I disegni architettonici di Antonio Visentini (1688-1782): un corpus inedito e una produzione con...

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Porre un limite all’infinito errore Studi di storia dell’architettura dedicati a Christof Thoenes a cura di Alessandro Brodini Giovanna Curcio Campisano Editore

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Porre un limiteall’infinito erroreStudi di storia dell’architetturadedicati a Christof Thoenes

a cura diAlessandro BrodiniGiovanna Curcio

Campisano Editore

I disegni architettonici di Antonio Visentini (1688-1782):un corpus autografo inedito e una produzionecon un’etichetta da riconsiderarePaola Modesti

Visentini e l’architettura disegnata

Il nome di Antonio Visentini può essere familiare allo studioso diarchitettura soprattutto come autore di un trattato “sopra gli erroridegli architetti” 1 e per i più di mille disegni architettonici che gli sonotradizionalmente riferiti, utilizzati da decenni per studiare edifici vene-ziani distrutti o alterati, e anche progetti ineseguiti. Così come general-mente conosciuti, i disegni attribuiti a Visentini e bottega sono imper-sonali e austeri, a penna e inchiostro con acquerello grigio e/o bruno.Riproducono in proiezione ortogonale, in modo spesso schematico eidealizzato, architetture veneziane e venete cinque-settecentesche, alcu-ni edifici di Roma, Firenze e poche altre città italiane, e qualche anti-chità romana.

In realtà Visentini è un artista “poliedrico” del Settecento veneziano.Nato e vissuto a Venezia (1688-1782), si è formato nella pittura, verosi-milmente di storia e figura 2. Il suo nome è registrato nella fraglia dei pit-tori nel 1711 e dal 1721 al 1770. Della sua produzione pittorica è stato tut-tavia ricostruito un catalogo limitato di dipinti (a cui vanno aggiuntevedute ricordate dalle fonti, non rintracciate) dove risalta la rappresen-tazione dell’architettura 3.

Come fu scritto all’epoca, “appresa l’arte di dipingere” da Gian nan -tonio Pellegrini, Antonio “si diede allo studio dell’architettura, e da sédivenne uno dei migliori professori di essa, ed intendentissimo del leregole di prospettiva” 4. Lo vediamo già cimentarsi nel rilievo e nellarappresentazione dell’architettura, impiegando le proiezioni ortogonalidegli architetti e la prospettiva dei pittori, nella sua prima opera cono-sciuta: l’Iconografia della Ducal Basilica dell’Evangelista San Marco.

Il privilegio per la stampa, su suo disegno, di piante e alzati di SanMar co e di altri “Templij magnifici” della città è concesso nel 1722 5, ma

passano quattro anni prima che il “Professore in Pittura, Architettura,e Prospettiva”, possa vendere le 8 grandi tavole (con 11 disegni) relativealla basilica marciana, intagliate da Padre Vincenzo Mariotti, “Prospe -tico, et Architetto” 6. Valutate al tempo il massimo esempio dell’“inten-dimento ed esattezza” di Visentini 7, queste incisioni sono tour de forcedella proiezione ortogonale nella riproduzione minuziosa delle decora-zioni e nella resa accurata delle complesse sezioni e della successionedei volumi della chiesa (fig. 105). Nel frontespizio Visentini si esibiscean che nella costruzione prospettica, raffigurando un edificio di ordinecorinzio articolato in diversi spazi collegati da archi su colonne libere ediaframmi curvi.

Tutto ciò suggerisce il corso grazie al quale il “Professore d’Archi tet -tura, e Quadratura” si è perfezionato “da sé” nella prospettiva e puòfluttuare dalla pittura all’architettura: il Perspectiva pictorum et archi-tectorum di Andrea Pozzo (Roma, I, 1693 e II, 1698) 8. Lo studio del cele-bre trattato-manuale che intreccia l’insegnamento della prospettiva aquel lo dell’architettura e degli ordini architettonici sembra confermatodalla partecipazione di Mariotti all’impresa dell’Iconografia. La firmadell’incisore, che si dichiara allievo di Padre Pozzo, si legge infatti nellatavola iniziale del Perspectiva. E Visentini sembra a tal punto seguire leindicazioni del pittore-architetto gesuita da elaborare un proprio siste-ma di proporzioni e un metodo di insegnamento progressivo degli ordi-ni e del disegno (che impartirà a Venezia, nell’ambito delle maestranzeluganesi, negli anni successivi) 9.

Mariotti può avere introdotto Visentini anche all’incisione. Infattial l’inizio del quarto decennio, oltre a insegnare gli ordini e il disegnoar chi tettonico e a compiere dipinti perduti per lo stato veneziano, An -tonio esegue acqueforti delle vedute di Canaletto (Prospectus MagniCanalis, prima edizione 1735) per conto del celebre mercante, bibliofi-lo, collezionista, in seguito console inglese a Venezia, Joseph Smith(1673/4-1770) 10.

