TUTELA E VALORIZZAZIONE

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17 Da qualche mese brilla nelle cronache la Sud Halle di Aquileia, edificio co- struito ex novo in aderenza al lato sud del Battistero ed ultimato il 7 maggio in occasione della visita di papa Bene- detto XVI. È una nuova occasione (la precedente è stata il bando dell’area ex Cossar, già trattata su questa stes- sa rivista) 1 che la giovane Fondazione 2 con un suo atto costruttivo ha offerto alla comunità regionale per approfon- dire i temi e i problemi della tutela e valorizzazione di Aquileia e più in ge- nerale, grazie all’esemplarità del caso, per la tutela e valorizzazione dei beni culturali del Paese. Infatti molte voci, di istituzioni nazionali e locali, di sin- goli cittadini, di appassionati ed esperti TUTELA E VALORIZZAZIONE DELLE AREE ARCHEOLOGICHE di Amerigo Cherici IL CASO DELLA SUD HALLE DI AQUILEIA u Fig. 1 - I mosaici della Sud Halle. Fig. 2 - Il sito della Sud Halle in un’immagine di alcu- ni anni fa. Le radici delle piante, ora asportate, hanno deformato i mosaici (v. immagine precedente). 1 Dopo la pubblicazione dell’articolo la commissione giudicatrice ha designato il vincitore su 25 partecipanti (gruppo del prof. Vassallo dell’IUAV di Venezia). 2 Istituita con la legge speciale regionale 18/2006 con lo scopo di gestire e valorizzare il patrimonio storico-archeologico di Aquileia.

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Da qualche mese brilla nelle cronache la Sud Halle di Aquileia, edificio co-struito ex novo in aderenza al lato sud del Battistero ed ultimato il 7 maggio in occasione della visita di papa Bene-detto XVI. È una nuova occasione (la precedente è stata il bando dell’area ex Cossar, già trattata su questa stes-sa rivista)1 che la giovane Fondazione2

con un suo atto costruttivo ha offerto alla comunità regionale per approfon-dire i temi e i problemi della tutela e valorizzazione di Aquileia e più in ge-nerale, grazie all’esemplarità del caso, per la tutela e valorizzazione dei beni culturali del Paese. Infatti molte voci, di istituzioni nazionali e locali, di sin-goli cittadini, di appassionati ed esperti

TUTELA E VALORIZZAZIONE DELLE AREE ARCHEOLOGICHE

di Amerigo Cherici

Il caso della sud Halle dI aquIleIa

u

Fig. 1 - I mosaici della Sud Halle. Fig. 2 - Il sito della Sud Halle in un’immagine di alcu-ni anni fa. Le radici delle piante, ora asportate, hanno deformato i mosaici (v. immagine precedente).

1 Dopo la pubblicazione dell’articolo la commissione giudicatrice ha designato il vincitore su 25 partecipanti (gruppo del prof. Vassallo dell’IUAV di Venezia).

2 Istituita con la legge speciale regionale 18/2006 con lo scopo di gestire e valorizzare il patrimonio storico-archeologico di Aquileia.

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della materia, si sono levate in un coro di critiche incentrate sull’impatto visi-vo, la funzionalità, la congruenza e i costi dell’edificio, non appena questo nuovo inquilino delle piazze Capitolo e Patriarcato è giunto ad uno stato di avanzamento tale da renderne impossi-bile la sottrazione alla vista dei più. Alle critiche i responsabili della Fonda-zione hanno opposto che in quel punto ci sono mosaici pregiati (Fig. 1) e per proteggerli dalle intemperie qualcosa andava fatto, piaccia o non piaccia. La contrapposizione delle parti in campo è risolta dunque dagli autori dell’ope-ra con la motivazione dell’urgenza e chiedendo soccorso, sul piano argo-mentativo, alla soggettività del gusto: di conseguenza, nulla può essere tolto alla congruità dell’intervento a causa di una semplice contrapposizione di opinioni.Nel seguito dell’articolo si descrive-rà l’intervento, se ne esamineranno le motivazioni dell’amministrazione e i punti di debolezza messi in luce dal-le critiche, infine si valuterà se si tratti solo di una questione di gusto o se in-vece non ci sia qualcosa di più.

