Formula di Eulero sui numeri di Bernoulli
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Sulla formula di Eulero per ζ
Francesco BonesiTesina di Elementi di Analisi Numerica
Dicembre 2012-Gennaio 2013
Universita degli Studi di Roma Tor Vergata
Roma
A.A. 2012/2013
Indice
1 Prime considerazioni 3
2 Un integrale complesso e definizione della zeta di Riemann 4
3 Numeri di Bernoulli 8
4 La zeta sugli interi negativi 11
5 Equazione Funzionale 13
6 La formula di Eulero: la zeta sugli interi positivi pari 15
7 Una dimostrazione piu elementare 16
8 Un po’ di storia 20
Riferimenti bibliografici 23
1
L’obiettivo di questo lavoro e dimostrare la seguente formula di Eulero:
ζ(2n) = (−1)n+1B2n(2π)2n
2(2n)!, n ∈ N
dove ζ e la funzione zeta di Riemann, ζ(2n) =∑+∞
k=11k2n
e B2n e il 2n-esimo
numero di Bernoulli.
Come e scritto nell’articolo [2], si possono trovare varie dimostrazioni della
formula di Eulero. In questo lavoro ne presenteremo una dimostrazione che
usa nozioni di analisi complessa ed una elementare.
Sono inoltre presenti accenni storici sugli studi di Eulero sui valori della
zeta negli interi positivi.
2
1 Prime considerazioni
Si definisce fattoriale generalizzato la funzione
F (s) =
∫ +∞
0
e−xxsdx , s ∈ Ω = z ∈ C | Re(s) > −1.
Tale F e ben definita ed e analitica in Ω.
Proposizione 1. Valgono le seguenti proprieta:
• 1. Se (s− 1) ∈ Ω, ovvero se Re(s) > 0 ⇒ F (s) = sF (s− 1)
• 2. F (n) = n!, ∀n ∈ N.
Dimostrazione. Dimostriamo la 1 integrando per parti.
F (s) =
∫ +∞
0
e−xxsdx = −e−xxs|+∞0 + s
∫ +∞
0
e−xxs−1dx = sF (s− 1).
Osservando che F (0) = 1 si deduce facilmente che F (n) = n! .
Osservazione 1. La proprieta 1 e molto importante in quanto permette
di estendere analiticamente la funzione F . Infatti questa implica che F (s−1) = F (s)
s. La funzione F (s)
se olomorfa nel semipiano Re(s) > 0 ma anche
nella striscia −1 < Re(s) < 0. Percio per estensione olomorfa F (s − 1) la
si puo estendere nella striscia in cui e olomorfa F (s)s
, facendole assumere il
valore di quest’ultima. Allora ho esteso F nella striscia −1 < Re(s− 1) <
0, ovvero in −2 < Re(s) < −1. Iterando il ragionamento sulla stessa
uguaglianza F (s − 1) = F (s)s
usando la striscia −2 < Re(s) < −1, ci
accorgiamo che si puo estendere in modo olomorfo (e quindi analitico) la
funzione F in Θ = C\z ∈ C | Re(z) = −k , con k ∈ N.Presentiamo ora altre due proprieta che ci serviranno ma che non dimo-
striamo, chi fosse interessato puo trovare la dimostrazione in [1].
Proposizione 2. Se s ∈ Θ,
1. 1F (s)F (−s) = sin(sπ)
sπ
2. F (s) =∏+∞
n=1(1 + sn)−1(1 + 1
n)s = limN→+∞
NsN !(s+1)...(s+N)
.
Ora dimostriamo il seguente lemma:
3
Lemma 1. ∀s ∈ C tale che Re(s) > 1
F (s− 1)ζ(s) =
∫ +∞
0
xs−1
ex − 1dx,
dove ζ(s) =∑∞
k=11ks
.
Dimostrazione. Osserviamo che applicando la sostituzione y = nx si ha∫ +∞
0
e−nxxs−1dx =
∫ +∞
0
e−yys−1
ns−1
dy
n=F (s− 1)
ns.
Facendo le somme per n che va da 1 all’infinito
+∞∑n=1
∫ +∞
0
e−nxxs−1dx = ζ(s)F (s− 1).
Passando la serie dentro l’integrale per il teorema di convergenza monotona
e avendo che∑∞
n=1(e−x)n = 11−e−x − 1 = 1
ex−1, si ha
ζ(s)F (s− 1) =
∫ +∞
0
xs−1
+∞∑n=1
(e−x)n =
∫ +∞
0
xs−1
ex − 1dx.
Osservazione 2. Osserviamo che F (s − 1) e la nota funzione Gamma,
cioe
Γ(s) := F (s− 1).
Per i ragionamenti fatti precedentemente la funzione Gamma e olomorfa
in C\z ∈ C | Re(z) = −k , con k ∈ N ∪ 0. La formula ottenuta nel
precedente lemma, se s ∈ C e Re(s) > 1, si puo scrivere come segue:
Γ(s)ζ(s) =
∫ +∞
0
xs−1
ex − 1dx.
2 Un integrale complesso e definizione della zeta di
Riemann
Ora mi accingo a calcolare un integrale complesso. Innanzi tutto definisco
la funzione
f(z) =(−z)s
z(ez − 1),
4
con s ∈ C. La prima domanda che ci poniamo e: quando f e ben definita?
Cioe, per quali z ∈ C e definita?
Sarebbe impensabile fare (−x)s con s, x ∈ R, ma qui siamo nei complessi.
Quindi definisco
(−z)s = es[Log(−z)].
