La sottomissione di Norcia al Capitolo Vaticano: tre documenti inediti (1163 e 1366)

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CX 2013 Fasc. I-II Tomo primo ISSN 0392-0372 BOLLETTINO DELLA DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER L’UMBRIA BOLLETTINO DELLA DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER L’UMBRIA VOLUME CX FASCICOLI I-II Tomo primo PERUGIA - 2013

Transcript of La sottomissione di Norcia al Capitolo Vaticano: tre documenti inediti (1163 e 1366)

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Fasc. I-IITomo primo

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DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA

PER L’UMBRIA

VOLUME CX

FASCICOLI I-II

Tomo primo

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Studi realizzati con il sostegno della

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VOLUME CX

FASCICOLI I-II

Tomo primo

P E R U G I A - 2 0 1 3

PREMESSA4BOLLETTlNO DELLA

DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER L’UMBRIA

Comitato scientificoIl Consiglio direttivo (Paola Monacchia, presidente; Fabio Bettoni, Rita Chiacchella,

Carla Frova, Mario Squadroni, consiglieri)e i Soci ordinari della Deputazione

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Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria, cx (2013), fasc. i-ii

Mirko Stocchi

La sottomissione di Norcia al Capitolo vaticano:tre documenti inediti (1163 e 1366)

Nell’ambito di una ricerca concernente le chiese dipendenti dalla Basilica vaticana tra medioevo e prima età moderna (secc. xii-xvi), di cui presto saranno pubblicati i risultati 1, è stato possibile appu-rare l’esistenza di alcune aree geografiche nelle quali la pratica degli assoggettamenti di chiese a S. Pietro si verificò con particolare fre-quenza. Tra queste aree vanno senz’altro annoverati i territori facenti parte dell’attuale Umbria, che nel periodo preso in esame ospitarono da soli, secondo una stima ancora approssimativa ma piuttosto atten-dibile, circa il 25% delle dipendenze “vaticane”.

Nell’ambito dei territori umbri, poi, una particolare diffusione di tale fenomeno si ebbe nell’assisano (Assisi, Bastia Umbra, Cannara, Collemancio, Ospedalicchio), in alcuni centri posti a sud di Perugia (Marsciano, Deruta, Castello delle Forme), ma soprattutto a Norcia e nei territori ad essa adiacenti. La ricerca ha infatti portato ad ac-certare la presenza di chiese dipendenti da S. Pietro, oltre che nella stessa Norcia, nelle seguenti località (elencate in ordine alfabetico): Appennino, Cascia, Castel S. Angelo, Cerreto, Colmotino, Frascaro, Piediripa, Piè la Rocca, Popoli, Preci, Serravalle, Visso. Dal punto di vista tipologico, la giurisdizione del Capitolo di S. Pietro nel solo territorio nursino comprese un monastero maschile, quattro mona-steri femminili, quattro hospitalia, e ben undici tra chiese e cappelle rurali 2.

1 Cfr. M. Stocchi, La Basilica Vaticana e le sue chiese tra medioevo ed età moderna, vol. i: l’Umbria, in corso di stampa per le Edizioni del Capitolo Vaticano.

2 Si tratta dei seguenti monasteri: S. Antonio de Romaniano (Cascia), S. Liberatore (Castel S. Angelo), S. Caterina e S. Nicolò de Cripta (Norcia), S. Pietro de Ancarano (Piè la Rocca); ospedali: S. Maria della Misericordia (Appennino), S. Maria Annunziata (Cascia), S. Croce (Norcia), SS. Trinità (Visso); chiese o cappelle: S. Maria e S. Pietro (Cascia), S. Maria Annunziata (Cerreto), S. Maria Assunta (Colmotino), S. Maria delle

Saggi e memorie: età medievale e moderna

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Questa inusuale fioritura di dipendenze “vaticane” in un terri-torio alquanto limitato – a prima vista difficilmente comprensibile nelle sue ragioni ultime – potrebbe affondare le proprie radici nei rapporti che durante il medioevo unirono la patria di san Benedetto alla basilica romana del Principe degli apostoli. Il rinvenimento di nuove testimonianze, come presto diremo, ci permette oggi di gettare nuova luce su questi rapporti, nonostante il permanere di diffuse zone d’ombra.

Che Norcia e Cascia fossero state sottoposte per un certo pe-riodo alla giurisdizione del Capitolo vaticano è cosa da tempo nota (di ciò si parla infatti esplicitamente in almeno due documenti di tutto riguardo che analizzeremo meglio in seguito). Ciò nonostante, tale questione non pare aver riscosso sinora un particolare interesse da parte della storiografia. Invano, per esempio, si cercherebbero informazioni al riguardo nell’unica opera di sintesi sinora tentata sulla storia di Norcia, ovverosia quella uscita ormai quasi un secolo e mezzo fa dalla penna di Feliciano Patrizi Forti 3. Così come uguale silenzio è dato riscontrare in studi più recenti che hanno considerato le vicende medievali di Norcia nel quadro del Ducato di Spoleto 4.

Il mancato approfondimento di questo tema in sede storiografica va probabilmente attribuito al fatto che i documenti finora noti non permettevano di dire poi molto al riguardo. Gli unici due testimoni conosciuti della soggezione di Norcia alla Basilica vaticana durante

Tevole (Frascaro), S. Agnese, S. Matteo de Carnario (Norcia), S. Antonio (Piediripa), S. Maria (Preci), S. Pietro (Popoli), S. Pietro (Serravalle). I dati appena riportati sono frutto di una semplificazione che non tiene conto dei mutamenti di status cui molti di questi insediamenti andarono soggetti nel periodo preso in esame.

3 Cfr. F. Patrizi Forti, Delle memorie storiche di Norcia libri otto, Norcia, Tip. Mi-cocci e comp., 1869; rist. an. Bologna, Arnaldo Forni Editore, 1987.

4 Si vedano, per fare solo due esempi, C. Reydellet-Guttinger, L’administration pontificale dans le Duché de Spolète (1305-1352), Firenze, Leo S. Olschki Editore, 1975; J.-C. Maire Vigueur, Comuni e signorie in Umbria, Marche e Lazio, in Storia d’Italia, dir. da G. Galasso, vol. 7/2: Comuni e signorie nell’Italia nordorientale e centrale: Lazio, Umbria e Marche, Lucca, Torino, Utet, 1987, pp. 321-606. Stesso discorso potrebbe farsi per quanto riguarda alcuni studi recentemente dedicati alla storia del Capitolo di S. Pietro, come quello realizzato da Jochen Johrendt per i secoli xi-xiii, cfr. J. Johrendt, Die Diener des Apostelfürsten. Das Kapitel von St. Peter im Vatikan (11.-13. Jahrhundert), Berlin-New York, De Gruyter, 2011 (Bibliothek des deutschen historichen Instituts in Rom, 122); trad. it. parz.: Id., Il Capitolo di San Pietro i papi e Roma nei secoli xi-xiii, Città del Vaticano, Edizioni del Capitolo Vaticano, 2012 (Quaderno d’Archivio, 4).

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il medioevo erano infatti sinora un privilegio di papa Innocenzo iii datato 15 ottobre 1205 5 e un documento emanato in favore dei canonici vaticani dal senatore di Roma Annibaldo degli Annibaldi il 12 marzo 1224 6.

Nel primo, Innocenzo iii, passando in rassegna i bona e gli iura del Capitolo di S. Pietro, vi comprese anche il possesso del « castrum Nursie » e quello del « castrum Cassii », ovverosia il poco distante castello di Cascia. Nel secondo, il senatore Annibaldo annoverò sotto la giurisdizione capitolare « castra Nursie et Cassii cum omnibus suis habitatoribus presentibus et futuris, quorum castrorum proprietas iam dicte basilice et canonicorum eius esse dignoscitur ».

Come si vede, i due documenti permettono di dire ben poco sulla questione: nulla se ne può ricavare, per esempio, quanto al mo-mento storico in cui avvennero le soggezioni anzidette; e altrettanto si può dire per quanto riguarda i termini giuridici nei quali esse si sarebbero realizzate.

Ciò nondimeno, qualche informazione in più sarebbe stato possi-bile ricavare, nella fattispecie, da una postilla aggiunta a commento del citato privilegio innocenziano dagli editori del cosiddetto Bulla-rium vaticanum, la prima raccolta a stampa di documenti pontifici concernenti la basilica di S. Pietro, pubblicata a Roma tra il 1747 e il 1752. Nel commentare infatti il riferimento al castrum Nursie presente nel privilegio papale del 1205 essi così glossarono:

Parvum nunc Umbriae oppidum [sc. Nursia], fere medium inter Aqui-lam et Spoletum. Chartaceus Demetrii codex pag. 101 complures apud Nursiam existentes sub Capituli ditione sacras aedes enumerat. « Quod » vero « castrum Nursiae ipsi Capitulo subiectum sit », pag. 48 ex pervetusto anni 1163 documento comprobat 7.