Fra Smith e Visentini si consolida un sodalizio di lavoro e di amici-zia 11. Il mecenate coglie il talento e la versatilità dell’artista, impiegan-dolo, oltre che come incisore, come illustratore dei libri che fa stampa-re da Giambattista Pasquali, come decoratore dei frontespizi dei proprivolumi di disegni, e come disegnatore 12. Colleziona quasi 150 fra disegnie prove di stampa nel “Volume delle Opere di Antonio Visentini, cioèdissegni ed intagli fatti dal medesimo”, includendo anche le tavole conl’arco trionfale di Augusto a Rimini, incise per il volume Delle Antichità

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di Rimino di Tommaso Temanza (Pasquali 1742), e le illustrazioni dellaprogettata edizione del De architectura di Giovanni Poleni (lastre incisefra 1738 e 1739) 13.

Com’è noto, appartenne a Smith anche la principale raccolta dei di -segni architettonici attribuiti a Visentini e bottega, i tre volumi del l’Ad -miranda Urbis Venetae: 475 tavole con piante e prospetti di palaz zi, por -te, sepolcri, chiese, scuole e altari veneziani – una rassegna variamenteidealizzata, e talvolta arbitrariamente ridisegnata, dell’architetturaveneziana quattro-settecentesca (fig. 106) 14. Entrambe le raccolte sonoincluse nel catalogo a stampa della Bibliotheca Smithiana (1755), edito daPasquali probabilmente in vista della vendita della stessa biblioteca 15:non può essere casuale che il volume con i disegni e le prove di stampasia posto sotto il nome di Visentini (p. 502) mentre l’Admiranda, purpubblicizzata come “summa cura delineata”, appaia senza autore (p. 4).

Smith affida a Visentini anche i restauri della sua villa presso Mo -gliano e del palazzo sul Canal Grande 16; gli fa dipingere, sulla base diin cisioni (soprattutto piante e alzati tratti dal Vitruvius Britannicus),edifici nella tradizione rinascimentale e palladiana inglese in paesaggiinventati da Francesco Zuccarelli 17. Possiede le sue ricostruzioni inpianta e alzato dell’arco trionfale e della loggia effimeri ideati da Palla -dio per l’entrata a Venezia di Enrico III, basate su descrizioni e su undipinto in Palazzo Ducale, secondo Tommaso Temanza “delineate cosìal vivo” e con tale “maestria” da sembrare disegni “originali” (fig. 107) 18.

Sono evidenti le propensioni architettoniche palladiane del consoleinglese, frequentando il quale Visentini diventa “uno de’ più castigatiArchitetti” 19. È Smith che intraprende un’iniziativa “impazientementedesiderata dalli veri amatori della sana architettura” 20: l’edizione delTrattato sopra gli errori degli architetti di Teofilo Gallaccini (1767) conillustrazioni di Visentini, e la pubblicazione delle Osservazioni di Anto -nio Visentini che servono di continuazione al trattato di Teofilo Gal lacci -ni sopra gli errori degli architetti (datate 1771, ma già consegnate all’ini-zio del novembre 1770) 21. In questo volume il duttile Visentini esecracentinaia di “abusi”, “bizzarrie” ed “errori” riscontrati nell’architettu-ra romana sfogliando i volumi nella biblioteca dell’Inglese e osservati dipersona negli edifici veneziani: “mostruosità” che illustra con me -ticolosa – forse congenita – precisione 22.

Visentini ha scritto altri trattati prolissi e un po’ confusi, in parte stesiper diletto e in parte legati alla didattica nell’Accademia veneziana diBelle Arti, dove egli entra come pittore prospettico nel 1755 e insegna

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anche architettura prospettica, ma soltanto dal 1772 23. Quelli che hannoraggiunto il maggior grado di compiutezza – un manuale di prospetti-va, L’introduzione della soda e reale architettura e prospetiva, e un trat-tato-manuale di architettura, il Contra Rusconi – intercalano testi atavole dove risalta ancora una volta la puntigliosità del disegnatore e lanitidezza della sua mano 24.

Una comoda attribuzione

La figura e la produzione di Visentini – che non sembra avere avutouna bottega, ma avere vissuto modestamente con i proventi del suo per-sonale impiego 25 – erano quasi sconosciute quando, nel 1953, SusanneLang (1907-1995) riferisce al “well-known Venetian architect, painterand engraver” una grande, imprecisata, quantità di disegni di edifici ita-liani “all obviously from a same workshop” 26. Il materiale considerato èdistribuito in quattro raccolte, conservate nel Royal Institute of BritishArchitects (RIBA) e nel British Museum, dov’è al tempo l’AdmirandaUrbis Venetae, ma sono trascurati i disegni firmati con le ricostruzionidell’arco e della loggia effimeri inventati da Palladio per Enrico III.

