Ceramica Precolombiana Boliviana

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CERAMICA PRECOLOMBIANA BOLIVIANA L'AMBIENTE La Bolivia ha una superficie di 1.070.000 kmq, pari a più di tre volte quella dell'Italia; confina ad ovest con Cile e Perú, a nord e ad est con il Brasile, a sud con Argentina e Paraguay. E' situata a cavallo della cordigliera delle Ande che proprio in questo Paese raggiunge la sua massima ampiezza (650 km circa). La cordigliera occidentale è una formidabile barriera che separa la Bolivia dal Cile, costituita da picchi la cui altezza è compresa tra i 1500 e i 6500 m e da vulcani attivi, con passi superiori ai 4000 m. Più ad oriente si distende l'altiplano, un altipiano spoglio ed elevato (per la maggior parte sopra i 4000 m), lungo 840 km e mediamente largo 140 km. La sua superficie è penetrata da alti speroni della cordigliera occidentale che tendono a suddividerla in bacini. La parte settentrionale è la più abitata, mentre quella meridionale ha l'aspetto di un arido deserto semidisabitato rotto da vasti salares e da qualche città mineraria. Il lago Titicaca è un mare interno di 8965 kmq a 3810 m sul livello del mare, le più alte acque navigabili del mondo. Le sue sponde sono popolate da agricoltori che dissodano campi e terrazzamenti montani ed allevano lama e capre. L'aria dell'altipiano è incredibilmente chiara, mentre la sua terra rigida ed aspra esplode occasionalmente di verde dopo qualche scarsa pioggia, per riprendere quindi in fretta il suo aspetto grigio e sabbioso. Un vento freddo soffia di frequente il pomeriggio sollevando tempeste di polvere. Da questo altipiano si erge verso est la cordigliera orientale, separata da un varco che corre dal lago Titicaca fino alla frontiera con l'Argentina. I suoi pendii nord-orientali ed orientali sono frastagliati da fertili valli montane semitropicali, conosciute come le yungas, che ricevono, a partire da nord, le acque del fiume Bení e dei suoi affluenti, ed a seguire quelle del Rio Grande e del Pilcomayo; queste valli e bacini sono densamente popolati e vi si pratica un'agricoltura di tipo intensivo. Dai piedi della cordigliera orientale, da nord-est verso sud, si estendono le basseterre tropicali che costituiscono il 70% della superficie totale della Bolivia. L'altitudine varia da 400 a 200 m; grandi pioggie stagionali si alternano a periodi di siccità. A nord e ad est sono presenti dense foreste tropicali attraversate dai fiumi Madre de Dios, Bení e Mamoré, le quali cedono in seguito il posto a pianure aperte seguite verso sud da foreste di arbusti e da un'arida savana. Nel suo insieme, la popolazione boliviana è costituita per il 42% circa da amerindi, per il 31% da meticci e per il restante 27% da creoli e bianchi; dei suoi 7.300.000 abitanti, circa il 75% vive tra i 2000 e i 4700 metri di altezza. Le lingue ufficiali sono lo Spagnolo, il Quechua 1 e l'Aymara 2 , queste ultime parlate rispettivamente dal 33 e dal 21% della popolazione; il gruppo silvicolo, inferiore alle 100.000 unità, è costituito da oltre 60 tribù parlanti 40 dialetti 3 . La parte montagnosa e le valli fluviali orientali della Bolivia appartengono quasi interamente all'area archeologico-culturale Ande meridionali (fig.1), 4 la quale comprende al proprio interno anche il Cile centro-settentrionale e l'Argentina occidentale centro- settentrionale; le basseterre tropicali boliviane (fig.6) fanno invece parte dell'area Amazzonica e, in minor misura, di quella del Chaco. All'interno di questa suddivisione generale, il territorio dell'attuale repubblica di Bolivia è a sua volta ripartito nelle subaree Puna settentrionale, Valliva e Basseterre. 1 Famiglia linguistica Quechua. 2 Famiglia linguistica Jaqi. 3 I dialetti appartengono a 15 famiglie linguistiche. Tra le principali: Tupi-Guarani, Arawak, Caribe, Takana, Panoa. 4 Cfr. Guarnotta, 1985: 22-23 e 62-68, in particolare le figg. alle pagg. 43 e 64. La suddivisione archeologico- culturale è stata definita da Gordon R. Willey (1971) e da altri riconfermata.

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CERAMICA PRECOLOMBIANA BOLIVIANA

L'AMBIENTE

La Bolivia ha una superficie di 1.070.000 kmq, pari a più di tre volte quella dell'Italia; confina ad ovest con Cile e Perú, a nord e ad est con il Brasile, a sud con Argentina e Paraguay. E' situata a cavallo della cordigliera delle Ande che proprio in questo Paese raggiunge la sua massima ampiezza (650 km circa).

La cordigliera occidentale è una formidabile barriera che separa la Bolivia dal Cile, costituita da picchi la cui altezza è compresa tra i 1500 e i 6500 m e da vulcani attivi, con passi superiori ai 4000 m.

Più ad oriente si distende l'altiplano, un altipiano spoglio ed elevato (per la maggior parte sopra i 4000 m), lungo 840 km e mediamente largo 140 km. La sua superficie è penetrata da alti speroni della cordigliera occidentale che tendono a suddividerla in bacini. La parte settentrionale è la più abitata, mentre quella meridionale ha l'aspetto di un arido deserto semidisabitato rotto da vasti salares e da qualche città mineraria.

Il lago Titicaca è un mare interno di 8965 kmq a 3810 m sul livello del mare, le più alte acque navigabili del mondo. Le sue sponde sono popolate da agricoltori che dissodano campi e terrazzamenti montani ed allevano lama e capre. L'aria dell'altipiano è incredibilmente chiara, mentre la sua terra rigida ed aspra esplode occasionalmente di verde dopo qualche scarsa pioggia, per riprendere quindi in fretta il suo aspetto grigio e sabbioso. Un vento freddo soffia di frequente il pomeriggio sollevando tempeste di polvere.

Da questo altipiano si erge verso est la cordigliera orientale, separata da un varco che corre dal lago Titicaca fino alla frontiera con l'Argentina. I suoi pendii nord-orientali ed orientali sono frastagliati da fertili valli montane semitropicali, conosciute come le yungas, che ricevono, a partire da nord, le acque del fiume Bení e dei suoi affluenti, ed a seguire quelledel Rio Grande e del Pilcomayo; queste valli e bacini sono densamente popolati e vi si pratica un'agricoltura di tipo intensivo.

Dai piedi della cordigliera orientale, da nord-est verso sud, si estendono le basseterre tropicali che costituiscono il 70% della superficie totale della Bolivia. L'altitudine varia da 400 a 200 m; grandi pioggie stagionali si alternano a periodi di siccità. A nord e ad est sono presenti dense foreste tropicali attraversate dai fiumi Madre de Dios, Bení e Mamoré, le quali cedono in seguito il posto a pianure aperte seguite verso sud da foreste di arbusti e da un'arida savana.

Nel suo insieme, la popolazione boliviana è costituita per il 42% circa da amerindi, peril 31% da meticci e per il restante 27% da creoli e bianchi; dei suoi 7.300.000 abitanti, circa il 75% vive tra i 2000 e i 4700 metri di altezza. Le lingue ufficiali sono lo Spagnolo, il Quechua1

e l'Aymara2, queste ultime parlate rispettivamente dal 33 e dal 21% della popolazione; il gruppo silvicolo, inferiore alle 100.000 unità, è costituito da oltre 60 tribù parlanti 40 dialetti3.

La parte montagnosa e le valli fluviali orientali della Bolivia appartengono quasi interamente all'area archeologico-culturale Ande meridionali (fig.1),4 la quale comprende al proprio interno anche il Cile centro-settentrionale e l'Argentina occidentale centro-settentrionale; le basseterre tropicali boliviane (fig.6) fanno invece parte dell'area Amazzonicae, in minor misura, di quella del Chaco. All'interno di questa suddivisione generale, il territorio dell'attuale repubblica di Bolivia è a sua volta ripartito nelle subaree Puna settentrionale, Valliva e Basseterre.

1 Famiglia linguistica Quechua.2 Famiglia linguistica Jaqi.3 I dialetti appartengono a 15 famiglie linguistiche. Tra le principali: Tupi-Guarani, Arawak, Caribe, Takana, Panoa.4 Cfr. Guarnotta, 1985: 22-23 e 62-68, in particolare le figg. alle pagg. 43 e 64. La suddivisione archeologico-culturale è stata definita da Gordon R. Willey (1971) e da altri riconfermata.

PANORAMA ARCHEOLOGICO BOLIVIANO

I - Area Ande Meridionali

Gli altipiani boliviani furono colonizzati già prima del nono millennio a.C. da popoli appartenenti alla cosiddetta "cultura dei cacciatori-raccoglitori andini". Questa fase culturale cominciò gradualmente a modificarsi già a partire dal 3000 a.C. circa. Più tardi, grazie ad una serie di nuovi influssi provenienti dall'area Peruviana e, in seguito, da quella Amazzonica sud-occidentale (dovuti a diffusione o a vere e proprie migrazioni che non si limitarono al territorio boliviano, ma proseguirono il loro cammino lungo le Ande meridionali), fecero la loro comparsa l'agricoltura e la lavorazione del cotone, con la conseguente formazione di società agricole e la successiva produzione di ceramica.