5 Cfr. Collectionis bullarum Sacrosanctae Basilicae Vaticanae, Romae, Excudit Jo. Maria Salvioni Typographus Pontificius Vaticanus. In Archigymnasio Sapientiae, 1747-1752, tomo i, pp. 83-86; e J. Johrendt, Urkundenregesten zum Kapitel von St. Peter im Vatikan (1198-1304), Città del Vaticano, Biblioteca apostolica vaticana, 2010 (Studi e Testi, 460), pp. 30-31, n. 9.

6 F. Bartoloni, Codice diplomatico del Senato romano dal mcxliv al mcccxlvii, Roma, Isituto storico italiano per il medioevo, 1948 (Fonti per la storia d’Italia, 87), pp. 111-115, n. 72; e Johrendt, Urkundenregesten, pp. 47-48, n. 29. Per quanto riguarda il dominio dei canonici sul castello di Cascia, al quale si accenna nei due documenti sopra citati, non si sono rinvenute purtroppo sino ad oggi nell’archivio capitolare testi-monianze analoghe a quelle emerse per Norcia, di cui presto diremo.

7 Collectionis bullarum, t. i, pp. 84-85, n. l.

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Ma a quale “pervetusto” documento ci si riferisce nel passo appe-na citato? L’allusione, alquanto sibillina, ad un « chartaceus Demetrii codex » non aiutava certo a risolvere la questione. Essa, difatti, sa-rebbe risultata difficilmente comprensibile per chiunque non avesse avuto una lunga familiarità con l’archivio del Capitolo vaticano.

Solo poco tempo fa è stato possibile a chi scrive decifrare questo oscuro riferimento, identificando il codice in oggetto. Si tratta di un volume cartaceo di circa duecento fogli con coperta flessibile in pergamena, al cui interno il beneficiato Demetrio Guaselli († 1511) trascrisse copia di numerosi documenti concernenti in vario modo le chiese soggette alla Basilica vaticana 8. Ora, il foglio 48r-v del nostro manoscritto ospita la trascrizione di un documento risalente all’anno 1163 – lo stesso cui fecero riferimento gli editori del Bullarium –realizzata dallo stesso Guaselli nella sua caratteristica minuscola uma-nistica, con in calce la seguente indicazione apposta di suo pugno: « copia cuiusdam antique cartule de castro Nursie ».

Questo documento, di cui si dà in seguito l’edizione (doc. 1), permette finalmente di far luce sull’origine dei rapporti tra Norcia e il Capitolo della basilica vaticana. Si tratta, infatti, di una copia dell’atto stesso attraverso il quale fu sancita per iscritto la sottomis-sione di Norcia ai canonici vaticani il 1° dicembre 1163 9.

Secondo quanto in esso riportato, quel giorno i consules di Norcia, i fratelli Rainaldo ed Offreduccio Guilelmi, con il consenso dell’« universus populus Nursinus », chiesero al giudice Monaldo di confermare con un suo atto il giuramento di fedeltà che essi avevano prestato “alla canonica di S. Pietro” di Roma (« ut [...] scripto iudicis firmarent quod prius canonice Beati Petri iuraverant fidem et stabili-tatem contra omnes homines »). Dal testo del documento è possibile inoltre ricavare i termini del giuramento anzidetto: i canonici avreb-bero goduto in Norcia del possesso di diversi beni immobili posti

8 Cfr. Biblioteca Apostolica Vaticana, Archivio del Capitolo di S. Pietro, Ufficio degli Eccetti, Documenti-visite-elenchi-canoni, 1. Sulla poliedrica figura di Demetrio Guaselli – chierico, notaio, umanista – si rimanda a quanto su di lui ha scritto R. Montel, Un bénéficier de la basilique Saint-Pierre de Rome: Demetrius Guaselli, « custode » de la Bibliotèque Vaticane (1511 †), in “Mélanges de l’École française de Rome. Moyen âge-Temps Modernes”, 2 (1973), pp. 421-454.

9 Per le altre copie che tramandano questo atto, ugualmente reperite presso l’ar-chivio capitolare vaticano, si rimanda a quanto si dice sulla tradizione del medesimo in appendice, Documento 1.

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dentro e fuori la città; ad essi sarebbe spettato il compito di inviare a Norcia, con cadenza annuale oppure a loro discrezione, i consoli per la reggenza del comune (« de consulibus mictendis annualiter vel quantum spatium melius visum fuerit sit ratum »); e quello di giudicare nelle cause di cui Norcia fosse stata teatro (« et de placriis [forse così per placitis 10] [et] litibus, que apparerent in civitate, ipsi audiant et diffiniant »). Infine, i canonici avrebbero avuto diritto a percepire – ogni anno? – da ciascun nucleo abitativo ivi esistente (« per unum quodque faculare ») un prosciutto (« unam spallam ») o, in alternativa, un denaro pavese.

Chiariti in tal modo i tempi e i termini della fidelitas giurata dai nursini ai canonici di S. Pietro, occorre ora tentare di dare una spiegazione a questo evento fuori dall’ordinario. Per quale ragione, infatti, i consoli e il popolo di Norcia scelsero nel 1163 di assogget-tarsi al governo dei canonici e non, piuttosto, direttamente al papa?

Una risposta potrebbe venire dal contesto storico di quegli anni. Ci troviamo, infatti, in un momento cruciale nella storia del Papato, ossia nel pieno svolgimento del cosiddetto scisma alessandrino. Esso aveva avuto principio nel 1159, quando all’elezione al soglio di Pietro di Rolando Bandinelli con il nome di Alessandro iii aveva fatto segui-to, a brevissima distanza di tempo, quella di Ottaviano di Monticelli col nome di Vittore iv. Nel 1162, un anno primo che i nursini ri-volgessero la loro istanza al giudice Monaldo, Alessandro era fuggito in Francia, dove si sarebbe trattenuto fino al 1165; mentre in Italia era rimasto Vittore, forte del sostegno dell’imperatore Federico Bar-barossa, con lo scopo di consolidarvi la propria posizione 11.

L’incertezza che a quel tempo regnava su chi, tra Alessandro e Vittore, sarebbe infine risultato vittorioso nella contesa, potrebbe spiegare la ragione per cui i consoli e il popolo di Norcia, forse intenzionati a sottomettersi semplicemente “alla Chiesa”, non si rivol-sero a uno dei due contendenti, ma ricorsero all’intermediazione dei canonici vaticani. Tradizionalmente vicini – e non solo topografica-mente – alla Sede Apostolica, i canonici di S. Pietro poterono forse

10 Forse qui utilizzato nel significato di ‘iudicium’, ossia di ‘causa pendente’. Sui diversi significati assunti nel medioevo dal termine “placitum” si veda comunque F. Ar-naldi - P. Smiraglia, Latinitatis Italicae medii aevi lexicon (saec. v ex.-saec. xi in.), Firenze, Sismel, Edizioni del Galluzzo, 2001 (Millennio Medievale, 29. Strumenti, 1), pp. 500-501.

11 Sullo scisma alessandrino e sull’ambiguo atteggiamento tenuto in quella circostan-za dai canonici di S. Pietro, almeno in parte certamente favorevoli a Vittore, si veda ora Johrendt, Il Capitolo di San Pietro, pp. 49-55.

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apparire ai nursini, in quel frangente di grande confusione, come i destinatari più adatti a ricevere la loro professione di obbedienza alla Chiesa. Questa ipotesi potrebbe essere suffragata dalla ricerca storica più recente, la quale pare aver assodato che ai canonici di S. Pietro fu riconosciuto, durante il medioevo, un importante ruo-lo di “garanti” in momenti particolarmente critici per la storia del Papato 12.

La sottomissione di Norcia al Capitolo nel 1163 potrebbe inoltre essere stata motivata dal bisogno di protezione avvertito dai nursini (nel nostro documento si parla forse non a caso di « tutela civitatis ») in un momento storico che poteva rivelarsi esiziale per le sorti dei loro giovani ordinamenti comunali 13. Basterà ricordare in proposito che solo pochi anni prima, nel 1155, Spoleto era stata saccheggiata e data alle fiamme a seguito di una frode tributaria perpetrata ai danni dell’erario imperiale; evento che ha fatto recentemente parlare di una politica « inizialmente durissima » da parte di Federico Barbarossa nei confronti delle città umbre 14.

12 Sembra parlare in tal senso proprio un evento verificatosi solo pochi anni dopo i fatti che stiamo narrando, vale a dire nel 1167, quando due canonici vaticani, Pietro Cristiano e Pietro Guidonis, furono chiamati in qualità di testes al sinodo convocato dal Barbarossa a Pavia. In tale occasione i due canonici si fecero latori di una missiva in favore dell’antipapa di parte imperiale che, da parte di alcuni storici, in passato si volle considerare come rappresentativa della posizione dell’intero Capitolo. Questo episodio, cui fu dato particolare risalto nella narrazione che di quegli eventi ci hanno lasciato Raevino e Ottone di Frisinga nei Gesta Friderici imperatoris, ha portato recentementeJohrendt a concludere che, per questi ultimi, « il Capitolo che custodiva il corpo dell’Apo-stolo aveva, a quanto pare, un effetto legittimante per il successore di Pietro » (Johrendt, Il Capitolo di San Pietro, p. 53).

