A. Coen, Due vasi del Gruppo Vaticano del cd. Funnel Group nelle collezioni del Museo Archeologico...

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ORIZZONTI

Rassegna di archeologia

Direttori

Lorenzo Quilici e Stefania Quilici Gigli

Comitato scientifico

Marcella Barra Bagnasco, TorinoRobert Bedon, LimogesOscar Belvedere, PalermoFrancesco D’Andria, LecceSalvatore Garraffo, CataniaCarlo Gasparri, NapoliJorge Martinez Pinna, MalagaMarcello Rotili, Santa Maria Capua VetereDaniela Scagliarini, BolognaEdoardo Tortorici, CataniaGemma Sena Chiesa, MilanoRussel T. Scott, Bryn Mawr College

Segreteria di redazione

Giuseppina Renda, Santa Maria Capua Vetere

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I manoscritti possono essere inviati ai seguenti indirizzi:Prof. Lorenzo Quilici, Viale dell’Esperanto 21, oo144 Roma,[email protected] Stefania Quilici Gigli, Facoltà di Lettere e Filosofia,Seconda Università di Napoli, Piazza S. Francesco,80155 S. Maria Capua Vetere (ce), [email protected]

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In copertina: Le mura di Fondi.(Foto Stefania Quilici Gigli).

ORIZZONTIRassegna di archeologia

XIV · 2013

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issn 1591-2787issn elettronico 1724-1936

Sommario

articoli11 Jorge Martínez-Pinna, Los latinos y los reyes de Roma21 Carla Scilabra, Riflessioni sull’identità sociale dei defunti immaturi in età arcaica e classica. Note in margine ad

alcune tendenze nelle necropoli magnogreche e siceliote37 Rosa Vitale, Presenza monetaria nel territorio di Allifae: altri elementi su Phistelia51 Lorenzo Quilici, Stefania Quilici Gigli, Fondi: la romanizzazione della città e del territorio61 Vincent Jolivet, À propos de la villa romaine du château aragonais de Baïes. Notes de topographie phlégréenne

note75 Alessandra Coen, Due vasi del Gruppo Vaticano del cd. Funnel Group nelle collezioni del Museo Archeologico

Statale di Ascoli83 Marco Serino, Il cratere a calice con Marsia e Olimpo a Nostell Priory. Influenze stesicoree nella produzione della

bottega del Pittore di Himera?93 Anna Colangelo, Annarita Stigliano, Aspetti topografici e archeologici del Metapontino tra iv e xvi secolo

scavi e monumenti101 Giuseppe Ceraudo, Carlo Molle, David Nonnis, L’iscrizione musiva delle Terme Centrali di Aquinum111 Paola Carfora, Su un edificio funerario nell’agro di Nola

discussioni119 Jeannette Papadopoulos, La circolazione dei beni archeologici in ambito internazionale125 Francesco D’Andria, Storia di un libro sul Martyrion di Hierapolis di Frigia

recensioni141 Martín Almagro-Gorbea, Alberto J. Lorrio, Teutates. El héroe fundador y el culto heroico al antepasado

en Hispania y en la Keltiké (Bibliotheca Archaeologica Hispana, 36), Madrid, Real Academia de la Historia, 2011( Jorge Martínez-Pinna)

143 Federica Doria, Severe Ludere. Uso e funzione dell’astragalo nelle pratiche ludiche e divinatorie del mondo greco(Barbara Carè)

152 Pier Andrea De Rosa, Barbara Jatta, La Via Appia nei disegni di Carlo Labruzzi alla Biblioteca ApostolicaVaticana (Pietro Zander)

155 Abstracts

159 Abbreviazioni

elle collezioni del Museo Archeo-logico Statale di Ascoli si trovano diver-si vasi etruschi di particolare interesse,indicati negli inventari del Museo come‘dono Mazzoni’.1 Oltre a ceramica d’im-pasto e buccheri, spicca anche qualchevaso figurato, fra cui si segnalano duepiattelli del tipo Genucilia, uno con de-corazione a stella ed uno a volto femmi-nile, un grande vaso etrusco-corinziodel gruppo ceretano degli Anforonisquamati e due stamnoi a figure rosse(K4973-K4974), ascrivibili al Gruppo Vati-cano del cd. Funnel Group, citati solo inuna nota nel libro di Del Chiaro dedica-to al gruppo.2

Presso l’Archivio di Stato di Ascoli Pi-ceno (asap), Archivio Storico del Co-mune di Ascoli Piceno (asca) – Affarispeciali (1868-1927), fascicolo 12, cartella6 (recto) si conserva una lettera di Giu-lio Gabrielli, allora bibliotecario e diret-tore del Museo, ove si legge:3

Onorevole Sig. Sindaco di Ascoli PicenoAscoli Piceno 14 Agosto 1878Onorevole Sig. SindacoL’illustre Pro. Cav. Costanzo Mazzoni ha

donato al Museo comunale di antichità trevasi etruschi dipinti, dei quali mi è ignota laprovenienza archeologica. Col piacere diparteciparle tale notizia, ho fiducia che laSig. V. Ill.ma vorrà render grazie al nostroconcittadino per il suo generoso donativo.

Non ci sono elementi che possano concertezza assegnare a questa donazione inostri vasi, ma le ceramiche figurate traquelle del dono Mazzoni sono davveropoche e i due stamnoi, se si escludonol’anforone squamato ed un’anfora atti-ca, sono indubbiamente i pezzi più eclatanti. Malgrado nella lettera la pro-venienza dei vasi sia ‘ignota’, negli in-ventari per i due stamnoi,4 così comeper molti altri materiali del dono Maz-zoni, viene indicata una provenienza‘Canino/Musignano’.

