Ugo Da Como e Paola Della Pergola: tenzoni epistolari su Girolamo Muziano

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I Quaderni della Fondazione Ugo Da Como

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I Quaderni della Fondazione Ugo Da Como

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0 Laura Crisanti

0 Francesco Lechi

00 Antonio Benedetto Spada

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00 Ugo Da Como e Paola Della Pergola: tenzoni epistolari su Girolamo Muziano Patrizia Tosini

00 Una stele emblematica nella Casa del Podestà di Lonato Giancarlo Pionna

00 L’occupazione militare del Basso Garda durante la Grande Guerra Mauro Pellegrini

00 Giambattista Pagani, amico lonatese di Alessandro Manzoni, e un nuovo, ma falso, Conte del Sagrato Bortolo Martinelli

00 Jacopo Attilio Cenedella Ivano Lorenzoni 00 Recensione a Ivano Lorenzoni Sergio Onger

000 Attività della Associazione Amici della Fondazione Ugo Da Como per l’anno 2012

000 Soci iscritti al 30 ottobre 2012

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Ugo Da Como e Paola Della Pergola: tenzoni epistolari su Girolamo MuzianoPatrizia Tosini

Qualche anno fa Stefano Lusardi rintracciò nell’Archivio della Fondazione Ugo Da Co-mo a Lonato un piccolo fondo di lettere, scambiate negli anni 1929-1931 tra il senatore bre-sciano Ugo Da Como (1869-1941) e Paola Della Pergola (1907-1992). [fig. 1] Com’è noto, il primo all’epoca era in procinto di pubblicare la mo-nografia sul pittore suo conter-raneo Girolamo Muziano, usci-ta per i tipi dell’Istituto Italiano di Arti Grafiche nell’anno 1930 [fig. 2], mentre la seconda, futura indimenticabile direttrice della Galleria Borghese a Roma per ben tre decenni, era ancora una giovanissima studentessa universitaria, appena ventiduen-ne, anch’ella imbattutasi nel pittore bresciano nel corso dei suoi studi1.

Mi pare dunque interessante rendere noto questo carteg-gio, a cui aggiungerò soltanto alcune considerazioni, che ci consentano di leggere più a fondo questa singolare conoscenza epistolare, per molti versi illuminante delle inclinazioni e delle attitudini di due personaggi profondamente diversi (non solo anagraficamente), ma accomunati dalla sincera e intensa pas-sione per l’arte e per la storia.

1 U. Da Como, Girola-mo Muziano. 1528-1592. Note e documenti, Bergamo 1930. Paola Della Pergola era nata a Bologna nel 1907 e scomparve a Roma il 17 novembre 1992. Funziona-rio Storico dell’arte dell’allo-ra Ministero della Pubblica Istruzione dal 1937, fu allontanata dall’ammini-strazione per cinque anni, al tempo delle leggi razziali, per esservi poi reintegrata nel 1944 e destinata alla Galleria Borghese. Ne di-venne Direttore nel 1949, per ben venticinque anni, fino al 1973, quando fu nominata Soprintendente ai Beni Storici e Artistici della Liguria e, l’anno seguente di Roma e del Lazio: inca-rico, quest’ultimo, piuttosto breve, essendo poi andata in pensione dal Ministero dei Beni Culturali nel 1977.

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poco delineato4. Sua è, ad esempio, l’acuta intuizione che la bella Deposizione del fondo Corsini all’Istituto Nazionale della Grafica [fig. 5] non spetti a Daniele da Volterra, ma piuttosto, più giustamente, a Muziano5. Il ‘Maestro’ universitario dovette accorgersi presto della perizia dell’allieva, visto che le chiese di consegnargli il lavoro su Muziano, per utilizzarlo in un suo

Dalla prima delle lettere conservate, si evince che Da Como aveva contattato la Della Pergola, all’epoca ancora alle prese con gli esami universitari, perché gli fornisse materiale bibliografico e indicazioni per il suo libro in corso d’opera. La consulenza ri-chiesta dal senatore alla studiosa in erba non si limitava però ad aggiornamenti della letteratura ma, come si evince dalle seguen-ti missive, prevedeva che costei fornisse indicazioni sull’ico-nografia e i titoli dei quadri [fig. 3], sulla loro dislocazione ed effettiva esistenza e, soprattutto, pareri sull’autografia delle ope-re, richiesti da un “non addetto ai lavori”, quale Da Como di fatto consapevolmente si considerava. In cambio, quest’ultimo avrebbe fornito alla laureanda fotografie fatte realizzare ad hoc per il libro, per illustrare la sua tesina.

La Della Pergola aveva concordato infatti con il suo profes-sore, il grandissimo Adolfo Venturi all’epoca ultrasettantenne e sulla soglia della pensione, un lavoro scritto da presentare all’esame, “Il paesaggio nell’arte di Girolamo Muziano”: il titolo potrebbe lasciarci esterrefatti per la precocità di attenzione ad un argomento così specifico e, per quei tempi, così negletto, se non sapessimo che proprio il Venturi era stato il primo, alla fine dell’Ottocento, a riscoprire Muziano in un fondamentale articolo uscito sull’Archivio Storico dell’arte, riguardante la documentazione sugli affreschi muzianeschi nelle residenze estensi di villa d’Este e Monte Giordano (l’odierno palazzo del Quirinale)2.

La Della Pergola nelle sue risposte (le uniche che purtroppo conserviamo) si rivela già studiosa agguerrita e ben documen-tata, sciogliendo subito uno dei dubbi di Da Como, suscitato dalla testimonianza di Borghini sulla Chiesa di S. Caterina dei Funari, detta anche a “Torre dei Melangoli”, che viene im-mediatamente identificata come il medesimo edificio, seppur ricordato dalle fonti con nomi diversi; inoltre, attraverso la lettura di un articolo di Giovannoni, la studentessa evince con sicurezza un puntuale post quem al 1565 per la cappella Ruiz nella chiesa in questione [fig. 4], datazione oggi confermata dalle fonti documentarie3.