13 Circa le origini dell’istituto comunale in Norcia già lo storico nursino Feliciano Patrizi Forti aveva avuto modo di annotare come « dalle patrie cronache e da stimabili storici » si potesse ricavare « che Norcia si costituisse a repubblica [cioè in libero comu-ne], imperante Federico Barbarossa, e così poco di poi alla metà del secolo xii »: Patrizi-Forti, Delle memorie storiche di Norcia, p. 127. Nel suo Dizionario Gaetano Moroni fece risalire l’erezione di Norcia « in repubblica » addirittura al 1032: cfr. G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da s. Pietro sino ai nostri giorni, vol. 48, Ve-nezia, Tipografia Emiliana, 1848, p. 101. Qualunque sia il valore da attribuirsi a queste testimonianze, resta il fatto che il nostro documento, provando l’esistenza di consoli a Norcia nel 1163, viene a costituirsi come una delle più precoci attestazione dell’esi-stenza di questa magistratura per quanto riguarda le città umbre nel loro complesso. In questa speciale classifica, infatti, Norcia sarebbe preceduta solo da Perugia (1139), e si troverebbe quantomeno appaiata con Gubbio e Città di Castello (1163): cfr. Maire Vigueur, Comuni e signorie, p. 383.

14 Cfr. E. Menestò, L’Umbria nel xiii secolo, in L’Umbria nel xiii secolo, a cura di E. Menestò, Spoleto, Centro italiano di studi sull’alto medioevo, 2011 (Uomini e mondi

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Se agli inizi del Duecento c’è ragione di credere ancora vigente la giurisdizione sancita in favore dei canonici nel 1163 – della cui sussistenza, se non de facto quantomeno de iure, sono prova le due autorevoli conferme che, come detto in precedenza, essa ricevette da Innocenzo iii nel 1205 e dal Senato romano nel 1224 – le cose dovettero rapidamente mutare a partire dai primi decenni del secolo successivo.

Con l’avvento del cosiddetto periodo avignonese (1309-1376), infatti, e la concomitante assenza dei papi da Roma anche il Capito-lo di S. Pietro, al pari di altre istituzioni ecclesiastiche e secolari, si trovò a dover fronteggiare la minaccia arrecata ai propri diritti dal crescente clima di anarchia instauratosi nei domini della Chiesa 15. Un primo sintomo di quanto stiamo dicendo si ebbe con la nomina da parte di Giovanni xxii, il 22 giugno 1319, di tre conservatores et iudices ai quali fu assegnato dal papa il compito di difendere i diritti della Basilica vaticana. I canonici avevano infatti messo al corrente il papa delle ingiurie perpetrate ai loro danni da personalità tanto laiche quanto ecclesiastiche.

Sane dilectorum filiorum prioris et capituli eiusdem basilicae conques-tione percepimus quod nonnulli venerabiles fratres nostri archiepiscopi et episcopi ac alii ecclesiarum praelati, clerici ac ecclesiasticae personae, tam religiosae quam seculares, necnon duces, marchiones, comites, barones, milites, communia civitatum, universitates castrorum, villarum et aliorum locorum ac aliae singulares personae occuparunt et occupari fecerunt cas-tra, villas, casalia et alia loca, necnon ecclesias, cappellas, membra, terras, domos, possessiones, prata, pascua, nemora, molendinae [sic], iura, iuris-dictiones ac fructus, census, redditus, proventus eorundem et nonnulla alia bona immobilia et mobilia, spiritualia et temporalia ad basilicam, priorem et capitulum praedictos spectantia [...] 16.

medievali. Collana del Centro italiano di studi sul basso medioevo - Accademia Tuder-tina, 30), pp. 1-43: p. 5.

15 In proposito si veda A. Gauvain, Il Capitolo di San Pietro in Vaticano dalle origi-ni al xx secolo, vol. ii: Il patrimonio, Città del Vaticano, Edizioni del Capitolo Vaticano, 2011 (Archivum Sancti Petri, I.2), pp. 67-74.

16 Collectionis bullarum, t. i, p. 252. Quali conservatores et iudices di S. Pietro furono scelti da Giovanni xxii in tale circostanza: il vescovo di Orvieto, l’abbate del monastero romano di S. Biagio in Cantu Secuto e l’arciprete della chiesa vaticana di S. Vincenzo Hierusalem. Sulla figura in genere dei conservatores et iudices di S. Pietro e sulle ragioni che portarono alla loro nomina si veda A. de Boüard, Les conservatores et iudices de la basilique de S. Pierre de Rome, in “Melanges d’Archeologie et d’Histoire dell’Ecole française de Rome”, 30 (1910), pp. 321-337.

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Meno di un anno dopo, il 20 febbraio 1320, lo stesso Giovanni xxii ordinò ai canonici di S. Pietro di consegnare al rettore del Du-cato – a quel tempo Reginaldo (o Rainaldo) de S. Arthemia – copia dei « regesta ad iurisdictionem Ducatus Vallis Spoletane tangentia », che si dicevano conservati presso di essi.

Cum regesta iurisdictionem Ducatus Vallispoletane tangentia penes vos fore dicatur dictaque regesta dilecto filio rectori Ducatus praedicti fore necessaria dinoscantur, discretioni vestrae per apostolica scripta mandamus quatenus copiam dictorum regestorum rectori praedicto vel dilecto filio thesaurario Patrimonii Beati Petri in Tuscia per Romanam Ecclesiam depu-tato, assignanda per eum memorato rectori sub manu publica quamtotius assignare curetis 17.

Cosa intendesse esattamente il papa con l’espressione « regesta ad iurisdictionem Ducatus Vallis Spoletane tangentia » può appa-rire a prima vista oscuro 18. Soprattutto, ci si potrebbe chiedere se Giovanni xxii abbia richiesto ai canonici dei documenti riguardanti i diritti particolari rivendicati dal Capitolo della basilica vaticana sulle terre del Ducato, oppure se essi concernessero quelli più generali godutivi dalla Sede Apostolica. Che quest’ultima sia l’ipotesi più fondata ci viene confermato da quanto sappiamo circa le sorti cui andò incontro l’archivio papale dopo il trasferimento della Curia in Avignone: la disgregazione e la conseguente dislocazione in diversi luoghi cui andò soggetta a quel tempo la documentazione dell’archi-vio pontificio rende infatti più che plausibile la presenza nel 1320 di documentazione “curiale” in S. Pietro 19.

17 Collectionis bullarum, tomo i, p. 255; A. Theiner, Codex diplomaticus dominii temporalis S. Sedis, tomi i-iii, Rome, Imprimerie du Vatican, 1861-1862: t. i, p. 489; G. Mollat, Jean xxii (1316-1334). Lettres communes, vol. 3, Paris 1906 (Bibliothèque des Écoles françaises d’Athènes et de Rome, 3e série), p. 154, n. 12064. Sul rettorato di Reginaldo di S. Artemia si veda Reydellet-Guttinger, L’administration pontificale, pp. 35, 50, 56.

18 Circa l’uso nel medioevo del termine regestum (o registrum, regestrum) per indi-care una raccolta di trascrizioni, o anche un “cartulario”, si veda H. Bresslau, Manuale di diplomatica per la Germania e l’Italia, trad. it. a cura di A. M. Voci-Roth, Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici, 1998 (Pubblicazioni degli Archivi di Stato. Sussidi, 10), p. 97, nota 64.

19 In proposito si veda F. Ehrle, Zur Geschichte des Schatzes, der Bibliothek und des Archivs der Päpste im vierzehnten Jahrhundert, in “Archiv für Literatur- und Kirchen-geschichte des Mittelalters”, 1 (1885), pp. 1-48, 228-364; in particolare, sulla richiesta fatta da Giovanni xxii ai canonici di S. Pietro, che proverebbe – a dire dell’a. – che

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Chiarisce ancor più la suddetta richiesta la situazione di grave pericolo che si era venuta a creare a quel tempo in alcune roccaforti del Ducato per la sovranità pontificia, e la necessità di farvi fronte da parte del rettore Reginaldo di S. Artemia. Il 29 settembre 1319, infatti, Muzio di ser Francesco si era impadronito di Assisi, scaccian-done gli aderenti al partito guelfo, e aveva preso possesso del tesoro papale conservato allora presso il convento di S. Francesco, assieme a una cospicua parte dell’antico archivio papale 20. Il 30 novembre successivo, seicento cavalieri spediti dallo stesso Muzio avevano con-quistato Spoleto, sicché anche il capoluogo del Ducato era caduto nelle mani dei ribelli 21.

