Un inedito biglietto di Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena, deposta regina di Francia

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CITTÀ DEL VATICANO ARCHIVIO SEGRETO VATICANO 2014 DALL’ARCHIVIO SEGRETO VATICANO Miscellanea di testi, saggi e inventari VII ESTRATTO COLLECTANEA ARCHIVI VATICANI 96

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CITTÀ DEL VATICANOARCHIVIO SEGRETO VATICANO

2014

DALL’ARCHIVIO SEGRETO VATICANO

Miscellanea di testi, saggi e inventari

VII

ESTRATTO

COLLECTANEA ARCHIVI VATICANI

96

COLLECTANEA ARCHIVI VATICANI, 96ISBN 978-88-85042-98-8

Segretario di redazione: Francesco Lippa

tutti i diritti riservati

© 2014 by Archivio Segreto Vaticano

Marco Maiorino

Un inedito biglietto di Maria antonietta d’asbUrgo-lorena, deposta regina di francia

1. prologo – 2. il mittente – 3. la data e il luogo – 4. il destinatario – 5. epilogo

1. Prologo

il 24 febbraio 1968, mons. giovanni benelli 1, sostituto della segreteria di stato, trasmetteva al prefetto dell’archivio segreto Vaticano, mons. Martino giusti 2, una cassetta contenente nove documenti, fra i quali «un indulto di papa leone Xii, dispacci di Maria antonietta, luigi XVi e carlo X ed altre interessanti carte» 3. il plico era stato inviato al segretario di paolo Vi, mons.

1 nato a poggiole di Vernio (prato) il 12 maggio 1921, fu ordinato sacerdote il 31 ottobre 1943 e inviato a roma per seguire gli studi alla pontificia Università gregoriana. in quegli anni conobbe giovanni battista Montini, allora sostituto della segreteria di stato, che ne apprezzò le qualità. laureatosi in diritto canonico e conseguita la licenza in teologia, benelli fu convinto ad entrare nella pontificia accademia ecclesiastica da Montini, che dal 1° ottobre 1947 ne fece il proprio segretario particolare. salito al soglio pontificio con il nome di paolo Vi, Montini assegnò a benelli la nunziatura apostolica in senegal nel 1966 e alla fine di giugno dell’anno seguente lo nominò sostituto della segreteria di stato. eletto arcivescovo di firenze il 3 giugno 1977, benelli fu creato cardinale da paolo Vi nel concistoro del 27 giugno seguente. Morì nella sua diocesi il 26 ottobre 1982. per un profilo biografico completo del personaggio si veda bruna Bocchini camaiani – andrea RiccaRdi, Benelli Giovanni, in Dizionario bio-grafico degli italiani (dbi), 34, roma 1988, pp. 340-345 e, da ultimo, dante cecchi et al., Il cardinale Giovanni Benelli, roma 1992 [coscienza, 22].

2 nato a Montpellier nel 1905, fu ordinato sacerdote a lucca nel 1928, conseguendo tre anni più tardi il diploma della scuola Vaticana di paleografia e quindi la laurea in diritto canonico all’apollinare di roma. nel maggio del 1932 fu assunto come scriptor all’archivio segreto Vaticano, divenendone archivista nel 1941, viceprefetto nel 1949 e infine prefetto nel 1956, incarico che mantenne fino al pensionamento, avvenuto nel 1984; in quell’occasione giovanni paolo ii lo elesse arcivescovo titolare di are di numidia. Morì a lucca il 1° dicem-bre 1987. profilo biografico in terzo natalini, Monsignor Martino Giusti, 1905-1987, roma 1992. cfr. anche sergio Pagano, L’Archivio Segreto Vaticano e la prefettura di Angelo Mercati (1925-1955). Con notizie d’ufficio dai suoi diari, in Dall’Archivio Segreto Vaticano. Miscellanea di testi, saggi e inventari, V, città del Vaticano 2011, pp. 66 (nota 172), 114, 135 [collectanea archivi Vaticani, 84].

3 asV, archivio della prefettura, Accessioni recenti, ff. n.n.

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pasquale Macchi 4, da serafino Majerotto 5, vice-segretario dell’amministra-zione speciale della sede apostolica 6, venuto in possesso di quegli scritti dopo la morte dello zio paterno cassiano, che li aveva regolarmente acquistati. i documenti, conservati per quasi un quarantennio nei depositi dell’archivio segreto Vaticano fra gli Instrumenta Miscellanea, sono stati accuratamente de-scritti soltanto di recente 7.

fra gli scritti del “dono Majerotto” si trova un bifoglio cartaceo di piccolo formato (cm 18x12), contenente poche righe di scrittura tracciate da una sola mano (tav. 2).

eccone il brevissimo tenore:

les sentiments de ceux qui partagent ma douleure, monsieur et cher beau frere, sont la seule consolation que je puisse recevoir, dans cette triste circon-stance.

recevez mes voeux pour la nouvelle année et l’assurance du sincere atta-chement avec lequel je suis, Monsieur et cher beau frere,

votre affectionnée belle soeur et cousineMarie antoinette 8

4 nato a Varese il 9 novembre 1923, fu ordinato sacerdote il 15 giugno 1946. conseguita la laurea in lettere moderne presso l’Università cattolica del sacro cuore, nel 1954 divenne segretario particolare dell’arcivescovo di Milano, giovanni battista Montini, mantenendo l’incarico anche dopo l’elezione di questi al soglio pontificio. dopo la morte di paolo Vi, fece ritorno nella diocesi di Varese come arciprete del sacro Monte. nel 1988 giovanni paolo ii lo elesse arcivescovo prelato di loreto ed egli rimase in quella sede fino al 1996, quando rasse-gnò le dimissioni per raggiunti limiti d’età. Morì a Milano il 5 aprile 2006. su di lui si veda ora angelo montonati, Monsignor Pasquale Macchi. Nel solco luminoso di Paolo VI, torino 2013.

5 nato a caldonazzo (trento) l’8 agosto 1908, fu assunto nell’amministrazione speciale della sede apostolica come addetto dell’Ufficio studi il 18 giugno 1932. nel 1943 divenne ad-detto del segretariato, aiuto segretario nel 1947 e, infine, vice segretario nel 1955, ricoprendo quell’incarico fino al 30 settembre 1970, quando fu collocato a riposo. Morì a caldonazzo il 7 agosto 1995.

6 costituita da pio Xi il 7 giugno 1929 allo scopo di gestire i fondi versati dal governo italiano alla santa sede in esecuzione della convenzione finanziaria allegata al trattato del la-terano dell’11 febbraio 1929, l’ammistrazione speciale della sede apostolica corrisponde oggi alla sezione straordinaria dell’amministrazione del patrimonio della sede apostolica, creata da paolo Vi con la costituzione apostolica Regimini Ecclesiae universae del 15 agosto 1967.

7 sergio Pagano, Additiones agli «Instrumenta Miscellanea» dell’Archivio Segreto Vati-cano (7945-8802), città del Vaticano 2005, pp. 201, 202, 213, 243, 247, 249, 252 [collectanea archivi Vaticani, 57].