Da buona allieva di Venturi, Paola coniuga la ricerca do-cumentaria e l’analisi attenta delle fonti ad una precoce in-clinazione alla connoisseurship, che estende anche alla grafica del Muziano, argomento vastissimo e a tutt’oggi ancora ben

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4 Su Muziano disegnato-re si vedano soprattutto i contributi di J. Marciari, Girolamo Muziano and the dialogue of drawings in Cinquecento Rome, in “Ma-ster Drawings”, 40, 2002, 2, pp. 113-134; P. Tosini, cit., 2008; P. Tosini, Per il catalogo grafico di Girolamo Muziano, in “Master Dra-wings”, in corso di pubbli-cazione.5 Sulla Deposizione Corsini, già restituita a Muziano da Simonetta Prosperi Valenti Rodinò, cfr. P. Tosini, cit., 2008, p. 55 e nota 65, fig. 47.

Il suo contributo scientifico per gli studi storico-artistici è stato estremamente rile-vante e ha le sue “punte di diamante” nei due catalo-ghi ragionati della Galleria Borghese (Galleria Borghese. I dipinti, I, Roma 1955; II, Roma 1959), strumenti an-cora oggi insostituibili e, per quanto riguarda i musei ro-mani, insuperati. Le notizie qui riportate su Paola Della Pergola sono estratte dalla biografia di G. Rotondi Terminiello in Dizionario biografico dei Soprintenden-ti Storici dell’arte (1904-1974), Bologna 2007, pp. 201-206. Cfr. anche E. Bo-rea su “Il giornale dell’arte”, XI, 1993, febbraio, n. 108, p. 3. Si veda anche P. Tosini, Girolamo Muziano ritrovato in “I Quaderni della Fonda-zione Ugo Da Como”, 16, 2010, pp. 56-58 e F. Piaz-za, Sulle tracce di un pittore bresciano a Roma: Girolamo Muziano e la sua eredità in “I Quaderni della Fondazione Ugo Da Como”, 16, 2010, pp. 59-682 A. Venturi, Gerolamo Muziano. Gerolamo Muzia-no dipinge a Monte Giordano e a Tivoli, in “Archivio sto-rico dell’arte”, IV, 1891, pp. 98-120.3 Per la cronologia della cap-pella Ruiz in S. Caterina dei Funari, da fissarsi verosimil-mente al 1566-68, vedi P. Tosini, Girolamo Muziano. 1532-1592. Dalla Maniera alla Natura, Roma 2008, pp. 360-365.

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volume in preparazione sui manieristi, probabilmente uno dei tomi della Storia dell’arte Italiana, dedicati da Venturi alla pit-tura del Cinquecento, usciti difatti tra 1932 e 1934 per l’editore milanese Ulrico Hoepli6.

La corrispondenza tra i due continua anche nell’estate del ’29, dalla villeggiatura marittima di Paola a Falconara, presso la villa Baruti degli Almagià, ma al ritorno a Roma, in settembre, l’idillica collaborazione sembra incrinarsi: la Della Pergola sta traslocando in via Marsala a Roma e, avendo riposto tutti i suoi libri nelle casse e consegnato la sua tesina a Venturi, non può più essere precisa ed esaustiva come prima alle richieste di Da Como. Dal canto suo, il senatore sembra diffidare della buona fede della studentessa, che forse troppo ferrata, potrebbe compromettere l’uscita e la novità del suo lavoro, progettando anch’ella qualche ricerca su Muziano o, più verosimilmente, anticipando con la sua tesina parte del volume del Da Como, mettendolo così a disposizione del suo professore in procinto di pubblicare la biografia dell’artista bresciano nella sua Storia dell’arte. Ecco allora, già da ottobre, le prime lettere risentite della ragazza, che protesta di non essere abituata a “farsi bella con la roba degli altri” e successivamente risponde con fierezza ad un “attacco” di Da Como (però, come si è detto, non posse-diamo le lettere scritte dal senatore, ma solo le risposte da questi ricevute), asserendo di aver rinunciato a laurearsi su Muziano, proprio perché venuta a sapere della preparazione dell’immi-nente libro, costretta così a scambiare l’argomento con una tesi sui pittori bolognesi. L’equivoco tra i due è presto detto: Da Co-mo crede che la Della Pergola non abbia rinunciato alla tesi su Muziano e che dunque la studiosa possa tornare sulla questione, costei afferma invece che ormai l’abbandono del Muziano ha per lei costituito “un danno irrimediabile” ai suoi studi. Del re-sto, Paola vuole ben ribadire il diverso tracciato che guida le sue ricerche lontano da quelle di Da Como: “io conducevo il mio lavoro – ricorda - con un intendimento puramente estetico, e quanto poteva essere ricostruzione storica m’interessava fino ad un certo punto”, prendendo le distanze dagli interessi eruditi, di ricostruzione a fini sostanzialmente celebrativi di una gloria locale, apertamente dichiarati anche dallo stesso Da Como (“il mio animo che, per il culto delle memorie, s’è sobbarcato fati-che anche a danno della salute”). [figg. 6,7,8].

6 A. Venturi, Storia dell’arte italiana, La pittura del Cin-quecento, IX, parte V-VII, Milano 1932-34. Sulla Storia dell’arte di Venturi si veda G. Agosti, Adolfo Ven-turi, Ulrico Hoepli e la storia dell’arte nazionale in S. Vale-ri (a cura di), Adolfo Venturi e l’insegnamento della storia dell’arte, atti del convegno di studi, Roma, 14-15 di-cembre 1992, Roma 1996, pp. 20-38; Idem, La nascita della storia dell’arte in Italia. Adolfo Venturi, dal Museo all’Università 1880-1940, Vicenza 1996 (1996a), pp. 168-171 e ss.; S. Valeri, Adolfo Venturi e gli studi sull’arte, Roma 2006.

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propositi nella via degli studi che, anche se non sono fortunati sul mercato del mondo, danno sempre intimo conforto”. Anche la Della Pergola, chiederà, da ultimo, venia al senatore delle sue intemperan-ze, affermando poi, con lucido pragmatismo: “Lavorare mi piace, e la fatica non mi spaventa. Solo ho bisogno di far presto… per potermi laureare nel luglio prossimo, e cominciare poi a lavorare, non solo per la gloria”, frase da cui traspare ancora una volta la pervicacia e la forza d’animo della giovane donna, doti che la condurranno alla guida della più bella e visitata Galleria romana per circa trent’anni.

