G. Montevecchi, L'Accademia di Belle Arti di Ravenna. Un calco in gesso rappresentante una...

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MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI DEL~EMILIA-ROMAGNA ARCHEOLOGIA DELL~EMILIA-ROMAGNA 1998 11/1 All'Insegna del Giglio

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MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI

SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI DEL~EMILIA-ROMAGNA

ARCHEOLOGIADELL~EMILIA-ROMAGNA

1998 11/1

All'Insegna del Giglio

Giovanna Montevecchi

I;Accademia di Belle Arti di Ravenna.Un calco in gesso rappresentante una cCPanciullacon ghirlanda"

La gipsoteca dell' Accademia di Ravenna, conce­pita come strumento finalizzato all'insegnamen­to dell'arte attraverso la riproduzione tridimen­sionale delle sculture, dei bassorilievi e degli ele­menti architettonici, riveste un particolare inte­resse storico in quanto, nello specifico delle ri­produzioni, in gran parte calchi di opere d'artenote, documenta il gusto artistico del periodo incui i gessi vennero realizzati, compreso tra lametà del Settecento e l'inizio del Novecento.La conoscenza della raccolta richiede un'analisi

filologica di ogni singolo calco, tesa all'indivi­duazione, non sempre automatica, dell'opera dacui questo venne ricavato; la comprensione del­l'ambiente in cui il calco fu prodotto permettedi conoscere, talvolta, il committente, il dona­tore o l'acquirente, mentre quasi mai è docu­mentato, soprattutto per i gessi più antichi, ilformatore: sia esso un artista che usava i calchi

come modelli o una bottega che riproduceva ipezzi per la vendita. .Rientra in questa problematica un bassorilievoin gesso, di cui si è già stata data una comunica­zione preliminare l, raffigurante una fanciulla conampio himation gonfiato dal vento che regge unaghirlanda con entrambe le mani e si muove ver­so destra su uno sfondo architettonico a pilastricon capitelli corinzi (fig. 1). Il gesso venne ac­quistato molto probabilmente a Roma nel 1827da Ignazio Sarti incaricato, dal comitato per lanascente Accademia, di fare acquisti a fini didat­tici 2; nell'elenco di Sarti il bassorilievo è forseda identificarsi con quello definito Donna Pan-

Fig. 1 - Ravenna, Accademia di Belle Arti, rilievo in gesso.

neggiata. Se sono scarsi i dati relativi alla suaacquisizione anche la ricerca dell'originale nonha ancora portato ad una precisa identificazio­ne3; tuttavia il calco riveste un notevole interes­se in quanto legato agli studi sui rilievi ripro­ducenti teorie di donne, fra cui quelle ghirlan­dofore"

l MONTEVECCHI 1993, p. 253; inventario n. 93. Dal 1995, dopo una campagna fotografica e una precataloga­zione di tutti i gessi, è stata realizzata una catalogazione di circa 450 pezzi "storici". Si desidera ringraziare il dottoGianni Morelli, responsabile della Loggetta Lombardesca di Ravenna, per aver reso possibile lo studio del gesso,inoltre si ringraziano la dott.ssa Roberta Belli e il dotto Marco Danesi per la disponibilità e le preziose informazioni.

2 L'elenco, suddiviso tipo logicamente per gruppi (statue, busti, bassorilievi, etc.) con le identificazioni corren­ti usate all'epoca, è riportato in un documento firmato da Ignazio Sarti e collocato nell'Archivio Storico di Ravenna,atto comunale, Anno 1828, tiL XIII, n. 1610.

3 [ segni lasciati sul gesso dai tasselli utilizzati per lo stampo permettono di escludere che si possa trattare diun'opera originale in scagliola.

4 Si sono occupati dell'argomento: BEscHI 1984-1985, pp. 37-79, tratta le vicende antiquarie dei rilievi dei

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G. MONTEVECCHI

Le vicende di un marmo «romano"

Un bassorilievo di marmo con un soggetto iden­tico a quello del gesso in esame venne descrittocome antico da Fea, nella sua traduzione daWinckelmann, che lo definì Fanciulla con sertodavanti a un tempio rotondo e dalla porta socchiu­sa (fig. 2); sulla destra della scultura, infatti, siosserva parte di un tempio rotondo, che nel gessodi Ravenna non compare, con una porta che si apreverso l'interno: l'anta aperta è ritenuta un'integra­zione moderna s. Fea, che lo riporta principalmen­te per il tempio, annota che si tratta di un "Bas­sorilievo in marmo bianco della Villa Negroni"6.Un inventario della collezione di sculture della