Reginaldo si trovava dunque nella necessità di fronteggiare le concomitanti ribellioni di Assisi e di Spoleto al governo pontificio, compito al quale egli fu ripetutamente chiamato da Giovanni xxii nel marzo del 1320 22. Ora, tenendo conto del fatto che, come ab-biamo detto, al momento in cui cadde nelle mani di Muzio il tesoro della Chiesa comprendeva certamente anche numerosi documenti dell’archivio pontificio, risultano più che comprensibili le ragioni che spinsero Giovanni xxii a richiedere ai canonici la documenta-zione anzidetta. In altre parole, è molto probabile, se non certo, che i regesta relativi alla sovranità pontificia sulle terre del Ducato, conservati – come si diceva (« penes vos fore dicatur ») – dai cano-nici, fossero stati chiesti al papa da Reginaldo di S. Artemia al fine di sopperire alla sottrazione della documentazione “assisana” e per far fronte, anche sul piano dello ius scriptum, al difficile compito che lo attendeva 23.

« ein noch bedeutenderer Bruchtheil [dell’archivio papale] befand sich im Capitel-Archiv von St. Peter in Rom », ivi, p. 287, n. 1.

20 Cfr. Ehrle, Zur Geschichte des Schatzes, pp. 41-48, 238-305.21 Sulla rivolta di Muzio, terminata nel marzo del 1322 con la conquista della città

per opera delle milizie perugine, si veda S. Brufani, Eresia di un ribelle al tempo di Giovanni xxii: il caso di Muzio di Francesco d’Assisi. Con l’edizione del processo inquisi-toriale, Spoleto, Centro italiano di studi sull’alto medioevo, 1991 (Quaderni del « Centro per il collegamento degli studi medievali e umanistici nell’Università di Perugia », 19), con bibliografia precedente.

22 Cfr. Mollat, Jean xxii, nn. 12076-12084; Brufani, Eresia di un ribelle, pp. 35-39.23 Purtroppo risulta oggi impossibile accertare se i regesta in questione si trovassero

realmente a quel tempo sotto la custodia dei canonici. Il più antico inventario dell’ar-chivio capitolare di S. Pietro – dove essi non vengono menzionati – risale infatti alla fine del xiv o, più probabilmente, agli inizi del secolo successivo; se ne veda l’edizione in L. Schiaparelli, Le carte antiche dell’archivio capitolare di S. Pietro, in “Archivio della R. Società Romana di Storia Patria”, 24 (1901), pp. 393-496: 418-426.

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Quanto ai rapporti tra Norcia e il Capitolo di S. Pietro, le fonti a nostra disposizione riservano il più totale silenzio sino al 1364. L’8 luglio di quell’anno, infatti, Urbano v con suo rescritto ordinò al legato papale Egidio Albornoz di risolvere la vertenza che, su Norcia, vedeva affrontarsi da una parte i canonici di S. Pietro e, dall’altra, « nonnullos apostolice Sedis in Ducatu Spoletano recto-res et officiales ». I canonici, vi si dice, avevano esposto al papa le loro lamentele circa l’indebita occupazione di cui era stata oggetto la « terra Nursiae », di loro diretto dominio, da parte dei rettori e degli altri ufficiali del Ducato, in ciò agevolati dalla « diuturna absen-tia » dei pontefici da Roma.

Significarunt nobis dilecti filii capitulum basilicae Principis apostolorum de Urbe, quod licet terra Nursiae Spoletanae diocesis, ipsiusque dominium ad eos pertineat pleno iure et illi, qui eos in dicta basilica praecesserunt, fuerint in pacifica possessione, vel quasi, dictae terrae ac iuris exercendi iurisdictionem et dominium in eadem, tamen terra et dominium praedicta, propter diuturnam absentiam plurimorum Romanorum pontificum praedecessorum nostrorum a partibus illis per nonnullos apostolicae Sedis in Ducatu Spoletano rectores et officiales fuerunt hactenus et detinentur ad praesens indebite occupata ipsique Capitulum propter suam et dictae basilicae paupertatem ab ipsis officialibus nec recuperare potuerunt nec repetere ausi fuerunt temporibus retroactis 24.

Tale premessa ci permette di contestualizzare i successivi due documenti qui pubblicati. Il primo (doc. 2) riguarda la nomina, avve-nuta il 5 agosto 1366, di due procuratori, ai quali i canonici vaticani affidarono il compito di presentare all’Albornoz le loro rivendicazioni sulla terra di Norcia, contro il rettore del Ducato, il tesoriere, e contro la stessa comunità di Norcia (macchiatasi evidentemente essa stessa di aver attentato ai diritti del Capitolo) 25.

L’ultimo documento qui pubblicato (doc. 3), non datato ma stret-tamente correlato al documento antecedente e perciò sicuramente

24 Cfr. Collectionis bullarum, t. ii, pp. 2-3; e M. Hayez - A. M. Hayez, Urbain v (1362-1370). Lettres communes analysée d’apres les registres dits d’Avignon et du Vatican, Paris, De Boccard, 1974-1976 (Bibliothèque des Écoles françaises d’Athènes et de Rome, 3e série), t. iii, p. 403, nr. 11143.

25 Per tale compito il Capitolo scelse i canonici Stefano Papareschi e Massimo Iohannis Friderici de Tibure, nonché il beneficiato di S. Pietro Angelo de Fulgineo. Circa i primi due si veda R. Montel, Les chanoines de la basilique Saint-Pierre de Rome des statuts capitulaires de 1277-1279 à la fin de la papauté d’Avignon. Étude prosopographique, in « Rivista di storia della Chiesa in Italia », 42 (1988), pp. 365-450 (parte i); ibid., 43 (1989), pp. 1-49 (parte ii), pp. 413-479 (parte iii): parte ii, pp. 25, 38.

27LA SOTTOMISSIONE DI NORCIA AL CAPITOLO VATICANO

coevo, contiene le “istruzioni” che in tale circostanza gli stessi cano-nici di S. Pietro diedero agli anzidetti procuratori in vista del loro prossimo incontro con il cardinale legato. Si tratta di un documento di particolare interesse in quanto esso sembra provare, sebbene post factum, l’esercizio effettivo da parte dei canonici della giurisdizione sancita in loro favore nel documento del 1163. Infatti, il corpo prin-cipale delle istruzioni è rappresentato da una serie di item, ciascuno dei quali relativo all’esercizio di un particolare diritto di carattere feudale da parte del Capitolo (gli abitanti di Norcia vi si definiscono, non a caso, « fideles et vassalli » di quest’ultimo), per comprovare i quali – così il documento – ci si sarebbe dovuti servire della testi-monianza di un uomo « qui novit veritatem », particolarmente anziano e prossimo ormai alla morte. Il ricorso alla testimonianza orale di questo vecchissimo nursino dimostra come il Capitolo non disponesse ancora, nel 1366, della copia del documento del 1163, i cui testimonipiù antichi attualmente conservati presso l’archivio capitolare rimon-tano probabilmente ai primi decenni del secolo xv 26.

Non sappiamo se l’incontro tra i procuratori del Capitolo e l’Albornoz abbia mai avuto luogo 27. Tuttavia, il medesimo fascicolo cui dobbiamo la tradizione di due dei tre documenti qui pubblicati (docc. 1 e 3) tramanda, sulle sue ultime carte, anche un interrogato-rio di testi chiamati a comprovare alcuni aspetti della giurisdizione in precedenza esercitata dal Capitolo su Norcia. Esso è introdotto dalle seguenti parole: « Hic ponuntur certe actestationes reperte in quodam pergameno, ut infra sequitur, quod pergameno est diverso-rum petiorum » 28.

Si tratta dunque della trascrizione – realizzata in un momento imprecisabile, ma verosimilmente verso i primi decenni del Quattro-

26 Cfr. quanto si dice sulla tradizione del medesimo in appendice, Documento 1. A tale conclusione siamo giunti, oltre che sulla base dell’analisi paleografica delle copie, constatando la presenza in [B] (f. 348) di una filigrana simile a Briquet 15865, e da questi datata all’anno 1427, cfr. C.M. Briquet, Les filigranes. Dictionnaire historique des marques du papier dès leur apparition vers 1282 jusqu’en 1600, tomi i-iv, Amsterdam 1968.

27 Il cardinale legato morì il 23 agosto 1367 a Buonriposo (Viterbo), dopo aver trascorso i suoi ultimi mesi di vita nei territori dell’Italia centrale, cfr. E. Dupré The-seider, voce Albornoz, Egidio de, in Dizionario biografico degli italiani, 2, Roma, Istituto dell’enciclopedia italiana, 1960, pp. 45-53: p. 51.