Costanzo Mazzoni5 nacque ad Asco-li Piceno il 4 dicembre 1823. Compiuti glistudi in medicina e chirurgia a Roma silaureò nel 1846, passò poi un periodo aBologna per completare gli studi e, fattoritorno a Roma, partecipò ai fatti d’armidella Repubblica del 1849. Si perfezionòpoi in Francia, guadagnandosi ad hono-rem il posto di primo coadiutore nella ri-nomata Clinica della Pitié; qui fu fonda-mentale il suo incontro con AlessandroTorlonia. Tornato a Roma nel 1855, in-fatti, si affermò ben presto come il mi-gliore chirurgo del momento e nel 1859accettò l’incarico, affidatogli dallo stessoTorlonia, di dirigere il piccolo ospedaleoftalmico da lui fondato in Roma nel1850. Nel 1871 fu chiamato alla direzioneamministrativa dell’ospedale San Gio-vanni e l’anno successivo assunse come

professore straordinario la direzionedella cattedra di clinica chirurgica del-l’Università di Roma; dal 1875-76, e per iseguenti due anni accademici, fu inoltretitolare dell’insegnamento di patologiaspeciale chirurgica. Nel 1879, infine, di-venne professore ordinario di clinica chi-rurgica. Fece inoltre parte del Consigliosuperiore di sanità, del quale fu vicepre-sidente nel 1879 e presidente nel 1881.Mazzoni morirà a Roma il 5 febbraio1885.

Il lungo periodo passato a Roma e illegame con i Torlonia può ovviamentespiegare la formazione di una raccolta dioggetti archeologici dall’Etruria ed inparticolare da Canino-Musignano, dalmomento che il feudo acquisito nel 1814da Luciano Bonaparte, fratello di Napo-leone, fu poi acquistato proprio dai Tor-lonia nel 1853, restando nella proprietà diquesti ultimi a lungo. Non abbiamo tut-tavia altri indizi sulla formazione e con-sistenza di questa collezione, che po-trebbe semplicemente essere il frutto disporadici doni fatti dai Torlonia al lorochirurgo di fiducia.

I due vasi,6 entrambi in ottimo stato diconservazione, sono molto simili così dafar pensare si tratti di una coppia prove-niente da un medesimo contesto. Stessala forma, su alto piede,7 e quasi identicala decorazione: su un lato compare in

Alessandra Coen, Seconda Università de-gli studi di Napoli, Dipartimento di Lettere eBeni Culturali.

1 I materiali della collezione sono in corso di riordinamento. Oltre ai due vasi inesame K4973 (IC 6; BM 2593) e K4974 (IC4; BM2594), comprendeva: inv. BM259/IC3;BM2565/IC30; BM2566/IC35; BM2567/IC38;BM2568/IC26 e BM2569/IC24 (due piatti Genucilia: invv. K4959-4960); BM2572/IC25;BM2573/IC12; IC33; BM2575/IC31;BM2576/IC32; BM2577/IC23; BM2578/IC28;BM2580/IC29; BM2581/IC22; BM2582/IC14;BM2583/IC13; BM2584/IC34; BM2588;BM2589/IC8; BM2590/IC7; BM2595/IC9;BM2596/IC1875 (anforone squamato);BM2597/IC36; BM2598/IC37; BM2599;BM2600/IC2. B.M. (Bene Mobile), inventariottocenteschi di Giulio Gabrielli; I.C (Inven-tario Comunale), redatti a partire dal 1947 daNereo Alfieri e poi da Alfio Ortenzi: si v. alproposito Lucentini 2002, pp. 18-21; Cicala2010, p. 28 s. L’anforetta attica presenta ora iln. K4991.

Sul dono cenno in Lucentini 2002, p. 18.

Molte sono le persone cui va la mia grati-tudine per la realizzazione di questo lavoro:in primo luogo Nora Lucentini, Direttrice delMuseo Archeologico Statale di Ascoli, e la Di-rezione della Soprintendenza Archeologicadi Ancona per aver permesso lo studio deidue vasi; Chiara Speranza e Giovanna Cicala,per avermi aiutato nelle ricerche sulla colle-zione Mazzoni. Un grazie particolare anche aFernando Gilotta, per i preziosi consigli e aStefania Quilici Gigli, che con la consueta generosità ha accolto questo lavoro nella suarivista.

2 Sul gruppo v. Beazley, EVP, p. 141 sgg.;Del Chiaro 1974a (i nostri exx. sono citati al-la p. 29, nota 1); Bocci 1976, p. 39 sg.; Pianu1980, p. 53 sg.; Pianu 1981; Jolivet 1982, pp.72-76; Favaretto 1982, p. 83 sgg., n. 59; Joli-vet 1984, pp. 91-93, tav. 48; Gilotta 1985, p. 33,note 49-51; Pianu 1985, p. 69; M. Cristofani,in Martelli 1987, p. 47 sg. (sul Pittore del Va-ticano, p. 47 e nota 20); Cavagnaro Vanoni,Serra Ridgway 1989, p. 109 sgg., 114. nn. 4,15, 32, 33, 34, 52, 27, 75; Harari 1990, p. 33 sgg.;Cristofani 1992, p. 91 sgg., sulla Bottega delVaticano, p. 94; Cappelletti 1992, p. 161 sgg.;S. Businaro, in Bonghi Jovino, Chiara-

monte Treré 1997, p. 380 sg. 488, nn. 3/91,3/981, tav. 138, 141; Gilotta 2000, p. 183 sg.;Gilotta 2003, p. 222 sg.; Weber-Lehmann2006, p. 620 sgg.

3 Si ringrazia per la segnalazione ladott.ssa Giovanna Cicala.

4 L’informazione circa la provenienza deipezzi del dono Mazzoni si ricava dal taccuinon. 41, pag. 43 di Giulio Gabrielli dove è ripor-tato «…il prof. Mazzoni ha donato al Museo vasie bronzi, antichi oggetti trovati a Musignano e Ca-nino». Negli inventari l’informazione compa-re per la prima volta negli Inventari Comuna-li redatti nel 1947 da Nereo Alfieri.

5 Crespi 2008, s.v.6 1) Inv. K K4973 (I.C. 6; B.M. 2593). H. 32,

diam. bocca 16. Argilla rosata, ingubbiaturaarancio in superficie, vernice nera e suddipin-ture in bianco. Integro. 2) Inv. K4974 (I.C. 4;B.M. 2594). alt. 32, diam. bocca 16,5. Argilla ro-sata, ingubbiatura rosata in superficie, verni-ce nera e suddipinture in bianco. Piccola la-cuna sul labbro e qualche incrostazione insuperficie.