Lang propone di leggere le lettere AV in un ambiguo monogramma,già interpretato come AN, iscritto su una tavola con il prospetto del tem-pio romano di Antonino e Faustina, e le associa alla firma di AntonioVisentini apposta a un alzato del chiostro palladiano della Carità, nonappartenente alle raccolte in questione, ma proveniente dalla collezionedi Lord Burlington (fig. 108) 27. Non osserva che la calligrafia autografa èdiversa da quella che appare sulla tavola con il monogramma e su moltialtri fogli. Incontrando per la prima volta tutti questi disegni la studio-sa sembra infatti coglierne soltanto l’omogeneità. Non ne descrive lecaratteristiche tecniche e grafiche, e crede che si tratti di rilievi detta-gliati e accurati; non nota, in particolare, che la tavola firmata è singola-re perché, a differenza delle altre, cerca di restituire fedelmente l’edifi-cio incompiuto, inclusi i dettagli decorativi e l’originale asimmetria 28.

Negli anni successivi l’attribuzione è avallata da studiosi di famainternazionale in assenza di un esame approfondito delle tavole.Cata logando il volume dei disegni e delle stampe autografi assem-blato da Smith, Anthony Blunt (1907-1983) menziona le ricostruzionidell’arco e della loggia per Enrico III e allo stesso tempo indicaVisentini come il probabile autore dell’Admiranda Urbis Venetae e didue ulteriori raccolte di disegni architettonici, senza segnalare l’iscri-

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zione settecentesca “Adami fecit” apposta su una tavola 29.Pochi anni dopo Rudolf Wittkower (1906-1971) impiega tavole “del

Visentini” raffiguranti edifici distrutti, o – a suo giudizio – progetti noneseguiti, per verificare l’influenza di Palladio sullo sviluppo dell’archi-tettura veneziana in una lezione per un corso del Centro Palladio di Vi -cen za, pubblicata nel 1963. Wittkower non discute l’attribuzione deidisegni, ma è prudente sulla loro attendibilità: premette che il “mate-riale attende un’analisi critica” e conclude ribadendo che “ci vorrebbeuna critica discussione di tutto il materiale” per poterne accertare la“validità documentaria”30. Dopo la morte dell’autorevole studioso, iltesto diventa il primo capitolo di Palladio and English Palladianism(London 1974, pubblicato a cura della moglie Margot): la frase finale,che invita alla cautela e alla disamina dei disegni è scomparsa.

I disegni “di Visentini”, un nome e i disegni autografi trascurati

Nel frattempo le 468 tavole possedute dal RIBA vengono scorporatedalle raccolte originali e ricollocate in ordine topografico e per formato– ciò che impedisce la loro valutazione rispetto alle collezioni origina-rie. Il catalogo a stampa è compilato da John McAndrew (1904-1978),che compie un brillante lavoro fondato, però, sul postulato dell’attri-buzione e sulle indicazioni di Wittkower 31. McAndrew osserva che que-sti “impersonal ortho graphic drawings” non sono del tutto uniformitecnicamente e nel formato, e discute la qualità di ciascun disegno, evi-denziandone la maggiore o minore fedeltà rispetto all’edificio riprodot-to e talvolta indicandone le possibili fonti grafiche 32. Egli individua laspiegazione di tutto ciò in fattori concorrenti nella “business enterpri-se” di “Smith, Visenti ni & Co.”: una volontà correttiva che fa idealiz-zare e ripulire dalle decorazioni gli edifici e il vario impiego di copistipiù o meno esperti, dotati, o precisi, che spesso replicavano in frettadisegni o incisioni altrui 33. Pur avvisando che attribuire tavole di “quasi-mechanical productions” è un’impresa azzardata, McAndrew ritiene dipoter distinguere disegni di Visentini e di un suo assistente migliore.Riconosce che la mano che ha vergato il monogramma AV non è quel-la che ha iscritto il disegno firmato, ma pensa che quest’ultima ricorrasu numerose tavole “con un po’ meno di bravura” 34. Infine, schedandouna tavola con la Rotonda trascrive una firma “Antonio Dami” – inrealtà si legge “Adami” –, ma non ne trae alcuna osservazione 35.

Quando McAndrew inizia probabilmente a pregustare la fine del suo

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lungo e monotono compito, l’amica Eleanor Garvey gli chie de di esa-minare un volume, proveniente dalla biblioteca del duca di New castle ,con 50 disegni di edifici veneziani e veneti, seguiti da cinque fogli, iscrit-ti in inglese, con il progetto di un tempio da giardino 36. Lo studioso siconvince che i primi disegni siano di mano di Visentini (e i secondi diWilliam Chambers). Segnala l’esistenza di questi “particularly fine draw -ings [...] surely drawn by Visentini himself” nell’introduzione al ca talogoe li considera nelle sche de 37. Non osserva però che essi sono pa rago -nabili alle ricostruzioni firmate degli apparati effimeri di Palla dio perEnrico III, e contrastanti rispetto alle tavole attribuite, nel ductus, nellaqualità pittorica, nella minuziosità con cui è riprodotta la de corazione,nel modo esaustivo con cui la maggior parte degli edifici so no illustratiin diverse tavole, nella composizione delle tavole stesse, e in fine anchenel tipo di inchiostro e nella stesura dell’acquerello grigio. Il volume,oggi nella Houghton Library di Harvard, illustra venti edifici venezianie veneti dal primo Cinquecento al Settecento, dalla cappella Emiliani inSan Michele in Isola (fig. 109) alla facciata di palazzo Smith 38.