Siamo già all'interno del PERIODO FORMATIVO (1800 a.C. - 300 d.C.) della Bolivia altipianica, nel quale si manifesta una cultura caratterizzata da monticoli abitativi e sepolcrali, la Cultura de los Túmulos1 detta anche "cultura Megalitica"2. La sua presenza denota una crescente complessità sociale, grazie soprattutto alla produzione di eccedenze agricole. Le testimonianze fittili (figg. 7 e 14) sono riferite ad urne funerarie, recipienti mono o biansati, piatti, tazze e ciotole piane ad ingobbio rosso, o nei colori nero e rosso su bianco; sono presenti anche appendici modellate, figurine umane anche a più teste, di animali.

Questa importante manifestazione culturale si sviluppa in più aree3 con differenti modalità. Il "complesso Wankarani", localizzato tra i laghi Titicaca e Poopó, è una delle più importanti testimonianze archeologiche: proprio a questa fase potrebbe essere ascrivibile il processo di scoperta del rame del quale non si hanno in precedenza evidenze nell'area andina,4

nonchè una delle prime manifestazioni ceramiche della Bolivia5 associate alla produzione di sculture litiche di teste antropo- e zoomorfe (cabezas clavas),6 che sono state ritrovate anche presso Oruro (Belén). Nella regione di Cochabamba è riferita a questo periodo una produzionedi statuine in pietra cui si affiancherà, attorno al IV sec. d.C., la cultura Tupuraya.

Questo mutamento culturale segna l'inizio del cosiddetto PERIODO CERAMICO ANTICO (500 a.C. - 600 d.C.)(fig.2): viene cioè a concludersi la lunga fase preceramica che più a nord, nell'area Peruviana, era terminata attorno al 1300 a.C..

Nella subarea circumlacustre, le culture Pukara e Qaluyu (Peru) e prima ancora Chiripa(Bolivia)7, ascrivibili ai primi agricoltori sedentari, cominciano a riflettere verso la Bolivia quegli elementi culturali a loro volta ricevuti dal Perú settentrionale tramite il suo primo orizzonte "chavinoide" (1300 - 370 a.C.)8, aggiungendovene di propri caratteristici (fig. 10).

In seguito è ipotizzata un'ulteriore diffusione dal Perú i cui elementi, soprattutto iconografici, sono stati rinvenuti lungo la costa dell'oceano Pacifico (siti Faldas del Morro e Pichalo fase III), nel deserto di Atacama (San Pedro de Atacama, fase I) e nell'Argentina

1 Ibarra Grasso, 1953, 1956, 1960.2 Ibarra Grasso, 1956: 142.3 Nella subarea Valliva, ad est dei laghi Titicaca e Poopó, ed a sud fino al confine con l'Argentina.4 Secondo C. Ponce Sanginés, cit. in Lumbreras, 1960: 87.5 Bermann-Castillo, 1995: 389. Si tratta soprattutto di figurine fittili piane.6 Métraux-Lehmann, 1937; Condarco, 1959; López Rivas, 1959.7 La produzione ceramica Chiripa è caratterizzata da grandi recipienti aperti a base piatta e pareti verticali con bordo; decorazione pittorica nei colori rosso e nero su giallo e rosso su ocra, con decorazione plastica di volti umani e figure animali intere (con il muso di fronte ed il corpo laterale).8 L'aggettivo "chavinoide" riferito al primo Orizzonte peruviano, deriva dal centro cerimoniale di Chavín de Huantar dal quale si svolse una propagazione apparentemente pacifica di idee religiose basate principalmente sul culto del felino, del serpente e di un essere avimorfo, i cui elementi sono riconoscibili nell'iconografia ceramica (cfr. Guarnotta, 1985: 44).

settentrionale (subarea Valliserrana, stili Tafí I, Ciénega I-II, Condorhuasi policromo) da dove rientreranno nuovamente in Cile (El Molle, fasi I-II)(fig. 13). Alcuni degli elementi più caratteristici sarebbero riferibili agli stili peruviani Lima o Nievería (costa centrale, motivo "interlocking") e Nasca (costa meridionale, policromia e, secondo alcuni, il motivo "draconiano"1) del periodo intermedio antico dell'area Peruviana (370 a.C. - 540 d.C.)(fig. 9).

Nella Bolivia, la zona di questa diffusione è compresa tra il lago Titicaca, Oruro e Cochabamba fino a raggiungere a sud la valle di Chuquisaca e, forse, Tarija: ne sarebbero testimonianza le prime culture con produzione di ceramica dipinta: Sauces e Tupuraya (fig. 7).La prima2 è caratterizzata da una ceramica decorata in nero bordato di bianco, su ingobbio rosso-porpora, con motivi scalariformi a due o tre punte3. La cultura Tupuraya si sviluppa più tardi4 e presenta una ceramica decorata con motivi geometrici contrapposti entro un rettangoloe figure scalariformi; i motivi sono dipinti nei colori seppia o nero e marrone-rossiccio o rosso-violaceo su sfondo biancastro, giallo o grigio; le forme più frequenti sono piatti tripodi ebicchieri, o k'eros, a base larga con anello a metà altezza. Secondo Ibarra Grasso5, apparterrebbero a questa diffusione anche gli stili da lui definiti Nazcoide6 e Yampará (fase I oYampará Antico) (fig. 7). Mentre il primo7 esprime in una brillante policromia (fino a 9 tonalità) motivi pittorici di mani, braccia e figure antropo- e zoomorfe, con motivi geometrici nelle bordure (su forme raffinate di recipienti globulari, ciotole e vasi doppi con ansa a ponte),il secondo8 reca motivi policromi antropo- zoomorfi e geometrici (più spesso in nero bordato di bianco su ocra o rosso, ma con una paletta di 8 colori,9 su recipienti globulari, ciotole, brocche e figurine) al cui interno sarebbero ravvisabili elementi di ispirazione peruviana (Nasca e Lima), argentina (Condorhuasi) ed amazzonica 10 (figg. 9, 13 e 14). Un altro stile, che pare abbia preceduto il Nazcoide nella stessa area, è il Mojocoya (fig. 8): la sua ceramica reca dipinti in policromia (nero e rosso o violaceo su fondo ocra) motivi geometrici di linee rette e curve, triangoli semplici, scalariformi o con volute, linee spezzate e cerchi concentrici; tra le forme, predominano piatti tripodi, bicchieri, ciotole, recipienti ansati o a forma di imbuto (con la base forata).

L'archeologia di questo periodo e di quest'area è tuttora incerta: i tre stili sopra menzionati parrebbero appartenere a culture con caratteristiche proprie. Alla cultura Mojocoyaverrà a sovrapporsi quella Nazcoide, la quale a sua volta sarà poi sopraffatta in seguito alle espansioni Yampará e Tiwanaku; più a sud, lo stile Tarija-pintado continuerà a mantenere elementi di derivazione Mojocoya con influenze del precedente stile Tupuraya.11

Nel frattempo, nel bacino meridionale del Titicaca comincia a svilupparsi quel centro che in seguito diverrà la capitale di un vasto impero: Tiahuanaco o Tiwanaku12. La fase iniziale del suo sviluppo (Qalasasaya, periodo ceramico antico) mostra strette relazioni con Pukara e Qaluyu (Perú), Chiripa e Kallamarka (Bolivia), mentre la successiva fase Qeya si manifesterà in tutta la propria specifica importanza (fig. 10).

1 Uhle, 1912: 12-13; Ibarra Grasso, 1953: 147-150; Alcina Franch, 1965: 647-648.2 Presente nelle regioni di Cochabamba, Chuquisaca e, forse, anche Tarija.3 Querejazu, 1987: 73.4 Nella zona occidentale del dip. di Cochabamba ed in quella nord-orientale del dip. di Oruro.5 Ibarra Grasso, 1960: 307-308.6 Secondo Lumbreras lo stile Nazcoide di Ibarra Grasso non mostrerebbe alcuna similarità con il complesso Nasca: piuttosto apparterrebbe assieme alla Yampará allo stesso complesso, probabilmente contemporaneo se non posteriore al Tiwanaku Espansionista (Lumbreras, 1960: 144).7 Lo stile Nazcoide, definito anche Omereque, era diffuso principalmente nella zona orientale del dip. di Cochabamba, nella prov. di Valle Grande (dip. Santa Cruz) e nella parte centro-settentrionale del dip. di Chuquisaca.8 Lo stile Yampará era diffuso nella zona del dip. di Chuquisaca.9 Nero, rosso, ocra, bianco, crema, rosato, seppia e violetto.10 Riva Dorado, 1981; Alcina Franch, 1965: 646; Willey, 1971: 226.11 Querejazu, 1987: 77.12 Guarnotta, 1990: 60.

L'inizio del PERIODO CERAMICO MEDIO (600 - 1000 d.C.)(fig. 3) vede così il sorgere del primo impero delle Ande meridionali. Alla fase definita Classica di Tiwanaku1, diffusa unicamente all'interno della subarea Circumlacustre meridionale, segue quella definita Espansionista2 (dopo il 600/700 d.C.) in cui l'impero Tiwanaku raggiunge la massima diffusione a partire dal Perú meridionale (Pucara, Arequipa e Moquegua3) a nord, fino a San Pedro de Atacama (Cile) a sud4; ad est raggiunge Cochabamba e la valle di Mizque per scendere poi attraverso il territorio di Tarija fino all'Argentina nord-occidentale (Quebrada de Humahuaca). L'influenza tiwanaku non pare essere arrivata nell'Argentina nord-occidentale in forma diretta: lo stato delle attuali conoscenze lascia presupporre che sia stata rilanciata verso la subarea Valliserrana da un centro secondario che potrebbe essere identificabile con San Pedro de Atacama5 (fig. 9).