Villa Peretti Montalto-Negroni-Massimo, compi­lato nel periodo 1680-16857, riporta l'indicazionedi un'opera, probabilmente da identificare conquella riprodotta da Fea, collocata in Palazzo a Ter­mini Terzo piano-scala e definita come Un bassorilievo con una figura di ninfa con una ghirlandain mano che va al tempio, alto p.mi 3 largo 48•

La collezione di statue e di opere antiche dellavilla Pererti Montalto fu iniziata da papa Sisto Vcon l'aiuto della sorella Camilla e continuata dal

nipote, il cardinale Alessandro. Nel 1784 la vil­la, diventata da circa un secolo di proprietà delcardinale Negroni di Genova, venne messa invendita e la raccolta fu smembrata; molti deimateriali e delle sculture che conteneva vennero

acquistati dall'antiquario e falsario ingleseJenkins che aveva un lucroso giro di affari conscultori e restauratori romani come Cavaceppi,

Albacini, Pacetti e Antonio D'Este; alcune diqueste opere furono vendute in Europa fra Ger­mania e Inghilterra 9.Dalle fonti risulta che anche al bassorilievo con

ninfa e ghirlanda toccò la medesima sorte: il pez­zo passò da Jenkins a Lord Cawdor, che lo ven­dette all'asta per 113 ghinee nel 1800 IO; l'acqui­rente, Henry Blundell, lo espose alla propria gal­leria: l'Ince Blundell Hall". In questa sede rima­se a lungo; nel 1882 il marmo, definito Giri withGarland, è schedato da Michaelis con la prove­nienza e le indicazioni succitate ".Dal 1959 il bassorilievo è conservato alla Walker

Art Gallery di Liverpool, donato dal colonnelloJoseph Weld che lo ebbe in eredità da Blundell13; ilrilievo attualmente è catalogato con il nome diGiri before a round Tempie (fig. 3).

La critica storica

La storia del bassorilievo sembra essere piuttostoconsequenziale; in realtà, nel corso degli ultimi duesecoli, gli studiosi che se ne sono occupati, hannoespresso pareri divergenti sulla sua cronologia.Winckelmann e Fea, come si diceva, considera­rono antico il pezzo in esame e tale valutazionesi perpetuò per più di un secolo; infatti Michaelis,alla fine dell'Ottocento, riportava il bassorilievofra i marmi antichi conservati in Gran Bretagna ".Amelung, in seguito, avanzava qualche dubbiosull'originale composizione e riteneva, in basead un confronto con il Rilievo Borghese, che

"troni" ravennati fra cui alcuni frammenti di lastre con donne offerenti; MICHELI 1987, pp. 2-16, elabora un reperto­rio figurativo attinente a personaggi femminili impegnati in azioni profane o anche collegabili ad un culto che, in basealle tematiche individuate, sono state organizzate in quattro gruppi presupponenti quattro cicli legati l'uno all'altroda corrispondenze tecniche, formali e concettuali; LA ROCCA 1992, pp. 265-314, riprende le problematiche dei "tro­ni" analizzando anche i rilievi dei "choroi femminili" in cui sono rappresentate teorie di donne intente a cerimonie odanze religiose dinanzi a strutture architettoniche che rivelerebbero una funzione religiosa per ogni specifica divinità.

5 FEA 1783-1784, tomo III, tav. XVIII, p. 495; incisione di G. Carattoni, disegno di V. Dolcibeni.

6 Villa Peretti Moltalto-Negroni-Massimo era stata edificata da Papa Sisto V, cardinale Peretti, sulla sede delleterme dioclezianee, cfr. MAsSIMI 1836 e Scavi di Roma 1992, in parto pp. 135-140. Nel 1860 la zona della villa fu a suavolta interessata dai lavori per la stazione centrale delle ferrovie romane, con conseguenti sbancamenti; a questi lavori èstata recentemente dedicata a Roma una mostra con catalogo dal titolo "Antiche stanze. Un quartiere di Roma impe­riale nella zona di Termini", Roma 1996; per i problemi in esame si veda DE FILlI'PIS 1996, p. 15 e nota 12.

7 BARBERINI1991, pp. 15-16, la titolatura è Inventario delle statue, suppellettili ed altro esistenti nel PalazzoPeretti alle Terme.

8 BARBERINI1991, p. 25

9 BARBERINI1991, nota 12; sull'attività di T. Jenkins si veda TH. ASHBY,Thomas jenkins in Rome, in BSR VI,1913, 8, p. 509.