Nonostante la successiva pubblicazione della tavola con palazzoSmith 39, la raccolta rimarrà ignorata. I disegni attribuiti saranno inveceimpiegati come testimonianze di edifici veneziani distrutti o modificati,soprattutto da Elena Bassi 40. Nel volume Palazzi di Venezia, la stu diosasegnala che su una tavola dell’Admiranda Urbis Venetae sono iscritti ladata 1733 e le lettere AA, e propone interpretazioni al ter native: un erroreper “Anno Domini”, “Andrea Architectus” (An drea Tirali, che for seaveva lavorato nel palazzo raffigurato), o “Anto nius Ar chitectus”, cioèVisentini 41. È qui evidente la volontà di conformarsi all’attribuzione.L’attribuzione sembra essere in effetti diventata un filtro che impediscedi riscontrare elementi rilevanti e riconoscere altri disegni autografi. Neldecennio successivo non desta interesse la vendita di quindici tavole conil frontespizio Disegni di varie Fabriche de principali Architetti disegnatida Antonio Visentini veneto professore in Pitura, Architetura, Prospetiva,e intagliator in Rame: tre invenzioni di Visentini (due logge, di ordinetoscano e dorico, e un arco corinzio) e parte degli edifici presenti nelvolume di Harvard, disegnati in maniera in tutto simile 42. Nel catalogodei disegni dei due George Dance conservati nel John Soane’s Museum(1993) sono invece descritte tavole “in the Visentini workshop manner”,senza indicare che una è firmata, ancora una volta, “Antonio Adami” 43.

Infine nel 1996 appare sul mercato una raccolta straordinaria: 15 volu-mi con 650 disegni architettonici di edifici italiani, soprattutto venezia-

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ni e veneti, quattro-settecenteschi, commissionati in Italia, fra il 1768 eil 1771, da John Stuart, terzo conte di Bute (1713-1792) 44. Le tavole sonosempre in proiezione ortogonale, ma riflettono la prassi dei rispettividisegnatori diversificandosi nella tecnica, nel grado di dettaglio e nellaregolarizzazione degli edifici. Nella sua monografia su Lord Bute, Fran -cis Russel cita una lettera in cui il conte ricorda un vecchio architettoche aveva fatto per lui molti disegni, autore di un recente trattato. Rus -sel riconosce Visentini e le Osservazioni... sopra gli errori degli architet-ti, ma gli ascrive disegni analoghi a quelli usualmente attribuitigli nonriconoscendo altre 54 tavole autografe 45.

I disegni eseguiti da Visentini per Lord Bute illustrano esaustiva-mente 22 fabbriche di Venezia e 2 di Padova, includendo 16 edifici nonrappresentati nelle due raccolte autografe già incontrate. Si tratta inmaggioranza di chiese, dal Quattro al Settecento: da Santa Maria deiMiracoli (fig. 110 – minuziosamente raffigurata in quattro tavole nellasituazione, a oggi non ancora del tutto accertata, precedente i restauriottocenteschi), al barco e alla cappella Emiliani in San Michele in Isola,alla distrutta San Giminiano (4 tavole), a San Salvador, San Giorgio deiGreci, lo scalone di Longhena nel monastero di San Gior gio Maggiore,la facciata della chiesa dei Gesuati di Giorgio Massari.

Un’incompiuta impresa editoriale

Non è escluso che tornino alla luce altre tavole autografe, facilmenteidentificabili per la qualità e le caratteristiche grafiche, per l’impagina-zione e la peculiare calligrafia: è stato semplice riconoscere gli stralci deidisegni delle facciate della Libreria Marciana, della Zecca e delle Pri -gioni, compiuti da Visentini nell’estate del 1772, fra il vario materialegrafico raccolto in Italia da Richard Norris 46.

Le facciate copiate per Norris compaiono anche nelle serie acquista-te dal duca di Newcastle e da Lord Bute. Visentini si è dunque presta-to a replicare disegni, ma con l’accuratezza che ha sempre contraddi-stinto le sue tavole architettoniche a partire da quelle dell’Iconografiadella Ducal Basilica.

Va tenuto presente, inoltre, che le incisioni con la chiesa marcianacostituivano l’esito iniziale di un piano editoriale più vasto. Nel 1744Visentini chiede che la durata del privilegio di stampa e vendita con-cesso nel 1722, già prolungata, gli sia raddoppiata “per le difficoltà edesatezza del lavoro”. Intanto il progetto sembra essersi ampliato, pre-

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vedendo oltre alle chiese, “molti altri edificj e pubblici e particolari” –innanzitutto le fabbriche dell’area marciana 47. È verosimile che granparte dei disegni architettonici autografi siano stati basati sul materialepreparato per l’impresa fallita.