La cultura Tiwanaku ebbe parte attiva anche nel fenomeno che portò al delinearsi dell'orizzonte medio dell'area Peruviana (540 - 800 d.C.) ed alla conseguente espansione culturale del centro di Wari6.

In Bolivia, la cultura Tiwanaku si espande tra la zona andina del dip. di La Paz, il dip. di Oruro, la parte occidentale del dip. di Cochabamba ed il nord del Potosí. Più ad oriente, prosegue intanto l'espansione Yamparà (fase Classica7): nel dip. di Chuquisaca originerà lo stile Yampará Presto-Puno (fig. 7), mentre nella parte orientale del dip. di Cochabamba (con centro a Mizque) originerà lo stile Yampará Lakatambo.8 Nella zona di Cochabamba, alle forme più tipiche della produzione Tiwanaku (alta coppa o k'ero, ciotola o pucu, incensiere e vaso-ritratto), si affiancherà un tipo di coppa ad imbuto dal corpo cilindrico assai stretto, tantoche non può essere appoggiata: si tratta del cosiddetto challador o aspersorio9. Questo tipico recipiente è decorato con la caratteristica policromia del tardo Tiwanaku nella cui vasta paletta, all'esatto contrario di quella Yampará, è presente il colore grigio ma manca il violetto10 (fig. 10).

Le modalità attraverso le quali dovette diffondersi lo stile di Tiwanaku, sono probabilmente riferibili non solo ad un'espansione di tipo militare, ma anche a scambi mercantili ed alla trasmissione pacifica della propria ideologia religiosa11.

Il bacino del lago Titicaca svolse, sotto Tiwanaku, un importante ruolo nucleare: divenne un centro in grado di sviluppare meccanismi selettivi di colonizzazione o di controllo

1 (Fig. 9) Caratterizzata da una ceramica di ottimo impasto ed alta lustratura; tra le forme più caratteristiche, il k'ero (bicchiere biconico), incensieri zoomorfi, tazze, giare svasate o versatrici, bottiglie, vasi-testa; alta policromia nei colori giallo, arancione, grigio, bruno, nero, rosso e bianco, su fondo rosso (fino a 4 colori su di un recipiente); motivi zoomorfi (puma e condor), figure umane e di divinità delineati in bianco, motivi geometrici[n.d.A.].2 Il cui stile è identificato da W. Bennett anche con il nome di Tiwanaku Derivato (fig. 9): riprende tecnologia e forme del Classico con alcune varianti locali di recipienti tipici quali il challador, il puco, giare biansate e brocche con ansa decorata; alta policromia nei colori nero, bianco, giallo, grigio, bruno, arancione e rosso su sfondo rosso o anche arancione; vengono ripresi motivi sia dello stile Classico che del successivo Decadente (cfr.nota 52), con particolare enfasi per le teste ed i motivi geometrici che, a differenza del Classico, vengono impiegati quali motivi decorativi e non come riempitivi [n.d.A.].3 A Tumilaca, valle di Otora, tra il 900 e il 1200 d.C. (Stanish, 1991).4 Fase San Pedro II: associazione con influenze Tiwanaku soprattutto nelle tavolette lignee da fiuto (snuff-trays), nei keros di legno e d'oro e nell'incisione su osso (Torres, 1987: 27). Cfr. al proposito anche: Lorca, 1993: 183-184; Guarnotta, 1985: 64.5 Llagostera, 1995: 9.6 Guarnotta, 1985: 48 e 66.7 Fase II di Ibarra Grasso: nella ceramica si manifesta con l'abbandono dei motivi antropo- zoomorfi e con il predominio di motivi geometrici, in una più povera ed opaca policromia rispetto alla fase precedente (Alcina Franch, 1965: 645-651).8 Querejazu, 1987: 78.9 Trimborn, 1959: 18; dalla voce Aymara ch'alla = aspergere. Recipiente già presente nella produzione fittile Mojocoya.10 Ibarra Grasso, 1953: 157-15811 Torres, 1987: 27; Llagostera, 1995:31; Rydén, 1947:479.

di zone più periferiche che, soggette all'autorità centrale, permisero all'impero di coprire le proprie necessità produttive e di surplus. Tale surplus di prodotti scarsi o inesistenti sull'altopiano (coca, peperoncino, mais, penne multicolori, allucinogeni, ecc.) aveva lo scopo di permettere tutte quelle attività diverse dalla sussistenza: cerimoniali, festive, di status sociale.1

Al contrario, la subarea Puna settentrionale è caratterizzata da condizioni ambientali assai dure per la vita umana, con solo piccole zone utilizzabili per l'agricoltura e la pastorizia. La maggior parte del territorio è situata ad elevata altitudine e comprende estesi salares ed aree desertiche a bassissimo indice di piovosità; la vita umana potè svilupparvisi solo sotto forma di piccoli gruppi e, di conseguenza, la sua popolazione potè fornire solo un parziale contributo al surplus imperiale. I suoi confini settentrionale e meridionale, però, poterono fungere da corridoio di diffusione e migrazione, unico passaggio ad unire la Bolivia alle oasi evalli fluviali della costa del Pacifico ed all'interno del Cile (Atacama). Data l'asprezza del clima desertico costiero e la conseguente necessità della popolazione del luogo di rifornirsi di beni all'esterno, gli agricoltori ed allevatori del Cile settentrionale (Atacameños), accentrati attorno alle oasi di Loa e San Pedro de Atacama, dovettero divenire grandi commercianti; ciò è dimostrato dalla presenza nelle loro sepolture e nei loro villaggi di elementi esotici quali penne multicolori e piante tropicali provenienti dall'Amazzonia, oppure ceramiche negli stili Isla policromo e Aguada (figg. 12-13) dell'Argentina nord-occidentale2. Il territorio di passaggio fu proprio la Puna settentrionale boliviana la quale, pur archeologicamente assai poco studiata, pare mostrare collegamenti più diretti con le culture del Cile settentrionale e della Puna argentina più a sud, piuttosto che con le altre zone della Bolivia3. A tale proposito, recenti studi propongono quale elemento indipendente ed estraneo la presenza di componenti Tiwanaku ed Aguada tra la popolazione di San Pedro de Atacama: più una importazione che una colonizzazione.4 Una presenza legata, forse, alle pratiche sciamaniche di cui sono testimonianza tavolette lignee da fiuto, inalatori ed altri oggetti correlati.5

Attorno all'800 d.C. circa (orizzonte medio peruviano, epoca 2B), all'abbandono della città peruviana di Wari seguì il crollo del rispettivo impero; nelle aree interessate in precedenza dall'espansione imperiale, tornarono ad emergere vecchi modelli riferibili alle precedenti culture regionali. Lo stesso accadde, in seguito (attorno al XIII sec. d.C.), anche all'impero Tiwanaku. Non è tuttora dato sapere quali furono le cause dei due rapidi collassi: esaurimento delle scorte, competizione distruttiva, ribellioni, sommosse, pressioni di popoli bellicosi ai margini degli imperi6... non abbiamo elementi all'infuori del documentato abbandono delle grandi città che avevano costituito i nuclei dei due imperi.

Nelle Ande boliviane, alla disintegrazione di Tiwanaku fa seguito il sorgere o il rafforzarsi di varie tradizioni regionali: PERIODO CERAMICO RECENTE, 1000 - 1450 d.C.(fig. 4). L'ermetica iconografia ufficiale è via via sostituita da elementi più consoni ai cacicazgos o señoríos locali,7 indicando in tal modo un declino di tipo estetico, ma non culturale.8 La rete commerciale interregionale rimane inalterata9 ed inizia un periodo di belligeranza tra gli staterelli regionali, che però non troverà più il suo sbocco in una nuova potenza imperiale locale10, a differenza del Perù dove prenderà forma lo stato Chimu.

1 Lumbreras, 1960: 85 e 240.2 Torres, 1987: 27; Rydén, 1947:479.Rydén, 1947:4793 Lumbreras, 1960: 75; Lopes e Berberian, 1981: 82.4 Llagostera, 1995: 32.5 Cfr. nota 28.6 Lanning, 1967: 140; Cavatrunci, 1978a: 10.7 Alcina Franch, 1965; Riva Dorado, 1981.8 Willey, 1971: 248.9 Lanning, 1967: 141.10 La successiva riunione sotto una struttura imperiale avverrà infatti solo in seguito all'arrivo degli eserciti incaici dall'area peruviana.

Dei señoríos fioriti nella subarea circumlacustre (a cavallo tra le aree peruviana e Andemeridionali) abbiamo notizie di fonte storica: Canchis, Canas, Collas, Lupaqas e Pacajes, o Pakasa, si susseguirono rispettivamente dal bacino settentrionale del Titicaca fino all'altezza di Oruro. Anche relativamente alle subaree Puna settentrionale e Valliva ci sono giunti i nomi delle federazioni etniche Karanka e Killaka ad ovest, Charkas, K'arak'ara, Soras e Chuis ad est, Chichas e la popolazione Lipez (señorío Mallku) a sud.1

Grandi fasce trasversali, da ovest verso est e da nord verso sud, collegavano la costa del Pacifico con l'altipiano e la selva amazzonica. I señoríos della subarea circumlacustre dominarono la zona settentrionale tra le valli costiere di Moquegua ed Arica e le propaggini andine ad oriente dal Titicaca (Larecaja). Quelli della Puna settentrionale e delle valli fluviali, in relazione tra di loro, controllarono la zona che si estendeva dalla Bolivia centro-orientale (Cochabamba e fiumi Grande e Pilcomayo) alle oasi costiere di Arica e Tarapacá2.

