verdon » 569

Tavole » 577

Conclusioni: Antonino Pierozzi, un vescovo esemplareGiulia Barone » 649

Indice dei nomi » 655

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

Mauro Mussolin*

LA PROMOZIONE DEL CULTO DI SANT’ANTONINO

AL TEMPO DI LEONE X E CLEMENTE VII E I PROGETTI

DI ANTONIO DA SANGALLO IL GIOVANEPER LA CHIESA DI SAN MARCO

1. ANTONINO PIEROZZI DA BEATO A SANTO: LE PRIME ATTESTAZIONI DEL CULTO IN SAN MARCO

Nel 1938, Gustavo Giovannoni rendeva noto un gruppo di sei foglicontenenti alcuni progetti di Antonio da Sangallo il Giovane per il rifaci-mento della chiesa di San Marco a Firenze1. La loro destinazione è certifi-cata dalle note autografe di Antonio ripetute tre volte su uno dei fogli: «perS. Marcho di Firenze», «per S. Marcho di Fiorenza» e «per Santo Marcho»2.Nel 1959, lo stesso Giovannoni ritornava sull’argomento nel suo monu-mentale studio monografico dedicato all’architetto – che resta a tutt’oggila più esaustiva trattazione delle sue opere – datando quei progetti tra 1525e 1530 e ribadendo un punto ancora certamente vero: «I progetti di Anto-nio da Sangallo per la chiesa domenicana di S. Marco in Firenze nonhanno alcuna documentazione, che non sia quella dei disegni che se neconservano agli Uffizi»3. Eppure, dall’analisi del contesto storico e socialeche portò alla canonizzazione di Antonino Pierozzi, è possibile considera-re tali progetti come una proposta per la realizzazione di un magnificotempio civico eretto in onore di Antonino e amministrato dai frati rifor-mati di San Domenico della Congregazione tosco-romana di savonarolia-na memoria, detta più generalmente di San Marco per avere in quel con-vento la sede vicariale. Alcuni studiosi hanno già evidenziato di sfuggitacome i progetti sangalleschi potessero – anche – motivarsi con l’avvio della

* Desidero esprimere la mia gratitudine a Maria Pia Paoli e ringrazio di cuore Clara Altavi-sta, Leonardo Pili e Ughetta Sorelli per la consulenza scientifica e i preziosi aiuti.

1 G. GIOVANNONI, Progetti sangalleschi per S. Marco di Firenze, in Atti del congresso nazionaledi Storia dell’Architettura, Firenze, 29-31 ottobre 1936, Firenze 1938, 231-235.

2 La prima delle note è in U 1365 Ar, le due restanti in U 1365 Av.3 G. GIOVANNONI, Antonio da Sangallo il Giovane, Roma 1959, I, 254-257 e figg. 220-222;

II, tavv. 208-214; la citazione è tratta dal vol. I, p. 254; l’identificazione di questi fogli con la chie-sa di San Marco è già in P.N. FERRI, Indice geografico analitico dei disegni di Architettura esistentinella R. Galleria degli Uffizi, Firenze 1885, 51 (dove tuttavia U 1649 A è assegnato a Giovanbat-tista da Sangallo e riferito alla chiesa di San Giovanni dei Fiorentini a Roma, ibid., 140).

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

Le immagini relative a questo articolo sono alle pp. 600-606.

MD 43 - 02 - x autori_MD 17/07/13 17.28 Pagina 509

causa di canonizzazione di Antonino, promossa nel 1516 da Leone X eportata avanti faticosamente fino alla morte del pontefice nel 1521. Tracrescenti difficoltà, Adriano VI si era fatto poi carico di terminare l’iterprocessuale, riuscendo a celebrare la canonizzazione il 31 maggio 1523 inSan Pietro. La morte lo colse tuttavia il 14 settembre di quell’anno, senzadargli la possibilità di redigere la bolla ufficiale di canonizzazione4. Eratoccato dunque a Clemente VII, eletto il 18 novembre, siglare la bolla il26 di quello stesso mese, giorno della sua incoronazione, e avere così mododi concludere un processo che, per quanto rapido, aveva trovato significa-tivi impedimenti5.

Se dunque pochi sono gli studiosi che hanno considerato i progetti san-galleschi per San Marco, ancora meno sono quelli che hanno segnalato,senza ulteriori approfondimenti, la contemporaneità con i processi di san-tificazione di Antonino Pierozzi. Il primo tra questi è stato Herbert Sieben-hüner in un’acuta recensione del 1939 al citato saggio di Giovannoni del-l’anno precedente6. Lo studioso tedesco ricordava quali fonti per tale col-legamento la celebre Descrizione della Cappella di S. Antonino del 1728 diAntonio Francesco Gori e un ricordo delle Istorie di Giovanni Cambi rela-tivo alla volontà di Leone X di canonizzare il santo intorno al 15207. Talecollegamento fu successivamente ricordato nel 1952 da Walter ed ElisabethPaatz nella sezione relativa alla chiesa di San Marco della loro monumen-tale opera8, quindi ribadito da Hans Teubner nel suo importante studio del

510

4 Nell’occasione, il papa concesse alla tomba del santo l’indulgenza particolare in ogni anni-versario: «Ac etiam in loco sepulturae ejusdem S. Antonini in depositionis suae die, videlicet IIMaji, hujusmodi perpetuo duraturam quadraginta annorum & totidem quadragenarum Indul-gentiam annuatim condonavit» (Acta Sanctorum, Maii I, I, Paris 1680, col. 354 E).

5 La bolla di canonizzazione è pubblicata in T. RIPOLL, A. BRÉMOND (a cura di), BullariumOrdinis Fratrum Praedicatorum, IV, Romae 1729-1740, 417-426. Sulla complessa vicenda sirimanda al fondamentale L. POLIZZOTTO, Vicissitudini, contrasti ed esiti del processo di canonizza-zione di S. Antonino, in S. Antonino e la sua epoca. Atti del convegno tenutosi a Firenze 21-23 set-tembre 1989, «Rivista di ascetica e mistica» 59/3-4 (1990) 363-387 [una versione di questo stu-dio in lingua inglese, con significative integrazioni, è The Making of a Saint: The Canonization ofSt. Antonino 1516-1523, «The Journal of Medieval and Renaissance Studies» 22/3 (1992) 353-381, in partic. 357-359]. Le tappe del processo sono ampiamente descritte in S. ORLANDI, Lacanonizzazione di S. Antonino nella relazione di fra Roberto Ubaldini da Galliano, «MemorieDomenicane» 81 (1964) 85-115 e 131-162; sul ruolo dell’Ubaldini all’interno della Congregazio-ne di San Marco, cf. M. MUSSOLIN, Vicende di un cantiere conventuale senese. I regolari osservantidi san Domenico e il complesso di Santo Spirito ai Pispini, tesi di laurea, Università IUAV di Vene-zia 1995, 24-30, 215-228; ID., Il convento di Santo Spirito e i regolari di san Domenico, «Bulletti-no senese di storia patria», 104 (1997), 34, nota 78.

6 H. SIEBENHÜNER, Forschungsbericht: Zur italienischen Baukunst des Quattrocento, «Zeit-schrift für Kunstgeschichte» 8 (1939) 91.

7 A.F. GORI, Descrizione della Cappella di S. Antonino arcivescovo di Firenze dell’Ordine de’ Pre-dicatori. Dedicata al Medesimo Santo dalla famiglia de’ Salviati patrizi fiorentini. Nella Chiesa diSan Marco di Firenze dello stesso Ordine, Firenze 1728; ID., Istorie di Giovanni Cambi cittadino fio-rentino, pubblicate, e di annotazioni e di antichi munimenti accresciute, ed illustrate da fr. Ildefonsodi San Luigi, III, in Delizie degli eruditi toscani, XXII, Firenze 1786, p. 174.

8 W. PAATZ. E. PAATZ, Die Kirchen von Florentz: ein kunstgeschichtliches Handbuch, III, Frank-furt am Mein 1940-1954, 10, in partic. note 23-26.

MAURO MUSSOLIN

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

MD 43 - 02 - x autori_MD 17/07/13 17.28 Pagina 510

1979 su San Marco nel Quattrocento9 e di nuovo ripreso acriticamente daChristoph Luitpold Frommel in una nota di un saggio del 1986 dedicatoal rapporto tra Raffaello e Antonio il Giovane, nella quale è trascritto l’in-tero ricordo del Cambi10. Partendo proprio da questa nota e sulla base diun serrato riscontro stilistico, in Ricerca del Rinascimento del 1992, Man-fredo Tafuri suggeriva di anticipare la datazione dei progetti di Antonio ilGiovane agli ultimissimi anni di pontificato di Leone X11. L’argomentazio-ne dello studioso si spingeva ben oltre e, pur menzionando la canonizza-zione di Antonino come possibile motivo per la commissione architettoni-ca, si concentrava sull’immagine spettacolare e magnifica dei progetti delSangallo quale mezzo utilizzato da Leone X e dal cardinale Giulio, futuroClemente VII, per dare alla chiesa di San Marco, tanto gloriosa di memo-rie civiche e religiose quanto scomoda per la sua eredità savonaroliana, unmagniloquente segno mediceo – per nulla fiorentino, ma piuttosto trion-falmente romano – che avrebbe aiutato a cancellare la memoria dei piagno-ni e i loro sogni filo-repubblicani e antimedicei12. La complessità dell’argo-mento sostenuto da Tafuri, su cui si tornerà diffusamente oltre, merita unbreve approfondimento intorno al sostegno al culto di Antonino Pierozzinella chiesa di San Marco in rapporto agli straordinari eventi di cui il con-vento fu protagonista negli anni tra la morte di quest’ultimo, nel 1459, ela fine del pontificato di Clemente VII, nel 1534.

Antonino morì il 2 maggio 1459 nella villa vescovile di Montughi. Lesue esequie furono allestite in cattedrale con enorme concorso di popolo. Ilferetro venne poi trasferito nella chiesa di San Marco per la sepoltura nelcoro presso il deposito comune dei frati, semplicemente, secondo le volon-tà espresse nel testamento13. In quei giorni la corte papale di Pio II, facen-do sosta a Firenze alla volta del concilio di Mantova, poté rendere omaggioalla memoria dell’arcivescovo presiedendo alle esequie e concedendo unaspeciale indulgenza a quanti avessero sostato presso la bara del presule. Ciòaccrebbe enormemente l’afflusso di gente alla chiesa di San Marco, così che

511

9 H. TEUBNER, San Marco in Florenz: Umbauten vor 1500. Ein Beitrag zum Werk des Miche-lozzo, «Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz» 23/3 (1979), 254, note 81-86,269-271, docc. XXVI-XXVII.

10 C.L. FROMMEL, Raffael und Antonio da Sangallo der Jüngere, in Raffaello a Roma. Il conve-gno del 1983, Roma 1986, 299, nota 150.

11 M. TAFURI, Ricerca del Rinascimento, Torino 1992, 189-200.12 Ibid., 198.13 «Si vero contigerit ipsum migrari de presenti vita, sepeliri voluit in ecclesia sancti Marci

de Florentia, in choro ipsius ecclesiae, inibique iussit fieri sepulchrum prout discretioni Reveren-dissimi Domini Episcopi Spoletani videbitur, quem ex nunc elegit et deputavit in executoremsue ultime voluntatis» (il codicillo è in coda al testamento pubblicato in R. MORÇAY, Saint Anto-nin, fondateur du convent de Saint-Marc, archeveque de Florence 1389-1459, Tours-Paris 1914,495-497). Altri ricordi relativi al luogo di sepoltura di Antonino sono in TOMMASO BUONINSE-GNI, Descrizzione della traslazione del corpo di Santo Antonino Arcivescovo di Firenze. Fatta nellaChiesa di San Marco l’Anno MDLXXXIX, Firenze 1589, 3; GORI, Descrizione della Cappella, X,XVII, LI-LII.