7 Nel gruppo Vaticano sono generalmen-te presenti stamnoi su alto piede, tranne qual-che eccezione (Del Chiaro 1974a, p. 31 sg.).

Due vasi del Gruppo Vaticanodel cd. Funnel Group nelle collezionidel Museo Archeologico Statale di AscoliAlessandra Coen

N

76 alessandra coen

entrambi i casi un cigno ad ali spiegate(Figg. 1.b; 2.b), mentre la decorazionepiù complessa è sull’altro lato, dove troviamo una fanciulla seduta su unaroccia, vestita di un solo mantello che lecopre la parte inferiore del corpo, ac-conciata con una dritta coda di cavallo etenia e ornata da collana a perle e orec-chini con pendente a piramide; la manodestra tiene una benda frangiata, men-tre la sinistra è appoggiata sul fianco(Figg. 1.a; 2.a). Nel vaso n. 2 è più accu-rata la realizzazione della veste della fi-gura femminile, articolata nelle pieghe econ bordo segnato da una linea nera on-dulata; diversa anche la posizione dellamano sinistra, appoggiata sulle pieghedel manto sul fianco, mentre nell’altro

esemplare è più in basso, sulla roccia.Molto simile la composizione degli ele-menti accessori, tipici del gruppo:8 il cd.egg pattern9 sull’orlo, il motivo eponi-mo ‘ad imbuto’ sulla spalla, le grandipalmette sotto l’ansa con al di sopra,usata come riempitivo, la tipica rosetta adisco, divisa in quarti,10 la banda di basedel fregio, che nel nostro caso è appun-to quella del terzo elemento che identi-fica il gruppo secondo Del Chiaro,11 ov-vero una fascetta con tratti verticali chesi originano alternativamente dal bassoo dall’alto.

La fanciulla è direttamente confron-tabile con quella che appare, sostanzial-mente identica, anche se con in mano unpiccolo timpano12 al posto della benda,

in altri due vasi del gruppo, anch’essiconsiderabili una coppia per l’identitàdei motivi anche dell’altro lato (una co-lomba?), ovvero due stamnoi dei MuseiVaticani13 (Figg. 3-4). Simile a questi inalcuni particolari appare anche la realiz-zazione dei motivi esornativi vegetaliche fanno da cornice alle figure, mentrela decorazione del fregio di base e del-l’orlo degli stamnoi di Ascoli apparepiuttosto del tipo che si trova su quelli diBaltimora14 (Fig. 5), attribuibili allo stes-so gruppo, in uno dei quali, tra l’altro,compare su un lato la stessa figura fem-minile seduta (anche qui però con tim-pano). Diverse invece per posa e atteg-giamento le due figure sempre sedutedello stamnos di Cambridge15 (Fig. 6).

Questo motivo nelle due coppie divasi dei Vaticani e di Ascoli si contrap-pone ad un volatile, ma nei primi si trat-ta di una colomba ad ali spiegate (secon-do Trendall) mentre nel nostro caso uncigno. La colomba compare anche suuna delle facce dello stamnos del MuseoProvinciale di Torcello16 (Fig. 7), chepresenta invece sull’altro lato una figurafemminile in corsa (a sua volta vicina aquella presente su uno degli stamnoi diBaltimora) e su una kylix dell’Antiqua-rium di Vulci17 (Fig. 8).

Il cigno, usato come motivo isola-to,18 sembra invece non trovare con-fronti nel Gruppo Vaticano e più in generale nel Funnel Group,19 dove com-pare solo su un lato di un’anfora conser-vata al Cabinet des Médailles a Parigi,20attribuibile alla Berlin Workshop, men-tre solitamente nel gruppo lo si trova inscene più complesse, in associazione adApollo o Giacinto, o, in alcuni casi, aduna figura femminile, variamente ricol-legata a Leda o ad Afrodite.

Nella ceramica etrusca a figure rosseva sottolineato come il mito di Giacintosembri rivestire particolare interesseproprio nel Funnel Group ed in partico-lare nella produzione che fa capo al cd.Pittore di Berlino e affini: ad es. nel repertorio del Lexicon Iconographicum

8 Sui motivi decorativi degli stamnoi, v.Del Chiaro 1974a, p. 31 sg.

9 Del Chiaro 1974a, p. 31 sg.10 In realtà la composizione dei motivi

vegetali sotto le anse non è proprio ugualenei due vasi. In entrambi compare infattiuna grossa doppia voluta da cui emerge unfiore campanulato e dai cui lati si sviluppanodue grandi palmette a ventaglio: nel K4974,tuttavia, su entrambi i lati si sviluppano an-che due fiori campanulati dalla parte infe-riore del viticcio che regge le palmette, men-tre nel K4973 i fiori nascono dalle stessevolute, ma con un’incongruenza, su uno deilati dove, asimmetricamente, uno dei duefiori nasce dalla voluta e l’altro dai viticcidella palmetta (Figg. 1.c-d, 2.c-d). Nel K4974compaiono inoltre altre due rosette a discosotto la doppia voluta, assenti nell’altroesemplare.

11 Del Chiaro 1974a, p. 12.12 Da alcuni studiosi in tutti questi vasi

l’oggetto viene interpretato come cuscino.13 Trendall 1955, MEG Z 99 e 101, p. 241

sg., tav. lxiii.c-g e d-h; Del Chiaro 1974a, p.34, nn. 11-12, tavv. xxix.1-2-xxx; Cristofani1992, p. 94, nn. 12-13.

14 Del Chiaro 1974 a, p. 32, nn. 5-6, tavv.xxiv-xxvi; Cristofani 1992, p. 94, nn. 6-7.

15 Beazley, EVP, p. 142, tav. xxxiv.1-3;Del Chiaro 1974a, p. 33, n. 8. La figura fem-minile seduta è presente, con varianti, sui duelati (v. tabella 1). Diversi anche gli elementidecorativi accessori.

