Journal of Constitutional History / Giornale di storia costituzionale, 23, I, 2012
Il libro, il giornale, l’informazione. Nuove prospettive per la cultura, il diritto...
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Il libro, il giornale, l’informazione. Nuove prospettive per la cultura, il diritto all’informazione, i diritti degli autori. di Giada Bellavigna, Giorgio Indelicato, Francesco Mancin, Stefano Melloni è
distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.
Il libro, il giornale, l’informazione. Nuove prospettive per la
cultura, il diritto all’informazione, i diritti degli autori.
autori, in ordine alfabetico:
Giada Bellavigna, Giorgio Indelicato, Francesco Mancin, Stefano Melloni
Questo lavoro nasce dal vivo e continuo confronto e apporto reciproco degli autori intorno al tema dell’informazione,
nell’era dell’Information and Communication Technology (ICT). Un ringraziamento va al Professore Andrea Rossetti,
titolare della cattedra di Informatica Giuridica presso l’università Milano-Bicocca, che ha fornito nel suo corso le
conoscenze preliminari alla base di questo progetto ed ha pensato alla costituzione di gruppi di lavoro sul tema nonché
corretto le relazioni da essi prodotti. Questo documento altro non è che il risultato e versione definitiva di quel lavoro,
durato alcuni mesi.
- Introduzione
Questo elaborato si propone di analizzare alcuni possibili sviluppi dell’editoria digitale, facendo
riferimento al prodotto ‘libro’ ed al prodotto ‘giornale’. Le due lenti sotto le quali sono stati posti
lo stato dell’arte e le prospettive “futuribili” sono state la possibilità di trovare modelli
sottoponibili ad un’economia di mercato, e la necessità di contemperare alle finalità commerciali
le istanze di cultura, democrazia e informazione della società civile.
Le esperienze con le quali siamo venuti a contatto durante il corso hanno un comune
denominatore: nella realtà italiana si continua ad investire (poco) su prodotti editoriali dal futuro
incerto, si rifugge da innovazioni tecnologiche ormai non più procrastinabili e si tende a devolvere
il destino del mercato a pochissimi grandi operatori economici del settore. Tutto ciò a scapito
dell’ideale naturale che dovrebbe governare la cultura, la conoscenza e l’informazione: il
pluralismo.
Pertanto si è voluta porre l’attenzione su possibili modelli di produzione e scambio di tali prodotti
che rivalutino il consumatore finale ed i suoi bisogni, che valorizzino il valore economico-sociale
dello sforzo creativo degli autori o dei giornalisti, che mettano in discussione il monopolio sulla
salvaguardia delle opere dell’ingegno.
1. Il crowdfunding: definizioni e applicazioni
Definire in modo preciso e sintetico il crowdfunding non è una facile operazione: lo sviluppo
repentino, le numerose sfumature e l’applicazione su scala ancora ridotta non permettono di
contornare la nozione in modo univoco. Elementi come la socialità, la diffusione tra il pubblico e
l’impossibilità di trovare grandi finanziatori sono le caratteristiche tipiche. Il crowdfunding è quindi
un metodo di finanziamento diffuso di progetti di vario genere, prodotti o idee, con la peculiarità
di essere indirizzato ad un pubblico non mirato e molto vasto, raggiunto con modalità di raccolta
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innovative e veloci (internet) e basato su un meccanismo di micro-finanziamenti o micro-
donazioni, a seconda della possibilità di trarre o meno piccoli profitti.
E’ possibile un paragone con il concetto di azionariato: se tuttavia il meccanismo di base è lo
stesso, profondamente diversi sono finalità e canali. I metodi di crowdfunding promuovono
finanziamenti spesso considerati rischiosi, suddividendo il rischio appunto sulla miriade di donatori
disposti, oppure prediligono progetti e idee a carattere sociale o solidaristico, considerati
diseconomici da investitori professionali, o ancora si occupano di importi relativamente limitati
con forme alternative al microcredito, eliminando interessi e commesse.
