Alife nel 1800. Immagini e suggestioni nelle testimonianze di scrittori coevi e di viaggiatori...

32
Angelo Gambella Alife nel 1800. Immagini e suggestioni nelle testimonianze di scrittori coevi e di viaggiatori inglesi (1790-1830) Cilio Alifano 1 DRENGO

Transcript of Alife nel 1800. Immagini e suggestioni nelle testimonianze di scrittori coevi e di viaggiatori...

Angelo Gambella

Alife nel 1800.

Immagini e suggestioni nelle testimonianze di scrittori coevi

e di viaggiatori inglesi (1790-1830)

Cilio Alifano 1

DRENGO

Angelo Gambella Alife nel 1800. Immagini e suggestioni nelle testimonianze di scrittori coevi e di viaggiatori inglesi (1790-1830). Cilio Alifano, 1 Drengo, Roma - Alife 2013. ISBN: 978-88-88812-28-1 Pubblicato in Alife per la Collana “Cilio Alifano” nel mese di maggio 2013 In collaborazione con: MATAL – Matesini e Alifani nel Lazio e nell’Italia Centrale http://www.asime.it/matal/ In copertina: Alife, Porta Roma, primo quarto del XX secolo. Tutti i diritti sono riservati a norma di legge e a norma delle convenzioni internazionali. © Drengo Srl Casa editrice in Roma http://www.drengo.it

Nel caro ricordo di mia madre Norma

ALIFE NEL 1800

5

Presentazione della collana “Cilio Alifano”

Don Luigi Cilio, meglio conosciuto con lo

pseudonimo di Cilio Alifano, era primicerio della Cattedrale di Alife quando, nel 1536, pubblicò dalla sua stamperia domestica l’Opera nuova di Iacopo Campanile, con dedica alla contessa Cornelia Piccolomini. Era la prima pubblicazione realizzata in città e la prima della carriera del proto-editore alifano che si svilupperà negli anni seguenti tra Napoli e Salerno, con una nuova parentesi alifana, e poi definitivamente nella capitale del Regno almeno fino al 1558.

Considerato, immeritatamente, un tipografo minore con un limitatissimo numero di stampe, Cilio fu invece lungamente attivo e dal suo torchio furono stampate numerose edizioni, comprese opere di sicura importanza e di una certa qualità*. Notevolmente danneggiato dalla censura, di lui sono comunque sopravvissute circa venti diverse edizioni, tra le quali emerge il De Puerorum Institutione del grammatico alifano Cesare Benenato, un manuale basato su scritti di Erasmo e di Brunfels, con il quale i due oriundi alifani sfidarono l’Indice e

* A. Gambella, Cilio Alifano, in corso di pubblicazione; il lavoro preliminare dal titolo Cilio Alifano. Editoria e cultura tra Alife e Napoli nel XVI secolo è stato pubblicato in Annuario 2011 dell’Associazione Storica del Medio Volturno, Piedimonte Matese 2011. L’elenco delle edizioni ciliane è in Censimento delle edizioni di Cilio Alifano, a cura di A. Gambella per il sito MATAL <http:// http://www.asime.it/matal/cilio/2/index.htm>.

ALIFE NEL 1800

6

l’inquisizione. Dopo la prima edizione ciliana e la stampa dell’Officio della Cattedrale del 1552, oggi irreperibile, ad Alife cessava ogni attività tipografica.

Nell’intitolare questa collana di studi locali a Cilio Alifano, dapprima nel 2010 in formato e-book e infine a stampa, con la copia originale simbolicamente stampata in Alife, abbiamo inteso raggiungere due obiettivi: rendere il dovuto omaggio al primo editore e rievocare l’edizione tipografica di Cilio all’interno delle antiche mura cittadine.

Il primo numero della collana, a cura dello scrivente, riguarda la città di Alife attorno al 1800, ed è basato sulle testimonianze a stampa dell’epoca, con particolare attenzione ai diari di viaggio di visitatori inglesi. Sono stati esaminati numerosi libri coevi, compresi alcuni testi del tutto sconosciuti alla storiografia locale, quali, per esempio, le relazioni a stampa di Pestieri e Miceli prodotte nelle cause contro i Gaetani, e sopravvissute, a quanto pare in un unico esemplare, alla distruzione degli atti processuali.

Il programma editoriale proseguirà con un opuscolo dedicato all’attività del più volte citato Cilio: l’edizione della Vittoria contra Pietro Strozzi rarissimo bollettino della battaglia di Scannagallo del 2 agosto 1554 stampato, nello stesso mese, dall’editore alifano in Napoli.