Alla fine di novembre il libro di Da Como su Muziano è stampato e approda nelle mani di Paola, inviatole proprio dal senatore: il primo riconoscimento attribuito all’autore, che è riuscito a portare a termine

In quell’“intendimento estetico”, di crociana memoria – ad onta delle aperture storiografiche venturiane – risuona infatti tutto l’orgoglio della “storica dell’arte” in fieri, piena di giovanili entusia-smi, ma anche di già matura consapevolezza delle sue possibilità di studiosa, che porteranno in futuro la Della Pergola a ricoprire alcuni dei più prestigiosi incarichi nella pubblica amministrazione dei Beni culturali, sino alla direzione della Galleria Borghese7.

Sciolto infine attraverso altre missive l’equivoco, Da Como mo-stra la saggezza della sua età alla fiera laureanda, affermando che “mancano gli studiosi, non mai gli argomenti”, smussando gli attriti nati sugli equivoci epistolari. Soggiunge poi, con benevolenza pa-terna e con la pacatezza dell’innamorato della cultura e della ricerca: “Ma Ella è giovane, e deve sperare sempre, operando con fervore di

7 Ma la propensione alla lettura estetica dell’opera è anche un riflesso degli ulti-mi sviluppi della critica ven-turiana: cfr. G. Agosti, cit., 1996a, p. 218.

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con difficoltà e molto amore il volume, è quello “di aver richiamato dall’oblio l’interessante figura di Girolamo Muziano”. È infatti il più importante merito che va riconosciuto a Da Como, che – pur senza essere uno storico dell’arte – ha riportato luce e considerazione su un artista pressoché ignorato, sin dai tempi dell’abate Lanzi e per tutto il secolo decimonono.

La monografia, difatti, riceve subito significativi apprezzamenti, attestati da due lettere (sempre nell’Archivio di Da Como e qui trascritte) di Roberto Longhi [fig. 9] e Giuseppe Fiocco [fig. 10 e fig. 11]: il primo afferma di averne “già delibato la ricchezza delle informazioni, l’entusiasmo del dettato”, il secondo scriverà una elogiativa recensione del volume, pubblicata sulla “Rivista d’ar-te” nel 1931, in cui esalterà l’autore in primis per aver affrontato “un argomento finora piuttosto sfiorato che studiato”8. I meriti di Da Como sono per Fiocco superiori ai limiti del lavoro di un dilettante, che nella profusione di notizie talora inattendibili si è lasciato andare a “quell’ingenuo, caro soverchio, proprio di tutti gli innamorati e di tutti coloro che non fanno della storia dell’arte una disciplina, ma un ozio nobile e geniale”.

Dal canto suo Paola, dopo aver completato la voce “Muzia-no” per il dizionario Thieme-Becker, si rivolge, con la consueta effervescenza, ad altri progetti, esposti nella penultima lettera che conserviamo, inviata a Da Como il 9 giugno 1931: da una

parte i pittori bolognesi a Roma, con una precisazione importante sulla cronologia dell’affresco di Guido Reni con l’Aurora nel casino Pallavicini (già Borghese), uscita sulla rivista “Roma” (l’odierna “Studi Ro-mani”), diretta al tempo da Carlo Galassi Paluzzi; dall’altra, l’idea di intraprendere uno studio monografico sul pittore gesuita Andrea Pozzo (iniziativa mai condotta a termine), che la porterà ad un viaggio tra Austria e Ungheria e alla pubblicazione di alcuni saggi sull’artista trentino9.

Lo scambio epistolare tra i due ha un’ul-tima assai triste battuta, con una lettera in-viata da Roma il 21 novembre 1938, pochi mesi dopo l’emanazione delle leggi razziali, che costrinsero la Della Pergola ad allonta-

narsi dai pubblici incarichi e dagli studi per ben cinque anni – dal 1938 al 1944 –, incarnando con la sua stessa sofferta vicenda umana uno dei più vergognosi capitoli della Storia d’Italia. Nella missiva la studiosa, già messa al bando dal suo incarico di ispet-trice alla Galleria Borghese e con l’intenzione di andare “altrove” a cercare un altro impiego, offriva al Da Como i volumi apparte-nenti alla sua biblioteca personale (“Ella sa, per soffrire della stessa malattia, con quanto amore si raccolgono queste piccole bi-blioteche, e mentre mi sentirei confortata di veder passare i miei libri in mani sicure come le Sue, sarei anche più desolata di quello che sono, al pensiero di saperli su qualche carretti-no di campo dei Fiori”). Le “molte pubblicazioni di Storia dell’Arte, e molte di letteratu-ra, di filosofia, e romanzi” non raggiunsero però mai la “Cit-tadella degli Studi” di Lonato.

8 G. Fiocco, Ugo Da Como, Girolamo Muziano (recen-sione), in “Rivista d’arte”, XIII, serie II, anno III, 3, pp. 437-445.

9 P. Della Pergola, Per la cronologia di Guido Reni, in “Roma”, IX, 1931, pp. 321-322; Eadem, Quattro ritrat-ti di Andrea Pozzo, in “Studi trentini di scienze storiche”, 4, 1932, pp. 260-265; Ea-dem, Le opere toscane di Andrea Pozzo, in “Rivista dell’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’ar-te”, 1934, 1-2, pp. 203-214.

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Lettere tra Ugo Da Como e Paola della Pergola (con due lettere di Giuseppe Fiocco, Roberto Longhi e una minuta autografia di Ugo Da Como indirizzata a Paola della Pergola)*

Roma, 25 maggio 1929Egregio Signor Senatore,ho avuto solo ora la sua cartolina, e mi affretto a darle la notizia che

desidera. Ho trovato nominato Muziano e la sua opera nel volume primo di Pietro Pantanelli “Notizie Istoriche della terra di Sermoneta” edito da Leone Caetani (non so in che anno) in due volumi. Il Pantanelli ricorda Muziano a pag. 61, 228, 615. L’avverto inoltre che nel volume riguardan-te “Frascati” della collezione “Le città d’Italia” diretta da Corrado Ricci, sono pubblicati i due quadri di Muziano, il Crocifisso - il San Francesco, che sono appunto a Frascati.

Quando vorrà mandarmi le bozze di stampa, sarò lieta di esserle utile in questo lavoro. Per ora sto abbastanza male anche io, perchè fra 15 gior-ni ho gli esami, e a Roma comincia a fare un gran caldo.

Ossequi alla Signora e a Lei. Paola della PergolaGrazie del libro sul Reni che mi ha inviato.