La maggior parte di questi señoríos paiono essere riferibili a popolazioni di lingua Aymara che, in un periodo non determinato,3 si sarebbero scontrate con l'antico popolo lacustre degli Uru4, dedito alla pesca ed alla caccia di uccelli acquatici che chiamava la proprialingua Pukina5: sconfitti e sottomessi, forse in regime di schiavitù, gli Uru iniziarono un progressivo processo di estinzione6. Gli Aymara si adattarono in fretta alle condizioni climatiche dell'altipiano ed incrementarono la loro produzione di cibo tramite la pratica dell'irrigazione ed il processo di congelamento e di disidratazione delle derrate alimentari.

Dopo il dissolvimento di Tiwanaku e dei suoi stili Espansionista e Decadente7 (fig. 10), si diffonde l'uso della decorazione in tricromia (colori bianco-nero-rosso) in una vasta area, tanto da meritare dagli archeologi l'appellativo di stile-orizzonte. Lo ritroviamo, sia pure in facies differenziate tra loro, sulla costa tra Arica ed Arequipa (stili Churajón, Chiribaya e Las Maytas: fig. 9); nell'interno della Bolivia fino ad oriente del Titicaca (prov. di Muñecas, stili Allita Amaya e Mollo:8 fig. 11); a nord fino a Puno (stile Collao: fig. 11) e a sud in Cile e Argentina (Quebrada de Humahuaca e valli trasversali cilene, stili Isla, Alfarcito policromo e Coquimbo:9 fig. 12). Sono presenti anche stili che si differenziano da questo orizzonte, in modo particolare tra Arica, Tacna e Mollendo (stile San Miguel nero su bianco) e sul Titicaca a Puno (Sillustani nero su bianco e nero su rosso)(fig. 11).

Anche la produzione ceramica riflette la parcellizzazione dei vari señoríos: pur non essendo sempre possibile riunire stili ceramici e signorie in modo specifico, sono ipotizzate alcune associazioni.

I complessi ceramici Sillustani e Collao (fig. 11) sono ascrivibili al señorío Colla e ne marcano le aree di colonizzazione o di influenza: bacino nord-occidentale del Titicaca, alte

1Albo, 1988:67 mapa 6; Pedro Cieza de León, s.d: 261 e 461; Lopes e Berberian, 1981.2 Albo, 1988: 373.3 Ma precedente la conquista incaica, forse dopo il XII sec. d.C. .4 Gli Uru chiamavano sè stessi Kot'suns (uomini dell'acqua): l'appellativo uru pare essere in uso dal XVII sec. con il significato di "rozzo, sporco, ecc.". 5 Paul Rivet ha classificato l'Uru come una sottofamiglia della famiglia linguistica Arawak.6 Il loro ancestrale desiderio di isolamento non ne permise nel tempo l'integrazione con gli altri abitanti dell'altipiano (Cavatrunci, 1978c: 24). Dopo essere stati sospinti lungo il rio Desaguadero, a Iru Itu, e nelle isole del lago Poopó (Romano, 1976: 52-55), si estinsero nel 1960. Oggi l'ultimo gruppo linguistico pukina esistente, i Chipaya, è stanziato a Santa Ana de Chipaya presso il salar de Coipasa (dip. di Oruro, prov. Atahuallpa), dove haormai adottato i costumi aymara pur nella strenua difesa della propria identità etnico-culturale [n.d.A.].7 Stadio finale dello stile Tiwanaku (fig. 9): la tecnica ceramica è più rozza e la rifinitura più povera; i colori sono più opachi e si riducono assai di numero (nero, giallo, bianco e bruno su arancione o bruno, in genere mai più di 2 su di un recipiente); continuano a persistere alcuni motivi dell'Espansionista o Derivato (cfr. nota 26), con una tipica disintegrazione dei disegni verso la stilizzazione, mentre acquista enfasi il geometrismo (figure scalonate, linee varie, doppie S, spirali); è presente anche ceramica colore arancione, piana, con motivi lineari o scalonati eseguiti in nero o nero e bianco [n.d.A.].8 Lumbreras, 1960: 146.9 Riva Dorado, 1981: 57-67.

valli di Arequipa e Moquegua, Cile settentrionale e Bolivia meridionale.1

Alla signoria Lupaqa, estesa tra Puno ed il rio Desaguadero, sono associati stili locali che ritroveremo anche nel periodo Inca (Allita Amaya, Tankatanka e Mollo)2.

A sud del Titicaca ed a oriente del Desaguadero si estendeva la signoria Pacajes, alla quale è riferibile lo stile Wankani (nero su bruno)3.

Gli altri señoríos della Bolivia non sono stati sufficientemente studiati dal punto di vista archeologico per trarne specifiche associazioni ceramiche.

La cultura Yampará continua ad essere presente nella Bolivia centro-orientale (ad est di Cochabamba) con la sua fase ceramica III, totalmente degenerata rispetto alle precedenti: forme di giare e piatti, predominio del colore bianco, motivi più grandi e rozzi, linee più corsive.

Più a sud, la cultura Chicha4 si esprime attraverso proprie varianti stilistiche regionali. A nord, sono presenti (fig. 8) stili correlati agli stili Colla e Wankani del bacino del Titicaca: il Chaquí con motivi geometrici in rosso su bianco, l'Huruquilla con motivi geometrici in nerosu grigio o rossastro e lo Yura con motivi geometrici in nero su rossastro5. A sud, è presente lostile Chicha propriamente detto, meno studiato. La parte meridionale del dip. di Potosí verrà ulteriormente influenzata dalla cultura della Quebrada de Humahuaca, diffusasi in seguito a migrazione dalla zona di Jujuy (Argentina).

Il periodo ceramico recente termina con la comparsa sulla scena delle Ande meridionali del gruppo etnico dei Quechua, o Kechwa, i quali divennero conosciuti come Incas quando adottarono il nome dei loro sovrani: si apre in tal modo il periodo denominato INCA (1450 - 1550 d.C.)(fig. 5).

Dopo la caduta di Wari e Tiwanaku, nell'area attorno a Cuzco (Peru) era emerso uno staterello che, dopo un periodo di incubazione e di assestamento locale, iniziò ad espandersi attorno alla metà del XV sec..6 Nella seconda metà del XV sec., l'Inca Pachakuteq rivolse la propria potenza militare sulle signorie Colla e Lupaqa in guerra tra loro: dopo averle sottomesse, Cuzco divenne la capitale del nuovo impero ed acquistò prestigio la lingua Kechwa. In seguito alla conquista incaica (a partire dal 1450 per la parte settentrionale della subarea Circumlacustre e dal 1471 per quella meridionale ed il resto della Bolivia) l'intero territorio boliviano fu pienamente controllato ed entrò a far parte dell'impero detto del Tawantinsuyu7.

Le grandi federazioni etniche circumlacustri, come pure quelle della Puna e delle valli fluviali, furono inglobate in quell'ampia porzione dell'impero incaico, o "provincia", chiamata Qollasuyu, che si estendeva dalla città di Cuzco (in Perù) verso est, sud-est e sud, comprendendo parte della Bolivia, dell'Argentina nord-occidentale e del Cile settentrionale. Intal modo gli Incas ebbero accesso allo sfruttamento di un'area densamente popolata e con grandi ricchezze economiche e minerarie.

Il massimo funzionario incaico del Collasuyu rispondeva direttamente all'Inca e

1 Stanish, 1991: 15; Lopes e Berberian, 1981: 71-76, figg. 4-10.2 Stanish, 1991; Tschopik, 1946.3 Definito Post-decadent Tiahuanaco da Stig Rydén (1947).4 La cultura Chicha si estendeva nella zona meridionale di Oruro e Potosí, a Cinti (Chuquisaca) e Tarija.5 Alcina Franch, 1965: 647-648.6 Tra le varie ipotesi sull'emergere degli Incas, è interessante anche quella formulata da Ibarra Grasso (cit. in Cavatrunci, 1978a: 10). Attorno alla fine del XIV sec. d.C., il territorio di Cuzco era una comarca del regno Colla e la sua popolazione Kechwa doveva parlare l'Aymara; il suo sovrano Yawar Huacac (7° Inca) cedette all'espansione della vicina bellicosa popolazione dei Chanka, ma in seguito Inca Yupanqui, colui che diverrà il 9°Inca Pachakuteq (1438-1471), riuscirà a sconfiggere i Chanka con l'aiuto delle popolazioni Cana e Cauchi di lingua Aymara.7 Così era definito l'impero incaico nella lingua Kechwa, letteralmente "le 4 regioni insieme" o "il territorio dei 4 suyu" in quanto suddiviso in 4 grandi circoscrizioni orientate a partire dalla capitale Cusco: a nord il Chinchaysuyu, ad ovest il Cuntisuyu, ad est l'Antisuyu, a sud il Qollasuyu.

sovrintendeva ai governatori provinciali i quali, a turno, controllavano i membri della nobiltà Aymara. Nonostante ciò, gli Incas non cambiarono fondamentalmente l'organizzazione delle signorie Aymara: vennero salvaguardate le singole culture, le religioni e la lingua, mentre a molti capi fu concesso di mantenere il potere; la nobiltà regionale conservò i propri beni, ma dovette inviare i propri figli al Cuzco per essere educati. Venne mantenuto anche il sistema di colonizzazione delle valli costiere ed orientali e sviluppato al massimo il sistema viario.

Nel Collasuyu l'amministrazione incaica fu probabilmente diretta da funzionari dell'altipiano inviati a dirigere gruppi regionali, vere e proprie "isole"1, di coloni-artigiani il cui lavoro veniva orientato secondo il modello della cultura imperiale2. La diffusione di stili ceramici dell'altipiano in regioni assai lontane dal lago Titicaca, pare possa essere ricollegabile sia alla presenza dei suddetti funzionari incaici, sia a quella di mitmaq3 Aymara.