La Sud Halle è un parallelepipedo di oltre mille metri cubi che faceva parte del progetto vincitore3 del Concorso internazionale indetto dal Comune di Aquileia nel 2003 per la sistemazione delle piazze Capitolo e Patriarcato, ai

fini dell’impiego di un finanziamento regionale di qualche milione di euro.La sistemazione generale prevista da questo progetto comprendeva il pro-lungamento del doppio filare di cipres-si di via Poppone all’interno di piazza Capitolo, il richiamo tramite accenni litici in superficie delle stratificazioni più importanti del sottosuolo (qua-driportico della basilica teodoriana in piazza Capitolo ed “horrea” in piazza Patriarcato), la pavimentazione in pie-tra di Muggia a spacco nella sola piaz-za Capitolo e appunto la Sud Halle, vale a dire un edificio di protezione dei mosaici residui dell’antica aula a sud del Battistero (in fig. 2 lo stato del sito prima della campagna di scavo, studio e restauro dei mosaici, in fig. 1 lo stato di questi ultimi dopo gli scavi).Salva la rinuncia al prolungamento dei cipressi di via Poppone in piazza Ca-pitolo, cui sembra si sia voluto riserva-re l’omaggio al buon senso, il resto è stato tutto avviato a una realizzazione in cui la Sud Halle è stata oggetto di particolare attenzione. Si voleva infatti portare a compimento il lavoro di mu-sealizzazione e valorizzazione dei resti musivi del V° secolo d. C., scoperti da Nieman agli inizi del ‘900, e restaurati nel 2000 dalla Soprintendenza. Dopo l’approvazione da parte del Mi-nistero e il parere positivo dei Comi-tati tecnico-scientifici congiunti del Ministero per i Beni e le Attività cul-

3 Studio Tortelli-Frassoni di Brescia.

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turali4, si è passati alla progettazione esecutiva, curata e sostenuta anche finanziariamente dalla Fondazione Aquileia con la direzione scientifica della Soprintendenza per i beni arche-ologici del Friuli-Venezia Giulia.

La Fondazione considera questo in-tervento prioritario e qualificante “nell’ottica di valorizzazione dello spazio pubblico intorno alla Basilica che servirà a potenziare la compren-sione dello sviluppo post-teodoriano del complesso basilicale da parte dei visitatori”; dunque esso “mette in luce uno degli aspetti fondamentali della ‘mission’ della Fondazione, ovvero la diffusione della conoscenza di Aquile-ia quale eccellenza della nostra Regio-ne, unita al recupero e alla valorizza-zione dei suoi straordinari tesori”. La Fondazione è fortemente convinta di questa linea, tanto da programmarne la replica in situazioni analoghe. Replica già in corso con la proclamazione del progetto vincitore dell’area ex Cossar, di cui si è già dato un resoconto su que-sta stessa rivista5.La Fondazione (e, prima ancora, Co-mune e Soprintendenza) ha in questo caso assunto il modello della domus dell’Ortaglia a Brescia.6 Naturalmente il ricorso a questa opzione così impe-

gnativa pone tutta una serie di questio-ni, a cominciare dal perché scegliere proprio questa fra le diverse possibili. La Fondazione si mostra molto sicura nel sostenere che una copertura di soli-da edilizia sia l’unica che può garantire la salvaguardia duratura (magari “eter-na”) dei mosaici.Quest’obiettivo, che dà soluzione ad un problema settoriale, si connette con una questione più ampia, imposta dall’identità del luogo d’intervento, che non è chiaro fino a che punto sia stata valutata: il problematico rapporto fra archeologia e contesto urbano. La Fondazione sostiene che la nuova ope-ra si configuri come architettura “con-temporanea” che salvaguarda il tesoro archeologico primario - i mosaici - in-serendosi in modo ragionato nel conte-sto. Nelle dichiarazioni ufficiali i modi di inserimento nel contesto sono limi-tati al solo rapporto con il complesso basilicale e demandati essenzialmente all’impostazione sul perimetro dell’au-la battesimale con una fondazione in cemento armato (Fig. 3), il rivestimen-to dell’anima muraria in laterizio con pietra di Muggia per mimetizzare la nuova costruzione tra le facciate au-tentiche e antiche della basilica e del Battistero, l’arredo interno con illumi-nazione a spot e colori e materiali atti

4 In tutto 18 autorizzazioni. Tante ce ne voglio-no nel nostro Paese per fare una certezza. 5 La Panarie n. 166. 6 Autore lo stesso vincitore del citato concorso del 2003 (v. Atti del Convegno internazionale su pro-blemi di scavo, conservazione e musealizzazione

di una domus romana dell’età imperiale, organiz-zata da Soprintendenza della Lombardia, comune di Brescia, Fondazione CAB e Direzione dei Civi-ci Musei d’Arte e Storia di Brescia, Brescia, Santa Giulia Museo di Città, 2-5 aprile 2003, Relatore arch. Giovanni Tortelli).