28 Biblioteca Apostolica Vaticana, Archivio del Capitolo di S. Pietro, Caps. 12 Fasc. 277, ff. 352v-356r.

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cento 29 – del contenuto di un documento più antico, composto di più fogli di pergamena. Si potrebbe pensare, ma solo in via ipotetica, che l’archetipo dell’interrogatorio in oggetto possa essere stato inorigine solidale proprio con la pergamena che tramanda le istruzioni date dai canonici ai loro procuratori nel 1366, in vista del loro in-contro con l’Albornoz (doc. 3). Infatti, quest’ultima presenta diversi fori sia nel suo margine superiore che in quello inferiore, tali cioè da far pensare che in origine la pergamena possa essere stata rilegata assieme ad altri fogli membranacei a costituire una sorta di rotulus. Dunque, se tale ipotesi fosse fondata, l’interrogatorio costituirebbe una preziosa testimonianza in grado di darci ragguagli circa lo svol-gimento della quaestio nursina del 1366. Ma, ripetiamo, si tratta soltanto di una congettura.

I punti sui quali i testes furono chiamati a deporre sono rivolti in massima parte a comprovare l’esistenza pregressa di una vera e propria signoria feudale esercitata dal Capitolo di S. Pietro su Norcia e sui principali centri del suo contado. Vediamoli nel dettaglio qui di seguito.

¶ Quod canonici erant veri domini. Quod tamquam domini, Capitulum cum canonicis eorum.

¶ Quod ecclesia Sancti Petri habuit in Nursia et suis pertinentiis funda Asing(ni), Argentill(i), Bisall(i), Cortignie, Valle Oblita, Frusibo, Presenzano, Sancto Marco, Sabellis, Podio Mescianus, Abeta, arce Arnulfi, Elcet(o), Sancto Vito, Preci, abbatia Sancti Titii, omnia sicut meretur dominus in terra sua 30.

¶ Quod canonici exercebant iustitiam in Nursia, si autem in Nursia et in terris.

¶ Quod canonici permanserunt in dominio Nursie.¶ Quod canonici receperunt iuramenta fidelitatis a singulis hominibus

Nursie.

29 Cfr. quanto si dice alla n. 26.30 Si tratta, in successione, delle ville e castelli di Usigni, Argentigli, Biselli, Corti-

gno, Valle Oblita, Forsivo, Presenzano, S. Marco, Savelli, Podio Mescianus (Meggiano?), Abeto, Roccanolfi, Elceto (Elce?), S. Vito, Preci, e dell’abbazia di S. Eutizio in valle Castoriana. Molti di questi centri compaiono menzionati nella lettera con cui Pietro Capocci, cardinale di S. Giorgio, concesse (o confermò) le pertinenze nursine il 22 luglio 1250, cfr. Patrizi Forti, Delle memorie storiche, p. 156, n. 1 e contesto. Su di essi, e sui centri successivamente menzionati di Onde (Unde) e di Legogne (Legonge), si veda La Valnerina, il Nursino, il Casciano, Roma, Edindustria, [1977] (L’Umbria. Manuali per il territorio), ad indicem.

29LA SOTTOMISSIONE DI NORCIA AL CAPITOLO VATICANO

¶ Quod homines Nursie et dictorum castrorum fecerunt fidelitatem canonicis et voluntarie.

¶ Quod canonici rehedificaverunt Nursiam propter destructionem, quam ascarina 31 fecerunt de ipsa(m).

¶ Quod canonici miserunt Nursie cast(rum) Sancti Marci, Unde, Oscig(ni), Legonge, Frascibum, Cortignie, Besalge, Argentillis et Presenzani.

¶ Quod canonici acquisiverunt Podium de Miscianis.¶ Quod ecclesia Sancti Petri habuit iurisdictionem in Nursia et suis

pertinentiis, Unde, Ascing(ni), Argentum, Biscillis, Cortinga, Valle Obleta, Fruscibo, Presenzano, Sancto Marco, Sabellis, Podius de Muscianis, Abetis, arce Anulfi, arce Sancto Vito, Preci et abbatia Sancti Titii.

¶ Quod ponebant banna 32 et faciebant vindictam de maleficiis.¶ Quod canonici receperunt banna et solute fuerant vindictas et fori-

sfacta 33.¶ Quod canonicis solute fuerunt palazatica 34 Nursie.¶ Quod consules Nursie recipiebant medietatem bonorum fructificato-

rum ‹et› medietatem palazatici, forsan ea conditione, quod predicti consules faciebant expensas ipsis canonicis quanno morabantur ibidem.

¶ Quod canonici Sancti Petri habe‹ba›ant in Nursia servos de comuni pro tuenda civitate.

¶ Quod canonici capiebant et incarcerabant delinquentes.¶ Quod canonici habebant iurisdictionem in Nursia agregandi exer-

citum, statuta, banna, collectas aliquas agravantia aliquando oportebat et cogi volebant.

¶ Duos equos nomine operibus ab hominibus Nursie.¶ Quod canonicis Sancti Petri in omnibus et per omnia homines Nursie

hobediebant sicut vassalli dominis suis in bannis, forisfactis et exercitum concernentibus.

Non sappiamo se e quali effetti abbia sortito la strategia adot-tata dai canonici vaticani per riottenere la perduta giurisdizione su Norcia. Pare però di poter affermare che, nonostante il ricorso all’arbitrato di Urbano v (1364) e le deposizioni testimoniali raccol-

31 Forse così per ‘scherani’ (cioè ‘malfattori’, ‘fuorilegge’, ‘banditi’), cfr. P. Sella, Glossario Latino Italiano. Stato della Chiesa-Veneto-Abruzzi, Città del Vaticano, Biblioteca apostolica vaticana, 1944 (Studi e testi, 109), p. 38, s.v. ascaranus.

32 « Poena et mulcta pecuniaria, qua quis banni seu legis infractor punitur... », C. du Fresne Du Cange, Glossarium mediae et infimae latinitatis, 10 voll., Graz, Akademische Druck- u. Verlagsanstalt, 1954: vol. i, p. 556, s.v. bannum.

33 Cioè ‘delitti’, cfr. Sella, Glossario, p. 247, s.v. forfactum, forfactura.34 Forse così per ‘palatica’, ossia « tributum quod pensitatur pro iure figendi palos

in fluvio ad opus molendini aut exclusarum », du Fresne Du Cange, Glossarium, vol. 6, p. 97, s.v. palare.

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te in proprio favore (nel 1366?), le rivendicazioni dei canonici non ebbero esito positivo. A concludere in tal senso ci porta anzitutto l’assenza di qualsiasi testimonianza posteriore che possa far pensare ad un ripristino, anche solo parziale, dei diritti del Capitolo; inoltre, a questo argomento ex silentio potremmo aggiungere la semplice considerazione che, con il definitivo ritorno dei papi a Roma nel 1377 e i ripetuti sforzi da questi intrapresi per riportare unità nei frammentati domini pontifici dell’Italia centrale, poco spazio sarebbe rimasto per la sussistenza di una vera e propria signoria ecclesiastica subalterna, quale quella sancita in favore dei canonici di S. Pietro al tempo del Barbarossa 35.

35 Già nel 1378 Gregorio xi riconobbe a Norcia, in un suo breve, il carattere di terra immediate subiecta alla Sede Apostolica, cfr. Patrizi Forti, Delle memorie storiche, p. 185. Nel corso del secolo successivo si moltiplicheranno da parte di quest’ultima i tentativi di limitare le libertà comunali dei nursini. Questo processo sarebbe culminato nel Cinquecento, prima con l’istituzionalizzazione in Norcia della figura del Governatore (per opera di Paolo iii, nel 1545); poi con la costruzione della cosiddetta “Castellina” (voluta da Giulio iii e portata a termine nel 1555), vera e propria roccaforte del potere papale, simbolicamente eretta al centro dell’abitato. Cfr. C. Comino, La Prefettura della Montagna di Norcia: una magistratura per il controllo territoriale nello Stato della Chiesa, in “Bollettino della deputazione di storia patria per l’Umbria”, 93 (1996), pp. 71-201: pp. 86-98.

31LA SOTTOMISSIONE DI NORCIA AL CAPITOLO VATICANO

DOCUMENTI

Abbreviazioni:ACSP = Biblioteca Apostolica Vaticana, Archivio del Capitolo di S. PietroIS = Biblioteca Apostolica Vaticana, Sala consultazione manoscritti, K 1 (già n. 401 rosso): [G. Grimaldi], Index omnium scripturarum archivii sacrosanctae basilicae Principis Apostolo-rum..., A.D. mdxcviiii

11163 dicembre 1, s.l.

I consoli Raynaldus e Ofreducius e tutto il popolo di Norcia confermano il giuramento di stabilità e di fedeltà fatto alla canonica di S. Pietro di Roma, sottoponendo la detta terra « intus et deforis » al governo dei canonici, ai quali spetterà d’ora in avanti la nomina dei consoli e il giudizio nelle liti « que apparent in civitate », oltre al possesso di diversi beni immobili posti dentro e fuori la città.