Presso il señorío Colla, gli stili Collao e Sillustani, già presenti prima della conquista incaica, partecipano alla formazione di un meticciato culturale incorporandosi, dopo il 1463, nel nuovo stile ceramico Chucuito (nero su rosso e policromo)(fig. 11); questa nuova espressione fittile è presente a sud fino all'interno della zona Lupaqa, affiancata da stili di più diretta influenza incaica quali il Taraco policromo (linee in policromia dipinte sul corpo ceramico) e l'Urcusuyu (motivi geometrici policromi)4(fig. 11). La ceramica tipo Sillustani, o stili correlati, è stata ritrovata a Colca (Arequipa) ed attraverso le Ande a sud fino all'altipiano settentrionale cileno (Isluga) e nella puna della Bolivia meridionale (Potosí)5.

L'area del señorío Lupaqa è attualmente ancora poco studiata. A questa etnia sono ascrivibili, come già accennato in precedenza, gli stili ceramici Allita Amaya (nero e bianco su rosso), Tanka Tanka (disegni neri su corpo ceramico ranciato o rosato) e Mollo (bianco e nero su rosso). La presenza dell'influenza Lupaqa è segnalata dal Titicaca centrale verso sud-est (alta valle di Moquegua), ma anche più ad oriente (Larecaja e Cochabamba): questo dato sta ad indicare che tra il 1500 ed il 1532 questo regno lacustre ricoprì un ruolo di elevata importanza all'interno dell'amministrazione imperiale incaica.6

Pare che altrettanta importanza fosse attribuita anche al señorío dei Pacajes. La locale ceramica Wankani (nero su bruno) è già stata menzionata per la particolare importanza nella transizione tra i Tiwanaku e gli Inca; la presenza nella zona di ceramica Chucuito indica il contatto diretto con il regno Colla, mentre quella di tipo Inca imperiale riafferma il potere centrale. La tipica ceramica Inca-Pacajes o Saxamar (motivi di lama stilizzati in nero su fondorosso)(fig. 9) risulta essere assai diffusa, attraverso tutta la Bolivia fino in Argentina (Mendoza); la sua presenza parrebbe essere la prova di un processo di integrazione diretta, perconto degli Inca, tra l'etnia Pacaje ed il popolo Diaguita di Argentina e Cile.7

Le altre etnie o signorie del Cuntisuyu estendevano il proprio dominio dalla valle di Cochabamba ad est fino alle ultime propaggini andine occidentali e ad alcune oasi adiacenti. Ad ovest (o Urqusuyu) la federazione dei Karanka o Carangas raggiungeva le oasi di Arica e Tarapacá8; ad est (Umasuyu) Soras, Charkas, Qharaqhara e Chuis, raggiungevano i fiumi Grande e Pilcomayo; più a sud i Quillacas occupavano la zona settentrionale del salar de Uyuni fino al territorio meridionale di Chichas e Lipes (Mallku). Tutte queste signorie intrattenevano tra loro importanti relazioni, rivolgendo principalmente la propria attenzione alle valli calde orientali e spartendosi terre fertili nella valle di Cochabamba.9 La conquista

1 Murra, 1980: 45.2 Gonzalez, 1994:10.3 Così erano chiamati in Kechwa i coloni-artigiani, in questo caso soprattutto Aymara, trapiantati da una regione a un'altra al tempo de gli Incas per assicurare la conquista, evitare ribellioni, propagare la cultura dello stato centrale.4 Stanish, 1991; Riva Dorado, 1981:57-67.5 Stanish, 1991: 15.6 Stanish, 1991.7 Gonzalez, 1994: 11; Rydén, 1947:481.8 Riviére, 1982, cit. in Albo, 1988: 373.9 Murra, 1980: 45.

incaica si estese in quest'area dove gli stili ceramici locali (Yampará-III, Huruquilla, Yura e Chaqui), già imparentati con gli stili Collao e Wankani, si fonderanno con i motivi "classici" del Cuzco all'interno dello stile Inca Provinciale del Cuntisuyu o Palli Marka, la cui morfologia si rifà direttamente agli stili incaici Cuzco Policromo A/B, Qoripata e Huatanay1 (fig. 10).

Le zone altipianiche più aride della puna boliviana e del Cile settentrionale si manterranno generalmente poco al di sopra di un livello arretrato di neolitico avanzato2, limitando il proprio apporto ad un'esigua produzione di materie prime per i centri di potere: coltivazione di quinoa e patata, allevamento di lama e alpaca, estrazione e commercio del sale (Salar de Uyuni). Tutti gli altri prodotti necessari quali mais, zucche, legno, piume e conchiglie, devono essere importati dalle valli di Tarija e da quelle settentrionali di Argentina e Cile3.

II - Aree Amazzonica e Chaco

Le basseterre boliviane, ampia subarea di foreste e savane,4 seguirono nel loro sviluppo storico le vicende delle aree Amazzonica e Chaco, all'interno della tradizione culturale amazzonica della Foresta Tropicale.5

Le testimonianze archeologiche originano da uno stadio di agricoltura già specializzata, nonostante sia ipotizzata la presenza di culture ricollegabili a più antichi stadi del periodo Formativo (2000-200 a.C.).6 I grandi cambiamenti culturali, rilevabili soprattutto attraverso l'esame della ceramica archeologica all'interno della quale sono stati distinti orizzonti e tradizioni stilistiche,7 sono ricollegabili ad altrettante migrazioni o invasioni che si susseguirono attraverso tutto il bacino amazzonico a partire dal 1200 a.C. circa.

Le popolazioni amerindie attualmente presenti nella zona boliviana, appartengono agli stock linguistici Arawak (Ipurina, Mojo, Baure) e Pano (Sinabo, Carapuná). Il primo è collegato alla prima diffusione transamazzonica, la cui origine sarebbe ipotizzata nell'area venezuelana del basso Orinoco, ed i cui elementi culturali sono riconoscibili all'interno della tradizione stilistica Barrancoide dell'area Caraibica8 e delle tradizioni Tratteggio in Zona e Bordo inciso dell'area Amazzonica.9 Il secondo, è riferibile ad una diffusione in senso contrario, probabilmente dall'area del Chaco attraverso il Matto Grosso brasiliano e la Bolivia orientale.

Nell'intera subarea (fig. 6), le scarse ricerche archeologiche hanno comunque rilevato una profonda complessità culturale caratterizzata da modelli assai elevati di organizzazione sociale, unitamente ad una fitta rete di comunicazioni per via fluviale che permise, ad esempio, contatti tra i Llanos de Mojos10 e le zone altipianiche occidentali, fino a raggiungere il Cile settentrionale e la costa pacifica dell'Ecuador.11

Data la mancanza di precise sequenze cronologiche, dovendoci basare unicamente sui ritrovamenti associati a singoli siti anche assai lontani tra loro, prenderemo in considerazione

1 Cfr. Tschopik, 1946.2 Lumbreras, 1981:261-262.3 Lopes e Berberian, 1981: 55-57 e 82.4 Dipartimenti boliviani Pando, Bení , Santa Cruz, Chuquisaca e Tarija.5 GUARNOTTA, 1985: 53.6 LAURENCICH, 1982: 70; GUARNOTTA, 1985: 54-56. 7 GUARNOTTA, 1985: 44 nota 1, 56 nota *.8 GUARNOTTA, 1990: 15-16.9 GUARNOTTA, 1985: 55-56.10 La zona dei Llanos de Mojos, detta anche "Amazzonia marginale", comprende la parte centro-orientale (dipart. Beni) della subarea Basseterre boliviane; la zona settentrionale ed orientale della stessa subarea è definitaTierra firme o "Amazzonia vera" (dip. La Paz e Beni settentrionali, dip. Pando) (Querejazu, 1987: 79-80).11 LAURENCICH, 1982: 74; Rydén, 1947: 477-479; cfr. nota 37.

le caratteristiche (fig. 14) di quelli più importanti.

Le prime evidenze archeologiche nei Llanos de Mojos, ci provengono da Velarde, sul fiume Mamoré. Il territorio è soggetto ad inondazioni stagionali, per cui gli stanziamenti umani sono ritrovati in posizione sopraelevata, sui caratteristici monticoli (lomas). Gli scavi hanno portato alla luce due livelli sovrapposti, rappresentanti altrettante differenti fasi culturali.

Il livello Inferiore (attorno al 500 d.C. ca.) è caratterizzato dalla presenza di ceramica dipinta in bicromia (bruno-purpureo su cuoio) o policromia (rosso e porpora su crema); sono raffigurati motivi geometrici di spirali, triangoli, ganci e zone tratteggiate, su ciotole a base piana, olle ed urne a base anulare o con 4 piedi. Non vi sono elementi che possano definire un'eventuale origine da culture andine, sebbene siano state evidenziate alcune somiglianze conlo stile Yampará-I1 e con elementi stilistici tiwanakoidi.2 Di più certo riferimento sono gli elementi decorativi applicati zoo- antropomorfi, riferibili alla tradizione Barrancoide.

Nel livello Superiore (500/600-1000 d.C. circa), la ceramica è dipinta in mono o bicromia (bruno-purpureo su sfondo probabilmente ingobbiato in cuoio o arancione); i motivi sono disegnati in bande orizzontali o verticali (sulle grandi urne) con giustapposizione di lineespesse e sottili, caratteristica della tradizione Policroma; sono raffigurati motivi ad S o di scacchiere, croci, aree tratteggiate e file di triangoli su ciotole e grandi urne sepolcrali tripodi di tradizione amazzonica.

