Green Energy in Polesine: stato dell'arte e prospettive

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Green Energy in Polesine: stato dell’arte e prospettive a cura di Giorgio Osti R a p p o r t o f i n a l e d i r i c e r c a 28 settembre 2011

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Green Energy in Polesine

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Green Energy in

Polesine: stato dell’arte e prospettive

a cura di

Giorgio Osti

R a p p o r t o f i n a l e d i r i c e r c a

28 settembre 2011

Green Energy in Polesine

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Progetto della Camera di Commercio di Rovigo

in collaborazione con Polesine Innovazione

Il rapporto di ricerca è a cura di Giorgio Osti, con la collaborazione di Laura Aglio e Giovanni

Carrosio. Introduzione e conclusioni sono state redatte da Giorgio Osti; Laura Aglio ha redatto i

capitoli 2 e 5; Giovanni Carrosio ha redatto i capitoli 1, 3 e 4.

Green Energy in Polesine

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INDICE

INTRODUZIONE

CAPITOLO I PRODUZIONE DI ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI

1.1 Il fotovoltaico

1.2 Il solare termico

1.3 Le agroenergie

1.3.1 Il biogas

1.3.1 Le biomasse legnose

1.3.2 Il biodiesel

1.4 Idroelettrico e geotermico

CAPITOLO II IL RUOLO DELLA FILIERA NEL SETTORE DELLA

COMPONENTISTICA PRODUZIONE/RISPARMIO DI ENERGIA

Premessa

2.1 Le “forme associate di azione” per la creazione di una filiera green: un

confronto Veneto-Polesine

2.1.1 Gli accordi formali

2.1.2. Le collaborazioni informali

2.2 La “densità della green economy” in Polesine: indicatori di analisi del peso del

settore green a livello nazionale/regionale (Pil, occupati) e alcune ipotesi su scala

locale

2.3 Le imprese green in Polesine: stato dell’arte e prospettive

CAPITOLO III IL FABBISOGNO DI RISPARMIO ENERGETICO NEGLI

EDIFICI

CAPITOLO IV LE INTERVISTE AGLI ATTORI ED I QUESTIONARI

4.1 I consumatori

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4.2 Le imprese edili

4.3 Le istituzioni

4.4 I certificatori

4.5 Gli enti bilaterali

4.6 I progettisti

4.7 Le agenzie immobiliari

4.8 Che cosa emerge dalle interviste?

CAPITOLO V GREEN ENERGY JOBS: UNA RICOGNIZIONE DEI PROFILI

PROFESSIONALI

CONCLUSIONI

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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INTRODUZIONE

Il mondo della Green Economy è molto vasto e complesso. Seguendo l’orientamento dell’UNEP

(2010), la Green Economy riguarda due grandi aree economico-produttive:

- i settori che hanno un immediato legame con in capitale naturale: agricoltura, pesca,

gestione delle foreste e dell’acqua. Questi settori hanno un impatto significativo

sull’economia e costituiscono la base per la produzione primaria;

- i settori così detti della Brown Economy: trasporti, energia, produzione industriale. Questi

settori hanno davanti a sé importanti prospettive: efficientamento e risparmio di risorse

possono diventare gli elementi sui quali costruire una nuova crescita e il rilancio

dell’occupazione. L’efficienza nell’utilizzo delle risorse ed il risparmio di energia possono

avere molte applicazione settoriali: esse riguardano, ad esempio, la manifattura, il settore

edilizio, il ciclo dei rifiuti.

Nel nostro caso, la ricerca si limita al settore energetico, in tutte le sue declinazioni. Produzione di

energia da fonti rinnovabili, risparmio ed efficienza. L’energia è un bisogno trasversale, e rimanda

ad un altro modo di guardare la Green Economy. Seguendo, cioè, un approccio trasversale,

individuando nella questione energetica un elemento che coinvolge tutti i settori produttivi nonché i

consumi finali. Il tema del risparmio, in particolare, verrà affrontato approfondendo, tramite

interviste agli attori locali, il tema del green building. In un territorio come il Polesine, l’utilizzo

residenziale dell’energia ha un peso importante e prospetta interessanti prospettive per quanto

riguarda interventi di risparmio e di efficientamento nell’utilizzo delle risorse.

Il rapporto non può che partire da alcune premesse generali che descrivono una situazione in cui il

Polesine è completamente immerso:

a) uso elevatissimo (e per decenni crescente) di energia in tutto il mondo industrializzato;

b) previsione di crescenti difficoltà ad approvvigionarsi da fonti fossili;

c) complessità organizzativa e gestionale dei sistemi di erogazione e fruizione dell’energia.

Soprattutto per quest’ultima ragione serve uno schema plurimo per cogliere eventuali peculiarità del

Polesine. Tale provincia parte da alcuni elementi di base:

- grande disponibilità di terreno agricolo e di acqua dolce;

- capitali nazionali e internazionali che nel tempo hanno investito in grandi impianti;

- debole domanda interna di energia derivante dalla mancanza di grandi agglomerati

industriali. In Polesine vi è un surplus di energia che viene fornita all’esterno della

provincia1.

1 Nel 2009 la provincia di Rovigo ha consumato 1396 GWh di energia elettrica, così suddivisi: 62,8 agricoltura, 723

industria, 324 terziario, 286 uso domestico. Le due centrali di Porto Tolle e Porto Viro hanno una potenza nominale

rispettivamente di 2640 e di 135 MW. Nel 2006, la centrale di Porto Tolle ha registrato una produzione netta di 1988

GWh, anche se in passato ha toccato punte di 15.103 (nel 1998). La centrale di Porto Viro, invece, ha avuto una

produzione netta di 857 GWh, anch’essa inferiore rispetto agli anni precedenti. Una piccola centrale termoelettrica di

50MW è situata poi a Castelmassa. Essa ha prodotto, nel 2006, 359 GWh. Se sommiamo la produzione di queste tre

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Il punto (b) ha portato, come ovunque, una notevole attenzione alle possibilità offerte dalle fonti

rinnovabili e dal risparmio energetico. Ad una prima generalissima impressione non vi sono grosse

differenze fra Polesine e quanto successo altrove, ovvero

I - installazione di pannelli fotovoltaici;

II - costruzione di impianti a biogas e diffusione di generazione da biomasse;

III - mobilitazione per migliorare l’efficienza energetica degli edifici.

I primi due processi in larga misura sono dipesi da fattori esterni al Polesine:

a) istituzione dello scambio sul posto e degli incentivi, in gergo net metering e feed-in tariffs;

b) imprese multinazionali pronte ad investire su impianti biogas di medie dimensioni e disponibilità

di imprese agricole ed enti pubblici locali a garantire la base produttiva.

Il terzo processo appare meno decifrabile in termini di ricerca della pura convenienza o razionalità

degli attori; è costellato di aspetti relazionali e simbolici che ne rendono più ardua l’investigazione.

In esso infatti confluiscono:

- gli orientamenti culturali e la capacità di spesa dei potenziali fruitori di misure di risparmio

energetico ivi compresi gli enti pubblici locali (habiti);

- la tradizione industriale locale più o meno vicina ai settori merceologici convertibili al

risparmio energetico (sistema locale di produzione);

- il peso economico, l’influenza politica e il prestigio culturale di vari tipi di mediatori fra

sistemi energetici (progettisti, certificatori, ricercatori, movimenti sociali ….);

- la forza degli orientamenti politici locali verso il risparmio energetico sotto forma sia di

misure urbanistiche per indirizzare verso la bioedilizia sia delle associazioni di categoria a

formare distretti o cluster della bioedilizia.

In altri termini,

centrali, superiamo già nettamente il fabbisogno energetico della Provincia. La capacità installata, poi, è almeno dieci

volte superiore ai fabbisogni locali.

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Dallo schema si coglie come la diffusione del green building sia collegata a diversi fattori che si

combinano a vicenda. E’ frequente invece fra gli operatori l’addossare la responsabilità della

debolezza del comparto agli altri poli. Le imprese lamentano una scarsa domanda e una poca

disponibilità dei clienti a sostenere i maggiori costi di una costruzione-ristrutturazione con criteri

ecologici. Le autorità pubbliche e le associazioni di categoria lamentano rispettivamente i tentativi

di elusione delle norme da parte dei costruttori e la scarsa disponibilità a mettersi in rete da parte

delle imprese. A loro volta i clienti sostengono che non vi sono in loco tecnici e imprese in grado di

usare le nuove pratiche del risparmio energetico.

Fra questi tre poli si inseriscono gli esperti che possono appartenere a organizzazioni pubbliche o

private oppure agire come liberi professionisti. Per questi dunque va distinta la posizione

professionale (tecnico del comune o di un’impresa … ) dal ruolo che svolgono. I professionisti a

volte hanno un ruolo formalmente sancito (es. certificatore energetico) a volte esercitano una

funzione più impalpabile, ma non meno importante nell’indirizzare scelte e investimenti. Essi

inoltre, hanno una duplice formazione, una che riguarda la normativa e un’altra che riguarda le

tecnologie da impiegare.

E veniamo alla disponibilità di informazioni per ciascuno dei punti toccati:

I - installazione di pannelli fotovoltaici;

II - costruzione di impianti a biogas e diffusione di micro generazione da biomasse;

III - mobilitazione per migliorare l’efficienza energetica degli edifici.

Sul punto (I) disponiamo di dati su base comunale e di confronti fra la provincia di Rovigo e il

Veneto. Essi riguardano le installazioni di pannelli fotovoltaici per dimensione e in rapporto agli

abitanti. Sul punto (II) disponiamo di dati relativi alla distribuzione di impianti generatori di energia

elettrica da biogas e direttamente da biomasse, con alcuni dati relativi alle superfici coltivate per

alimentare tali impianti. Inoltre, vi sono alcuni dati sulla coltivazione di varietà utili ad essere

trasformate in biodiesel.

Relativamente al punto (III), le informazioni diventano più indirette. Dal lato della domanda

abbiamo a disposizione il dato sulle detrazioni al 55% (solo un anno) e 36% da parte di persone

fisiche.

Dal lato dell’offerta, vi sono alcuni dati molto indiretti sulla consistenza del settore edile e di quello

dell’impiantistica in Polesine. Difficile dire a partire dai numeri grezzi quante di queste imprese

hanno un orientamento/capacità verso dispositivi di risparmio energetico. D’altra parte, i codici

Ateco (classificazione delle attività economiche) con i quali interrogare la banca dati della Camera

di commercio non permettono di rilevare la specifica qualificazione per quanto riguarda il risparmio

energetico delle imprese iscritte. Uno sparuto numero di imprese orientate al green building sono

state rilevate attraverso i siti web. Il fatto che dispongano di un sito web nel quale reclamizzano

competenze nella bioedilizia fa pensare che siano effettivamente distinguibili dalla massa di aziende

del loro macrosettore di appartenenza.

Dal lato, dell’ente pubblico e degli interessi organizzati non vi sono fonti sistematiche di

informazione, ma si procede in genere per esclusione; ossia si prendono iniziative di carattere

generale e si vede quanto queste sono presenti in Polesine. Le iniziative più importanti riguardano,

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da un lato, la predisposizione di norme vincolanti/incentivanti sull’adozione di dispositivi di

risparmio energetico, dall’altro, gli accordi fra imprese e loro associazioni per agire in maniera

concordata sul mercato offrendo pacchetti di dispositivi energetici.

Volendo vi sarebbe nello schema un punto (IV), i mediatori i quali possono agire per conto proprio

oppure per conto di un’organizzazione. In genere essi hanno una patente che permette a sua volta di

rilasciare altre patenti agli edifici. Per il Polesine abbiamo la lista dei certificatori. Si tenga conto

della elevata mobilità di questi che possono avere la propria sede legale in provincia ma operare in

altre aree. Viceversa non abbiamo informazioni su certificatori di altre province operanti in

provincia di Rovigo.

In generale, si è tentato anche di stimare sia il fabbisogno di ristrutturazioni in senso ecologico

valutando il patrimonio edilizio della provincia (dati Ptcp: Piano territoriale di coordinamento

provinciale) sia l’impatto della green economy assumendo che in Polesine le imprese interessate

abbiano lo stesso peso economico e occupazionale riscontrabile a livello regionale o nazionale.

Sappiamo in partenza che si tratta di un esercizio molto approssimativo, perché nel Polesine non vi

è alcuna filiera specializzata in nessuno dei rami sia della produzione da rinnovabili che per il

risparmio energetico. Tuttavia, la simulazione si giustifica con la rapidità di diffusione della green

economy; si è visto chiaramente come un forte cluster del fotovoltaico si sia sviluppato in provincia

di Padova; si tratta di economie aperte, contigue, fra le quali è facile immaginare travasi di

competenze, personale e localizzazioni. Una stima a partire da sistemi economici più vasti può

dunque nel tempo rivelarsi vicina alla realtà, pensando alla velocità dei processi.

Ricapitolando, sulle fonti di informazione:

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Lo schema è stato utilizzato anche per organizzare le interviste agli attori locali. Sono state

intervistate nel complesso 45 persone, rispondenti ai tre poli (clienti, imprese e istituzioni) e alle

figure dei mediatori (certificatori, progettisti, cassa edile). Sulla collocazione di queste figure nello

schema si dirà in modo accurato nel testo del rapporto di ricerca.

Gli intervistati sono stati raggiunti con il metodo della palla di neve: siamo partiti dalle interviste

alle organizzazioni di categoria, che ci hanno segnalato dei nominativi di imprese e di

professionisti. Dalle prime interviste sono emersi altri nominativi, fino al raggiungimento delle più

importanti figure coinvolte nel settore dell’edilizia. Non sono stati coinvolti nelle interviste i

consumatori: la ricerca è stata sbilanciata di più sul lato dell’offerta che su quello della domanda.

Un lavoro di indagine sui consumatori, d’altra parte, avrebbe richiesto un’analisi campionaria,

molto dispendiosa in termini di tempo e soprattutto di risorse. Sui consumatori, tuttavia, abbiamo

individuato dati e indagini già fatte dalle quali è possibile trarre delle conclusioni.

Infine, presentiamo delle ipotesi sui profili professionali di cui il sistema polesano avrà bisogno

negli anni a venire. Le figure professionali sono state individuate grazie ad una serie di ricerche

svolte a livello nazionale da importanti istituti di ricerca. In particolare, l’IRES ha condotto una

analisi sull’emergere di nuove figure professionali in campo energetico. A partire dalle figure

professionali raccolte attingendo da questi rapporti, sono state sottoposte, durante le interviste, delle

ipotesi agli attori locali. In questo modo abbiamo individuato meglio, tra le figure professionali

emergenti, quelle adatte alla realtà polesana.

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CAP I. LA PRODUZIONE DI ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI

1. Il fotovoltaico

Ci sono diversi modi per commentare la diffusione del solare fotovoltaico sul territorio polesano, un

fenomeno che ha conosciuto un rapido e sostenuto sviluppo negli ultimi tempi.