La promozione del culto di sant’Antonino al tempo di Leone X e Clemente VII

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

MD 43 - 02 - x autori_MD 17/07/13 17.28 Pagina 511

non fu possibile deporre il corpo dell’arcivescovo se non il successivo 10maggio, data nella quale è ancor oggi celebrato l’anniversario. Vespasianoda Bisticci, nella sua Vita dell’Arcivescovo Antonino fiorentino, descrive que-sti momenti con grande precisione:

Finì l’arcivescovo Antonino la sua vita sanctissimamente, come era vissutocosì morì. Giudicossi in quello convento dov’era tutta la sua isperanza el suoamore, che fu a Sancto Marco, et quivi volle essere sepellito. Venuto questosanctissimo corpo a sancto Marco, dove si fece l’uficio, secondo meritava,ispiritualmente, senza pompa ignuna, nè di drapelloni nè di nulla […]. Istet-te l’arcivescovo Antonino iscoperto dua dì in sur uno cataletto, colla sua sem-plice capa et tonica, come era nel vescovado. Tutta la città venne quegli duadì che vi stetti, a baciargli i piedi et le mani, et fu uno concorso mirabile d’uo-mini et donne et forestieri, che al presente erano nella città14.

Un’inaudita profusione di grazie, con numerose guarigioni miracolose,fu subito registrata ai piedi del cataletto dove il corpo, nonostante il caldoe la lunga esposizione, «nullum tetrum odorem edidisse: quin potius mira-bili semper fragrantia redolebat»15.

Il ricordo del Cambi precedentemente citato è utile per conoscerel’aspetto e la collocazione del più antico sepolcro di Antonino:

Del mese di Novembre 1520. Volendo Papa Lione X° fare calonizare a Romal’Arcivescovo Antonino, cheffù Arcivescovo di Firenze, effù dell’Ordine de’frati Predicatori, e Fiorentino, benché di bassa gente da Fiesole, el quale elChorpo suo fu seppellito in S. Marcho di Firenze tra sua frati, allato allaporta, che entra nel Choro di detta Chiesa a mano mancha, appiè dun Cro-cifisso, con un poco di muramento di mattoni intonachato, dipintovi suso lainmagine sua, come si fa quando si mette un Chorpo in dipoxito16.

Il luogo della sua sepoltura era in terra, al lato della porta sinistra checonduceva nel coro; lì presso, in un corrispondente spazio libero del muro,era murata una semplice memoria, a mo’ di mensa intonacata, sulla qualeera stata posta un’immagine di Antonino, che quasi certamente coincidecon lo stendardo processionale oggi attribuito ad Alesso Baldovinetti edatato al 1483 con Sant’Antonino in adorazione del Crocifisso, dipinto pervolontà del priore Francesco Salviati e assegnato nei documenti ad altroautore: «In questo tempo fu dipinta dal Pollaiolo pittore fiorentino la tavo-la dell’altare di Santo Antonino, in cui è un crocifisso, con detto santo, apiè della croce»17. Ancora nel 1575, una visita pastorale ricordava questo

512

14 VESPASIANO DA BISTICCI, Vite di uomini illustri del secolo XV, I, Firenze 1970, 241-242.15 Acta Sanctorum, Maii I, col. 324 A.16 Istorie di Giovanni Cambi cittadino fiorentino, 174.17 La notizia è tratta da un manoscritto di SERAFINO RAZZI (BML, San Marco 873, c. 104r);

cf. TEUBNER, San Marco, 258, nota 58; inoltre M.C. IMPROTA, La pittura su tavola dell’Angelico edel Quattrocento, in La chiesa e il convento di San Marco a Firenze, II, Firenze 1990, 113-114.

MAURO MUSSOLIN

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

MD 43 - 02 - x autori_MD 17/07/13 17.28 Pagina 512

allestimento nella medesima posizione a sinistra del presbiterio18, anche separzialmente rinnovato nel 1553 da un restauro a opera di Filippo di Bac-cio d’Agnolo19.

Gli Acta Sanctorum descrivono con dovizia di particolari la fortuna delculto di Antonino e i miracoli da lui operati prima della sua elevazione aglialtari e dei quali venne data ampia testimonianza nelle tre sessioni del pro-cesso di canonizzazione20. Ritenuto un “santo vivo” da papa Callisto III,Antonino Pierozzi è ricordato da Pio II nei Commentarii come già entratoa far parte delle schiere dei santi: «Vir memoria dignus […]. Civitas – necvana putanda opinio est – ad vitam illum migrasse beatam putavit»21.

Immediate quanto spontanee erano state le testimonianze di devozioneda parte del popolo, sia ai piedi del catafalco che, più tardi, presso latomba. Numerosi membri del patriziato cittadino si distinsero presto perl’offerta di «vota ante sepulchrum» quali “teste di cera” e tavolette dipinte22;persino nella chiesa di Santa Maria Novella erano presenti ex voto dedicatiall’arcivescovo, tra cui è ricordata quello del mercante Marioto Steccuti ilquale «ceream navem cum tempestatis pictura appendi, & lampadem fecitaccendi»23. Svariate erano poi le immagini dipinte con la figura dell’offe-rente a grandezza naturale, secondo modalità non troppo dissimili da quel-le documentate nel vicino santuario della Santissima Annunziata. Così citaespressamente un passaggio degli Acta Sanctorum relativo agli ex voto anto-niniani in San Marco: «Intelligendi sunt autem de imaginibus, voventiummensuram & staturam aequantibus, quales Florentiae etiam nunc multavidere est apud Servos in templo Annuntiatae»24; tra questi oggetti meritad’essere ricordato quello commissionato da Pierfrancesco di Lorenzo de’Medici nel 1517 «ad similitudinem naturalis staturae ipsius infirmi»25. Per-sino i più austeri tra i domenicani accorsero a pregare presso la tomba diAntonino: celebre è l’episodio che vide protagonista Giovanni Torquema-da, cardinale di San Sisto e Maestro del Sacro Palazzo, il quale appresa inSiena la notizie della morte del frate, fece subito voto affinché Antonino loguarisse; così, ottenuta prontamente la grazia, si recò di persona a Firenzeper disporre l’accensione in perpetuo di una lampada sopra il sepolcro.

513

18 Archivio Arcivescovile di Firenze, Visita apostolica delle chiese di città di mons. Alfonso Bin-narini, vescovo di Camerino (1575), cc. 85r-87r, citato in M. BIETTI FAVI, La pittura nella chiesadi San Marco, in La chiesa e il convento di San Marco a Firenze, 238.

19 Sull’aspetto di questo primo altare di sant’Antonino, cf. TEUBNER, San Marco, 270,doc. XXVI, nn. 5-6.

20 Acta Sanctorum, Maii I, coll. 310-358.21 ENEA SILVIO PICCOLOMINI, I Commentarii, I, Milano 1984, 358 (citazione tratta dal secon-

do libro).22 D. MACCARANI, Vita di S. Antonino arcivescovo di Firenze dell’Ordine dei Predicatori, Firen-

ze 1876, 202 e ss.23 Acta Sanctorum, Maii I, col. 345 C.24 Ibid., col. 350 E, nota k.25 Ibid., col. 347 B.

La promozione del culto di sant’Antonino al tempo di Leone X e Clemente VII

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

MD 43 - 02 - x autori_MD 17/07/13 17.28 Pagina 513

Anche le biografie dedicate ad Antonino, la Vita Antonini di Francescoda Castiglione, scritta nel 1460, e le Additiones di Leonardo di Ser Uberti,composte in più redazioni tra 1468 e 1471 come aggiunte alla precedenteVita del Castiglione, avevano avuto il compito di dimostrare non solo ladottrina, ma anche una santità di vita espressamente delineata per servirealla causa di beatificazione26. Maria Pia Paoli ha ricordato la fortuna e lafama di santità di Antonino negli anni precedenti all’arrivo di Savonarolatra le componenti laiche della società fiorentina27. La promozione di que-sto culto era infatti alacremente sostenuta dalla popolazione non solo fio-rentina. Negli anni precedenti alla santificazione, la fortuna iconografica diAntonino nelle pitture devote, nelle pale d’altare e nei busti scultorei pro-cede di pari passo con la venerazione per le sue poche reliquie, composteda effetti personali e da brandea per contatto28. Al 20 aprile 1488 data undocumento che ricorda il primo tentativo ufficiale di postulazione dellacausa di Antonino: si tratta della lettera stilata da Bartolomeo Scala, segre-tario di Lorenzo il Magnifico, inviata dal governo fiorentino ai principaligovernanti del tempo29.

È forse con la presenza di Girolamo Savonarola in San Marco che sem-brano diminuire le testimonianze del culto per Antonino. Secondo Loren-zo Polizzotto, la distruzione dei moltissimi ex voto presso la tomba del santoavvenuta a seguito della profanazione della chiesa la notte dell’8 aprile1498, quando il convento fu preso d’assalto dagli oppositori di Savonaro-la, segna per la Congregazione di San Marco una “parziale emarginazione”della memoria di Antonino in quegli anni così travagliati30. Va ricordatotuttavia che altri ex voto vennero subito offerti al santo e sembra, a crederea una testimonianza di Domenico Maccarani, che l’usanza di dedicargli exvoto scomparisse solo dopo il rifacimento della tribuna nel 1678: «I qualivoti, o offerte, ovvero tavolette che dire vogliamo, sarebbero in gran nume-ro nella chiesa di S. Marco; ma coll’occasione della nuova cappella, furonolevati, rotti ed abbruciati; come lo confessò il padre fra Niccolò Alamanni,che stava di stanza nel convento di S. Marco»31.

Intanto, il trecentesco edificio della chiesa di San Marco mostrava l’esi-genza di un sostanziale restauro. Una prima delibera di questo tenore è

514

26 Si veda, in questa stessa sede, il contributo di Concetta Bianca; sulle biografie antoninianesi rimanda, della stessa autrice, a C. BIANCA, Leonardo Ser Uberti, bibliotecario di San Marco,«Medioevo e Rinascimento. Annuario del Dipartimento di Studi sul Medioevo e il Rinascimentodell’Università di Firenze» 22, n.s. 19 (2008) 281-296, in part. 288, nota 43.

27 M.P. PAOLI, Sant’Antonino “vere pastor et bonus pastor”: storia e mito di un modello, inG.C. GARFAGNINI, G. PICONE (a cura di), Verso Savonarola. Misticismo, profezia, empiti riformi-stici fra Medioevo ed Età moderna. Atti della giornata di studi, Poggibonsi, 30 aprile 1997, Firenze1999, 83-139.

28 Sull’iconografia di Antonino cf. il saggio di Vittoria Camelliti in queste stesse pagine; sullereliquie di Antonino, cf. MACCARANI, Vita di S. Antonino, 266 e ss.

29 La vicenda è ricordata in G.B. RISTORI, Su la fama di sant’Antonino a Firenze dopo la suamorte, «Memorie Domenicane» 19 (1902) 187-189.

30 Acta Sanctorum, Maii I, col. 350 B. 31 MACCARANI, Vita di S. Antonino, 269.

MAURO MUSSOLIN

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

MD 43 - 02 - x autori_MD 17/07/13 17.28 Pagina 514

registrata nel verbale di una riunione capitolare sottoscritta dai padri dellacongregazione il 27 aprile 1512, al tempo del priorato di Sante Pagnini,quando «fu consultato, concluso et determinato unanimiter che la chiesanostra di San Marco sia rifatta et innovata secondo il modello facto da Bac-cio d’Agnolo legnaiuolo architectore et si diano le cappelle a cittadini quivinel Consiglio nominati et altri che le vorranno fare, secondo che parrà aldecto padre priore et padri»32. Non è tuttavia documentabile questo primocoinvolgimento di Baccio con il culto tributato ad Antonino, anche sel’eventualità non può essere del tutto esclusa33. Sarà infatti proprio il suc-cessivo rientro dei Medici in città nel settembre 1512 a essere la causa delfallimento di quest’ambizioso progetto sostenuto dai frati della Congrega-zione di San Marco.