Alife, aprile 2013

Angelo Gambella

ALIFE NEL 1800

7

Alife nel 1800*

1. Gli scrittori coevi

* La versione originaria di questo contributo, è stata pubblicata online, in forma ridotta, il 6 settembre 2010, alla URL: <http://www.matal.org/cilio/1/gambella.viaggiatori.pdf> (poi alla URL: <http://www.asime.it/matal/cilio/1/gambella.viaggiatori.pdf>).

ALIFE NEL 1800

8

ALIFE NEL 1800

9

Nel 1776, con la pubblicazione delle Dissertazioni istoriche delle antichità alifane del canonico Gian Francesco Trutta1, l’antica Alife richiama nuova attenzione da parte degli eruditi del tempo e di semplici visitatori dal regno, ma anche dall’estero. Il centro abitato dentro le mura e il territorio circostante sono infatti disseminati di resti d’età romana da vedere e studiare2. Il Trutta è preceduto di sei anni dalle “compendiose notizie” del marchigiano Cesare Orlandi, a lui riferite da un anonimo “magistrato” alifano3. Nell’odierna Piazza Vescovado c’è una grande vasca mentre spicca una colonna sulla quale è adagiato un leone scolpito in pietra: uno scorcio di un’Alife che non c’è più. Questo anonimo erudito alifano fornisce la notizia che il capitolo della cattedrale è composto da 10 canonici e due dignità, vale a dire l’arcidiacono e il primicerio, e da 6 mansionari4. Oltre alla cattedrale, che conserva le spoglie di

1 G. F. TRUTTA, Dissertazioni istoriche delle antichità alifane, Napoli 1776. 2 Testimonianze di visite e descrizioni di Alife iniziano dal medioevo. Già Ruggero II di Sicilia nel 1134 notò la bellezza del luogo e la ricchezza delle acque che vi scorrevano. Il notaio Nicola di Martone compì nel 1394 un avventuroso viaggio in Terrasanta; approdato a Nicosia (Cipro) notò giardini all’interno delle case che gli ricordavano da vicino la Alife del tempo: “Sembra la città di Alife con giardini e alberi all’interno”. Io Nicola de Martoni: il pellegrinaggio ai luoghi santi da Carinola a Gerusalemme 1394-1395, a cura di M. Piccirillo, Gerusalemme 2003. 3 C. ORLANDI, Delle città d’Italia e sue isole adjacenti compendiose notizie, Perugia 1770, pp. 391-398. 4 Nulla è cambiato nel Capitolo della cattedrale rispetto allo stato ecclesiastico riferito dai vescovi Seta (1621) e Medici (1648) nelle

ALIFE NEL 1800

10

S. Sisto, esistono in Alife due chiese maggiori: S. Maria la Nova e S. Maria Maddalena5.

Il catasto onciario del 1746, secondo la precisa analisi

del Ricciardi6 elenca 199 famiglie cittadine proprietarie di beni compresi 11 minori, 17 “vedove, vergini e bizzoche”, 3 ecclesiastici secolari cittadini, 7 forestieri abitanti laici e 1 forestiero ecclesiastico secolare. I forestieri e gli enti di culto

relazioni ad limina conservate all’Archivio Segreto Vaticano (S. Congr. Concilii Relationes 32A); quella di Pietro Paolo de’ Medici è inedita e include una breve descrizione di Alife “Civitas Aliphana quadrata forma prope Vulturnum flumen sita est, a celebri monte Mathesio sexto distans milliario; ad hoc cingitur eisdem muri…”. Lo storico d’Isernia, Ciarlanti, nel 1644 scrive, tra l’altro “Vi sta anche in piedi un forte Castello per quanto appare, se ben ora desolato” (G. V. CIARLANTI, Memorie Historiche del Sannio..., Isernia 1644, I, 54). Di questo secolo sono molto interessanti due vedute della città, opere rispettivamente di Cassiano de Silva, e di un anonimo per la casa di Laurenzana già attribuita al Pacichelli da me pubblicate in A. GAMBELLA, Medioevo Alifano. Potere e popolo nello stato normanno di Alife, Roma 2a ed. 2007. 5 La presenza di entrambe le chiese nel Quarto Castello, unitamente all’esistenza, nella stessa area, della chiesa di S. Caterina temporaneamente chiusa al culto ma riaperta in seguito, evidenzia presumibilmente una zona cittadina densamente abitata. Non è nominata l’antica chiesa cristiana di S. Giovanni, già appartenuta all’Ordine degli Ospitalieri, e divenuta di patronato comunale, sita nell’omonimo Largo, appena fuori Porta Napoli, che appare ancora in piena funzionalità nel XIX secolo. 6 R.A. RICCIARDI, Sistemazione dei demani di Alife. Vol II. La Valle di Pietrapalomba confine antichissimo dei feudi e delle universita di Alife e S. Angelo Raviscanina, Caserta 1912.