Numerose sono le varianti: dal reward-based alla donazione tout-court, al fenomeno del social-
lending (micro finanziamenti ad interesse) nell’ambito delle speculazioni finanziarie on-line.
Ci concentriamo sul meccanismo del reward-based, considerato più funzionale per il nostro
sistema, nonché la variante che finora in Italia si è dimostrata economicamente più promettente,
secondo le indagini di Wired.It e IlSole24Ore.It
Il meccanismo è basato sulla ‘ricompensa’: le donazioni non sono prestiti e non vengono
remunerate con interesse alcuno. Unica forma di reciprocità è quindi la possibilità per il micro-
donatore di godere di un piccolo servizio o di un bene spesso simbolico. Se ho finanziato la messa
in scena di un’opera potrò godere di un posto riservato o di qualche pubblicazione in omaggio, se
ho donato alcuni euro per il restauro di un giardino settecentesco potrò farvi una visita guidata
gratuita o ricevere in dono i fiori rari che vi crescono.
Più tradizionale risulta il meccanismo se si punta alla realizzazione di un prodotto. In questo caso la
donazione richiesta potrebbe coincidere col prezzo finale del prodotto, così da rappresentare un
vero e proprio acquisto preventivo, con la promessa della futura produzione. Vantaggio di questa
realtà è eliminare l’intermediario bancario. Svantaggioso è il legame necessario tra produzione e
raggiungimento della quota totale stabilita ex ante, requisito essenziale per il mantenimento del
prezzo-donazione uguale a quello richiesto a mezzo crowdfunding.
Più raffinanti sono quei sistemi che scaglionano le donazioni e le rispettive ricompense, creando
un catalogo di “premi” proporzionale all’importo donato.
- In Italia:
Le realtà italiane, escludendo le piccole piattaforme rivolte ai “giocatori in borsa”, sono circa una
ventina, di varia natura. Le più rilevanti come ProduzioniDalBasso e Eppala sono plasmate sul
reward-based e non hanno un target di progetto/prodotto specifico, pur privilegiando i settori di
utilità sociale (come la piattaforma Kendoo) o i progetti artistico-letterari. Eppala e PdB si sono
distinti per aver permesso il finanziamento dei primi romanzi prodotti col metodo della scrittura
condivisa.
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I requisiti di accesso alle piattaforme suddette non sono particolarmente rigidi: imprescindibile
risultano solo l’esistenza della persona fisica o giuridica per la ricezione del denaro, un livello
minimo di trasparenza di destinazione e di chiarezza dell’obiettivo, un minimo sistema di “premi al
donatore” precedentemente stabilito. A seconda dei casi sono richieste le registrazioni presso
sistemi di online-banking. Sono previste forme di controllo e di ammissibilità delle proposte ad
opera degli amministratori o della stessa community, sostanzialmente applicando le basilari regole
del mercato.
Si tenga presente che il 52% delle piattaforme italiane è del tipo reward-based, ma che la quota di
mercato per Euro investiti e oggetti finanziati è di gran lunga inferiore alle speculazioni finanziarie
social-lending o dello scambio di pacchetti azionari equity-based. Quindi, questo sistema, in Italia,
certamente non muove masse di “consumatori” ma si presenta ancora acerbo, animato da
intenzioni solidaristiche, per niente considerato sul piano legislativo.
-L’All or Nothing
Limite principale dei meccanismi di crowdfunding, come anticipato, è la dipendenza di alcune
proposte, soprattutto produzioni seriali e industriali, dal raggiungimento dell’intero finanziamento
richiesto. Se tale limite risulta facilmente superabile nel caso di proposte modellate su iniziative
personali (es. l’attività giornalistica del blogger Mario Rossi) o di iniziative solidaristiche per le quali
ogni entrata è comunque buona, in un economia di mercato è impensabile pianificare un ciclo
produttivo mantenendo il prezzo al consumatore promesso senza procurarsi tutti i fondi necessari.