Log indica il logaritmo principale complesso cioe, se w ∈ C, Log(w) =
ln(|w|)+iArg(w), dove ln e il logaritmo reale in base e e Arg(w) e l’angolo di
w. Il logaritmo principale non e definito ovunque, infatti vale per Arg(w) ∈(−π, π), ovvero si esclude la semiretta dei reali negativi (0 incluso).
Quindi (−z)s = es[Log(−z)] e ben definita per z ∈ C\[0,+∞) (poiche c’e −ze non z) e ∀s ∈ C.
Osservazione 3. Si osservi che per f , laddove e ben definita, vale l’ugua-
glianza
f(z) =(−z)s
z(ez − 1)= −z (−z)s−1
z(ez − 1)= −(−z)s−1
ez − 1,
e che tale scrittura ha senso per ogni s complesso.
Ora voglio definire una funzione di s integrando f su una curva C. Tale
curva parte da +∞ e stando staccata di ε dall’asse dei reali positivi arriva
a distanza δ dall’origine degli assi (chiamo questo pezzo C1). A quel punto
fa il giro della circonferenza di raggio δ (C2) e arrivata ad altezza −ε torna
a +∞ (C3). Se si legge [1], l’autore scrive l’integrale di f da piu infinito e
piu infinito. Il concetto e strano ma e questo: voglio partire da piu infinito,
arrivare a zero e tornare all’infinito.
Definizione 1. Definisco ∀s ∈ C
L(s) := limε,δ→0
∫C
f(z)dz.
Prima di procedere introduciamo il seguente e molto utile lemma.
Lemma 2 (Lemma del piccolo cerchio). Se
• w ∈ C, r > 0 e 0 ≤ t1 < t2 ≤ 2π
• Ur(w) = z ∈ C | |z − w| < r
• f olomorfa in Ur(w)− w e con un polo semplice in w
• Γδ = z = w + δeit | t ∈ [t1, t2] con 0 < δ < r
5
Allora:
limδ→0
∫Γδ
f(z)dz = (t2 − t1)i Reswf.
Dimostrazione. Lo sviluppo di f in serie di Laurent centrato in w (poiche
w e polo semplice) e:
f(z) =c−1
z − w+ c0 + c1(z − w) + · · · ,
ed e chiaro che Reswf(z) = c−1.
Definisco g(z) = f(z) − c−1
z−w , chiaramente g e olomorfa in Ur(w) ed esiste
un r′ < r per cui g e limitata nella chiusura di Ur′(w). Percio se ε < r′ si
ha:
|∫
Γδ
g(z)dz| ≤ supz∈Ur′ (w)
(|g|) δ (t2 − t1) −→δ→0 0.
Dato che ∫Γδ
dz
z − w= i (t2 − t1)
si ottiene che
limδ→0
∫Γδ
f(z)dz = limδ→0
(
∫Γδ
g(z)dz + c−1
∫Γδ
dz
z − w) =
= c−1 i (t2 − t1) = Resw(f(z)) i (t2 − t1).
Grazie al lemma, l’integrale su C2 tende a 0 al tendere di δ. Infatti
Γδ = z = δeit | t ∈ [−π − ε, π + ε] e quindi limδ→0
∫C2f(z)dz =
i(π + ε − (−π − ε))Res0(f(z)) = 2i(π + ε)Res0(f(z)). Ma il residuo di
f in 0 e nullo, quindi si ha quanto cercato.
Mi soffermo ora su C1. Se z ∈ C1, allora z = x + iε, con x > 0. Quindi
−z = −x − iε, cioe si trova nel terzo quadrante, a ridosso (dal basso)
dell’asse delle ascisse. Allora il limite
limε→0
Arg(−z) = −π.
Percio
limε→0
∫C1
f(z)dz = limε→0
∫C1
(−z)s
ez − 1
dz
z= lim
ε→0
∫C1
es[ln|−z|+iArg(−z)]
ez − 1
dz
z,
6
passando il limite sotto il segno di integrale (la funzione e olomorfa ove
definita) e osservando che limε→0 z = Re(z) = x
limε→0
∫C1
es[ln|−z|+iArg(−z)]
ez − 1
dz
z=
∫ δ
+∞
es ln(x)e−πis
ex − 1
dx
x=
= −e−πis∫ +∞
δ
xs
ex − 1
dx
x= −e−πis
∫ +∞
δ
xs−1
ex − 1dx.
Ora mi concentro su C3. Facendo un ragionamento del tutto analogo, si
capisce che: se z ∈ C3, allora z = x − iε, con x > 0. Allora −z sara un
numero con parte immaginaria ε e parte reale negativa, cioe piu ε e piccolo
piu mi schiaccio sull’asse delle ascisse (dall’alto questa volta). Allora
limε→0
Arg(−z) = π.
Rifacendo gli stessi conti di prima:
limε→0
∫C3
f(z)dz = limε→0
∫C3
(−z)s
ez − 1
dz
z= lim
ε→0
∫C3
es[ln|−z|+iArg(−z)]
ez − 1
dz
z=
=
∫ +∞
δ
es ln(x)eπis
ex − 1
dx
x= eπis
∫ +∞
δ
xs
ex − 1
dx
x= eπis
∫ +∞
δ
xs−1
ex − 1dx.
Quindi ora la funzione L(s) e la somma dei contributi dati da C1 e da
C3 (C2 da contributo nullo), quindi
L(s) = limδ→0
(eπis − e−πis)∫ +∞
δ
xs−1
ex − 1dx = (eπis − e−πis)
∫ +∞
0
xs−1
ex − 1dx.
Ora, mettendoci nel caso s ∈ C con Re(s) > 1, per il lemma della
sezione precedente: ∫ +∞
0
xs−1
ex − 1dx = F (s− 1)ζ(s).