Anche il vicino sito di Hernmarck (dal 1000 d.C. circa) è al sicuro dalle inondazioni: oltre al monticolo sono presenti anche massicciate stradali che si dirigono verso la savana e campi sopraelevati. La ceramica è simile a quella del livello superiore di Velarde, sia nei motivi che nella disposizione; tra gli elementi della decorazione, alcuni motivi intrecciati suggeriscono un'alta stilizzazione di forme di vita.3

Il sito di Masicito (dal 1000 d.C. circa) si differenzia dai precedenti per la presenza di ceramica decorata unicamente mediante incisione e punteggiatura di linee parallele diagonali, galloni e triangoli tratteggiati, su piatti profondi, olle e urne sepolcrali tripodi di tradizione amazzonica. Alcuni elementi paiono essere riferibili alla tradizione Barrancoide, espressa peròin un periodo assai tardo.

Le sporadiche ricerche condotte lungo il fiume Guaporé, al confine con il Brasile,4 hanno rilevato la presenza di una ceramica decorata per incisione o con trattamento plastico dicorrugato e raschiato, su ciotole, recipienti cilindrici ed urne sepolcrali tripodi. Lo stile decorativo è riferibile alla tradizione Bordo Inciso, e trova alcune affinità con lo stile Acauan dell'isola di Marajó: linee spezzate, triangoli tratteggiati e motivi a scacchiera.

Dall'alto corso del fiume Bení, ci sono giunte le scarse testimonianze dei siti di Chimay e Rurrenabaque. Nel primo sito (dal 1000 d.C. ca.) è stata ritrovata ceramica decorata unicamente per incisione ed applicazioni modellate in pastigliato, di possibile derivazione Barrancoide; tra le forme ceramiche, alcune delle quali a 4 piedi, mancano del tutto le urne, mentre è stato rinvenuto un recipiente a forma di k'ero con ansa piena, correlabile con la fase 3 di Arani (Cochabamba). Il secondo sito ha restituito ceramica decorata con pittura bianca (motivi di brevi ganci angolari) e motivi incisi o applicati; tra le forme più comuni, urne globulari ad effigie umana con piedi e braccia modellati. E' stato altresì riportato alla luce un oggetto di raro interesse, un piatto bronzeo con figure incise di possibile ispirazione Diaguita (Cile ed Argentina). Vari elementi accomunano il sito sia alla fase inferiore di Velarde, sia all'orizzonte Policromo.

Nell'intera area del bacino del fiume Bení, gli archeologi Ponce de Sangines e Portugal

1 LATHRAP, 1970: 126.2 Soprattutto nell'impiego della policromia, del pigmento purpureo e della spirale. Bennett ha ipotizzato una correlazione con la fase Arani-I di Cochabamba.3 WILLEY, 1971: 421.4 BECKER-DONNER, 1956: 204 (sito boliviano di Versailles).

Ortiz hanno ipotizzato la diffusione della "Cultura Beniana" (2000 a.C. - 1100 d.C.): caratterizzata da economia agricola, scambi commerciali anche con la regione andina e struttura sociale avanzata, la sua presenza sarebbe testimoniata da innumerevoli resti archeologici ancora inesplorati. Nella zona dell'alto Bení sono ipotizzate influenze della cultura Valencioide1, irradiatasi dal lago Valencia (Venezuela) verso sud attorno al XII sec. d.C., mentre più a nord sarebbero evidenti alcuni deboli influssi dello stile Los Barrancos del fiume Orinoco2.

La parte più orientale delle basseterre3 è ancora oggi assai poco studiata, salvo alcune lomas al confine tra i dip. di Bení e Santa Cruz.

Le propaggini andine, come precedentemente accennato per l'area Ande Meridionali, videro lo sviluppo consecutivo della culture "de los Túmulos" (bacino di Cochabamba) e Yampará (valle di Mizque).

All'interno della prima è stata rilevata una fusione di elementi pre-Tiwanaku con elementi della tradizione amazzonica: questi ultimi sarebbero riconoscibili nella produzione digrandi urne con coperchio, le cui forme sono assimilabili a quelle della cultura Marajoara (orizzonte Policromo),4 mentre la decorazione policroma mostra somiglianza con quella delle urne dell'Argentina nord-occidentale.

Nella valle di Mizque sono assenti le urne sepolcrali, ma le chiare influenze Tiwanaku (forme, motivi decorativi, policromia) nelle culture ivi presenti, sono affiancate da elementi della tradizione amazzonica (basi tripodi) e da ceramica piana ed incisa appartenente all'orizzonte Guaraní.

La ceramica Guaraní è riferita all'omonima popolazione. Assieme ai Tupí, i Guaraní, dopo una lunga migrazione, giunsero verso l'800 d.C. nel Brasile meridionale, nel Chaco, in Argentina e Uruguay. In seguito, poco prima della Conquista, cominciarono a risalire il bacinodel fiume Paraná e l'area del Chaco, fondendosi con i Tupí.5 Alcuni dei principali elementi della cultura materiale Tupí-Guaraní sono riconoscibili nella particolare decorazione mono e policroma e, soprattutto, nell'impiego di una vernice di origine vegetale (resina) applicata dopo la cottura.6 Più in particolare, la subtradizione delle urne Guaraní è riferita alla produzione di ceramica piana e di grandi urne sepolcrali globulari e con alto collo, decorate per corrugamento e con impressione di unghie.

Urne ed elementi decorativi simili, sono stati rinvenuti anche nella produzione fittile dialtre zone: in particolare nello stile di Cumancaya (basso fiume Ucayali, Amazzonia peruviana)7 ed in quello della regione di Candelaria (selve occidentali, Argentina nord-occidentale).8 Entrambi gli stili, comunque, non sono a tutt'oggi associabili direttamente né alla subtradizione delle urne Guaraní, nè alla decorazione modellata o incisa e punteggiata del Paraná.9

In Bolivia, al sito Rio Palacios, vicino a Santa Cruz, è associata una produzione di urnesepolcrali globulari con anse a mezzaluna, decorate con corrugato, impressione di unghie, inciso e punteggiato; in questo caso si evidenzia una più diretta associazione con la subtradizione Guaraní, forse ricollegabile all'espansione di questa popolazione in concomitanza con quella Inca del XV secolo.

Più a sud, ritroviamo a Guayabas una produzione fittile con caratteristiche di forma e decorazione riferibili sia a Masicito che, in maggior misura, a Chimay.

1 Cfr. Guarnotta, 1990: 18-19.2 Portugal Ortiz, cit. in Querejazu, 1987: 80.3 Oriente boliviano, dip. di Santa Cruz.4 GUARNOTTA, 1985: 56.5 LAURENCICH, 1983: 78.6 LA SALVIA, BROCHADO, 1989: 162.7 LATHRAP, 1971: 142.8 WILLEY, 1971: 222.9 WILLEY, 1971: 223.

Alcuni particolari elementi decorativi, sia incisi che dipinti, si ritrovano all'interno di una vasta area compresa tra Cumancaya (Peru) ed il dipartimento di Chuquisaca (Bolivia meridionale). Lo stile peruviano Cumancaya e quello boliviano Mojocoya-tricolore, riprendono infatti motivi di spirali e greche scalonate intrallacciate che, come fa notare Lathrap,1 sono riconducibili alla produzione artistica dei Mbaya/Caduveo del Matto Grosso brasiliano; lo stesso archeologo avanza l'ipotesi di un contatto diretto, a partire dal IV-V sec. d.C., tra il Gran Chaco ed alcune zone amazzoniche, suggerendo la collocazione dell'origine stilistica in una zona della Bolivia orientale ancora non identificata.

Le tribù delle basseterre orientali (in particolare i Chiriguanos, fam. Tupí-Guaraní) riusciranno a respingere, grazie anche all'ambiente tropicale a loro favorevole, le truppe incaiche le quali furono costrette a trincerarsi all'interno di fortezze ai margini della loro frontiera. Estremi avamposti incaici sono stati segnalati, tra gli altri, nelle zone di Cochabamba (Sipisipi), Mizque (Incallacta, Pulquina, Batanes), Santa Cruz (Pucarilla, Samaipata) e Chuquisaca (Incahuasi),2 mentre alcuni oggetti associabili ad un'indiretta presenza Inca sono stati ritrovati a Rio Palacios e nella zona dell'alto Beni.

1 LATHRAP, 1971: 140-143.2 BENNETT, 1936: 412.

GLI OGGETTI BOLIVIANI DELLA NOSTRA SEZIONE PRECOLOMBIANA

La presente breve rassegna dedicata all'archeologia boliviana, mi fornisce l'occasione per rivisitare in modo più approfondito alcuni oggetti appartenenti alla collezione precolombiana del Museo, area Ande meridionali, già pubblicati nel secondo catalogo.1

Inv. 24094 BICCHIERE (K'ero) scheda n. 52Nella precedente schedatura era stato preso in considerazione, tra gli altri, l'elemento decorativo a forma di stella che si ripete per tre volte entro altrettanti pannelli rettangolari disposti attorno al corpo superiore del recipiente. Ad un primo esame l'elemento "stella a 6 punte" pareva essere riferibile al simile (ma ad 8 punte) elemento tipico dello stile post-Tiwanaku Chuquibamba2 di Arequipa (costa estremo sud dell'area peruviana).In realtà nel nostro caso si tratta di una figura composta dall'accostamento di due elementi costituiti ciascuno da 2 triangoli uniti per il vertice, motivo che si ripete come elemento singolo nella parte inferiore del recipiente (ᄉ ᄃ): in alto ed in basso, è stata aggiunta una testa

provista di "corna" biforcute rivolte all'interno, mentre nello spazio centrale (petto) è stata inserita una spirale angolare:

ᄉ ᄃSullo sfondo arancione di ingobbio, la decorazione in bicromia è realizzata in colore rossoscuro poco denso delineato di nero opaco e leggero che tende a grigio-chiaro. La forma diquesto k'ero si distacca dal canone Tiwanaku per avvicinarsi a forme più tipiche delle valli

fluviali boliviane; il motivo antropomorfo si distacca sia dalla tipologia della stellaChuquibamba a 8 punte, sia da quella Tiwanaku a 4 punte.3 E' piuttosto riferibile ad un puro

elemento antropomorfo geometrizzato, all'interno del quale sono ravvisabili sia elementicaratteristici dello stile meridionale Presto-Puno di Chuquisaca (spirale angolare)4, sia dello

stile Yampará I (forma delle antenne)5. La decorazione della base riprende un motivo comuneanche nello stile Inca, quale elemento riempitivo. A sua volta, l'uso dei colori rosso e nero su

sfondo arancione diviene caratteristico, assieme ad altri, a partire dalla fase decadente diTiwanaku.