8 asV, Instr. Misc. 8360 (i); regesto in Pagano, Additiones, p. 202. il documento, finora inedito, è stato esposto nella recente mostra documentaria dell’archivio segreto Vaticano allestita presso i Musei capitolini a roma e, per l’occasione, illustrato sommariamente in una breve scheda descrittiva a cura di chi scrive, inserita nel relativo catalogo Lux in arcana. L’Ar-chivio Segreto Vaticano si rivela, catalogo della Mostra per il iV centenario dalla fondazione dell’archivio segreto Vaticano (roma, Musei capitolini, 29 febbraio – 9 settembre 2012), a cura di Marco Maiorino, pier paolo piergentili e gianni Venditti, editing e visual a cura di alessandra gonzato, roma 20122, p. 93.

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privo di qualsiasi elemento di solennità, il biglietto sembra ricavato da un supporto cartaceo di maggiori dimensioni, ritagliato in porzioni più pic-cole lungo margini di rifilatura ancora parzialmente visibili ai lati del foglio. il documento manca della data e dell’indicazione del destinatario, mentre il mittente si limita a firmare con il semplice nome di battesimo.

dinanzi a una fonte documentaria tanto lacunosa, chiunque desideri co-glierne appieno il valore storico, dovrà tentare di far luce su almeno tre que-stioni fondamentali:

– il mittente è davvero Maria antonietta, regina consorte di luigi XVi di francia?

– Quando e dove è stato scritto il biglietto? – chi è il destinatario?allo scopo di offrire un’adeguata e, per quanto possibile, esaustiva risposta

a queste domande, cercherò di illustrare qui le tappe di una ricerca condotta sulla scorta di pochi ma significativi elementi, tutti interni al documento.

2. Il mittente

la prima domanda cui occorre rispondere è anche quella che offre mino-ri difficoltà. l’identificazione dell’autrice dello scritto con Maria antonietta d’asburgo-lorena 9, già annunciata del resto nella lettera di mons. benelli, è infatti facilmente verificabile: anzitutto la sottoscrizione, costituita dal sem-plice nome di battesimo, è tipica delle regine di francia 10; in secondo luogo, il confronto con altri documenti sicuramente autografi di Maria antonietta

9 riferimenti bio-bibliografici: Jean francois eugène RoBinet – adolphe RoBeRt – Ju-lien le chaPlain, Dictionnaire historique et biographique de la Révolution et de l’Empire 1789-1815, paris 1899, pp. 515-516; silvia dethlefs, Marie Antoinette, Erzherzogin von Österreich, in Neue Deutsche Biographie (ndb), 16, berlin 1990, pp. 183-185; Joan hasliP, Maria Anto-nietta, Milano 20062 (trad. it. dell’originale inglese Marie Antoinette, london 1987); evelyne leveR, Maria Antonietta, Milano 20072 (trad. it. dell’originale inglese Marie Antoinette: the last Queen of France, new York 2000); benedetta cRaveRi, Maria Antonietta, la regina martire, in ead., Amanti e regine. Il potere delle donne, Milano 20082 (i ed. 2005); carolly eRicksson, Maria Antonietta, l’ultima regina di Francia, Milano 201214 (trad. it. dell’originale inglese To the Scaffold, new York 1991).

10 Questa caratteristica fu ricordata dallo stesso luigi XVi al proprio elemosiniere, il cardinale louis rohan, che gli aveva mostrato un’autorizzazione per l’acquisto di una costo-sissima collana di diamanti (cfr. infra, p. 151 e nota 15) a firma di Marie Antoinette de France. il re, già insospettito dalla calligrafia così diversa da quella della consorte, non aveva nutrito alcun dubbio sulla falsità del documento proprio in ragione della sottoscrizione della regina e aveva rimproverato il cardinale per la sua ingenuità: «comme un prince de la maison de rohan et un grand-aumônier de france, a-t-il pu croire que la reine signait Marie antoinette de france? personne n’ignore que les reines ne signent que leur nom de baptême» (Jeanne-louise genet camPan, Mémoires sur la vie privée de Marie-Antoinette, ii, paris 18265, p. 13).

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conferma senza dubbio che l’autrice del nostro biglietto sia proprio la consor-te di luigi XVi 11.

stabilita così l’identità del mittente, è tuttavia innegabile che l’aspetto esteriore di questo scritto desti qualche perplessità. seppure ascrivibile all’am-bito della corrispondenza privata, il biglietto mostra infatti un carattere cu-riosamente frettoloso e dimesso, dettato con tutta probabilità dalle particolari circostanze in cui fu redatto. sarà dunque necessario a questo punto cercare fra le poche righe del suo generico tenore qualche elemento che consenta di collocarlo nel tempo e nello spazio.

3. La data e il luogo

i principali indizi per individuare l’occasione in cui Maria antonietta scrisse il suo messaggio sono concentrati al principio e alla fine: la regina an-novera il destinatario fra coloro che partecipano del suo dolore e gli rivolge gli auguri di buon anno. Quest’ultimo elemento potrebbe suggerire una datazione cautamente generica, sebbene circoscritta ai giorni compresi tra la festività del natale di un anno imprecisato e il primo giorno dell’anno seguente 12. tuttavia, la consuetudine invalsa alla corte di francia di scambiarsi gli auguri di capo-danno il 1° gennaio e nei giorni immediatamente successivi, consente di datare più precisamente il biglietto ai primi di gennaio di un certo anno 13. non resta allora che prendere in considerazione i circa diciott’anni di regno di luigi XVi e Maria antonietta per individuare quali circostanze potessero suscitare nella regina i sentimenti di sconsolata angoscia denunciati nel nostro documento e, quindi, soffermarsi in particolare sugli eventi occorsi in coincidenza con il principio dell’anno. ripercorrendo la biografia di Maria antonietta fra il 1774 e il 1793, così ricca di episodi dolorosi e momenti difficili, ci si accorge però

11 fra essi mi limito a citare qui la lettera scritta alla cognata Madame Élizabeth il 16 ottobre 1793, poche ore prima della propria esecuzione, conservata oggi nelle archives natio-nales de france (paris, anf, ae/i/7-8/3). l’autografo della regina è consultabile on line nella base dati Archim, contenente documentazione dell’Ancien Régime e dell’epoca rivoluzionaria, all’indirizzo <www.culture.gouv.fr/documentation/archim/dossiers.htm> (consultato il 19 ottobre 2013).

12 Una simile datazione proposi nella scheda descrittiva del biglietto di Maria antoniet-ta pubblicata nel catalogo Lux in arcana, p. 93.

13 il cerimoniale dello scambio degli auguri per il nuovo anno non fu disatteso neppu-re il 1° gennaio 1789, quando la crisi politica era al suo culmine e la monarchia gravemente minacciata dall’imminente assemblea degli stati generali (leveR, Maria Antonietta, p. 273). persino durante la prigionia nella torre del tempio, come vedremo più oltre, la famiglia reale non rinunciò a tale consuetudine (cfr. infra, p. 160). la tradizione di scambiarsi gli auguri per il nuovo anno dal 1° gennaio fino alla fine del mese, fra l’altro, è osservata in francia ancora oggi: colgo l’occasione per ringraziare qui Hélène destombes, giornalista della radio Vatica-na, per avermi fornito questa interessante informazione.