ALIFE NEL 1800

11

di altri luoghi sono ben 394, in maggioranza di Vallata. Un’altra fonte locale è la platea dei beni di casa Gaetani7 del 1782, che ci mostra i grandi terreni, i boschi, i mulini di proprietà del conte e, soprattutto, le “cannavine” affittate ai privati: si tratta di grandi orti coltivati, con casa, posti per lo più al di fuori delle mura, con l’uso dell’acqua ottenuta da canali e pozzi. Di quel che esiste dentro le mura, però descrive molto poco; sappiamo appena che c’è un’osteria, mentre nel quarto S. Francesco ci sono alcune case del conte ed è in piedi il nuovo Palazzo della corte, ricostruito nello stesso posto dopo il terremoto distruttivo del 1688, un sisma con epicentro a Cerreto Sannita capace di cancellare molte testimonianze dell’Alife romana, ma soprattutto medievale8 e rinascimentale9.

Nell’anno 1800 Alife è un villaggio di circa 1800

abitanti, come possiamo evincere dal confronto dei dati riferiti da più scrittori in quasi un trentennio. Il

7 D. MARROCCO, Il patrimonio feudale di Alife alla fine del ’700, Capua 1967. 8 Per Alife medievale rimando a A. GAMBELLA, Medioevo Alifano cit. 9 Sono completamente scomparsi, tra gli altri, il “Palazzo Grande” dell’Università, il Palazzo Vescovile, molti edifici religiosi – il convento di S. Francesco, la chiesa di S. Andrea – e pubblici – ancora nel XVI sec. esisteva un palazzo detto della “cancelleria vecchia” ed anche una “casa dell’erario” vicino la chiesa di S. Vito anch’essa distrutta –, neppure è sopravvissuta, nel toponimo, la “Piazza del mercato vecchio” che si apriva vicino la perduta chiesa di S. Pietro nell’omonimo Quarto del quadrilatero alifano. Il 26 Luglio 1805, un terremoto con epicentro nell’area di Boiano provocò danni alla cattedrale, ma la città nel complesso fu risparmiata.

ALIFE NEL 1800

12

Giustiniani10, infatti, attesta una popolazione di 1300 abitanti, Orlandi11 ne conta circa 1500, il Sacco12 ne registra 1700, Alfano13 ne segnala 1850, ma ha maggior fede la precisa rilevazione statistica di 1836 abitanti del Galanti che, basandosi su statistiche ufficiali, per l’anno 1792, attesta per l’intera diocesi di Alife 18228 anime14.

Per l’informatore dell’Orlandi (1770) il “commercio di

Alife è considerevole per le vettovaglie di ogni sorta ed in grande abbondanza tantoché può somministrarle a molti paesi convicini” 15. Il Sacco nel 1795 segnala che la cattedrale ha 12 canonici, 6 ebdomadari e un arciprete, e che sono attive le chiese di S. Leonardo, S. Maria la Nova, S. Maria Maddalena16 e “un monte de’ morti per sollievo de’ bisognosi”17. Mentre Giustiniani nel 1797 si sofferma sui luoghi utilizzati per la caccia dai sovrani di Napoli e sugli

10 L. GIUSTINIANI, Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli, Napoli 1797, I, p. 122. 11 C. ORLANDI, cit. p. 397. 12 F. SACCO, Dizionario geografico-istorico-fisico del Regno di Napoli, Napoli 1795, vol. 1, pp. 26-27. 13 G. M. ALFANO, Istorica descrizione del regno di Napoli diviso in dodici provincie, Napoli 1798, p. 6. 14 G. M. GALANTI, Della descrizione geografica e politica delle Sicilie, Napoli 1793, Vol. 1, p. 390; vol. 4, p. 146. Il Galanti utilizza dati provenienti dagli “Stati delle Anime”. 15 C. ORLANDI, cit., p. 396. 16 F. SACCO, Dizionario geografico-istorico-fisico cit., vol. 1, pp. 26-27. 17 Deve trattarsi del Monte dei Morti sotto il titolo del Rosario il cui statuto del 1798 è conservato presso l’Archivio di Stato di Napoli (Cappellano Maggiore -Statuti delle congregazioni laicali).

ALIFE NEL 1800

13

animali selvatici che vi si possono trovare, il Sacco specifica che si producono “grani, granidiglia, legumi, frutti, vini, oli e canapi”18.