Inoltre sempre se Re(s) > 1, vale (eπis− e−πis) = 2i sin(πs), che grazie alle
proprieta della precedente sezione trasformiamo in
(eπis − e−πis) = 2isπ
F (s)F (−s)= 2πi
s
sF (s− 1)F (−s)=
2πi
F (s− 1)F (−s).
Quindi finalmente ho ottenuto, per s ∈ C con Re(s) > 1, che L(s) ammette
la seguente rappresentazione:
L(s) = (eπis−e−πis)∫ +∞
0
xs−1
ex − 1dx =
2πi
F (s− 1)F (−s)F (s−1)ζ(s) =
2πi
F (−s)ζ(s).
7
Dunque, se s ∈ C con Re(s) > 1,
ζ(s) =F (−s)
2πiL(s).
Definizione 2. Se Re(s) > 1, chiamo zeta di Riemann la funzione
ζ(s) =F (−s)
2πiL(s).
Tale funzione, se Re(s) > 1 coincide con la serie∑+∞
k=1 k−s. Osserviamo
a tal punto che L(s) ha senso per ogni s complesso e F (−s) ha senso in
particolare se Re(−s) > −1 ovvero Re(s) < 1. Quindi si estende in modo
olomorfo la zeta di Riemann in C\z ∈ C | Re(z) = 1. Riemann stesso
dimostro che puo essere prolungata analiticamente in C\1. Inoltre si puo
dimostrare che in s = 1 ammette un polo semplice, si veda [3].
3 Numeri di Bernoulli
Prima di procedere con il calcolo dei valori della ζ sugli interi, definiamo i
numeri di Bernoulli che compariranno nella formula cercata.
Definizione 3. Dato n ≥ 1, si definisce n−esimo polinomio di Bernoulli
Bn(x) quel polinomio monico che soddisfa Bn(x + 1) − Bn(x) = nxn−1
∀x ∈ R ed e tale che∫ 1
0Bn(x)dx = 0.
Il polinomio 0− esimo e posto B0(x) = 1, ∀x ∈ R.
Definizione 4. Per n ≥ 0, l’n−esimo numero di Bernoulli e Bn = Bn(0).
Si puo dimostrare, per induzione, che i polinomi di Bernoulli esistono e
sono unici. Inoltre essi soddisfano alcune proprieta che presentiamo nel
seguente lemma.
Lemma 3. Valgono le seguenti proprieta ∀n ≥ 1:
1. B′n+1(x) = (n+ 1)Bn(x), ∀x ∈ R;
2. Bn(1− x) = (−1)nBn(x), ∀x ∈ [0, 1];
3. Bn = Bn(0) = Bn(1);
4. B2n+1 = B2n+1(0) = B2n+1(1) = 0;
5.∑m
k=0
(m+1k
)Bk = δm,0.
8
6. Bn(x) =∑n
k=0
(nk
)Bkx
n−k.
Dimostrazione. Per dimostrare 1 e sufficiente verificare cheB′n+1(x)
n+1soddisfa
le proprieta della definizione dell’n−esimo polinomio di Bernoulli e quindi
per l’unicita si ha la tesi.
Come in 1, per dimostrare 2 si verifica che (−1)nBn(1 − x) soddisfa le
proprieta dell’n− esimo polinomio di Bernoulli e quindi per l’unicita si ha
la tesi.
Ora per definizione dei polinomi di Bernoulli si ha Bn(0) = Bn(1) (che e il
punto 3).
Ponendo x = 1 in 2 si ottiene B2n+1(0) = −B2n+1(1). Ma dal punto 3
si ha che B2n+1(0) = B2n+1(1), percio risulta che B2n+1 = B2n+1(0) =
B2n+1(1) = 0.
Sia Bn(x) = xn + an−1,nxn−1 + . . . + a1,nx + a0,n l’n− esimo polinomio di
Bernoulli. Dalla proprieta 1, B′n(x) = nxn−1+(n−1)an−1,nx
n−2+. . .+a1,n =
nBn−1(x) = n(xn−1 + an−2,n−1xn−2 + . . . + a1,n−1x + a0,n−1). Quindi il
coefficiente ak,n = nkak−1,n−1 se 1 ≤ k ≤ n − 1 e se n ≥ 1. Osservando che
a0,n = Bn ∀n ≥ 1 e iterando questo procedimento si ottiene che
ak,n =n
kak−1,n−1 =
n
k
n− 1
k − 1ak−2,n−2 = . . .
. . . =n(n− 1) . . . (n− k + 1)
k!a0,n−k =
(n
k
)Bn−k.
Da questo si ha il punto 6:
Bn(x) = xn +n−1∑k=0
ak,nxk = B0x
n +n−1∑k=0
(n
k
)Bn−kx
k =n∑k=0
(n
k
)Bkx
n−k.
Ponendo m ≥ 0 calcolo Bm+1(1) usando 6:
Bm+1(1) =m+1∑k=0
(m+ 1
k
)Bk = Bm+1 +
m∑k=0
(m+ 1
k
)Bk.
Se m pari positivo, m+1 e dispari e Bm+1 = 0, quindi si ha 5 in tal caso. Se
m dispari, m+1 e pari e Bm+1 = Bm+1(0) = Bm+1(1), quindi semplificando
si ottiene 5. Manca solo il caso m = 0: sapendo che B1(x) = x− 12
ottengo
B1(1) = 12
= 1 − 12
= B1(0) + 1 = B1 + 1, che e appunto la tesi nel caso
m = 0.