L’incisore Mariotti, giunto a Venezia da Roma proprio nel 1722 (emor to nel 1734) 48, può avere giocato un ruolo importante non soltantonell’esecuzione (e nell’abbandono), ma anche nella formulazione delpia no editoriale. Mariotti aveva partecipato all’accurata produzioneincisoria, rivolta agli architetti, del la rinomata stamperia romana diGian Giacomo de Rossi, collaborando ai Disegni di vari altari e cappel-le nelle chiese di Roma con le loro facciate fianchi e misure de più celebriarchitetti 49. Diversamente da quanto avvenne a Roma, l’architettura ve -ne ziana inizia a essere riprodotta a stampa soltanto all’inizio del Sette -cento. E in vedute, non in proiezione ortogonale.

Note conclusive sulla produzione attribuita

La lacuna che Visentini avrebbe voluto riempire pubblicando i rilie-vi di edifici veneziani incisi su suo disegno aiuta a spiegare anche l’esi-stenza di parte delle innumerevoli tavole attribuite. Di qualità e valoredocumentario inferiori, esse sono comunque interessanti nel costituirela più vasta impresa di riproduzione manuale di edifici compiuta concriteri di omogeneità: varrebbe forse la pena di riconsiderarle rispettoalle collezioni originali, in realtà non numerose 50. Quanto all’attribuzio-ne, è opportuno valutare una tavola recentemente venduta daChristie’s, firmata da uno sconosciuto disegnatore nominato più voltein queste pagine: Antonio Ada mi 51. La tavola è accostabile a quelle tra-dizionalmente ascritte a Visen ti ni nella tecnica e nelle convenzioni gra-fiche, ma è unica nel raffigurare un’impegnativa architettura inglese: ilprospetto della cattedrale di Londra. In realtà non rappresenta la fab-brica costruita, ma sembra tratta, con la consueta libertà, dall’incisionepubblicata nel Vitruvius Bri tannicus 52. Oltre alla firma ci sono due iscri-zioni con le grafie che ricorrono più spesso nelle iscrizioni dei disegnigià riferiti a Visentini (fig. 111).

È possibile che Visentini, assiduo frequentatore di Smith, sia statopre sente all’“invenzione” e alla composizione dell’Admiranda Urbis Ve -ne tae. È però improbabile che sia intervenuto nell’esecuzione, comesug geriscono anche le figure, rigide e puramente indicative, talvolta ag -giunte alle architetture, incomparabili con quelle abilmente e realistica-

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mente abbozzate nei disegni autografi. Il valente pittore-architetto puòavere anche assistito al traffico di tavole architettoniche prodotte per unmercato amatoriale da copisti fra i quali si segnala Antonio Adami: checosa ne avrà pensato? “Attento, diligente, esatto, indefesso ne’ suoi la -vo ri” 53, Visentini disegnò infatti oltre cento piante e alzati di edifici, madi concezione e qualità ben diverse.

NOTE

Le ricerche di cui do conto in queste pagine sono state svolte grazie a una borsa di studiocome Millon Architectural Guest Scholar presso il Center for Advanced Study in the VisualArts, National Gallery of Art, Washington (2006) e a un assegno di ricerca dell’UniversitàIuav di Venezia (2006-2008). Soggiorni negli Stati Uniti e in Gran Bretagna sono stati sov-venzionati da una Eleanor M. Garvey Fellowship in Printing and Graphic Art della Hough -ton Library, Harvard University, e da un Research Support Grant del Paul Mellon Centre forStudies in British Art (2008). Posso qui esprimere soltanto un generale ringraziamento a tutticoloro che hanno agevolato il mio lavoro, ma vorrei almeno ricordare con gratitudineEleanor Garvey, John Harris, Charles Hind, Hope Mayo e Anthony Spink.

1 A. Visentini, Osservazioni... che servono di continuazione al trattato di Teofilo Gallaccinisopra gli errori degli architetti, Venezia 1771.

2 Cfr. D. Succi, Antonio Visentini, un poliedrico personaggio tra rococò e palladianesimo, inCanaletto & Visentini. Venezia & Londra, (Venezia, Ca’ Pesaro, 18 ottobre 1986-6 gennaio1987), catalogo della mostra a cura di D. Succi, Cittadella (Padova) 1986, pp. 49-50. Il cata-logo – che contiene la più approfondita e documentata ricostruzione dell’attività di Visentinia prescindere dai disegni architettonici – sarà di seguito indicato come C&V.