Roma, 4 luglio 1929Egregio Signor Senatore, sono ancora a Roma, dove rimarrò per tutto il mese, e mi sto preparan-

do per gli esami di ottobre. Ho ottenuto dal Prof. Venturi di portare come lavoro “il paesaggio nell’arte di Girolamo Muziano” e avendo già studiato questo pittore, il compito mi è abbastanza facilitato. Però avrei bisogno del suo aiuto e ricordando le sue offerte gentili, sono certa di ottenerlo. Il mio materiale fotografico è assai ridotto, e Le sarei molto grata se Ella po-tesse farmi avere, per un po’ di tempo, alcune delle fotografie che ha fatto fare, e in cui meglio appare l’abilità paesistica di Muziano. Naturalmente non ho nessuna fretta, e per ora mi basta che Ella mi assicuri che potrà inviarmele prima di ottobre, in modo che io abbia il tempo di studiarle. Credo che il Comm. Pintor Le avrà mandato i miei appunti per le sue bozze. Quando uscirà il libro? Mi ricordi alla Gentile Signora. A Lei i miei ringraziamenti e ossequi.

Paola della Pergola

Roma, 9 luglio 1929Egregio Signor Senatore,La ringrazio molto per il Suo gentile aiuto. Per ora mi basta la pro-

messa, e le chiederò le fotografie più in qua, perché ora sto lavorando per la parte generale, e credo mi ci vorrà molto tempo, specie per le

difficoltà delle fonti diversissime. Ho mandato al Comm. Pintor gli altri schiarimenti per i suoi appunti. Ma in ogni modo glieli ripeto.

Per il S. Francesco della Galleria Spada (oggi divisa tra le varie Gallerie di Roma) io Le dissi della somiglianza che trovai con i tipi di Muziano, e della mia ipotesi. Però prima di affermare recisamente questa opera come Muziano, bisognerebbe studiarla più attentamente di quello che io feci. Quindi Le consiglierei di mettere un punto interrogativo. Per la S. Caterina dei Funari e l’omonima a Torre dei Melangoli, ritengo trattarsi della mede-sima opera perché o la chiesa è la stessa (in fondo anche la località si ricorda) o il Borghini (che nel suo elenco indica S. Caterina a Torre dei Melangoli e non nomina affatto S. Caterina dei Funari) confuse i due nomi. Certo mi sembra strano, che, trattandosi di due opere distinte, nessun altro biografo li nomini separatamente, come sembra strano il fatto che Muziano, per due chiese diverse, abbia frescato due cappelle con la medesima tela e la medesi-ma impostazione d’insieme. Dato che S. Caterina di Torre dei Melangoli, se anche è esistita, oggi non c’è più, io la consiglio di non includerla nelle sue note, perché potrà così evitare una critica noiosa a ribattere. Ella mi chiese una volta se sapevo se Corrado Ricci avesse mai parlato di Muziano. In un’opera che ho dovuto vedere in questi giorni (La Divina Commedia di Dante Alighieri nell’arte del 500 - Michelangelo-Raffaello-Zuccari-Vasari ecc. a cura di Corrado Ricci - 1908 Treves) sono pubblicati due disegni di Muziano agli Uffizi – L’ascensione di Cristo e la Incoronazione della Ma-

donna (pagina 284-285) non so se potrà servirle a qualche cosa.

La ringrazio di nuovo e invio a Lei e alla Signora molti distinti saluti.

Paola della Pergola

Roma, 16 luglio 1929 [fig. 12]Egregio Signor Senatore,Le ho spedito la fotografia del disegno del

Satiro-Alinari, da cui [sic] l’ho avuta, mi disse che corrisponde perfettamente alle misure del disegno, che si trova all’Accademia Veneta. Non l’ho veduta pubblicata mai. La ringrazio per il suo invito. Avrei in progetto un viaggio nel Veneto, in autunno. Ma temo che questi benedetti esami mi mandino tutto per aria, o, nella migliore ipotesi, mi facciano molto ritar-dare. Parto il primo di agosto per Falconara; il mio indirizzo è: presso Almagià - Villa Baruti - Via Unione Falconara M. (Ancona). I miei ossequi a Lei e alla Signora.

Paola della Pergola

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Archivio privato di Ugo Da Como a Lonato del Garda – Brescia, Fondazione Ugo Da Como. Trascrizioni di Stefano Lusardi

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Roma, 20 luglio 1929Egregio Signor Senatore,dirà che sono una gran noiosa, ma poiché ho trovato una notizie

che conferma una mia idea sull’identità delle due chiese (S. Caterina dei Funari e S. Caterina a Torre dei Melangoli) gliela voglio subito comunicare. Nel volume che comprende i fascicoli de “L’Arte” usciti nell’anno 1911 (la rivista è diretta da A. Venturi) a pag. 402 c’è un articolo di Gustavo Giovannoni sulle “Chiese della seconda metà del 500 a Roma”. L’autore parlando di S. Caterina dei Funari, di cui fa la storia, dice che “nel 1565 non era ancora completata la Cappella Ruiz, poco dopo adornata su disegno del Vignola, né la Cappella Torres, terminata nel 600”. Nessun dubbio che il committente della prima sia quell’abate Ruizzo di cui parla il Borghini e chiara è anche la “confusione delle persone” fatta nel Riposo, inoltre, sapere che nel 1565 la cappella non era finita, può essere un termine post quem per la datazione dei dipinti del Muziano. Non Le sembra? Ha ragione Lei a dire che non si finisce mai! Le auguro però di condurre presto a termine il suo lavoro, e di poterne trarre le soddisfazioni che desidera. I miei ossequi alla gentile Signora, e a Lei.

Paola della Pergola

Falconara, 11 agosto 1929Egregio Signor Senatore, ho avuto la sua cartolina con un po’ di ritardo, perché era andata

a finire a Palombina, presso altri miei parenti. Perciò è meglio che faccia l’indirizzo: Villa Baruti - Via Unione - Falconara (Ancona). Non ho veduto il quadro di S. Giuseppe alla Lungara, rappresentante la Deposizione dalla croce. Il disegno alla Corsini, che porta il nome di Daniele da Volterra, a me sembra possa attribuirsi a Muziano, perché ha una morbidezza insolita a questo pittore. Ma per confutare l’opinione del Voss bisognerebbe studiarlo ancora, e vedere il quadro. Ella può nominarlo, come attribuito dal Voss, senza insistervi, tanto il suo libro non ha l’intenzione di essere essenzialmente critico. Per il quadro della Certosa alcuni biografi ricordano “Anacoreti ascoltanti una predica”, altri “La predica di Gesù”. In fondo è la medesima cosa, e può scegliere il titolo che vuole. Auguri alla Signora per la Sua cura, e molti ossequi anche a Lei.