IO DALLAWAY1800, p. 388.

" BLUNDELL1803, p. 178, n. 521.

" MICHAELlS 1882, pp. 399-400 n. 304.

13 MORRIS 1977, p. 292, n 6535 .

•• MICHAELIS1882, pp. 399-400, n. 304; si sono occupati del rilievo anche CANINA1848, II, tav. LXIV; ALTMANN1906, pp. 50-60, n. 1.

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Fig. 2 - Incisione di G. Carattoni, disegno di V Dolcibeni (da FEA 1783-1784).

Fig. 3 - Liverpool, Walker art Gallery. Rilievo in marmo (da Foreign Catalogue 1977).

G. MONTEVECCHI

quello di villa Negroni fosse un "pasticcio" e chela fanciulla con ghirlanda non fosse in connes­sione con il tempio riprodotto sulla destra edidentificato con il tempio di Vesta al Foro 15.

Ma fu Ashmole, nel 1929, curando il catalogo re­lativo all'Ince Blundell Museum, dove il rilievo eraancora collocato presumibilmente dal 1800, a por­re seri dubbi sull'antichità della scultura ritenen­dola un lavoro del tardo XVIII secolo '6.

Attualmente Morris ritiene che Blundell, acquistan­dolo come antico, fosse stato tratto in ingannodal "Cawdor Sale Catalogue" ed attribuisce il bas­sorilievo, anche se con qualche incertezza, alloscultore neoclassico Bartolomeo Cavaceppi 17.

Recentemente alcuni studiosi se ne sono occu­

pati per motivi di ordine stilistico ed iconografi­cOi Maier, ad esempio, analizza la scultura perl'apparato architettonico, identificandola con iltempio di Vesta ".Successivamente Micheli, in un articolo in cuiesamina, fra gli altri, i bassorilievi con donneghirlandofore 19, prende in esame il pezzo di Vil­la Negroni e come Maier lo considera disperso,anche se, rifacendosi ad Ashmole, lo ritiene unpasticcio tardo-settecentesco; l'autrice propen­de per una datazione "moderna" soprattutto peri presunti restauri, ottenuti con lo stesso marmogiallognolo con cui fu realizzato il rilievo 20.

Per terminare questa esposizione delle vicende edelle attribuzioni storiche del bassorilievo di Villa

Negroni, val la pena di citare il contributo diLevy che, parlando ne occasionalmente, fa rife­rimento a quello conservato presso la Walker ArtGallery ed attribuito a Cavaceppi 21.

Osservazioni conclusive

A questo punto dell'indagine storica e in rela­zione al mutamento di attribuzione cronologica

del rilievo di Liverpool, si rende interessanteun'accurata analisi del calco, al fine di determi­nare quale sia la correlazione fra i due pezzi.Ad un confronto, purtroppo solo fotografico frail marmo inglese e il calco in gesso dell'accade­mia ravennate si possono constatare alcune dif­ferenze; la più evidente è la posizione del piedesinistro della fanciulla: le dita sono appoggiateal bordo del bassorilievo e quindi risultano pie­gate rispetto a quelle del gesso, in cui la puntadell'alluce sfiora appena la base; in conseguenzail calcagno dello stesso piede è più sollevato nelcalco, come si può osservare confrontando il pun­to in cui il tallone tocca il podio. Altre discor­danze si possono notare in alcune pieghe dellevesti, fra cui l'apicatura inferiore dell'himation;anche la ghirlanda è resa in modo diverso: piùappiattita nel calco, più segnata da profonde sol­cature nel marmo. Complessivamente il rilievo diLiverpool ha un aspetto decisamente neoclassico,a differenza del gesso che presenta una raffina­tezza ed eleganza, di stile neoattico, che si cogliesoprattutto nella resa del volto della fanciulla.Ashmole, nel 1929, indicava di restauro "I. quar­ter of relief incl. small pieces of drapery; I. foot;r. forearm with centre half of festoon" 22, maanche Fea, nel 1783, diceva che il marmo "è diuna perfetta conservazione, fuorché la mano,colla quale tiene la ghirlanda, con un pezzo del­la stessa ghirlanda sotto e sopra, e buona partedei piedi" 23. Risulta quindi che le differenze esi­stenti fra il gesso ed il marmo sono, in parte,quelle relative al restauro già descritto da Fea;ma, pur con i limiti dati dal confronto con undisegno, l'incisione di Carattoni pare più simileal gesso che non al marmo, almeno nelle particonsiderate nuove.Si deve tenere conto anche di un'ulteriore in­