Come hanno ben dimostrato gli studi di Donald Weinstein34, LorenzoPolizzotto35 e Armando Verde36, con il rientro dei Medici Firenze tornavanuovamente a fare i conti con la memoria di Girolamo Savonarola37. L’im-mediata riorganizzazione del governo imposta dai nuovi dominatori avevadato modo alla fede piagnona di riabbracciare il vessillo dei vecchi idealifilo-repubblicani – inevitabilmente antimedicei – e porsi a guida di unimprocrastinabile tentativo di rinnovamento ecclesiastico. Infatti, alla vigi-

515

32 Il documento (BML, San Marco 903, «Libro di ricordanze B», c. 51) è parzialmente tra-scritto in TEUBNER, San Marco, 269; una trascrizione integrale, ma con molti errori, è inL. BORGO, H. SAALMAN, 1512: Projects for a New Church of San Marco in Florence, in S. BERTEL-LI, G. RAMAKUS (a cura di), Essays Presented to Myron P. Gilmore, II, Firenze 1978, 22-23; riguar-do a quest’ultimo saggio, va respinta l’identificazione del modello citato nel documento con ilmodello oggi nel Museo di San Marco e proveniente dalla chiesa di San Giuseppe, anch’esso attri-buito a Baccio d’Agnolo, con tutta evidenza incompatibile con il sito di San Marco, ma relativoalla chiesa di San Giuseppe, al cui sito corrisponde invece con maggior aderenza [come già cor-rettamente individuato in V. VASARRI, Il modello della chiesa di San Giuseppe, «Antichità viva» 21/1(1982) 30-36]; nel saggio di Borgo e Saalman improprie appaiono anche le relazioni stabilite trai progetti di Antonio da Sangallo per la chiesa di San Marco e il modello attribuito a Baccio; suquest’ultimo, cf. comunque la scheda di C. SMITH, in H. MILLON, V. MAGNAGO LAMPUGNANI (acura di), Rinascimento da Brunelleschi a Michelangelo. La rappresentazione dell’Architettura, Milano1994, 457-458, nota 47.

33 Si veda il successivo coinvolgimento di Baccio d’Agnolo nel 1520 da porre espressamentein rapporto con la canonizzazione di Antonino, come analizzato più avanti.

34 D. WEINSTEIN, Savonarola and Florence. Prophecy and Patriotism in the Renaissance, Prince-ton 1970 (trad. it. Bologna 1976, 347 e ss.).

35 L. POLIZZOTTO, The Elect Nation: the Savonarolan Movement in Florence, 1494-1545,Oxford 1994, 139 e ss.; ID., The Medici and the Savonarolans, 1512-1527: The Limitations of Per-sonal Government and of the Medicean Patronage System, in F.W. KENT, P. SIMONS (a cura di),Patronage, Art, and Society in Renaissance Italy, Oxford 1987, 135-150.

36 A.F. VERDE, Il movimento savonaroliano della Congregazione di S. Marco nella prima metàdel Cinquecento attraverso alcuni suoi rappresentanti, in G.C. GARFAGNINI (a cura di), Studi savo-naroliani. Verso il V centenario. Atti del I seminario di studi, Firenze, 14-15 gennaio 1995, Firenze1996, 245-256; ID., Note sul movimento savonaroliano. A proposito di un importante libro sul movi-mento (Nota I), «Memorie Domenicane» n.s. 26 (1995) 403-417 (recensione a POLIZZOTTO, TheElect Nation).

37 Si veda l’agile presentazione del problema, con ampia bibliografia aggiornata, in S. DAL-L’AGLIO, Savonarola e il savonarolismo, Bari 2005, in partic. 103-163.

La promozione del culto di sant’Antonino al tempo di Leone X e Clemente VII

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

MD 43 - 02 - x autori_MD 17/07/13 17.28 Pagina 515

516 MAURO MUSSOLIN

lia del prorompente insorgere del movimento luterano di riforma dellaChiesa, l’elezione di Leone X a pontefice nel 1513 e l’immediata nominadel cardinale Giulio ad arcivescovo di Firenze avevano sinceramente fattosperare coloro i quali, auspicando l’arrivo di tempi nuovi fondati su caritàe giustizia, guardavano al neoeletto papa come al pastor angelicus di savona-roliana memoria: un connubio poco conciliabile basato su esaltazionemedicea, “primato di Firenze” e renovatio Ecclesiae. A causa dell’inconteni-bile fermento dovuto alle sfaccettate attese del movimento piagnone, nel1516, lo stesso Leone X giunse alla determinazione di convocare un sino-do diocesano con l’obiettivo di esprimere una forte condanna verso tutte letesi del frate ferrarese che attingevano direttamente al suo apostolato poli-tico e riformatore. A fronte di una così decisa presa di posizione ufficialedella Chiesa fiorentina, tuttavia, sia il nuovo establishment mediceo digoverno che i vertici ecclesiastici, Ordine domenicano compreso, piuttostoche procedere all’epurazione di quanti si erano fatti portavoce delle tesidichiarate eversive, cercarono di avviare una mediazione che fosse di comu-ne vantaggio per le parti. A tale conciliazione tuttavia i frati di San Marcodiedero un’accoglienza assai diversificata. Molti di loro, persino tra i piùintransigenti, non esitarono a mettersi sotto l’egida di Leone X, il quale,ricoprendoli di incarichi di rilievo, pose subito le condizioni per stabilireuna nuova dimensione ideologica capace di coniugare alcuni aspetti dellaspiritualità piagnona con la fedele devozione alla casa medicea. Altri frati sischierarono su posizioni meno allineate, subendo provvedimenti blanda-mente punitivi, dall’allontanamento dalla città, al divieto di predicare ecomunicare tramite corrispondenza, fino al domicilio coatto. Ma quanti inSan Marco e negli altri conventi della congregazione si rifiutarono esplici-tamente di accettare il nuovo corso politico divennero il vero e proprio ber-saglio di condanne e persecuzioni esemplari. In città il savonarolismo nonsi limitava alle mura del convento di San Marco, ma trovava ampia eco intutte le componenti della vita civile e religiosa: moltissimi erano stati inquegli anni i sedicenti profeti, i visionari e concionatori, tutti pronti aimpugnare le idee del frate ferrarese per sostenere un profetismo millenari-stico e di natura apocalittica; numerosi erano inoltre i fiorentini ancora ani-mati da sincera ammirazione per la memoria del Savonarola, né mancava-no gli autori di libelli apologetici a sostegno del Ferrarese. È in questo climacosì esasperato che si innesta il processo di santificazione di Antonino Pie-rozzi, già a lungo auspicato da domenicani e fiorentini, ma adesso promos-so dai Medici come tentativo di pacificazione tra gli stessi Medici, i citta-dini e i frati piagnoni.

Da parte sua Leone X si interessò presto alla chiesa di San Marco e allereliquie di Antonino. Ciò è autorevolmente riferito da Antonio FrancescoGori nella sua Descrizione della Cappella di San Antonino:

L’anno 1515, il dì 30 di Novembre, essendo in Firenze papa Leon X con ottoCardinali, visitando il dì poi il convento di San Marco, entrato nella Libreriagodè sommamente nel vedere ivi esposti tutti i sacri Abiti di Santo Antonino,sopra una ben’ornata tavola a mano destra, e nell’osservare alla sinistra sopra

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

MD 43 - 02 - x autori_MD 17/07/13 17.28 Pagina 516

un’altra simile collocati tutti i Volumi originali dell’Opere del Medesimo, unodei quali ne prese per leggere. Nel detto giorno, e fu questa la prima volta, futrattato d’avanti a Sua Santità della Canonizzazione del nostro Santo Dotto-re, di cui subito egli ne commesse la Causa al soprannominato CardinalLorenzo Pucci; la qual memoria è stata da me letta negli Annali Manoscrittidello stesso Convento38.

La successiva tappa di Leone X non si fece attendere. Al ritorno da Bolo-gna, all’inizio del 1516, terminata la cappella pontificale in Duomo, il pon-tefice accolse la perorazione della causa di canonizzazione proposta dall’arci-vescovo di Firenze, cardinale Giulio, dal maestro generale dell’Ordine dome-nicano, Tommaso de Vio detto il Gaetano, e da una rappresentanza del gover-no fiorentino. Il papa nominò subito una commissione che nel giro di pochigiorni raccolse le principali fonti biografiche e letterarie di Antonino e ledeposizioni di numerosissimi testimoni. A questi documenti furono aggiun-te le lettere postulatorie di istituzioni, rappresentanti ufficiali dei vari governie personaggi di rango. Dopo la partenza del pontefice per Roma, a Firenzecontinuò a lavorare una sottocommissione che in breve inviò al papa gli attiche furono presentati nel concistoro del 6 dicembre 1516. A causa delle stri-scianti opposizioni a Leone X da parte di molti cardinali39, che spingevanoper un maggiore approfondimento della materia che avrebbe ovviamente ral-lentato il processo, fu così istruita una seconda commissione composta da trecardinali. Questi, insieme con gli auditori e con l’avvocato concistoriale, rimi-sero i loro verdetti in ulteriori concistori segreti che non giunsero mai alla for-mulazione di un verdetto favorevole alla conclusione del processo. Arenatosinelle secche della politica ecclesiastica di Leone X, il processo giunse a unpunto di svolta solo tre anni dopo, nel 1519, quando il cardinale Giulio affi-dò il ruolo di procuratore ufficiale della causa di santificazione a due frati diSan Marco, fra Giovanni de’ Medici, morto subito dopo, e fra Roberto Ubal-dini da Gagliano, sperando in questo modo che la cooperazione dei frati pia-gnoni potesse essere di vantaggio alla causa. Come scrisse lo stesso Ubaldiniin un suo memoriale, soltanto con la sua inarrestabile opera si riuscì a inver-tire il corso della canonizzazione, «resuscitandola come deperita e morta cheera, per essere imperfettissimamente tractata, o, solicitata»40. Nato nel 1465da famiglia patrizia fiorentina e imparentato con Michelangelo Buonarroti,Roberto Ubaldini era entrato nel convento di San Marco nel 1489 come con-verso, ottenendo la professione l’anno successivo. Bibliotecario della famosabiblioteca del convento fu eletto più volte come sindaco e priore. Fu poiardentissimo seguace di Savonarola e a lungo suo segretario personale. Testi-mone chiave del celebre processo, Roberto Ubaldini fu costretto all’esilio nel

517

38 GORI, Descrizione della Cappella, LXVIII; l’episodio è ricordato in POLIZZOTTO, TheMaking, 363-364.

39 Tra i personaggi non favorevoli alla canonizzazione si ricorda il cardinale Aginense, Leonar-do Grosso Della Rovere, cf. ORLANDI, La canonizzazione, 99.

40 Ibid., 99 e 154.

La promozione del culto di sant’Antonino al tempo di Leone X e Clemente VII

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

MD 43 - 02 - x autori_MD 17/07/13 17.28 Pagina 517

decennio successivo alla morte del Ferrarese, occupando nel frattempo impor-tanti incarichi nella congregazione. Divenuto procuratore della causa di cano-nizzazione di Antonino, tra il 1519 e il 1521 si spostò senza sosta tra Roma eFirenze per assicurarsi che la terza fase del processo riuscisse nell’obiettivo.Richiese nuove lettere postulatorie, ottenne sovvenzioni, raccolse offerte daistituzioni e privati cittadini e coinvolse altri centocinquantuno testimoninon ancora uditi per fornire nuove deposizioni, tra le quali figurano quelle dipersonaggi di primissimo piano sia tra i confratelli dell’Ordine che tra i laici,fossero essi medicei o antimedicei41. A canonizzazione avvenuta, una letteradi ringraziamento per il lavoro svolto ad onore della congregazione venne alui indirizzata dal vicario generale dell’Ordine, Antonio da Ferrara, il 21 otto-bre 1523, mentre l’8 gennaio del 1524 Clemente VII lo annoverò tra i “cap-pellani e familiari” pontifici42. Roberto Ubaldini morì nel 1535, e l’obituariodi San Marco lo ricorda con un raro elogio, testimoniando la sua dedizionenonostante le difficoltà del suo compito di procuratore43.