Così se il prodotto sarà un libro bisognerà obbligatoriamente scegliere una variante c.d. “All or
Nothing”
1.2. E-Book e crowdFunding: invertire la logica della produzione cartacea
L’avvento della stampa digitale di grosse tirature, unitamente allo sviluppo della Rete ha permesso
in questi ultimi anni la proliferazione di piattaforme ed aziende di stampa e pubblicazione privata,
a bassa tiratura, eludendo il necessario intervento dell’editore. Ad alcuni anni di distanza tuttavia
non sembra che tali possibilità abbiano trasformato il meccanismo della produzione culturale,
soprattutto nel settore del libro.
Grande potenziale, finora sottovalutato, sembra avere il medium dell’e-book: noti sono
l’apprezzata versatilità e multi-modalità, il basso costo, il carattere ipertestuale, l’aggiornamento
immediato. Sebbene tali innovazioni siano in allargamento, attualmente o nel prossimo futuro è
difficile immaginare un mercato del libro senza la presenza della copia stampata, sia per questioni
culturali, sia per il costante c.d. digital-divide.
A fronte di una continuata e perdurante contrazione del mercato editoriale e di un sistematico
aumento dei prezzi sembra opportuno puntare sullo strumento elettronico, caratterizzato
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dall’abbattimento del costo di distribuzione e di stampa, le due voci più alte della composizione
del prezzo di copertina.
Una soluzione sarebbe invertire la prospettiva del mercato attuale, sfruttando la forza attrattiva
del crowdfunding (Reward-Based, All-or-Nothing), associando in modo esclusivo un prodotto
molto venduto quale risulta essere il libro. Già esempi di questo tipo si possono rintracciare su
piattaforme di nicchia: fumetti d’autore, pubblicazioni di associazioni e fondazioni, stampa politica
più o meno locale.
Si vuole pensare invece ad un modello che funzioni per ogni ambito e dimensione editoriale, che
abbia come prodotto primo e centrale l’e-book, contemperando l’esigenza di aumentare l’importo
per copia dell’autore e contemporaneamente il guadagno iniziale per il lavoro di selezione e
compilazione dell’editore.
Attraverso un esempio di progetto editoriale spieghiamone il meccanismo. Assumendo che si
voglia fare una prima edizione di 10.000 copie, e che ciascuna costi 10 Euro, sappiamo che, senza
contare la tassazione, il prezzo di copertina è composto dalle seguenti voci:
3 Euro circa per l’insieme di guadagno dell’autore e guadagno dell’editore (difficilmente
frazionabili secondo uno schema fisso)
per la stampa (tipografie) e la distribuzione (grandi distributori nazionali) si ipotizza una
quota di circa 45-50%, nell’esempio 5 Euro
il margine di guadagno della libreria si attesterà quindi sui 2 Euro
Servirà quindi un investimento iniziale da parte dell’editore di 80.000 Euro, che in un sistema
inflazionato, competitivo e con poca liquidità appare scoraggiante, a meno di ridurre il numero
iniziale di copie e tentare la “fortuna del best-seller”. Il guadagno autore/editore sarà di circa
15.000 Euro ciascuno.
Si pensi invece ad un sistema che, con un investimento iniziale molto ridotto, riesca a portare a
conoscenza del pubblico un prodotto già completo.
Se si vendesse su una piattaforma online fin da subito l’e-book, lo si potrebbe proporre al prezzo
psicologico della metà esatta della versione stampata: 5 Euro. Questo prezzo avrà una
composizione che permette verosimilmente 4 Euro di guadagno tra autore ed editore ed 1 Euro di
margine, il quale rimarrà come guadagno extra o entrerà come sostegno al crowdfunding per la
stampa della versione cartacea di cui adesso parleremo.
Secondo quanto premesso, nel mercato italiano il lettore “digitale” non intende privarsi
totalmente del prodotto in carta, così come è impossibile immaginare un mercato esclusivamente
fondato sull’e-book. Ecco che quindi si può ipotizzare un doppio binario: il primo costituito dal
gruppo di lettori che comprano e “testano” il libro in formato digitale, ed il secondo sul quale gli
stessi od altri interessati partecipano, integrando o comprando in modalità reward-based, la
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coppia di prodotti (e-book e cartaceo) e permettendo inoltre la collocazione di copie ulteriori sul
mercato delle librerie fisiche.