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ad annullare la percezione geometrica dello spazio per favorire il concen-trarsi dell’attenzione sui resti musivi in situ, che peraltro occupano solo in parte la superficie coperta dall’edificio (all’interno vi sono anche sarcofaghi, una pavimentazione praticabile per chi viene dal Battistero attraverso la porta “massenziana” appositamente riaperta, e i vuoti fra i mosaici stessi).

In via preliminare si coglie un’attribu-zione di valore assoluto alla soluzione prescelta, presentata come panacea di tutte le vulnerabilità dei mosaici a cielo aperto, ritenendosi insufficiente e amministrativamente difficoltosa o impossibile la manutenzione periodi-ca e inadatte e dannose protezioni più modeste e di minore impatto.La Fondazione sembra ritenere che edi-fici come quello in fase di ultimazione eliminino ogni danno e ogni problema di manutenzione. È facile replicare ri-cordando che i mosaici all’interno di

monumenti come S. Marco a Venezia o S. Vitale a Ravenna sono tutt’altro che esenti da problemi, anche gravi, e da esigenze di manutenzione. Anche ammesso che le condizioni assicurate dalla Sud Halle siano migliori rispet-to a quei celebri monumenti, non sono comunque eliminabili i problemi di pulizia (piattaforma, vetrata, polvere di casalinga normalità) e di manuten-zione (impianto elettrico, apparecchi d’illuminazione, umidità, infiltrazioni, sgrondi, distacchi, rotture). Non è dato sapere se questi oneri periodici, ag-giuntivi rispetto ai costi di costruzio-ne7, siano stati considerati e confronta-ti con quelli che avrebbero comportato altre linee di soluzione.Ma la criticità più corposa emerge dall’architettura dell’opera. Stabilito che la connotazione di contempora-neità attribuitole dalla Fondazione non può che essere riferita al fatto che è re-alizzata oggi, non potendosi assumere quest’opera come esempio assimilabi-

Fig. 3 - Tratto lato Battistero della nuova fondazione in cemento armato, poggiata sul perimetro dell’anti-ca aula battesimale.

Fig. 4 - Il nuovo edificio in fase di ultimazione, con il paramento murario ad imitazione di quelli anti-chi.

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le alle tendenze che hanno caratteriz-zato la ricerca architettonica moderna (esemplarità del resto subito smentita dallo stile del tutto diverso della si-mildomus che lì vicino si intende fare a copertura dell’ex Fondo Cossar), vediamo qui di seguito cosa emerge dall’analisi dei vari aspetti che defini-scono un’opera di architettura.Per quanto riguarda il rapporto con il complesso monumentale, contraria-mente a quanto sostenuto dalla Fon-dazione, esso si presenta tutt’altro che risolto ai tantissimi spettatori che nulla sapevano del progetto. Il nuovo manufatto è apparso immediatamente a chiunque, per testimonianza certifi-cata, come una superfetazione inattesa rispetto ai volumi storici della Basilica e del Battistero, alla loro precisa logi-ca compositiva organizzata sull’asse

di una evidente simmetria est-ovest espressa da geometrie regolari e com-plesse, da quella ottagonale del Batti-stero a quella articolata della Basilica. È questo un fatto oggettivo del luogo, riconoscibile da chiunque, che non c’entra nulla con il giudizio soggetti-vo di gusto (il quale gusto invece non può che apprezzare la perizia con cui il nuovo muro imita quelli antichi della Basilica e del Battistero) (Fig. 4). Ma quello che deve far premio in questo discorso non è la gradevolezza esteti-ca, né un giudizio di magistero setto-riale, ma una valutazione obiettiva di magistero progettuale generale.Per quanto riguarda il rapporto con la città, è lo stesso mimetismo della so-luzione adottata ad escludere qualsiasi aggiunta di valore all’approccio fun-zionale e visivo e allo snodarsi del rac-

Fig. 5 - Il nuovo muro inserito sul lato sud del Bat-tistero ottagonale.

Fig. 6 - Il nuovo edificio dall’atrio della Basilica. Si noti l’ampia apertura vetrata a nastro incastonata, con sapore vagamente razionalista, nel muro simi-lantico.

7 Il costo complessivo è di 1.690.000 euro. Ne deriva-no parametri di costo molto crudi: 1.400 euro al metro

cubo, 5.600 euro al metro quadrato di superficie coperta, dai 13.000 ai 20.000 euro al metro quadrato di mosaico.