In questi anni Alife viene attraversata da importanti

cambiamenti che trovano precisa traccia su rare pubblicazioni del tempo. Con le cosiddette leggi eversive della feudalità (1806-1808), il conte perde gran parte del potere e l’Università acquisisce nuovi diritti e soprattutto vede cessati antichi soprusi. In tal senso la testimonianza degli anni 1740-43 di Pestieri e Centomani per la causa tra Università e signore feudale è emblematica per un centro che “per la vastezza del territorio e fertilità del terreno” era stato importante e popoloso, e ora è ridotto in miseria con gli alifani che lamentano di essere trattati “non da schiavi ma peggio che bruti”19. Il conte-duca Gaetani di Laurenzana fa pure immettere animali nei “pasconi” ossia campi seminati, facendosi beffe di una norma degli Statuti del ‘400 (ripresi al par. 12 dei Capitoli del 1503 e al n. 18 degli Statuti del 1506). I medesimi capi d’accusa restano impuniti ancora nel 1802 con il signore feudale che, come sessant’anni addietro, seguita a pretendere 3 carlini a famiglia ed uno da “vedove e donzelle”, con l’obbligo per gli alifani di acquistare generi alimentari nella taverna affittata dal duca, come testimoniano Miceli, Imbimo e De

18 F. SACCO, Dizionario geografico-istorico-fisico cit., vol. 1, pp. 26-27. 19 G. PESTIERI - A. CENTOMANI, Per l’Università della città di Alife contra l’illustre duca di Laurenzano, [Napoli], s.d.; la relazione è datata Napoli 16 febbraio, l’anno di stampa è imprecisato ma il periodo è compreso tra il 12.01.1740 e il 6.02.1743.

ALIFE NEL 1800

14

Tommaso20. Finalmente viene fatta giustizia e particolarmente con i processi per la divisione del demanio degli anni 1808-10, ma con enorme ritardo, perché già in un procedimento del 1667, come ricorda Miceli, era stato riconosciuto valido il privilegio di re Alfonso d’Aragona che nel lontano 1449 aveva concesso la montagna e la selva all’Università “come anco le giurisdizioni sulla Zecca de’ pesi e misure et Portolania”. Una relazione sul medesimo privilegio viene pubblicata dall’avv. Giacinto Bellitti, nel 1804, con il titolo Per la città di Alife coll’ill. Duca di Laurenzana21 oggi irreperibile.

Queste rarissime pubblicazioni sono stampate nella

capitale, in quanto nella città di Cilio Alifano22, una tipografia manca dal 1552, tanto che l’arcidiacono della cattedrale Vincenzo Meola, pubblica a Napoli, nel 1816 e in seconda edizione nel 1822, il suo Trionfo della ragione sugli assalti del moderno filosofismo, uno scritto forte e polemico nei confronti di Hobbes, Spinoza e Bayle.

20 D. MICELI - B. IMBIMBO - G. DE TOMMASO, Per la citta di Alife per capi di gravami contro l’illustre duca di Laurenzana, [Napoli], 1802ca., la relazione è datata Napoli 15 ottobre 1802. 21 Si tratta di un testo di 52 pagine in cui si descrive la concessione di Alfonso D’Aragona del 1449, come espressamente indicato sul catalogo di una libreria antiquaria che ne possedeva una copia nel 1861: Catalogo di libri antichi e rari vendibili in Napoli presso Giuseppe Dura, Napoli 1861, p. 77. 22 A. GAMBELLA, Cilio Alifano. Editoria e cultura tra Alife e Napoli nel XVI secolo, in Annuario dell’Associazione Storica del Medio Volturno 2011.

ALIFE NEL 1800

15

Pagina della Relazione del 1740-43 di Pestieri e Centomani con richiamo al “Divieto di fida” previsto dagli Statuti quattrocenteschi di Alife

Frontespizio della Relazione Miceli - Imbimbo - De Tommaso del 1802

ALIFE NEL 1800

16

Tornando alle testimonianze italiane, l’abate Domenico Romanelli nel 1818 descrive il paesaggio: “Alife non ha cambiato mai sito. Ella ancora giace nella sinistra del fiume Volturno da un lato, ed appiè del monte Matese, dall’altro in una dolce pianura innaffiata da acque correnti, e rivestita della più ridente verdura. Dovunque si scava nelle sue vicinanze si trovano nobili avanzi della sua antica civilizzazione”23. Brevi notizie su Alife, la sua cattedrale e le sue chiese si riscontrano in diverse opere a stampa della prima metà del XIX secolo24, basti, come esempio, la voce curata dal locale canonico Francesco Ferrazzani per i Cenni storici del D’Avino (1848), che ci offre un’immagine del “duomo di Alife, spazioso ed elegante di fresco restaurato, riformato ed abbellito” che conserva il “prezioso deposito delle spoglie mortali di S. Sisto I”25. Il Catalogo dei vescovi del canonico Iacobelli, manoscritto del 1847, è rimasto inedito.

