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FELIX RAVENNA Direttore Responsabile Raffaella Farioli Campanati Decano Dipartimento di Archeologia Università di Bologna Comitato Scientifico Andrea Augenti (Università di Bologna) Isabella Baldini Lippolis (Università di Bologna) Hugo Brandenburg (Università di Münster) Giovanna Bucci (Università di Bologna) Roberta Budriesi (Università di Bologna) Massimiliano David (Università di Bologna) Lucia Faedo (Università di Pisa) Otto Feld (Università di Freiburg i. Br.) Gianfranco Fiaccadori (Università di Milano) Simonetta Minguzzi (Università di Udine) Silvia Pasi (Università di Bologna) Maria Cristina Pelà (Università di Bologna) Paola Porta (Università di Bologna) Lorenzo Quilici (Università di Bologna) Clementina Rizzardi (Università di Bologna) coordinamento di redazione Giovanna Bucci Amministrazione Edizioni del Girasole di Ravenna Conto corrente postale n. 11643483 Autorizzazione del Tribunale di Ravenna, n.42 del 12/03/70 Felix is indexed in RILA (International Repertory of the Literature of Art) Williamstown, Massachussetts 01267, USA. Felix Ravenna 2010-27 giugno.indb 3 03/12/2010 15.10.10

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FELIX RAVENNA

Direttore ResponsabileRaffaella Farioli CampanatiDecano Dipartimento di Archeologia Università di Bologna

Comitato ScientificoAndrea Augenti (Università di Bologna)Isabella Baldini Lippolis (Università di Bologna)Hugo Brandenburg (Università di Münster)Giovanna Bucci (Università di Bologna)Roberta Budriesi (Università di Bologna)Massimiliano David (Università di Bologna)Lucia Faedo (Università di Pisa)Otto Feld (Università di Freiburg i. Br.)Gianfranco Fiaccadori (Università di Milano)Simonetta Minguzzi (Università di Udine)Silvia Pasi (Università di Bologna)Maria Cristina Pelà (Università di Bologna)Paola Porta (Università di Bologna)Lorenzo Quilici (Università di Bologna)Clementina Rizzardi (Università di Bologna)

coordinamento di redazioneGiovanna Bucci

AmministrazioneEdizioni del Girasole di RavennaConto corrente postale n. 11643483

Autorizzazione del Tribunale di Ravenna, n.42 del 12/03/70

Felix is indexed in RILA (International Repertory of the Literature of Art)Williamstown, Massachussetts 01267, USA.

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RINGRAZIAMENTI

Si ringrazia vivamente la Dott.ssa Giovanna Bucci per il coordinamento tecnico Autori – Editore, e la definizione redazionale di testi e figure

Le illustrazioni sono di proprietà delCentro per lo studio delle Antichità Ravennati e Bizantine “Giuseppe Bovini”Università degli Studi di Bologna

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Questo volume è stato pubblicato con i contributi di

Edizioni del Girasole Ravenna

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BOLOGNADIPARTIMENTO DI ARCHEOLOGIA

CENTRO PER LO STUDIO DELLE ANTICHITÀ RAVENNATI E BIZANTINE

“GIUSEPPE BOVINI”

FELIXRAVENNA

RIVISTA DI ANTICHITÀRAVENNATI, CRISTIANE, BIZANTINE

Quarta serie: CLVII - CLX (2001- 2004)

EDIZIONI DEL GIRASOLE

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© Edizioni del Girasole s.r.l. – giugno 2010sede legale I - 48121 Ravenna – Via Pasolini 45

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sede amministrativa I – 48026 Godo di Russi – Largo Savini 8Tel. +39 0544 418986 – Fax +39 0544 416390

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Grafiche Garattoni

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INDICE

In Memoria di Padre Michele Piccirillo

I - IL SECOLO DEI DITTICI

RAFFAELLA FARIOLI CAMPANATI, Alcuni aspetti e problemi su avori del VI sec.