Guardare ai dati in modo assoluto, contando il numero di impianti installati; oppure pesando gli

impianti e la potenza sulla popolazione. Con il numero assoluto, otteniamo la presenza di impianti

all’interno di un comune: il dato è interessante perché mette in luce l’estensione del fenomeno e fa

comprendere in quali zone della provincia si concentra la maggior parte gli impianti. Se proviamo a

rappresentare questo dato su di una carta della provincia di Rovigo (Figura 1), vediamo a colpo

d’occhio come nella sola città di Rovigo vi sia all’incirca un quarto degli impianti presenti su tutto

il territorio provinciale, 162 impianti. Se aggiungiamo i comuni di Adria, Lendinara e Badia

Polesine arriviamo a quasi la metà degli impianti. Il resto della provincia appare omogeneamente

caratterizzato da una minore presenza del fotovoltaico: 42 comuni hanno meno di 20 impianti e 4

comuni contano da 20 a 40 impianti.

In questi casi, è determinante la popolazione. È evidente che nelle zone più popolose vi siano più

impianti in termini assoluti. La rappresentazione è utile, perché ci porta ad ipotizzare come gran

parte delle imprese inserite nella filiera del fotovoltaico lavorino lungo quest’asse territoriale.

Figura 1 Numero di impianti fotovoltaici installati in assoluto nei comuni della provincia di

Rovigo - aggiornato al 1 marzo 2011

Il dato non è sufficiente, però, a comprendere le dinamiche della diffusione del fotovoltaico e capire

quali sono le zone della provincia più attive. È necessario ponderare i dati del fotovoltaico, numero

di impianti e potenza installata, sulla popolazione.

Dalle carte ottenute possiamo fare alcune considerazioni interessanti. Nei comuni dell’Alto

Polesine, vi è più dinamismo. In termini percentuali, Canda, Canaro e Frassinelle Polesine spiccano

tra gli altri comuni. In particolare, intorno a Canda c’è un gruppo di comuni che vanta una densità di

impianti sugli abitanti decisamente alta rispetto alla media provinciale (Figura 2). Rovigo e Adria,

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ai primi posti per presenza assoluta del fotovoltaico, retrocedono. Il basso polesine, anche in questo

caso, si conferma compattamente per una scarsa diffusione, con l’eccezione di Rosolina.

Figura 2 Numero di impianti fotovoltaici ogni 1000 abitanti - aggiornato al 1 marzo 2011

Nella Figura 3, invece, troviamo rappresentata la potenza installata rapportata alla popolazione

residente. Il dato può essere anche interpretato come un indice di concentrazione della tecnologia.

La presenza di grandi impianti, dei quali sono proprietari grandi apparati industriali locali e non,

mette in secondo piano, in questa rappresentazione, la diffusione degli impianti famigliari. È

sufficiente la presenza anche di un solo grande impianto, infatti, perché emerga un dato elevato. Nei

comuni di Loreo e di San Bellino, ad esempio, vi sono impianti industriali molto grandi

(rispettivamente 12 e 70 MW). Questi comuni sono stati colorati di blu. Altri comuni hanno

impianti di grande taglia, anche se non paragonabili con quelli citati. Troviamo una lista nella

tabella 2.

Figura 3 Potenza installata di fotovoltaico (KW) ogni 1000 abitanti - aggiornato al 10 febbraio

2011

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Dalla carta emerge ancora una concentrazione più alta rispetto alla media provinciale nei comuni

intorno a San Bellino, ma soprattutto concentrazioni puntuali, dipendenti dalla presenza o meno di

impianti di grande taglia. Da notare una forte concentrazione in termini di KW installati sulla

popolazione nei comuni del Basso Polesine (Ariano Polesine, Taglio di Po, Porto Viro e Loreo). In

questi comuni vi è una scarsa diffusione del fotovoltaico in termini di numero di impianti, ma una

forte concentrazione per potenza installata. Ciò significa che vi è una predominanza di grandi

impianti industriali, rispetto alle altre aree della Provincia.

Nella Provincia di Rovigo sono 22 gli impianti sopra i 100 KW. Due di questi, come già detto, sono

molto grandi: si tratta degli impianti di Loreo (12.557 KW) e San Bellino (70.556 KW). Per

precisione, l’impianto di San Bellino occupa anche parte del territorio del comune di

Castelguglielmo. A Porto Viro c’è un impianto da 997,9 KW, ad Ariano nel Polesine un impianto

da 996,4 KW e a Taglio di Po da 833,5 KW. Tutti gli altri impianti sono compresi tra i 115 KW e i

355,7 KW.

Tabella 1 Impianti fotovoltaici in Provincia di Rovigo sopra i 100 KW – 1 marzo 2011

ID impianto

Potenza KW

Comune Data Esercizio

180440 70.556 SAN BELLINO 22/11/2010

183429 12.557 LOREO 25/10/2010

253985 997,9 PORTO VIRO 30/12/2010

194986 996,4 ARIANO NEL POLESINE 07/02/2011

124179 833,5 TAGLIO DI PO 30/12/2009

120678 355,7 PETTORAZZA GRIMANI 29/12/2009

81498 280,8 LENDINARA 31/12/2008

151288 199,8 BADIA POLESINE 03/08/2010

258988 199,8 VILLADOSE 07/12/2010

120344 199,7 PETTORAZZA GRIMANI 29/12/2009

252702 199,5 ARIANO NEL POLESINE 07/02/2011

191234 198,9 FRATTA POLESINE 22/11/2010

264280 198,7 ROVIGO 02/12/2010

101573 198,5 ADRIA 05/08/2009

119714 196,6 LOREO 28/12/2009

116709 196,0 ROVIGO 30/12/2009

268094 182,2 POLESELLA 22/12/2010

124047 156,2 TAGLIO DI PO 30/12/2009

258334 144,9 LENDINARA 18/11/2010

148009 122,0 BADIA POLESINE 29/06/2010

240405 119,68 ROVIGO 06/12/2010

185980 115,92 ROVIGO 29/11/2010

Se consideriamo la totalità degli impianti (tabella 3), 595 impianti sono sotto i 10 KW per una

potenza totale installata di 2.403 KW. Tra questi, quelli strettamente classificabili come famigliari

(al di sotto dei 4 KW) sono 317; 82 impianti tra i 10 e i 20 KW, per un totale di 1.319 KW; 59

impianti tra i 20 e i 100 KW, per un totale installato di 3.637 KW e 20 impianti tra i 100 e i 1000

KW, per un totale di 6.092 KW.

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La quasi totalità degli impianti, perciò, è imputabile a piccole imprese e famiglie. Se consideriamo

la potenza installata, però, gli impianti di grandi dimensioni hanno un peso preponderante. Basti

pensare che circa l’87% della potenza installata in Polesine risiede nei due impianti di San Bellino e

Loreo, per un totale di 83,113 MW.

L’impianto di San Bellino è stato realizzato da SunEdison ed Isolux Corsàn, multinazionali che

operano anche in Italia nella costruzione di infrastrutture e nell’ambito energetico. L’impianto è

stato venduto ad un fondo di investimento della First Reserve per 276 milioni di euro. Un ruolo

importante nella ideazione dell’impianto è stato rivestito comunque da un qualificato progettista

locale.

L’impianto di Loreo, invece, è di proprietà della multinazionale francese Edf, che possiede diversi

impianti eolici e fotovoltaici in Italia, oltre ad essere azionista in diverse utility italiane, compresa

Edison.

Tabella 2 Impianti fotovoltaici in provincia di Rovigo per potenza – 1 marzo 2011

KW Impianti Totale potenza in KW

da 1 a 10 595 2403,1

da 10 a 20 82 1319,8

da 20 a 100 59 3637,3

da 100 a 1000 20 6092,6

12557 1 12557

70556 1 70556

TOTALE 758 96565,8

Se consideriamo la data di entrata in esercizio degli impianti fotovoltaici in Polesine, vediamo che il

2010 è stato l’anno più importante, con più di 400 impianti, che rappresentano circa il 52% degli

impianti presenti.

0

50

100

150

200

250

300

350

400

450

2007 2008 2009 2010 mar-11

Impianti fotovoltaici in regime di Conto Energia entrati in esercizio per anno in Provincia di Rovigo

dati aggiornati al 1 marzo 2011

Figura 4 Impianti fotovoltaici entrati in esercizio per anno in Provincia di Rovigo – 1 marzo 2011

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Nei primi due mesi del 2011 sono stati realizzati circa 100 impianti. Un numero molto importante,

che fa prevedere come nel 2011 probabilmente sarà superato il numero di impianti installati nel

2010.

Il settore si è trovato in uno stato di incertezza per diversi mesi nel 2011. L’attesa del quarto conto

energia ha prodotto uno stallo negli investimenti, a causa della incertezza sulla rimuneratività degli

interventi. Gli incentivi previsti dal terzo conto energia sono stati resi inapplicabili a partire dal 31

maggio 2011 ed il quarto conto energia è entrato in vigore a partire dal 1 giugno per i piccoli

impianti e dal 31 agosto per i grandi impianti. I grandi impianti, superiori a 200 KW se realizzati a

terra e ad 1 MW se realizzati su edifici, devono registrarsi in un apposito registro per potere

accedere agli incentivi. I grandi impianti saranno ammessi agli incentivi fino al raggiungimento del

budget annuale previsto.

Inoltre, la regione Veneto ha approvato un provvedimento per la regolamentazione del fotovoltaico

a terra. Il Consiglio regionale del Veneto ha bloccato fino al 31 dicembre 2011 ogni nuova

autorizzazione per impianti fotovoltaici su terreno agricolo con potenza di picco superiore a 200

kilowatt. Non sono state introdotte limitazioni, invece, per l’installazione di impianti fotovoltaici sui

tetti di case ed edifici industriali e commerciali, poiché non sottraggono spazio alle coltivazioni e

non hanno un impatto negativo sul paesaggio. Il provvedimento è contenuto nell'articolo 4 della

Finanziaria regionale 2011. L'articolo approvato prevede, inoltre, per ogni nuovo impianto a fonte

rinnovabile, il pagamento alla Regione di oneri istruttori pari allo 0,025% dell'investimento, con

una previsione di introiti per le casse regionali pari a 100 mila euro nel 2011.

Tabella 3 Impianti fotovoltaici in provincia di Rovigo per comune - aggiornamento al 1 marzo

2011 - fonte GSE

COMUNE Numero impianti

Potenza totale in KW

Impianti/1000 abitanti

PotenzaKW/1000 abitanti

Adria 64 940,3 3,146818763 46,23365129 Ariano nel Polesine 9 1323,6 1,910422416 280,9594566 Arquà Polesine 10 96,1 3,441156228 33,06951136 Badia Polesine 42 655,1 3,921568627 61,16713352 Bagnolo di Po 7 122,6 4,888268156 85,61452514 Bergantino 5 16,8 1,902587519 6,392694064 Bosaro 2 5,9 1,428571429 4,214285714 Calto 2 13,7 2,412545235 16,52593486 Canaro 18 134,4 6,284916201 46,9273743 Canda 9 47,9 9,564293305 50,90329437 Castelguglielmo 8 76,9 4,68933177 45,07620164 Castelmassa 13 57,8 2,92858752 13,02095066 Castelnovo Bariano 13 95,2 4,313205043 31,58593232 Ceneselli 3 13,5 1,57480315 7,086614173 Ceregnano 14 110,3 3,641092328 28,68660598 Corbola 4 55,5 1,607071113 22,29811169 Costa di Rovigo 8 42,2 2,871500359 15,14716439 Crespino 8 142,1 3,980099502 70,69651741 Ficarolo 7 113 3,058103976 49,36653561 Fiesso Umbertiano 6 52 1,395673412 12,09583624 Frassinelle Polesine 10 103,1 6,501950585 67,03511053 Fratta Polesine 11 290,8 4,203286206 111,1196026 Gaiba 2 10 1,755926251 8,779631255 Gavello 7 121,7 4,247572816 73,84708738 Giacciano 6 27,4 2,623524268 11,98076082 Guarda Veneta 4 205 3,29218107 168,7242798

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Lendinara 53 1138,9 4,402359 94,60088047 Loreo 6 12794,6 1,599147122 3410,074627 Lusia 5 84,2 1,409641951 23,73837045 Melara 2 10,5 1,03626943 5,440414508 Occhiobello 24 135,9 2,121265689 12,01166696 Papozze 6 23,5 3,678724709 14,40833844 Pettorazza Grimani 8 774,3 4,725339634 457,3538098 Pincara 6 90,3 4,709576138 70,87912088 Polesella 10 358,5 2,400960384 86,07442977 Pontecchio Polesine 6 23 3,136434919 12,02300052 Porto Tolle 19 313,1 1,860738419 30,66301048 Porto Viro 29 1244,9 2,002485844 85,96188372 Rosolina 30 120,8 4,657661854 18,75485173 Rovigo 162 1821,8 3,151321804 35,43875348 Salara 5 34,8 4,074979625 28,36185819 San Bellino 7 70594,2 5,813953488 58633,05648 San Martino di V. 18 410,8 4,466501241 101,9354839 Stienta 10 54,9 3,06936771 16,85082873 Taglio di Po 18 1147,9 2,121390689 135,2857985 Trecenta 5 22,6 1,675603217 7,573726542 Villadose 21 351,6 3,955547184 66,22716142 Villamarzana 4 34,2 3,228410008 27,60290557 Villanova del Ghebbo 11 61 5,043558001 27,96882164 Villanova M. 1 47,4 0,92936803 44,05204461 TOTALE PROVINCIA 758 96566,6 3,096696177 394,508471

Per concludere il paragrafo sulla produzione di energia fotovoltaica, proviamo a confrontare la

situazione polesana con quella delle province limitrofe, avendo a disposizione i dati aggiornati al 1

giugno 2011.

Tabella 4 Impianti per abitanti e potenza installata per abitante nelle province venete e nella

provincia di Ferrara - aggiornamento al 1 giugno 2011 - fonte GSE

Provincia Numero impianti ogni 100 abitanti

Potenza impianti per abitante (KW)

Rovigo 0,39 0,44 Padova 0,59 0,1 Verona 0,41 0,10 Venezia 0,42 0,04 Vicenza 0,62 0,09 Treviso 0,95 0,10 Belluno 0,59 0,06 Ferrara 0,41 0,15

Come emerge dalla tabella 4, Rovigo è ultima per numero di impianti ogni 100 abitanti (0,39

impianti), ma è prima per potenza installata per abitante (0,44 KW). Il dato indica una

preponderanza di grandi impianti rispetto alle altre province. Certamente nel dato incide molto

l’impianto di San Bellino, da 72 MW. Se togliessimo dalla statistica questo impianto, il dato di

Rovigo si allineerebbe a quello di Ferrara, con 0,15 KW per abitante. Sempre un dato più alto

rispetto alle altre province, ma non così eclatante.