Riprendiamo il nostro esempio.
Se si lancerà la campagna di crowdfunding, si potrà stabilire un traguardo-obiettivo di 10.000 copie
cartacee. La campagna sarà indirizzata sia a coloro che già hanno acquistato l’e-book, sia a nuovi
utenti, che partecipando alla raccolta avranno come ricompensa sia il formato cartaceo che la
versione e-book. Fondamentale è quindi rendere la partecipazione appetibile: ad un prezzo
minore di 10 Euro corrisponde una coppia di prodotti, non soltanto il libro stampato.
Si decide la donazione equivalente a 8 Euro. ipotizzando che la metà dei donatori possa essere chi
già ha acquistato un e-book ci sarà un introito di 15.000 Euro (la donazione sarà di 3 Euro, visti i 5
già spesi per l’acquisto iniziale). Aggiungiamo la quota della metà restante che concorre per la
coppia di prodotti per un introito di 40.000 Euro. Aggiungiamo 5.000 Euro guadagnati con la
precedente campagna acquisti dell’e-book, e otterremo un guadagno di 60.000 Euro, ovvero ben il
20% in più del necessario per stampare 10.000 copie soltanto in formato cartaceo. In sostanza un
guadagno finale maggiore per autore ed editore, o un numero di copie maggiore in circolazione
qualora si voglia investire anche la parte sovrabbondante. Si tratta di margini ridotti, tuttavia
destinati ad aumentare con la diminuzione dei costi in caso di stampa e distribuzione su larga
scala. Inoltre il destino della pubblicazione non sarà condizionato dall’ostacolo economico:
l’investimento iniziale è sulla fotocomposizione dell’e-book, che circolando su supporti fisici diversi
e su community molto estese sarà comunque conosciuto dal consumatore. E’ quindi la campagna
di finanziamento crowdfunding che ne premierà eventualmente la qualità, senza tuttavia
abbandonare la primigenia selezione che a monte l’editore opera: selezione sulla quale non
peseranno condizionamenti del mercato e delle preferenze maggioritarie. Un modo per
assecondare senza troppo rischio i gusti di nicchia, le pubblicazioni settoriali, l’editoria
indipendente.
1.3. Applicazioni al giornalismo ed all’informazione
Iniziamo proponendo l’utilizzo di piattaforme di crowdfunding. Pensando di applicare questo
sistema analizziamone i pro e contro.
Il sistema offre tre diverse possibilità di impiego:
a) La prima si fonda sul finanziamento diretto dei possibili lettori al giornalista.
Il giornalista fa una richiesta esponendo, quali siano i materiali necessari , quale notizia vuole
riportare e di conseguenza la quantità di fondi necessaria a riportare quella notizia.
A questo punto il giornalista propone il progetto da finanziare, cioè invita tutti coloro che sono
interessati a sovvenzionarlo ad effettuare una piccola donazione. Se il crowdfunding andrà a buon
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fine, allora il giornalista avrà ottenuto i soldi necessari e in cambio gli utenti che l’hanno finanziato
potranno ottenere da lui le informazione promesse.
Questo tipo di sistema è unipersonale e crea un rapporto fidelistico tra lettori e giornalista, che
riporta la notizia. In questo modo si conosce l’opinione del giornalista che ha riportato la notizia,
ma non vi sono termini di paragone. Questo sistema alimenta un tipo di informazione selettiva,
cioè si riescono a produrre solo le notizie che interessano a una consistente massa di lettori. Si
rischia che alcune notizie vengano insabbiate o non riportate, perché interessano solo a una
cerchia ristretta. Il tipo di informazione creata non è quindi libera, ma dipendente dagli interessi
dei frequentatori della piattaforma di crowdfunding.