Originale deperdito [*A]. Da cui: copia semplice [B], cart., sec. xv, prima metà: ACSP, Caps. 12 Fasc. 277, f. 348r; nel margine inferiore, della stessa mano che ha realizzato la co-pia: « Copia cuiusdam antique cartule de castro nurscie ». Da cui: copia semplice [C], cart., mutila in principio, sec. xv, prima metà: ACSP, Caps. 12 Fasc. 277, ff. 350r-v; al f. 350r, nel margine superiore, di mano del sec. xv ex.-xvi in.: « Quod terra Nursię erat sub iurisdictione basilicę et capituli Sancti Petri »; [C’], cart., sec. xv ex.-xvi in.: ACSP, Ufficio degli Eccetti, Documenti-visite-elenchi-canoni, i, ff. 48r-v.

Cfr. Collectionis bullarum, t. i, 85, nt. l.

In nomine sancte et individue Trinitatis. Anno ab incarnatione domini nostri Yesu Christi mo c (a) lx tertio, indictione xi, regnante Frederico imperatore, primo die intrante mensis decembris. Hoc quidem (b) tempore placuit atque convenit ut in Dei nomine consules silicet (c) Raynaldus et Ofreducius, et universus populus Norsinus scripto iudicis firmarent quod prius canonice Beati (d) Petri iuraverant fidem et stabilitatem contra omnes homines, ita (e) ut canonici (f) Beati Petri tam presentes quam futuri habeant potestatem nunc et in perpetuum dominationis totius terre, intus et deforis, de quanto ad tutelam civitatis pertinet et de consu-libus mictendis annualiter vel quantum spatium melius visum fuerit sit ratum; et de placriis (g) litibus (h), que apparerent in civitate, ipsi audiant et diffiniant, per quos homines voluerint, vel per legem vel per bonum usum, secundum eorum preceptum; et de bandis illud idem. Et concesserunt eis unum molendinum in flumine Norsino iuxta civitatem una (i) cum accessionibus et ingressibus seu cum superioribus et inferioribus suis et cum cursu aquarum et cum omni iure, quod ad ipsum molendinum pertinet sine ulla repetitione; et in civitate tantum spatium terre quod sit sufficiens ad ecclesiam et casarina pro curte domnicata et cum domibus in munimine ecclesie et per unum quodque faculare unam spallam vel unum denarium papiensiu(m). De eis omnibus et de multis aliis rationibus, que pertinent ad ius ipsius curtis, nullo modo sit fraudatum, sed bene conservatum.

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Et unum campum de modiolis x cum suis lateribus. Et quicumque per ullum ignenium ullaque occasione, que fieri potest, hanc cartulam nititur rumpere, patiatur pena et hec cartula in suo permaneat vigore. Ofreducius Guilelmi et Raynaldus eius frater, Macaranus is est Bardus, et Berardus Viviani, Gervinus, Carsedonius, presbiter Albertus, Albertus de Petro, Randius, Raynutius Fardonis, Adam Alberti Roze olim nepucius Loponis, Ogerius, Albertus Raynerii Sasonis et Petrus Actonis Uberti et Adam frater eius et Nicola Gerardi, Albertus Ardemani, Petrus Adam Mitti et Silvester sacerdos, Petrus Nocterie, Petrus sacerdos Collis de (j) Medio, Gyrario et sacerdos rogati (k) testes sunt.

Ego Munaldus iudex subscripsi (l).

(a) cc in B; in C’ cc con la prima c depennata (b) in nomine-quidem manca in C(c) corretto da siu- con u depennata (d) B beatri (e) segue q(uod) depennato (f) se-gue beatri depennato (g) così B per placitis? (h) aggiunto in interlinea (i) con segno di abbreviazione superfluo (j) segue scrianus sacerdos petrus depennato; de ripetuto e non cassato (k) B in rogati (l) -b- esito di correzione

21366 agosto 5, Roma, San Pietro

Il Capitolo di S. Pietro, in persona del priore Francesco de Theballeschis e dei canonici, elencati nominativamente (in numero di venti: sei preti, sette dia-coni e sette suddiaconi), in assenza dell’arciprete Guglielmo, cardinale diacono di S. Maria in Cosmedin, « in remotis agente », nominano i canonici Stefano de Papareschis e Massimo Iohannis Friderici de Tibure e il beneficiato Angelo de Fulgineo loro procuratori, con il compito di comparire di fronte a Egidio cardinale vescovo Sabinense, legato della Sede apostolica, per difendere i diritti della Basilica di S. Pietro nella terra e distretto di Norcia.

Originale [A]: ACSP, Caps. 31 Fasc. 252, n. 3; perg. mm 685×170. Sul verso, nel medio margine superiore, di mano del sec. xiv: « Procur(atorium) domini Stephani et domini Maximi »; di mano del sec. xv ex.-xvi in.: « Procuratorium in personas dominorum canonicorum et unius beneficiati in Ducatu Spoletano pro defensione bonorum basilice in Nursia. C. vi ».

Reg.: IS, f. 219v.

In nomine Domini, amen. Anno a nativitate eiusdem millesimo ccco lxvio, indictione iiiia, pontificatus sanctissimi in Christo patris et domini nostri domini Urbani divina providentia pape v, mens(e) augusti, die v. In presentia mei notarii publici et testium infrascriptorum ad hec specialiter vocatorum et rogatorum, venerabiles viri domini Franciscus de Theballeschis prior, Iordanus de Insula, Symeon Silvestri, Thomas de Catellinis, Nicolaus de Pileo, Franciscus de Tostis, Franciscus magistri Deodati, in sacerdotio constituti; Nicolaus Tani, Poncellus de Ursinis, Petrus Captivat(i), Iohannes Nutii, Nicolaus et Cellus de Orto, Paulus de Paparonibus, in dyaconatus ordine constituti; Angelus de Mut(is), Thebaldus de Theballeschis, Iohannes Castellan(i), Laurentius de Sanguineis, Bartholomeus Vagian(i), Thebaldus Aliscii et Franciscus Capoçucca, in subdyaconatus ordine constituti, canonici et capitulum sacrosancte basilice Principis apostolorum de

33LA SOTTOMISSIONE DI NORCIA AL CAPITOLO VATICANO

Urbe, apud ipsam in loco capitulari consueto ad sonum campane, ut moris, capitulariter congregati, reverendissimo in Christo patre et domino domino Guil-lelmo Sancte Marie in Cosmedin dyacono cardinale, archipresbytero in remotis agente, vice et nomine ipsius domini archipresbyteri et aliorum concanonicorum ipsorum ab eadem basilica nunc absentium, pro quibus et quolibet ipsorum promiserunt de rato et ratihabitione, ex certa scientia et sponte, unanimiter et concorditer, eorum nemine discordante, nomine ipsorum et dicte basilice et quibus nominibus, omni modo, via, iure et titulo, quibus melius potuerunt, fece-runt, constituerunt, ordinaverunt et concreaverunt eorum et dicte basilice atque capituli veros et legitimos procuratores, actores, factores, scyndicos, yconimos et nuntios speciales, prout de iure melius dici valere et censeri potest, venerabiles et circumspectos viros dominos Stephanum de Papareschis, Maximum Iohannis Friderici de Tibure, canonicos dicte basilice, presentes in dicto capitulo et hoc mandatum sponte suscipientes, et Angelum de Fulgineo beneficiatum eiusdem basilice, absentem ut presentem, et quemlibet ipsorum in solidum, ita quod non sit melior condictio occupantis, sed quod unus ipsorum inceperit, alter prosequi, mediare valeat et finire, scilicet ad comparendum et se representandum nomine ipsorum constituentium et dicte basilice atque capituli et quibus supra nominibus coram reverendissimo in Christo patre et domino domino E. miseratione divina episcopo Sabinensi, apostolice sedis legato, seu eius et sue curie commissario, auditore seu delegato, uno vel pluribus, dato vel dando, posito vel ponendo, ad citationem de ipsis constituentibus factam ex parte ipsius domini legati, dantes et concedentes dicti constituentes et quilibet ipsorum predictis eorum procuratoribus et cuilibet ipsorum agendi, petendi, respondendi et defendendi contra . . rectorem provincie Spoletani ducatus pro sancta Romana Ecclesia et contra thes(aurarium), advocatum et procuratorem fisci camere Romane Ecclesie dicte provincie, necnon contra . . potestatem, priores, regamina (a), consilium, commune, universitatem et homines terre Nursie Spoletane dyocesis et contra quascumque alias personas, colleg(ia), universitates vel loca, super iuribus et iurisdictionibus spectantibus ad ipsam basilicam, priorem, canonicos et capitulum antedictos in dicta terra Nursie et eius districtu, libellum seu libellos et quas-cumque petitiones dandum, petendum et recipiendum, litem contestandum, de calupnia et veritate dicendum, iurandum et cuiuslibet alterius generis iurament(i) in animas ipsorum constituentium prestandum, terminos et dilationes petendum et recipiendum, exceptiones dilatorias et perhentorias proponendum, ponendum et articulandum, positionibus adverse partis respondendum, testes, instrumenta, privilegia, licteras et quascumque probationes producendum et producta per adversam partem reprobandum, crimina et defectus apponendum, testium iuramenta et eorum publicationes videndum et audiendum, copias petendum et recipiendum, in causa concludendum, iudices eligendum et recusandum, confidatos et suspectos dandum, sententiam diffinitivam seu interlocutoriam audiendum et ab ipsis vel altera ipsarum et ab omni gravamine, si opus fuerit, appellandum et appellationis causam prosequendum, articulos petendum, noti-ficandum, insinuandum et protestandum, beneficium restitutionis in integrum petendum, impetrandum et obtinendum; item ad substituendum in predictis vel aliquo predictorum unum vel plures procuratores loco ipsorum seu alterius