La provincia di Rovigo si distingue in modo particolare da quella di Treviso: la situazione appare

invertita. Nella provincia di Treviso vi è il record per numero di impianti rapportati agli abitanti

(0,95 ogni 100) e una potenza per abitante che si attesta su valori medi. Sarà necessario fare delle

Green Energy in Polesine

15

verifiche, ma il dato fa presagire come nel trevigiano il settore del fotovoltaico sia più localizzato

rispetto e quello polesano e fondato su di un tessuto di piccola impresa e artigianato.

1.2 Il solare termico

Sul solare termico non esiste un ente nazionale che possieda un censimento degli impianti. A

differenza della produzione di energia elettrica, che accede agli incentivi del conto energia, la

produzione di energia termica con i pannelli solari non ha forme di incentivazione legate alla

produzione e non prevede la trasmissione dell’energia ad una rete nazionale, come avviene per il

fotovoltaico.

L’unico tentativo di censimento operato a livello comunale, per tutta Italia, è il rapporto di

Legambiente ―Comuni rinnovabili‖ (2011). Il rapporto è basato su questionari inviati a tutti i

comuni e sulla documentazione delle province e regioni che hanno promosso bandi per incentivare

l’installazione dei pannelli solari. Nella ricerca di Legambiente, viene utilizzato come dato il

rapporto tra metri quadri di pannelli e numero di famiglie residenti. Questo parametro è utilizzato

dalla Comunità Europea per monitorare i progressi nella diffusione della tecnologia, con un

obiettivo di 264 mq ogni 1000 abitanti. In Italia sono 56 i comuni che hanno raggiunto o superato

questo target. Nessuno di questi comuni si trova nella provincia di Rovigo e soltanto uno è

localizzano in Veneto. Si tratta del comune di Mestrino, in provincia di Padova, 25° in classifica

con 454 mq di pannelli ogni 1000 abitanti, ma secondo per numero assoluto di mq occupati.

Nella provincia di Rovigo tutti i comuni, al di là del capoluogo, hanno meno di 100 mq ogni 1000

abitanti. Nel comune di Rovigo, il dato è compreso tra i 100 e i 500.

Secondo il rapporto Legambiente EnRO, che fa il quadro nazionale sui regolamenti edilizi

innovativi in termini di efficienza e risparmio energetico, in provincia di Rovigo soltanto due

comuni hanno adottato norme vincolanti: si tratta dei comuni di Rovigo e di Lendinara, che tuttavia

stabiliscono obblighi sul fotovoltaico, ma non sul solare termico. Il solare termico è obbligatorio

negli interventi di restauro e nelle nuove costruzioni in molte regioni, come Piemonte, Liguria,

Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Umbria; nella provincia di Trento, in diversi comuni toscani e

in qualche comune veneto. Altre regioni, hanno scelto la strada dell’incentivo all’installazione

piuttosto che un regolamento vincolante. Tra queste, ad esempio, il Friuli-Venezia Giulia.

1.3 Le agroenergie

1.3.1 Il biogas

La diffusione degli impianti di produzione di energia elettrica da biogas è un fenomeno recente in

Italia e nella provincia di Rovigo in particolare. Il settore esercita una forte attrazione su aziende

agricole e zootecniche in cerca di forme diversificate di reddito. A far crescere l’interesse

contribuisce l’approvazione, per gli impianti di taglia non superiore a 1 MW elettrico (MWe), della

tariffa omnicomprensiva di 0,28/euro KWh per l’energia elettrica immessa in rete e del coefficiente

moltiplicatore di 1,8 per i certificati verdi per gli impianti di potenza elettrica installata superiore a 1

MWe.

Ad aprile 2011, gli impianti in esercizio in provincia di Rovigo sono 8 (tabella 5). Quelli autorizzati

e ancora in costruzione sono 3, mentre 6 impianti sono in fase di istruttoria. Come emerge dalla

Green Energy in Polesine

16

tabella 4, la maggior parte degli impianti (in esercizio e non) hanno una potenza lievemente

inferiore ad 1 MW elettrico, soglia oltre la quale si passa dalla tariffa omnicomprensiva al regime

dei certificati verdi. Gli impianti di potenza superiore ad 1 MWe, inoltre, devono essere sottoposti

alla procedura di impatto ambientale. Le autorizzazioni a procedere, pertanto, passano dal livello

comunale/provinciale a quello regionale, rendendo l’iter più lungo e complesso. Questi vincoli

istituzionali fanno emergere una certa omogeneità nella tipologia di impianto adottato, che non

necessariamente si traduce in una efficienza dal punto di vista socio-ambientale. Spesso le aziende

agricole adattano la propria struttura alla taglia dell’impianto prescelto per incrementare i profitti e

la tecnologia non viene adottata in modo flessibile a seconda dei contesti locali.

Tabella 5 Elenco impianti a biogas in esercizio, in costruzione e in istruttoria – fonte Regione

Veneto (2011)

Comune Azienda Stato Istanza Potenza termica nominale (MW)

Potenza termica effettiva (MW)

Potenza elettrica (MW)

Bagnolo di PO Az. Agr. Canessi Esercizio 2007 1,34 0,75 0,53

Pincara Az. Agr. Minella Costruzione 2007 2,78 1,4 0,99

Canda Bioenergy Coop. Agr. Esercizio 2008 2,4 1,04 0,99

Taglio di Po Az. Agr. Giardini Esercizio 2008 2,09 0,83 0,83

Porto Tolle Az. Agr. Canella Esercizio 2008 2,96 1,3 0,99

Costa di Rovigo FRI-EL Rhodigium Soc. Agr. SRL Esercizio 2008 2,03 0,83 0,99

Porto Viro Az. Agr. Mezzanato Esercizio 2008 2,09 1,23 0,83

Porto Viro Delta Energia s.r.l (ex Az. Agr.) Esercizio 2008 2,49 1,12 0,99

Ariano Polesine MZ biogas (ex Az. Agr.) Costruzione 2008 2,4 0,58 0,99

Guarda FRI-EL Gardiliana Esercizio 2009 2,44 1,72 1,12

Crespino Allevamenti Perin s.c.a. Costruzione 2009 2,45 124 0,98

Trecenta Società agricola polesana sap Istruttoria 2009 2,46 1,24 0,99

Porto Viro Società agricola Ruzza Istruttoria 2010 0,67 0,24 0,45

Villadose Cons. maiscoltori e cerealicoltori polesani

Istruttoria 2010 2,45 1,24 0,99

Lendinara Soc. Agr. Biopower Istruttoria 2010 2,40 0,62 0,99

Loreo Soc. Agr. Tenuta ca’ Negra Istruttoria 2010 2,46 1,11 0,99

Trecenta FDF Biogas Soc. Coop. Agr. Istruttoria 2010 1,59 0,57 0,99

Rispetto al dato nazionale, la provincia di Rovigo si distingue per una più rilevante presenza di

impianti di taglia compresa tra i 500 KWe e la potenza di 1 MWe. In Polesine, l’88% degli impianti

si colloca all’interno di questa fascia. Soltanto due impianti si collocano al di fuori, uno perché

supera il MWe, l’altro perché non raggiunge i 500 KWe. A livello nazionale, invece, il 37% degli

impianti si colloca tra i 500 KWe e 1 MWe; il 22% tra 100 e 500 KWe; il 7% supera il MWe ed i

restanti sono al di sotto dei 100 KWe. Del 12% degli impianti, però, non si conosce la potenza.

Gli impianti a biogas oltre all’energia elettrica rendono disponibile una elevata quantità di calore

(energia termica) che attualmente è scarsamente utilizzata. In genere c’è un certo reimpiego in

azienda (es. stabilizzazione temperatura del digestato, riscaldamento delle stalle o altri edifici

utilizzati per le lavorazioni, ecc.) o nell’edificio abitativo dell’agricoltore. La Regione Veneto

calcola che venga mediamente impiegato il 5% del calore prodotto; pertanto la maggior parte viene

Green Energy in Polesine

17

dispersa nell’ambiente. Non esistono casi di allacciamento, tramite reti di teleriscaldamento, di

edifici pubblici o ad uso residenziale.

Tabella 6 Impianti a biogas per potenza elettrica installata (Italia e provincia di Rovigo) –

fonte Regione Veneto e Piccinini (2011)

Italia Rovigo

< 100 KWe 18% -

100-500 KWe 22% 6%

500-1000 KWe 37% 88%

>1000 KWe 7% 6%

Biogas in caldaia 4% -

Non disponibile 12% -

Un elemento interessante legato agli impianti a biogas è la tipologia di approvvigionamento dei

digestori. A livello nazionale, il 51% degli impianti è alimentato da un mix di biomasse dedicate,

effluenti zootecnici e sottoprodotti agro-industriali; il 33% esclusivamente da effluenti zootecnici;

l’8% esclusivamente da colture dedicate. Del restante 8% di impianti non si possiedono i dati

(Piccinini e altri, 2011).

In provincia di Rovigo, se consideriamo gli impianti in esercizio e non, quelli alimentati soltanto da

biomasse dedicate sono più rilevanti rispetto al dato nazionale. Essi rappresentano il 41% degli

impianti, mentre a livello nazionale sono circa il 18%. Non esistono, inoltre, impianti che utilizzano

soltanto reflui zootecnici. Appare sottorappresentato, rispetto al dato nazionale, anche l’utilizzo di

sottoprodotti dell’industria agroalimentare. Questo accade, probabilmente, come conseguenza della

scarsa presenza nel Polesine dell’industria di trasformazione.

Degli impianti in esercizio, soltanto due utilizzano esclusivamente biomassa dedicata ed i restanti

cinque un mix di biomassa ed effluenti zootecnici. È probabile che durante l’iter di approvazione i

proponenti saranno costretti a rivedere il progetto di approvvigionamento integrando diversi input,

al fine di migliorare la performance ambientale dell’impianto e diminuire la competizione con la

produzione di cibo.

Tabella 7 Impianti a biogas per tipologia di input – fonte Regione Veneto (2011)

Comune Azienda Stato Tipo biomasse

Bagnolo di PO Az. Agr. Canessi Esercizio Biomassa dedicata+effluente zootecnico

Pincara Az. Agr. Minella Costruzione Biomassa dedicata+effluente zootecnico

Canda Bioenergy Coop. Agr. Esercizio Biomassa dedicata

Taglio di Po Az. Agr. Giardini Esercizio Biomassa dedicata+effluente zootecnico+sottoprodotti

Porto Tolle Az. Agr. Canella Esercizio Biomassa dedicata+effluente zootecnico

Costa di Rovigo FRI-EL Rhodigium Soc. Agr. SRL Esercizio Biomassa dedicata+effluente zootecnico

Porto Viro Az. Agr. Mezzanato Esercizio Biomassa dedicata+effluente zootecnico

Porto Viro Delta Energia s.r.l (ex Az. Agr.) Esercizio Biomassa dedicata

Ariano Polesine MZ biogas (ex Az. Agr.) Costruzione Biomassa dedicata

Guarda FRI-EL Gardiliana Esercizio Biomassa dedicata

Green Energy in Polesine

18

Crespino Allevamenti Perin s.c.a. Costruzione Biomassa dedicata+effluente zootecnico

Trecenta Società agricola polesana sap Istruttoria Biomassa dedicata

Porto Viro Società agricola Ruzza Istruttoria Biomassa dedicata+effluente zootecnico

Villadose Cons. maiscoltori e cerealicoltori polesani

Istruttoria Biomassa dedicata

Lendinara Soc. Agr. Biopower Istruttoria Biomassa dedicata

Loreo Soc. Agr. Tenuta ca’ Negra Istruttoria Biomassa dedicata+effluente zootecnico

Trecenta FDF Biogas Soc. Coop. Agr. Istruttoria Biomassa dedicata+effluente zootecnico+sottoprodotti

Tra le province venete, quella di Rovigo appare come la più intraprendente nella richiesta di

domande di contributo per la costruzione di impianti a biogas grazie alle misure del Programma di

Sviluppo Rurale (PSR). Circa un terzo delle istruttorie concluse riguarda la provincia di Rovigo.

Del resto, la provincia di Rovigo è prima per numero di impianti in esercizio.

Tabella 8 Domande di contributo per impianti a biogas sulle misure del PSR (fonte Veneto

Agricoltura)

Belluno Padova Rovigo Treviso Venezia Vicenza Verona Totale

Istruttorie concluse 1 5 8 4 4 0 6 28

Istruttorie aperte 0 2 3 1 2 1 3 12

Totale 1 7 11 5 6 1 9 40

Dei 23 impianti veneti in esercizio, infatti, 8 sono in provincia di Rovigo, 4 in provincia di Verona,

4 di Treviso, 5 di Padova e 3 di Venezia.

Esistono poi molti impianti in fase di istruttoria, o in costruzione. Nel complesso, il Veneto conta

104 proposte di impianto. 9 di queste sono in provincia di Rovigo, 33 in provincia di Venezia, 20 in

provincia di Verona, 6 di Vicenza, 9 di Treviso, 1 di Belluno, 25 di Padova. Di questi progetti, non

sappiamo quanti ne verranno effettivamente autorizzati e quanti messi in esercizio.

Figura 5 Impianti in esercizio e in iter autorizzativo-costruttivo nelle province venete - fonte

Ufficio Energia Regione Veneto 2011

Green Energy in Polesine

19

1.3.2 Le biomasse legnose

Censire gli impianti che producono energia termica ed elettrica da biomasse legnose è una

operazione particolarmente complessa. La varietà degli impianti è molto alta, con soluzioni tecniche

assai differenti. Gli impianti che producono soltanto energia termica possono essere di diversi tipi e

dimensioni: autoproduzione a livello industriale (ad esempio, segherie che valorizzano gli scarti di

lavorazione), reti più o meno grandi di teleriscaldamento (che utilizzano per lo più cippato), caldaie

e stufe ad uso domestico (che utilizzano legna da ardere, ma anche pellet o tronchetti pressati). Per

gli impianti di cogenerazione, invece, possiamo avere grandi centrali a biomasse che utilizzano

cippato industriale per produrre energia termica ed elettrica, collegati attraverso reti di

teleriscaldamento anche ad interi comuni, e impianti medio piccoli, spesso sono funzionali al

riscaldamento di pochi edifici pubblici e privati e legati all’approvvigionamento locale grazie al

lavoro di consorzi agricolo-forestali,. Infine, esistono anche centrali a biomasse che producono

soltanto energia elettrica, utilizzando il calore prodotto soltanto per l’autoconsumo e disperdendo

quello in esubero in atmosfera. Questi impianti, solitamente, sono inseriti all’interno di filiere di

approvvigionamento globali, poiché hanno bisogno di grandi quantità di biomassa ad un prezzo

molto basso.

Gli impianti che producono energia elettrica, essendo inseriti all’interno del regime dei certificati

verdi o delle tariffe omnicomprensive, sono censiti a livello nazionale. Quelli che producono

soltanto energia termica, invece, difficilmente sono tracciabili.