I progetti di Antonio da Sangallo il Giovane per la chiesa di San Marco sicollocano bene sulla scia della febbrile attività dell’Ubaldini nella terza fasedel processo di canonizzazione, intorno proprio al 1520. In un documentodel 1520 ricompare il nome di Baccio d’Agnolo. Si tratta di un pagamentoper un «modello della Chiesa futura alla canonizzazione»44. Franca Falletti,che ha trovato la notizia in un “Libro di entrate e uscite” di sagrestia, nelricordare la canonizzazione di Antonino non ha fatto cenno ai progetti diAntonio da Sangallo il Giovane databili ai medesimi anni. Il documento, perquanto laconico nella sua brevità, è comunque di enorme importanza e aprea ulteriori riflessioni, che non necessariamente escludono il ruolo di Bacciocome mero esecutore di un modello basato su un progetto altrui, che in que-sto caso potrebbe persino essere proprio quello di Antonio il Giovane. Laquestione resta aperta, ma inchiodando al 1520 i progetti architettonici perla chiesa alla canonizzazione del Pierozzi, avvicina nella stessa sfera di perti-nenza il modello di Baccio e i progetti di Antonio il Giovane.

A far da sfondo a questi processi di canonizzazione, e a questi tentatividi costruzione di una nuova chiesa, c’era in gioco una posta molto alta, rap-

518

41 POLIZZOTTO, Vicissitudini, 384-385; la devozione ad Antonino da parte dei membri dellafamiglia medicea è sottolineata in PAOLI, Sant’Antonino “vere pastor”, 137-138.

42 ORLANDI, La canonizzazione, 164.43 «Hic enim inter alia laudabilia eius opera multum laboravit pro canonizatione sancti Anto-

nini. Quod opus cum multo labore et diligentia ad ultimam perfectionem, contra multorum opi-nionem, domino cooperante, perduxit. Quapropter non tantum conventus Sancti Marci sed totusordo predicatorum ei plurimum debet» (BMLF, San Marco 370, c. 171v); cf. MUSSOLIN, Vicen-de di un cantiere, 30, n. 94.

44 Il documento è in Archivio di Stato di Firenze, Corporazioni religiose soppresse dal governofrancese, n. 103 (San Marco), vol. 73, “Libro di Entrata e Uscita di Sagrestia dal 1496 al 1541”,cc. 66r, 125r; è assai improbabile che si tratti del pagamento per il citato modello realizzato nel1512, qui discusso a nota 32, come sostenuto sia in F. FALLETTI, Legnaioli e pittori per San Marco:saggi di indagine circa gli arredi della chiesa e del convento, in La chiesa e il convento di San Marcoa Firenze, 249, nota 13, che in BIETTI FAVI, La pittura nella chiesa, 238, nota 84.

MAURO MUSSOLIN

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

MD 43 - 02 - x autori_MD 17/07/13 17.28 Pagina 518

presentata non solo dalla memoria di Antonino, ma anche da quella diSavonarola. La promozione al culto della figura esemplare di frate e arcive-scovo del Pierozzi, del quale erano a tutti note l’opera e la statura morale,giocava certamente a vantaggio dei rapporti tra i Medici e San Marco, sta-bilendo un parallelo a tutti evidente rappresentato dalla grande concordiastabilitasi fra lo stesso Antonino e Cosimo il Vecchio, tramite la quale lacittà era stata in grado di prosperare: un chiaro messaggio politico rivoltoa tutti gli oppositori e ai piagnoni più tenaci. Così, se da un lato la fazionepiù radicale dei frati non si lasciò sfuggire l’occasione per alterare la figuradi Antonino al fine di legittimarne l’integrità e l’intransigenza delle posi-zioni, come fosse il precursore di Savonarola, dall’altro gli oppositori deiMedici non risparmiarono la possibilità di ostacolare i piani di questi ulti-mi, rallentando di fatto quella che avrebbe dovuto essere una “canonizza-zione lampo”: furono molti infatti i frati che si rifiutarono inizialmente dideporre come testimoni ai processi per evitare di suffragare l’immagine chedi Antonino avrebbero voluto darne i Medici. Come ha notato acutamen-te Lorenzo Polizzotto, uno dei più importanti obiettivi mantenuti dal-l’Ubaldini con fermezza e lucidità nell’ultima fase dei processi fu quello «diassicurarsi che l’identificazione di S. Antonino con S. Marco venisse nonsolo riaffermata ma anche rafforzata», radicando così il culto del santo pro-prio intorno al suo sepolcro ed evitando allo stesso tempo che il conventodi San Marco fosse escluso di fatto dalla vita religiosa di Firenze45.

Il rischio era infatti assai alto. Con la morte di Leone X nel 1521, leredini del governo erano state definitivamente assunte da Giulio de’ Medi-ci, il quale inizialmente aveva cercato di continuare l’opera di cooperazio-ne con i frati. Dal canto loro, i piagnoni moderati erano ben consapevoliche venendo a patti con i Medici avrebbero potuto salvare dal completo«vilipendio l’opere di fra Girolamo e fra Girolamo stesso»46. La ben notacongiura ordita contro Giulio de’ Medici nel 1522 da alcuni frequentatoridell’Accademia platonica degli Orti Oricellari e maturata in ambienti difortissima influenza piagnona si risolse con un giro di vite che divenne per-sino più serrato al momento dell’elevazione di Giulio al soglio pontificionel 1523 e all’effettivo passaggio delle redini del governo di Firenze nellemani del fidatissimo cardinale Silvio Passerini. A questo punto ai frati pia-gnoni più radicali non restò che accettare il silenzio o essere costretti all’esi-lio, lasciando San Marco al controllo dei moderati. Fu con il sacco di Romae la conseguente cacciata dei Medici da Firenze il 21 giugno 1527 che la“seconda Repubblica fiorentina” poté dare nuovamente spazio alla fazionepiù radicale dei piagnoni, riaccendendo in San Marco gli ideali più intrin-secamente politici di Savonarola. Certo è che una volta ristabilito il potere

519

45 POLIZZOTTO, Vicissitudini, 385.46 Si veda l’efficacissima critica ai frati piagnoni più politicamente coinvolti, descritti come

“spirituali mascherati”, della mistica Domenica da Paradiso dalla quale è tratta la citazione; cf.A. VALERIO, Domenica di Paradiso: profezia e politica in una mistica del Rinascimento, Spoleto1992, 71-73, nota 41; cf. anche MUSSOLIN, Il convento di Santo Spirito, 153.

La promozione del culto di sant’Antonino al tempo di Leone X e Clemente VII

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

MD 43 - 02 - x autori_MD 17/07/13 17.28 Pagina 519

mediceo in città, il definitivo provvedimento di Clemente VII nei confron-ti del convento di San Marco non si sarebbe fatto attendere: una sua bolladel 27 ottobre 1530 abolisce definitivamente tutte le società di riforma del-l’Italia centrale, obbligando il convento a rientrare nella nuova Provinciaromana riformata. Con tale decisione, volta anche a riassegnare forza allacentralità di governo dell’Ordine domenicano, fortemente sminuita a causadi quei regimi vicariali, San Marco perde finalmente ogni autonomiagovernativa e con essa la possibilità di eleggere i propri superiori. La suc-cessiva morte di Clemente nel 1534 segna l’estremo limite cronologico deifatti qui considerati, ma non la tensione tra i frati e il ramo dei Medici chedi lì a poco sarà chiamato a governare la città47. Se dunque il sostegno allacanonizzazione era stato dato effettivamente dai Medici, tra i frati di SanMarco il comune sostegno a questa causa era stato raggiunto proprio conla mediazione attentissima e instancabile di Roberto Ubaldini.

Dal 1526 la promozione al culto ufficiale del nuovo santo fu sostenutadal cardinale Lorenzo Pucci48. Il suo interesse è documentato da AntonioFrancesco Gori:

Imperrocchè avendo il detto Cardinale, come consta da una sua Lettera da meveduta nell’Archivio dello stesso Convento di San Marco, in data degli 11 diMarzo del 1526, notificato al Padre Fra Roberto da Gagliano dell’istess’Ordi-ne le pie intenzioni di Clemente VII, di voler quanto prima con nuova Fab-brica render cospicuo, e glorioso il sepolcro del suo Santo Concittadino,Antecessore nell’Arcivescovado di Firenze; il primo allora assegnò di suo lasomma di mille dugento due scudi d’oro, ed elesse il medesimo Padre FraRoberto in sua vece a soprantendere alla Fabbrica da farsi della Cappella; dan-dogli facoltà d’impiegare per gli ornamenti del Sepolcro del Santo dugentofiorini, che erano avanzati delle limosine fatte per la Canonizzazione del-l’istesso, i quali egli tenea nelle mani. Ma altri maggiori assegnamenti essen-do mancati (poichè secondo l’idee, una grandissima copia di danaro, e senzamisura ci bisognava, per fare un Edificio degno di sì Gran Santo, onorificoalla Religione Domenicana, ed alla nostra Città) tenutone molte volte propo-sito i principali Religiosi dell’Ordine tra di loro Capitolarmente adunati,vano riuscì sempre ogni trattato, e senza alcuna risoluzione; finattantocchè,come di sopra si è detto, inspirati da Dio, con tanto merito, non si esibironod’incumbere prontamente a sì grand’Opera da se soli i Signori Salviati, i qualigiunsero a impiegarvi la somma di più di ottantamila scudi; per questo capo,e per altre ragioni, avendosi acquistato l’onorevole nominanza di Protettori, eDifensori, in più urgenti casi, di questa inclita Religione49.

520

47 L’estrema rinascita degli ideali piagnoni è documentata in A.F. VERDE, Note sul movimen-to savonaroliano. Nota II: Verso la distruzione del movimento savonaroliano. L’allontanamento daFirenze e da Fiesole dei frati savonaroliani voluto nel 1547 dal duca Cosimo, «Memorie Domenica-ne» 26 (1995) 418-441; cf. anche DALL’AGLIO, Savonarola, 151 e ss.

48 GORI, Descrizione della Cappella, VI.49 Ibid., VI-VIII.

MAURO MUSSOLIN

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

MD 43 - 02 - x autori_MD 17/07/13 17.28 Pagina 520

L’idea dell’erezione di una cappella, mai attuata per le successive vicendelegate alla proclamazione della seconda Repubblica fiorentina, è confermataanche dalle memorie della canonizzazione. Nel 1964, padre Stefano Orlandistudiò e pubblicò per primo i tre registri autografi dell’Ubaldini dei processinei quali, insieme alle dettagliatissime note di spesa, è registrato anche l’ac-quisto in Roma di quattro «belle tavole di mischio […] et una di porfido […]et una di granito […] con altri tondi di Alabastro et certe pietre piccole perornamento del sepulcro»50. Non è possibile sapere se questi marmi venisserosistemati nell’altare in San Marco; va comunque registrato il fatto che, perFirenze, si tratta di una importante e precoce attestazione di interesse versoquesti materiali preziosi nell’apparato decorativo di una cappella cinquecen-tesca. Da ulteriori documenti si conoscono altre disposizioni per questoprimo altare ufficialmente consacrato ad Antonino in San Marco. Tra 1523e 1527, alcune disposizioni di Clemente VII e di altri cittadini avevano per-messo di decorare l’originaria memoria con nuove suppellettili, tra cui alcu-ni candelabri, uno stendardo, un tabernacolo e forse due angeli dipinti da fraPaolino posti lateralmente allo stendardo51.