9
Dopo aver introdotto queste notevoli proprieta siamo interessati a ca-
pire se la funzione generatrice esponenziale dei numeri di Bernoulli ha una
scrittura esplicita e in che caso essa converge uniformemente. Chiamiamo
β(z) =+∞∑n=0
Bn
n!zn, z ∈ C
la funzione generatrice esponenziale dei numeri di Bernoulli. Per il mo-
mento la consideriamo una serie formale senza preoccuparci di stabilirne la
convergenza. Ora, sapendo che ez e una serie formale, ∀z ∈ C
ezβ(z) =+∞∑n=0
hnn!zn.
I coefficienti hn della serie, usando il prodotto di convoluzione e la penultima
proprieta esposta nel lemma, sono
hn =n∑r=0
(n
r
)Br =
n−1∑r=0
(n
r
)Br +Bn = δn,1 +Bn.
Da questo segue che β(z)ez = z + β(z) e quindi come serie formale β(z) =z
ez−1.
Bene ora occupiamoci della convergenza: osserviamo la funzione zez−1
e una
funzione olomorfa in un certo intorno complesso di 0 meno il punto 0. Ana-
lizzando attentamente e chiaro che 0 e una singolarita eliminabile, quindi
e olomorfa in una palla centrata in 0. Voglio capire qual e il suo dominio
di esistenza, ovvero la massima palla in cui posso estendere tale funzione.
Chiaramente tale palla sara il disco centrato in 0 e raggio 2π: infatti nel
punto 2iπ presenta una singolarita che non e eliminabile (e2πi − 1 = 0).
Dato che la funzione e olomorfa, si scrive come serie di Taylor in questa
palla e la serie coincide con la serie formale β. Quindi β converge unifor-
memente alla funzione in questa palla. Riassumendo, se z ∈ C e |z| < 2π,
vale zez−1
=∑+∞
n=0Bnn!zn.
Ora vediamo di fare la cosa analoga per i polinomi di Bernoulli. La funzione
generatrice esponenziale ad essi associata e F (x, t) =∑+∞
n=0Bn(x)n!
zn, ∀z ∈C, ∀x ∈ R. Da notare che, analogamente al caso precedente, per il momento
non mi preoccupo della convergenza, la serie scritta e da intendersi come
serie formale. Ora usando l’ultima proprieta del lemma, il prodotto di
10
convoluzione e la funzione generatrice esponenziale dei numeri di bernoulli
trovata prima, si ha
F (x, z) =+∞∑n=0
(n∑k=0
(n
k
)Bkx
n−k)zn
n!= (
+∞∑n=0
Bn
n!zn) ·(
+∞∑n=0
xnzn
n!) =
z
ez − 1·exz.
La funzione zexz
ez−1e la serie formale dei polinomi di Bernoulli. Studiarne
la convergenza e semplice: dai calcoli fatti prima devo imporre |z| < 2π
e, poiche exz, vista come funzione in x ∈ R, e analitica (sviluppabile in
serie di potenze) in tutto R, lo sviluppo in serie rispetto la variabile x deve
coincidere con quello della serie formale. Quindi la serie F (x, z) converge
uniformemente in R x z ∈ C | |z| < 2π alla funzione zexz
ez−1.
4 La zeta sugli interi negativi
Come dice il titolo, siamo interessati al calcolo dei valori assunti da ζ nei
punti −n con n ≥ 0. Questo risultato, enunciato nel teorema 1, ci servira
per la dimostrazione della formula di Eulero.
Teorema 1. ∀n ≥ 0
ζ(−n) = (−1)nBn+1
n+ 1.
Osservazione 4. Qui stiamo usando la definizione di ζ data nella sezione
precedente. Quindi ha perfettamente senso parlare del valore di ζ in −n.
Dimostrazione. Per definizione si ha
ζ(−n) =F (n)
2πiL(−n) =
n!
2πiL(−n).
Calcolo quindi esplicitamente L(−n) = limε,δ→0
∫C
(−z)−nez−1
dzz
. Il limite per
ε che tende a 0 e inutile. Quel limite era necessario quando (−z)s andava
rappresentato usando il Log(-z) che non e definito sull’asse reale negativo.
Stavolta, con s = n, abbiamo (−z)−n = (−1)nz−n che ha perfettamente
senso in C\0. Percio si ottiene banalmente che
limε→0
∫C1
f(z)dz =
∫ δ
+∞
(−1)nx−n−1
ex − 1dx =
= −∫ +∞
δ
(−1)nx−n−1
ex − 1dx = − lim
ε→0
∫C3
f(z)dz.
11
Quindi la loro somma fa 0 e l’integrale su C si riduce al calcolo dell’integrale
su C2, ovvero sul bordo di Bδ(0) = z ∈ C | |z| < δ. Quindi∫C2
f(z)dz =
∫C2
(−1)nz−n−1
ez − 1dz,
e moltiplicando e dividendo la funzione integranda per z si puo far compa-
rire la funzione zez−1
che e rappresentabile nella forma∑+∞
k=0Bkk!tk, quando
|z| < 2π. Tale condizione di sviluppabilita e soddisfatta dato che δ e
abbastanza piccolo, allora∫C2
(−1)nz−n−1
ez − 1dz =
∫C2
(−1)nz−n−1 z
ez − 1
dz
z=
=
∫C2
(−1)nz−n−2 z
ez − 1dz =
∫C2
(−1)nz−n−2
+∞∑k=0
Bk
k!zkdz =
= (−1)n+∞∑k=0
Bk
k!
∫C2
zk−n−2dz,
dove ho scambiato serie ed integrale perche la funzione integranda e olo-
morfa e perche la serie converge uniformemente (in quanto δ e abbastanza
piccolo).