congruenza: il materiale con cui è stato realizza­to il bassorilievo è descritto da Fea come "mar­

mo bianco" mentre è giudicato da Ashmole "mar-

15 AMELUNG1910, p. 114.

16 ASHMOLE1929, p. 310, n. 304, pl. 43: "Giri before a round tempie", "I suspect the Ince relief of being awork of the late eighteenrh century"; inoltre si dice "The marble is uncommon (yellowish opaque marble)".,7 MORRIS1977, p. 292, n. 6535, attribuisce la paternità a Cavaceppi asserendo che "A drawing nearly identical

ro N. 6535 was formerly owned by the Dukes of Dessau, heirs of the Prince of Anhalr Dessau for whom Cavaceppiworked at Worlitz".

'8 MAIER1985, pp. 68-70, R7, T. II,3; identifica il bassorilievo con quello di Villa Negroni e ritiene che il

tempio rotondo sulla destra sia da riconoscere con quello di Vesta nel Foro, sulla base del confronto con il rilievodegli Uffizi e del Laterano .• 9 MICHELI1987, pp. 11-14.20 MICHELI1987, p. 12.21 LEVY1990, p. 67.22 ASHMOLE1929, p. 310, n. 304, pl. 43.23 FEA1784, tomo III, tav. XVIII, p. 495.

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I..:ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI RAVENNA

Fig. 4 - Roma, chiesa di S. Silvestro, cortile. Rilievo in gesso.

mo giallognolo opaco", lo stesso con cui sareb­bero stati effettuati anche i restauri, uno dei mo­tivi della datazione settecentesca del bassorilievo.

Come suggerisce Micheli, è conservato nel cor­tile della chiesa di S. Silvestro a Roma 24 un altro

calco che riproduce, anche in questo caso, solola fanciulla ghirlandofora (fig. 4): il gesso, sep­pure con alcune lacune, sembrerebbe identico aquello di Ravenna: l'eguaglianza dei calchi esclu­de così variazioni dovute ad interventi di restau­

ro o integrazioni successive al getto 25.

Anche se molto cautamente, sembra possibilesostenere che il calco dell'Accademia non corri­

sponda al bassorilievo conservato a Liverpool;potrebbe essere suggestivo pensare all'esistenzadi un ulteriore rilievo, dal quale i gessi furonoipoteticamente tratti e da considerarsi attualmen-

te disperso, corrispondente a quello descritto nel­l'inventario di Villa Negroni e non a quello del­la Walker Art Gallery.Nella difficoltà estrema di potere risalire al for­matore e alla datazione dei calchi, possiamo soloconstatare una comune origine romana, da rite­nere, almeno per il gesso ravennate, anteriore al1827, anno in cui venne acquistato da Sarti.La fortuna che il soggetto ebbe alla fine del Set­tecento, quando venne riprodotto anche su altrioggetti, come ad esempio le gemme 2. ed i mobiliin legno 27, può essere emblema tic o della diffusaabitudine di riprodurre le sculture di opere anti­che; a questi dettami si avvicina anche l'attivitàdi Cavaceppi e di tutto l'ambiente di falsari, direstauratori, di copisti di opere antiche già por­tatori del germe neoclassico.

24 MICHELI1987, p. 13.25 Le misure del pezzo ingle e sono h 68xl 73 centimetri (c'è probabilmente un errore di Ashmole, che inverte le

dimensioni), il rilievo, nell'Inventario pubblicato dalla Barberini, è "alto p.mi 3 largo 4" ossia 75/78 x 100/1 04 centimetricirca; attualmente nel primo marmo manca la parte relativa all'integrazione del tempio con porta aperta già descritta comeaggiunta da Fea; l'asportazione di questa sarebbe avvenuta secondo Morris tra il 1783, anno del disegno di Carattoni, e il1809, in cui viene eseguito un disegno del rilievo mancante della porta aperta. Anche se le misure del calco sono dautilizzare con molta prudenza, queste sono h 74xl 60 centimetri, risulta possibile quindi una eventuale derivazione dalpezzo romano. La scelta di calcare solo una parte delle opere originali è abbastanza diffusa nelle riproduzioni in gesso.

2. CASAROSA1981, p. 117, fig. 3.27 LEVY1990, p. 67.

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ALTMANN 1906

AMELUNG 1910

AsHMOLE 1929

BARBERINI 1991

BESCHI 1984-1985

BLUNDELL 1803

CANINA 1848

CASAROSA 1981

DALLAWAY1800

DE FILIPPIS 1996

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LEVY 1990

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