Secondo un censimento di Veneto Agricoltura, in provincia di Rovigo esistono 8 impianti termici

industriali alimentati a biomassa, per una potenza installata di 6,2 MW termici. Cinque di questi

impianti sono alimentati con cippato, due con legna da ardere ed un impianto con scarti della

lavorazione del legno. Nel complesso, il consumo di biomassa è parti a 6137 tonnellate annue

(tabella 9)2.

Tabella 9 Impianti a biomasse, potenza installata e combustibile consumato - fonte Veneto

Agricoltura 2010

Cippato Legna da ardere

Scarti di lavorazione legno

Totale

Impianti (n.) 5 2 1 8

Potenza (MWt) 3,8 0,1 2,3 6,2

Consumo combustibile (t) 2290 31 3816 6137

Secondo un recente documento della Provincia di Rovigo (2 maggio 2011), che concerne gli

impianti di produzione di energia elettrica, in Polesine ci sono 1 centrale ad olio vegetale (28

MWe), due centrali a biomasse legnose, per una potenza complessiva di 17 MWe ed una centrale ad

alimentazione mista biomasse e metano di 4,9 MWe. Sull’approvvigionamento non siamo in grado

di fornire dei dati: certamente sono impianti molto grandi che difficilmente riescono ad

approvvigionarsi a livello locale, ma è probabile siano inseriti all’interno del mercato globale delle

biomasse.

2 Uno di questi impianti è localizzato nell’Azienda agricola Pavarin, che utilizza una caldaia a cippato per il

riscaldamento delle serre. Si veda l’apposita scheda nel censimento delle aziende.

Green Energy in Polesine

20

A livello domestico, invece, in provincia di Rovigo si consumano 2321 tonnellate annue, 2290 sono

composte da cippato e soltanto 31 da legna da ardere. Rispetto alle altre province venete, la

provincia di Rovigo vede una più alta percentuale di utilizzo del cippato in confronto alla

percentuale di legna da ardere. Ciò è dovuto certamente alle caratteristiche territoriali del Polesine,

che non ha rilevanti superfici boscate. Il cippato, infatti, è prodotto soprattutto grazie alla trinciatura

di colture arboree come il pioppo.

Figura 6 Consumo di cippato e legna da ardere a livello domestico - dati Arpat 2007

Può essere utile, al fine della nostra panoramica, fare qualche cenno al rapporto tra domanda e

offerta di biomasse legnose nella provincia di Rovigo. Per analizzate meglio il dato è utile dividere

il settore a livello domestico ed industriale.

Se consideriamo soltanto gli usi domestici delle biomasse, quasi tutte le province venete hanno

un’offerta di legna da ardere superiore alla domanda. L’unica provincia dove, invece, la domanda è

superiore all’offerta, è proprio Rovigo.

Figura 7 Confronto tra offerta di legna e domanda riferita soltanto alle caldaie domestiche

Green Energy in Polesine

21

Se invece consideriamo il settore industriale, i rapporti cambiano notevolmente. In particolare, la

provincia di Belluno ha una domanda di biomassa decisamente superiore rispetto all’offerta locale.

Le altre province mantengono una predominanza dell’offerta sulla domanda, e la provincia di

Rovigo mantiene all’incirca lo stesso rapporto del settore domestico.

Tabella 8 Confronto tra offerta e domanda di biomassa riferita al settore industriale

Nel 2008 aumentano significativamente le superfici che le aziende dichiarano di investire per la

produzione di biomasse legnose, che raggiungono i 500 ettari, più del doppio rispetto al 2007. Si

tratta esclusivamente di pioppeti e di alberi da ceduo a breve rotazione, coltivati per un periodo di

coltivazione massimo di venti anni.

La distribuzione delle superfici investite in colture destinate ad essere utilizzate come biomasse

legnose risulta abbastanza equilibrata tra le province: Padova concentra la quota più cospicua degli

ettari coltivati in Veneto (30%), seguita da Venezia (20%) e Verona (17%). Tuttavia, sia Padova

che Venezia registrano una diminuzione della loro quota di investimenti, che passa rispettivamente

dal 37% al 30% e dal 24% al 20%. Risulta in crescita l’incidenza della provincia di Verona sul

totale regionale, cha passa dal 12% al 17%.

Nel 2008, oltre ad una crescita delle superfici, si registra anche un incremento del numero di

aziende, che salgono a 139 unità (+52% rispetto al 2007). L’aumento coinvolge tutte le province: il

numero di aziende triplica a Treviso e Vicenza, raddoppia a Rovigo e Verona e cresce più della

metà a Padova e Venezia.

Green Energy in Polesine

22

Tabella 10 Superfici e aziende coinvolte nella coltivazione di biomasse legnose a scopo

energetico - fonte Veneto Agricoltura - 2005-2008

Superficie dichiarata in ettari Numero aziende

2005 2006 2007 2008 2005 2006 2007 2008

Padova 3,7 30,4 81,8 148,6 4 10 24 45

Rovigo 2,2 10,2 33,6 70,8 1 4 8 19

Treviso 1,9 6,1 24,6 70,8 1 3 7 23

Venezia 13,1 52,1 101,7 5 16 21

Vicenza 7,2 4,1 15,1 1 1 3

Verona 7,5 7,2 25,7 87,4 2 2 11 25

Fuori regione 8,3 7,1 1 3

Totale 15,3 82,5 221,9 501,6 8 26 67 139

La distribuzione territoriale delle aziende evidenzia una certa concentrazione nella provincia di

Padova (32%), seguita da Verona (18%) e Treviso (17%). Situazione ben diversa da quella

dell’anno precedente che vedeva il 60% delle aziende regionali concentrarsi nelle sole province di

Padova e Venezia. È evidente, quindi, come Padova e Venezia siano le province che rispetto al

2007 hanno registrato una riduzione del loro peso sia per quanto riguarda gli ettari messi a coltura,

sia per quanto riguarda il numero di aziende.

Figura 9 Superfici a colture energetiche con destinazione a biomasse legnose - fonte

VenetoAgricoltura - 2005-2008

In Polesine si registra la presenza di produzione di pellet a partire da una combinazione di biomasse

legnose e cereali. L’azienda che produce questo tipo di combustibile, chiamato AgriFire, è la

Roana Cereali (frazione Sant’Apollinare di Rovigo). È un’agroindustria specializzata

nell’essicazione, stoccaggio e trasformazione di cereali e semi oleosi e lavorazione del biologico.

Negli ultimi anni si è dedicata anche alla produzione di pellet. Le materie prime per la produzione

Green Energy in Polesine

23

del combustibile per stufe e caldaie AgriFire provengono sia dal territorio polesano che da mercati

più vasti.

1.3.4 Il biodiesel

In provincia di Rovigo esiste un impianto per la produzione di biodiesel. Si tratta dell’Alchemia

Italia srl, azienda chimica di Cavanella Po (Adria), con il biocarburante ―BioPole – il carburante

naturale fatto in Polesine‖. Alchemia ha una capacità produttiva di 15 mila tonnellate l’anno (fonte

Assocostieri).

Alchemia fornisce biodiesel alle grandi case petrolifere che debbono obbligatoriamente miscelare i

carburanti provenienti da fonti fossili con quelli di origine vegetale. Inoltre, esiste un accordo tra

Alchemia ed Asm per il recupero degli olii esausti ed il loro utilizzo per la produzione di biodiesel.

Tale ditta rifornisce Asm di biodiesel per il trasporto pubblico locale.

Per quanto riguarda le colture estensive destinate ad essere trasformate in biodiesel, i dati sono

aggiornati al 2008 (Veneto Agricoltura).

Le colture, incentivate a partire dalla Domanda Unica 2007, sono costituite in prevalenza da

superfici coltivate a soia (circa 5.900 ettari, 81,3%), e in misura minore a colza e ravizzone (707

ettari, 9,8%), mentre nel 2008 si è azzerata la coltivazione di girasole a destinazione energetica.

Tutte le province venete registrano un calo delle superfici coltivate, ad esclusione di Venezia, dove

sono quasi raddoppiate raggiungendo i 3.800 ettari. Proprio Venezia concentra da sola il 58% delle

superfici regionali, seguita da Rovigo, dove si localizza il 32% degli investimenti a tali colture.

Dal punto di vista delle aziende, la maggior quota di imprese si localizza in provincia di Venezia

(46%), seguita da Rovigo (32%).

Tabella 11 Superfici dichiarate a colture energetiche destinate a biodiesel e relativo numero di

aziende che hanno presentato domanda di contributo PAC per provincia – fonte (Veneto

Agricoltura)

Superficie dichiarata in ettari Numero aziende

2007 2008 2007 2008

Padova 944,5 163,8 223 33

Rovigo 2719,6 2133,4 355 221

Treviso 217,2 141,5 62 29

Venezia 1966,7 3789,3 204 320

Vicenza 418,6 199,6 92 59

Verona 387,8 122,8 61 30

Fuori regione 130,5 41,4 12 5

Totale 6785 6600,8 1009 697

La superficie media investita nelle aziende in colture destinate alla produzione di biodiesel è di 11,9

ettari a Venezia e di 9,7 ettari a Rovigo; se si considera che la SAU media regionale delle aziende

con seminativi è pari a 4,9 ettari, ciò significa che le aziende veneziane e rodigine hanno una

maggior propensione per la produzione di colture destinate a biodiesel.

Per tale motivo sia Venezia che Rovigo possono essere indicate come le province in cui si sta

sviluppando una certa specializzazione nella produzione di colture destinate a biodiesel.

Green Energy in Polesine

24

Da rilevare una particolarità emersa nel 2008: le aziende che hanno richiesto all’organismo pagatore

regionale (Avepa) un contributo per le colture energetiche utilizzando la domanda unica PAC e

dichiarando di coltivare soia, colza e ravizzone sono state 315 (su un totale di 460), per una

superficie di circa 2.780 ettari. Quindi un numero notevolmente inferiore rispetto al 2007, quando

erano state oltre un migliaio per circa 6.800 ettari coltivati.

Nel 2008 quindi, un numero maggiore di aziende (382), ha rinunciato a chiedere tale contributo con

questa modalità, preferendo contrattare le superfici messe a coltura (per un totale di oltre 3.800

ettari) direttamente con i trasformatori di biodiesel, nell’ambito del contingente agevolato

proveniente da intese di filiera.

È presumibile che in questo modo gli agricoltori abbiano ritenuto di poter conseguire una serie di

vantaggi: il trasformatore infatti si accolla l’onere di seguire la pratica dal punto di vista burocratico

e amministrativo, mentre l’imprenditore agricolo si vede riconosciuto nel sovrapprezzo contrattato

per la produzione consegnata l’equivalente, se non di più, del contributo che avrebbe ottenuto

nell’ambito degli aiuti PAC, ma ricevendolo al momento stesso della consegna del prodotto, quindi,

nella maggior parte dei casi, con largo anticipo rispetto al pagamento dei contributi PAC.

Figura 10 Superfici e numero di aziende coinvolte nelle coltivazioni destinate a biodiesel -

fonte Avet anno 2007 – 2008

Considerando i dati Pac, la provincia di Rovigo ha avuto una drastica diminuzione di superfici

coltivate tra il 2007 e il 2008.

Green Energy in Polesine

25

Tabella 12 Superficie e aziende coinvolte nella produzione di colture per biodiesel con

contributo PAC - fonte VenetoAgricoltura

2007 2008

Superfici destinate a biodiesel PAC (ettari)

2719,6 2133,4

Aziende 355 221

% ettari sul totale regionale 40% 32%

La maggior parte delle superfici coinvolte nella produzione di colture energetiche per il biodiesel

sono nel basso Polesine. Questo per due ragioni: è l’area più agricola della provincia di Rovigo e le

aziende agricole hanno una maggiore estensione media. Inoltre, nel basso Polesine l’agricoltura è

storicamente dedicata alla produzione massificata e pertanto più incline ad entrare all’interno di

filiere no-food.

Figura 11 Superfici dedicate a colture oleaginose per trasformazioni energetiche -

elaborazione su dati Veneto Agricoltura 2008

1.4 Geotermico e idroelettrico

In provincia di Rovigo non esistono impianti idroelettrici e geotermici per la produzione di energia

elettrica. Si registrano soltanto alcune sporadiche installazioni geotermiche per il riscaldamento di

edifici.

Sul geotermico l’amministrazione provinciale sta muovendo i primi passi. Dalla tesi di laurea di

Nicola Rainiero, che ha visto come correlatore l’ing. Luigi Ferrari, dirigente della Provincia, è

emerso che la provincia di Rovigo possiede le caratteristiche idonee per la presenza di impianti

geotermici:

“Le proprietà litologiche e la presenza di falde dotate di caratteristiche scadenti

dal punto di vista quantitativo e qualitativo, suggeriscono che il territorio

Green Energy in Polesine

26

polesano possiede le proprietà adatte ad ospitare tali impianti, sia open loop sia

closed loop. I suoli infatti sono di natura alluvionale e presentano strati granulari

a discreta conducibilità termica, le acque poi hanno bassi gradienti di velocità e

non sono pregiate, quindi non trasportano il gradiente di temperatura e non

esistono situazioni che potrebbero andare a pregiudicare l’uso della risorsa a fini

idropotabili.

Gli impianti da falda sotterranea in particolare richiedono lo scarico nella stesso

acquifero, onde evitare il depauperamento della risorsa e l’accelerazione di

fenomeni di subsidenza locali che tanti danni hanno arrecato in passato.

In tutti i casi in fase di perforazione si dovrà prestare attenzione alle falde

sotterranee attraversate (soprattutto quelle in pressione), per evitarne la

connessione e l’inquinamento superficiale, soprattutto nel caso delle sonde

geotermiche che raggiungono profondità di infissione di 100m o più”. (tesi di

laurea “Aspetti legislativi e progettuali inerenti la realizzazione di impianti

geotermici” di Nicola Rainiero, Università di Padova, anno 2008-2009).

Il 18 maggio 2010, con una delibera di giunta, è stato istituito un gruppo di lavoro sulla geotermia3.

Questo gruppo ha il compito di delineare le linee guida per lo sfruttamento dell’energia geotermica

in provincia.

Le linee guida si avvarranno anche dei risultati di un impianto pilota presente nel territorio

polesano, monitorato dall’Università di Padova e dalla Regione Veneto.

Insieme alla provincia di Venezia, la provincia di Rovigo è la sola in Veneto a non avere nel proprio

territorio nemmeno un impianto di produzione di energia idroelettrica. Il Polesine, d’altronde, pur

avendo corsi d’acqua dalla portata molto grande, è un territorio pianeggiante senza cadute.