MASSIMILIANO DAVID, I dittici «cuspidati» e gli strumenti della propaganda di Stato nel Mediterraneo del V secolo

BEAT BRENK, L’avorio Trivulzio e il suo significato

LELLIA CRACCO RUGGINI, Tra fine IV e inizî V secolo in due dittici: qualche problema

ANTONIO ROCCO CARILE, L’Impero romano d’Oriente e i dittici

GIORGIO VESPIGNANI, Il magistrato romano e il cerimoniale del circo nei dittici (secoli IV-VI)

II - RICERCHE IN EMILIA ROMAGNA

GIOVANNA BUCCI, Gambulaga 2009. Archeologia subacquea delle acque interne: bacini artificiali e controllo archeologico. Osservazioni metodologiche, tecniche e stratigrafiche

DAVIDE LONGHI, La statua equestre di Teodorico e la raffigurazione del Palatium in Sant’Apollinare Nuovo

CLEMENTINA RIZZARDI, La figura femminile nei mosaici parietali bizantini: dal mondo terreno a quello divino (V-IX secolo)

GIOVANNA BUCCI, Tipologie di barche nei mosaici d’area mediterranea

PAOLA PORTA, Romanico bolognese: ricerche sulla scultura architettonica e di arredo liturgico

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III - RICERCHE SIRIANE (2005-2009)

RAFFAELLA FARIOLI CAMPANATI, Le più recenti ricerche nella chiesa tetraconca di Bosra, dedicata ai Santi Sergio. Bacco e Leonzio. Introduzione

GIOVANNA BUCCI, Elementi stratigrafici per la ricostruzione della planimetria originaria della Chiesa dei Santi Sergio, Bacco e Leonzio (Bosra, Siria)

RACHELE CARRINO, Indagini archeologiche nell’area meridionale della Chiesa dei Santi Sergio, Bacco e Leonzio a Bosra

MICHELANGELO MONTI, LORENZO URBINI, Bosra (Siria) Missione Archeologica dell’Università di Bologna. Anno 2009. Il rilievo con laser scanner della Chiesa dei Santi Sergio, Bacco e Leonzio e del Complesso di Bahira

MASSIMILIANO SAMPAOLESI, Bosra, Siria. Per un’ipotesi di copertura a protezione dei dipinti murari dell’abside della Chiesa dei Santi Sergio, Bacco e Leonzio

RAFFAELLA FARIOLI CAMPANATI, Temi musivi pavimentali nell’area culturale della Siria tra Tarda Antichità e Età Umayyade

GABRIELE CANUTI, L’associazione leone – serpente a Khân Khaldé (Libano) tra promessa escatologica e valenza apotropaica

GIOVANNA BUCCI, Floor Mosaics from Neeha (Syria)

PAOLO RACAGNI, PAOLA PERPIGNANI, I mosaici di Neeha: un esempio di restauro e didattica in un progetto di cooperazione Italo-Siriana

APPENDICECatalogo della mostra fotografica: Siria, alle radici della Cristianità, RavennAntica 2008 (a cura di Giovanna Bucci)

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MASSIMILIANO DAVID

I dittici “cuspidati” e gli strumenti della propaganda di Stato nel Mediterraneo

del V secolo

Dal punto di vista morfologico è opinione diffusa che non vi sia gran varietà tra i dittici eburnei e che vi siano solo isolate eccezioni rispetto alla forma rettangolare. In realtà, si possono osservare numerose variabili che riguardano specialmente l’aspetto dei lati corti di questi manufatti che peraltro hanno proporzioni e misure assai diverse in funzione di diversi fattori (non ultimo le dimensioni della zanna di origine).

La principale preoccupazione metodologica resta però quella che ha condotto alla pubblicazione di “Eburnea diptycha”, e cioè quella di disincagliare la ricerca sui dittici da un ormai monocorde approccio stilistico che si avvita su sé stesso da decenni, dall’indomani dei “corpora” editi da Delbrueck e Volbach1.Nella sfera dei dittici privati di IV e V secolo osserviamo dittici a terminazione superiore frastagliata con fastigio a volute, o, nella fase finale della produzione tardo medievale, a terminazione lunata secondo lo schema delle tavole mosaiche. La terminazione cuspidata sembra caratterizzare la produzione ordinata e distribuita dagli organi dello Stato romano in Oriente e Occidente nel V secolo2. Si tratta di una classe di manufatti che ho definito “dittici di Stato” o “cuspidati”, e che sembra muovere i propri passi all’inizio del V secolo inoltrandosi fin verso la silenziosa svolta del 476 d.C.