Per il teorema dei residui∫C2
zk−n−2dz = 2πiRes0(zk−n−2),
e il residuo di zk−n−2 in 0 e non nullo solo nel caso in cui k − n− 2 = −1,
ovvero per k = n + 1, e tale residuo vale 1. Percio della serie con cui si e
rappresentato∫C2f(z)dz sopravvive solo l’(n + 1)-esimo termine. Inoltre
ci accorgiamo di non dover nemmeno fare il limite per δ che tende a zero
perche il risultato non dipende da δ.
Si ha quindi l’espressione esplicita di L(−n) cercata,
L(−n) = limδ→0
(−1)n+∞∑k=0
Bk
k!
∫C2
zk−n−2dz = (−1)nBn+1
(n+ 1)!2πi,
che inserito nella formula della zeta mi da
ζ(−n) =n!
2πiL(−n) =
=n!
2πi(−1)n
Bn+1
(n+ 1)!2πi = (−1)n
Bn+1
n+ 1.
12
Da questo teorema segue un corollario notevole, ovvero la zeta di Riemann
si annulla negli interi pari negativi.
Corollario 1. ∀n ≥ 0 ζ(−(2n)) = 0.
Dimostrazione. Dalla formula precedente
ζ(−(2n)) = (−1)2n B2n+1
2n+ 1= 0
perche i numeri di Bernoulli di ordine dispari sono nulli.
5 Equazione Funzionale
Dopo aver trovato i valori della ζ sugli interi negativi, dimostriamo un’i-
dentita soddisfatta dalla ζ nota come equazione funzionale. Essa mette in
relazione due valori della zeta di Riemann, quello calcolato in un valore s
complesso (s 6= 1, 0) e quello calcolato in 1− s.
Teorema 2. ∀s ∈ C con Re(s) < 0,
ζ(s) = 2F (−s)(2π)s−1 sin(sπ
2)ζ(1− s).
Dimostrazione. Prima di cominciare osserviamo che in Re(s) < 0, ζ(s),
ζ(1− s) e F (−s) sono funzioni ben definite ed olomorfe.
Consideriamo il seguente sottoinsieme di C.
E = z ∈ C|Rez > 0 e − ε < Imz < ε ∪⋃k∈Z
Bδ(2πki)
e definiamo D = C\E, cioe il complementare di E.
Riprendiamo la funzione f(z) usata per definire L(s) e calcoliamo l’integrale∫∂D
f(z)dz,
ove la curva ∂D e percorsa lasciando D a destra. Dato che i punti dove
f non e definita sono solo i reali non negativi (a causa della presenza del
logaritmo di −z) e i punti della forma 2πik, con k ∈ Z (a causa del fatto
che il denominatore ez−1 si annulla), la funzione f e olomorfa in D, percio
dal teorema di Gauss Green ∫∂D
f(z)dz = 0.
13
La curva C usata per definire L(s) e un tratto di ∂D e data l’arbitrarieta
di ε e δ si ha: C ⊂ ∂D e quindi
0 =
∫∂D
f(z)dz =
∫C
f(z)dz +∑k∈Z
∫∂Bδ(2πki)
f(z)dz =
= L(s) +∑k∈Z
∫∂Bδ(2πki)
(−z)s
z(ez − 1)dz = L(s)−
∑k∈Z
∫∂Bδ(2πki)
(−z)s−1
(ez − 1)dz.
Se moltiplichiamo a destra e a sinistra per F (−s)2πi
ottengo
0 = ζ(s)− F (−s)2πi
∑k∈Z
∫∂Bδ(2πki)
(−z)s−1
(ez − 1)dz
ovvero
ζ(s) =F (−s)
2πi
∑k∈Z
∫∂Bδ(2πki)
(−z)s−1
(ez − 1)dz.
Ora calcoliamo, per k fissato, il generico integrale della sommatoria. Dal
teorema dei residui,∫∂Bδ(2πki)
(−z)s−1
(ez − 1)dz = 2πiRes2πki(
(−z)s−1
(ez − 1)).
Il residuo, per definizione, e
Res2πki((−z)s−1
(ez − 1)) = lim
z→2πki(z − 2πki)
(−z)s−1
(ez − 1)
e ricordando che e±2πki = 1 si ha
limz→2πki
(z − 2πki)(−z)s−1
(ez − 1)= lim
z→2πki(z − 2πki)
(−z)s−1
(ez−2πki − 1)=
= limz→2πki
(−z)s−1 (z − 2πki)
(ez − 1)= (−2πki)s−1.
Quindi ∫dBδ(2πki)
(−z)s−1
(ez − 1)dz = 2πi(−2πki)s−1.
Rimettendo tutto nella sommatoria
ζ(s) =F (−s)
2πi
∑k∈Z
∫∂Bδ(2πki)
(−z)s−1
(ez − 1)dz =
=F (−s)
2πi
∑k∈Z
2πi(−2πki)s−1 = F (−s)∑k∈Z
(−2πki)s−1 =
14
= F (−s)∞∑k=1
((−2πki)s−1 + (2πki)s−1) =
= F (−s)(2π)s−1((−i)s−1 + (i)s−1)∞∑k=1
ks−1 =
= F (−s)(2π)s−1((−i)s−1 + (i)s−1)∞∑k=1
1
k1−s .
Facendo un calcolo semplice si trova subito che (−i)s−1 + (i)s−1 =
2 sin( sπ2
) scrivendo i nella forma eiπ2 . Inoltre se s < 0 allora 1 − s > 1
e quindi e vero che∞∑k=1
1
k1−s = ζ(1− s).
Sostituendo il tutto si ottiene la tesi cercata, ovvero
ζ(s) = 2F (−s)(2π)s−1 sin(sπ
2)ζ(1− s).