Il nostro k'ero può essere quindi collocato, come possibile provenienza, nella zona Valliva boliviana che fa capo a Cochabamba, all'interno di un periodo compreso tra i secoli XI e XV della nostra Era.

Inv. 24095 BICCHIERE (k'ero) scheda n. 53La forma a forte svasatura con strozzatura a rilievo nel terzo inferiore, richiama recipienti simili attribuiti alla cultura Yampará, in particolare alla sua prima fase.6 Il motivo decorativo ècostituito dalla ripetizione per tre volte di un elemento fortemente stilizzato che riprende un tema geometrico della fase classica di Tiwanaku:7 nel nostro caso il tema ha subito una forte degenerazione, divenendo quasi irriconoscibile, accresciuto da una prominenza rettangolare posteriore che ritroviamo in simili motivi del Tiwanaku decadente e dello stile Nascoide-B8

ᄉ ᄃNella parte inferiore del recipiente è ripetuto per due volte un motivo fortemente stilizzato,anch'esso risultante dalla degenerazione di elementi geometrici del tiwanaku classico. Lo

1 Guarnotta, 1990: 60-65.2 Kauffmann Doig, 1977: 525; Linares Malaga, 1975: 48.3 Eisleb, 1980: n. 35.4 Ponce Sanginés, 1957: 451 fig. 157 e 454 fig. 159.5 Ponce Sanginés, 1957: 246 fig. 77.6 Ponce Sanginés, 1957: 248 fig. 78.7 Bennett, 1933: 420 fig. 16 d'-c'.8 Eisleb, 1980: n. 171; Ponce Sanginés, 1957: 269 fig. 88.

sfondo è colore crema tendente al rosato e per la decorazione sono stati impiegati grigiochiaro e rosso scuro bordato di nero. Il colore grigio, assente nella tavolozza Yampará,

sarebbe riferibile agli stili Tiwanaku e Nascoide1. Anche in questo caso la provenienza è riferibile alla subarea Valliva boliviana, mentre la cronologia proposta rimane riferibile alla fase decadente di Tiwanaku.

Inv. 23869 BROCCA scheda n. 54Nel catalogo quest'oggetto è stato erroneamente attribuito agli stili Allita Amaya policromo o Collao della zona circumlacustre tra Perù e Bolivia. Pur essendo presenti elementi cromatici che potrebbero riflettere alcuni elementi degli stili sopra citati, il primo di questi deve essere escluso, data la riscontrata presenza di un'ingobbio colore ocra sotto il rosso dominante: il colore ocra, quale sfondo, è infatti caratteristico di un tipo ceramico proveniente dal dip.to di Chuquisaca (Mojocoya tricolore). Nella decorazione ripete tre motivi zoomorfi alternati ad altrettanti motivi geometrici, separati tra loro da bande verticali di galloni. I motivi zoomorfi, in nero opaco su ingobbio entro ovali, raffigurano una scimmia che cavalca un lama; gli elementi geometrici riprendono il tema della spirale angolata delineata di rosso che origina da un triangolo nero.

ᄉ ᄃFigure zoomorfe simili sono presenti nell'iconografia influenzata dallo stile Inca delle valli

fluviali boliviane,2 come pure in forma più semplificata nello stile Mollo della zona bolivianadel Titicaca;3 il motivo geometrico spiraliforme si ritrova nello stile Presto-Puno di

Chuquisaca4 come pure, in forma più arrotondata, nello stile Huruquilla.5 La filettaturaondulata presente sul collo del recipiente, è un motivo comune sia della ceramica Huruquilla,6

sia di quella con influenza Inca.7 Più in generale, la disposizione della decorazione nel suoinsieme segue un canone diffuso in un'ampia zona compresa tra il lago titicaca e la Bolivia

sud-orientale.La brocca può quindi essere attribuita alla subarea Valliva, all'interno di un periodo compreso tra i secoli XIII e XV della nostra Era.

Inv. 24096 BROCCA PICCOLA scheda n. 55Si riconferma l'attribuzione alla cultura Yampará . La policromia è espressa nei colori rosso scuro, nero, bianco e rosato (screpolato) su arancione; la decorazione del ventre è caratterizzata da elementi stilizzati provvisti dei caratteristici occhi circolari, elemento tipico della decorazione Yampará8 e del non ben definito stile Nascoide9; nella decorazione del collosono impiegati greche e "ganci" di ispirazione Tiwanaku.10

La policromia e lo stile della decorazione fanno propendere per un'attribuzione a cavallo delle fasi I e II dello stile Yampará.

Inv. 24097 BROCCA scheda n. 56Si riconferma l'attribuzione alla cultura Yampará. Rispetto alla brocca 24097, si nota un maggiore geometrismo nell'esecuzione della decorazione, unitamente ad una riduzione delle dimensioni dei motivi decorativi che ricoprono interamente la superficie. Gli occhi non sono

1 Ibarra Grasso, 1953: 162.2 Bennett, 1936: 384 fig. 12c.3 Ponce Sanginés, 1957: 74 fig. 10b.4 Cfr. nota 67.5 Ponce Sanginés, 1957: 326 fig. 111.6 Ponce Sanginés, 1957: 324 fig. 110a,b,e.7 Ponce Sanginés, 1957: 387 fig. 146.8 Trimborn, 1959: 20 abb. 19 (Yampara III); Ponce Sanginés, 1957: 250 fig. 79, 255 fig. 82 (Yampara I).9 Ponce Sanginés, 1957: 269 fig. 88.10 Bennett, 1934: 420 fig. 16c; Willey, 1971: fig. 4-26o.

più ovali, bensì rettangolari. I colori impiegati sono rosso scuro, nero e bianco su sfondo arancione, La decorazione del collo riprende un motivo a forma di E alata già presente nel Tiwanaku decadente,1 nello stile boliviano Mollo2 e nello stile Alfarcito policromo3 dell'Argentina nord-occidentale

ᄉ ᄃUn recipiente simile, pubblicato da Lumbreras,4 viene attribuito allo stile Yampará-Inca, ma in

quel caso la decorazione è ancora più fitta ed è suddivisa in zone.Propenderei quindi per un'attribuzione a cavallo tra le fasi II e III dello stile Yampará.

Inv. 24091 GIARA VERSATRICE scheda n. 57Nel catalogo è stata erroneamente attribuita allo stile Yampará (fase III). In realtà, la disposizione della decorazione ventrale a triangoli alternati con punteggiatura interna, separatida linee parallele, è simile a quella dello stile La Paya-Inca della subarea Valliva,5 ma si avvicina maggiormente allo stile Huruquilla6 della zona di Potosí. La decorazione del collo riprende il motivo degli occhi in una modalità ovale con punteggiatura interna, assai caratteristico dello stile Huruquilla.7 Sempre caratteristico della zona di Potosí, l'impiego dei colori nero su bianco e nero su bruno-rossastro;8 la forma del recipiente è rara nella cultura Tiwanaku, mentre si fa presente a partire dalla sua fase decadente.9

Il recipiente sarebbe quindi attribuibile ad una cultura della Bolivia orientale centro-meridionale, possibilmente la Huruquilla, coeva dello stile Yampará III.

Inv. 24092 TAZZA scheda n. 58Inv. 24093 BICCHIERE scheda n. 59Recipienti in precedenza attribuiti alla fase III dello stile Yampará. In entrambi i casi l'ingobbio è di colore arancione (lievemente più rossastro nel bicchiere) e la decorazione vi è eseguita in colore nero (tazza) o nero e rosso scuro (bicchiere) con motivi semplici di linee rette, spezzate e greche; le forme sono tipicamente boliviane, in particolar modo la tazza.10

Entrambi gli oggetti apparterrebbero quindi al ramo del Tiwanaku decadente "ceramica piana arancione polita", sec. IX-XI/XIII ca. della nostra Era.

ANTONIO GUARNOTTA

1 Bennett, 1934: 422 fig. 17c'.2 Ponce Sanginés, 1957: 75 fig. 11d e 76 fig. 12a.3 Willey, 1971: fig. 4-36c.4 Lumbreras, 1981: 262.5 Métraux, 1933: 285 fig. 22 2-3; Bennett, 1936: 384 fig. 12a.6 Ponce Sanginés, 1957: 324 fig. 110e, 334 fig. 118, 336 fig. 119a; Trimborn, 1959: 23 abb. 25.7 Ponce Sanginés, 1957: 326 fig. 113, 330 fig. 116, 336 fig. 119e.8 Negli stili Chaquí ed Huruquilla.9 Bennett, 1934: 418; Eisleb, 1980: n. 230.10 Ponce Sanginés, 1957: 452 fig. 158 (Presto-Puno); Trimborn, 1959: 20 abb. 20 (decadente).