23 D. ROMANELLI, Antica topografia istorica del regno di Napoli, Napoli 1818. Un esempio dell’interesse verso i resti della colonia romana è dato dagli “avanzi delle sue terme che si vedono tuttavia sull’amena collina detta volgarmente Torella. Vi restano ancora in buona parte i portici, che circondavano il grande edificio, ed i canali, che le acque tiepide che vi trasportavano per mezzo miglio lontane”. 24 Notizie sulle produzioni di Alife e del Matese all’inizio del XIX secolo, sono in V. CORRADO, Notiziario delle particolari produzioni delle province del regno di Napoli..., Napoli 1816, pp. 31-32. Tra i vari scrittori di storia della Chiesa, Gaetano Moroni fa un rapido cenno sulla cattedrale di Alife “dedicata a S. Sisto papa martire, è una bella chiesa di antica architettura, officiata da dodici canonici, tra i quali si contano due dignità di cui la prima è l’arcidiacono”. G. MORONI, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, Venezia 1840 ad voces. 25 V. D’AVINO, Cenni storici sulle chiese arcivescovili, vescovili, e prelatizie (nullius)del regno delle due Sicilie, Napoli 1848, pp. 8-10.

ALIFE NEL 1800

17

2. I viaggiatori inglesi

ALIFE NEL 1800

18

ALIFE NEL 1800

19

In questo contesto storico e geografico suscitano un certo interesse le testimonianze di visitatori stranieri, inglesi e non solo. Tra gli europei che vengono a visitare Alife c’è, infatti, un pittore olandese alla corte di Napoli, Anton Sminck van Pitloo che verso il 1815 disegna una veduta26 della chiesa di S. Giovanni Gerosolimitano, oggi riportata allo stato di mausoleo romano, fuori Porta Napoli. Da segnalare anche un francese, che prima del 1834 transita presso la cittadina “ou plutôt davant ses ruines” annotando “trois tours demantelees”, tre torri smantellate quali unici resti di antiche costruzioni e registrando, per il resto, credenze popolari27. Non c’erano solo viaggiatori impreparati: nel Manuale bibliografico del viaggiatore in Italia, Peter Lichtenthal, suggerisce di documentarsi su Alife con le settecentesche opere del Trutta e del Giorgio28.

Fra gli stranieri transitati da queste parti sono da includere gli svizzeri che subito dopo il 1813 si stanziano a Piedimonte, ma non sono noti diari di viaggio, mentre il tedesco Theodor Mommsen negli anni 1845-46 ricerca e descrive le iscrizioni alifane che in seguito pubblica nel monumentale Corpus Inscriptionum Latinarum29. I colti

26 Si conserva presso un privato. 27 L’Italie, la Sicile, les iles Eoliennes, l’ile d’Elbe, la Sardaigne, Malte, etc. d’apres les inspirations, les recherches et les travaux de MM. le vicomte De Chateaubriand et al.; recueillis et publies par Audot pere, Paris 1836, p. 202. 28 P. LICHTENTHAL, Manuale bibliografico del viaggiatore in Italia, Milano 2a ed. 1834. 29 Corpus Inscriptionum Latinarum, a cura di T. MOMMSEN, IX, Berolini 1888 (CIL). Nel corso delle sue visite il Mommsen diede istruzioni e suggerimenti per il consolidamento delle torri medievali.

ALIFE NEL 1800

20

viaggiatori britannici, invece, lasciano testimonianze piuttosto dettagliate ed originali delle loro visite, del tutto ignote alla storiografia locale.

Sir Richard Colt Hoare La prima testimonianza è rappresentata dal viaggio,

per la verità poco fortunato, di Sir Richard Colt Hoare30. Nel settembre 1790, il nobile inglese da Caiazzo transita nella pianura alifana, nelle immediate vicinanze della “ancient town of Alife”. Percorre la strada dei pioppi per raggiungere Piedimonte dove un amico gli ha prenotato una camera. Trascorre gran parte delle sue quattro giornate piedimontesi nell’appartamento a causa di piogge incessanti. Riesce a descrivere brevemente il Vallone dell’Inferno e la Sorgente31, derivata dal Lago Matese, fonte di un acquedotto romano che doveva portare ad Alife. Aveva raccolto informazioni sulle molte vestigia dell’antica Alife che voleva vedere di persona, come intendeva tentare un’escursione sul Matese fin sul Miletto o vedere Telese, ma

30 R. C. HOARE, A classical tour through Italy and Sicily. Tending to illustrate some districts, which have not been described by Mr. Eustace, in his classical tour, London 1819. 31 Esemplare, ancora nei nostri tempi, il libro di ricordi di Archimede Mingo, il quale, nel 1941 durante il servizio militare, si sofferma incantato ad osservare la Sorgente di Piedimonte, e di ritorno ai piedi del Matese nel 1968, resta pietrificato di fronte alla constatazione che la “limpida sorgente era stata uccisa”. A. MINGO, La mia naja (1941-1945), 1999.