6 La formula di Eulero: la zeta sugli interi positivi pari
Giunti a questo punto, usando i teoremi dimostrati nelle precedenti sezioni
otteniamo finalmente la formula di Eulero:
Teorema 3. ∀n ≥ 1
ζ(2n) = (−1)n+1B2n(2π)2n
2(2n)!.
Dimostrazione. Sia s = −(2n − 1) = 1 − 2n, l’equazione funzionale (che
abbiamo dimostrato per Re(s) < 0) mi dice che:
ζ(1−2n) = 2F (2n−1)(2π)−2n sin(π
2−2nπ
2)ζ(2n) = 2(2n−1)!(2π)−2n(−1)nζ(2n),
in quanto sin(π2− 2nπ
2) = sin(π
2− nπ) = (−1)n.
Dalla formula per gli interi negativi:
ζ(−(2n− 1)) = ζ(1− 2n) = (−1)2n−1B2n
2n= −B2n
2n.
Quindi si ha
−B2n
2n= 2(2n− 1)! (2π)−2n(−1)nζ(2n),
15
isolando la zeta da una parte,
ζ(2n) = −(−1)nB2n(2π)2n
2(2n)!.
La formula e stata ottenuta usando metodi di matematica piuttosto avan-
zati.
Osservazione 5. Quindi ho trovato i valori della ζ negli interi positivi
pari. A questo punto ci si puo chiedere se possiamo trovare i valori della
ζ nei punti ni con n ∈ Z. Consigliamo al lettore interessato la lettura di
[5], l’autore non trova una formula esplicita ma dimostra una formula che
approssima tali valori.
7 Una dimostrazione piu elementare
Vediamo ora una dimostrazione che utilizza concetti matematici piu ele-
mentari. Essa prende spunto dal metodo usato da Papadimitriou in [4].
Innanzi tutto prendiamo come punto di partenza la seguente uguaglianza:
∀m ≥ 1m∑k=1
cot2(kπ
2m+ 1) =
m(2m− 1)
3=
2
3m2 +O(m).
La dimostrazione di questa puo essere trovata in [4].
Generalizziamola:
Lemma 4. ∀n,m ≥ 1
m∑k=1
cot2n(kπ
2m+ 1) = (−1)n−1 24n−1B2n
(2n)!m2n +O(m2n−1).
Dimostrazione. Definiamo prima qualche oggetto per semplificare le nota-
zioni. Per ogni k = 1, . . . ,m chiamo xk := cot2( kπ2m+1
) e sn =∑m
k=1 xnk .
La tesi da dimostrare e che
sn = (−1)n−1 24n−1B2n
(2n)!m2n +O(m2n−1).
Come in [4], considero inoltre il polinomio definito ∀m ≥ 1
pm =
(2m+ 1
1
)xm−
(2m+ 1
3
)xm−1+
(2m+ 1
5
)xm−2−
(2m+ 1
7
)xm−3+· · ·
16
che ha come radici xkk=1,...,m e chiamando σk,
con k = 1, · · · ,m, le funzioni simmetriche elementari di xkk=1,··· ,m (ovve-
ro σ1 = x1 +. . .+xm, σ2 = x1x2 +x2x3 +x1x3 +. . ., . . ., σm = x1x2 · · ·xm) si
ha che σk e il modulo del coefficiente di xm−k nel polinomio pm
(2m+11 )
= pm2m+1
ovvero
σk =
(2m+12k+1
)2m+ 1
=1
2m+ 1
(2m+ 1)!
(2k + 1)! (2m− 2k)!=
=(2m)(2m− 1) · · · (2m− 2k + 1)
(2k + 1)!=
22km2k
(2k + 1)!+O(m2k−1).
Ora fissato un qualunque m ≥ 1, dimostro la tesi per induzione su n.
Per n=1 ho l’identita scritta all’inizio della sezione (dimostrata da Papa-
dimitriou in [4]). Sia vera la tesi per ogni 1 ≤ n ≤ r − 1, verifico la tesi
per r. Osservo che sr =∑m
k=1 xrk e combinazione lineare degli sk, infatti,
usando le funzioni simmetriche vale
−sr = (−1)rrσr +r−1∑k=1
(−1)r−kskσr−k.
I σk li ho calcolati sopra e per ipotesi induttiva conosco gli sk, quindi ho:
(−1)r−kskσr−k =
= (−1)r−k[(−1)k−1 24k−1B2k
(2k)!m2k+O(m2k−1)][
22(r−k)
(2(r − k) + 1)!m2(r−k)+O(m2(r−k)−1)] =
= (−1)r−1 22r+2k−1B2k
(2k)!(2r − 2k + 1)!m2r +O(m2r−1).
Poi:
(−1)rrσr = (−1)r2r 22r−1
(2r + 1)!m2r +O(m2r−1).
Quindi si ha che
−sr = (−1)rrσr +r−1∑k=1
(−1)r−kskσr−k =
= (−1)r22r−1m2r[2r
(2r + 1)!−
r−1∑k=1
22kB2k
(2k)!(2r − 2k + 1)!] +O(m2r−1).
Si dimostra facilmente (lo si puo trovare in [2]) che
2r
(2r + 1)!=
r∑k=1
22kB2k
(2k)!(2r − 2k + 1)!],
17
allora ho che2r
(2r + 1)!−
r−1∑k=1
22kB2k
(2k)!(2r − 2k + 1)!] =
=2r
(2r + 1)!−
r∑k=1
22kB2k
(2k)!(2r − 2k + 1)!] +
22rB2r
(2r)!=
22rB2r
(2r)!.