In altre zone d’Italia, però, sono abbastanza diffusi gli impianti ad acqua fluente di pianura, sia su

tratti di fiume che su canali irrigui. Sui fiumi (acqua fluente e salti bassi) le centrali sono localizzate

in sezioni dove esiste una condizione idonea: ad esempio sulle traverse a servizio di derivazioni

irrigue o per la regolarizzazione della pendenza dell’alveo fluviale. In passato funzionava infatti

quale mulino ad acqua, ad esempio in località Pizzon a Fratta Polesine.

Sui canali di irrigazione, invece, gli impianti sono situati sugli scaricatori della rete irrigua,

funzionanti con acque in eccesso rispetto alle necessità irrigue.

Una rete complessa di centrali idroelettriche ad acqua fluente si trova in una zona di pianura tra

Piemonte e Lombardia: si tratta del comprensorio consorziale dell’Associazione Irrigazione Est

Sesia. La rete irrigua di quest’area consente la produzione di 110 milioni di KWh ogni anno. Ad

oggi, sono 27 le centrali idroelettriche presenti nel comprensorio, per una potenza installata di 24

MWe. Le centrali in progettazione e in corso di costruzione sono invece 48, tutte micro-centrali per

una potenza complessiva prevista di circa 5 MWe.

3 Il gruppo è composto da un Dirigente Area Ambiente, due componenti della Commissione Tecnica Provinciale per

l’Ambiente, due componenti della Commissione VIA (Valutazione Impatto Ambientale), il Capo Servizio Area

Ambiente.

Green Energy in Polesine

27

CAPITOLO II IL RUOLO DELLA FILIERA DELLA COMPONENTISTICA

“PRODUZIONE/RISPARMIO DI ENERGIA”

Premessa

In un quadro normativo ancora piuttosto confuso, i termini green e clean economy si succedono

quotidianamente per identificare un innovativo sistema di fare impresa, nuove opportunità

occupazionali, ma soprattutto un modo di vivere più sano e attento all’ambiente come risorsa. Il

presente capitolo, con l’intento di considerare le molteplici prospettive, dalle tecnologie disponibili

ed in fase di sperimentazione, passando per il quadro normativo che incentiva le installazioni, alle

dinamiche di mercato, in un’ottica di articolazione della filiera industriale e delle strategie

competitive dei principali operatori, si pone un triplice obiettivo, con un particolare focus sul

contesto veneto e polesano.

Innanzitutto intende fornire un quadro il più possibile aggiornato sulle forme di aggregazione che si

sono affermate e si stanno definendo per la creazione di filiere più o meno formali di imprese

operanti nel settore green. Il principale sforzo è da attribuire all’individuazione delle molteplici

forme di aggregazione ancora in stato embrionale e spesso in forma tacita fra gli operatori del

settore.

Dopo la presentazione, nel primo capitolo, dello stato dell’arte e dei dati a supporto, che

contraddistinguono il Polesine nei confronti dei vari livelli di analisi in tema di tecnologie verdi, il

secondo obiettivo è quello di studiare ed esaminare il livello di densità di green economy in

Polesine, oltre al relativo impatto sul territorio. Ciò è reso possibile elaborando ed applicando

indicatori, sia per il livello nazionale e regionale che per la scala locale, che consentono di rilevare

il ―peso‖ del settore green rispetto ad altri in una logica di sviluppo futuro.

Considerata l’esigenza empirica della ricerca, il terzo obiettivo ricade nel censimento e nella

ricostruzione della filiera green in Polesine e dei relativi operatori attivi sul mercato locale. Il

coinvolgimento e la realizzazione di alcuni casi studio e di interviste ad esperti del settore ha

consentito una raccolta notevole di informazioni, che fornisce un quadro esaustivo della varietà di

argomenti approfonditi nello studio.

2.1 Le “forme associate di azione” per la creazione di una filiera green: un confronto Veneto-

Polesine

Tra gli obiettivi di sviluppo di una realtà economico-produttiva si passa anche attraverso ambiti di

intervento volti a favorire la nascita e lo sviluppo di attività nei più innovativi campi della

produzione e dei servizi, rientranti nella cosiddetta Green Economy.

Poiché i processi di innovazione e sviluppo green necessitano di strumenti economici e giuridici a

supporto, si vuole capire in tale occasione il ruolo di forme associate di azione, in una logica di

Green Energy in Polesine

28

filiera, distretto, rete, aggregazione, senza sottovalutare accordi di tipo informale o tacito, con il fine

di valutarne l’efficacia.

In un primo momento cerchiamo di ricostruire il sistema Veneto degli accordi, più o meno formali,

per poi focalizzarci in seguito su modelli spesso anche informali di aggregazione presenti nella

provincia di Rovigo, su cui si basano alcuni progetti futuri.

2.1.1 Gli accordi formali

A livello comunitario e nazionale

A livello comunitario sono sempre più diffuse le politiche e le iniziative a sostegno dell’ambiente,

del risparmio e dell’efficienza energetica. Una in particolare, Life SIAM (Sustainable Industrial

Area Model), elaborata e presentata nel 2004 dall’ENEA alla Comunità Europea, che l’ha approvata

e finanziata attraverso lo strumento LIFE-Ambiente, con la partecipazione di diciassette partner

nazionali, ha visto la presenza tra di essi della Provincia di Rovigo.

Lo scopo di SIAM è sviluppare una conoscenza che possa permettere di essere capaci di modificare

in concreto - orientandosi verso una riduzione dell'impatto ambientale complessivo - l'assetto di

aree industriali esistenti e future.

Nell'ambito del Progetto SIAM l'impatto di un'area industriale è messo in relazione al concetto di

sistema locale. Esso è considerato l'insieme dei caratteri economici, sociali e ambientali di un'area

circoscritta. Per Perché l’impatto dell’area industriale sia considerato sostenibile bisogna che tutti i

caratteri siano valutati e integrati fra loro. Il progetto è suddiviso in una serie di fasi,

denominate Task, nell'ambito delle quali i partner intendono: definire il Modello di Area Industriale

Sostenibile; sperimentarne l'applicazione su otto aree industriali esistenti (oltre alla Provincia di

Rovigo partecipano all’iniziativa Mongrando, Padova, Prato, Rieti, Majella, Molfetta e Frosinone);

elaborare delle valutazioni e trarre delle conclusioni sulle possibilità di applicazione del modello;

provvedere alla creazione e alla formazione di personale idoneo, in grado di gestire o progettare una

Area Industriale Sostenibile (AIS). Il monitoraggio adeguato alla gestione dell'AIS è stato effettuato

anche mediante l'ausilio di software appositamente realizzati nel corso delle Task del progetto.

Il progetto SIAM ha inteso, di fatto, dimostrare la possibilità d'integrazione di differenti strumenti

comunitari (sia di tipo cogente che volontario) - SEA, EMAS, ecc. - al fine di consentirne un

utilizzo innovativo nella pianificazione e gestione territoriale. Nel corso del suo svolgimento si sono

potuti identificare, in atto, nuovi modi di applicare i principi dello sviluppo sostenibile,

incoraggiando l'integrazione delle politiche ambientali, sociali ed economiche attraverso un

processo che coinvolge insieme le autorità locali, l'industria ed il pubblico in generale.

Green Energy in Polesine

29

La Provincia di Rovigo, nell’elaborare il piano di coordinamento territoriale provinciale, ha

provveduto a determinare le diverse destinazioni del territorio, il posizionamento delle infrastrutture

e le reti di comunicazione, le disposizioni idrologiche e idro-geologiche, le aree verdi e la

compatibilità con eventuali parchi naturali. La partecipazione al progetto ha avuto l'obiettivo di

definire un nuovo Modello di Area Industriale Sostenibile anche in Provincia di Rovigo, con il

supporto della locale rete dell'Agenda 21, attraverso forum dedicati.

In Polesine, per l'area interessata dal progetto, posta a Nord-Est del territorio del Comune di

Villamarzana e a Nord- Ovest rispetto al territorio comunale di Arquà Polesine, in una posizione

strategica rispetto ai principali assi della viabilità e ai punti di riferimento logistico dello sviluppo

economico del territorio, sono state previste attività di mitigazione degli impatti ambientali, che

comprendono:

• la realizzazione di un invaso per la raccolta delle acque meteoriche, il cui volume stimato è

di circa 70.000 m3;

• al fine di sopperire alle esigenze dell’intera lottizzazione, saranno previsti un eventuale

ampliamento dell’impianto di depurazione di Villamarzana e la costruzione di un nuovo depuratore

asservito alla seconda lottizzazione dell’area;

• la realizzazione di impianti tecnologici, utilizzando tecnologie a basso consumo (ad

esempio, impianto di illuminazione con elementi fotovoltaici).

L’area dell’intervento ha un’estensione complessiva di 1.427.433 m2, di cui circa il 56,6% destinata

ad insediamenti di tipo industriale o artigianale (21 lotti), il 3,5% ad insediamenti turistico ricettivi e

attrezzature comuni, il 12,5% destinata a parcheggi e viabilità e circa il 27,4% ad area verde, piste

ciclabili e fasce di rispetto.

Occorre inoltre segnalare la presenza della Provincia di Rovigo all’interno dell’Associazione

Coordinamento Nazionale Agende 21 Locali e la sottoscrizione nel 2004 degli Aalborg

Committments: impegni rilevanti rispetto alla comunità locale, presi in un consesso europeo, e

fondamentali per trasferire i buoni propositi nelle pratiche dello sviluppo sostenibile, anche

attraverso il monitoraggio periodico delle iniziative avviate in Polesine da parte della Campagna

Europea delle Città Sostenibili. Una relazione tra globale e locale che ha continuato ad essere

ampiamente presente nelle costruzione di politiche ambientali innovative in Polesine.

Nell’accedere a processi di internazionalizzazione, le imprese italiane del settore green, in

particolare nel fotovoltaico, facendo leva sulla capacità di affrontare uno dei più complessi sistemi

autorizzativi al mondo e con specificità territoriali, hanno avviato forme di partenariato mediante

joint venture, esportando il proprio know how verso realtà in cui le tecnologie verdi hanno ancora

forti potenzialità di sviluppo (ad esempio Grecia, Israele e Turchia per il fotovoltaico).

Green Energy in Polesine

30

A livello regionale e provinciale

Negli ultimi anni le imprese italiane dei settori più innovativi, come il green, hanno investito nella

crescita della loro capacità produttiva, nell’integrazione lungo la filiera o in nicchie di mercato per

trovare un rimedio alla forte competizione internazionale. Non è ancora possibile sostenere che in

Italia, come invece in altri Paesi come Germania e Spagna, si sia creata una filiera internazionale

ma sembra essere questo l’obiettivo per i prossimi anni. Si stanno affermando nel frattempo altre

forme di collaborazione che costituiscono, come vedremo, il presupposto per un nuovo modello di

crescita più sostenibile.

Il sistema industriale veneto, caratterizzato da un tessuto molto denso e capillare di imprese, ma

costituito in larghissima parte da piccole e medie imprese, non si discosta di molto dal contesto

imprenditoriale italiano. La tendenza, ormai storicamente diffusa, è la costituzione di distretti

industriali, ossia forme di aggregazione, basate su accordi flessibili, tra imprese operanti nel

medesimo settore che, attraverso forme di collaborazione più o meno strette, fanno fronte comune

alla competizione internazionale.

Nonostante alcuni esperimenti in tal senso non abbiano dato buoni esiti, il modello distrettuale ha

visto il suo successo in Veneto anche in ambito green interessando, nello specifico, gli operatori del

settore edile, le cui imprese, per far fronte anche alla crisi del segmento, si sono unite portando

avanti la sperimentazione di un ―Meta-distretto Veneto della bioedilizia‖.

Nato nel 2003, come Distretto trevigiano della Bioedilizia, nel 2006, a fronte del coinvolgimento di

un numero sempre più elevato di aziende con diversificate specializzazioni produttive, ha assunto il

titolo di Metadistretto Veneto (il Nord-Est rappresenta 1/3 del complessivo mercato italiano delle

costruzioni), con poco più di 400 imprese aderenti e oltre 6000 addetti in tutto il territorio regionale.

I macro-segmenti produttivi in cui si suddivide la produzione meta-distrettuale sono ripartiti come

segue: 38% costruttori, 15% fornitori, 15% impiantisti, 22% professionisti del settore e aziende

correlate, 10% attività di servizio e istituzioni.

Da luglio 2008, Unindustria, Ance, Confartigianato, Artigianato Trevigiano, CNA si sono uniti per

la sottoscrizione del protocollo d'intesa, già firmato da Provincia, CCIAA di Treviso, e

Metadistretto Veneto della Bioedilizia nel settembre del 2007, con l'ottica di offrire ai consumatori

edifici di qualità e certificati sotto il profilo energetico ed ambientale. Ulteriore evoluzione si è

avuta nel giugno 2010, data in cui è stato fondato il Consorzio per lo Sviluppo della Bioedilizia,

ridando una connotazione locale (riconducibile però alla sola Marca Trevigiana) all’aggregazione di

imprese metadistrettuale.

L’apertura internazionale di tale distretto è garantita inoltre da alcuni partner istituzionali italiani

all’estero (Camera di Commercio Italiana per il Regno Unito, Unioncamere e Agenzia per lo

sviluppo e la cooperazione economica nei mercati dell’Est - Informest), da una partnership con il

Distretto delle Energie Rinnovabili di Vallona in Belgio, oltre che ad accordi con l’Agenzia

Green Energy in Polesine

31

francese per gli investimenti (AFII), che garantiscono di guardare alle attività future con un’ottica

più ampia e con punti di riferimento per il settore.

Figura 12 Imprese aderenti al meta distretto suddivise per provincia di appartenenza – fonte

MetaDistretto della Bioedilizia 2011

Al 30 aprile 2010 hanno dato adesione al Patto di Sviluppo 2009-2012 del Metadistretto della

Bioedilizia anche 4 aziende della provincia di Rovigo. Come emerge dal grafico, la maggior parte

della aziende si trova in provincia di Treviso (270). La provincia di Rovigo appare come la meno

rappresentata, anche dopo Belluno che vede coinvolte 10 imprese.

Caso di aggregazione più recente è quello rappresentato dal Consorzio per il Solare Italiano, nato

nel 2009 nell’area padovana, dalla spinta di un’azienda leader nel settore fotovoltaico (XGroup)

che, nel corso del 2010, è riuscita ad aggregare la maggior parte degli attuali 36 soci. La peculiarità

di questo esperimento è la costituzione di una vera e propria entità giuridica distinta (una Srl), in

cui ciascuna parte, dietro pagamento di un corrispettivo, ha diritto ad una quota del capitale sociale

ed esercita un’azione sulle decisioni prese dal Consorzio. A differenza delle forme distrettuali non

sono presenti fra i soci Enti Pubblici e risulta molto ridotto, se non quasi nullo, il rapporto con il

mondo universitario della ricerca, avendo il consorzio come primario obiettivo il mutuo scambio tra

le imprese che lo costituiscono, in termini di condizioni di fornitura agevolate e prezzi garantiti. La

presenza di una composizione eterogenea degli operatori consente dunque di offrire impianti

―chiavi in mano‖, che attualmente le forme distrettuali difficilmente mettono a disposizione sul

mercato.

