Per un corpus dei bolli nominali su ceramica aretina a vernice nera, 2013

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LUISA BRECCIAROLI TABORELLI PER UN CORPUS DEI BOLLI NOMINALI SU CERAMICA ARETINA A VERNICE NERA (*) La presenza a Sentinum di bolli nominali su ceramica aretina a ver- nice nera di I sec. a.C. (1), rivelatisi sconosciuti altrove, mi ha fornito lo spunto per tentare un censimento di questo tipo di bolli. Lo spoglio bi- bliografico, probabilmente non esaustivo, ha portato alla raccolta di una trentina di bolli, un numero all’incirca tre volte superiore a quello dei più noti e comunemente citati (2), sebbene alcuni siano stati inseriti con qual- che dubbio, segnalato nei casi specifici. Date le connessioni tra la produzione più recente di ceramica a ver- nice nera e la sigillata “pre-aretina” (3), nel documentare i risultati del censimento è stato di utile riferimento il Corpus Vasorum Arretinorum, specialmente nella seconda edizione del 2000 (OCK). I bolli repertoriati (*) Mi è gradito ringraziare Silvia Maria Marengo e Simona Antolini per l’amiche- vole disponibilità a discutere taluni aspetti di questo lavoro e per l’utile scambio di opi- nioni. (1) BRECCIAROLI TABORELLI 2013, Catalogo, nn. 66-68 e, forse, 61. (2) Per una sintesi degli aspetti della produzione e della distribuzione della ceramica aretina a vernice nera si rimanda, da ultimo, a MOREL 2009, specie pp. 129-133. Tra i bol- li su ceramica a vernice nera (III sec. a.C. - I sec. d.C.) censiti in DI GIUSEPPE 2012, tabel- la 8 (p. 87 per il criterio seguito nella selezione) si trovano quelli contraddistinti qui con i nn. 4, 6a, 12b, 14a, 18, 20, 25, 26, 30 e 33 (infra). (3) Sulla questione si rimanda soprattutto a GOUDINEAU 1968, pp. 322-336; MOREL 2009, pp. 131-133. In relazione alla documentazione fornita dal contesto sentinate, si ve- da: BRECCIAROLI TABORELLI 2013, Catalogo, nn. 131-137. «Picus» XXXIII (2013), pp. 211-223 ISSN 0394-3968

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LUISA BRECCIAROLI TABORELLI

PER UN CORPUS DEI BOLLI NOMINALI SU CERAMICA ARETINA A VERNICE NERA (*)

La presenza a Sentinum di bolli nominali su ceramica aretina a ver-

nice nera di I sec. a.C. (1), rivelatisi sconosciuti altrove, mi ha fornito lo spunto per tentare un censimento di questo tipo di bolli. Lo spoglio bi-bliografico, probabilmente non esaustivo, ha portato alla raccolta di una trentina di bolli, un numero all’incirca tre volte superiore a quello dei più noti e comunemente citati (2), sebbene alcuni siano stati inseriti con qual-che dubbio, segnalato nei casi specifici.

Date le connessioni tra la produzione più recente di ceramica a ver-nice nera e la sigillata “pre-aretina” (3), nel documentare i risultati del censimento è stato di utile riferimento il Corpus Vasorum Arretinorum, specialmente nella seconda edizione del 2000 (OCK). I bolli repertoriati

(*) Mi è gradito ringraziare Silvia Maria Marengo e Simona Antolini per l’amiche-

vole disponibilità a discutere taluni aspetti di questo lavoro e per l’utile scambio di opi-nioni.

(1) BRECCIAROLI TABORELLI 2013, Catalogo, nn. 66-68 e, forse, 61. (2) Per una sintesi degli aspetti della produzione e della distribuzione della ceramica

aretina a vernice nera si rimanda, da ultimo, a MOREL 2009, specie pp. 129-133. Tra i bol-li su ceramica a vernice nera (III sec. a.C. - I sec. d.C.) censiti in DI GIUSEPPE 2012, tabel-la 8 (p. 87 per il criterio seguito nella selezione) si trovano quelli contraddistinti qui con i nn. 4, 6a, 12b, 14a, 18, 20, 25, 26, 30 e 33 (infra).