Unendo questo risultato a quanto trovato prima
−sr = (−1)r22r−1 m2r 22rB2r
(2r)!+O(m2r−1) = (−1)r
24r−1B2r
(2r)!m2r+O(m2r−1),
percio cambiando segno a destra e a sinistra si ottiene la tesi cercata.
Ora possiamo usare questo lemma per dimostrare la nostra formula. E’ un
conto piuttosto noioso pero e molto semplice. E’ noto che ∀x ∈ (0, π2)
sin(x) ≤ x ≤ tan(x),
passando ai quadrati
sin2(x) ≤ x2 ≤ tan2(x)
e passando agli inversi
1
tan2(x)≤ 1
x2≤ 1
sin2(x).
Dalle formule trigonometriche
cot2(x) ≤ 1
x2≤ 1 + cot2(x)
ed elevando tutto alla n si ottiene:
cot2n(x) ≤ 1
x2n≤ (1 + cot2(x))n.
Ora riconduciamoci alla situazione del lemma. Per m ≥ 1 e 1 ≤ k ≤ m
poniamo x = πk2m+1
. Ora si vede che tale x e compreso tra 0 e π2
estremi
esclusi, quindi vale la disuguaglianza di prima. Sommando per k da 1 a m
si ottiene:
m∑k=1
cot2n(πk
2m+ 1) ≤ (2m+ 1)2n
π2n
m∑k=1
1
k2n≤
m∑k=1
(1 + cot2(πk
2m+ 1))n.
18
Ora per il lemma precedente
m∑k=1
(1 + cot2(πk
2m+ 1))n =
m∑k=1
n∑j=1
(n
j
)cot2j(
πk
2m+ 1) =
=m∑k=1
cot2n(πk
2m+ 1) +O(m2n−2).
Sempre per il lemma precedente
m∑k=1
cot2n(πk
2m+ 1)) = (−1)n−1 24n−1B2n
(2n)!m2n +O(m2n−1).
Unendo queste informazioni si ottiene la disuguaglianza:
(−1)n−1 24n−1B2n
(2n)!m2n +O(m2n−1) ≤ (2m+ 1)2n
π2n
m∑k=1
1
k2n≤
≤ (−1)n−1 24n−1B2n
(2n)!m2n +O(m2n−1).
Moltiplicando tutto per π2n
(2m+1)2nsi ottiene:
(−1)n−1π2n24n−1B2n
(2n)!
m2n
(2m+ 1)2n+O(
m2n−1
(2m+ 1)2n) ≤
m∑k=1
1
k2n≤
≤ (−1)n−1π2n24n−1B2n
(2n)!
m2n
(2m+ 1)2n+O(
m2n−1
(2m+ 1)2n).
Quindi ho compresso la sommatoria centrale tra due quantita che al
limite per m crescente hanno stesso andamento. Notiamo che al centro,
per m che tende a +∞ si ha la zeta di Riemann calcolata in 2n. Dato che
limm→+∞
m2n
(2m+ 1)2n= 2−2n
e dato che
limm→+∞
m2n−1
(2m+ 1)2n= 0,
per il teorema dei carabinieri si ottiene l’identita
ζ(2n) = (−1)n−1π2n24n−1B2n
(2n)!2−2n = (−1)n−1 (2π)2nB2n
2 (2n)!,
e considerato che (−1)n−1 = (−1)n+1 ovvero la formula di Eulero cercata.
19
8 Un po’ di storia
Il primo contributo di Eulero sulla zeta di Riemann appare nello scritto
“De Summatione Innumerabilium Progressionum” (1731) dove fornisce un
metodo originale per il calcolo di ζ(2). Nel 1732, in “Methodus Generalis
Summandi Progressioni”, fornisce quella che poi verra chiamata “Formula
di Eulero-MacLaurin” dove appaiono i numeri di Bernoulli. Nel 1736 Eule-
ro pubblica “Inventio Summae Cuiusque Seriei Ex Dato Termini Generali”
dove facendo calcoli su funzioni sviluppabili con lo sviluppo di Taylor incon-
tra la funzione generatrice dei numeri di Bernoulli. E una scoperta nuova
che lo porta a scrivere la forma attualmente usata della formula di Eulero-
MacLaurin e all’approssimazione della costante di Eulero-Mascheroni. Inol-
tre fornisce una nuova stima per ζ(2).
In realta veri e propri progressi nel calcolo dei numeri ζ(2n) avvennero nel
1734 in una lettera di Eulero a Bernoulli (purtroppo andata perduta) dove
Eulero diceva di aver dimostrato che
ζ(2) =π2
6, ζ(4) =
π4
90.
Bernoulli rispose a tale lettera dicendo che dimostrare tale identita a po-
steriori e facile e che avrebbe invece voluto vedere la sua dimostrazione
originale. Ora diamo una idea della dimostrazione di Eulero:
Supponiamo di avere α reale che non sia multiplo di π, ad esempio α
razionale. Considero la funzione
f(x) = 1− sinx
sinα.
Lo sviluppo di Taylor di tale funzione e:
f(x) = 1− x
sinα+
x3
3! sinα− x5
5! sinα+
x7
7! sinα− · · ·
Eulero, senza giustificare approfonditamente, considerava le funzioni tra-
scendenti periodiche come polinomi di grado infinito. Quindi in modo
naturale rappresentava f(x) in termini delle sue radici ak:
f(x) =+∞∏k=1
(1− x
ak).
Ora le radici di f sono: 2nπ + α con n ∈ Z e 2nπ + π − α con n ∈ Z.