1 R. DELBRUECK, Die Consulardiptychen und verwandte Denkmäler (Studien zur spätantiken Kunstgeschichte im Auftrage des Deutschen Archaologischen Instituts, 2), Berlino - Lipsia 1929; W.F. VOLBACH, Elfenbeinarbeiten der Spätantike und des frühen Mittelalters, Magonza 19763.2 AA. VV., Eburnea diptycha. I dittici d‘avorio tra Antichita e Medioevo, a cura di M. David (Munera, 26), Bari 2007, passim; AA. VV., Spätantike und byzantinische Elfenbeinbildwerke im Diskurs, a cura di G. Bhl, A. Cutler e A. Effenberger, Wiesbaden 2008, passim.

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La rassegna dei pezzi può essere fatta iniziare da Bologna, cioè dal dittico conservato al Museo Civico Archeologico (fig. 1)3. Il pezzo è giunto privo di una delle due valve e pure mutilo nella parte conservata4. E’ evidente che ha subito un tentativo di riconversione in senso cristiano con l’aggiunta di testi didascalici. Il personaggio non è ovviamente l’apostolo Pietro - come si legge sotto -, ma la statua (poggiante su un basamento) di un uomo barbato incurvato dai suoi “libri” o dagli “officia”. Al disopra campeggia in “imago clipeata” il busto del vero committente del dittico(fig. 2), nei panni di un alto ufficiale (così è abbigliato Stilicone nel dittico di Monza)(fig. 3). Il dittico di Bologna celebra forse così un grande letterato o filosofo (non si può non pensare in questo contesto a Claudio Claudiano, il principale esponente della cultura dell’età teodosiana)5, alludendo ad una statua a lui eretta in un luogo pubblico. Non si dimentichi che la statuaria trova un posto significativo anche nell’importante dittico privato di Esculapio e Igea a Liverpool)6. L’apparente mutismo cronologico del frammento è rotto da un dettaglio dell’apparato decorativo: il personaggio si staglia su uno sfondo architettonico, probabilmente una bifora. Al disopra corre una fila di piccole pelte coricate (fig. 4). Si tratta di una raffinatezza fantasiosa - quasi al confine della realtà - che si lega ad altri pezzi ben noti dell’età teodosiana (ovviamente intesa in senso lato). Lo stesso motivo decorativo è presente nel “missorium” spagnolo di Teodosio (fig. 5), come pure nel dittico di Probo (fig. 6)7. Anche quest’ultimo è del tipo cuspidato e, data la sua eccezionalità in un panorama che vede quasi sempre il dittico come prodotto seriale, è da considerare una grande fortuna che si sia conservato

3 Cfr. DELBRUECK 1929, n. 47.4 Il pezzo misura cm 29,8 x 9,7.5 E’ tuttora conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli la base iscritta della statua collocata nel 400 d.C. nel Foro di Traiano (CIL, VI, 1710). Claudiano cita la sua statua - voluta da Arcadio e Onorio - nel prologo del “De bello Getico” (7 ss.)(“sed prior effigiem tribuit successus aenam, oraque patricius nostra dicavit honos; annuit hunc princeps titulum poscente senatu ... legimur conscipimurque foro”).6 Cfr. DELBRUECK 1929, n. 55; AA. VV., Aurea Roma: dalla città pagana alla città cristiana, a cura di S. Ensoli e E. La Rocca, Roma 2000, n. 133, pp. 509-510; M. GIBSON, “The Asclepius-Hygeiea diptych”, in Ninth Annual Byzantine Studies Conference (abstracts of papers: Durham, North Carolina, 4-6 novembre 1983, Washington s.d.7 Cfr. DELBRUECK 1929, n. 1; L. CRACCO RUGGINI, “Il dittico di Probo”, in Roma e i barbari. La nascita di un nuovo mondo, a cura di J.J. Aillagon, U. Roberto e Y. Rivière, Venezia – Milano 2008, pp. 248-248.

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sino ad oggi (fig. 7)8. Si trattava infatti, come testimonia l’iscrizione, di un dono offerto da Probo con le proprie credenziali di console all’imperatore Onorio nel 406 d.C.9.