(3) Sulla questione si rimanda soprattutto a GOUDINEAU 1968, pp. 322-336; MOREL 2009, pp. 131-133. In relazione alla documentazione fornita dal contesto sentinate, si ve-da: BRECCIAROLI TABORELLI 2013, Catalogo, nn. 131-137.

«Picus» XXXIII (2013), pp. 211-223 – ISSN 0394-3968

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(nn. 1-34) sono stati ordinati alfabeticamente, citando l’eventuale tipo cor-rispondente riscontrato nella produzione in terra sigillata; in singoli casi si sono distinte con una lettera le varianti di uno stesso bollo. Talune di queste sono dovute all’impiego di diversi punzoni, mentre altre si diffe-renziano per minuti dettagli (come la presenza o meno di segni di inter-punzione, oppure legamenti poco chiari) che possono far pensare all’impiego di punzoni usurati (in qualche caso anche leggermente ritoc-cati?) oppure, più semplicemente, a una svista dell’autore della lettura o-riginale o di chi tale lettura ha riproposto (4).

La comparsa di questi bolli nominali rappresenta, come noto, una vera novità nelle produzioni di ceramica a vernice nera dell’Etruria set-tentrionale; essa pare collocabile entro il primo quarto del I sec. a.C. (5), ma se ne constata la più estesa applicazione solo dal 60/50 a.C. (6). L’impiego sostanzialmente indifferenziato di bolli astratti e nominali – talvolta associati tra loro sullo stesso recipiente (7) – rende condivisibile l’opinione che, almeno in questo periodo, la bollatura del vasellame sia finalizzata alla sua commercializzazione, abbia cioè lo scopo di promuo-vere la vendita di determinati manufatti ceramici garantendone origine e qualità (8). In questa visuale trova agevole spiegazione anche la sintetici-tà delle sigle, caratteristica peculiare di questi bolli; queste sono sovente limitate a una o due-tre lettere, spesso legate a formare monogrammi tal-volta criptici o di dubbio scioglimento (ad esempio il n. 34). Pochissimi

(4) Anche nelle pubblicazioni più recenti non sempre la trascrizione è accompagnata

da un rilievo grafico accurato (preferibilmente in scala 1:1) e raramente da una buona ri-produzione fotografica; ciò che impedisce una verifica dei casi più dubbi.

(5) Almeno a giudicare dai due esemplari rinvenuti in livelli databili ante 70 a.C. circa a Volsinii Novi (n. 1) e a Cosa (n. 10a).

(6) In questi anni si collocherebbe anche la ripresa della bollatura nominale nella Campana B di Cales (forse per influsso della ceramica aretina), con sigle inserite entro la losanga caratteristica della produzione locale: PEDRONI 2001, nn. 43-44, p. 78.

(7) La bollatura “mista” parrebbe limitata alla forma del piatto F 2286/2287 (MOREL 1981, tav. 46), talvolta di dimensioni molto grandi. A titolo di esempio si richiamano: un esemplare dal Tevere con quattro bolli radiali C.SEP (infra, n. 28a) e bollo centrale raffi-gurante uno scorpione (BERNARDINI 1986, n. 666, tav. LII); un esemplare dal relitto dell’Ǐle Plane con bollo centrale Q.A^F (infra, n. 4b) e sei bolli radiali a doppia pelta con-trapposta (LEQUÉMENT-LIOU 1976, n. 1, fig. 3).

(8) Questa interpretazione, già presente in GAMURRINI 1890, p. 68, è ripresa e svi-luppata da Kenrick (OCK, pp. 11-12).