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ipsorum cum simili potestate et ipsos substitutos vel aliquem ipsorum, cum opus fuerit et eis videbitur, revocandum et in se procurationis officium resumendum; et generaliter ad omnia alia et singula faciendum, procurandum et exercendum, que in premissis et circa premissa et quodlibet premissorum necessaria fuerint seu etiam oportuna et que ipsimett constituentes et quilibet ipsorum facere et exercere possent, si personaliter adessent, etiam si mandatum exigerent speciale. Dantes et concedentes dicti constituentes et quilibet ipsorum predictis eorum procuratoribus, scyndicis et yconimis et cuilibet ipsorum ac substituendis ab eis vel ipsorum altero plenam et liberam licentiam et potestatem et generalem admi-nistrationem, videlicet in predictis omnibus et singulis predictorum. Et volentes dicti constituentes relevare et ex nunc relevantes dictos eorum procuratores, scyndicos et yconimos et quemlibet ipsorum et substituendos ab eis seu ipsorum altero ab omni satisdatione, onere de iudicio sisti et iudicat(um) solvendo pro-miserunt mihi notario ut publice persone presenti et recipienti et stipulanti vice et nomine omnium et singulorum, quorum interest seu interesse poterit in futu-rum, de iudicio sisti et iudicat(um) solvendo cum omnibus clausulis oportunis, seque ratum, gratum et firmum habere, tenere et inviolabiliter observare totum et quidquid per dictos eorum procuratores, scyndicos et yconimos vel alterum ipsorum seu substituendos ab eis vel aliquo ipsorum actum, factum, gestum et procuratum fuerit in predictis et circa premissa et quodlibet premissorum, sub ypotheca et obligatione omnium et singulorum bonorum ipsorum dominorum constituentium et cuiuslibet eorum et dicte basilice, mobilium et immobilium, presentium et futurorum, et pena unius libre auri, qua pena soluta vel non pre-dicta tamen omnia et singula in sua semper firmitate perdurent.

Actum Rome, apud dictam basilicam, in loco capitulari ipsius basilice, pre-sentibus hiis testibus, scilicet domino Paulo de Guanciabertis canonico ecclesie Sancti Nicolai in Carcere Tuliano, Paulo Iotii spetiario et Lippo Angelocti de Urbe, de regione Pontis et contrata portice Sancti Petri.

(SN) Et ego Andreas magistri Nicolai de Podio Sancti Laurentii abbatie Farfensis et nunc habitator Urbis in platea castri Sancti Angeli, imperiali aucto-ritate notarius publicus ac iudex ordinarius, predictis omnibus et singulis rogatus interfui, scripsi et publicavi signumque meum apposui consuetum.

(a) così per regimina?

3[1366]

Istruzioni rilasciate dal Capitolo di S. Pietro ai procuratori da esso nominati (doc. 2) circa il loro prossimo incontro con il legato papale Egidio Albornoz finalizzato a recuperare la città di Norcia al governo dei canonici.

Originale [A]: ACSP, Caps. 12 Fasc. 277, f. 347r-v, perg. mm 462×270. Il documento pre-senta una rifilatura al margine superiore che compromette parzialmente la lettura della prima riga del testo; la presenza di una serie di cinque fori posti sia nel margine superiore che nel margine inferiore, sta ad indicare che alla nostra pergamena erano probabilmente uniti in origine altri

35LA SOTTOMISSIONE DI NORCIA AL CAPITOLO VATICANO

fogli (membranacei?) a costituire un sorta di rotulus. Sul verso, nel margine superiore sinistro, di mano coeva: « Iura Cassie et Nurcie »; nel mezzo, di mano del sec. xv ex.-xvi in.: « Articuli dati per capitulum ad probandum qualiter terra Nursie est ipsius capituli et in ea officiales suos posuisse. C. vii ». Da cui: copia semplice cart. [B], sec. xv, 1a metà: ACSP, Caps. 12 Fasc. 277, ff. 350v-352v.

Reg.: IS, f. 92r.

Primo et ante omnia presentetur rescriptum apostolicum (a) domino legato et tam de representatione quam de receptione fiat (a) publicum instrumentum. Deinde citentur officiales Ecclesie provincie Ducatus universaliter, presidentes et com[une] et potestas et ceteri officiales terre Nursie, quod veniant, si volunt, ad videndum presentationem factam de dicto rescripto et ad accipiendum copiam presentationis et rescripti et ad contradicendum et ad opponendum, si volunt et sua credunt interesse. Deinde, sive compareant et contradicant sive non, exi-beatur infrascripta petitio.

Coram vobis, reverendo in Christo patre et domino domino E. episcopo Sabinensi, apostolice Sedis legato, cui specialiter per apostolicum rescriptum commissum et mandatum est quod vocatis, qui fuerint vocandi, et auditis hinc inde propositis, quod iustum fuerit appellatione remota decernatis de terra Nursie Spoletane diocesis. Quam terram ipsiusque dominium propter absentiam multorum Romanorum pontificum per nonnullos apostolice Sedis in ducatu Spo-letano rectores capitulum basilice Principis apostolorum de Urbe asserunt fuisse hactenus et detineri ad presens indebite occupatam, licet ipsa terra ipsiusque dominium ad ipsum capitulum pertineat pleno iure et illi, qui in dicta basilica eos precesserunt, fuerunt in pacifica possessione vel qui dicte terre etcetera, prout in ipso rescripto latius appa[ret], dicit et proponit. Talis yconomus, scyndicus et procurator yconomario, scyndicario et procuratorio nomine dicti capituli basi-lice Principis apostolorum de Urbe quod talis, qui novit veritatem de predictis ut supra vobis commissis, senex est et etatis ***** annorum vel ultra, propter quod timeri et sperari verisimiliter potest et debet de morte citissima et brevi vita eius. Quare, ne propter mortem eius veritas occultari posset et probationis copia (b) subtrai valeat, petit dictus yconomus, scyndicus et procurator, ycon-omario, scyndicario et procuratorio nomine, quo supra, per vos seu eum, cui duxeritis commictendum, dictum talem, ante litem contestatam, citari, iurari et examinari in test(imonio) super articulis infrascriptis et eius dictum ac attesta-tionem in actis et publica monumenta reddigi, monitis, vocatis et citatis talibus officialibus apostolice Sedis universaliter, presidentibus ducatui Spoletano pro apostolica Sede predicta et communi ac talibus officialibus dicte terre Nursie quatenus veniant, si volunt, ad videndum iuramentum et examinationem dicti testis et dicte examinationi intersint. Capitula autem seu articuli, super quibus dictus testis examinari petitur, sunt hec.

In primis quomodo dicta terra Nursie Spoletane dyocesis ipsiusque dominium spectat et pertinet pleno iure ad capitulum basilice Principis apostolorum de Urbe.

Item quomodo regalia dicte terre, maxime omnis iurisdictio et potestas constituendi magistratus ad iustitiam expediendam, spectat et pertinet ad dictum capitulum.

MIRKO STOCCHI36

Item quomodo homines et persone dicte terre sunt fideles et vassalli dicti Capituli.

Item quomodo dictum capitulum et persone dicti capituli per se et officiales suos, a tanto tempore citra, use fuerunt dicta terra Nursie ut veri domini ipsius terre.

Item quomodo dictum capitulum et persone dicti capituli per se et officiales suos, a dicto tempore citra, use fuerunt regalibus dicte terre, maxime omnimoda iurisdictione ut veri domini dicte terre et dictorum regalium.

Item quomodo dictum capitulum et persone dicti capituli per se et officiales suos, a dicto tempore citra, use fuerunt hominibus et personis dicte terre ut fidelibus et vassallis dicti capituli et ut domini ipsorum hominum et personarum.

Item quomodo dictum capitulum et persone dicti capituli per se et officiales suos, a dicto tempore citra, possiderunt pacifice dictam terram Nursie ut domini.

Item quomodo dictum capitulum et persone dicti capituli per se et officiales suos, a dicto tempore citra, pacifice fructificaverunt et fructus ac redditus (c) perceperunt ex dicta terra Nursie ut domini dicte terre.

Item quomodo dictum capitulum et persone dicti capituli per se et officiales suos, a dicto tempore citra, pacifice fuerunt in quasi possessione regalium, maxime iurisdictionis dicte terre.