Fig. 1: Valva di dittico (400 d.C.)(Bologna, Museo Civico Archeologico)

8 Si veda il contributo di L. Cracco Ruggini in questo stesso volume.9 Il pezzo misura cm 29,9 x 13,1 a valva. Per il complemento epigrafico cfr. CIL V 6836 e ILS 8991.

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Fig. 2: Valva di dittico (400 d.C.). Particolare dell’«imago clipeata» (Bologna, Museo Civico Archeologico)

Fig. 3: Dittico di Stilicone. Particolare (Monza, Museo del Tesoro del Duomo)

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Fig. 4: Valva di dittico (400 d.C.). Particolare con decorazione a pelte coricate (Bologna, Museo Civico Archeologico)

Fig. 5: Missorium di Teodosio. Particolare della decorazione a pelte coricate (Madrid, Real Academia de Historia)

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Fig. 6: Dittico di Probo. Particolare (Aosta, Tesoro della cattedrale)

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Se si passa dagli anni zero del V secolo al secondo decennio sembrano disponibili solo due testimoni.Il cosiddetto dittico di Halberstadt è solo parzialmente conservato (il pezzo è stato riadattato e modificato), ed è così difficile da decrittare, ma all’origine era anch’esso del tipo cuspidato, come anche Delbrueck aveva intuito (figg. 9-10)10. Lo spazio è ripartito su tre registri e in quello centrale tiene il campo la figura di un alto funzionario che si mostra in veste di console nel circo e di oratore nel foro che la critica riconosce in Flavio Costante, futuro marito di Galla Placidia. Seppur senza l’enfasi del dittico di Probo, nel registro superiore il dittico torna a proporre l’immagine imperiale, anzi quella dei due imperatori Onorio e Teodosio II in una sorta di virtuale “kathisma” in cui trovano posto anche le personificazioni nimbate di Roma e Costantinopoli. Alle spalle dei due giovani imperatori siede una dama che vigila nella quale è facile riconoscere Elia Pulcheria, sorella maggiore e tutrice del giovane Teodosio II. La sua datazione si potrebbe perciò riferire al 414.

Fig. 7: Dittico di Probo, facce esterne delle valve (Aosta, Tesoro della cattedrale)

10 Cfr. DELBRUECK 1929, n. 2.

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Fig. 8: Dittico di Probo, facce interne delle valve (Aosta, Tesoro della cattedrale)

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Fig. 9: Dittico di Halberstadt (Berlino, Staatliche Sammlungen)

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Fig. 10: Dittico di Halberstadt (Berlino, Staatliche Sammlungen). Ricostruzione dello stato originario

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Dovrebbe risalire al 416 il notissimo dittico che celebra il successo e la carriera di Rufio Probiano come “vicario” urbano11 (fig. 11). Il pezzo è bipartito ed è anch’esso cuspidato. Grazie alla sua testimonianza abbiamo uno squarcio sull’interno di uno dei palazzi del potere con il magistrato contornato da assistenti ed “exceptores”, con attenti dettagli dell’arredo (fig. 12). Alle spalle di Probiano c’è un oggetto ben noto a chi compulsa i codici della “Notitia dignitatum”: si tratta di una sorta di cavalletto bivalve sul quale campeggiano immagini distribuite su tre registri. Sopra i busti dei due imperatori o dei due consoli; sotto due offerenti; più sotto ancora qualcosa che non è facile discernere, anche perché vi si vede sporgere una sorta di piccola cista che potrebbe essere un porta-inchiostro o calamaio.Le stesse botteghe che lavoravano per il palazzo producevano dittici anche per le chiese: ne è prova il dittico Trivulzio, impostato anch’esso su due registri e con la stessa cornice di quello di Probiano12. Si noti che il dittico Trivulzio è rettangolare e non cuspidato: dunque la particolare forma dei dittici cuspidati non è il “marchio di fabbrica” di una determinata bottega, ma dipende dalla committenza.Ridotta a ben poco rispetto all’originale è la sola valva giuntaci del dittico di Asturio (fig. 16) che invece - nonostante le particolarità che derivano dalla maniera di una bottega di estrazione “provinciale” - può essere considerata come un pezzo estremamente vicino al dittico di Probiano, innanzitutto per l’impostazione bipartita dello spazio decorato, ma anche per la scelta del modello figurativo della triade (fig. 17)13. Il pezzo è attribuibile al 449 d.C.14.Più antico (428 d.C.) è il dittico di Felice, che ci mostra il console avvolto in un’elegantissima trabea (fig. 13)15. Qui va notata la particolarità dell’iscrizione: “Flavii Felicis viri clarissimi comitis ac magistri /