16 Favaretto 1982, p. 83 sg., n. 59.17 Del Chiaro 1974a, p. 51, n. 14, con lett.18 Sulla valenza di questo volatile si v.

anche Govi 2011, pp. 195 sgg., in ptc. p. 201,con lett.

19 Forse come cigno potrebbe interpre-tarsi il volatile su una kotyle ora a Berkeley,

attribuita da Del Chiaro al the Berkeley Fun-nel Group Painter, dove sull’altro lato è unatesta barbata maschile (Beazley, EVP, p. 143,n. 17, tav. xxxiii.1-3; Del Chiaro 1974a, p. 27,n. 1, tavv. xvii-xviii). Si veda anche l’oino-choe di Berkeley con testa fra due volatili(Del Chiaro 1974a, p. 27, n., 2, tav. xix-xx).

20 Inv. 875: De Ridder 1902, p. 518 sg., n.875, tav. xxv; Beazley EVP, p. 143; Del Chia-ro 1974a, p. 26, n. 3; Cristofani 1992, p. 93. Ilvaso, che presenta sull’altro lato una menadeed un satiro, è considerato da Del Chiaro traquelli da mettere in relazione con la produ-zione del Pittore di Berlino, mentre M. Cri-stofani lo include tra i vasi del Pittore di Ber-keley, una delle due personalità, insieme alPittore di Cremona, che lo studioso individuaall’interno della ‘Berlin Workshop’. Il cignotiene nel becco un filo collegato ad ‘un objectde forme d’oeuf, strié de traits ondulés et degodrons blancs’.

Fig. 1. Stamnos. Ascoli Piceno, Museo Archeologico Statale, K4973.

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due vasi del gruppo vaticano del cd. funnel group 77Mitologiae Classicae tre su quattro dei va-si elencati tra quelli etruschi a figure ros-se vengono assegnati al gruppo.21 Nellostamnos ora a Karlsruhe, Badisches Lan-demuseum22 (Fig. 9) compare su un la-to Giacinto che cavalca un cigno, sull’al-tro una Lasa alata con accanto unpiccolo cigno, la quale tende con le brac-cia una benda con stesso tipo di frangia-tura di quelle che compaiono nei vasi diAscoli. Vanno poi ricordati lo stamnos diBasilea, coll. privata,23 e un’anfora daMainz,24 dove il personaggio presentauna lunga veste e caratteri anche fem-minili. A questi esemplari va aggiuntoanche uno stamnos dalla t. 5612 di Tar-quinia, sempre con lo stesso motivo.25

Diversi studi hanno evidenziato lapossibilità di un vero e proprio culto diGiacinto in ambito tarantino, probabil-mente in loc. Masseria del Carmine.26 Ilcarattere ctonio del culto ben si adatte-rebbe alla sfera funeraria, e non va trala-sciato anche il fatto che spesso l’icono-grafia prescelta nell’ambito vascolare èproprio quella del volo sul cigno, chepuò tranquillamente alludere al temadel viaggio verso l’aldilà. Dal momentoche, come aveva già sottolineato Vin-cent Jolivet27 l’iconografia di Giacinto

21 L’altro vaso è un’hydria dello stile fali-sco, ora al Louvre, attribuita appunto al Pit-tore dell’hydria del Louvre (Jolivet 1982, n.51, fig. 1; Jolivet 1984, p. 38, tav. 16.1-4; Vil-lard 1990, p. 547, n. 13). Sulla diffusione delmotivo nel Funnel Group v. anche Weber-Lehmann 2006, p. 623 e nota 29. Apollo e il ci-gno sono invece segnalati dalla Krauskopf(1984, p. 346, nn. 65-68) in diversi vasi falisci, sucui si sofferma anche Jolivet (Jolivet 1982,nn. 7, 19; Jolivet 1984, rispettivamente, p. 23sg., tav. 4.1-3, p. 28, tav. 7.5-8).

22 Attribuito da M. Cristofani al Pittore diBerkeley considerato invece da Del Chiarocome vaso isolato vicino al Berlin FunnelGroup Painter: Del Chiaro 1974a, p. 25,tavv. xv-xvi; Krauskopf 1984, p. 346, n. 70;Villard 1990, p. 548, n. 14; Cristofani 1992,p. 94, n. 13; Weber-Lehmann 2006, p. 622 sg.,n. 2, figg. 3-4, ora assegnato ad una tomba vul-cente, la c.d. t. ‘Kopenhagener Magistraten’.

23 «MuMAuktion», 34, 1967, n. 186, tav. 64;Krauskopf 1984, p. 346, n. 69; Villard 1990,p. 548, n. 15; Cristofani 1992, p. 93, n. 2, chelo assegna al Pittore di Berkeley.

24 CVA Deutschland, 43, Mainz ii, tav. 3;Villard 1990, p. 548, n. 16; Cristofani 1992,p. 95, n. 2, che lo attribuisce al Pittore di Mainz.

25 Cavagnaro Vanoni, Serra Ridg-way 1989, p. 55 sg., n. 33, tav. xxxi.c; Cristo-fani 1992, p. 95, n. 5; Cavagnaro Vanoni1996, p. 273 sgg., p. 276, n. 4; Weber-Leh-mann 2006, p. 626 e nota 50. Il vaso è attri-buito dalla Cavagnaro al Pittore di Berlino edinvece da Cristofani al Pittore di Mainz.

26 Sul culto di Giacinto a Taranto: Rossi1982, p. 563 sgg., in ptc. pp. 565 sgg. Sulle Hya-kinthia che si tenevano annualmente a Spar-ta: Piccirilli 1967, p. 112, che ipotizza che nelprimo giorno della festa si celebrasse la mor-te, nel secondo la resurrezione e nel terzol’apoteosi o l’ascesa al cielo di Hyakinthus.

27 Jolivet 1982, p. 93 e nota 50; Jolivet1984, p. 91.

Fig. 2. Stamnos. Ascoli Piceno, Museo Archeologico Statale, K4974.

Fig. 3. Stamnos. Città del Vaticano, Museo Etrusco Gregoriano, Z99.