Paola della Pergola

Falconara, 1 settembre 1929Egregio Signor Senatore,parto per Roma il giorno cinque, e Le sarei veramente grata se

potesse intanto farmi avere qualche fotografia. Se per Lei poi fosse più agevole inviarmele nella prima metà di ottobre, potrei intanto man-

dare avanti la preparazione orale, e riservare il lavoro per ultimo. Gli esami saranno verso la metà di ottobre, credo, il 20. Vedo che il Suo lavoro è molto contrariato; Le auguro di trarre in fine tutte le soddi-sfazioni alle sue fatiche. Con ossequi, alla Signora e a Lei.

Paola della Pergola

Roma, 7 settembre 1929Egregio Signor Senatore, ho ricevuto la sua lettera e le fotografie di cui La ringrazio. I tre pa-

esi li avevo già studiati nella mia parte generale, che è ormai condotta a termine, ma se li posso tenere fino agli esami, potrò valermene per la discussione. Il quadro di Amburgo, di cui mi parla, è quello pub-blicato in “Belvedere”? Mi sembra che avevamo escluso fosse opera di Muziano. Siamo in grande confusione per l’imminente cambiamento di casa, e studiare in queste condizioni è veramente una fatica. I miei ossequi, alla Signora e a Lei.

Paola della Pergola

telegramma, 11 settembre 1929Belvedere riproduce non quadro Amburgo ma San Girolamo

Vienna scriverò precisandoPaola della Pergola

Roma 11 settembre 1929Egregio Signor Senatore, mi dispiace che debbano esservi di questi continui equivoci. Quan-

do Ella mi scrisse del quadro di Amburgo come di cosa a me nota, pensai si trattasse di quello pubblicato nel numero di Belvedere del 1927. Siccome ho già tutti i libri incassati per il prossimo cambia-mento di casa, non potrei verificare subito l’esattezza della mia suppo-sizione. Ieri, dopo il suo telegramma, ho disfatto una cassa e così ho potuto vedere che il quadro di Amburgo non c’entrava per nulla, ma che era invece riprodotto un S. Girolamo già attribuito a Muziano, e da Suida giustamente riportato a Veronese. Il quadro com’Ella sa, si trova all’Albertina di Vienna; la memoria mi ha questa volta tradita, e mi dispiace che Ella abbia subito le conseguenze. Il mio primo lavoro su Muziano lo dovetti al luglio consegnare al Prof. Venturi, che me lo chiese per il suo prossimo volume sui manieristi, quindi sono rimasta per il momento assolutamente sprovvista di materiale a cui riferirmi, e devo far affidamento solo su ciò che posso ricordare. La ringrazio per le fotografie che gentilmente mi lascia. Mi saranno utilissime, per l’esame e in seguito. Alla Signora e a Lei, i miei ossequi.

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Roma, 15 settembre 1929Egregio Signor Senatore,mi rincresce darle queste continue noie, per le riproduzioni che Ella ebbe

la gentilezza di offrirmi, Le dissi già che lasciavo la scelta a Lei, anche perché avrebbe così potuto inviarmi quello di cui non aveva più bisogno per la stampa. E’ vero che vidi la sua raccolta, ma non posso ricordarla con tanta precisione da indicare le fotografie più adatte per il mio lavoro. Le sarei grata perciò se volesse occuparsene Lei, mandandomi qualche copia di quadri muzianeschi, in cui più appare la valentia di paesista del nostro pittore. Mi sembra che un bello sfondo vi fosse in uno dei quadri di Orvieto. Del resto questo mio lavoro, fatto in più riprese e sempre con grande fretta, non ha al-tra pretesa che quella di farmi fare una discreta figura all’esame. Quindi non cerco affatto che riesca uno studio completo. Riguardo al paese d’Amburgo, che mi ha inviato, non mi sembra del Muziano, perché questo pittore ama di solito una maggiore ampiezza ed ariosità. Lo direi più tardo, ma certo è molto bello e merita di essere accuratamente studiato. Chi lo attribuisce a Muziano? Tempo fà a Palazzo Venezia, lessi nel Belvedere (Marzo 1929) un articolo di L. Froehlich-Bum sul paesaggio di Tiziano. Poi confusi questo numero con quello che Ella mi disse, non pensando per niente a Suida e al suo articolo, ma nemmeno il Froelich-Bum, tra i tanti paesi di scuola veneta che pubblica, nomina questo di Amburgo, mentre invece a me sembrava poter riportare ad un originale di Muziano, un’anonima incisione rappre-sentante il Riposo nella fuga in Egitto, con un vasto paese. Ma questo non ha per Lei importanza, perché si tratta di un’incisione. So benissimo che il volume del Prof. Venturi non uscirà per ora, e del resto, mi è assolutamente indifferente quando uscirà. Le dicevo che, siccome il mio manoscritto l’ha il Maestro, io non potevo controllare tante notizie, e che quindi dovevo es-senzialmente basarmi sulla memoria. Ora attendo che Ella mi invii qualche altra riproduzione, e poi mi metterò a terminare il mio lavoro. Dopo non la importunerò più. Quando uscirà il Suo libro? Mi scusi e riceva i miei ossequi.

Paola della Pergola Roma, 21 settembre 1929Egregio Signor Senatore,ho avuto le due fotografie di Orvieto e La ringrazio ancora. Stia

tranquillo per quanto riguarda l’uso del materiale che ha avuto la gen-tilezza di passarmi, si limiterà ad una semplice discussione d’esame, e del resto non è nelle mie abitudini farmi bella con la roba degli altri, quindi non mancherò di dire che devo alla Sua cortesia le riprodu-zioni. Con il primo di ottobre andremo nella nuova casa, di cui le dò l’indirizzo: Via Marsala 34. Le auguro di rimettersi presto bene. I miei ossequi alla Signora, a Lei di nuovo i miei ringraziamenti.