11 AA. VV., A l’aube de la France. La Gaule de Constantin à Childeric (catalogo della mostra: Parigi, 26 febbraio – 3 maggio 1981), Parigi 1981, n. 25, p. 40.12 Si veda il contributo di B. Brenk in questo stesso volume.13 Cfr. DELBRUECK 1929, n. 4; AA. VV., A l’aube de la France. La Gaule de Constantin à Childeric (catalogo della mostra: Parigi, 26 febbraio – 3 maggio 1981), Parigi 1981, n. 28.14 Il pezzo, mutilato, misura cm 17,2 x 12,7. Per il complemento epigrafico cfr. CIL XIII 6836 e ILS 8991.15 Cfr. DELBRUECK 1929, n. 3; AA. VV., A l’aube de la France. La Gaule de Constantin à Childeric (catalogo della mostra: Parigi, 26 febbraio – 3 maggio 1981), Parigi 1981, n. 27, p. 42. Il pezzo misura cm 29 x 13,6; per il complemento epigrafico cfr. CIL XIII 10032 e ILS 1293, 1298.

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utriusque militiae patricii et consulis ordinarii”. La scelta del genitivo è assolutamente eccezionale per questo tipo di dittici e fa pensare che si sia di fronte non ad uno dei numerosi pezzi offerti in dono, ma al pezzo realizzato appositamente per il magistrato festeggiato, e quindi di sua proprietà.

Fig. 11: Dittico di Probiano (Berlino, Staatliche Sammlungen)

Fig. 12: Dittico di Probiano. Particolare (Berlino, Staatliche Sammlungen)

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Fig. 13: Dittico di Felice (Parigi, Cabinet des medailles)

La serie eburnea trova un’inattesa eco in una produzione parallela “povera”: si tratta di una valva di dittico fittile di produzione africana conservata al Museum für Vor- und Frühgeschichte di Monaco di Baviera (fig. 14), che per molti versi è vicina al dittico di Felice. Il documento si riferisce ad un personaggio raffigurato con corti capelli e barba che incornicia il viso, che l’iscrizione, quasi impercettibile e di difficile lettura, aiuta a riconoscere in Anicius Auchenius Bassus (console del 431)16. Originato da un dittico è pure l’ormai stanco punzone impresso in un vassoio rettangolare di ceramica africana, della collezione di Cornelius C. Vermeule (fig. 15)17.

16 J. GARBSCH, “Zwei Model und eine Patrize für Mittelfelder spätantiker nordafrikanischer Tontabletts”, Bayerische Vorgeschichtsblattern, 54 (1989), pp. 243 ss.17 J. SPIER, “A lost consular diptych of Anicius Auchenius Bassus (A.D. 408) on the mould for an ARS plaque”, Journal of Roman archaeology, 16 (2003), pp. 349-354; A. VAN DER HOEK, “Anicius Auchenius Bassus, African Red Slip Ware and the Church,” Harvard theological review, 98/2 (2005), pp. 285-310; A. VAN DER HOEK,

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Fig. 14: Dittico fittile di Anicius Auchenius Bassus (Monaco di Baviera, Museum für Vor- und Frühgeschichte)

“Peter, Paul and a consul. Recent discoveries in African red slip ware”, Zeitschrift für Antikes Christentum, 9/2 (2006), pp. 197-246.