Fig. 4. Stamnos. Città del Vaticano, Museo Etrusco Gregoriano, Z101.

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78 alessandra coen

appare piuttosto rara nella ceramica attica a figure rosse e tra l’altro con atte-stazioni non posteriori al primo classici-smo,28 sembra particolarmente interes-sante questa ripresa del mito in Etruria

nella seconda metà avanzata del iv sec.a.C., che investe non solo la ceramogra-fia a figure rosse, ma anche la glittica.29

Nella produzione della Berlin Work-shop il cigno compare anche in relazio-

ne alla sfera di Afrodite/Turan:30 la deacon il cigno viene segnalata da V. Jolivetsu uno dei lati dei due stamnoi, ora alMuseo di Belle arti di Beaune,31 avvici-nati dallo studioso ad alcuni prodotti delPittore di Berlino e più genericamente alsuo gruppo C.32

I. Favaretto33 per lo stamnos di Tor-cello con figura femminile in corsa suun lato e volatile ad ali spiegate sull’al-tro, sottolineava il carattere accuratodella realizzazione del vaso e suggerivache l’oggetto in mano alla figura in corsa fosse piuttosto da interpretare

28 La voce del LIMC di L. e F. Villard(Villard 1990) cita nove vasi, in effetti quasitutti databili non oltre il 480-470 a.C., tranneun frammento di coppa a figure rosse daArezzo, attribuita al Pittore di Monaco 2660,che comunque rientra come datazione nel se-condo quarto del v sec. a.C. Per la ceramicaitaliota si menziona solo un cratere a voluteapulo da Ruvo, databile verso il 320 a.C.

29 Krauskopf 1984, p. 346 sg.; Villard1990, p. 547 sgg., nn. 13 sgg., nn. 20-28, n. 33.Ovviamente Giacinto, come Eracle in età ar-caica, diventa un chiaro simbolo di ascesa dalrango mortale a quello divino. A confermadell’interesse funerario del tema possono ri-chiamarsi anche alcune laminette auree di ri-vestimento dalla necropoli di Santa Paolina diFilottrano, databili anch’esse entro la secon-da metà del iv sec. a.C. e attribuibili comun-que a maestranze etrusche (da ultimo Coen,Micheli 2012, p. 158, tav. iii).

30 In un cratere a campana attribuito daCristofani al Pittore di Berkeley compare in-vece una figura femminile alata (menade?) sucigno: Del Chiaro 1974a, p. 20, n. 6, tav. ix.1(Berlin Funnel Group), Basel, Robert HessCollection; Cristofani 1992, p. 93 sg.

Afrodite e il cigno nell’iconografia greca(A. Delivorrias, G. Berger-Doer, A.Kossatz-Deissmann, in LIMC ii, 1984, pp. 2-151, in ptc. 4, pp. 96 sgg.) compare soprattut-to nelle terracotte e nella ceramica attica, apartire dal 470/60 ca., con la famosissimacoppa di Londra del Pittore di Pistoxenos, maraggiunge la massima diffusione soprattuttoall’inizio del iv sec. a.C. Il motivo è presenteanche nella ceramica a figure rosse apula ecampana (p. 98, nn. 930-934), soprattutto nel-la seconda metà del iv sec. a.C. In Etruria iltema compare soprattutto negli specchi, pro-duzione spesso richiamata per la ceramogra-fia, con la quale condivide sicuramente mo-delli iconografici (Bloch, Minot 1984, p.170, n. 2; Rebuffat-Emmanuel 1973, p. 276sgg., n. 56 (1338), tav. 56; Rebuffat-Emma-nuel 1976, pp. 528-531, n. 1338; Rebuffat-Em-manuel 1988, p. 27 sgg., n. 1, fig. 1, con ampiadiscussione sul motivo e cfr.). La figura sullospecchio da Anzio (Krauskopf 1984, p. 346, n.71) a Roma, Villa Giulia, viene invece varia-mente interpretata dagli studiosi (Apollo,Giacinto o addirittura Afrodite).

Nell’oreficeria il motivo compare a voltenelle gemme (Delivorrias, cit., supra, p. 98,

n. 945). Interessante il richiamo ad un simileschema decorativo su delle bulle di una colla-na plasticamente riprodotta in una statua vo-tiva dal santuario del Fondo Ruozzo di Teano(Coen 2009, p. 50, fig. 10), attribuibile ad unaprobabile manifattura etrusco-meridionale olaziale.

31 Inv. 9800007 e 9800008: Jolivet 1984,p. 91.

32 Ovvero quello che maggiormente ri-sentirebbe delle influenze della ceramografiafalisca e che sarebbe stato prodotto a Tarqui-nia. Nel gruppo sarebbe compresa parte del-la produzione del Pittore di Berlino e quelladel Pittore di Berkeley, collocabile verso il 335-300 a.C. Una cursoria rappresentazione delmotivo è anche sul tondo di una coppa delLouvre assegnata da Jolivet dubitativamenteallo stile tarquiniese: Jolivet 1982, pp. 81, 93;Jolivet 1984, p. 100, tav. 5-7. Su un’oinochoedi forma vii assegnata da Beazley al Gruppofluido è rappresentato invece un cigno isola-to sul collo e una figura femminile con cignosul corpo: Beazley, EVP, p. 156, n. 10, tav.36.5-6 (Michigan 2609).

33 Favaretto 1982, p. 83 sg., n. 59.

Fig. 5. Stamos. Baltimora, Walters Art Gallery 48.65.

Fig. 6. Stamos. Cambridge, FitzwilliamMuseum, Gr. 30.1952.