Il tutto venne poi restaurato nel 1553 da Filippo di Baccio d’Agnolo,come già accennato52, ma i tempi erano ormai maturi per riesumare ilcorpo di Antonino dal suo originario sepolcro e collocarlo in una magnifi-ca cappella unicamente eretta in suo onore. La prima pietra della cappellaSalviati fu posta nel 1582 e nel 1589 essa poté essere ufficialmente saluta-ta come il magnifico santuario di sant’Antonio Pierozzi in San Marco53:

Venne adunque il giorno quintodecimo del mese d’Aprile del’anno 1589. lasera à un’hora di notte lo Illustrissimo, e Reverendissimo Signor’Alessandrode Medici Cardinale, e Arcivescovo di Firenze, e entrato nella chiesa di sanMarco con il Signor’Averardo, e Signor’Antonio Salviati, alla presenza delProvinciale, e del Priore, e di molti padri principali di detto Convento, feceprimieramente riconoscere il luogo della sepoltura del santo, e havendodomandato i frati più vecchi, se eglino tenevano, e credevano, che in quel sitofosse depositato il corpo di sant’Antonino, risposeo tutti, che cosi tenevano,e affermavano senz’alcuna dubitazione, e ciò primieramente, per l’antica tra-dizione de’ padri più vecchi passati all’altra vita, da i quali haveano inteso lorohaver parlato a molti, che si trovarono presenti alla sepoltura sua, conferman-dosi questa credenza con la pittura dell’immagine del santo, la qual sempreda quel tempo in qua s’è veduta sopra il deposito54.

521

50 ORLANDI, La canonizzazione, 143-144, 158, 162 (da quest’ultima pagina è tratta la citazio-ne del testo).

51 Su queste suppellettili si vedano TEUBNER, San Marco, 269-270, doc. XXVI, nn. 1-4 eBIETTI FAVI, La pittura nella chiesa, 238-239.

52 In quest’allestimento furono fatti eseguire un cancelletto di noce e una predella, cf. TEUB-NER, San Marco, 270, doc. XXVI, nn. 5-6.

53 La posa della prima pietra è ricordata in ibid., 271, doc. XXVII, n. 2.54 BUONINSEGNI, Descrizzione della traslazione, 16. Il luogo dove il santo aveva riposato per

centotrenta anni fu contrassegnato da una lapide (fig. 38): «Hic est ille tuus pastor florentia, proquo / Non cessas maesto spangere rore genas / Patribus haud priscis pietate antonius impar / Quiscripsit quicquid littera sacra docet» (Acta Sanctorum, Maii I, col. 355 E). A seguito del rifacimen-

La promozione del culto di sant’Antonino al tempo di Leone X e Clemente VII

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

MD 43 - 02 - x autori_MD 17/07/13 17.28 Pagina 521

Alla traslazione della salma dalla vecchia alla nuova sede della cappellaSalviati assistettero, oltre ai cittadini, anche gli invitati di rango intervenu-ti alle nozze di Ferdinando I e Cristina di Lorena. Il sermone pronunciatoin volgare dal vescovo Ugolino Martelli in quell’occasione fu un vero capo-lavoro di apologia del culto delle reliquie (di cui Antonino costituiva unesempio per la perfetta preservazione del corpo), e fu subito dato alle stam-pe a controbattere le posizioni eretiche dei protestanti. In esso ritornavapersino vivida l’immagine degli ex voto sulla tomba primitiva del santo,come accennato in apertura di questo saggio: «Veggansi le tavolette appe-se, veggansi l’effigie votive di che l’antica tomba soleva esser fregiata, &ornata, & vederannosi frutti copiosissimi di che Fiorenza fiorisce, & sigode»55.

2. I PROGETTI DI ANTONIO DA SANGALLO IL GIOVANEPER LA CHIESA DI SAN MARCO

Custodito presso il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, il gruppo deidisegni di Antonio da Sangallo il Giovane per San Marco fa riferimento a dueserie alternative di progetti elaborate contemporaneamente per essere presen-tate entrambe al giudizio del committente, l’una secondo una disposizionelongitudinale, l’altra secondo quella centrale, e comprende i fogli U 1254 Ar-v (figg. 39-40), U 1649 Ar (fig. 41), U 1365 Ar (fig. 42), U 1363 Ar-v (figg.43-44), U 1312 Ar (fig. 45)56. Antonio il Giovane non era nuovo alla pre-

522

to della tribuna barocca, sulla colonna sinistra dell’ingresso al coro fu apposta la seguente iscrizio-ne: «Hic S. Antonini Archiep. Florentiae corpus CXXX annis ab obitu tumulatum quievit, neLocus Sanctitatis obliviorum acciperat PP. huius Coenobij hanc memoriam posuerunt» (TEUB-NER, San Marco, 258, nota 58). MACCARANI, Vita di S. Antonino, 216, riferisce che le assi checomponevano la bara originaria di Antonino furono consegnate al convento di San Domenico diFiesole nella cappella a lui dedicata e vennero poi poste dentro una cassa di noce intagliata sottol’altare del Santissimo Crocifisso con una leggenda: «Cassa dove fu posto il Corpo di S. Antoni-no»; nello stesso convento si veneravano i visceri racchiusi in un reliquiario d’argento, gli abiti eil suo breviario annotato.

55 Sermone sopra la traslazione del corpo di S. Antonino arcivescovo di Firenze. Fatto nella Chie-sa di S. Marco, mentre che la solenne Processione passava. Dal R. Vescovo di Glandeva M. HugolinoMartelli, Firenze 1589, 26.

56 Su ciascuno di questi fogli si veda la relativa scheda di M. TAFURI, in C.L. FROMMEL,N. ADAMS (a cura di), The Architectural Drawings of Antonio da Sangallo the Younger and his Cir-cle, II: Churches, Villas, the Pantheon, Tombs, and Ancient Inscriptions, Cambridge (MA)-London2000, 223-224, 232, 241-244, 254-255. Un’acuta analisi delle serie dei fogli è in TAFURI, Ricer-ca, 189-200; giova inoltre ricordare che il foglio U 1364 Ar contenente uno studio di sezione euno schizzo di facciata, incluso da Giovannoni con un certo dubbio all’elenco dei progetti per SanMarco, è stato con sicurezza assegnato da Tafuri alla progettazione della chiesa di San Giovannidei Fiorentini a Roma (cf. ibid., 181-182); sul medesimo argomento, si vedano anche le conside-razioni in: ID., Sei disegni di Antonio da Sangallo il Giovane, «Eidos» 7 (1990), 39; ID., The Chur-ches of Antonio da Sangallo the Younger, in FROMMEL, ADAMS, The Architectural Drawings, 49-51;l’analisi del processo ricostruttivo di alcuni progetti sangalleschi per San Marco è eseguita daGuido BELTRAMINI e Demus DAL POZZO in A. BEDON, G. BELTRAMINI, H. BURNS (a cura di),

MAURO MUSSOLIN

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

MD 43 - 02 - x autori_MD 17/07/13 17.28 Pagina 522

sentazione simultanea di elaborati grafici alternativi, sovente illustrati sullostesso foglio. Le sue proposte per le chiese romane di San Giovanni dei Fio-rentini (U 1292 Ar) e di Santa Maria di Monserrato (U 719 Ar, U 720 Ar)mostrano questa stessa modalità, che ha nella pianta centrale la proposta piùtrionfale e magnifica e in quella longitudinale la soluzione più tradizionale edeconomica. L’attenzione per l’economia dei costi e la realizzabilità delle opereè così innata in Antonio che le sue stesse convenzioni grafiche distinguonospesso tra le varie alternative proposte, come mostra un disegno pressochécontemporaneo per il santuario di Santa Maria di Monte Moro, U 173 Ar,in cui è annotato: «Questa cappella si può fare anchora quadra, come sta doveè puntigiato, per chi non vole fare tante spese»57.

L’analisi dei cinque fogli ascrivibili a San Marco parte con U 1254 Ar(fig. 39), contenente nella stessa composizione planimetrica le versioni piùantiche dei due corrispondenti schemi, con la proposta a pianta longitudi-nale tracciata sulla metà sinistra e quella centrale sulla corrispondente metàdestra. Entrambe le soluzioni insistono sulla porzione sud-occidentale delconvento di San Marco, corrispondente al luogo su cui sono il chiostro deimorti con il suo vano annesso e l’edificio della chiesa con le cappelle Sal-viati e Serragli. Tuttavia, in questo foglio non è ancora esattamente misu-rato il perimetro della nuova fabbrica della chiesa, che risulta invece perfet-tamente calcolato in tutti gli altri disegni58, sempre tracciati con manosicura e con copioso ricorso a misurazioni di rilievo in braccia fiorentine.

In nuce si possono riassumere i principali passaggi secondo le due distin-te proposte. Relativamente allo schema centrale (caratterizzato da un diame-tro di 36 braccia, pari a circa 19 m)59, Sangallo inizia le sue riflessioni – comedetto – sulla metà destra di U 1254 Ar (fig. 39), proponendo una planime-tria davvero non comune tra le chiese a pianta centrale del Rina scimento ita-liano, sorprendentemente simile agli impianti planimetrici di lì a qualchedecennio progettati dal celeberrimo Mi’mār Sinān per le moschee commis-sionate dai sultani della dinastia ottomana60. Questo primo schema proposto

523

Questo. Disegni e studi di Manfredo Tafuri per la ricostruzione di edifici e contesti urbani rinascimen-tali, Vicenza 1995, 72-91. Più in generale, su Antonio da Sangallo il Giovane, cf. A. BRUSCHI,voce “Cordini, Antonio”, in DBI 29, Roma 1983, 3-23.

57 FROMMEL, ADAMS, The Architectural Drawings, 112-113.58 Da alcune semplici verifiche, le proporzioni generali di questo doppio progetto iniziale corri-

spondono a un’area avente medesima larghezza, ma lunghezza leggermente maggiore, estesa fino acomprendere il tratto del portico del chiostro di San Domenico alle spalle dell’abside della chiesa.

59 L’unità di misura comunemente utilizzata a Firenze nelle misurazioni lineari degli edifici èil braccio fiorentino a panno corrispondente a 58,3626 cm.

60 Sull’affascinante figura dell’architetto Sinān, cf. il fondamentale G. NECIPOğLU, The Age ofSinan: Architectural Culture in the Ottoman Empire, London 2005; sui punti di contatto fra l’ope-ra di Sinān e l’architettura occidentale del tempo, cf. H. BURNS, Building against Time: Renaissan-ce strategies to secure large churches against changes to their design, in J. GUILLAUME (a cura di), L’egli-se dans l’architecture de la Renaissance. Actes du colloque, Tours, 28-31 mai 1990, Paris 1995, 123-125; H. BURNS, P. DAVIES, Dialoghi mediterranei: Palladio e Sinan, in H. BURNS, G. BELTRAMINI

(a cura di), Palladio, catalogo della mostra, Venezia 2008, 236-243;l’argomento è stato oggetto diuna recente mostra curata da G. Beltramini e H. Burns dal titolo «Mimar Sinan incontra Palla-

La promozione del culto di sant’Antonino al tempo di Leone X e Clemente VII

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

MD 43 - 02 - x autori_MD 17/07/13 17.28 Pagina 523

da Sangallo è costituito infatti da un ottagono centrale coperto da cupola,circondato da sedici vani anch’essi cupolati, con ulteriori vani angolari otta-gonali, raggiungibili diagonalmente dal vano centrale attraverso lunghi cor-ridoi, a formare un serrato impianto quadrato. Questa planimetria così com-plessa viene subito abbandonata nei successivi schizzi a favore di una sempli-ficazione della pianta e dei volumi, secondo un décalage progettuale tipico diAntonio nelle fasi più avanzate delle sue elaborazioni61.