Paola della Pergola

Roma, 25 settembre 1929Egregio Signor Senatore,i due disegni di paesaggi della raccolta degli Uffizi portano i numeri

19908 - 19909 almeno così mi sembra, perché non sono molto chiari, e mi sembrano siano stati corretti. Ella però saprà se corrispondono. Quando uscirà questo beato libro? Spero che Ella sia completamente rimessa dei disturbi di cui soffriva. Dalla settimana ventura, se ha bisogno di scrivermi, può indirizzare in Via Marsala 34. Avrò gli esami il 22 ottobre, e mi auguro che per quell’epoca il Suo libro sia ultimato. La ossequio, con la Signora.

Paola della Pergola Roma, 6 ottobre 1929Egregio Signor Senatore,non comprendo proprio perché non dobbiamo noi intenderci. Eppure

mi sembra di esprimermi chiaramente. Io non ho affatto rinunziato alla tesi sui bolognesi, né ho intenzione di cambiare di nuovo. Il lavoro su Muziano che sto invece compiendo è un semplice lavoro per un esame biennale, e non ha nulla a che vedere con la tesi di laurea. Quando dovetti rinunziare alla tesi iniziata su Muziano (anzi, potrei dire volli, perché Venturi insisté perché continuassi) lo feci perché mi sarei dovuta mettere in gara con Lei, e questo non mi piaceva, senza contare poi che avrebbe tolto al mio studio ogni carattere di spontaneità. Del resto, come Ella sa benissimo, io conduce-vo il mio lavoro con un intendimento puramente estetico, e quanto poteva essere ricostruzione storica m’interessava fino ad un certo punto. Visto che Ella aveva iniziato il Suo libro con tanta ricchezza di materiale, rinunziai, anche perché quelle che erano state mie fatiche e mie ricerche (potrei anche dire mie scoperte) sarebbero parse poi prese dal suo libro, che doveva uscire prima della mia laurea. Quando poi chiesi a Venturi un lavoro per l’esame (e non la tesi), il Maestro mi disse che potevo continuare il Muziano, stu-diando la parte che nel primo lavoro avevo trascurato. Così feci uno studio sul paesaggio nell’arte del ‘500 e in quella di Muziano in particolare, e per questo Le chiesi le fotografie che Ella mi ha mandato. Anche questo ormai è condotto a termine, e La ringrazio per la nuova offerta; ma non mi occorre altro materiale. Il Suo libro può uscire pure ora; quello che per me è stato di danno è ormai irrimediabile; e per il lavoro, Venturi sa quanto e fino a che punto io ho fatto da me, quindi non può pregiudicarmi il Suo studio. In ogni modo La ringrazio per il Suo pensiero, e per l’interessamento che prende ai miei studi. Riguardo poi all’augurio che Ella gentilmente ha posto in fine del Suo volume, ripensandoci, mi sembra che non abbia più ragione di essere, perché io sul Muziano non faccio più nulla. Forse sarebbe stato meglio se Ella avesse messo il mio nome nella bibliografia; ma faccia come Le sembra più opportuno. La ringrazio di nuovo, per le fotografie e i Suoi auguri. Con molti ossequi.

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Lonato, 8 ottobre 1929 [Ugo Da Como a Paola della Pergola] [fig. 13]Gentile Signorina,apersi la di Lei ultima lettera sperando che mi consolasse: invece no. Io

avevo interpretato la di Lei lettera del luglio, dove mi diceva di aver otte-nuto dal prof. Venturi, di portare come lavoro il Paesaggio nell’arte di G. Muziano nel senso che alludesse al lavoro di laurea. E se per questo pensie-ro (fosse pure errato) mostrai di avere una attenzione (sia pure inutile), par mi che non dovesse spiacersene. E così mentre ritenevo gradire onorevole il cenno fatto per lei che le lessi e approvò, ora mi scrive che le sembra che non abbia più ragione di essere! Oramai non si può più togliere né muta-re, né ella deve sdegnare l’augurio agli studi, il campo dei quali è infinito. Ella, dal lavoro compiuto e che, come mi scrive, poteva ora sviluppare, trarrà, spero, tutto il suo rendimento per l’esame; il Maestro vedrà le in-dagini fatte, e poi non Le mancherà il campo per continuare le ricerche. Io che son qui ad aiutare sempre tanta gente con le mie raccolte e le mie notizie, e che, anche ieri, colmai la dimenticanza di uno studioso dandogli cose inedite, sull’architetto Soratino, che avrei potuto pubblicare io, so che purtroppo, mancano gli studiosi, non mai gli argomenti. Il destino, la ricorrenza, i discorsi fatti a S. Luca, sul Muziano, mi fecero mettere insieme, non senza fatica, il grosso lavoro che le mostrai, quando ella mi fu cortese venendo da me, e che consegnai all’Editore al mio ritorno in

Lombardia al principio della Primavera. Se avessi sa-puto prima di Lei, con quanto mio vantaggio mi sarei arrestato per curare tante altre cose che debbo finire! E di gran cuore Le avrei passato le notizie bresciane sull’artista, con la consolazione che si ha ogni qualvol-ta che si possono dare elementi agli studiosi. Ad ogni modo quel che è fatto è fatto: oramai sono stanco e a Bergamo non passo più) verrà il libro quando verrà. E quando elle lo avrà, lo accoglierà, spero, con animo benevolmente sereno, comprendendo il mio animo che, per il culto delle memorie, s’è sobbarcato fatiche anche a danno della salute. In questo momento mi giunge la notizia dolorosissima che è morto l’amico Saffi andato da Rimini in una casa di salute a Bologna. Mi soffermo tra il compianto, a meditare che ciò che piace al mondo è breve sogno. Ma Ella è giovane, e de-ve sperare sempre, operando con fervore di propositi nella via degli studi che, anche se non sono fortunati sul mercato del mondo, danno sempre intimo confor-to. E’ ciò che le auguro fervidamente.

Il di Lei affezionatissimo Ugo Da Como

Roma, 10 ottobre 1929Egregio Signor Senatore,mi dispiace che la mia lettera abbia raggiunto uno scopo così diverso da

quello che voleva avere. Desidero spiegarle chiaramente delle cose che erano un po’ confuse, e non volevo affatto mostrarle un risentimento, che in me non esiste. Se le mie parole Le sono sembrate espressioni di un tale stato d’animo, La prego di scusarmi, e dia colpa alla forma, perchè nella realtà ho apprezzato moltissimo il suo cortese pensiero, tanto di darmi tempo a consegnare il lavoro prima che uscisse il suo libro, come dell’augurio che formula per me nella fine del Suo studio. Di questo Le sono molto grata, come pure sono lieta e onorata che l’identità degli studi mi abbia permesso di conoscerla e di avvicinarmi a Lei, che con la esperienza e i consigli potrà, qualora lo voglia, aiutarmi a dirigermi nella via che ho iniziato.