3 A. Delneri, in C&V, pp. 51-85, 363-369; F. Pedrocco, Qualche ipotesi per AntonioVisentini pittore e architetto, in “Arte Documento”, 61, 2002, pp. 212-215. The Diary ofJoseph Farington, a cura di K. Garlick, A. Macintyre, New Haven and London 1979, III,p. 1040: un dipinto di Visentini portato in Inghilterra da un suo allievo, l’architetto JamesWyatt, apparve “so much in the style of Canaletti & Marieski that if they were younger, itmust be concluded that they formed themselves upon his manner”.

4 P. Guarienti, aggiunte all’Abecedario pittorico del M.R.P. Pellegrino Antonio Orlandi...,Venezia 1753, p. 80.

5 ASVe, Riformatori dello Studio di Padova, f. 9, c. 51, 31 luglio 1722 (C&V, p. 372).6 Le due “professioni” sono dichiarate nel frontespizio. Dell’Iconografia esistono ancora

cinque disegni preparatori a penna e acquerello, nel Museo Correr (3 tavole), nella Procura -toria di San Marco (una pianta della pavimentazione, su cui cfr. G. Moschini, Dell’incisionein Venezia, Venezia 1926, p. 151), e in collezione privata. Cfr. Succi, in C&V, pp. 141-146,347-349; Pedrocco, Qualche ipotesi... cit., p. 215.

7 Guarienti in Abecedario... cit., p. 80.8 La qualifica di Visentini è tratta dalla concessione del privilegio del 1722 (cfr. nota 5).

L’esperienza di quadraturista traspare nelle cornici disegnate per i frontespizi e le vignetteimpiegate dalla stamperia Pasquali e nella Racolta di vari Schizi de ornati..., Venezia 1747;C&V, pp. 274-297.

9 BMC, Album 72, Libro di architetura e sue annotationi... composto dell signor AntonioVicentini... addombrato da me Pietro Antonio Mo rel li..., datato 1733. Attualmente inconsul-tabili, nella Bibliotheca Hertziana, Li tre primi ordini d’architettura inventati da Antonio

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Vicentini e diligentemente delineati da Giovanni Savol del lo. L’influenza del Perspectiva èanche riconoscibile nei dipinti e nei trattati-manuali (cfr. infra) di Visentini, che tuttavia con-dannerà Pozzo per avere prodotto “seminarij d’errori” in architettura; Osservazioni... cit.,pp. 41, 43, 48.

10 I dipinti sono menzionati nella biografia di Visentini compilata nel primo Ottocento daSante della Valentina: BMC, Cod. Cicogna 3658 e Cod. Cicogna 2978/23, in C&V, pp. 386-387. Cfr. Succi, in C&V, pp. 132-134 per la produzione all’acquaforte.

11 Cfr. Ibid. e The Diary of Joseph Farington... cit., p. 1040. La prima commissione di Smitha Visentini risale al 1717: F. Vivian, Il console Smith mercante e collezionista, Vicenza 1971,p. 10.

12 Su Visentini incisore e illustratore di libri cfr. C&V, passim. Per le decorazioni dei fron-tespizi dei volumi di Smith, Vivian, Il console Smith... cit., passim; A King’s Purchase: KingGeorge III and the Collection of Consul Smith. The Queen’s Gallery, Buckingham Palace, cata-logo della mostra, [London] 1993, p. 38.

13 Il volume è nella Royal Library (RL 970937) a seguito della celebre vendita della colle-zione Smith a Giorgio III nel 1762. A. Blunt, E. Croft-Murray, Venetian Drawings of theXVII and XVIII Centuries in the Collection of Her Majesty the Queen at Windsor Castle,London 1957, pp. 67 ss, nn. 428-575 per i disegni; C&V, pp. 178-179 per le stampe. Cfr.A. Griffiths, The Prints and Drawings in the Library of Consul Joseph Smith, in “PrintQuarterly”, 8, 1991, p. 130.

14 BL, 71.i.1-3. Cfr. P. Morachiello, L’architettura, in Storia di Venezia. Temi. L’arte. IlSettecento, Roma 1995, II, parte VI, p. 246.

15 Cfr. Griffiths, The Prints and Drawings... cit., p. 128; S. Morrison, Records of a bibliophi-le: the catalogues of Consul Joseph Smith and some aspects of his collecting, in “BookCollector”, 43, 1, 1994, pp. 33-35.

16 Attestati con enfasi da Della Valentina, in C&V, p. 386.17 A. Blunt, A Neo-Palladian Programme Executed by Visentini and Zuccarelli for Consul

Smith, in “The Burlington Magazine”, C, 665, 1958, pp. 283-284; A. Delneri, in C&V, pp.73-77; Ead., Antonio Visentini. 1688-1782, in Capricci veneziani del Settecento, (Castello diGorizia, giugno - settembre 1988), catalogo della mostra a cura di D. Succi, Torino 1988, pp.239-245.

18 BL, ms King’s 146. T. Temanza, Vite dei più celebri architetti, e scultori veneziani che fio-rirono nel Secolo Decimosesto, Venezia 1778, p. 367 n. a.