Fig. 7. Stamnos. Torcello, Museo Provinciale, 1563.

due vasi del gruppo vaticano del cd. funnel group 79

come un uovo ‘seppure di notevoli pro-porzioni’ e proponeva di collegare lescene in qualche modo al mito di Ledacon il cigno o con l’uovo ‘presente inEtruria su vasi e specchi, iconografia peral-tro di derivazione attica e di cui questa rappresentata sullo stamnos di Torcello sa-rebbe una variante forse addirittura in chia-ve caricaturale (Beazley, EVP, pp. 39-42)’.L’interpretazione mi sembra sincera-mente forzata e più naturale un collega-mento delle scene con la sfera di Afro-dite, dove cigni e colombe compaionospesso in relazione alla dea.34

Il quadro delineato mostra come peril gruppo Funnel in generale sia ormainecessario un riesame che tenga mag-giormente in considerazione le proble-matiche legate alla scelta dei temi e del-le iconografie, che potrebbero offrirenuovi spunti non solo per la compren-sione della destinazione dei vasi (esclusi-vamente funeraria?), ma anche per unmiglior inquadramento sulle modalitàdi produzione.35

Le osservazioni sopra apportate circail ricorrere del motivo del cigno e dellacolomba in maniera quasi esclusiva nel-la Berlin Workshop e nel gruppo Vatica-no confermano la vicinanza dei duegruppi già evidenziata da vari studiosi.Vengono privilegiati motivi affini, legatialla sfera femminile, spesso con valenzaultramondana. Avremmo dunque il te-ma del viaggio, la sfera dionisiaca, am-piamente attestata dalle figure di satiri e

menadi, la sfera afroditica, tutti temi ri-correnti nelle produzioni ceramografi-che coeve, ma che qui sembrano legatiscelte spesso anche peculiari. D’altrocanto anche il cigno è a volte accostatoalla sfera dionisiaca, come indica unostamnos da Ghent, assegnato da DelChiaro al cd. Akrathe Painter dove unamenade con tirso è rappresentata accan-to ad un cigno ad ali spiegate36 o comedimostra l’anfora sopra citata del Cabi-net des Médailles.37

In questo quadro c’è da chiedersi se lefanciulle sedute su una roccia o quelleincedenti possano essere identificate infigure generiche o con menadi o addirit-tura con la defunta, e se le figure fem-minili alate così stereotipate nella pro-duzione della Vatican Workshop sianoda interpretare come Lase38 o addirittu-ra in qualche caso come Vanth. M. A.Del Chiaro per figure analoghe su alcu-ni vasi del cd. Akrathe Painter propen-deva più per una Lasa, considerando chenella maggior parte dei casi sul lato opposto erano tematiche di caratteredionisiaco.39

D’altro canto anche per le figure se-dute su roccia (per alcuni anch’esso simbolo liminare) è stata proposta da di-versi studiosi una lettura in chiave dioni-siaca. Suggestive sono anche le osserva-zioni di M. Cristofani,40 che in relazione

alle kelebai volterrane, mettendo in evi-denza in alcuni casi l’alternanza tra lapresenza o meno delle vesti, sottolinea-va: ‘Il sistema semantico può dunque esserericostruito nei diversi momenti del ‘viaggio’,dell’‘arrivo’ e della successiva integrazionenel mondo di Dioniso. Il viaggio iniziaticodiviene una metafora dell’ultimo rito di pas-saggio e delle aspettative nei confronti del-l’Aldilà…’ (p. 5). Nel nostro gruppo solosullo stamnos di Cambridge ritroviamosu un lato una figura femminile vestitaseduta su roccia e sull’altro una nuda(Fig. 6).

In genere nel gruppo Vaticano le fi-gure non sembrano inserite in una se-quenza in qualche modo ‘narrativa’, mapiuttosto alludere genericamente allasfera afroditica e dionisiaca.

Quello che sembra comunque possi-bile ipotizzare, oltre ad una produzioneseriale di questi vasi, è la loro esclusivavalenza funeraria.41

Per quello che riguarda il primoaspetto oggi la posizione di Del Chiaroè stata in parte superata da una visionemeno concentrata sull’attribuzionismo,con un’ottica invece portata a riconosce-re in queste produzioni ormai massifica-te piuttosto il prodotto di officine. Fon-damentali in questo senso mi sembranole posizioni indicate da M. Harari, G.Pianu42 e soprattutto da F. Gilotta.43

34 Ad es. su uno skyphos falisco (Copen-hagen, Ny Carlsberg Glypt., da Chiusi:Bloch, Minot 1984, p. 170, n. 1) troviamoTuran seduta su una cassetta con in manouna colomba e davanti un eros alato. La figu-ra di Turan ha un atteggiamento molto simi-le a quello delle nostre figure sedute: anch’es-sa seminuda, con un mantello che le copresolo la parte inferiore del corpo, un’acconcia-tura a coda di cavallo.

35 Pianu 1985, p. 69. «i vasi presentano in-fatti iconografie non omogenee, sono assaieterogenei nelle forme, e quindi nella funzio-ne, e di conseguenza è probabilmente diffe-rente il tipo di committenza. Credo che sianecessario rivedere i criteri di attribuzione delgruppo, ancorandoli ad elementi concretipiuttosto che a banali e peraltro non esclusivielementi iconografici secondari, o ad analisistilistiche spesso soggettive».

36 Del Chiaro 1985, p. 68, n. 8, tav. 59. 4.37 V. nota 20.38 Rallo 1974 nelle sue conclusioni (p.

58) sottolineava come non sia possibile iden-tificare con Lasa le generiche figure di geniofemminile. Lambrechts 1992, pp. 217-225,ugualmente ribadisce come sia necessarioevitare l’errore comune di definire lase le fi-gure non identificate che compaiono spessonel repertorio iconografico etrusco, e con-nette piuttosto le prime (considerando tutta-via soprattutto gli specchi) ad Aphrodite/Tu-ran e a scene di contenuto erotico (p. 217). Danotare che in alcuni casi nei nostri vasi la stes-sa figura è aptera (v. tabella 1 in appendice).

39 Del Chiaro 1985, p. 70 sgg., in ptc.figg. 56.1, 58.2, 59.2.

40 Cristofani 1995, p. 3.41 Già Harari (1990, p. 34) si chiedeva se

gli stamnoi, vasi da banchetto per eccellenza,

potessero avere anche una destinazioneesclusivamente funeraria ovvero essere fattiproprio per la deposizione nella sepoltura,considerando anche la scelta dei temi in essisolitamente rappresentati.