Già sul verso dello stesso U 1254 A (fig. 40), contenente un dettagliodella nuova soluzione d’angolo della chiesa, un alzato della facciata e dueschizzi con lo studio per gli archi d’ingresso alle cappelle, si evince come laplanimetria generale della chiesa preveda solo otto vani perimetrali: quattrocappelle rettangolari in corrispondenza degli assi ortogonali e quattro cap-pelle quadrate in angolo, evidentemente derivate dalla raffaellesca cappellaChigi in Santa Maria del Popolo a Roma62. Definita da Manfredo Tafuricome un «organismo a pagoda»63, questa nuova proposta descrive un’archi-tettura meno originale della precedente, ma di più solida chiarezza volume-trica e maggior funzionalità, persino più efficace a livello statico per contra-stare la spinta laterale derivata dal peso della cupola centrale. Le ulteriorifasi che portano alla soluzione definitiva sono contenute in U 1365 Ar (fig.42), certamente il foglio più elaborato e interessante dell’intera serie, chemeglio evidenzia la capacità di controllo da parte dell’architetto nel disegnocongiunto di pianta, prospetto e sezione: un virtuosismo tecnico frutto diuna professionalità che vanta pochi confronti nella sua epoca64. Nel mede-simo foglio Sangallo indaga attentamente il problema dei sostegni internidel vano centrale, proponendo la soluzione di semicolonne poste su altibasamenti e coronate da capitelli compositi: va notato come, in questo caso,a un impianto di base ottagonale corrisponda, in alto, una trabeazione cir-colare continua, secondo una soluzione assai vicina a quella rappresentatanel tempio della raffaellesca Cacciata di Eliodoro nelle Stanze Vaticane. Lasoluzione finale dello schema centrale, da cui spariscono le semicolonne afavore di paraste piegate a libro (con capitelli ionici o forse compositi), èdisegnata due volte in pulito, una sul foglio di pergamena U 1312 Ar (fig.45), l’altra in U 1363 Ar (fig. 43): risulta assai probabile che il disegno su

524

dio a Istanbul», posta sotto l’egida della Mi’mār Sinān Fine Arts University di Istanbul e del CISAPalladio di Vicenza, a chiusura delle celebrazioni dell’anno 2010 di «Istanbul capitale della cultu-ra europea».

61 TAFURI, Ricerca, 188.62 Si veda il foglio raffaellesco U 169 Ar con la planimetria della cappella Chigi con note auto-

grafe di Antonio da Sangallo, cf. FROMMEL, ADAMS, The Architectural Drawings, 111.63 TAFURI, Ricerca, 193.64 Tafuri fornisce una ricostruzione dell’interno che tiene conto di semicolonne corinzie e

nota, con occhio acutissimo, una sofisticata cupola a doppio profilo, con finestroni lunettati nellazona inferiore e sesto acuto in quella superiore; cf. ibid., 193-195, tav. 81 (fig. 13); inoltre lo stes-so autore propone di identificare nel rapido schizzo planimetrico rettangolare, appuntato con lascritta «sala aovata», un’interessante proposta per il casino del celebre giardino di San Marco diproprietà medicea (ibid., 192).

MAURO MUSSOLIN

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

MD 43 - 02 - x autori_MD 17/07/13 17.28 Pagina 524

pergamena rappresenti una fase del progetto che, per quanto finale, sia statasuperata dalla versione più completa di U 1363 Ar, differente per alcunesignificative aggiunte tra cui certamente il grande ambiente del coro65. Èinfatti nello spazio monumentale del coro che questo progetto ha il suo ver-tice compositivo, capace di risolvere la distribuzione degli spazi della chie-sa con grande decoro e funzionalità e separare gli spazi riservati ai laici daquelli destinati alle funzioni corali della comunità religiosa, in modo altret-tanto efficace di quanto proposto dallo stesso Antonio nelle ridefinizionidello spazio del coro nei progetti di ricostruzione della chiesa abbaziale diMontecassino (U 180 Ar, U 181 Ar), del complesso con edificio religiosoannesso della Madonna di Monte Moro (U 304 Ar), della chiesa servita diSan Marcello al Corso (U 4031 Ar) e, in modo certamente più spettacola-re, nel successivo progetto per il coro della chiesa generalizia dei domenica-ni di Santa Maria sopra Minerva (U 178 Ar [fig. 48], U 1313 Ar). Ma ciòche rende davvero unico il progetto per il coro di San Marco in U 1363 Arè la sua impostazione su un semicerchio appena oltrepassato e rovesciato di180° rispetto all’andamento della chiesa, con un diametro del catino absi-dale che, a ben guardare, è persino maggiore di quello della cupola centra-le. L’autonomia di questo spazio lo rende quasi un corpo a sé stante, a mo’di un teatro all’antica con due ordini di stalli disposti di fronte a una magni-fica scenae frons. Giova infine osservare che il progetto in U 1363 Ar è per-fettamente calcolato sulle preesistenze del convento e rispetta alcuni dei piùimportanti vincoli progettuali della vecchia chiesa, tra cui il mantenimentodell’ingresso laterale dal chiostro e il vano delle scale che dal ricetto dellasagrestia conducono al dormitorio (fig. 46).

In linea con le coeve sperimentazioni volumetriche di Antonio il Gio-vane per altre chiese a pianta centrale – come quelle per Santa Maria diLoreto a Roma (U 174 Ar, 786 Ar, 1371 Ar) o per San Tolomeo a Nepi(U 551 Ar, U 856 Ar) – la proposta sangallesca per un progetto a piantacentrale prende forma contemporaneamente alla proposta per la piantalongitudinale, la cui prima formulazione, si è detto, caratterizza la metà

525

65 La principale differenza tra i due progetti è rappresentata dall’articolazione planimetricaleggermente diversa delle cappelle diagonali. Va qui comunque ricordata la tesi ormai superata diSiebenhüner il quale identificava in U 1312 A il progetto vincitore di Jacopo Sansovino per lachiesa di San Giovanni dei Fiorentini – sulla base della nota descrizione vasariana: «Per avere egli,oltre all’altre cose, fatto su’ quattro canti di quella chiesa per ciascuno una tribuna, e nel mezzouna maggior tribuna, simile a quella pianta che Sebastiano Serlio pose nel suo secondo libro diarchitettura» (G. VASARI, Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori, con nuove annota-zioni e commenti di G. Milanesi, 9 voll., Firenze 1878-1885, VII, 498); il progetto è anche affi-ne alla pianta incisa nel Quinto Libro delli templi di SEBASTIANO SERLIO (pubblicato la prima voltaa Parigi nel 1547) e indicata come settimo tempio, tra quelli «d’un corpo solo»; si noti anche lasomiglianza con il progetto di Baldassarre Peruzzi contenuto nel foglio U 505 A. Sulla complessavicenda, cf. H. SIEBENHÜNER, S. Giovanni dei Fiorentini in Rom, in Kunstgeschichtliche Studien fürHans Kauffmann, Berlin 1956, 177-179; sull’argomento si rimanda ad A. BRUSCHI, Le chiese delSerlio, in C. THOENES (a cura di), Sebastiano Serlio. Atti del VI seminario internazionale di storiadell’architettura, Vicenza, 1987, Milano 1989, 178; TAFURI, Ricerca, 208, nota 77.

La promozione del culto di sant’Antonino al tempo di Leone X e Clemente VII

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

MD 43 - 02 - x autori_MD 17/07/13 17.28 Pagina 525

sinistra di U 1254 Ar (fig. 39): in questo caso si tratta di un progetto di chie-sa a navata unica con cinque coppie di cappelle laterali, inquadrate da ordi-ni architettonici e ampio coro affiancato da grandi cappelle absidali66. Alcu-ne correzioni a mano libera presenti su questo foglio sono alla base dellesoluzioni definitive contenute sul secondo foglio U 1649 Ar (fig. 41), doveè meglio risolto l’attacco del coro con la navata e sono più felicemente spa-ziate le cappelle laterali della chiesa: l’ultima coppia di cappelle laterali primadell’arco trionfale non solo funge da vestibolo alle grandi cappelle che stan-no ai fianchi dell’abside, ma ospita anche gli ingressi laterali della chiesa,quasi a definire una sorta di cripto-transetto che serve a distribuire i percor-si di attraversamento interni ed esterni dell’edificio sacro. Anche in questocaso il progetto è calcolato con esattezza rispetto al sito, con il medesimoingresso laterale dal chiostro, ma con l’eliminazione delle scale e del ricettoantistante la sagrestia (fig. 47). Come soluzione economica, Antonio propo-ne quindi la trasformazione di un edificio medievale ad aula in una monu-mentale navata con cappelle laterali, riprendendo una consolidata prassi edi-lizia diffusa nell’architettura mendicante, già adottata con successo daglistessi domenicani della Congregazione di San Marco nel rifacimento dellachiesa di Santo Spirito a Siena, che nel giro di pochi anni, dal 1509 al 1512,era stata trasformata da semplice edificio ad aula in solenne tempio a navatacoperta da volta a botte lunettata, cappelle laterali, transetto contratto (valea dire sporgente quanto le cappelle laterali) e crociera con cupola67.

Osservati insieme, i progetti alternativi di Antonio trovano un elementocomune nel registro monumentale della facciata, caratterizzato dal ricorso a unordine architettonico gigante del tutto inusitato per Firenze: limitando quil’analisi alle sole soluzioni finali, la pianta centrale prevede un’articolazionequanto mai innovativa, secondo uno stile «che poi sarà palladiano, con ordinegigante nella sua parte centrale»68 (U 1254 Av, fig. 40; U 1363 Av, fig. 44, conrapido schizzo del rapporto tra il volume della cupola maggiore e quelli mino-ri); quella longitudinale adotta invece una soluzione a semicolonne sormonta-te da un alto attico (U 1365 Ar, fig. 42), non lontana dalle coeve proposte perla facciata della basilica di San Pietro in Vaticano.

3. UN SANTUARIO DEDICATO AD ANTONINO IN SAN MARCO: PROPOSTE, CONFRONTI E IPOTESI

Alla luce di queste considerazioni, resta indubbio che la vicenda proget-tuale di Sangallo per la chiesa di San Marco costituisca una summa esem-plare di quanto proposto dallo stesso architetto nei suoi più celebri proget-ti di quegli anni e, offrendo la possibilità di osservare i diversi stadi del pro-

526

66 Si notino, a sinistra di U 1254 Ar e dal basso verso l’alto, le tre differenti proposte per l’or-dine inquadrante delle cappelle a coppie di paraste, paraste giganti, semicolonne giganti.

67 MUSSOLIN, Il convento di Santo Spirito, 71-78.68 BRUSCHI, “Cordini”, 11, 29(1983), 290.

MAURO MUSSOLIN

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

MD 43 - 02 - x autori_MD 17/07/13 17.28 Pagina 526

getto, possiamo seguirne le fasi al tavolo di lavoro, dalle idee iniziali, ai det-tagli con pentimenti e schizzi concatenati, fino agli elaborati finali di pre-sentazione per il committente.

Al fine di visualizzare la potenza di queste invenzioni sangallesche, siaGustavo Giovannoni che Manfredo Tafuri pubblicavano alcune proposte diricostruzione delle facciate e degli schemi a pianta centrale. Per i due stu-diosi che più di ogni altro hanno analizzato i fogli in esame, il giudizio erastraordinariamente positivo, per quanto le ragioni da loro addotte fosseroassai diverse. Per Giovannoni poteva dirsi che in quegli schemi centrali siaffacciassero «in embrione od in pieno sviluppo, tutte le concezioni archi-tettoniche del Cinquecento»69 (figg. 49-50); la datazione dei fogli venivaposta dallo studioso «ad un tempo tra il 1525-1526 ed il 1530, il periodoaureo dell’Architettura del Sangallo»70, come a esemplificare la maturitàdello stile di Antonio e il raggiungimento del più puro ideale architettoni-co rinascimentale basato sulla lezione di Bramante:

In un periodo tutto dominato da sentimento estetico e dalla ricerca astrattadella euritmia e della proporzione armonica è naturale che sembrasse perfettoun edificio regolare e simmetrico rispetto a un asse centrale, simile a una cristal-lizzazione, creata dall’Arte, della materia costruttiva, e che si cercasse di far pre-valere queste ragioni sulle contrastanti esigenze concrete della liturgia e dellospazio occorrente per accogliere il popolo, cioè quelle esigenze che fin dagli inizidell’architettura cristiana avevano fatto prevalere la forma basilicale71.

Nell’idealismo di Giovannoni i due progetti per San Marco vanno dun-que a incarnare, piuttosto che due proposte tra loro alternative, il dramma-tico confronto fra tradizione e rinnovamento e stanno a perfetta testimo-nianza di un’interpretazione dell’estetica architettonica rinascimentale chepreferisce apertamente la “proporzione” e la cristallina “euritmia” delloschema centrale quale culmine di un’esperienza artistica che non può chescontrarsi con le antitetiche “esigenze concrete della liturgia”.