Non vanno però sottovalutate ulteriori forme avanzate di aggregazione. Dal 2005, con la Legge

266/2005, recepita dalla Finanziaria 2006, si sta cercando di mettere ordine nella legislazione

italiana sul tema dei distretti e delle reti di impresa, per migliorare gli strumenti di politica

economica utili al superamento di una visione esclusivamente industrialista del distretto. L’avvio

Green Energy in Polesine

32

del processo di creazione di ―reti di impresa‖ e di filiera è da attribuirsi però al decreto legge

112/2008 che le definisce come entità giuridiche simili a quelle dei distretti.

Sulla scorta della recentissima disciplina legislativa in materia (L.33/2009), dal 23 luglio 2010 (data

della stipula di un contratto di rete per il riconoscimento del titolo di soggetto giuridico) è presente

in Veneto la prima (e attualmente unica) Rete di imprese green, denominata Energy4Life, fondata

da quattro imprese (Esco Europe Srl, ForGreen Spa, Ici Caldaie Spa, Linz Electric Srl) della

provincia di Verona, con la partecipazione, dal gennaio 2011, della Cassa di Risparmio del Veneto,

in qualità di associata e consulente finanziario. Si tratta di una Rete costituita tra imprese con forte

radicamento sul territorio, anni di esperienza nel settore dell’energia, con un giro d’affari superiore

ai 100 milioni di euro e oltre 400 dipendenti, che si sono unite al fine di promuovere soluzioni

avanzate da commercializzare con il marchio comune Energy4life.

Energy4Life viene definita dai fondatori come un prototipo di integrazione tecnologica che si

presenta come una delle possibili soluzioni per la gestione efficiente ed ecosostenibile

dell’energia nei nuovi sistemi industriali, civili e commerciali. Ruolo cruciale è giocato dalla Esco

(Energy Saving COmpany) che vincola il proprio risultato economico alle performance derivanti

dalla gestione ottimale delle tecnologie installate nelle centrali di generazione e trasformazione

energetica.

L’installazione ed il finanziamento delle soluzioni proposte avviene per mezzo di un

―finanziamento tramite terzi‖ (FTT), garantito dalla Energy Service Company attraverso il

risparmio energetico derivante dalla tecnologia installata e dalla gestione pluriennale del sistema di

cogenerazione. Questo approccio garantisce al cliente una formula ―win-win‖, ovvero una

convergenza tra l’interesse economico della Esco e del cliente stesso.

L’approvazione del cosiddetto Decreto Rinnovabili da parte del Consiglio dei Ministri, avvenuta il

3 Marzo 2011, proprio mentre questo studio veniva redatto, ha radicalmente modificato le

prospettive di sviluppo nel breve termine del fotovoltaico in Italia, con l’effetto di causare

l’immediato stallo del mercato fotovoltaico italiano e soprattutto veneto. Il decreto fissa al 31

maggio 2011 il limite ultimo per la connessione alla rete degli impianti fotovoltaici che possono

accedere agli incentivi previsti dal cosiddetto Terzo Conto Energia (DM 06/08/2010), nuovo

sistema di feed-in-premium, entrato in vigore solo a gennaio 2011, ma di fatto abrogato dopo

pochissimi mesi con l’approvazione del Decreto Rinnovabili.

Il provvedimento ha quindi lasciato in uno stato di grande incertezza gli operatori del settore,

almeno fino alla definizione del sistema incentivante che si applicherà a partire da giungo 2011.

Imprenditori e lavoratori si sono infatti uniti per la prima volta per chiedere maggior chiarezza,

soprattutto dopo un 2010 in cui il livello di installazioni fotovoltaiche è cresciuto in modo

esponenziale, con la creazione di una vera e propria filiera italiana del settore. In Veneto ciò si è

tradotto in una particolare forma di azione associata, con la costituzione della cosiddetta Rete

Imprese Venete per il Solare (RIVES), che agisce a livello regionale per chiedere l’immediato ritiro,

Green Energy in Polesine

33

o quantomeno la modifica, del Decreto Legislativo recante attuazione della Direttiva 2009/28/CE,

noto come decreto Romani.

Nonostante si tratti di una forma aggregativa nata da uno stimolo di protesta nei confronti della

disciplina legislativa del settore, ciò identifica comunque la capacità delle imprese di unirsi per fare

fronte comune ai problemi attuali del comparto.

In Veneto si possono identificare anche altre forme di collaborazione in cui i principali protagonisti

sono i consumatori. Per garantire l’accesso al mondo del fotovoltaico alle famiglie residenti nel

territorio regionale, è nato, nel dicembre 2009 e con operatività nel 2010, il Gruppo di Acquisto

Fotovoltaico Veneto (GAFV), grazie all’affiancamento e all’assistenza di EnergoClub4 in tutto

l’iter, sin dalla fase iniziale del progetto fino a quella finale. Il Gruppo di Acquisto Fotovoltaico

(GAF) offre la possibilità alle amministrazioni e ai cittadini che vivono in zone limitrofe di

acquistare impianti fotovoltaici chiavi in mano, a condizioni di mercato vantaggiose, e dà un

sostegno importante nella fase di richiesta del finanziamento alle banche.

Attualmente tale iniziativa ha coinvolto più di 500 soci e ha portato all’installazione di oltre 2,3

MW di impianti fotovoltaici (raggiungendo così il primo obiettivo di installazioni), con una

maggioranza di impianti richiesti di tipo residenziale (3-9 kW), e un numero più ridotto di richieste

da parte di piccole e medie imprese per impianti da 30 a 50 kW. Tale forma di accordo ha origine

da un’attività di selezione degli installatori disposti a siglare un protocollo di intesa con il gruppo

stesso, che ha posto alcuni stringenti vincoli agli aderenti: l’utilizzo dei moduli dell’azienda

padovana XGroup e un prezzo massimo degli impianti ―chiavi in mano‖ fissato in 4.050 €/kW

(prezzo di acquisto pattuito dal GAFV con XGroup a fronte della vendita di pannelli di circa 500

kW di potenza).

EnergoClub stipula quindi con il fornitore una Convenzione che fissa le clausole che dovranno

regolare il rapporto contrattuale con gli aderenti al Gruppo d’acquisto e le condizioni economiche

che saranno applicate per la determinazione del prezzo finale alla chiusura del lotto. In particolare la

fornitura chiavi in mano comprende oltre ai materiali, ai moduli fotovoltaici, gli inverter, la

sottostruttura di fissaggio, il materiale elettrico e i sistemi di segnalazione e funzionamento, una

serie di servizi quali il sopralluogo, il preventivo e la proposta di contratto, il progetto esecutivo, il

piano e il sistema sicurezza in cantiere, l’installazione e il collaudo dell’impianto, l’assistenza

all’Enel e il collaudo dopo la messa in esercizio ai fini del riconoscimento dell’incentivo, la

gestione pratica GSE e scambio sul posto (SSP).

Una volta divulgato il protocollo, solo 5 sui 27 installatori selezionati hanno aderito e, in un’ottica

di attenzione alla minimizzazione degli spostamenti ―a chilometro zero‖, sono stati selezionati per

determinate aree geografiche.

4 EnergoClub Onlus è un’associazione nata a Treviso nel 2002 da un gruppo di cultori, ricercatori, innovatori e

appassionati di fonti energetiche rinnovabili e di tecnologie efficienti, con l’obiettivo della riconversione del sistema

energetico, dall'attuale basato sulle fonti esauribili, ad un sistema sostenibile basato sulle fonti di energia rinnovabili.

Green Energy in Polesine

34

Questo modello, vicino al consumatore, può essere replicato anche in scala più ridotta e assumere

carattere locale. La provincia di Rovigo è stata teatro di alcuni tentativi di creazione di gruppi che,

allo stato attuale, è difficile mappare, a causa di una connotazione prettamente privata o limitata ad

azioni di passaparola fra i soggetti aderenti. Un tentativo è riconducibile alla sezione di

Legambiente di Adria che, negli anni scorsi, con l’aiuto di una banca di credito cooperativo, aveva

avviato un gas per il fotovoltaico. Uguale sorte è da attribuire a gruppi nati sulla base di proposte di

singoli privati cittadini, la cui individuazione è chiaramente molto complessa.

Tra le forme di collaborazione del territorio è possibile citare una convenzione, firmata il 28

gennaio 2010, tra il Comune di Taglio di Po e CasaClima di Bolzano, agenzia e ente certificatore

energetico e ambientale di edifici sostenibili, operante ormai a livello nazionale.

Il modello adottato per tale convenzione, in assenza di disposizioni regionali in materia che

disciplinano l’obbligatorietà della certificazione energetica, prevede la concessione di bonus

volumetrici da parte dell’ente comunale in cambio dell’adesione ai più stringenti parametri di

CasaClima. L’iniziativa di Taglio di Po rientra nel nuovo piano energetico adottato dal comune (si

veda pagina 75).

In tema di azioni condivise, il 10 marzo 2011, in Provincia di Rovigo è stato siglato un protocollo di

intesa per lo sviluppo di nuovi impianti a biogas (digestori5) nel territorio locale, che vede coinvolti,

da un lato, Coldiretti e dall’altro Agricapital Italia srl, società di diritto italiano, con sede a Padova,

appartenente al 100% al gruppo tedesco leader nella realizzazione di piccoli impianti per la

produzione di energia elettrica e calore da biogas agricolo, a basso impatto ambientale.

Si tratta per il Polesine di un progetto pilota, ai fini di avviare anche un percorso di interazione tra

l’investitore, Agricapital, e i soggetti territoriali, imprese agricole, istituzioni e comunità locali

coinvolte volta per volta.

Obiettivo di tale accordo è di incentivare la logica di ―sistema‖ e condivisione in base alle effettive

necessità e capacità del territorio, favorendo la creazione di una filiera locale, ad esempio con

forniture di biomasse locali per alimentare i digestori. Ciascun digestore sviluppa una potenza da

mezzo ad un megawatt ed occupa un territorio di due ettari.

Progetti avviati in tema di efficienza energetica e risparmio energetico

5 Si tratta di una tecnologia basata sul processo naturale di digestione anaerobica in cui la biomassa (sfalci, liquami

zootecnici, scarti organici di aziende agricole e colture dedicate) viene ―digerita‖, cioè decomposta da parte dei batteri

metanigeni all’interno di un digestore sigillato, fino a produrre biogas (gas metano di origine agricola). Il gas così

prodotto alimenta un alternatore che produce energia elettrica, che viene immessa nella rete, e calore sviluppato dal

motore, che viene trasferito all’acqua di raffreddamento, che si riscalda a costo zero e può essere riutilizzata per usi

civili. Ciò che risulta dalla digestione è il digestato, un fertilizzante organico inodore.

Green Energy in Polesine

35

La Commissione Europea ha promosso, nel 2008, in occasione della seconda edizione della

―Settimana europea dell’energia sostenibile‖, il ―Patto dei Sindaci‖ (Covenant of Mayors),

progetto che impegna le città aderenti (volontariamente) a ridurre di oltre il 20% le proprie

emissioni di gas serra rispetto ai livelli precedenti (anno successivo al 1990). Nel merito di tale

progetto, nel 2010, la Fondazione Cariplo ha promosso un bando finalizzato a ―Promuovere la

sostenibilità energetica dei comuni piccoli e medi‖, sostenendo il processo di definizione di obiettivi

e azioni per la riduzione di gas serra di oltre il 20% da parte dei Comuni piccoli e medi, attraverso

l’adesione al Patto dei Sindaci (Covenant of Mayors) e la redazione di un Piano Strategico per

l’Energia Sostenibile (PAES), attraverso:

1 l’adesione formale dei Comuni piccoli e medi al Patto dei Sindaci (delibera di Consiglio

Comunale);

2. la predisposizione di un inventario base delle emissioni di CO2 - Linee guida JRC

(Allegato 1) – Banche dati regionali;

3. la redazione e l’adozione del Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES/SEAP):

fattibilità tecnico-economica e possibili

finanziamenti

4. la predisposizione di un sistema di monitoraggio degli obiettivi e delle azioni previste dal

PAES, nonché di uno strumento informatico per la simulazione di

scenari a supporto della definizione di politiche energetico-ambientali;

5. l’inserimento delle informazioni prodotte nella banca dati PAES predisposta dalla

Fondazione Cariplo

anni dal

termine del progetto

6. il rafforzamento delle competenze energetiche all’interno dell’Amministrazione comunale

(efficienza energetica, rinnovabili, normativa, servizi energia, aggiornamento dati);

7. la sensibilizzazione della cittadinanza sul processo in corso (coinvolgimento,

informazione, stimolo).

Nel mese di giugno del 2011, anche la città di Rovigo ha ospitato un workshop a livello nazionale,

per studiare le esperienze sviluppate, da replicare all’interno del contesto provinciale rodigino.

Questo è sicuramente un segnale di interesse del territorio nel coinvolgere tutti gli attori locali nella

mitigazione e riduzione delle emissioni del 20% al 2020. Diversi comuni polesani hanno aderito al

Green Energy in Polesine

36

Patto dei Sindaci, si tratta dei comuni costieri, già emersi per iniziative legate all’EMAS ed

all’adozione dei piani energetici comunali.

Nell’ambito della strategia energetica dell’Unione Europea per la riduzione delle emissioni di

gas serra, l’aumento dell’efficienza energetica e un maggiore utilizzo delle energie rinnovabili,

l’ACRI, Associazione nazionale delle Fondazioni di origine bancaria e delle Casse di Risparmio, ha

firmato un protocollo d’intesa con l’ANCI, Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, per

diffondere iniziative simili su tematiche ambientali ed energetiche con il sostegno di entrambe le

Associazioni.

A livello regionale è stato avviato, nei primi mesi del 2011, il progetto interateneo (IUAV,

Cà Foscari e UniPd) ―Piano Clima per la Regione Veneto‖, finanziato dal Fondo Sociale Europeo,

con la collaborazione di Confindustria Veneto, del Sistema Camerale Veneto e di Energheia (spin-

off dell’Università di Padova), come partner operativo. Tale progetto si pone come principale

obiettivo la creazione di un quadro di riferimento scientifico a supporto delle amministrazioni locali

venete in fase di redazione e implementazione dei Piani Strategici per l’Energia Sostenibile (PAES).

Ciò è reso possibile da tre aree tematiche di studio: l’analisi del building stock -ambiente costruito

e degli scenari di efficienza energetica; la produzione locale e l’analisi dei costi/benefici della

generazione diffusa di energia elettrica; le ricadute industriali degli investimenti in mobilità

sostenibile, come vantaggio competitivo per imprese e amministrazioni. Tutti questi aspetti mirano

a fornire un orientamento per le politiche di contenimento delle emissioni e nel contempo una

possibile metodologia da seguire in fase di redazione tecnica dei PAES, con ricadute a livello

regionale ma anche e soprattutto locale, perlopiù nelle sue componenti rilevanti.