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sono i casi di sigle più estese – quali C. Lic(inius?) (n. 18), C. Sept(imius) (n. 28), Sex(tius) (n. 29) – che lascerebbero trasparire l’intenzione di ren-dere più esplicito il gentilizio, probabilmente più rilevante per il produtto-re del manufatto che per l’acquirente finale (9).

Nonostante questo tipo di bolli sia avaro d’informazioni riguardo ai personaggi coinvolti nella produzione del vasellame, esso si presta nondi-meno ad alcune osservazioni che – con un auspicabile incremento dei dati conoscitivi – potrebbero offrire spunti di approfondimento a proposito della produzione del vasellame e della sua distribuzione sui mercati (10).

Se ne accenna qui di seguito in modo puntuale e stringato.

1. Appare di rilevante interesse il fatto che i primi bolli nominali im-pieghino grafemi dell’alfabeto etrusco: a (n. 1, da Volsinii Novi: ca 100-70 a.C.) e at (n. 10 a, da Cosa: ante 70 a.C.), cui aggiungerei senz’altro ar da Sentinum (n. 9). Le sigle (se iniziali di gentilizi) apparterrebbero dunque ad individui parlanti etrusco, di condizione verosimilmente libe-ra, che potrebbero essere di origine locale oppure immigrati ad Arretium da altre zone dell’Etruria (11).

2. Oltre la metà delle sigle trova corrispondenza su vasi in terra sigil-lata, mentre le altre risulterebbero documentate esclusivamente su reci-pienti a vernice nera. Questa constatazione potrebbe spiegarsi col fatto che solo alcune delle officine attive nei decenni centrali del I sec. a.C., forse quelle di maggiori dimensioni e più innovative, abbiano prodotto contemporaneamente vasi con vernice nera e con vernice rossa.

(9) Sul rapporto produttore, negotiator - intermediario, acquirente finale, ancora KENRICK, loc.cit. alla nota precedente.

(10) Quest’ambito della ricerca sta conoscendo negli ultimi anni un rinnovato inte-resse: sull’instrumentum inscritto dell’Italia repubblicana NONNIS 2003; relativamente all’organizzazione della produzione di ceramica a vernice nera in Italia, con particolare riguardo al periodo medio-repubblicano: DI GIUSEPPE 2012, soprattutto pp. 84-99.

(11) Questa seconda eventualità potrebbe fornire spiegazione della comparsa di bol-li nominali in talune officine ceramiche di Arezzo secondo un uso che, sconosciuto prima d’allora in Etruria settentrionale, è attestato invece nel III e II sec. a.C. in area etrusca cen-tro-meridionale, con sigle composte di iniziali e gentilizi abbreviati, i cui esempi più re-centi (fine III-II secolo) risulterebbero: a Volsinii Novi i bolli v.ś (C.I.E. III. 2, 10798) e petve (C.I.E. III. 2, 10776 e 10780); a Tarquinia e a Vulci – questi ultimi su piatti databili nel pieno II sec. a.C. (MOREL 1981, F 1174/1443) – i bolli sp.v.a.p (C.I.E. III. 1, 10014; III. 3, 11195) e s.v.p (C.I.E. III. 3, 11194).

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3. Alcuni bolli – quali Antiochus (n. 6), Dasius (n. 14), Nicephorus (n. 20), C. S. (n. 25) – risulterebbero attestati unicamente all’Orciolaia di A-rezzo. Diversamente, numerosi altri finora sconosciuti ad Arezzo sono noti su vasi, riconosciuti di produzione aretina, rinvenuti in centri di consumo sia viciniori, sia molto distanti dal luogo di produzione (12). Di questi bolli il caso più emblematico è rappresentato senz’altro da C.V (n. 33), assente tuttora ad Arezzo (13), ma attestato da almeno una ventina di esemplari in numerosi centri di consumo, che documentano – in assenza di indicatori di una ipotetica dislocazione della produzione – il vasto raggio di distribuzio-ne del vasellame di questa officina, da localizzarsi con ogni probabilità ad Arezzo o nel suo circondario (14).