19 (A. Memmo), Elementi dell’architettura lodoliana o sia l’arte del fabbricare con soliditàscientifica e con eleganza non capricciosa, Roma 1786, I, p. 1 n. 1.

20 Dal testamento di Smith del 1761: ASVe, Inquisitori alle acque, b. 230, n. 5795. F. Mon -tecuccoli degli Erri, Il Console Smith, notizie e documenti, in “Ateneo Veneto”, 33 n.s., 1995,pp. 170-176.

21 Secondo l’inventario dei beni trovati nel palazzo di Smith alla sua morte; ASVe,Petizione 467, 9 novembre 1770, in Capricci veneziani del Settecento, cit., p. 531.

22 Cfr. A. Comolli, Bibliografia storico-critica dell’Architettura civile ed arti subalterne,Roma 1792, IV, pp. 252-258; C&V, pp. 330-338; A. Payne, Architectural Criticism, Science,and Visual Eloquence: Teofilo Gallaccini in Seventeenth-Century Siena, in “Journal of theSociety of Architectural Historians”, 58, 2, 1999, pp. 146-169.

23 Ivi, pp. 50, 369, 379-381 docc. 35, 37, 38.24 Rispettivamente BAV, Vat. Lat. 8482 e BMC, Cod. Cicogna 3656 (C&V, pp. 51-69 e 358;

Bassi, Architettura del Sei e Settecento... cit., pp. 366-367).25 Cfr. il testamento redatto nel 1768: ASVe, Notarile testamenti, b. 1160, n. 184, in C&V,

p. 381, e la biografia di della Valentina, ivi, pp. 386-387.26 S. Lang, Visentini Drawings, in “Architectural Review”, CXIII, 1953, pp. 192-194.27 Ibid. RIBA, SD36[64](2) e RIBA, SB31/9. Il problema della diversa provenienza è risol-

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to riconducendo a Lord Burlington una delle raccolte del RIBA per la cornice a doppia linearossa che appare nell’originale lista accompagnatoria. In realtà questa raccolta include edifi-ci compiuti, o riferiti a proprietari che li acquistarono, dopo la morte di Lord Burlington.

28 Cfr. innanzitutto RIBA, SB35[93]2, con lo stesso soggetto.29 RL, 10505-10578 (Admiranda Artis Architecturae Varia), e 19288-19311 (19293 con l’i-

scrizione citata). A. Blunt, E. Croft-Murray, Venetian Drawings of the XVII and XVIIICenturies in the Collection of Her Majesty the Queen at Windsor Castle, London 1957, pp.67-68.

30 R. Wittkower, L’influenza del Palladio sullo sviluppo dell’architettura religiosa veneziananei Sei e Settecento, in “Bollettino CISA Andrea Palla dio”, 1963, pp. 65, 70, p. 71 nota 9 (conlista sommaria del materiale in Inghil terra che conta 1145 “rilievi”).

31 J. McAndrew, Catalogue of the Drawings Collection of the Royal Institute of BritishArchitects, Antonio Visentini, Farnborough 1974.

32 Ivi, pp. 8-9: in particolare la raccolta più consistente (357 disegni) del RIBA è costitui-ta da tavole di dimensioni (ca 760 ? 495) quasi doppie rispetto allo standard, dov’è impie-gato l’acquerello rosa per i muri sezionati in pianta e alzato.

33 Ibid. e passim.34 Ivi, p. 24, e cfr. p. 10.35 Ivi, p. 47. RIBA SD40[214]2.36 Ricordo riferitomi personalmente da Eleanor Garvey (luglio 2008). Documenti inediti

attestano che il volume fu venduto al secondo duca di Newcastle da un libraio e antiquariolondinese, Thomas Payne, nel maggio del 1765, per 21 sterline (Archivio dell’Università diNottingham, Ne A 692/48) e fu conservato nella biblioteca di Clumber (ivi, Ne I 2/1, p. 84).

37 McAndrew, Catalogue... cit., p. 9 e passim.38 Harvard College Libraries, Houghton Ms Typ 829.39 A King’s Purchase... cit., p. 38; The Glory of Venice. Art in the Eighteenth Century, Royal

Academy of Arts, (London 1994 / National Gallery of Art, Washington, 1995), catalogo dellamostra, a cura di J. Martineau, A. Robinson, New Haven & London 1994, p. 248.

40 Cfr. E. Bassi, Considerazioni su alcuni disegni di Antonio Visentini, in “Bollettino CISAAndrea Palladio”, VI, 2, 1964, pp. 285-286; Ead., Palazzi di Venezia. Admiranda UrbisVenetae, Venezia 1987 (19761); Ead., Tracce di chiese veneziane distrutte. Ricostruzione daidisegni di Antonio Visentini, Venezia 1997.