In Provincia di Rovigo è stato realizzato, tra luglio 2009 e dicembre 2010, Polesine Solare:

Sviluppo delle fonti rinnovabili energetiche nei Comuni del Delta del Po, progetto finanziato dai

fondi per il rigassificatore derivanti dall’accordo del Consorzio di Sviluppo del Polesine

(CONSVIPO) con Adriatic LNG (Alng) , sottoscritto in data 20.02.2008 e avviato per la diffusione

di una cultura volta al risparmio e all’efficienza energetica, nonché all’utilizzo delle fonti

rinnovabili, energia solare termica e fotovoltaica. Obiettivo del progetto, promosso da CNA Servizi

Srl di Rovigo, congiuntamente a Confartigianato Imprese Rovigo e CNA Associazione provinciale

Rovigo, con il coinvolgimento di CONSVIPO (in qualità di coordinatore del progetto e del tavolo

dei vari Soggetti attivi nel progetto, nonché animatore delle azioni nei confronti dei Comuni - linee

guida per i regolamenti edilizi, linee guida per la certificazione energetica degli edifici - dando

continuità alle iniziative recenti sviluppate sul tema), è di favorire l’utilizzo di nuove e più efficienti

Green Energy in Polesine

37

tecniche di costruzione e/o ristrutturazione finalizzate al risparmio energetico, attraverso anche

l’utilizzo di energia termica prodotta da impianti solari, di energia elettrica prodotta da impianti

fotovoltaici e di tecniche di edificazione passiva, riducendo le emissioni in atmosfera di CO2, con

predisposizione di studi di fattibilità.

I soggetti coinvolti, oltre al CONSVIPO, sono: la Provincia e alcuni Comuni del Delta

(Corbola, Ariano Polesine, Porto Viro, Adria, Papozze, Loreo, Rosolina, Taglio di Po), per le azioni

di informazione nei confronti dei cittadini, nella predisposizione degli elementi di regolazione

(regolamenti edilizi, etc) e per la realizzazione di studi di fattibilità sul risparmio energetico in

edifici pubblici; le aziende territoriali, quali ATER, per realizzazione di azioni pilota da diffondere

nel territorio; Associazioni Artigiane (CNA, Confartigianato, Casartigiani), per favorire la

partecipazione al progetto degli operatori del comparto casa (in particolare impiantisti, manutentori,

edili ed affini) sviluppando anche attività formative e di aggiornamento finalizzate alla

certificazione delle imprese; Associazioni Ambientaliste (Legambiente), per la definizione degli

obiettivi e delle strategie da mettere in atto, per le attività di informazione e sensibilizzazione, per la

realizzazione degli studi di fattibilità; le Associazioni dei Consumatori, per le azioni di conoscenza

e di diffusione tra i consumatori, nonché di condivisione nella definizione della certificazione delle

imprese; gli Ordini Professionali, Ordine degli Architetti e degli Ingegneri, Collegio dei geometri,

per sensibilizzare il settore dei progettisti alle tematiche del rendimento energetico degli edifici; le

Casse Edili Artigiane (Ceva, Ceav), per sviluppare attività di formazione e di aggiornamento delle

imprese edili su tecnologie e materiali; l’Ebav, per sviluppare attività di formazione e di

aggiornamento delle imprese dell’impiantistica e della manutenzione.

Le azioni sino a qui descritte, articolate in fasi concluse a metà dicembre 2010, erano volte a

promuovere l’attività di animazione economica, a partire dalla formazione nelle scuole, per

stimolare il risparmio energetico attraverso un uso più intelligente delle risorse disponibili (energia

elettrica, gas, acqua, ecc.) e favorendo la nascita di una nuova cultura che permetta all’uomo di

mettere in armonia ambiente umano e natura. Il progetto ha visto una numerosa partecipazione sia

tra gli istituti scolastici che fra i professionisti e tecnici coinvolti, con un primo passo attivo verso la

promozione, programmazione e realizzazione di forme di risparmio energetico, oltre che attraverso

individuazione, selezione, rafforzamento e diffusione delle best practice.

Un ulteriore coinvolgimento del Consorzio per lo Sviluppo si ha nel coordinamento del

progetto ―Fotovoltaico in Polesine‖, sostenuto finanziariamente dal gruppo bancario Intesa San

Paolo, attraverso la Cassa di Risparmio del Veneto e BIIS (Banca Infrastrutture Innovazione e

Sviluppo), oltre che dalla Regione, che ha investito più di 1ml 260mila euro. L’iniziativa consiste

Green Energy in Polesine

38

nella costruzione di impianti fotovoltaici su edifici pubblici e vede coinvolte 58 strutture in 38

Comuni polesani (si veda nota 8, capitolo 4).

Il tema dello sviluppo sociale ed economico della popolazione che vive in un specifico ambito

territoriale, passa anche attraverso progetti che promuovono iniziative di housing sociale6 e in

particolare di ―green social housing‖, di cui il tema dell’efficienza energetica è un elemento cardine.

Nell’individuare dei casi concreti in Polesine è balzata all’attenzione la quasi assenza di un

orientamento green di tali iniziative, che sono altrettanto limitate nella definizione più ampia di

housing sociale. È attualmente attivo un orientamento a supporto di tali politiche da parte della

Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che ha avviato, attualmente nell’area

padovana, progetti di housing sociale volti a sostenere i più deboli e i disabili, ma nessuna

progettualità in ambito di edilizia sostenibile.

La stessa Fondazione sostiene però, assieme a Regione Veneto, Fondazione di Venezia e

Intesa SanPaolo, interventi di tipo finanziario quali il Fondo Veneto Casa, il Sistema Integrato di

Fondi immobiliari per l’edilizia privata sociale, per contribuire a risolvere le necessità abitative del

territorio. Anche il Governo ha deciso di intervenire nell’Housing Sociale con il Fondo Investire

nell’Abitare e Cassa Depositi e Prestiti Immobiliare SGR ha da poco deliberato l’impegno

preliminare a sottoscrivere quote del fondo Veneto Casa con un plafond di 30 mil. di euro.

Il riflesso a livello locale di tali interventi, alla luce delle informazioni raccolte dagli

interlocutori privilegiati, sembra non avere un riscontro effettivo.

È possibile ritenere che questa possa considerarsi una valida frontiera di recupero di un settore

quale quello dell’edilizia, che ancora sta risentendo della crisi, e che potrebbe avere prospettive di

crescita se valutato in una logica innovativa ma responsabile, con un’attenzione al cittadino che,

come altre ricerche confermano, è il motore del mercato, se sensibilizzato e stimolato

opportunamente a partire dagli enti pubblici.

2.1.2. Le collaborazioni informali

Ai fini dell’elaborazione del presente rapporto, sono state effettuate alcune interviste ai principali

attori economici del territorio, che hanno giocato un ruolo rilevante nella definizione di questa

sezione dedicata agli accordi di carattere tacito e informale nell’avvio di iniziative connesse a

progetti green.

6 Politiche basate su un modello di intervento centrato sul nuovo paradigma dello sviluppo sostenibile e quindi sul

perseguimento di corrette politiche che abbiano al centro la sostenibilità ambientale, economica e sociale degli

interventi.

Green Energy in Polesine

39

Il Polesine non si caratterizza ad oggi per la presenza di una filiera strutturata, ma per azioni

individuali, intraprese a seguito di una politica incentivante che agevola il singolo che agisce

autonomamente, spesso ricorrendo a conoscenze e progettualità provenienti dall’esterno. Tale

dinamica non è però facilmente analizzabile, nonostante l’interesse degli operatori del settore, ma

soprattutto dei policy maker, di meglio comprendere quante risorse locali siano impiegate realmente

in Polesine e quale percentuale è invece affidata all’esterno.

Per porre rimedio a quanto detto, un primo esperimento si sta delineando fra alcune imprese

artigianali del settore dell’edilizia e dell’impiantistica in genere, aderenti al CNA, disposte ad

aprirsi a collaborazioni e proponendosi collettivamente sul mercato, per progetti che richiedano

conoscenze tra loro complementari. L’adesione volontaria e l’esigenza di far fronte comune alle

richieste del mercato costituiscono i punti di forza di questo gruppo di imprese.

Una delibera del Comune di Rovigo di fine febbraio 2011 ha dato avvio a un progetto di

collaborazione tra alcuni attori dell’economia locale, riuniti in un gruppo misto di lavoro, che vede

la partecipazione di:

Comune di Rovigo, ufficio urbanistica

Provincia di Rovigo, assessore e dirigente all’urbanistica

Associazione Ance

Rappresentante dell’aggregazione degli ordini professionali – CUP

Rappresentante di Legambiente come garante

Unindustria Rovigo

Partendo dallo spunto di ―creare un Corso del Popolo più bello di qualche anno fa‖, l’obiettivo del

gruppo è di ovviare alle differenze architettoniche dei palazzi del centro storico, dovuti a numerosi

interventi avvenuti negli anni.

Elaborata la logica efficienza + estetica = volumi, questa è stata proposta per l’inserimento nel

nuovo PAT per consentire di assegnare volumi aggiuntivi in cambio di interventi di miglioramento

e riqualificazione dell’esistente, motivando gli imprenditori interessati a riqualificare la proprietà di

terzi in cambio di nuove strutture (dove tecnicamente e urbanisticamente possibile e evitando le

differenze di livello fra i palazzi).

Si tratta di interventi di carattere tecnico, raffrescamento e riscaldamento e non di coibentazione,

per residenze private o adibite ad uffici, ma non per aree industriali. Queste ultime, per l’ampiezza

degli stabilimenti e il tipo di attività svolta, hanno maggior vantaggio ad intervenire in termini di

miglioramento dei processi produttivi e nel sistema di illuminazione, piuttosto che in operazioni di

riqualificazione.

Green Energy in Polesine

40

Come si è potuto osservare, tali forme di aggregazione si caratterizzano per forti differenze negli

approcci e nella maggior parte dei casi ancora a livello embrionale, indipendente dalla

localizzazione geografica e dall’obiettivo da raggiungere. Prevale comunque nel settore green una

logica più innovativa, che possa consentire il raggiungimento di economie di scala, oltre che di

beneficiare di sinergie (soprattutto dal lato dei produttori) verso i numerosi stakeholder, siano essi

fornitori, clienti, Università o associazioni di categoria.

2.2 La “densità della green economy” in Polesine: indicatori di analisi del peso del settore green

a livello nazionale/regionale (Pil, occupati) e alcune ipotesi su scala locale

La valutazione della ricchezza di un Paese, calcolata sulla base di indici tradizionali, quali appunto

il PIL o il valore aggiunto prodotto, può essere integrata anche da indicatori di benessere, che

contemplano variabili più eterogenee, per una più approfondita conoscenza del tessuto economico

locale. Ugualmente nel misurare le aspettative di crescita di un settore si considerano quindi

molteplici fattori.

Per il più recente filone della green economy è possibile applicare infatti alcuni tradizionali

indicatori, affiancati ad alcuni indici più innovativi, per analizzare e rappresentare il peso del settore

in un contesto locale. È noto però che il profilarsi di uno scenario o di un altro dipende molto dalle

scelte politiche che ai vari livelli vengono adottate, a cominciare dal sistema degli incentivi che sta

già influenzando il destino del settore.

L’individuazione di nuovi percorsi e di strade concrete, per uscire dalla convinzione di un Polesine

―cenerentola del Veneto‖, passa anche attraverso la valutazione e lo studio degli effetti e delle

ricadute che possono aversi in termini di occupazione e valore aggiunto prodotto. Nonostante sia

cosa piuttosto complessa, lo scopo del paragrafo è proprio quello di comprendere lo stato della

green economy in Polesine, a partire dal livello tendenzialmente riconosciuto per l’Italia e le singole

Regioni, per contribuire alla definizione di azioni per lo sviluppo, la riconversione e orientamento

dell’esistente. L’approccio seguito per tale studio è di tipo quantitativo e vuole offrire un

inquadramento ragionato delle molteplici indagini condotte negli ultimi tempi sull’impatto delle

politiche ambientali sul sistema produttivo.

Secondo il recente rapporto del Programma Onu per l’Ambiente (UNEP) il passaggio ad

un’economia a basso contenuto di carbonio partirebbe dalla trasformazione ―verde‖ di dieci aree

chiave: agricoltura, edilizia, energia, pesca, foreste, industria, turismo, trasporti, gestione di acqua e

rifiuti. Per lanciare la nuova ―green economy‖, il settore privato da qui al 2050 dovrebbe investire

ogni anno il 2% del Pil globale, equivalente a circa 1,3 migliaia di miliardi di dollari.

Attualmente, il mondo spende una cifra compresa fra l’1% e il 2% del Pil in una serie di sussidi

destinati a settori come quelli di carburanti fossili, pesca e agricoltura non sostenibili. Basterebbe

quindi cominciare a ridistribuire le risorse, con una serie di vantaggi.

Green Energy in Polesine

41

Secondo il rapporto, il passaggio alla green economy, se sostenuta da politiche a livello nazionale e

internazionale, porterebbe nuovi posti di lavoro, in sostituzione di quelli persi progressivamente con

l’economia tradizionale. Ad esempio, investire circa l’1,25% del Pil globale ogni anno

nell’efficienza energetica e nelle fonti rinnovabili, potrebbe tagliare la domanda di energia del 9%

nel 2020 e quasi del 40% entro il 2050. E il passaggio alla green economy produrrebbe una crescita

maggiore del Pil e del Pil pro capite, contribuendo ad alleviare la povertà e riducendo di un terzo

le emissioni di gas serra, un obiettivo fondamentale per evitare i disastri dei cambiamenti climatici.

Lo stesso UNEP, nel 2008, stimava l’occupazione mondiale diretta nel settore delle fonti

rinnovabili, al 2006, in 2,4 milioni di persone con prospettive di crescita, prevedendo un potenziale

occupazionale al 2020, nei soli settori del solare e dell’eolico, superiore a 8 milioni di unità (se

considerassimo l’intero indotto connesso al settore dell’economia verde la stima crescerebbe di

molto).

Il Pacchetto clima-energia del Consiglio Europeo del 16 dicembre 2008, il cosiddetto 20-20-20,

nonostante la sensibilità delle valutazioni econometriche al metodo di stima adottato, ha stimato nel

2008 un milione di nuovi posti lavoro per le professioni green in Europa al 2020.