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che quasi nessuno di essi si verificò in corrispondenza dell’inizio di qualche anno. converrà passare comunque in rassegna, in estrema sintesi, gli eventi che misero maggiormente alla prova la serenità della regina di francia.

nel novembre 1780, appresa la notizia della morte di sua madre Maria teresa, Maria antonietta «ebbe un attacco di convulsioni e rimase inerte per parecchie ore» 14. lo scandalo suscitato nell’estate del 1785 dall’affaire du col-lier 15, conclusosi con un lungo processo che compromise gravemente l’imma-gine della regina 16, fu per Maria antonietta un colpo durissimo 17. la morte del suo primo figlio maschio, il delfino luigi giuseppe, spentosi per tuber-colosi il 4 giugno 1789 a soli otto anni, lasciò la regina inconsolabile e in preda all’insonnia 18. Ma gli anni più drammatici furono quelli compresi fra il 1789 e il 1793, quando gli eventi rivoluzionari, in un crescente susseguirsi di tumulti e violenze, condussero i sovrani di francia dalla prigione dorata del palazzo delle tuileries 19, al trasferimento alla torre del tempio 20 e infine alla ghigliot-tina. la situazione precipitò proprio fra il 10 dicembre 1792, con l’inizio del processo per alto tradimento a carico di luigi XVi 21, e il 21 gennaio 1793, data della sua esecuzione. fu in quel periodo a cavallo fra due anni cruciali, a mio giudizio, che la regina scrisse questo biglietto, manifestando al destina-tario il suo comprensibile stato di prostrazione. tuttavia, come vedremo fra breve, Maria antonietta si trovava allora prigioniera nella torre del tempio e, almeno all’apparenza, le era assolutamente preclusa qualsiasi possibilità di comunicare con l’esterno: una circostanza che sembrerebbe opporre un insor-

14 leveR, Maria Antonietta, p. 188.15 sulla complessa vicenda del complotto ai danni della regina Maria antonietta noto

come l’affaire du collier, si veda frantz funck-BRentano, L’affaire du collier d’après des nouve-aux documents recueillis en partie par A. Bégis, paris 19107; leveR, Maria Antonietta, pp. 226-245; cRaveRi, Maria Antonietta, pp. 365-369; eRicksson, Maria Antonietta, pp. 213-217.

16 «a causa di quell’infelice vicenda, Maria antonietta venne giudicata una donna per-fida e corrotta, che saccheggiava le casse del regno per il suo piacere personale e approfittava della debolezza del re» (leveR, Maria Antonietta, p. 245).

17 così scrive Madame campan, prima dama di camera della regina, ricordando la re-azione di Maria antonietta nell’apprendere che il principale imputato del processo, il card. rohan, era stato assolto: «la doleure de la reine fut extrême; aussitôt que j’appris le jugement du procès, je me rendis chez elle, je la trouvai seule dans son cabinet; elle pleurait: “Venez”, me dit sa Majesté, “venez plaindre votre reine outragée et victime des cabales et de l’injustice”» (camPan, Mémoires, ii, p. 23).

18 leveR, Maria Antonietta, p. 278.19 Ibid., pp. 309-322.20 Ibid., pp. 374-387.21 sul processo a carico di luigi XVi si veda louis-françois JauffRet, Histoire impar-

tiale du procès de Louis XVI, ci-devant roi des Français, paris 1793 e, più recentemente, paul et pierret giRault de couRsac, Enquête sur le procès du roi, paris 19922. Una preziosa raccolta della documentazione processuale, a cura del collegio di difesa del re, si trova in françois denis tRonchet – chretien guillaume de lamoignon des malesheRBes – romain de sèze, Le proces de Louis XVI, ou Recueil contenant les decréts qui y sont relatifs, paris 1793.

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montabile ostacolo all’ipotesi che il nostro biglietto sia stato scritto proprio in quel periodo. per tentare di superare questa oggettiva difficoltà, sarà quanto mai utile ripercorrere alcuni momenti salienti della lunga e penosa deten-zione della famiglia reale alla torre del tempio, avvalendosi delle numerose fonti memorialistiche coeve, tanto ricche di particolari sulle condizioni di vita di quegli illustri prigionieri 22. saranno queste stesse preziose testimonianze, come vedremo, ad offrire un valido sostegno all’ipotesi che Maria antonietta potesse intrattenere una corrispondenza segreta con l’esterno di quell’inespu-gnabile fortezza.

la sera del 13 agosto 1792, la famiglia reale giunse in carrozza presso l’imponente complesso del Temple 23. luigi XVi, Maria antonietta, il delfi-no luigi carlo, la principessa Maria teresa – chiamata Madame Royale – e Madame Élizabeth, sorella del re, erano accompagnati da un nutrito seguito di cortigiani e servitori 24: la principessa di lamballe 25; la contessa louise Éli-

22 fra le testimonianze di quanti condivisero la prigionia della famiglia reale al Temple spicca senza dubbio il diario tenuto da Jean-baptiste cant Hanet, detto cléry, valletto di camera di luigi XVi: Jean-baptiste cléRy, Journal de ce qui s’est passé à la Tour du Temple pendant la captivité de Louis XVI, roi de France, londres 1798. altre preziose informazioni sulla vita della famiglia reale al Temple si trovano in françois hüe, Dernières années du rè-gne et de la vie de Louis XVI, paris 1814; [Marie thérèse, duchesse d’angoulême], Récit des evenements arrivés au Temple, depuis le 13 aout 1792 jusqu’à la mort du dauphin Louis XVII, louvain 1823; Mémoires de Madame la duchesse de Tourzel, gouvernante des enfantes de France pendant les années 1789, 1790, 1791, 1792, 1793, 1795, publié par le duc des cars, tome ii, paris 1883. altrettanto ricchi di notizie, inoltre, si rivelano i memoriali di alcuni rivoluzionari che prestarono servizio alla torre del tempio in qualità di commissari incaricati della custodia dei prigionieri: Jacques-françois lePitRe, Quelques souvenirs ou notes fidèles sur mon service au Temple depuis le 8 décembre 1792 jusqu’au 26 mars 1793 et sur quelques faits relatifs au procès de la Reine et à celui des membres de la Commune accusés de conspiration avec la Famille Royale, paris 1814; [claude-antoine-françois moelle], Six journées passées au Temple et autre détails sur la Famille Royale qui y a été détenue, paris 1820; charles goRet, Mon témoignage sur la détention de Louis XVI et de sa famille dans la Tour du Temple, paris 1825. non meno utili si rivelano infine – soprattutto per il ricorso alla vasta documentazione archivistica del periodo rivoluzionario conservata in francia – almeno due biografie dedicate a luigi XVii, il figlio ed erede di luigi XVi morto di stenti nella torre nel 1795 all’età di dieci anni: alcide de Beauchesne, Louis XVII: sa vie, son agonie, sa mort. Captivité de la Famille Royale au Temple, i, paris 1852 e françois régis chantelauze, Louis XVII: son enfance, sa prison et sa mort au Temple d’après des documents inédits des Archives Nationales, paris 1884.