ALIFE NEL 1800

21

è costretto dal clima inclemente32 a rinunciare e tornare a Napoli. Un vero peccato, infatti, quando sarà di passaggio a Teano troverà il tempo di vedere e trascrivere numerose iscrizioni latine33.

Keppel Richard Craven Un secondo britannico, Keppel Richard Craven34,

visita “the town of Alife” attorno al 1824. “È situata a tre miglia da Piedimonte, al centro di una valle”. Alife è bagnata dal Volturno, ma questo fiume e altri corsi d’acqua delle vicinanze, rendono l’aria insalubre per buona parte dell’anno tanto da comportare uno stato di spopolamento e miseria che contrasta con il grado di notevole di città acquisito durante l’impero romano e il tardo Medioevo; nonostante ciò mantiene il privilegio di città. In questo testimone si riscontra la “consueta” affermazione a senso unico (inizia nel Cinquecento e prosegue ancora in quegli

32 Piene e straripamenti del Torano a Piedimonte, anche gravi, sono segnalati nel corso del XIX secolo e ricorrono talvolta proprio nel mese di settembre. Particolarmente disastrosa l’alluvione del 13 settembre 1857: V. COPPOLA, Inondazione di Piedimonte nel settembre 1857, Napoli 1858. 33 Una notevole scultura raffigurante Sir Richard Colt Hoare, studioso delle antichità e archeologo, si può vedere nella cattedrale di Salisbury in Inghilterra. 34 K. R. CRAVEN, Excursions in the Abruzzi and northern provinces of Naples, London, 1838, Vol. 1, p. 21. Ho notizia di un’edizione in lingua italiana.

ALIFE NEL 1800

22

anni) dell’aria malsana35 per cui Alife resta sede vescovile ma il prelato risiede a Piedimonte, centro comunque tanto vicino da consentire al clero di andare a svolgere le funzioni in cattedrale e tornare a casa. Craven ha il merito di ricordare “the Middle Ages”, ben cosciente che non esiste solo un’Alife romana, ma che c’è stata gloria anche nel Medioevo, e pertanto deve aver visto e riconosciuto le torri normanne anche se non le cita direttamente. Il nostro viaggiatore indica che Alife si estende su un ampio territorio e ci rivela che “è circondata da mura ben conservate in più parti”; in definitiva, c’è qualche interruzione ma non ci sono le costruzioni che solo in tempi recenti hanno gravemente alterato la cinta muraria. La mente vola alle parole della versione italiana del Dizionario geografico di Laurence Echard, celebre erudito britannico vissuto cent’anni prima: “Le antiche sua mura sono di una meravigliosa sodezza”36. Il Craven viaggia in lungo e in largo per le province settentrionali del Regno, tanto da lasciare cenni su altri villaggi e cittadine del nostro territorio come Raviscanina, Ailano, Prata, Letino, Piedimonte. Di Alife dice che “mostra numerose vestigia di antichità, come un anfiteatro, terme e diverse parti di grandi edifici”. Riferisce che sono stati trovati altari votivi, frammenti di sculture e

35 Restando sempre nell’ambito della letteratura anglosassone, ma da un punto di vista scientifico, è interessante il Dublin quarterly journal of medical science, Vol. 46, 1868, p. 175 che riferisce di una forma di meningite “cerebro-spinale” riscontrata nel 1845 in Terra di Lavoro, sia nella zona di Alife che in quella di Piedimonte. 36 L. ECHARD, Classic geografic dictionary, London 1715, ed. italiana, Venezia 1761.

ALIFE NEL 1800

23

numerose iscrizioni sono ancora “disseminate per le sue strade disabitate”. È un ritratto, a tutto tondo, di un città che è stata grande e che ora si presenta come una nobile decaduta. Da Alife parte una strada alberata che sale gradualmente per il villaggio di Sant’Angelo dove alcuni amici lo attendono, mentre in precedenza a Piedimonte aveva trovato ospitalità da un imprenditore nativo della Svizzera, che non nomina direttamente, ma che è identificabile in Gian Giacomo Egg37.

Frontespizio del primo volume della guida di Keppel Craven

37 Personaggio ben noto della storia moderna piedimontese.

ALIFE NEL 1800

24

L’opera del Craven ha avuto buona fortuna tanto che Edward Herbert Bunbury dell’Università di Cambridge, nella voce dedicata ad Alife nel Dictionary of Greek and Roman geography curato da Sir William Smith, si serve del Romanelli e proprio del Craven per una descrizione coeva: “la moderna Alife è un posto povero e decadente, ma conserva la sede vescovile e il titolo di città”. E ancora, “preserva gran parte delle sue antiche mura e porte, come numerose altre vestigie dell’antichità, inclusi i resti del teatro e dell’anfiteatro”38. L’introduzione storica ricorda che Alife è stata una città dei sanniti al centro di battaglie con i romani durante le guerre sannitiche e puniche, ma il cenno su Strabone rimanda alla sua collocazione geografica, e l’Itinerario Antonino, che indicava Alife sulla strada latina tra Roma e Benevento, riporta subito all’avventura del viaggio a cavallo, o come nel caso successivo, in sella ad un mulo.