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conto storico del luogo. Emerge invece l’alterazione del rapporto con il Batti-stero che, costretto ad un legame sia-mese con il nuovo manufatto (Fig. 5), non esprime più la sua consolidata ge-ometria. Il rapporto con la città, d’altra parte, avrebbe dovuto essere ricercato con più ampio respiro, allargandolo al contesto paesaggistico e ponendo nel baricentro di tale rapporto la Basilica stessa, per far emergere la sua natura originaria: essere, cioè, una chiesa ur-bana.8

In sostanza l’identità del luogo specifi-co in cui si è voluto introdurre, con for-za deliberante, il nuovo manufatto non sembra sia stata valutata in tutta la sua complessità, nel suo carico di simboli e di significati, nelle sue relazioni e nelle opportunità offerte alla progettazione architettonica. Con quest’approccio programmatico e progettuale è del tutto conseguente che risultino atrofizzate le potenzialità insite in una lettura esau-riente delle relazioni con il contesto storico e geografico.Un aspetto paradossale è che, ad onta delle autorizzazioni, l’opera non ri-sponde a nessuno dei criteri conso-lidati per la tutela dei beni culturali, riconosciuti dallo stesso Ministero competente. Secondo questi criteri, se l’inserimento del nuovo in contesti storico-monumentali non è escluso in

assoluto, deve possedere comunque alcuni requisiti fondamentali, fra cui l’autonomia, la riconoscibilità e l’inte-grazione nel rispetto della logica com-positiva del luogo. Ce lo conferma pro-prio lì vicino il campanile, che coesiste in piena autonomia e riconoscibilità, arricchendo “il gioco sapiente dei vo-lumi sotto la luce”, mantenendo l’equi-librio dei pesi e delle proporzioni.Il nuovo manufatto non rispetta né la geometria, né i pesi, né gli equilibri, né le proporzioni; nel momento in cui si appalesa cerca di negarsi con una mi-mesis a sua volta contraddetta nell’ani-ma costruttiva e nei particolari, e intan-to non possono sfuggire né il sormonto del Battistero sia dalla parte della punta sia dalla parte dell’atrio porticato (Fig. 6), né la differenza percettiva fra piaz-za Capitolo, dove la visuale resta quasi come prima, e piazza Patriarcato, dove la facciata della Basilica risulta semi-coperta dal muro del nuovo manufatto.

Si conclude con considerazioni di ordi-ne generale, cominciando col chiedersi se i limiti di approccio che ne spiega-no le critiche vadano confinati al caso della Sud Halle o se non si debba par-lare piuttosto di un modello ricorrente nelle azioni di tutela e valorizzazione. È importante stabilire questo punto per capire le reali prospettive di rispetto

8 Aspetto inopinatamente non considerato durante i lavori della Commissione giudicatrice del concorso del 2003, dove ha prevalso l’attenzione all’oggetto -

espressione della cultura elitaria che informa le legi-slazione dei beni culturali - rispetto a quella delle rela-zioni storiche, funzionali e geometriche di contesto.

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dell’identità del Belpaese e della sua redditizia unicità paesaggistica e ar-tistica nella globalizzazione che tutto tende a uniformare.Depurata degli aspetti specifici e in qualche misura peggiorativi del caso Sud Halle, l’impressione è che ci si tro-vi di fronte alla replica di un copione frequente nell’attività di tutela dei beni culturali che, se è in generale effica-ce nel restauro di monumenti singoli, spesso risulta imprevedibile nelle de-cisioni riguardanti gli insiemi e i vuoti urbani e territoriali.Questa situazione può farsi risalire alla mancanza sia di una riforma urbanisti-ca sia di un’autentica riforma dell’am-ministrazione dei beni culturali, basata ancora su leggi che risalgono al 1939 e alla cultura elitaria che le ha formate. Il Codice Urbani di inizio millennio le ha

tutt’altro che superate, salvo rafforzare i poteri di vincolo dell’amministrazio-ne dei beni culturali, ma con il corri-spettivo di una diminuzione delle risor-se. Di qui una situazione ambigua di tensione, che spiega, anche nelle isole “felici”, dotate di finanziamenti, come appunto la Fondazione Aquileia, deci-sioni estemporanee, prive di una regia di spessore che si basi su una cultura interistituzionale condivisa nell’inter-pretazione dell’identità dei luoghi e dei rapporti di questi con criteri e indirizzi di progetto.È dunque del tutto legittimo allarmar-si per le sorti del patrimonio paesag-gistico e monumentale italiano, di cui la Sud Halle, con il fondo ex Cossar, ci dà un anticipo di ciò che potrebbe riservarci il futuro: un bel supermarket territoriale.

Amerigo Cherici

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