23 originariamente situata nel iii arrondissement di parigi, la fortezza del Temple fu demolita per decreto di napoleone bonaparte il 16 marzo 1808. la memoria di questa im-ponente costruzione è oggi affidata ad una lapide illustrativa, collocata sulla cinta muraria di una scuola materna contigua all’École supérieure des arts appliqués Duperré, all’angolo fra rue Dupetit-Thouars e rue Gabriel-Vicaire. al Temple è inoltre intitolata una fermata del métro parigino e lo Square du Temple, un giardino realizzato alla metà dell’800 sul sito in cui sorgeva la Tour du Temple. sulla Maison du Temple si veda Henri de cuRzon, La Maison du Temple de Paris. Histoire et déscription, paris 1888.

24 hüe, Dernières années, pp. 387-388.25 su Maria teresa di savoia-carignano, principessa di lamballe, si veda luc BoisnaRd,

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zabeth de croÿ de tourzel, governante dei figli del re, e sua figlia pauline; le dame di camera thibaud, basire, saint-brice e navarre, françois Hüe 26 valletto di camera del delfino e claude-cristophe lorimier de chamilly 27 primo valletto di camera del re. Verso le 22, i prigionieri furono condotti alla piccola torre 28, l’edificio che avrebbe costituito il loro alloggio provvisorio, in attesa che terminassero i lavori nei locali della grande torre, destinata alla loro definitiva detenzione. nella notte fra il 19 e il 20 agosto tutti gli accompagnatori dei reali di francia furono prelevati e condotti alla prigione della forge 29. Hüe, dopo esservi stato trattenuto alcune ore, fu ricondotto al Temple per prestare servizio ai sovrani prigionieri 30, affiancato nei lavori di maggior fatica da pierre-Joseph tison e da sua moglie anne-Victoire baudet 31. la sera del 26 agosto giunse alla fortezza Jean-baptiste cléry 32 come valletto di camera del delfino 33, mentre il 2 settembre Hüe, nuovamente arrestato, do-

Lamballe (Marie-Thérèse-Louise de Savoie-Carignan, princesse de), in Dictionnaire de biographie française (dbf), 19, paris 2001, coll. 495-496.

26 su di lui si veda H. Blémont, Huë (François), in dbf, 17, paris 1989, coll. 1414-1415.27 profilo biografico in roman d’amat, Chamilly (Claude-Cristophe Lorimier de), in

dbf, 8, paris 1959, col. 282.28 la piccola torre era un corpo architettonico rettangolare aggiunto alla facciata set-

tentrionale della grande torre dopo il XV secolo. Verso la metà del ’600, quando la gran-de torre fu destinata ad ospitare l’archivio dell’ordine di Malta, subentrato ai templari nel XiV secolo, la piccola torre divenne la dimora dell’archivista. l’edificio era munito di due torrette: la prima, piazzata all’angolo nord-est, conteneva la biblioteca privata dell’archivista dell’ordine di Malta; la seconda, rivolta ad ovest, ospitava una scala a chiocciola che garantiva l’accesso ai tre piani della torre (cuRzon, La Maison du Temple, pp. 33-34, 117, 125). il primo piano si componeva di un’anticamera e di una sala da pranzo, dove furono sistemate le dame di camera thibaud, basire e navarre. il secondo piano, assegnato a Maria antonietta, si apri-va anch’esso con una buia anticamera, in fondo alla quale fu sistemata una brandina per la principessa di lamballe; a sinistra vi era la camera della regina e della figlia Maria teresa; a destra si trovava la camera del delfino, di Madame de tourzel e della dama di camera saint-brice. il terzo piano fu destinato a luigi XVi. nell’anticamera era stata alzata una parete per ricavare uno stretto ripostiglio che riceveva luce da una sorta di lucernario sul soffitto: in esso si sistemarono i valletti Hüe e chamilly. a destra dell’anticamera si trovava la stanza del re, con una finestra che si affacciava sulla rotonda del tempio, una piccola camera per la toilette e un modesto locale all’interno della torretta di nord-est, che il sovrano utilizzava come sala di lettura. a sinistra dell’anticamera si apriva un ampio locale destinato all’uso di cucina, in cui furono sistemate la sorella del re e pauline de tourzel (hüe, Dernières années, pp. 395-402).

29 cléRy, Journal, p. 19. tutti i cortigiani furono rilasciati fra il 2 e il 3 settembre, ad eccezione della principessa di lamballe, che pagò con la vita la sua innegabile appartenenza all’alta nobiltà e gli stretti legami con la monarchia (Beauchesne, Louis XVII, pp. 278-288).

30 cléRy, Journal, p. 19; Beauchesne, Louis XVII, p. 255.31 hüe, Dernières années, p. 429.32 su di lui si veda a. maRtin, Cléry (Jean-Baptiste Cant Hanet), in dbf, 8, paris 1959,

col. 1527, e, da ultimo, Harold Will BashoR, Jean-Baptiste Cléry: Eyewitness to Louis XVI & Marie-Antoinette’s Nightmare, columbus (ohio, U.s.) 2011.

33 hüe, Dernières années, p. 433; cléRy, Journal, p. 21.

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vette lasciare definitivamente il Temple 34. da quel momento luigi XVi, Maria antonietta, i loro figli e Madame Élizabeth furono privati di tutta la servitù e poterono contare sulla collaborazione del solo cléry, dal momento che i coniugi tison erano stati incaricati dal regime rivoluzionario di sorvegliare da vicino i prigionieri e quanti avessero facoltà di incontrarli, riferendo eventuali comportamenti sospetti. il 29 settembre 1792 un’ordinanza del consiglio del comune insurrezionale di parigi ordinava ai commissari di guardia al Temple di «sottrarre carta, inchiostro, penne, matite, come pure le carte scritte trovate tanto sulla persona dei detenuti che nelle loro camere» 35. in quello stesso gior-no, luigi XVi fu trasferito insieme a cléry nel suo nuovo alloggio al secondo piano della grande torre (fig. 1) 36. alla fine di ottobre, il medesimo luogo

34 hüe, Dernières années, p. 441.35 cléRy, Journal, p. 67.36 Ibid., p. 69. la grande torre era un edificio a pianta quadrangolare, alto di circa 50

metri e suddiviso in quattro piani e un sottotetto. ai quattro angoli si ergevano altrettante tor-rette: quella di nord-est ospitava la scala a chiocciola attraverso la quale si accedeva ai diversi piani del corpo centrale; le altre, perfettamente corrispondenti a ciascun piano, contenevano piccoli locali a pianta rotonda, comunicanti con una delle camere della torre (cuRzon, La Maison du Temple, pp. 115-116).