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FIGURE

Fig. 1 - Aree Peruviana e Ande Meridionali: Subaree citate nel testo.Fig. 2 - Periodo Ceramico Antico.Fig. 3 - Periodo Ceramico Medio.Fig. 4 - Periodo Ceramico Recente.Fig. 5 - Periodo Inca.Fig. 6 - Area Amazzonica: Subarea Basseterre Boliviane.

Fig. 7 - Ceramica della Bolivia centro-orientale e meridionale: 1-3, Cultura de los Túmulos; 4,Sauces; 5-6, Tupuraya; 7-9, Nazcoide A/B - Omereque; 10-12, Yampará antico; 13-16,

Yampará classico; 17-18, Yampará Presto-Puno. (1, Willey, 1971; 2-6,8,11,13,15-16, Querejazu, 1987; 9-10,12,14,17-18, Ponce Sangines, 1957).

Fig. 8 - Ceramica della Bolivia centro-orientale e meridionale: 1-4, Mojocoya; 5-9, Huruquilla; 10, Chaquí; 11, Colla- Chaquí .(1-2,5-6,8-10, Ponce Sangines, 1957; 3-4,7,11, Querejazu, 1987).

Fig. 9 - Ceramica della costa del Pacifico: 1-2, Nasca; 3-4, Wari; 5-6, San Pedro; 7, Lima (interlocking); 8-9, San Miguel (Arica-I); 10-11, Chuquibamba; 12-13, Gentilar (Arica-II); 14-16, Churajón (Juli); 17-19, Saxamar (Pacajes-Inca); 20-21, Diaguita cileno.(1-3, 7, Alcina Franch, 1965; 5-6, Willey, 1971; 8-9, 12-13, Bird, 1946; 10-11, Linares Malaga, 1975; 14-16, Ponce Sangines, 1957; 17-19, Gonzalez, 1994; 20-21, Lothrop, 1946).

Fig. 10 - Ceramica pre-Tiwanaku, Tiwanaku e Inca: 1, Chiripa; 2-3, Pucara; 4-6, Qeya; 7-10, Tiwanaku classico; 11-13, Tiwanaku decadente; 14-16, Tiwanaku espansionista; 17-24 Inca policromo e provinciale.(1-3, Bennett, 1946; 4-8,10-15, Eisleb, 1980; 9,16, Querejazu, 1987; 17-24, Bennett-Blailer-Sommer, 1948).

Fig. 11 - Ceramica dei señoríos Aymará: 1-2, Collao nero su rosso; 3-5, Sillustani policromo; 6, Sillustani nero e bianco su rosso; 7-8, Chucuito policromo; 9-10, Sillustani bruno su crema;11-12, Sillustani nero su rosso; 13-14, Chucuito nero su rosso; 15-16, Taraco policromo; 17-19, Urcusuyu policromo; 20-21, Allita Amaya policromo; 22-23 Wankani; 24-26, Mollo.(1-21, Tschopik, 1946; 22-23, Rydén, 1947; 24-26, Ponce Sangines, 1957).

Fig. 12 - Ceramica dell'Argentina nord-occidentale: 1-4, Alfarcito policromo; 6-12, Isla policromo; 13-19, Tilcara nero su rosso.(1-16, 18-19, Ponce Sangines, 1957; 17, Becker-Donner, 1950).

Fig. 13 - Ceramica dell'Argentina, subarea Valliserrana: 1-4, Condorhuasi; 5-6, Ciénega; 7-14,Aguada; 15-16, Santa María; 17-18, Belén; 19-20, San José:(1-4, Willey, 1971; 5-6, 7-11, Bennett-Blailer-Sommer, 1948; 8, Márquez Miranda, 1946; 12-20, Alcina Franch, 1965).

Fig. 14 - Ceramica delle Basseterre boliviane: 1-3, 20, Velarde inferiore; 4-6, Velarde superiore; 7, Palmasola; 8, Mari; 9, Hernmarck; 10-11, Masicito; 12-15, Cumancaya; 16-17, Chullpa Pampa; 18-19, Barrancoide; 21-22, Rio Palacios; 23, Candelaria.(1-3,5-6,9-22, Lathrap, 1971; 4,7,8, Querejazu, 1987; 23, Willey, 1971).

TABELLA CRONOLOGICA (tratta dalle principali fonti citate nel testo)P E R U A N D E M E R I D I O N A L I

Date FASI CIRCUMLACUSTRE(Altipiano meridionale)

COSTA FASI CILE BOLIVIA ARGENTINA

NORD CENTRO SUD ESTREMO SUD ATACAMA ALTIPIANO Nord-Occidentale

1534

1450

ᄉ ᄃ INCA-CHUCUITO

INCA-LUPAQA

INCA-PACAJES

INCA Prov.SAXAMAR

ᄉ ᄃ INCA Prov.SAXAMAR

INCA Prov.PALLI MARCA

INCA Prov.TILCARA

1200

ᄉ ᄃ COLLAO MOLLOALLITA

-AMAYA

PACAJES MOLLOCHURAJÓN

CHUQUIBAMBA

ᄉ ᄃ GENTILARSAN MIGUELSAN PEDRO 3

CHAQUI,CHICHA ( YURAHURUQUILLA)

MALLKU

"PUNA"TILCARA

(Qu. Humahuaca)

1000ᄉ ᄃ

SILLUSTANI WANKANICHEN CHEN

TORO GRANDEᄉ ᄃ

(Lakatambo)BELÉN

SANTA MARIA

900 Decadente Decadente DecadenteTUMILACA

TIWANAKU ñCHIRIBAYA (Presto’Puno) ñ

YAMPARA Class.

800ᄉ ᄃ TIWANAKU-

EspansionistaTIWANAKUEspansionista

TIWANAKUEspansionista

ᄉ ᄃñ TIWANAKU- ñ

ALFARCITO Pol.POZUELO

600

ᄉ ᄃTIWANAKU-Classico

TIWANAKU-Classico

TIWANAKU-Classico

ᄉ ᄃSAN PEDRO 2

EspansionistaNAZCOIDEMOJOCOYA

LA ISLA Policr.AGUADA

300QEYA

YAMPARA ñ

Antico CONDORHUASI

d.C.

ᄉ ᄃ TTIWANAKUAntico

ᄉ ᄃFALDAS DEL

MORRO

TUPURAYASAUCES

CIÉNEGA

a.C.

200

ᄉ ᄃ

PUKARA

Kallamarka

QALASASAYA

PICHALO 3SAN PEDRO 1

TAFÍ 1

500

ᄉ ᄃ

Pre-Tiwanaku HUACAPUY

ᄉ ᄃ

900

ᄉ ᄃ

QALUYUCHIRIPA-RECENTE

Oruro (Belén)Cochabamba

1300

ᄉ ᄃ ᄉ ᄃ WANKARANICULTURA ñ

de losTÚMULOS

1800

ᄉ ᄃCHIRIPA-ANTICO

HACHAᄉ ᄃ

ᄉ ᄃ ᄉ ᄃ

* Tradizioni stilistiche ceramiche dell'area Amazzonica: Z = Tratteggio in Zona B = Barrancoide e Bordo Inciso P = Policroma I =

Inciso e Punteggiato

Ceramica precolombiana boliviana

La Bolivia è un Paese ancora scarsamente conosciuto sotto l'aspetto archeologico. Il suo ambiente geografico varia dall'altipiano alla foresta tropicale e la sua popolazione è per oltre i 2/3 amerindiana o meticcia.Dopo la comparsa dell'agricoltura e della ceramica, si afferma nell'area Ande Meridionali la cultura "de los Túmulos" e cominciano a manifestarsi i primi impulsi dalla zona del lago Titicaca. In seguito, elementi culturali provenienti dall'area Peruviana intervengono, assieme aquelli della cultura Tiwanaku, in un ampio fenomeno di diffusione legato all'espansione di quest'ultima fino in Argentina, in Cile e, in minor misura, nell'area Amazzonica. Il bacino del Titicaca venne a rivestire un importante ruolo nucleare, mentre l'arida puna partecipò quale corridoio naturale di collegamento. Con il crollo di Tiwanaku, riemersero culture regionali, o señoríos, legate soprattutto all'etnia Aymará. La rete commerciale si rafforzò ed i señoríos si espansero fino alle oasi costiere ed alle valli orientali: alcuni parteciparono direttamente, dopola successiva conquista Inca, ad un processo di integrazione con lontane popolazioni del nuovo impero. L'avanzata incaica fu fermata ai bordi dell'Amazzonia ed in Cile meridionale, limiti estremi dell'impero fino all'arrivo degli Spagnoli.Nei bassipiani boliviani l'ambiente ha reso difficoltose le ricerche archeologiche. E' comunqueemerso uno scenario di popolazioni in continuo movimento migratorio con elementi culturali riferibili a varie tradizioni, tra le quali le più importanti per estensione sono state raggruppate all'interno di 4 stili-orizzonte affiancati dalle tradizioni "Amazzonica" e "Guaraní". Anche in questa zona non manca la presenza, anche se appena accennata, delle culture andine le quali cercarono sempre, senza riuscirvi, di penetrare nell'area Amazzonica per avere accesso ai suoi prodotti.Nell'articolo sono presi in considerazione i più importanti stili ceramici, per dare corpo ad unapanoramica generale su quanto fino ad oggi archeologicamente conosciuto.