Quindi
f(x) =∏n∈Z
(1− x
2nπ + α)(1− x
2nπ + π − α) =
20
= (1−xα
)+∞∏n=1
(1− x
(2n− 1)π − α)(1+
x
(2n− 1)π + α)(1− x
2nπ + α)(1+
x
2nπ − α).
Ora uso le funzioni elementari simmetriche (come fatto nella dimostrazione
del lemma 2) definite come
σm =∑
i1,··· ,im≥1
ai1 · · · aim
e chiamo (sempre in analogia con il lemma 2)
Sm =∑k≥1
amk .
Vediamo per esempio che
S1 = σ1 S2 = σ21 − 2σ2 S3 = σ3
1 − 3σ1σ2 + 3σ3.
Osserviamo che i σk sono i coefficienti dello sviluppo in serie di Taylor di f
(scritto sopra) perche sono i coefficienti che verrebbero moltiplicando tutti
i termini (1 − xak
) . Quindi, dato che lo sviluppo di Taylor di f ha tutti i
coefficienti di x2n con n ≥ 1 nulli. Quindi σ2n = 0, ∀n ≥ 1. Ora
σ1 =1
sinα= S1 =
=1
α+
+∞∑n=1
(− 1
(2n− 1)π − α+
1
(2n− 1)π + α− 1
2nπ + α+
1
2nπ − α),
poi
σ2 = 0 = S2 − σ21 =
=1
α2+
+∞∑n=1
(− 1
((2n− 1)π − α)2+
1
((2n− 1)π + α)2− 1
(2nπ + α)2+
1
(2nπ − α)2)+
− 1
sin2 α,
poi ancora
σ3 =1
3! sinα=
1
3(3σ1σ2 − σ3
1 + S3) =−σ3
1 + S3
3=
=1
3[
1
α3+
+∞∑n=1
(− 1
((2n− 1)π − α)3+
1
((2n− 1)π + α)3− 1
(2nπ + α)3+
1
(2nπ − α)3)+
− 1
sin3 α],
21
e cosı via calcolandosi mano mano i σk.
Ora ponendo α = π2, da σ1 Eulero ottenne:
4
π(1− 1
3+
1
5· · · ) = 1,
mentre da σ2 ottenne
8
π2(1 +
1
32+
1
52+ · · · ) = 1.
Dato che la somma dei reciproci dei dispari al quadrato e i 34
della somma
ζ(2) e chiaro che8
π2
3
4ζ(2) = 1
ovvero6
π2ζ(2) = 1
cioe
ζ(2) =π2
6.
Con il calcolo di σ4 si ottiene ζ(4) e cosı via. Da notare come non si riesce
a calcolare la zeta nei dispari perche con questo metodo otteniamo serie
a termini alternati (come nel caso di σ1). Bernoulli contesto a Eulero il
fatto apparentemente ingiustificato di considerare le funzioni trascendenti
come polinomi di grado infinito. Eulero, invece, continuava a ribadire con
certezza le sue idee e diceva anzi che il metodo da lui usato era basato su
un principio il cui uso non era mai stato fatto prima. Cosı successivamente
inizio a giustificare rigorosamente la teoria dei prodotti infiniti.
Dopo essere passato allo studio di altro, Eulero ritorna sulla zeta nel 1740
con “De Seriebus Quibusdam Considerationes”. In questo lavoro dimostra
la formula
π cos[ (b−a)π2n
]
n sin[ (b+a)π2n
]− n sin[ (b−a)π2n
]=
1
a+
+∞∑k=1
2b
(2k − 1)2n2 − b2− 2a
(2kn)2 − a2.
Con tale formula riottiene i valori della ζ negli interi pari. Inoltre, nello
stesso lavoro, compie notevoli progressi verso il calcolo della zeta negli interi
dispari ottenendo risultati che sarebbero stati giustificati tempo dopo. In
uno dei lavori successivi si concentra nello sviluppo della funzione
sinx
x
22
come produttoria e, facendo come con f(x) = 1 − sinxsinα
, ritrova le stesse
formule ottenute a partire dalla f .
Il suo lavoro e stato davvero soprendente ed eccezionale, per gli interes-
sati si consiglia la lettura di [3].
Nel 1749 continua ad estendere la sua teoria nel tentativo di trovare i valori
mancanti della ζ scrivendo “Remarques sur un beau rapport entre les series
des puissances tant directes que reciproques”. Trova la formula, (detto log
il logaritmo naturale),∞∑k=0
1
(2k + 1)3=π2
2Z,
dove
Z =∞∑n=2
(−1)nn2 log n,
(in un certo senso utile per il calcolo di ζ(3) ) e altre formule simili per
la zeta nei dispari. Nel 1772, infine, torna sul problema nello scritto
“Exercitationes Analyticae” dove dimostra che∞∑k=0
1
(2k + 1)3=π2
4log 2 + 2
∫ π2
0
x log sinx dx.
Una bozza della dimostrazione si puo trovare in [3]. Con cio si concludono
i notevoli contributi di Eulero sulla zeta di Riemann.
Riferimenti bibliografici
[1] Edwards, H. M., Riemann’s Zeta Function, Courier Dover Publications,
2001
[2] Apostol, T.M., Another Elementary Proof of Euler’s Formula for ζ(2n),
The American Mathematical Monthly, 80, 1973
[3] Ayoub, R., Euler And The Zeta Function, The American Mathematical
Monthly, 81, 1974
[4] Papadimitriou, I.A., Simple Proof Of The Formula∑+∞
k=11n2 = π2
6, The
American Mathematical Monthly, 80, 1973
[5] Gourdon, X. and Sebah, P., Numerical Evaluation of the Riemann Zeta-
Function, //numbers.computation.free.fr/Constants/constants.html,
23/07/2003
23