Inoltre questo sistema può essere utilizzato per le inchieste che richiedono tempo per essere
sviluppate, ma non sono funzionali per le notizie fresche, che vanno riportate appena sono
accadute.
Un esempio di questa prima tipologia è il video blog tenuto da Claudio Messora, il quale nel 2007
apre un video blog, con lo pseudonimo di Byoblu. All’interno di questo blog c’è una sezione
denominata appunto “Crowd Funding”, nella quale si richiede un contributo ai lettori per attuare
alcune interviste o attivare inchieste. Viene enunciata la cifra. Si ha massima trasparenza sulla cifra
raccolta e su quella necessaria a riportare la notizia.
b) La seconda ipotesi consiste nel finanziare i progetti di un intera testata giornalistica.
Questa ipotesi è simile alla precedente con la differenza che le notizie non saranno settoriali, ma
copriranno più tematiche. I problemi rilevati per la prima ipotesi sono gli stessi presenti anche in
questa seconda idea, oltre a richiedere un finanziamento decisamente molto più cospicuo.
c) La terza possibilità consiste nell’utilizzo di aggregatori.
In informatica con il termine aggregatore si intende qualsiasi software o applicazione web che
abbia il compito di ricercare informazioni o contenuti frammentati sul web e riproporli in "forma
aggregata" per una migliore fruizione. Una delle principali tipologie di aggregatore è il cosiddetto
aggregatore di feed, detto anche “lettore di feed”: è un software o una applicazione web che
raccoglie contenuti come titoli di notiziari, blog, in un unico spazio per una consultazione facilitata.
Gli aggregatori riducono il tempo e gli sforzi necessari per seguire regolarmente aggiornamenti di
un sito web e permettono di creare uno spazio di informazione unico, in pratica un "notiziario
personale."
Questi sistemi sacrificano gli articoli lunghi e privilegiano un informazione settoriale per tag.
Permettono all’utente di controllare tutte le notizie dell’argomento che li interessa. La
conseguenza è che il lettore privilegerà gli articoli più brevi e non otterrà un informazione
completa. Inoltre questo sistema non elimina gli intermediari (infra).
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Pertanto, tutti questi sistemi non garantiscono in via principale una remunerazione fissa al
giornalista. In secondo luogo nessuno di questi sistemi risulta soddisfacente anche nei confronti
del lettore, che non potrà assicurarsi un’informazione completa, esaustiva, pluralista e attendibile.
2. Soluzione alternativa: un nuovo modello di testata giornalistica on-line
Il primo grande problema dell’evoluzione del giornalismo è sicuramente l’inadeguata qualità di
proposizione delle notizie agli utenti, che, nonostante vengano proposte anche in formato on-line,
mantengono comunque l’impostazione del formato cartaceo. Questo rende la ricerca e la lettura
delle notizie sicuramente non agevole quanto potrebbe potenzialmente esserlo. In secondo luogo,
per quanto riguarda il finanziamento degli autori, applicare la tecnica del crowdfunding alla
stampa giornalistica non è cosi semplice e immediato, come sembrerebbe esserlo per il
finanziamento dell’editoria. Tralasciando un’ulteriore analisi delle molteplici problematiche
inerenti al caso, già precedentemente affrontate, sembrerebbe opportuno ragionare su delle
ipotesi di riforma dell’editoria giornalistica on-line, sia per quanto riguarda il pagamento che la
proposizione delle notizie agli utenti. .
Alcune ipotesi possibilmente applicabili all’editoria alternative sono già state ideate, come il
metodo del micro-pagamento: con il termine micro-pagamento ci si riferisce alla singola
operazione o al servizio che consentono il trasferimento di piccole quantità di denaro in forma
telematica o attraverso altri meccanismi specificamente destinati a queste transazioni. Questo
sistema è particolarmente adatto alle situazioni nelle quali, in rapporto alle somme in gioco, i
sistemi di pagamento tradizionali sono poco pratici o troppo costosi, e attualmente è
particolarmente diffuso nell'ambito del commercio elettronico o della raccolta di fondi.