Le dirò anche che non sono, in fondo, tanto dispiacente di aver mutato tesi. Lo studio che ho fatto sul Muziano mi ha permesso di conoscere abbastanza approfonditamente quel periodo della Storia dell’Arte; e la tesi sui bolognesi mi darà modo di approfondire la mia conoscenza sul ‘600. Lavorare mi piace, e la fatica non mi spaventa. Solo ho bisogno di far presto, e per questo ho deciso di dare ora il gruppo di esami di quarto anno, mal-grado fossi già stanca degli esami di luglio, per potermi laureare nel luglio prossimo, e cominciare poi a lavorare, non solo per la gloria.

Spero che Ella sia convinta delle mie buone intenzioni, e non mi serbi rancore per delle frasi in cui, inconsapevolmente, il mio pensiero è parso sviato. Mi auguro che vorrà anche in avvenire accompagnarmi con il suo interessamento nei miei studi, che spero non si fermino né al Muziano né ai bolognesi. Ho appreso con dispiacere la morte del Conte Saffi. Fui presentata dalla Sua Signora alla Contessa, e immagino come loro abbiano sentito questa perdita. La prego di farsi interprete del mio compianto preso la Signora, e riceva i miei ossequi.

Paola della Pergola

Roma, 16 ottobre 1929Egregio Signor Senatore,ho ricevuto le fotografie di cui la ringrazio ancora. Sono a pochi giorni

dagli esami che mi danno molto da fare e grandi preoccupazioni; ma spero mi vadano bene. Riceva i miei ossequi, unitamente alla Signora.

Paola della Pergola

Roma, 19 ottobre 1929Egregio Signor Senatore,nell’“Arte” 1912 pag. 144 è pubblicata la fotografia del quadro di Am-

burgo, in un articolo di Paul Schubring “La collezione Weber di Amburgo venduta a Berlino”. L’autore dice che questo paese che portava il nome di Tiziano e la data 1542, proveniva dalla Galleria Castellani di Torino, ed era

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dallo Zimmermann attribuito a Tiziano, e da Venturi a Dosso Dossi. Non so se questo Le fosse già noto, in ogni modo credo ignorasse la pubblicazio-ne del quadro. Quando Ella mi inviò la riproduzione, ricordai di averla già veduta in qualche luogo, ma allora mi confusi con il Belvedere, come Ella Sa. L’avverto intanto se può esserle utile. Con ossequio.

Paola della Pergola

Roma, 31 ottobre 1929Egregio Signor Senatore,Solo ieri ho dato gli esami che mi hanno tenuto in pena fino all’ultimo.

Per fortuna sono andati bene, ed ora mi accingo a lavorare alla tesi. La rin-grazio molto per l’invio della sua monografia. Sono ansiosa di leggerla, e Le auguro di trovare nella critica un completo riconoscimento delle sue fatiche e piena soddisfazione. Con ossequio.

Paola della Pergola

Roma, 19 novembre 1929Egregio Signor Senatore,Il gentilissimo Comm. Pintor mi ha portato la sua monografia, che ven-

go leggendo con molto interesse. La ringrazio per il bel dono, ed attendo il suo ritorno con la speranza che Ella voglia aumentarne il valore, ponendovi la Sua firma.

L’ho veduta al lavoro, e so quante difficoltà ha dovuto superare per questo studio, e con quanto amore l’ha condotto a termine. Ora che il suo libro è racchiuso nella bella veste che ha voluto dargli, non dubito che potrà ricevere grandi soddisfazioni. E prima fra tutte, quella di aver richiamato dall’oblio l’interessante figura di Girolamo Muziano. Io sto lavorando ora sui miei bolognesi, e procedo pian pianino, perché voglio andare con ordine. Non ho ancora deciso quale parte svolgerò nella tesi, perché prima bisogna che abbia una conoscenza generale di tutta la scuola. Il Prof. Venturi mi aiuta, e a me soprattutto preme conservare la sua fiducia. Parlai giorni fa con il maestro del Suo libro, e mi disse anzi di averle scritto. L’articolo di re-censione che uscirà sull’Arte lo farà lui, e da quella parte può stare tranquillo. Con gli auguri migliori e i più vivi ringraziamenti, riceva i miei ossequi, unitamente alla gentile Signora.

Paola della Pergola

s.d. [Roberto Longhi da Roma]Illustre Senatore,Mi perdoni il ritardo. Sono stato lungo tempo fuori di Roma, poi am-

malato, e ora soltanto mi è possibile ringraziarla del gentile invio del suo bellissimo “Muziano”.

Non ho ancora potuto leggere attentamente il volume; ma vi ho già delibato la ricchezza delle informazioni, l’entusiasmo del dettato.

Accolga, illustre Senatore, i ringraziamenti più vivi del Suo Dev. Roberto Longhi – Roma 37, Via Mogadiscio 7

Firenze, 1 dicembre 1929Illustre Senatore,La ringrazio molto del cortese dono, di cui non mancherò di far parola

nella Rivista d’Arte come merita l’ottimo artista bresciano, tanto amorevol-mente ed esaurientemente studiato. Intanto m’abbia, anche per la buona memoria che unisce nei riguardi del Molmenti, il veramente devoto saluto dal suo Giuseppe Fiocco.

[Lo stesso Fiocco invierà il 25 agosto 1931 al Da Como il manoscritto servito allo studioso per la composizione della recensione alla monografia del Muziano apparsa nella Sezione bibliografica della Rivista d’arte N. 3 del luglio-settembre 1931]

Roma, 19 marzo 1930Egregio Signor Senatore,La ringrazio molto per l’invio gentilissimo dei due articoli. Sono rimasta

molto stupita delle frasi che mi riguardano, e che sento di meritare ben poco. Un po’ della sua gloria è scesa sul mio nome (poiché certo il Signor Marangoni non conosce di me che il nome) e gliene sono grata. Cercherò di venire uno di questi giorni, appena pranzato, così sono sicura di trovar in casa Lei e la Signora. Io lavoro molto, ma mano mano che passano i giorni mi aumenta lo scoraggiamento, perciò verrò a farmi fare un po’ di forza. Grazie di nuovo. A Lei e alla Signora i miei ossequi.