D’altro canto, anticipando intorno al 1520 la datazione dei progetti,Manfredo Tafuri avviava anch’egli un’approfondita riflessione a partire dalprogetto a pianta centrale, ricordando come la disposizione a quincunx nonsolo si allineasse alla tradizione bramantesca già individuata da Giovanno-ni, ma riproponesse il carattere trionfale e imperiale dei monumenti roma-ni72, declinandolo tuttavia in termini scenografici grazie ai quali l’assolu-tezza originaria della «centralità perde il suo carattere terroristico e si faspettacolo» (figg. 51-52)73. L’autore va oltre nell’analisi, osservando come

527

69 GIOVANNONI, Antonio da Sangallo, I, 257.70 Ibid., 255.71 Ibid., 232.72 In TAFURI, Ricerca, 191, è sottolineato come il distrutto oratorio della Croce presso il bat-

tistero Lateranense in Roma potesse essere il modello ispirativo dei progetti a pianta centrale diAntonio il Giovane per San Marco.

73 Ibid., 200.

La promozione del culto di sant’Antonino al tempo di Leone X e Clemente VII

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

MD 43 - 02 - x autori_MD 17/07/13 17.28 Pagina 527

né l’ordine gigante fu mai un tema gradito al Sangallo, né l’aspetto trion-fale di quel progetto sarebbe potuto riuscire gradito all’austerità dei frati diSan Marco, ponendo in questo modo la questione intorno alle contraddi-zioni che un progetto architettonico di questo tipo avrebbe sollevato inquel contesto: «Che senso dare a tali ricerche [progettuali], in relazione allachiesa in cui aveva predicato Savonarola?»74. Individuando dunque nel car-dinale Giulio de’ Medici l’esecutore attivo delle volontà del ponteficeLeone X e nell’avvio dei processi di canonizzazione di sant’Antonino il qua-dro storico in cui i progetti avevano preso forma, la risposta sui possibilisignificati sottesi dalla ricostruzione tafuriana della chiesa di San Marcomerita di essere citata per esteso:

L’oggettualità clamorosa dell’organismo di Antonio gioca un ruolo determi-nante. La facies romana della famiglia medicea stravolge i significati storica-mente stratificatisi sulla chiesa. Il progetto sangallesco, con la sua enfasi cele-brativa, cancella la memoria dell’ascetismo piagnone. È piuttosto l’identifica-zione dei Medici con la Roma triumphans che viene imposta: questo sarebbestato il messaggio che tale ulteriore pezzo di architettura “non fiorentina”avrebbe emesso75.

Se l’immagine dei progetti architettonici di Antonio da Sangallo il Gio-vane offerta da Tafuri resta pur sempre quella di un’architettura scenogra-fica e monumentale fondamentalmente estranea al contesto fiorentino,qualora realizzati, quei progetti avrebbero impresso un segno profondissi-mo sull’immaginario collettivo. Ed è proprio rispetto a quest’immaginariocollettivo che è necessario approfondire la nostra lettura, aggiungendoalcuni elementi non necessariamente in contraddizione con quanto soste-nuto dallo studioso, ma che tuttavia vanno a comporre un quadro più arti-colato della vicenda e che, in ultima analisi, mettono meglio a fuoco alme-no tre punti fondamentali: innanzitutto, è necessario definire meglio i ter-mini – piuttosto liquidi – dell’opposizione tra magnificentia e pauperitasnel contesto delle osservanze riformate e in particolare rispetto a quegli edi-fici conventuali con esplicite funzioni di santuario dove fondamentaleappariva la ricerca di un decoro adeguato all’importanza del luogo e allanatura della comunità religiosa; in secondo luogo, va nuovamente ricorda-to che l’atteggiamento dei frati di San Marco – e dello stesso Ordine dome-nicano – di fronte alla canonizzazione di sant’Antonino fu assai differenzia-to e trovò in Roberto Ubaldini un punto di consenso condiviso; infine, èopportuno individuare il portato sociale e le aspettative della città di fron-te alla possibilità, realizzatasi in breve, di elevare Antonino a santo co-patrono e trasformare definitivamente la chiesa di San Marco in nuovotempio civico e mausoleo dedicato a uno dei suoi più amati pastori: una

528

74 Ibid., citazioni rispettivamente alle pp. 191 e 196.75 Ibid., 198.

MAURO MUSSOLIN

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

MD 43 - 02 - x autori_MD 17/07/13 17.28 Pagina 528

carica che il cardinale Giulio, in qualità di arcivescovo, sentiva di ricoprirecon enorme responsabilità76.

Infine va aggiunto che il pregiudizio espresso da Giovannoni, secondocui lo schema a pianta centrale di Antonio non avrebbe soddisfatto le esi-genze della liturgia, richiede un ulteriore punto di chiarificazione, invitan-do a riguardare i progetti sangalleschi come soluzioni per niente oppostealle consuetudini della comunità dei frati di San Marco la quale, seppurnutritasi delle intransigenti predicazioni di Antonino e di Savonarola inmateria di fasto architettonico, si trovava adesso, all’inizio degli anni Ventidel secolo, a dover fare i conti con le nuove e spesso contraddittorie aspira-zioni di rinnovamento religioso sostenute dalle varie componenti ideologi-che interne alla Congregazione di San Marco, assai diverse e ben più sfu-mate rispetto alla compattezza delle posizioni radicali originarie.

L’istituzione di un nuovo polo devozionale intorno al culto civico disant’Antonino avrebbe dato, come fece, una nuova autorevolezza al con-vento di San Marco e, senza far necessariamente passare la memoria diSavonarola in secondo piano, riuscì a ricordare a tutti l’esemplarità dellavita conventuale negli anni, non troppo lontani, in cui era vissuto il frate-arcivescovo. Se ai progetti di Antonio da Sangallo il Giovane non vennedato corso, bisogna pur ammettere che l’immagine architettonica di quellachiesa avrebbe avuto sui fiorentini e sui frati della Congregazione tosco-romana – nonché sulla storia dell’architettura – una forza d’impatto vera-mente straordinaria, persino maggiore di quella che, poco meno di un seco-lo prima, la celeberrima rotonda del santuario della Santissima Annunzia-ta aveva impresso nell’immaginario dei frati dell’Ordine dei Servi di Mariae della stessa città di Firenze (figg. 53-53a)77.

Non è un caso che, osservando la proposta definitiva a pianta centrale inU 1363 Ar, Jörg Stabenow abbia notato come Antonio da Sangallo il Giova-ne sembri «misurarsi con la soluzione corale della Santissima Annunziata,dimezzando l’impianto centrico e rinunciando alle cappelle radiali. Vacomunque osservato», prosegue lo studioso, «che l’invenzione spaziale di San-gallo scaturisce dall’esigenza funzionale di definire il luogo della comunità deifrati nella chiesa ed è quindi la riorganizzazione funzionale a stimolare l’inno-vazione architettonica»78. Tale considerazione non solo permette di guardarealla rotonda della Santissima Annunziata come al principale modello di rife-rimento per il sangallesco progetto a pianta centrale di San Marco, ma aiutaanche a confutare definitivamente il pregiudizio di Giovannoni secondo cui lanovità progettuale di un edificio con cupole complesse fosse in contraddizio-

529

76 S. REISS, Cardinal Giulio de’ Medici as a Patron of Art, 1513-1523, Dissertazione di laurea,Princeton University 1992, Ann Arbor 1993.

77 Su alcuni episodi di cattivo vicinato fra i frati serviti e i domenicani, cf. POLIZZOTTO, TheElect Nation, 332.

78 J. STABENOW, Introduzione, in ID. (a cura di), Lo spazio e il culto. Relazioni tra edificio eccle-siale e uso liturgico dal XV al XVI secolo. Atti delle giornate di studio, 27-28 marzo 2003, Venezia2006, 17.

La promozione del culto di sant’Antonino al tempo di Leone X e Clemente VII

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

MD 43 - 02 - x autori_MD 17/07/13 17.28 Pagina 529

ne con le esigenze liturgiche e rappresentative della comunità religiosa. Larotonda dell’Annunziata, iniziata da Michelozzo intorno al 1456 e terminatasu consiglio di Leon Battista Alberti intorno al 1489, segna infatti la posizio-ne del grande coro conventuale nel luogo che ospita il quartier generale deiserviti, mentre il santuario rappresentato dal tempietto dell’Annunziata sitrova altrove nella chiesa. Un caso che ricorda il coevo esempio rappresentatodalla cupola della chiesa di San Bernardino a L’Aquila, realizzata tra 1454 e1489 come monumento ideologico alla concordia dell’Osservanza francesca-na e come segno di una raggiunta autonomia dal gruppo dei conventuali, alcui interno la monumentale arca con il corpo del santo occupa una cappellasul fianco sinistro della navata. Pur nella grande distanza cronologica il riferi-mento a Bernardino da Siena, campione dell’Osservanza francescana santifi-cato nel 1450, apre a significativi confronti con la canonizzazione di Antoni-no Pierozzi, in particolare riguardo agli eventi che precedettero la realizzazio-ne del santuario de L’Aquila, tali da far meglio comprendere quali fossero legrandissime attese di fronte alla santificazione di un esponente della propriafamiglia religiosa. Al riguardo assume un ruolo esemplare il tono di condan-na contenuto in una lettera del 12 maggio 1454 indirizzata da Giovanni daCapestrano, altra colonna dell’Osservanza francescana e discepolo di san Ber-nardino, alle magistrature aquilane che in onore di Bernardino avevano deli-berato di edificare solo un semplice sacello nella chiesa conventuale di SanFrancesco e non quel magnifico tempio che sarebbe stato invece realizzato inseguito e che solo avrebbe potuto degnamente rappresentare i principi di cari-tà incarnati da Bernardino e propugnati dai francescani osservanti:

O costumi civili, o magnificentia e gloria aquilana dove sei seppellita? TuttaItalia hedifica dei belli lochi [ovvero conventi e chiese dedicate a san Bernar-dino]. Verona […] hedifica dei [più] belli lochi che siano in tucta Italya […].Paduani haveno dui lochi […] et solum li Aquilani ingrati delli benefitii deDio dicono voler hedificare una cappella, che veramente ve deverete vergo-gnare ad acceptare tale rusticano, et per dire la pura veritate, sicut soleo, […]è diabolico et carnalaccio consillio, el quale doveria puzare per tucta Italya[…]. La vostra cità è diventata molto grossa per sancto Bernardino, et peròfacete bene ad provocare Dio che la faccia deventar macra con novi flagelli[…]. Voi che havete el suo corpo sacro volete hedificare una cappella, et ascriverne [è] tanta macula che tucta l’acqua del Danubio et del Po de Lom-bardia non la potrìa lavare, se proposito non mutarete79.

Quest’esempio permette di comprendere la relazione fra tre variabili traloro strettamente dipendenti che caratterizzano sempre lo spirito dell’archi-tettura delle osservanze riformate: magnificenza richiesta dalla committen-za, sontuosità imposta dall’architettura e decoro sollecitato dalla religione.Infatti, a ragione dei luoghi e dei tempi, non fu mai contrario allo spirito

530

79 G. MARINANGELI, Bernardino da Siena all’Aquila. Un soffio di Umanesimo cristiano inAbruzzo, Aquila 1980, 20-21.

MAURO MUSSOLIN

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

MD 43 - 02 - x autori_MD 17/07/13 17.28 Pagina 530

delle comunità osservanti accettare che una certa magnificentia incidessesulla suntuosità dell’edificio della chiesa, fatto salvo il decus richiesto dal-l’osservanza della regola, inteso quest’ultimo come caritas fondativa di ogniazione religiosa. Opponendosi al superfluus, al curiosus e al vitiosus, e insi-stendo sull’uso moderato delle cose, ogni esercizio di rinuncia andava sem-pre considerato rispetto alle circostanze e in obbedienza al giudizio deisuperiori. Che la povertà non dovesse essere di nocumento al decoro defi-nisce una normativa non scritta, estremamente conciliatoria e basata sulbuon senso, ma che tuttavia resta sempre presente e valida e di cui bisognavalutare sempre l’effetto in sede d’analisi allorché le fonti riferiscono dicontrasti e polemiche80.