Applicando questo sistema di pagamento al giornalismo on-line, si potrebbe raggiungere un
risultato importante, lasciando la possibilità ai singoli utenti di scegliere le notizie da loro reputate
più interessanti ed avere a disposizione l’intero articolo, finanziando direttamente l’autore in base
al numero di “clic” ottenuti. Questo metodo potrebbe creare però dei problemi: sono sì micro-
pagamenti, ma che sommati, potrebbero portare a dei costi eccessivi, o comunque ingenti, da
sopportare da parte dell’utente.
Ora si proverà a esporre un nuovo metodo, sia di impaginazione delle testate giornalistiche on-
line, che dei pagamenti degli utenti, che dei finanziamenti agli autori. Si è parlato di testate on-line
che non sfruttano appieno la potenzialità del web. Tramite i collegamenti ipertestuali possibili si
potrebbe raggiungere una nuova concezione della testata giornalistica, o meglio, un nuovo modo
di consultazione delle notizie da parte degli utenti, che potrebbe affiancare, e perché no,
sostituire, quello tradizionale. Un’idea potrebbe essere quella di dividere la testata on-line in fasce
di interesse, che riguardino tutti gli argomenti trattati in un giornale, divisibili a loro volta in singoli
articoli, in modo che, l’utente, cliccando per esempio, sulla tag “politica estera”, abbia accesso a
tutte le notizie che interessano quell’ambito. La vera novità sarebbe che, accedendo ad una
singola area di interesse, o a un singolo articolo, si potrebbe avere a disposizione l’evoluzione
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giornalistica del fatto. Ciò darebbe la possibilità ad ogni utente di scegliere le notizie da lui
reputate più importanti, o le aree che più interessano e seguire la loro evoluzione senza dover
comprare, ad ogni edizione del giornale, la notizia nuova completa. Detto questo, rimarrebbe il
problema dei metodi di pagamento degli utenti, e pure quello del finanziamento agli autori. Per
quanto riguarda il primo problema, per snellire il procedimento di pagamento da parte degli
utenti, si potrebbe ipotizzare il pagamento di un canone (settimanale, mensile o annuale) il cui
costo varia a seconda che l’utente decida di abbonarsi, o ad una singola notizia, o ad una o più
aree di interesse, o alla totalità delle notizie. In quest’ottica sarebbe ipotizzabile introdurre un
alternativo sistema di account on-line per i vari utenti, in cui verrebbero visualizzati un numero di
crediti, spendibili dall’utente stesso in modo mirato a seconda della fascia di interesse del singolo.
Il metodo di finanziamento all’autore rimarrebbe quello tradizionale, ossia il giornale
provvederebbe alla remunerazione del singolo giornalista in base al contratto (e non il base al
numero di “clic”, come nel caso del micro-pagamento). Sarebbe quindi un sistema di “carrello” di
notizie e fasce più o meno ampie, plasmando un proprio giornale (un contenitore) selettivo
rispetto all’intera offerta di notizie di quella testata.
Per potere sviluppare una testata di giornale on-line di questo tipo, sarebbe però necessario
individuare una struttura che permetta agli utenti di scegliere liberamente le singole notizie o le
più ampie categorie di esse, per poter utilizzare il credito presente nell’account in modo tale da
escludere al suo interno qualunque tipo di notizia che non rientri nell’interesse del singolo.
Lo schema di impaginazione della testata sarebbe dunque a struttura piramidale, comprendente le
“macro-aree” di notizie (per esempio Attualità, Politica, Sport) che, comportandosi come insiemi
logico-semantici, darebbero accesso a fasce di notizie sempre più ristrette, fino a giungere alla
singola notizia. Tutte queste, dalla macro-area, alla singola notizia, sarebbero profilabili tramite
l’abbonamento sotto forma di crediti. La selezione avverrebbe attraverso scelta di categorie,
parole chiave, tag o immagini, aree geografiche, ecc. fino ad arrivare al titolo (senza visionarne il
contenuto) del singolo articolo. Ad esempio l’abbonamento ad una macro-area varrà una decina di
crediti, una categoria alcuni, fino all’unità per il singolo articolo (ed ai suoi aggiornamenti o
edizioni pregresse).