Paola della Pergola

Roma, 24 giugno 1930Egregio Signor Senatore,sono lieta di poter annunciare a Lei e alla gentile Signora, che mi sono

laureata ieri a pieni voti. La discussione della mia tesi mi ha dato molte soddisfazioni per l’interesse e il favore con cui l’hanno accompagnata i professori. Ora mi riposerò un po’ e per il momento ho rinunziato al pro-gettato viaggio perché non potrei godermi Venezia con questo caldo, come desidero.

Alla signora e a Lei i miei ossequi. Paola della Pergola

Roma, 9 giugno 1931Egregio Signor Senatore,ho ricevuto ieri da Lipsia le bozze di stampa dell’articolo su Muziano,

per il Thieme Und Becker. Io non ci pensavo ormai più, e ne sono rimasta sorpresa e contenta nello stesso tempo. Le dò subito questa notizia, poiché fu Lei che con tanta bontà volle mandare l’articolo. Lo hanno molto abbre-

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viato, aggiungendo invece qualche cosa nella bibliografia che io avevo data completa, dicendo che poteva trovarsi esaurientemente nel suo libro. Io sto lavorando ora per gli esami che avrò fra pochi giorni, e cerco di farmi un po’ strada, ma è faticoso! Ho consegnato ieri a Galassi Paluzzi un articolo per la rivista “Roma” e spero gli andrà bene; ma certo mi secca un po’ quando ho fatto un lavoro, dover poi cambiare o veder mutare delle frasi. Ma i principi sono sempre difficili, e cerco di avere pazienza. Il 20 luglio partirò per Vien-na e per l’Ungheria, dove starò fino a settembre; ho da lavorare per Andrea Pozzo su cui ho intenzione di fare una monografia che (mi ha detto il Sen. Vittorio Zippel) mi farà avere l’eterna riconoscenza di tutti gli studiosi di Trento. Può essere che tornando dall’Austria venga a farle visita a Lonato. Come va la sua vita? Con molti auguri ed ossequi anche per la gentile Signo-ra. Le rinnovo i miei ringraziamenti.

Paola della Pergola Roma, 21 novembre 1938Preg.mo Senatore,ero stata a sentire nella sua casa

romana se Lei era qui, ma mi hanno detto di non aver notizie della loro venuta. Perciò Le scrivo a Lonato, dove immagino sia ancora. Sono a Roma, dopo aver dovuto lasciare per le recenti leggi, il posto di ispet-trice presso la Soprintendenza alle Belle Arti, che avevo da un anno mezzo raggiunto, Lei sa dopo quali

faticosi studi. Ora penso di andare altrove a cercare lavoro, e Le scrivo per sentire se Lei non volesse acquistare per la sua biblioteca di Lonato i miei li-bri. Ella sa, per soffrire della stessa malattia, con quanto amore si raccolgono queste piccole biblioteche, e mentre mi sentirei confortata di veder passare i miei libri in mani sicure come le Sue, sarei anche più desolata di quello che sono, al pensiero di saperli su qualche carrettino di campo dei Fiori. Ho molte pubblicazioni di Storia dell’Arte, e molte di letteratura, di filosofia, e romanzi. Se Ella crede possa interessarLa, potrei mandare un sommario elenco.

Mi ricordi alla gentile Signora, e riceva i miei più deferenti ossequi.Paola della PergolaVia XX Settembre 98e – Roma [fig. 14]

Sono grata a Stefano Lusardi per avermi segnalato e trascritto il carteggio e a Chiara Tarantola per le informazioni su Paola Della Pergola.

Una stele emblematica nella Casa del Podestà di LonatoGiancarlo Pionna

Così dicean tra lor, quando Argo, il cane, Ch’ivi giacea, del pazïente Ulisse La testa ed ambo sollevò gli orecchi. […]Ivi il buon cane, Di turpi zecche pien, corcato stava. Com’egli vide il suo signor più presso, E benché tra que’ cenci, il riconobbe, Squassò la coda festeggiando, ed ambe Le orecchie, che drizzate avea da prima, Cader lasciò: ma incontro al suo signore Muover, siccome un dì, gli fu disdetto. […]Ed Argo, il fido can, poscia che visto Ebbe dopo dieci anni e dieci Ulisse, Gli occhi nel sonno della morte chiuse.

La commovente scena dell’incontro tra Ulisse e il suo cane Argo, così come ci viene narrata nei versi del diciassettesimo libro dell’Odissea, ci potrebbe aiutare a comprendere l’icono-grafia di un curioso bassorilievo collocato nel muro tra la porta e la finestra dell’abitazione del custode della Casa del Podestà a Lonato. (fig. 1)

Vediamo la figura di un antico greco che si appoggia stan-camente a un bastone (Ulisse, sappiamo, reduce a Itaca dopo anni e anni di avventurose peripezie, per non farsi riconoscere si era camuffato da mendicante) e quella di un cane ai suoi piedi che volge verso l’alto lo sguardo fedele.

Le dita della mano destra dell’uomo stringono delicatamen-te qualcosa che sembra voglia essere offerto all’animale. (fig. 2)

Se non ché tutte queste considerazioni ci hanno finora por-tato fuori strada, in quanto si è recentemente scoperto che il bassorilievo a Lonato (cm 81x31) altro non è che una copia in scala assai ridotta di una stele funeraria in forma di edicola conservata nel Museo Nazionale Archeologico di Atene (inv. n. 39). (fig. 3)

La stele, alta cm 197 e larga cm. 62, risale agli inizi del V secolo a.C. e fu rinvenuta nel 1860 nei pressi della città greca di Orcomeno nella regione della Beozia!.

1 Per la concessione dell’im-magine e per le notizie relati-ve al ritrovamento della stele si ringraziano il dr. Nikolaos Kaltsas, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Atene, e la Dottoressa Lena Papazoglou-Manioudaki, funzionario di quell’Ente.Un ringraziamento anche a Ezio Vanni per la traduzione della corrispondenza con il Museo di Atene avvenuta via mail in lingua inglese.

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