Crauford Tait Ramage

Particolarmente interessante il punto di vista di un

terzo viaggiatore britannico, Crauford Tait Ramage39, vero amante delle antichità italiane. Attraverso i suoi ricordi lo vediamo attraversare il Volturno a Baia, dove nota considerevoli resti di un ponte romano, per entrare subito

38 W. SMITH, Dictionary of Greek and Roman geography, Boston 1865. 39 C. T. RAMAGE, The nooks and by-ways of Italy. Wanderings in search of its ancient remains and modern superstitions, London 1868, pp. 228-29. Ne esiste una versione ridotta, tradotta in italiano, ma non mi è stato finora possibile reperirla per un confronto con l’originale.

ALIFE NEL 1800

25

dopo nella pianura alifana. È la primavera del 1828: “The country round Alife was beautiful” tanto che decide subito di pernottare in locanda per poter gustare le bellezze paesaggistiche. Nota che a nord di Alife si erge superbo il Matese che la ripara dalla Tramontana e dallo Scirocco. Ma lo stupendo scenario contrasta con la gente: “trovo che gli abitanti considerano il loro miserabile villaggio come un vero Paradiso in Terra”, non sono proprio in errore, ma non hanno cura del luogo, tanto che “la locanda è sporca e il mio scomodo giaciglio non mi fa certo sentire in Paradiso”. Ma il gentleman resta ancora incantato dalla natura e dai resti d’età romana e chiede di poter conferire con qualche cultore locale. Viene indirizzato dall’albergatore verso il “padre of the church”40, presumibilmente il canonico curato41 (parroco) di S. Maria Assunta, il quale si propone, anche con una certa insistenza, di fargli da cicerone. Passeggiando per Alife, l’inglese racconta all’intelligente religioso alifano di aver visto, il giorno prima, i notevoli resti del Ponte

40 Pio VII sopprime la diocesi e la sottopone a quella unita di Telese e Cerreto il 16 marzo 1818, decisione resa effettiva l’anno successivo. Il Vescovo Gentile, il clero e le autorità non si perdono d’animo e si rivolgono a Pio VII affinché Alife conservi almeno la dignità di Cattedrale, tanto che con bolla il 14 dicembre 1820 lo stesso pontefice restituisce lo stato di Cattedrale alla Chiesa di Alife e la unisce, stavolta correttamente, con unione egualmente principale a quella di Telese. I prelati successivi saranno pertanto creati vescovi di Alife-Telese, unione che avrà termine nel 1852 quando Alife e Telese saranno separate riprendendo i vecchi confini diocesani. 41 Il titolare della carica è Sebastiano Lombardi, ma sono noti vari sostituti: G. PARISI, Alife e le sue chiese, Piedimonte Matese 2006, p. 252.

ALIFE NEL 1800

26

dell’Inferno come parte della sua esplorazione di un largo tratto del Volturno, e ne nasce una dotta e interessante conversazione tra i due. Ma dopo la digressione storica e geografica, ecco Ramage osservare con acume “the walls of Alife”: “Le mura di Alife formano un parallelogramma rettangolo con porte al centro di ogni lato protetto da bastioni”. Osserva attentamente che le fondamenta e la parte inferiore delle mura sono molto antiche, mentre la parte superiore è più recente. Dalle numerose iscrizioni trovate evince che fosse residenza di numerosi cittadini romani e nota che muovendosi dalla città verso una qualsiasi direzione42 si trovano tracce di antiche ville. Va a vedere con una certa attesa le “terme” di Alife a S. Potito e rimane deluso: “i resti sono considerevoli, ma sono solo rovine”.

Parla dei resti degli acquedotti, ne osserva ruderi presso S. Angelo-Raviscanina in località Le grotte, dove sono ben visibili le volte di un edificio romano, mentre presso l’antica chiesa di S. Maria del Campo43 nota l’iscrizione di Terentius Celer44 e di quanto resta di un’antica villa.