3. Considerazioni sul diritto d’autore e sulla S.I.A.E. in riferimento ai nostri modelli
La S.I.A.E., o Società Italiana Autori ed Editori, è l’ attuale monopolista legale dell’ attività di
intermediazione per la tutela e l’ esercizio del diritto d’ autore e dei diritti connessi, come stabilito
agli articoli 180 e ss. della L. 22 aprile 1941, n. 633.
Ciò significa, in breve, che pur rimanendo in capo agli autori la possibilità di esercitare
autonomamente i diritti previsti dalla legge stessa per loro, qualora desiderino affidarne la tutela
ad un terzo debbono rivolgersi necessariamente alla S.I.A.E, che prende ingenti compensi per le
prestazioni svolte.
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Il meccanismo di tutela previsto dalla legge è quindi particolarmente gravoso per l’ autore,
oltreché inefficace, in quanto addossa ad un unico organismo la tutela giuridica e l’ esercizio dei
diritti spettanti su un’ innumerevole quantità di opere dell’ ingegno, così che di fatto il sistema non
funziona.
Appunto per questo motivo nel tempo si sono susseguite numerose proposte atte a superarla,
anche sulla scorta di spinte in tal senso da parte della normativa proveniente dall’Unione Europea.
La nostra proposta sfrutta l’ idea della piattaforme di crowdfunding testé illustrata e comunque
l’informatizzazione del meccanismo al fine di concepire un sistema più snello che sia meno
gravoso per l’ autore e consenta allo stesso di tutelare efficacemente il proprio diritto d’ autore.
Uno dei compiti principali della S.I.A.E., difatti, è quello di attestare giuridicamente la data certa di
produzione di un’ opera dell’ ingegno. L’ autore che voglia - o meglio, debba - avvalersi dei suoi
servizi, difatti, deve depositare un plico contenente le sue opere agli uffici della S.I.A.E., che lo data
e lo ritiene, ovviamente dietro compenso.
In tal modo, in una qualsiasi controversia di plagio che possa sorgere successivamente, potrà
essere data agevole prova della previa sussistenza dell’ opera dell’ autore.
Questo particolare metodo è ormai superato e non adeguato ai tempi, tant’è vero che da tempo
vari siti web per autori suggeriscono come evitare di sfruttare questo servizio per ottenere la
certezza della data di produzione, il più semplice dei quali consiste nell’ inviarsi una semplice
raccomandata contenente il manoscritto.
Noi riteniamo che l’ informatizzazione del sistema possa giovare non solo agli autori, dotandoli di
un sistema più snello e dunque finalmente efficace, ma anche alla Pubblica Amministrazione,
diminuendo il consumo dell’ ingente quantità di denaro pubblico ora necessario per mantenere i
vari depositi, e in generale a tutta la catena editoriale, in ultima analisi abbassando notevolmente i
costi di pubblicazione.
In particolare, l’ utilizzo di una piattaforma di CrowdFunding da parte degli autori per finanziare la
pubblicazione dei propri libri, come illustrato nelle sezioni precedenti, rende possibile ottenere la
data certa di produzione dell’ opera dell’ ingegno sfruttando esclusivamente i file di log del sito,
che riteniamo potrebbero essere resi prova legale da una previsione normativa specifica.
Ovviamente, si parlerebbe di una o più piattaforme Open Source o comunque a gestione statale,
in modo che non sia possibile per un privato modificare i dati contenuti nei file di log troppo
agevolmente.
Se, dunque, la S.I.A.E. non verrebbe comunque meno, in quanto rimarrebbe utilizzabile per tutte le
opere che seguano il percorso editoriale standard, la conveniente diminuzione di costi e le
maggiori possibilità editoriali crediamo guiderebbero una gran parte di autori a sfruttare il sistema
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offerto dal sito web, progressivamente diminuendo il mercato della S.I.A.E., cosa prodromica alla
sua rimozione.