(12) Infra, nn. 1-2, 5, 7-9, 11, 15-16, 19, 21-24, 26-34. (13) Rilevava tale assenza già LAMBOGLIA 1952, p. 152. (14) Da ultimo: MOREL 2009, p. 130.

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Per un corpus dei bolli nominali su ceramica aretina a vernice nera 219

NOTE (riferite all’Elenco dei bolli nominali) (15) Due bolli con la lettera A (l’una con barretta obliqua a s., l’altra con barretta a v)

sono editi in C.I.L. XV 4925 a-b (rispettivamente dal Tevere e dall’Esquilino); mi limito a citarli, poiché non sembrano avere attinenza con il gruppo di produzione qui considerato.

(16) Il piatto così bollato si data circa 100-70 a.C. (GOUDINEAU 1968, p. 98 = MO-REL 1981, F 1624 a1).

(17) Sebbene questo bollo sia comunemente uguagliato al bollo Q.AF (n. 4), comu-nemente riferito a un Q.Af(ranius) (per cui si veda specialmente LEQUÉMENT-LIOU 1976, pp. 593-596), ho preferito mantenere qui distinti i due bolli, a loro volta attestati con di-verse varianti.

(18) La sigla è comunemente sciolta come Q.Af(ranius) (nota precedente), ma in as-senza di certezze preferisco attenermi al criterio adottato da Kenrick nella seconda edizio-ne del Corpus Vasorum Arretinorum (OCK n. 51).

(19) Dove (p. 90) si precisa che, data la legatura, la sigla potrebbe essere anche AV( ) oppure A.V( ) (cfr. infra, n. 12).

(20) È possibile che questa sigla (con o senza interpunzione) possa essere riferita ad A.Titius, ceramista aretino tra i più antichi, come proposto in OCK per il n. 2164, p. 438.

(21) A giudicare dalla riproduzione grafica, i due caratteri appartengono all’alfabeto etrusco, per cui ne propongo la lettura at. La collocazione del frammento nel deposit TJ lo farebbe datare prima del 70 a.C. circa (vedi anche nota 5).

(22) In assenza di riscontro diretto e di informazioni sulla classe di appartenenza del frammento ceramico, inserisco dubitativamente questo singolare bollo, di cui propongo un ipotetico scioglimento. Si nota che la lettera I è di dimensioni minori.

(23) OCK, p. 458: “probably rightly associated by Oxé with A.VIBIVS SCROFV-LA (no. 2400)”. È da osservare che la sigla AV senza legamento parrebbe attestata soltan-to su sigillata “pre-aretina”. Si vedano ad esempio: GOUDINEAU 1968, p. 78 (bollo radiale di incerta lettura, vedi scheda p. 71) e MARABINI 2006, HB5, p. 13, tav. 5.

(24) La lettera A presenta il tratto obliquo a s.; potrebbe essere letto anche VA( ) retroverso (cfr. infra, n. 32).

(25) Trascritto, meno plausibilmente, AL. in DI GIUSEPPE 2012, tabella 8, p. 111 (Abruzzo).

(26) Letto A.I, ma forse anche in questo caso si tratta di A.V. (27) Nello scarico di Cincelli lo studioso segnala la presenza di un fondo a vernice

nera così bollato e osserva (p. 48) «…Rufo era il solo a Cincelli che dava una tinta azzur-rognola alle sue patelle non facendogli perdere il lustro e che ne’ vasi di un tal colore scri-veva ben distintamente il suo nome». Bormann (p. 1129) ne fornisce la seguente descri-zione: «fragmentum vasis coloris nigrescentis». Considerato che si tratta di un esemplare isolato, è possibile che il frammento appartenesse a un vaso in terra sigillata annerito inci-dentalmente in fase di cottura, analogamente alla “tazza nerastra” da Arezzo-Ponte a Bu-riano (vicinanze di Cincelli), segnalata da GAMURRINI 1893, p. 141, che reca il bollo L. CORNELI recepito da DI GIUSEPPE 2012, tabella 8, p. 113 (Toscana).