42 Pianu 1984, pp. 167-172, in ptc. p. 170:«è stata adombrata da alcuni studiosi la pos-sibilità che la decorazione accessoria di unvaso non sia curata dal pittore principale del-l’officina, ma da garzoni di bottega e appren-disti, sulla cui esistenza bisogna ricordare chei vasi presentano spesso una diversa qualità tecnica fra la facciata A e quella B, oppure,nel caso delle kylikes, fra decorazione inter-na ed esterna, cosa che non può essere spie-gata con la frettolosità che attanaglierebbe ilpittore…».

43 Gilotta 2003, p. 222.

Fig. 9. Stamnos. Karlsruhe, Badisches Landemuseum, B 1879.

Fig. 8. Kylix. Vulci, Antiquarium.

80 alessandra coen

In realtà proprio per il Gruppo in esa-me, indubbiamente attribuibile ad unaproduzione massificata, possiamo rico-noscere motivi standard realizzati a vol-te con piccole variazioni anche nellacombinazione sia degli apparati decora-tivi che degli attributi delle figure. Si po-trebbe anche pensare ad una sorta diprodotto di ‘una catena di montaggio’all’interno della officina, dove ad una opiù mani era affidata la realizzazione deiparticolari esornativi, ad altri i motividecorativi figurati. Certo occorre pensa-re anche a cartoni di riferimento. Singo-lare infatti mi sembra la diversa qualitàdelle figure: se le fanciulle nude mostra-no una notevole armonia e proporzionenella realizzazione della figura, spessodifficile nella realizzazione della torsio-ne della spalla e nell’incrocio delle gam-be, piuttosto tozze e disarmoniche sonole figure con peplo con i caratteristici se-ni distanziati e pendenti.44

Se analizziamo in dettaglio il reperto-rio delle immagini che compaiono dellaVatican Workshop ci accorgiamo del ri-correre di alcuni motivi base, cui a voltesono apportate delle variazioni (v. tabel-la in appendice). Ciò accade anche per imotivi esornativi accessori, come quellisotto le anse, per i quali ad es. nei vasi inesame abbiamo notato anche degli ‘er-

rori’, dovuti alla fretta, che non sembra-no tra l’altro isolati.45 Ancor di più il fe-nomeno si riscontra nelle scene figurate:ad es. la figura femminile vestita con iclassici seni penduli ricorre in alcuni casiaptera, in altri alata, in alcuni casi ha laclassica pettinatura ‘a coda di cavallo’, inaltri indossa una sorta di sakkos, in alcu-ni casi ha in mano una benda, in altri untimpano. Le medesime varianti di ac-conciatura e di attributi in mano compa-iono nelle figure sedute su roccia, gene-ralmente seminude,46 e nelle figurefemminili incedenti. Nello stamnos diAmburgo quest’ultima, con l’aggiuntadi una coda posticcia, diventa addiritturaun satiro (Fig. 10), figura altre volte inve-ce rappresentata con un aspetto più de-cisamente maschile (crateri a calice diDresda, Monaco e Boston).

D’altro canto motivi analoghi nonmancano anche in altre produzioni: il sa-tiro incedente su uno dei lati dello stam-nos di Leida è davvero molto vicino adalcune figure del gruppo Vaticano, tantoche mi sembra condivisibile l’osserva-zione di M. Harari che il vaso possa es-sere stato dipinto da due mani, forseproprio un Pittore della Berlin Work-shop, la produzione più strettamente le-gata al Gruppo Vaticano.47 Realizzazio-ni cursorie e combinate si notano anche

in altri prodotti: emblematico il caso delcratere a calice eponimo del Pittore diCremona (Berlin Workshop)48 dove unatesta di Charun è messa su un corpo diuna figura femminile, come quella checompare sull’altro lato del vaso.

Tutti questi elementi fanno davveropropendere per una produzione di bot-tega, dove il prodotto finito nasce inmolti casi da una collaborazione a piùmani, spesso anche frettolosa.

Un altro elemento da considerare è ilricorrere frequente di questi vasi a cop-pie. Già Vincent Jolivet49 affrontava nelsuo lavoro d’insieme sulla ceramica a fi-gure rosse in area etrusca la problemati-ca, notando questa ricorrenza di vasi incoppie spesso con identica forma e de-corazione. Tra i vasi del Louvre il caso sioffre soprattutto nella ceramografia difabbrica ceretana e coinvolge esclusiva-mente due forme, gli stamnoi e le oino-choai di forma VII.50

La maggior parte dei vasi del gruppoVaticano non offre dati contestuali, cosìda poter accertare la provenienza dallastessa sepoltura, tuttavia la presenza divasi molto simili ‘a coppie’ in vari Museirende probabile questa eventualità (sipensi agli stamnoi in esame, a quelli delVaticano e di Baltimora). Due stamnoidel Funnel Group, anche se diversi nelladecorazione, erano anche nella tombavulcente dei Magistrati di Copenhagen,insieme anche ad un cratere a calice at-tribuibile al gruppo Vaticano51 e nella t.5612 di Tarquinia, anche qui associati adun cratere a calice del Funnel Group.52 In

44 Si veda ad es. lo stamnos di Baltimora:Del Chiaro, p. 32, n. 6, tavv. xxiv-xxv.

45 V. nota 10. Qualche discrasia nella col-locazione delle campanule si nota anche nel-la coppia dei Musei Vaticani Z99 e Z101.

46 Solo in un caso appare vestita (Fig. 6).47 Harari 1990, p. 34 sg.; Cristofani

1992, pp. 92, 97, n. 2 attribuisce invece il vasoal Pittore di Aleria. Si v. anche Weber-Leh-mann 2006, p. 623 sgg., in ptc. p. 625.

Da ricordare anche la figura alata ince-dente su uno dei lati dello stamnos di Berlinogià citato per il motivo di Giacinto su cigno(Fig. 9.a).