Abbiamo inoltre ideato un metodo che riteniamo particolarmente snello e a costo praticamente
zero con il quale le varie piattaforme di CrowdFunding, cadendo il monopolio legislativo,
potrebbero offrire opzioni di tutela giuridica agli attori.
Sfruttando l’ informatizzazione delle opere e conseguentemente la loro ricercabilità e pronta
confrontabilità, difatti, il sistema potrebbe automaticamente confrontare, ogni volta che venisse
immessa una nuova opera, le opere già in database con quella inserita, così da rilevare possibili
plagi.
A questo punto, il sistema ideato invierebbe la segnalazione di plagio all’autore, così che questo
possa valutare autonomamente se iniziare azioni legali, che potranno essere portate avanti
dall’autore stesso in prima persona, o patrocinate da un difensore fornito dal sito, se l’autore
abbia sottoscritto una polizza a costo minimo i cui proventi vanno a mantenere il sito stesso.
Il cuore del sistema sarebbe l’ inclusione di un metodo di Filtering, che permetta all’ autore di
personalizzare il filtro delle segnalazioni di plagio, così che gli arrivino effettivamente
esclusivamente le segnalazioni su cui potrebbe, probabilmente, intraprendere azioni legali, così
che l’ autore stesso non sia sommerso dalle segnalazioni.
Per fare un veloce esempio, per evitare che semplici citazioni di parti del testo da parte di giornali
del settore facciano scattare l’ avviso di possibile plagio, un sistema di filtri efficace prevedrebbe le
seguenti condizioni: 1) ‘SEGNALA0 il plagio anche parziale dell’ opera, superiore al 3%.
2)‘SEGNALA’ opere definite come narrativa 3) ‘NON SEGNALARE’ giornali a diffusione nazionale
4)‘NON SEGNALARE' articoli d’ opinione destinati alla pubblicazione su blog.
Con pochi clic, ne deriverebbe che la citazione su un giornale non verrebbe probabilmente
segnalata, per il filtro sui giornali a diffusione nazionale imposto, e se anche questo filtro fallisse
interverrebbe il filtro basato sulla percentuale di frasi corrispondenti, che sarebbe sicuramente
atto a scremare tutte le possibili citazioni su ogni fonte, giacché il 3% di un opera completa
sarebbero comunque pagine e pagine di contenuti corrispondenti.
Ovviamente, un sistema del genere richiederebbe una potenza di calcolo non indifferente, ma
comunque sopportabile, in quanto mera ricerca e confronto testuale, diversamente ad esempio
dal meccanismo inserito da Google su Youtube per la ricerca di video immessi nel circuito in
violazione del copyright.
Si noti che siamo ben consci del fatto che questo sistema non escluderebbe, almeno inizialmente,
la necessità della tutela prevista dalla S.I.A.E., giacché se il sistema di controllo digitale dovesse
rivelarsi particolarmente efficace, l’aspirante plagiario probabilmente pubblicherà in forma
cartacea così che si riveli più difficoltoso individuarlo.
Il libro, il giornale, l’informazione. Nuove prospettive per la cultura, il diritto all’informazione, i diritti degli autori. di Giada Bellavigna, Giorgio Indelicato, Francesco Mancin, Stefano Melloni è
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Tuttavia, la particolare snellezza e convenienza anche economica della tutela informatica
auspichiamo porterebbe la maggior parte degli autori a migrare dalla tutela della S.I.A.E. a quella
informatica e dunque alla pubblicazione mediante piattaforma, una volta rimosso il monopolio
legale della S.I.A.E.. In tal modo il mercato del libro pubblicato nel modo ordinario si ridurrebbe in
quanto più costoso (per i maggiori costi sostenuti), e la minor quantità di opere pubblicate su carta
– di fatto, solo quelle per cui il pubblico ha mostrato interesse – renderebbe esponenzialmente più
efficiente la S.I.A.E., che è al momento oberata da un’ incredibile quantità di opere.