È fuori di dubbio che la rappresentatività architettonica assegnata allefunzioni corali di una comunità religiosa dovette assumere particolare valo-re celebrativo proprio nei luoghi in cui maggiore era il sentimento identi-tario della specifica comunità religiosa e particolarmente in quelli cheerano al tempo stesso sedi di culti santuariali fondativi per la storia dellacongregazione, come appunto i casi di San Bernardino a L’Aquila81, dellaSantissima Annunziata82 e di San Marco a Firenze.

A questo punto è lecito chiedersi fino a che misura le due ipotesi archi-tettoniche formulate da Antonio da Sangallo il Giovane rispondessero aquanto evidenziato finora. Si può essere certi che di fronte a questi proget-ti i frati di San Marco reagirono in modo assai diversificato, ma non neces-sariamente con un rifiuto. La congregazione aveva la cura di celebri santua-ri, come la chiesa di Santa Maria della Quercia presso Viterbo e la chiesa diSanta Maria del Sasso a Bibbiena, e conosceva bene le specifiche esigenzedi quelle fondazioni. Inoltre alcuni dei frati avrebbero certamente apprez-zato l’importanza dello spazio corale, quale simbolo dell’unità comunitaria.

Come ipotetica osservazione conclusiva sui disegni di Antonio il Giova-ne, quasi un’esercitazione a latere, piace tentare di studiare la collocazione delsepolcro di sant’Antonino all’interno di uno dei vani della chiesa. Nel casodella pianta longitudinale U 1649 Ar, i due grandi vani rettangolari posti aifianchi della cappella maggiore, articolati con un ordine di paraste e conclu-

531

80 A.M. AMONACI, Conventi toscani dell’osservanza francescana, Cinisello Balsamo (MI) 1997,30-31.

81 Su questo argomento chi scrive si è soffermato nella relazione dal titolo Alcune considera-zioni sui “luoghi” dell’osservanza francescana nell’Italia centrale del Quattrocento: l’Aquila, Siena, laVerna, Firenze, tenute in occasione del XXIV seminario internazionale di storia dell’architettura “Ilchiostro e l’architetto. Complessi conventuali e monastici nell’Italia del Rinascimento”, Vicenza, CISA“Andrea Palladio”, 12-13 giugno 2009.

82 Si vedano le importanti considerazioni in R. PACCIANI, Il coro conteso. Rituali civici, movi-menti d’osservanza, privatizzazioni nell’area presbiteriale di chiese fiorentine del Quattrocento, in STA-BENOW, Lo spazio e il culto, 144- 151; ID., “Signorili amplitudini…” a Firenze: la cappella Rucellaialla Badia di S. Pancrazio e la rotonda della SS. Annunziata; architettura, patronati, rituali, inA. CALZONA, J. CONNORS, F.P. FIORE, C. VASOLI (a cura di), Leon Battista Alberti: architetture ecommittenti. Atti dei convegni internazionali del Comitato Nazionale VI Centenario della Nascita diLeon Battista Alberti, Firenze-Rimini-Mantova, 12-16 ottobre 2004, Firenze 2009, 164-177.

La promozione del culto di sant’Antonino al tempo di Leone X e Clemente VII

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

MD 43 - 02 - x autori_MD 17/07/13 17.28 Pagina 531

532 MAURO MUSSOLIN

si da abside semicircolare, costituiscono certamente gli ambienti privilegiatiper ospitare, l’uno il sepolcro di Antonino (forse quello di sinistra per facili-tare l’uscita dalla chiesa attraverso il corrispondente lato), l’altro il tabernaco-lo del Santissimo Sacramento; resta comunque ammissibile in questa soluzio-ne l’ipotesi di un sarcofago posto nel grande vano del coro83, come sembrasuggerito dall’analisi della pianta centrale84. Presso il coro, luogo privilegiatodi sepoltura di fondatori e confratelli, aveva voluto essere seppellito Antoni-no, e ciò può giustificare l’eccezionale monumentalità data a quello spazio daSangallo85. In questo vano, il corpo del santo avrebbe potuto trovare postosia al centro dello spazio sia presso l’altare, al centro della scenae frons: monu-mentale partitura a cinque campate scandite da paraste, con nicchie semicir-colari e rettangolari e riquadri, con fornice al centro sopra l’altare maggiore.Questo grande effetto sarebbe stato amplificato dalla scelta della sorgenteluminosa, che possiamo immaginare fosse come una maestosa finestra terma-le posta sopra la parete d’altare – simile a quelle realizzate dallo stesso Anto-nio nella Sala Regia nei Palazzi Vaticani sotto il pontificato di Paolo III,descritte da un entusiasta Vasari come «quelle finestrone terribili, con sìmeravigliosi lumi»86 – e da altre più piccole finestre lunettate, aperte nellavolta, secondo una soluzione simile a quella successivamente proposta daAntonio per il coro di Santa Maria sopra Minerva, visualizzato nel meravi-glioso disegno U 178 Ar (fig. 48). Se lo immaginiamo nel suo sviluppo tri-dimensionale, il progetto del coro di San Marco rappresenta dunque unariflessione di straordinaria complessità funzionale e decorativa che, indipen-dentemente dalla collocazione del sepolcro di Antonino, costituisce il verticedi una straordinaria occasione progettuale offerta da Antonio da Sangallo ilGiovane alla città di Firenze e in tutto degna di comparire accanto ai proget-ti architettonici di Michelangelo in San Lorenzo, a quelle date ancora incorso di elaborazione.

83 A meno della loro terminazione absidale, questi vani riecheggiano la magnifica cappella rea-lizzata da Antonio da Sangallo intorno al 1517 nella chiesa di San Giacomo degli Spagnoli a Romain memoria di Giacomo Serra, meglio noto come cardinale Alborense.

84 Improbabile appare infatti la localizzazione del monumento sotto la cupola centrale, se siconsidera l’ingombro che esso avrebbe causato allo spazio occupato dai fedeli durante la predica-zione; sbilanciata inoltre sarebbe la collocazione del sarcofago in una delle cappelle cupolate ango-lari, così come troppo limitati appaiono i vani rettangolari laterali; suggestiva è invece l’ipotesi diuna collocazione scenografica dell’arca nel vano di raccordo tra chiesa e coro, ben servito a livel-lo distributivo e circolatorio, ma pur sempre angusto.

85 «Si vero contigerit ipsum migrari de presenti vita, sepeliri voluit in ecclesia sancti Marci deFlorentia, in choro ipsius ecclesiae, inibique iussit fieri sepulchrum prout discretioni Reverendissi-mi Domini Episcopi Spoletani videbitur, quem ex nunc elegit et deputavit in executorem sue ulti-me voluntatis» (il codicillo è in coda al testamento pubblicato in MORÇAY, Saint Antonin, 495-497).

86 VASARI, Le vite, V, 465.

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

MD 43 - 02 - x autori_MD 17/07/13 17.28 Pagina 532

MUSSOLIN M. - Tavole

Fig. 38. Lapide con la memoria delluogo della prima sepoltura disant’Antonino. Firenze, chiesa di SanMarco.

Fig. 39. Antonio da Sangallo il Gio-vane, doppio progetto per la chiesa diSan Marco a Firenze (schema longi-tudinale sulla metà sinistra, schemacentrale sulla metà destra). Firenze,Gabinetto Disegni e Stampe degliUffizi, U 1254 A recto.

Fig. 40. Antonio da Sangallo il Gio-vane, schizzi planimetrici e di alzatoper la chiesa di San Marco a Firenzesecondo lo schema centrale. Firenze,Gabinetto Disegni e Stampe degliUffizi, U 1254 A verso, dettaglio.

600

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

MUSSOLIN M. - Tavole 601

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

Fig. 41. Antonio da Sangallo il Gio-vane, progetto finale per la chiesa diSan Marco a Firenze secondo loschema longitudinale. Firenze,Gabinetto Disegni e Stampe degliUffizi, U 1649 A recto.

Fig. 42. Antonio da Sangallo il Gio-vane, schizzi e studi per la chiesa diSan Marco a Firenze secondo loschema centrale. Firenze, GabinettoDisegni e Stampe degli Uffizi, U1365 A recto.

MUSSOLIN M. - Tavole

Fig. 43. Antonio da Sangallo il Giova -ne, progetto finale per la chiesa di SanMarco a Firenze secondo lo schemacentrale. Firenze, Gabinetto Disegni eStampe degli Uffizi, U 1363 A recto.

Fig. 44. Antonio da Sangallo il Gio-vane, studio di facciata per la chiesadi San Marco a Firenze secondo loschema centrale. Firenze, GabinettoDisegni e Stampe degli Uffizi, U1363 A verso, dettaglio.

Fig. 45. Antonio da Sangallo il Gio-vane, progetto finale su pergamenaper la chiesa di San Marco a Firenzesecondo lo schema centrale. Firenze,Gabinetto Disegni e Stampe degliUffizi, U 1312 A recto.

602

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

MUSSOLIN M. - Tavole 603

Fig. 46. Sovrapposizione di U 1363 Arecto (progetto finale a pianta centraledi Antonio da Sangallo il Giovane) suU 4860 recto (rilievo planimetrico delpianterreno del convento di San Marcodi Giorgio Vasari il Giovane).

Fig. 47. Sovrapposizione del U 1649 Arecto (progetto finale a pianta longitudi-nale di Antonio da Sangallo il Giovane)su U 4860 recto (rilievo planimentricodel pianterreno del convento di SanMarco di Giorgio Vasari il Giovane).

Fig. 48. Antonio da Sangallo il Gio-vane, progetto per il coro della chiesadi Santa Maria sopra Minerva a Roma.Firenze, Gabinetto Disegni e Stampedegli Uffizi, U 178 A recto.

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

MUSSOLIN M. - Tavole604

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

Fig. 49. Gustavo Giovannoni, ipotesi di restituzione degli alzati della chiesa di SanMarco secondo i due progetti a pianta centrale; a destra secondo U 1364 A e 1365A, a sinistra secondo U 1363 verso (da: G. GIOVANNONI, Antonio da Sangallo ilGiovane, Roma 1959, II vol., tavv. 220, 222).

Fig. 50. Gustavo Giovannoni, restituzione planimetrica dei progetti di Antonio daSangallo il Giovane per la chiesa di San Marco secondo i due principali schemi cen-trali; a destra secondo U 1254 recto, a sinistra secondo U 1363 recto (da: G. GIO-VANNONI, Antonio da Sangallo il Giovane, Roma 1959, II vol., tavv. 213-214).

MUSSOLIN M. - Tavole 605

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

Fig. 51. Manfredo Tafuri, ipotesi di restituzione della facciata della chiesa di SanMarco secondo U 1254 A verso (da: M. TAFURI, Sei disegni di Antonio da Sangalloil Giovane, in «Eidos», 7, 1990, p. 30).

Fig. 52. Manfredo Tafuri, ipotesi di restituzione del progetto finale a pianta cen-trale della chiesa di San Marco secondo U 1363 A recto (da: M. TAFURI, Ricercadel Rinascimento, Torino 1992, tavv. 80-82).

MUSSOLIN M. - Tavole606

Pdf per uso personale dell’Autore.Diffusione vietata

Fig. 53. Veduta della città di Firenze con dettaglio dei conventi di San Marco e dellaSantissima Annunziata intorno al 1490 (da: H. SCHEDEL, Liber Chronicarum,Nürnberg 1493, tav. LXXXVII).

Fig. 53a. Veduta della città di Firenze con dettaglio dei conventi di San Marco edella Santissima Annunziata prima della costruzione della Cappella Salviati (da:STEFANO BONSIGNORI, Nova pulcherrimae civitatis Florentiae topographia accuratis-sime delineata, 1584, tavv. 2-3).