48 Maccabruni 1975, p. 139 sgg.; Cristo-fani 1992, p. 93, n. 6.

49 Jolivet 1982, p. 116.50 Si vedano ad es. i due stamnoi forse da

Caere del Pittore ceretano di Villa Giulia (Jo-livet 1982, p. 37, nn. 65-66; Jolivet 1984, p. 51sg., tav. 22.1-4, 22.5-8, con nereide su ippo-campo), altri due stamnoi, anch’essi forse daCaere (Jolivet 1982, p. 46, nn. 103-104; Joli-vet 1984, p. 68, tav. 34.1-4, 34.5-6, con fanciullae satiro) attribuiti al Pittore ceretano di Ca-stellani), e due oinochoai di forma vii attri-buite al Pittore ceretano di Firenze (Jolivet1982, p. 43 sg., nn. 86-87; Jolivet 1984, p. 63sg., tav. 30.5-7, 30.8-10, donna in piedi ed eros efanciulla).

Jolivet considera anche alcuni vasi di altrecollezioni: Jolivet 1982, n. 61; Jolivet 1984,

p. 49 sg., tav. 21.1-4, con replica a Madrid, oi-nochoe di forma vii, Pittore ceretano di VillaGiulia; 2) Jolivet 1982, n. 69; Jolivet 1984, p.53, tav. 23.5-8, stamnos del Pittore ceretano diVilla Giulia; 3) Jolivet 1982, n. 71; Jolivet1984, p. 53 sg., tav. 23.9-13, oinochoe di formavii, Pittore ceretano del satiro frontale; 4) Jolivet 1982, n. 81; Jolivet 1984, p. 58, tav.26.7-10, oinochoai di forma vii, Pittore cere-tano di Bruxelles.

51 Weber-Lehmann 2006, pp. 622 sgg.,nn. 1-3. Il cratere è in realtà quello conservatoa Boston indicato nella tabella in appendice.

52 Weber-Lehmann 2006, p. 626 e no-ta 50.

Fig. 10. Stamnos. Amburgo, Museum für Kunst und Gewerbe.

Fig. 11. Kylix. Monaco, Antikensam-mlungen, 8349.

due vasi del gruppo vaticano del cd. funnel group 81quest’ultimo caso tutti e tre i vasi vengo-no ricondotti alla Berlin workshop, men-tre non sembra un caso che nel contestovulcente siano associati vasi del gruppoVaticano e della stessa Berlin Workshop.

Per il gruppo sono scarsissimi anchei dati relativi alla provenienza, tranneper lo stamnos di Cambridge, per cuiDel Chiaro indica Cerveteri e per la ky-lix dell’Antiquarium di Vulci, che ver-rebbe proprio da quest’ultimo centro.Appare dunque piuttosto interessante laprobabile assegnazione al territorio di

Canino/Musignano degli esemplari inesame, che potrebbe confermare la localizzazione della bottega del GruppoVaticano a Vulci, già avanzata da varistudiosi.53

Appendice

Schemi decorativi:A.1 Figura femminile seminuda seduta

su rocciaA.2 Figura femminile vestita seduta su

roccia

B.1 Figura femminile incedenteB.2 Figura maschile incedenteB.3 Satiro incedenteC.1 Figura femminile vestita alata con

seni penduliC.2 Figura femminile vestita aptera con

seni penduli

Attributi:a: con benda in manob: con timpano in manoc: senza attributi in mano

53 Si v. Jolivet 1984, pp. 91; M. Cristo-fani, in Martelli 1987, p. 47 sg., nota 20 do-ve si sottolinea che su 18 pezzi del gruppo ènota solo la provenienza di due stamnoi e diuna kylix, ovvero Vulci. In realtà non è speci-ficato quali siano gli stamnoi per i quali sia in-dicata una provenienza vulcente.

54 Tra i crateri a calice assegnabili alla cer-chia del Gruppo Vaticano V. Jolivet inserisceanche un esemplare conservato al Louvre

(inv. CA2603), con Charun su un lato e sull’al-tro un giovane uomo nudo (Jolivet 1982, p.77; Jolivet 1984, p. 92, nn. 5-8, tav. 48), en-trambi motivi al momento non attestati neglialtri vasi assegnati al gruppo.

Referenze Grafiche e fotografi-che: Fig. 1: Foto Soprintendenza archeologi-ca delle Marche; Fig. 2: Foto Soprintendenzaarcheologica delle Marche; Figg. 3-4: da

Trendall 1955; Fig. 5: da Del Chiaro1974a; Fig. 6: da Beazley, EVP; Fig. 7: da Fa-varetto 1982; Fig. 8: da M. T. FalconiAmorelli, «Antichità Classiche», xx, 1968;Fig. 9: da Weber Lehmann 2006, fig. 3-4;Fig. 10: da E. von Mercklin, «StEtr», xi,1937, tav. xli.4-5; Fig. 11: da E. von Mer-cklin, «StEtr», xi, 1937, tav. xli.3.

Stamnoi Lato A Lato B

Baltimora, WAG 48.64 C1.a A1.b

Baltimora, WAG 48.65 (Fig. 5) C1.a B1.b

Amburgo 1917.661 (Fig. 10) C1.a B3.b

Cambridge N. Gr. 30.1952. Da Cerveteri (Fig. 6) A1.b A2.a

Vaticano MEG Z100 B2.b C2.b

Vaticano MEG Z103 C2.b C1.c

Vaticano MEG Z99 (Fig. 3) A1.b Colomba ad ali spiegate

Vaticano MEG Z101 (Fig. 4) A1.b Colomba ad ali spiegate

Torcello (Fig. 7) B1.b Colomba ad ali spiegate

Ascoli K4973 (Fig. 1) A1.a cigno

Ascoli K4974 (Fig. 2) A1.a cigno

Crateri a calice54 Lato A Lato B

Vaticano Z 96 C1.b C1.a

Dresda AB 341 B3.b C2.c

Monaco 3222 B3.b B3.b

Boston 59.1066 C1 B3.b

Crateri a campana

Vaticano Z 102 C2.b B1.b

Kylikes

Vulci, Antiquarium (Fig. 8) B1.b (tondo) Colomba ad ali spiegate (esterno)

Monaco 8349 (Fig. 11) ? C2.b (esterno)

82 alessandra coen

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