1. scale: a) porta in legno; b) porta di ferro – 2. anticamera: a) tavolo da gioco; b) scrittoio; c) stufa; d) branda dei commissari di guardia durante la notte – 3. camera di luigi XVi: a) letto del re; b) letto del delfino; c) scrittoio; d) tavolo e 4 sedie; e) poltrona; f) comò – 4. oratorio e studio del re: a) stufa – 5. camera di cléry: a) letto; b) armadio; c) comò – 6. guardaroba – 7. corridoio con accesso alla finestra da cui passavano i messaggi fra il re e la sua famiglia – 8. sala da pranzo: a) tavolo da pranzo; b) tavolo di servizio – 9. legnaia

fig. 1grande torre, 2° piano: appartamento di luigi XVi (30 settembre 1792-20 gennaio 1793)

Piccola Torre

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accolse anche Maria antonietta, i due figli e la principessa Élizabeth, tutti sistemati nei locali del terzo piano insieme a tison e a sua moglie (fig. 2) 37.

i prigionieri erano informati sull’evolversi della situazione politica grazie all’intraprendenza di cléry che, eludendo la sorveglianza dei commissari e l’occhiuta presenza dei coniugi tison, riceveva notizie dalla propria consorte, autorizzata a recarsi al Temple due volte alla settimana. egli si avvaleva inoltre della collaborazione di turgy, un ex addetto della Bouche du roi – la tavola del re – al palazzo delle tuileries, fattosi impiegare con le stesse mansioni al Temple insieme ad altri due colleghi, Marchand e chrétien 38. due volte alla settimana, turgy usciva dalla torre per gli approvvigionamenti e, con l’occa-sione, raccoglieva notizie da comunicare a cléry o trasmetteva messaggi da parte di Maria antonietta o di Madame Élizabeth a françois Hüe, che dopo

37 cléRy, Journal, p. 89. le due immagini riprodotte nelle figg. 1 e 2 sono una mia rie-laborazione dei disegni pubblicati da Beauchesne, Louis XVII, pp. 336 e 339, realizzati sulla scorta di due inventari, rispettivamente del 25 ottobre 1792 e del 19 gennaio 1793 (cfr. ibid., p. 339 e nota 1).

38 Ibid., pp. 79-80. su louis-françois de turgy si veda Jean eckaRd, Turgy, Luigi France-sco, in Biografia universale antica e moderna, 69, Venezia 1830, pp. 131-132.

1. scale: a) porta in legno; b) porta di ferro – 2. anticamera: a) tavolo; b) divano; c) stufa – 3. camera di Maria antonietta: a) letto della regina; b) letto di Madame royale; c) comò; d) canapè – 4. studio di Maria antonietta: a) stufa – 5. camera di Madame Élizabeth: a) letto; b) comò; c) tavolo; d) finestra da cui Élizabeth faceva calare i messaggi per il re – 6. guardaroba: a) stufa – 7. camera dei coniugi tison: a) letto; b) comò – 8. studio

fig. 2grande torre, 3° piano: appartamento di Maria antonietta (26 ottobre-2 agosto 1793)

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156 Marco Maiorino

la scarcerazione aveva continuato a servire clandestinamente i suoi antichi padroni. egli stesso nel suo diario riferisce come la famiglia reale riuscisse a comunicare con l’esterno della prigione:

dans une des pièces du troisième étage de la tour du temple, se trouvoit un poêle où l’on avoit pratiqué de bouches de chaleur. c’étoit dans l’une de ces ouvertures, ou dans un panier destiné à recevoir les balayures de la chambre, que turgi déposoit à la dérobée, soit un billet d’avis, soit des annonces de journaux. de leur côté, les princesses plaçoient aux mèmes endroits leurs bil-lets, écrits tantôt avec du jus de citron, tantôt avec un extrait de noix de galle. Un signe convenu indiquoit respectivement le lieu du dépot. Hors de la tour, le fidèle serviteur fasoit revivre l’écriture et me transmettoit les choses qui me concernoient 39.

Hüe descrive un locale situato al terzo piano della torre del tempio (une des pièces du troisième étage de la tour du Temple), senza specificare se esso ap-partenga alla piccola o alla grande torre. il riferimento alla presenza di una stufa (poêle) trova però riscontro nell’allestimento del secondo e del terzo pia-no della grande torre, quest’ultimo occupato dalla fine di ottobre del 1792, come si è detto, proprio dalla regina e dalla principessa Élizabeth. la stufa in questione poteva dunque essere una delle tre presenti in diverse stanze del terzo piano e dislocate rispettivamente nell’anticamera (fig. 2, n. 2c), nella torretta comunicante con la camera di Maria antonietta (fig. 2, n. 4a) e nel guardaroba (fig. 2, n. 6a). turgy nascondeva negli sfiatatoi della stufa o in un cesto per la spazzatura biglietti e articoli di giornale da consegnare alla regina e a Madame Élizabeth, le quali a loro volta si servivano dei medesimi nascon-digli per far giungere al fedele servitore i propri messaggi, tracciati in scrittura invisibile a base il succo di limone (jus de citron) o di tannino (extrait de noix de galle). avvertito da un segnale convenzionale, turgy recuperava i biglietti e, una volta fuori dalla torre, rendeva leggibili i messaggi (fasoit revivre l’écritu-re), per consegnarli poi a Hüe, che lo attendeva in un luogo prestabilito. la te-stimonianza del valletto reale permette dunque di affermare che i prigionieri, benché privi dell’occorrente per scrivere, riuscivano comunque a comunicare per iscritto e persino a spedire i propri messaggi all’esterno del Temple.

il 20 novembre 1792 fu scoperto nel palazzo delle tuileries un armadio segreto, il cosiddetto armoire en fer, all’interno del quale furono rinvenuti numerosi documenti che dimostravano il coinvolgimento del re in un’intensa attività di cospirazione controrivoluzionaria 40. come inevitabile conseguenza, il 2 dicembre si ebbe un incremento del numero dei commissari deputati alla

39 hüe, Dernières années, pp. 527-528.40 georges lefeBvRe, La Rivoluzione francese, torino 1958 (trad. it. dell’originale fran-

cese La Révolution française, paris 1930), p. 308.

Un inedito biglietto di Maria antonietta 157

sorveglianza dei prigionieri del Temple 41 e di lì a poco fu vietato espressamen-te a turgy di comunicare con cléry e di uscire dal perimetro della fortezza 42: con tutta probabilità, l’ingegnoso sistema di trasmissione dei messaggi dei prigionieri descritto da Hüe subì allora una battuta d’arresto.

l’11 dicembre fu notificata a luigi XVi la convocazione dinanzi alla con-venzione nazionale per rispondere dell’accusa di alto tradimento e, il giorno seguente, gli fu consentito di nominare un collegio di difensori, con i quali poté da allora incontrarsi regolarmente nel suo appartamento fino al 26 di-cembre 43. l’esigenza di scrivere memorie difensive e altri documenti legati al processo rese necessario fornire a luigi XVi e ai suoi avvocati carta e inchio-stro: il prezioso materiale sottratto ai prigionieri il 29 settembre fu così resti-tuito al sovrano verso la metà di dicembre. Quella favorevole circostanza offrì a cléry e a turgy l’opportunità di ripristinare la comunicazione segreta fra luigi XVi e la sua famiglia. così racconta il valletto di camera nel suo diario:

J’avois déjà trouvé un moment favorable pour parler à turgi et pour le char-ger de faire passer à Madame Élizabeth des nouvelles du roi. turgi me prévint le lendemain que cette princesse en lui rendant sa serviette après le dîner, lui avoit glissé un petit papier écrit avec des piqûres d’épingle, par lequel elle me disoit de prier le roi de lui écrire un mot de sa main. le même soir, je fis part à sa Majesté du désir de Madame Élizabeth. comme on lui avoit donné du papier et de l’encre depuis le commencement de son procès, le roi écrivit à sa soeur un billet décacheté [...]. le lendemain je remis le billet à turgi, qui me rapporta la réponse dans un peloton de fil qu’il jetta sous mon lit en passant près de la porte de ma chambre 44.