41 BL, 71.i.II, 88. Bassi, Palazzi... cit., pp. 37, 544.42 Fotografie del frontespizio e delle tavole, così come la relativa brochure dei venditori,

Spink & Son Ldt, sono nell’archivio di Christie’s a Londra. Cfr. Richard Verdi, in R. Verdiet al., The Burlington House Fair, in “The Burlington Magazine”, CXXIX, 1014, 1987,p. 627.

43 Drawer 44/8/2: facciata del Pantheon. J. Lever, Catalogue of the drawings of GeorgeDance the Younger (1741-1825) and of George Dance the Elder (1695-1768) from the collec-tion of Sir John Soane’s Museum, London 2003, pp. 62, 71-72.

44 V&A, E.9-22:1etc.2001.45 F. Russel, John, 3rd Earl of Bute: Patron & Collector, London 2004, pp. 98, 182-183.46 V&A, E. 1468, 1486, 1491-1914, da cfr. con il diario di viaggio: BL, Ms Add. 52497 C

(Rome and Venice; 30 June 1771-16 Aug. 1772), cc. 75r, 76r, 77r, 86v-87r, 90v. Tre tavolecon la chiesa delle Zitelle e una con la facciata delle Prigioni, forse già nella raccolta vendu-ta nel 1987, sono passate da Christie’s, South Kensington, 21 giugno 1998, lotto 33 e poi daPhillips, London, 13 dicembre 2000, lotti 93-94.

47 ASVe, Senato Terra, f. 1994, s.d.; ivi, Riformatori dello Studio di Padova, f. 19, c. 330, 18luglio 1744, in C&V, p. 377.

48 Moschini, Dell’incisione in Venezia... cit., pp. 152-153.49 Ed. cons. Roma 1713, tavv. 15, 16, 21, 22, 28.

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50 Alle raccolte menzionate da McAndrew, Catalogue... cit., pp. 8-9, va almeno aggiunto unvolume con 93 disegni composto dal medico inglese George Garnier (1703-1763): Montréal,Canadian Centre for Architecture, Prints and Drawings Collection, 1980:0029:001-94. Cfr.ora P. Modesti, «Palladio must have had a strange predilection for porticoes»: rilievi e criticadelle facciate delle chiese palladiane fra Sei e Ottocento, in Architettura delle facciate. Le chie-se di Palladio a Venezia; nuovi rilievi, storia, materiali, a cura di M. Borgherini, A. Guerra,P. Mo desti, Venezia 2010, pp. 104-145, alle pp. 118-125.

51 Christie’s, South Kensington, 4 giugno 2008, Town & Country Perspectives - The CharlesPlante Collection, lotto 396. Il nome di Antonio Adami s’incontra a Venezia, come stuccato-re (AKL, 1992, I, p. 320) e genero dell’architetto Antonio Gaspari (BMC, P.D. 1119/43), ea Roma, nel 1744, come architetto. Cfr. In Urbe Architectus. Modelli Disegni Misure. La pro-fessione dell’architetto a Roma 1680-1750, (Roma, Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo,12 dicembre 1991-29 febbraio 1992), catalogo della mostra a cura di B. Contardi, G. Curcio,Roma 1991, p. 315.

52 Cfr. invece la scheda di Christie’s, ibid. Quando il testo era in bozza sono venuta a cono-scenza dell’esistenza di tre tavole, con le facciate della basilica di San Pietro a Roma, di SanGiovanni in Laterano e del Pantheon, anch’esse analoghe a quelle già attribuite a Visentini,la prima delle quali firmata Antonio Adami, a Braunschweig, Herzog Anton Ulrich-Museum(Z 1723, Z 1724, Z 1725).

53 Guarienti, in Abecedario... cit., p. 80.

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105. Antonio Visentini, disegnatore,Vincenzo Mariotti, incisore,Facciata maggiore della chiesaducale dell’evangelista S. Marco, in Iconografia della ducal basilicadell’evangelista S. Marco, 1726

106. Anonimo, facciata della chiesa di Santa Maria dei Miracoli, in Admiranda Urbis Venetae,London, British Library, 71.i.III, 95

107. Antonio Visentini, Pianta ed Alzato dell’Arco, in Pianta ed alzato del magnifico arco trionfale, e loggia eretto dal celebre Architetto Andrea Palladio..., 1750, tav. I, London, British Library, Ms King’s 146

108. Antonio Visentini, sezione del chiostro del convento palladiano della Carità, London, RIBA Library Drawings Collection, SB 31/9

110. Antonio Visentini, Facciata Della Chiesa e Spaccato di Fronte entro la Chiesa (Santa Maria dei Miracoli), London, Victoria & Albert Museum, Prints, Drawings and Paintings Collections, E.8:79-2001

109. Antonio Visentini,Spaccato di Fronte entro la Capella Emiliana(cappella Emiliani in SanMichele in Isola), HarvardCollege Libraries,Houghton Ms Typ 829 (4)

111. Iscrizioni e firma diAntonio Adami su tavolacon la facciata dellacattedrale di St. Paul