42 Le due strade principali dell’impianto urbanistico romano, decumano massimo e cardine massimo, sono state pavimentante con l’attuale basolato nel 1850ca; negli stessi anni il comune acquista ben 3000 pioppi. F. VITI, Sulle condizioni economico amministrative del distretto di Piedimonte, Napoli 1855, p. 23 e 28. 43 La chiesa di S. Maria del campo presso S. Angelo d’Alife, precedentemente in territorio alifano, merita maggiori indagini essendo già segnalata in un documento del 1290 dell’Archivio di S. Sofia di Benevento. 44 Dovrebbe trattarsi, in realtà, di Celere della tribù Teretina; l’iscrizione è riportata nel CIL al n. 2335 e fu vista sul posto dal

ALIFE NEL 1800

27

Ritratto di Crauford Tait Ramage Ramage lascia Alife ben contento dello scenario

incantevole, e ringraziato il suo cicerone, sale sul proprio mulo e si dirige verso il villaggio di Caiazzo. Dalle lettere indirizzate alla consorte ne trarrà un libro di viaggio che uscirà a Londra ben quarant’anni dopo la sua visita. Era diventato rettore della Wallace Hall Academy e sicuramente non aveva dimenticato Alife.

Questi diari di viaggio di cittadini inglesi mostrano

una certa attenzione verso le antichità alifane nel più generale interesse per il Regno delle due Sicilie, tanto che

Trutta e ancora nella sua visita del 1845-46 dal Mommsen. E pensare che “oggi l’iscrizione, colpita da un’altra frattura, giace abbandonata in uno scantinato della Scuola Media di S. Angelo d’Alife”: N. MANCINI, Allifae, 3a ed., Piedimonte M. 2005, p. 113.

ALIFE NEL 1800

28

ancora nel 1868, sette anni dopo l’unificazione d’Italia, esce a Londra la sesta edizione di un Handbook for travellers, una guida di viaggio dell’Italia meridionale e naturalmente c’è Alife: “(2500 Inhabitants) a deserted-looking village in a swampy hollow”45. Peccato per la premessa così deprimente, eppure da vedere ci sono “considerevoli resti della Allifae sannita” (e romana?), con le sue antiche mura e porte, terme, teatro e anfiteatro “still exist”, ancora esistenti. La cittadina, in realtà, attraversa una fase di sviluppo economico con un certo incremento demografico, tanto che il censimento nazionale del 1881 segna 3350 abitanti.

Le descrizioni paesaggistiche della letteratura di viaggio britannica del XIX secolo conservano punti di contatto con l’attualità, ma si è comunque di fronte ad una situazione notevolmente modificata; basti pensare che il paesaggio odierno differisce da quello immortalato, nel 1944, da un altro anglosassone, George Frederick Kaye, che fotografa soldati neozelandesi presso le mura di Alife, in uno scenario radicalmente diverso46.

45 J. MURRAY, A handbook for travellers in southern Italy: being a guide for the provinces formerly constituting the continental portion of the Kingdom of the Two Sicilies, London, 1868, p. 368. Si veda anche il cenno in C. KNIGHT, The English Cyclopaedia: Geography, London 1867, Vol. 4, p. 407. 46 Si veda l’art. dello scrivente: 12 gennaio 1944. La Divisione trasporti della Nuova Zelanda in Alife, <http://www.matal.org/1944.htm> (25.07.2010) ora <http://www.asime.it/matal/1944.htm>.

ALIFE NEL 1800

29

In conclusione, fra la fine del XVIII secolo e la prima metà del XIX, colti viaggiatori come Hoare e Craven testimoniano l’interesse degli antiquari britannici nei confronti del luogo, e Ramage, in particolare, dimostra che Alife è un villaggio in piena attività, dove si può soggiornare, incontrare persone dotte con cui avere interessanti conversazioni, ammirare le solide mura e i resti dell’antica civiltà nel contesto di uno splendido paesaggio47.

Se dell’anfiteatro siamo ben felici di poterne ammirare i resti riportati alla luce di recente (i visitatori inglesi lo confondevano, in realtà, con i resti del teatro o forse ne osservavano le tracce ellittiche sul terreno), nulla ci resta del teatro, presso la Cattedrale, che è stato colpevolmente smantellato a fine Ottocento. Chissà quanti altri visitatori anglofoni hanno avuto la fortuna di ammirare quanto è scomparso, e magari preso appunti o abbozzato disegni in quel di Alife? Di certo, molto presto, gli inglesi non verranno più in sella ad un mulo restando estasiati, passo dopo passo, di fronte ad una natura incontaminata che è sempre più un lontano ricordo.

47 Anni dopo, Augustus John Cuthbert Hare, nella sua guida turistica, riprende proprio la testimonianza del Ramage: “Alife on the site of Allifae of the Samnites, of which there are considerable remains. The walls form a rectangular parallelogram with gates in the centre of each side protected by bastions, and the lower portions of the walls are ancient”. A. J. C. HARE, Cities of Southern Italy and Sicily, London 1883, p. 79.

ALIFE NEL 1800

30

ALIFE NEL 1800

31

Indice Presentazione della collana “Cilio Alifano”………………..3 Gli scrittori coevi……………………………………………7 I viaggiatori inglesi……………………………………..…17 Indice……………..……………………………………..…31