il sistema fu improvvisato verso la metà di dicembre 45, dopo che turgy ebbe riferito a cléry di aver ricevuto da Madame Élizabeth un bigliettino con un messaggio tracciato «con punture di spillo» (avec des piqûres d’épingle), nel quale la principessa gli chiedeva di pregare il re di scriverle «una parola di suo pugno» (un mot de sa main). cléry ne informò subito luigi XVi che, utilizzan-do la carta a sua disposizione per le necessità del processo, scrisse un biglietto per la sorella, consegnandolo aperto (décacheté) al proprio servitore. Questi lo rimise a turgy che, il giorno seguente, passando accanto alla porta aperta della camera di cléry, gettò sotto il suo letto un rocchetto di filo (un peloton de fil), in cui aveva abilmente occultato la risposta di Élizabeth. il buon esito di quel primo scambio di messaggi con la sorella convinse il re a proseguire la

41 cléRy, Journal, pp. 127-128.42 Beauchesne, Louis XVII, pp. 362, 368.43 cléRy, Journal, p. 166; Beauchesne, Louis XVII, pp. 372-373, 379-380, 391.44 cléRy, Journal, pp. 167-168.45 Beauchesne, Louis XVII, p. 392, colloca l’episodio narrato da cléry fra il 17 e il 18

dicembre 1792.

158 Marco Maiorino

corrispondenza. luigi XVi consegnava i biglietti a cléry e questi li ripiegava e li nascondeva in rocchetti di filo di cotone che depositava nella credenza, fra le stoviglie per la tavola del re. da lì i messaggi venivano recuperati da turgy che, godendo di una maggiore libertà di movimento nella torre, li recapitava a Madame Élizabeth, ricevendone le relative risposte da consegnare a cléry 46. a questo geniale quanto tortuoso stratagemma ne subentrò ben presto un altro, altrettanto rocambolesco, descritto nei particolari dal valletto reale:

la bougie que me fasoient remettre les commissaires étoit en paquets fi-celés. lorsque j’eus de la ficelle en assez grande quantité, jannonçai au roi qu’il ne tenoit qu’à lui de donner plus d’activité à sa correspondance, en fai-sant passer une partie de cette ficelle à Madame Élizabeth, qui étoit logée au dessus de moi et dont la fenêtre répondoit perpendiculairement à celle d’un petit corridor qui communiquoit à ma chambre. la princesse pendant la nuit puvoit attacher ses lettres à cette ficelle et laisser glisser jusqu’à la fenêtre qui étoit au dessus de la sienne. Un abat-jour en forme de hotte, placé à chaque fenêtre ne permettoit pas craindre que les lettres pussent tomber dans le jar-din: le même moyen pouvoit servir à la princesse pur recevoir des responses. on puvoit aussi attacher à la ficelle un peu de papier et d’encre, dont les prin-cesses étoient privées 47.

i commissari consegnavano a cléry la candela per l’appartamento del sovrano in pacchetti chiusi con lo spago (en paquets ficelés), che il solerte ser-vitore tratteneva presso di sé. Una volta raccolta una considerevole quantità di cordicelle (ficelles), egli poté legarle fra loro creando un filo di una certa lunghezza, che provvide a far giungere a Madame Élizabeth. l’appartamento della sorella del re, soprastante a quello di cléry, aveva una finestra (fig. 2, n. 5d) che corrispondeva perpendicolarmente a quella di un piccolo corridoio comunicante con la camera del valletto del re (fig. 1, n. 7). durante la not-te, Élizabeth poteva legare le sue lettere allo spago e farle scivolare fino alla finestra sottostante, facilmente accessibile a cléry; un paralume a forma di gerla (un abat-jour en forme de hotte), piazzato ad ogni finestra, scongiurava il rischio che le lettere cadessero nel giardino; nello stesso modo la principessa poteva ricevere le risposte del fratello. Élizabeth utilizzò per la prima volta questo sistema di comunicazione la sera del 20 dicembre 48 e da allora il re attese ogni giorno, intorno alle 20, l’arrivo di quella corrispondenza prove-niente dal piano superiore 49. Ma il sistema della cordicella, come sottolinea lo stesso cléry, non aveva soltanto la funzione di permettere alla famiglia reale di comunicare al riparo da occhi indiscreti: allo spago si poteva infatti legare

46 cléRy, Journal, p. 168.47 Ibid., pp. 169-170.48 Beauchesne, Louis XVII, pp. 397-398.49 cléRy, Journal, p. 170.

Un inedito biglietto di Maria antonietta 159

una certa quantità di carta e inchiostro di cui la regina e sua cognata erano sprovviste (on puvoit aussi attacher à la ficelle un peu de papier et d’encre, dont les princesses étoient privées). e in effetti, la sera del 21 dicembre la famiglia reale ricevette una lunga lettera di luigi e qualche foglio di carta bianca 50.

dalla seconda metà di dicembre, dunque, Madame Élizabeth e Maria antonietta ebbero a propria disposizione l’occorrente per scrivere: non sem-bra pertanto impossibile ipotizzare che il nostro biglietto sia stato prodotto proprio in quelle circostanze, scritto forse su un ritaglio di uno dei fogli che, di tanto in tanto, per mezzo della cordicella giungevano al terzo piano dall’ap-partamento del re.

se però la testimonianza di cléry ci rassicura a proposito della circolazio-ne di messaggi fra i prigionieri all’interno del Temple, non offre d’altra parte alcun indizio circa la possibilità di far giungere all’esterno la loro corrispon-denza, almeno da quando era stato impedito a turgy di uscire dal perime-tro della fortezza. eppure, il destinatario del messaggio di Maria antonietta era senza dubbio un membro della famiglia non rinchiuso nella torre: fra i prigionieri non vi era infatti alcun cognato della regina. per di più, la frase iniziale del biglietto «les sentiments de ceux qui partagent ma douleure» sembrerebbe lasciare intendere che lo stesso destinatario avesse avuto modo di manifestare alla regina la propria solidarietà, forse proprio per mezzo di un messaggio scritto, fattole recapitare in qualche modo. in ogni caso, il nostro documento fu certamente prodotto nella convinzione che potesse raggiungere il suo destinatario fuori dal Temple: doveva pertanto esistere qualche possibi-lità di far filtrare messaggi dalla fortezza.

a tale proposito, si rivela particolarmente preziosa la testimonianza di un commissario in servizio al Temple, Jacques françois lepitre, un professore dell’Università di parigi schieratosi fin da subito e segretamente a favore della famiglia reale:

toujours couvert d’une large pelisse pardessus mes habits, je m’arrangeois facilement pour introduire ce qui m’étoit demandé et emporter de la tour ce qu’il falloit dérober à tous les regards. tous les vendredis, je remettois ainsi les journaux à la reine et à M.me Élizabeth: elles se retiroient dans une tourelle pour les lire et me les rendoient un instant avant mon départ. [...] pendant cette lecture et lorque sa Majesté fasoit sa correspondance, je restois avec Ma-dame et le dauphin 51.

per avere maggiore libertà di movimento, lepitre era riuscito a farsi as-segnare il turno di guardia meno ambito, quello che comprendeva gli ultimi giorni della settimana, dal venerdì alla domenica 52. in qualità di commissario,