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Fig. 15: Piatto in ceramica africana con immagine derivata da dittico (foto Annewies van den Hoek) (collezione Cornelius C. Vermeule)

Fig. 16. Dittico di Asturio (Darmstadt, Landesmuseum)

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!"#$%&'$%Dittico di Asturio (ricostruzione)

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18 Sull’iconografia di Roma e Costantinopoli cfr. G. CALZA, “La figurazione di Roma nell’arte antica”, Dedalo, 7 (1926-27), pp. 663-688; G. BÜHL, Constantinopolis und Roma. Stadtpersonifikationen der Spätantike, Zürich 1995.19 Cfr. DELBRUECK 1929, n. 38; A. CUTLER, “’Roma’” und ‘Constantinopolis’ in Vienna”, SBWien, 432 (1984), pp. 43-64. Il pezzo misura cm 27,4 x 11,4 a valva.20 Nella “Storia ecclesiastica” (III, 14) di Giovanni di Efeso leggiamo che il popolo riconosceva l’immagine di Afrodite nel rovescio delle monete di Giustino II. Come apprendiamo dal dittico di Vienna, non si doveva trattare di un volgare fraintendimento, ma dell’abitudine consolidata e largamente riconosciuta di far vestire ad Afrodite i panni della Tyche di Costantinopoli.

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scontri seguiti alla morte di Nerone, o alle faide militari del III secolo d.C.). La guerra è stata molto più consueta della pace nel mondo romano e anche dietro la “pax augustea” si nasconde grande fervore militare, specialmente ai confini dell’Impero. Lo stato romano si era sempre alimentato di guerra, e nel V secolo non era ancora arrivata la fine del mondo.Come si è visto, i dittici cuspidati celebrano imperatori, alte cariche o grandi uomini pubblici, ma anche ideali e temi della propaganda. L’età dei “dittici consolari” è ancora di là da venire.La documentazione disponibile (un campione che non tocca le dieci unità rispetto a un insieme originario di migliaia di pezzi messi in circolazione tra il 400 e il 480 d.C.) non permette di seguire l’intera sequenza della produzione. Quando ricompare un nuovo pezzo sicuramente datato (487 d.C.)21 esso non è più cuspidato, anche se la struttura timpanata dell’impianto interno fa sentire non lontana la fine dell’epoca dei dittici cuspidati (fig. 19). Qui ormai la forma cuspidata del lato superiore è risolta all’interno di un oggetto di forma rettangolare. Con il dittico del padre di Severino Boezio22 la serie dei dittici contraddistinti da questa particolare forma cuspidata sembra ormai archiviata e la produzione imbocca una nuova strada23$%?,%1)805*8,@"-"2A%!"##$% &'(!)*+(,"% !"+% !+--+.+% )/0+.+$#+% 1"''2% "1+!",-"3",-"% !$% 4)"5-(%454)*25%7)-)#,2,%,"%01"6,2"$(/--,%@,8)%7)--,%8)9/)*+,%9/"%0150582,%)%7)--)%.5*8"7)1,+"5*"%)80582)%"%7"22"."% B./80"7,2"C% .5*% "-% -515%.,1,22)1)%7"82"*2"65%6,**5%.5*8"7)1,2"%/*,%0157/+"5*)%0)./-",1)%7)-%<%8).5-5$%D88,%8"%"8.1"6)%*)-%9/,715%7)--,%7"821"@/+"5*)% 7"% @)*"% 7"% -/885% "*2)8"% .54)% 821/4)*2"% 7"% 0150,#,*7,%E.54)%-)%)4"88"5*"%45*)2,-"F%-)%,1#)*2)1")F%)2.$G%4)88"%"*%."1.5-,+"5*)%.5*% "-% 4)..,*"845% 7)-% 75*,2"65% 7,--5% (2,25% 154,*5% "*% 5#*"% 8/,%,12".5-,+"5*)F%8",%"*%H1")*2)%.3)%"*%H.."7)*2)$

21 Cfr. DELBRUECK 1929, n. 7.22 Il pezzo misura cm 35 x 12,6 a valva. Per il complemento epigrafico cfr. CIL V 8120 e ILS 1301.23 Una valva di dittico frammentario e molto mal conservato con l’immagine di una Musa può forse essere avvicinato a quello di Boezio (DELBRUECK 1929, n. 36)(fig. 20).

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Fig. 18: Dittico di Roma e Costantinopoli (Vienna, Kunsthistorisches Museum)

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Fig. 19: Dittico di Boezio (Brescia, Museo di Santa Giulia)

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Fig. 20: Dittico della musa (Berlino, Staatliche Sammlungen)

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