Item quomodo dictum capitulum et persone dicti capituli per se et officiales suos, a dicto tempore citra, pacifice exercuerunt iurisdictionem in dicta terra.

Item quomodo dictum capitulum et persone dicti capituli, a dicto tempore citra, pacifice constituerunt magistratus ad iustitiam expediendam in dicta terra.

Item quomodo dicti magistratus per predictum capitulum et personas dicti capituli in dicta terra constituti pacifice exercuerunt, a dicto tempore citra, iurisdictionem dicte terre.

Item quomodo homines dicte terre, a dicto tempore citra, fecerunt vassalla-gium et fidelitatem dicto capitulo.

Item quomodo homines dicte terre, a dicto tempore citra, iuraverunt vassal-lagium et fidelitatem dicto capitulo.

Item quomodo de omnibus et singulis supradictis fuit et est publica vox et fama.

Item quomodo dictum capitulum et persone dicti capituli per se et officiales suos, a dicto tempore citra, pacifice fuerunt in quasi possessione dominii dicte terre.

(d) Item quomodo de predictis omnibus et singulis fuit et est publica vox et fama (d).

(a-a) lacuna di circa mezza riga in A dovuta alla rifilatura del margine superiore della perga-mena; si integra in base a B (b) aggiunto in interlinea con segno di inserzione (c) ac redditus aggiunto come sopra (d-d) manca in A; si integra in base a B

761INDICE DEL VOLUME

INDICE DEL VOLUME

Tomo primo

Chiara Frugoni, « Istud signum tau cum capite »: qualche riflessione in merito . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag . 5

Saggi e memorie: età medievale e moderna

Mirko Stocchi, La sottomissione di Norcia al Capitolo vaticano: tre documenti inediti (1163 e 1366) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 17Alberto Luongo, I notai della curia vescovile di Gubbio nel Tre- cento. Prime considerazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 37Daniele Sini, Un esempio di dominio signorile all’epoca dello Scisma: la signoria di Biordo Michelotti su Assisi (1394-1398) . . . . . . » 59Cristina Trequattrini, Una comunità ebraica nella Orvieto tre- quattrocentesca: immigrati ed emigranti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 161Emanuela Cecconelli, Ottaviano di Martino ‘Nelli’, l’eremo di Sant’Ambrogio e la “Madonna della grotta” . . . . . . . . . . . . . . . » 177Biancamaria Brumana, « Vox clara ecce intonat ». Un inno per s. Erco- lano messo in musica da Ivo di Tours agli inizi del Cinquecento » 201Serena Balzani - Clara Cutini, Matteo e Marco Teyninger, figli del cardinale Matteo Lang di Wellenburg, nella Perugia del sec. xvi » 223Giuseppe Maria Nardelli (†), Cartografia e botanica in ... armadio.

La mappa di un feudo nelle pitture di una settecentesca credenza a muro nel palazzo Hondedei-Bentivogli di Gubbio . . . . . . . . . . » 285

Saggi e memorie: tra Otto e Novecento Tomo secondo

Giuseppe Di Biagio - Ezio Genovesi, Francesco Rondoni pittore, litografo, fotografo (1807-?). Le nebulose e i ritratti di Pio ix e di Ciceruacchio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 319Ferdinando Treggiari, Carte che parlano. Giustizia e riforme isti- tuzionali in Umbria nei cento giorni di Pepoli . . . . . . . . . . . . » 355Francesca Giommi - Manuel Vaquero Piñeiro, Nobiltà e collezioni- smo in Umbria alla fine del xix secolo: la famiglia Cilleni Nepis di Assisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 423

INDICE DEL VOLUME762

Paolo Passaniti, « La vanità come fattore di delinquenza ». Le verità lombrosiane nell’omicidio di un principe del foro perugino in

un giorno di eclisse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag . 477Chiara Curci, Il gruppo scultoreo delle Arti nel giardino del Fron-

tone a Perugia. Storie e vicende di una città in evoluzione tra xix e xx secolo: la progettazione del Parco della Vittoria . . » 489

Contributi biografici

Catiuscia Marionni, Girolamo Diruta: nuovi documenti eugubini . . » 507Rita Staccini, « ...fino che il mondo durerà... ». Un testamento disat- teso (20 giugno 1716) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 543Marta Bartoli, Uno spoletino deputato dell’Assemblée Nationale: Valerio Travaglini (1767-1836) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 563Jean-Marc Ticchi, Une notice autobiographique de Serafino Siepi (Perugia, 1776-1829) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 573

Documenti e archivi

Margherita Sensi, I registri parrocchiali di interesse demografico nell’archivio capitolare di San Rufino di Assisi . . . . . . . . . . . . » 581Stefania Maroni, Un inedito documento per la storia del Collegio

dei notai di Perugia: il registro degli Acta Collegii Dominorum Notariorum ab anno 1807 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 603Samuela Cupello, La serie “Carteggio” del fondo Luigi Fumi di Orvieto. Inventario analitico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 615

Studi sul movimento dei Disciplinati

Francesco Santucci, Il prestito ebraico e i Disciplinati di S. Stefano in Assisi nel secolo xiv (documenti in volgare) . . . . . . . . . . . . » 643

Bibliografia umbra

Recensioni e segnalazioni (a cura di Luciana Brunelli) . . . . . . . . . » 655Libri ricevuti (a cura di Anna Maria Giottoli) . . . . . . . . . . . . . . . » 699

Atti e notizie della Deputazione

Verbali delle adunanze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 707Cronaca: Convegno, La storia della storia patria - Interventi . . . . » 729Necrologi: Francesco F . Mancini, Lidia Mazzerioli . . . . . . . . . . . . » 747

English Summaries . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 751Gli Autori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 757

763INDICE DEL VOLUME

Sono recensiti e segnalati:

F . Bettoni (a cura di), Foligno e il Risorgimento. Documenti, Memorie, Ricerche, Foligno 2012 - pp . 683-684 (Luciana Brunelli)

F . Bettoni (a cura di), Lo spettacolare “trionfo” di san Carlo Borromeo nella Foligno del 1613, Foligno 2013 - pp . 694-695 (Rita Chiacchella)

M . Benedetti, I margini dell’eresia. Indagine su un processo inquisitoriale (Oulx, 1492), Spoleto 2013 - pp . 672-673 (Giovanna Casagrande)

L . Bertoglio (a cura di), Alfonso Ceccarelli, De Clitumno flumine celeberrimo. Opusculum, Foligno 2012 - pp . 674-676 (Antonio Carlo Ponti)

C . Biscarini, Umbria: la guerra dal cielo (1941-1944), Perugia 2012 - pp . 690-692 (Luciana Brunelli)G . Casagrande (a cura di), Inventario dell’Archivio Storico del Monastero di Sant’Agnese di Perugia

(Secc. xiv-xx), Assisi 2013 - pp . 669-672 (Paola Monacchia)C . Comino e F . Iambrenghi, Seicento inedito. L’ultima età dell’oro della Città di Norcia, Firenze

2013 - pp . 679-682 (Rita Chiacchella)A . Czortek (a cura di), La nostra storia. Lezioni sulla storia di Sansepolcro, Sansepolcro 2010-2013 -

pp . 655-657 (Giovanna Casagrande)F . Frezza, Liber Lelle. Il Libro di Angela da Foligno nel testo del codice di Assisi..., Firenze 2012 -

pp . 667-669 (Dante Cesarini)A . P . Lancellotti, Fernando Creonti sindaco di Acquasparta. Fra storia e memoria, Foligno 2012 -

pp . 696-697 (Angelo Bitti)A . Maiarelli (a cura di), L’archivio storico della Custodia di Terra Santa (1230-1970), Milano 2012 -

pp . 660-663 (Giovanna Casagrande)N . Molè, Uno dei tanti. Memorie tra militanza religiosa e impegno politico, Roma 2013 - pp . 693-

694 (Carla Arconte)D . R . Nardelli, Il campo di prigionia pg n. 117. Un caso di sfruttamento del lavoro obbligatorio in

Umbria (1942-1943), Monteleone di Spoleto 2013 - pp . 695-696 (Tommaso Rossi)S . Nessi, Il tempietto del Clitunno tra paganesimo e cristianesimo, Spoleto 2012 - pp . 657-660

(Luigi Sensi)A . Novelli, In casa dell’illustrissimo Bernardino Scotti, Roma 2013 - pp . 676-679 (Giordana Benazzi)P . Pennazzi, Sambucetole. Cronache di un Castello sulla via Amerina tra Amelia e Todi, Todi 2013 -

pp . 664-666 (Gianluca Prosperi)A . Stramaccioni, Storia delle classi dirigenti in Italia. L’Umbria dal 1861 al 1992, Città di Castello

2012 - pp . 685-687 (Matteo Aiani)L . Varasano, L’Umbria in camicia nera (1922-1943), Soveria Mannelli 2011 - pp . 687-690 (Luciana

Brunelli)

INDICE DEL VOLUME764