LUISA BRECCIAROLI TABORELLI 220

(28) Inserisco dubitativamente questo bollo, che è dallo studioso (p. 400) datato nell’ambito del II sec. a.C. «sulla base di generiche considerazioni tipologiche…», senza fornire una descrizione tecnica del frammento ceramico che, dalla riproduzione fotografi-ca, parrebbe riconoscibile come prodotto di Arezzo o simile. Il cartiglio è quadrangolare, sebbene con margini deformati, ed è parzialmente sovrapposto a uno dei cerchi concentri-ci perimetrali.

(29) Duomo di Firenze, Museo di Santa Reparata. Visto e annotato (1982): «quattro bolli radiali su fondo di piatto decorato con fascia di incisioni entro cerchi concentrici».

(30) Lo stesso riportato come L.LIC in DI GIUSEPPE 2012, tabella 8, p. 114 (Friuli -Venezia Giulia).

(31) Letto SIV(ius) vel SIL(ius). Inserisco dubitativamente questo esemplare, poiché non ho potuto verificare l’appartenenza al gruppo di produzione nord-etrusco cui è, inve-ce, certamente riferibile l’esemplare da Empuriae, apposto sul fondo di una coppa F 2653.

(32) Dove si propone per questo bollo una relazione con l’officina che bolla C.V (infra, n. 33). I quattro bolli radiali sono in questo caso orientati verso l’esterno, diversa-mente dalla più usuale impressione unidirezionale.

(33) OCK p. 459: «perhaps the same potter as C.VM( ) no. 2440». Per altri la sigla potrebbe riferirsi a un C. Vibius: da ultimo MOREL 2009, p. 130.

(34) Sia da Scott, sia da Marabini Moevs, questo frammento è detto provenire dal livello di edificazione della “House of the Birds”, con datazione ca. 40-20 a.C.; viene, in-vece, riferito (pare erroneamente) da Reynolds alla “House of the Skeleton”, con conse-guente datazione “before 70” (REYNOLDS 2008, p. 185).

(35) Il bollo, impresso con punzoni che differiscono per minuti dettagli, è presente su quattro frammenti di altrettanti vasi, riconosciuti da Righini come “Campana B”; l’eventualità di una produzione locale, appena ventilata dalla studiosa in considerazione della pluralità di esemplari presenti nello stesso scarico, viene accolta decisamente da DI GIUSEPPE 2012, p. 93.

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RIASSUNTO

La presenza a Sentinum di bolli nominali su ceramica aretina a vernice nera di I sec. a.C., sconosciuti altrove, fornisce lo spunto per un censimento di questi bolli. Lo spoglio bibliografico porta alla raccolta di circa 30 bolli; almeno 3 utilizzano let-tere dell’alfabeto etrusco e compaiono entro il primo quarto del I sec. a.C. Essi anti-cipano l’affermazione dei bolli nominali nel periodo 60/50-40/30 a.C. Gran parte dei bolli censiti su ceramica a vernice nera compaiono anche su vasi verniciati di rosso, prodotti contemporaneamente nelle stesse officine.

Sentinum, bolli nominali, ceramica a vernice nera, sigillata pre-aretina.

SUMMARY

The presence in Sentinum of nominal stamps on 1st century BC “Aretina” black-glaze pottery, unknown elsewhere, provides the starting point for a census of these stamps. The bibliographic examination leads to the collection of about 30 stamps; at least 3 of them use letters of the Etruscan alphabet and appear within the first quarter of the 1st century BC. They predate the affirmation of the nominal stamps in the period 60/50-40/30 BC. Most of the stamps censused on black-glaze pottery also appear on vases glazed in red, produced simultaneously in the same workshops.

Sentinum, nominal stamps, black-glaze pottery, pre-arretine sigillata.