50 Beauchesne, Louis XVII, p. 399.51 lePitRe, Quelques souvenirs, p. 26.52 Ibid., pp. 24-25.

160 Marco Maiorino

egli non era sottoposto a perquisizioni all’ingresso della fortezza e poteva na-scondere sotto il suo ampio soprabito di pelliccia (une large pelisse pardessus mes habits) giornali e altro materiale richiestogli dalla regina e da Madame Élizabeth e, nello stesso modo, far uscire dalla torre ciò che si doveva sottrar-re alla vista degli altri commissari (ce qu’il falloit dérober à tous les regards): non è dunque improbabile che il nostro biglietto abbia potuto oltrepassare i confini del Temple nascosto sotto il soprabito di lepitre. Ma nel suo racconto vi è un altro particolare non meno importante: il commissario afferma infatti che, mentre la regina scriveva la sua corrispondenza, egli restava con Madame royale e il delfino (lorque Sa Majesté fasoit sa correnspondance, je restois avec Madame et le Dauphin). dalla testimonianza di lepitre, che iniziò a prestare servizio al Temple il 9 dicembre 1792 53, si può pertanto dedurre che Maria an-tonietta fosse in grado di intrattenere una corrispondenza anche con l’esterno della prigione proprio avvalendosi della connivenza dello stesso commissario adibito alla sua sorveglianza.

conviene ora riprendere il rapido resoconto degli avvenimenti che si sus-seguirono fra la fine di dicembre del 1792 e i primi di gennaio del 1793. il 25 dicembre luigi XVi scrisse il proprio testamento e l’indomani pronunciò il suo ultimo discorso pubblico dinanzi alla convenzione; la sera di quello stes-so giorno, per mezzo della solita cordicella, il re ricevette un biglietto dalla sua famiglia 54, ormai certamente al corrente del tragico evolversi della situa-zione. il 1° gennaio 1793 il sovrano fece pervenire alla consorte, ai figli e alla sorella i propri auguri di buon anno per mezzo di françois-adrien toulan, un altro commissario in servizio alla torre e capo dell’amministrazione dei beni nazionali 55, indicato da lepitre come uno fra i più zelanti sostenitori dei prigionieri 56: lo stesso toulan riportò poi a luigi gli auguri da parte della sua famiglia. il processo contro il sovrano era ormai entrato nella sua fase finale e la sentenza era prevista per il 16 gennaio 57. fu in quella situazione di angosciosa attesa per il destino riservato al consorte che probabilmente Maria antonietta, rinchiusa al terzo piano della grande torre del tempio, scrisse il nostro documento, servendosi della provvista di carta e inchiostro di cui disponeva grazie all’ingegnoso sistema attuato da cléry, e confidando nella collaborazione di almeno due commissari compiacenti, lepitre e toulan, che avrebbero consentito al suo messaggio augurale, intriso di funesti presagi, di varcare le mura del Temple.

È ora tempo di affrontare l’ultimo e forse il più complesso dei quesiti proposti all’inizio del presente contributo.

53 Ibid., p. 14.54 Beauchesne, Louis XVII, p. 420.55 Ibid., p. 370, nota 1.56 lePitRe, Quelques souvenirs, pp. 19-20, 23, 28-29.57 cléRy, Journal, p. 194.

Un inedito biglietto di Maria antonietta 161

4. Il destinatario

prima ancora di impostare qualsiasi ragionamento in merito all’identifi-cazione del destinatario del biglietto di Maria antonietta, è bene sottolineare che, fino ad oggi, non esistono prove che esso sia mai giunto a destinazione. la storia archivistica del documento ci è assolutamente ignota, ad eccezio-ne della sua appartenenza ad una collezione privata, confluita per donazione nell’archivio segreto Vaticano nella seconda metà del secolo scorso.

ad ogni modo, a prescindere dall’esito incerto della sua spedizione, è il biglietto stesso a fornire alcuni indizi per identificarne il destinatario. in due occorrenze Maria antonietta lo chiama infatti Monsieur beau frère, qualifican-dolo dunque come un suo cognato. nella propria sottoscrizione, inoltre, la regina aggiunge un’ulteriore informazione, definendosi belle soeur et cousine, cioè cognata e cugina del destinatario. sulla base di questi elementi, il perso-naggio in questione poteva dunque essere un fratello di luigi XVi o il marito di una delle numerose sorelle di Maria antonietta, ma in entrambi i casi do-veva anche essere unito alla regina da vincoli di parentela diretti. dall’esame della genealogia riprodotta nella tav. 4, si evidenzia che, fra i consorti delle sorelle di Maria antonietta, risultano essere suoi cugini – rispettivamente di ii e di iii grado – alberto casimiro di sassonia-teschen 58, governatore ge-nerale dei paesi bassi e marito di Maria cristina 59, e ferdinando iV di bor-bone 60, re di napoli, cui era andata in sposa Maria carolina 61. si nota inoltre che Maria antonietta e luigi XVi erano a loro volta cugini di iii grado: di conseguenza, i fratelli del re, luigi saverio 62 e carlo filippo 63, erano cognati e cugini della regina.

a stretto rigore, la nostra indagine non potrebbe che limitarsi, a questo punto, ad indicare come possibile destinatario uno dei quattro personaggi

58 profilo biografico: adam Wolf, Albrecht Kasimir, in Allgemeine Deutsche Biographie, 1, leipzig 1875, pp. 319-320; f. X. malcheR, Herzog Albrecht zu Sachsen-Teschen bis zu seinem Antritt der Statthalterschaft in Ungarn. 1738-1766. Eine biographische Skizze. Wien – leipzig 1894; Helmut RossleR, Albert Kasimir, in ndb, 1, berlin 1953, p. 131.

59 per la sua biografia si veda brigitte hamann, Maria Christine, in ndb, 16, berlin 1990, pp. 200-201.

60 profilo biografico: silvio de maio, Ferdinando I di Borbone, re delle due Sicilie, in dbi, 46, roma 1996, pp. 212-226.

61 su di lei si veda brigitte hamann, Maria Karolina, in ndb, 16, berlin 1990, pp. 201-202.62 dopo la morte di luigi XVii, l’8 giugno 1795, divenne depositario della corona di

francia, assumendo il nome di luigi XViii. il riconoscimento giuridico della sua dignità regale avverrà però soltanto il 6 aprile 1814, dopo la caduta di napoleone. profilo biografico: Mary f. sandaRs, Louis XVIII, london 1910.

63 secondo fratello di luigi XVi, salì al trono di francia con il nome di carlo X il 16 settembre 1824, dopo la morte di luigi XViii. profilo biografico: bertier de sauvigny, Char-les X, in dbf, 8, paris 1959, coll. 536-543; ch. lefeBvRe, Charles X, in Dictionnaire d’histoire et de géographie ecclésiastiques, 12, paris 1953, coll. 476-483.

162 Marco Maiorino

appena citati. a chiunque di essi, almeno in teoria, Maria antonietta poteva indirizzare il proprio biglietto e non vi sono elementi sufficienti per escludere in maniera certa e inequivoca alcuno di loro. tutti e quattro, al principio del 1793, si trovavano fuori dai confini della francia: alberto di sassonia, dopo la sconfitta subita a Jemappes (belgio) il 6 novembre 1792 ad opera dell’esercito rivoluzionario francese, aveva lasciato i paesi bassi con la consorte, soggior-nando a dresda e a Vienna 64; ferdinando iV, rimasto nel proprio regno, ave-va assunto un atteggiamento ondivago nei confronti della rivoluzione 65, che potrebbe forse escluderlo dal novero di coloro che partecipavano al dolore della regina; carlo filippo, conte d’artois, che aveva lasciato la francia il 16 luglio 1789 per ordine del re, il 1° dicembre del 1792 si trovava a düsserldorf e il 28 ad Hamm 66, dove, alla fine di gennaio del 1793, fu raggiunto dal fratello maggiore luigi saverio, conte di provenza 67. fu in quella località presso il fiume lippe in Westfalia, che i due principi appresero la notizia della morte di luigi XVi 68.

i rapporti fra la regina e questi suoi quattro cognati erano tuttavia as-sai diversi. se da un lato, infatti, non risulta che Maria antonietta abbia mai manifestato una particolare confidenza con alberto di sassonia o con ferdi-nando iV, d’altra parte, non può certo sfuggire lo stretto legame che univa luigi XVi e Maria antonietta ai fratelli del re e alle rispettive consorti: fra le tre coppie si creò infatti fin da subito una grande intimità 69. È poi noto come la regina nutrisse una spiccata simpatia per carlo filippo, al punto di suscitare l’infondato sospetto che i due fossero amanti 70. tuttavia, se l’inda-gine sull’identità del destinatario del nostro biglietto fosse costretta entro gli angusti e incerti confini di una soggettiva valutazione della complessa sfera

64 Wolf, Albrecht Kasimir, p. 320; hamann, Maria Christine, p. 201.65 dopo aver timidamente partecipato nel 1791 ai primi tentativi di alleanza compiuti

dai sovrani dei vari stati italiani in funzione antirivoluzionaria, l’anno seguente preferì non aderire alla coalizione antifrancese, ma, profondamente contrariato per la deposizione di luigi XVi e la proclamazione della repubblica, non volle riconoscere il nuovo ambasciatore francese. Quando però, nel dicembre 1792, la francia inviò a napoli una squadra della flotta mediterranea allo scopo di intimidire ferdinando iV e indurlo a riconoscere la repubblica e ripristinare le relazioni diplomatiche, questi cedette alle pressioni, riconoscendo l’ambasciatore francese e garantendo la neutralità dello stato napoletano. fu l’esecuzione pubblica di luigi XVi e poi quella di Maria antonietta a determinare un deciso mutamento delle posizioni del re di napoli, che si schierò allora con gli altri paesi europei per contrastare la rivoluzione (de maio, Ferdinando I, p. 218).

66 lefeBvRe, Charles X, col. 478; léonce Pingaud, Correspondance intime du Comte de Vaudreuil et du Comte d’Artois pendant l’émigration (1789-1815), ii, paris 1889, pp. 110, 116.

67 sandaRs, Louis XVIII, p. 116.68 il 28 gennaio 1793 luigi saverio proclamava il nipote luigi carlo re di francia con il

nome di luigi XVii (ibid.).69 leveR, Maria Antonietta, pp. 59-60.70 eRicksson, Maria Antonietta, p. 153.

Un inedito biglietto di Maria antonietta 163

affettiva di Maria antonietta, sarebbe assai arduo giungere a conclusioni suf-ficientemente solide. È invece il documento stesso a offrirci un indizio che orienta senza indugio l’identificazione del destinatario con uno dei fratelli del re. Maria antonietta, come si è detto, si rivolge infatti al suo corrispondente chiamandolo Monsieur, il titolo assegnato tradizionalmente al fratello minore del re e, nel caso ve ne fosse più d’uno, al più anziano 71.

Merita a questo punto prendere in considerazione un altro biglietto auto-grafo della regina appartenente al “dono Majerotto” 72 (tav. 3). si tratta anche in questo caso di un messaggio assai lacunoso: il mittente stavolta non si firma, sebbene la scrittura tradisca l’inconfondibile calligrafia di Maria antonietta; vi è l’indicazione parziale della data «ce 6 janvier», che potrebbe essere in-tegrata con l’anno 1793, ammesso che questo scritto sia stato prodotto nelle medesime circostanze di quello che stiamo esaminando; infine – ed è questo l’aspetto che più ci interessa – il destinatario, di cui anche qui si tace il nome, è chiamato dalla regina mon cher beau frère. Quest’ultimo elemento conferma a mio parere che il titolo di Monsieur usato nel biglietto esaminato in questo studio, lungi dall’essere un puro appellativo di cortesia, qualifica piuttosto un particolare cognato di Maria antonietta: luigi saverio, conte di provenza, il maggiore dei due fratelli del re 73.

IV. Epilogo

a conclusione di questo contributo, appare chiaramente come l’unico dato davvero certo, per le ragioni esposte sopra, sia l’identificazione del mittente con Maria antonietta, deposta regina di francia. l’individuazione del luogo (la torre del tempio di parigi) e della data di composizione (gennaio 1793), come pure l’accertamento dell’identità del destinatario del documento (luigi saverio di borbone, conte di provenza), affidati all’interpretazione di pochi indizi interni al testo sulla scorta di consuetudini e testimonianze dell’epoca,

71 cfr. Grand Larousse encyclopédique, Vii, paris (1963), s.v. Monsieur: «titre du frère puîné du roi de france, depuis le XVie siècle». dopo la morte di luigi XV e l’incoronazione di suo fratello maggiore luigi augusto, luigi saverio aveva ricevuto il titolo di Monsieur, in quanto supposto erede al trono di francia, qualora luigi XVi non avesse generato un erede legittimo (sandaRs, Louis XVIII, p. 17).

72 asV, Instr. Misc. 8360 (ii); regesto in Pagano, Additiones, p. 202. trascrivo di seguito il breve testo del documento, finora inedito: «ce 6 janvier. Je suis bien sensible au sentiments que vous me temoigné, mon cher beau frere, recevez mes remerciments, mes voeux et l’assu-rance de ma bien sincere amitié. Je joins ma reponce pour vos chers enfants».

73 Mi sento qui in dovere di segnalare che, nella scheda descrittiva del biglietto di Maria antonietta pubblicata in Lux in arcana, p. 93, proposi di identificare il destinatario con carlo filippo d’artois. la diversa conclusione cui sono giunto in questo contributo è senz’altro frutto di un più attento studio del tenore del documento.

164 Marco Maiorino

risultano maggiormente esposte a possibili rettifiche o integrazioni, auspicabi-li esiti di più approfondite indagini. sebbene non abbia potuto risolvere in via definitiva le questioni poste dal documento esaminato, mi conforta almeno la consapevolezza che le tappe della ricerca qui illustrata dimostrano, ancora una volta, quanto fecondo possa rivelarsi il rigoroso confronto tra le fonti do-cumentarie, correttamente valutate nelle loro forme e nei loro contenuti, e le fonti memorialistiche coeve.

Tav. 1

Ritratto di Maria Antonietta nella prigione del Temple. Copia anonima (ca. 1815) del dipinto originale di Alexandre Kucharski eseguito nel 1793. Paris, Musée Carnavalet. © 2014. Foto Scala, Firenze.

Tav. 2

ASV, Instr. Misc. 8360 (I)

Tav. 3

ASV, Instr. Misc. 8360 (II)

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