Nel 2009, il rapporto ―Employ-RES. L´impatto delle energie rinnovabili sulla crescita economica e

l´occupazione nell´Unione Europea‖, una ricerca finanziata dal Dipartimento energia e trasporti

della Commissione europea, - la prima ad occuparsi in dettaglio degli effetti economici prodotti

dalle politiche a sostegno delle fonti di energia pulita, a partire dall’analisi della situazione storica,

mettendo in luce non solo i benefici nel settore delle rinnovabili, ma prendendo in considerazione

l´impatto e l’effetto trascinamento che queste politiche potrebbero esercitare su tutti i comparti

dell´economia - mostrava che queste politiche potrebbero produrre un effetto considerevole

sull´economia e sulla creazione di nuovi posti di lavoro.

Utilizzando le indicazioni del pacchetto Clima Energia e centrando quindi il target del 20% di

energia rinnovabile nei consumi finali al 2020, secondo Employ-RES sarebbe possibile creare, in

Italia, 410 mila nuovi posti di lavoro entro il 2020 e 545 mila entro il 2030 mentre l´incremento del

Pil si attesterebbe intorno allo 0,24% entro il 2020 e allo 0,40% nel 2030.

Una recente graduatoria dello stato dell’arte della Green Economy in Italia è da attribuire allo studio

condotto da Fondazione Impresa sulla base di nove indicatori di performance che descrivono

business prioritari (energia elettrica da fonti rinnovabili e agricoltura biologica), abitudini dei

cittadini (raccolta differenziata), efficienza energetica (valore aggiunto prodotto/consumi totali di

energia) e che identificano complessivamente il cosiddetto ―Indice di Green Economy‖ (IGE),

risultato della media aritmetica delle variabili standardizzate.

Dopo Trentino Alto Adige, Toscana, Basilicata, Calabria, Valle d’Aosta, al 6° posto nella classifica

italiana della Green Economy si colloca il Veneto, grazie alle ottime performance relative

alla raccolta differenziata (2° con il 52,9% sul totale dei rifiuti), alla frazione organica sul totale

Green Energy in Polesine

42

della raccolta differenziata (2° con il 45,2%) e allo smaltimento dei rifiuti in discarica (3° con il

22,2%). Discreta è la produzione di energia elettrica da fonti idriche (8° con 932 KWh per abitante)

e l’efficienza energetica (9° con 9,9€ di valore aggiunto per Kg di petrolio equivalente). Il Veneto

produce energia elettrica quasi esclusivamente da fonti idriche (con un’incidenza dell’idrico pari al

93,0% sul totale delle rinnovabili), per uno 0,9% da fotovoltaico e per il 6,1% da biomasse.

Geotermico ad uso elettrico, presente nella sola Toscana, ed eolico sono assenti. Meno buone le

prestazioni nell’agricoltura biologica (16° con 31,6 operatori ogni 100 mila abitanti e 17° con

l’1,9% di superficie destinata alle colture biologiche/SAU) e nella produzione di energia elettrica da

fonti rinnovabili non idriche (18° con 70 KWh per abitante).

Considerato quanto premesso è nostro obiettivo provare a stimare la situazione occupazionale del

settore green per il Polesine.

Tenendo presente che per tutta l’Europa le proiezioni prevedono la creazione di circa 1 milione di

lavoratori green, e che l’Italia rappresenta il 12% della popolazione europea, in Italia potrebbero

nascere all’incirca 120.000 posti di lavoro legati alle filiere verdi. Il Polesine, pensando per lo 0,4%

della popolazione italiana avrebbe in proporzione 4800 posti di lavoro.

Per concludere, è comprensibile che tali politiche potrebbero influenzare direttamente e

indirettamente tutti gli elementi economici connessi allo sviluppo delle energie rinnovabili, dalla

promozione della ricerca per sviluppare maggiore innovazione tecnologica ai cambiamenti dei

prezzi relativi all’energia, che potrebbero suscitare effetti positivi sulla competitività qualitativa dei

servizi e delle imprese, oltre ad un cambiamento dei consumi delle famiglie. Effetti positivi si

avrebbero anche nel settore dei trasporti. Quindi politiche volte ad incrementare le fonti rinnovabili

di energia si potrebbero riverberare positivamente su tutta la filiera che va dalla ricerca e

innovazione tecnologica, all’industria, alla produzione di energia e calore, ad una mobilità più

sostenibile, oltre che offrire un’opportunità occupazionale e una riconversione di figure

professionali esistenti, con un forte impatto sul mercato del lavoro.

2.3 Le imprese green in Polesine: stato dell’arte e prospettive

All’interno del quadro complesso della Green Economy, la nostra ricerca, come già evidenziato

nell’introduzione, si focalizza su due settori in particolare, che riguardano la produzione di energia

da fonti rinnovabili e l’efficienza ed il risparmio energetico.

La richiesta di impianti alimentati da fonti rinnovabili ha dato l’impulso per la nascita di nuove

aziende (o la conversione di aziende già esistenti) specializzate nella realizzazione, progettazione ed

installazione di impianti da energie rinnovabili. A fianco delle grandi imprese, quasi esclusivamente

extra locali, trovano posto anche una serie di piccole e medie imprese locali. Nella realtà polesana,

si sono diffuse soprattutto aziende che offrono la progettazione ed installazione di impianti

Green Energy in Polesine

43

fotovoltaici e solari termici, e aziende legate alla filiera del biogas (progettisti, produttori di pompe

idrauliche, imprese edili per la realizzazione delle strutture).

Nella filiera delle fonti rinnovabili vanno prese in considerazione anche le aziende agricole. Negli

ultimi anni, come abbiamo visto nel capitolo 1, diverse aziende agricole hanno investito nel settore

delle agroenergie, per la produzione di colture energetiche volte alla trasformazione in biocarburanti

ed olii vegetali.

Considerando il settore dell’efficienza e del risparmio energetico, dobbiamo prendere in

considerazione soprattutto la filiera dell’abitare. Come categoria produttiva raggruppa imprese edili,

impiantisti, elettricisti, idraulici, produttori e installatori di serramenti, ecc. Esiste anche una nutrita

serie di professionisti, che hanno un ruolo importante nella progettazione e certificazione degli

edifici, come gli architetti e gli ingegneri che progettano le abitazioni ed i certificatori energetici,

che si occupano della classificazione energetica degli edifici.

Restano da menzionare le Esco, società di servici energetici specializzate nell’effettuare interventi

nel campo dell’efficienza energetica.

Non è semplice censire questo tipo di imprese. Il metodo classico dei codici Ateco (classificazione

delle attività economiche) non ci consente di individuare le imprese coinvolte nel settore: essi

rimandano ai settori di appartenenza, ma non fanno distinzione tra orientamento green o meno delle

imprese. Inoltre, nella provincia di Rovigo, non sono ancora stati fatti studi in merito, dai quali

poter partire per approfondire l’analisi.

L’unico modo per individuare le imprese che operano nella filiera delle energie rinnovabili e del

risparmio ed efficienza energetica è attingere da una serie diversificata di fonti e provare ad

integrarle. Certamente non riusciremo a raggiungere tutte le imprese, ma per lo meno quelle più

attive, strutturate e visibili sul mercato.

Per individuare le imprese ci siamo basati su: ricerca sui siti web, interviste a testimoni qualificati

(esperti, rappresentanti di associazioni di categoria, imprenditori), albi di aderenti ad associazioni di

categoria di settore, imprese che partecipano a patti, reti, accordi locali e sovra locali.

Filiera Fotovoltaico

OEMpv s.r.l.

Gruppo AIEM Rovigo (Ro) www.oempv.it

L’azienda OEMpv s.r.l., di recente costituzione, nasce come costola dedicata ai servizi per gli

impianti fotovoltaici del gruppo AIEM, società che si occupa di automazione e telecontrollo, ma

Green Energy in Polesine

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che negli ultimi anni ha investito molto nel settore fotovoltaico, occupandosi di sviluppo,

progettazione e costruzione di grandi parchi fotovoltaici localizzati a terra e di impianti posizionati

a tetto. AIEM ha partecipato anche alla costruzione dell’impianto di San Bellino (72 MWe), della

Sunedison.

OEMpv si ritaglia un’area di business particolare all’interno del settore fotovoltaico: la

manutenzione agli impianti di piccola, media e grande dimensione. È anche attiva sulla previsione

di rendimento, e sulla gestione dell’efficienza e sul telecontrollo e la sorveglianza.

I servizi offerti da OEMpv sono, ad esempio: sfalcio dell’erba, manutenzione del verde perimetrale,

manutenzione della stazione di media tensione, videosorveglianza.

OEMpv, in sinergia con altre aziende del gruppo AIEM, ha partecipato alla costruzione di parchi

fotovoltaici di medie e grandi dimensioni implementando sistemi di controllo che permettono il

monitoraggio remoto della attività di produzione di energia. Alla data attuale il gruppo si sta

occupando delle costruzione di 20 parchi fotovoltaici di 1 MW ed ha impianti autorizzati per un

totale di 27 Mw e impianti in autorizzazione per più di 200 Mw.

ASM Set srl Rovigo (Ro) www.asmset.ro.it

ASM Set è la multi utility che opera in provincia di Rovigo e nella Bassa Padovana per l’erogazione

di servizi energetici e tecnologici. In particolare, core business della società è la fornitura di gas

metano per uso civile ed industriale.

Negli ultimi anni, ASM Set ha attivato un servizio per la progettazione e installazione di impianti

fotovoltaici chiavi in mano. Oltre alla realizzazione, la società ha aperto uno sportello informativo

per il pubblico.

ASM Set ha creato una partnership con Mitsubishi, società che costruisce pannelli fotovoltaici, con

la Zurich Assicurazioni, per garantire la copertura dell’impianto anche per eventi atmosferici, e con

le Banche di Credito Cooperativo, che hanno sottoscritto un accordo per la totale copertura degli

investimenti. In questo modo, ASM Set riesce a garantire una copertura assicurativa ai clienti,

prezzi vantaggiosi e la certezza di ottenere la copertura economica per l’investimento.

DELTA Sistemi Rosolina (Ro) [email protected]

Delta Sistemi è una società nata nel 2004, come azienda specializzata nella informatizzazione e

sicurezza delle imprese. Successivamente ha allargato la propria area di business offrendo alle

aziende un servizio globale che va dalla realizzazione dell’impianto elettrico TVCC fino

Green Energy in Polesine

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all’arredamento chiavi in mano. Di recente è iniziata anche l’attività di progettazione ed

installazione di impianti solari e fotovoltaici ad alto rendimento e di turbine eoliche a partire da 1

KWp fino alla taglia di 1 MWp.

ELEKTRA

Energie Rovigo (Ro) www.elektraenergie.it

Elektra, società nata con l’obiettivo di rispondere alle diverse esigenze nel settore impiantistico, è

operativa nel campo degli impianti elettrici, degli impianti tecnologici nonché della produzione di

energia da fonti rinnovabili, in particolar modo per la realizzazione chiavi in mano di impianti

fotovoltaici.

L’azienda è strutturata per sviluppare soluzioni personalizzate sia nel settore produttivo, che negli

ambiti del terziario, del pubblico e del residenziale, potendo vantare esperienza nella gestione delle

varie fasi di sviluppo delle realizzazioni: progettazione, installazione e

manutenzione. L’organizzazione aziendale garantisce la gestione di commesse e opere a livello

nazionale ed europeo, mentre le manutenzioni sono gestite dai gruppi di intervento tra il Veneto e

l’Emilia-Romagna. Tutto il know-how aziendale è affidato a tecnici e ad installatori esperti,

organizzati per settori operativi, ognuno specializzato nelle diverse tipologie di attività. Sono stati

selezionati, inoltre, i rapporti con fornitori e partner presenti sul mercato per garantire la massima

qualità sia dei materiali che dei software applicativi. La qualità dei processi di lavoro è certificata

attraverso la certificazione ISO 9001 e l’esperienza maturata ha permesso di ottenere

la certificazione SOA per i propri settori di attività, necessaria per operare con Enti pubblici.

FIAT Lux Rovigo (Ro) www.fiatluximpianti.it

FIAT LUX IMPIANTI S.r.l. nasce nel novembre del 1997, come piccola impresa artigiana dedita

quasi esclusivamente al settore civile. Nel corso degli anni, grazie all’assunzione di personale

specializzato e all’adozione di strutture all’avanguardia sviluppa le proprie attività nei settori

impiantistici, dal civile all'industriale al terziario.

FIAT LUX è in grado di offrire studi di fattibilità, progetti esecutivi, collaudi, verifiche e prove

strumentali, oltre ad assistenza e consulenza relativi a quadri elettrici di distribuzione, controllo e

automazione industriale e bordo macchina.

Negli ultimi anni l’azienda ha iniziato ad occuparsi del settore fotovoltaico, fornendo al cliente

finale, oltre all’installazione e progettazione, il servizio burocratico per la redazione delle domande

ai fini contributivi.

Green Energy in Polesine

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GCS srl Occhiobello (Ro) www.gcsbio.net

GCS srl è una società commerciale con una pluriennale esperienza nel settore degli impianti di

sollevamento a basso consumo e prodotti affini. Con le sue realizzazioni, l’azienda è entrata nel

settore della bioedilizia e bioarchitettura, realizzando sia progetti di edifici che intervenendo

all’interno di restauri. È stata una integrazione naturale operare anche nel settore del fotovoltaico,

fornendo impianti chiavi in mano, in particolare ad uso residenziale.

SC Elettrica Taglio di Po (Ro) www.scelettrica.it

S.C. Elettrica opera nel settore degli impianti elettrici e tecnologici. L’azienda è specializzata nella

progettazione, installazione e manutenzione di impianti elettrici industriali e civili, sistemi di

sicurezza, antincendio, videosorveglianza, automazione e climatizzazione.

Da pochi anni si occupa anche di progettazione e installazione di impianti fotovoltaici, come

naturale integrazione delle proprie attività. Inoltre, grazie alla domotica, realizza anche soluzione

altamente tecnologiche per il risparmio energetico all’interno delle abitazioni.

Soladria Adria (Ro) www.soladria.it

Soladria è un’azienda di recente costituzione, che ha iniziato la sua intrapresa nel settore delle

energie rinnovabili e del risparmio energetico. Le attività sono iniziate puntando prevalentemente al

fotovoltaico e al solare termico. Complice il grande sviluppo nei mesi iniziali ed il raggiungimento

di un portfolio ordini considerevole, sta allargando velocemente i suoi confini, cercando di ampliare

la gamma dei prodotti verso tutto ciò che costituisce risparmio energetico. Soladria nasce infatti

dalla collaborazione con partner che abbracciano tutti i settori trainanti della green economy, dal

solare fotovoltaico al solare termico, dalle pompe di calore aria-acqua a quelle geotermiche, dal

riscaldamento a bassa temperatura a quello elettrico, dalle biomasse alla cogenerazione per arrivare

fino alle auto elettriche e alla bioedilizia.

Nel settore fotovoltaico è attiva sia nella progettazione e installazione, che nella manutenzione,

attraverso un sistema di lavaggio dei pannelli attraverso acqua demineralizzata.

Soladria è associata al Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane (G.I.F.I.).

Green Energy in Polesine

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ST Impianti Adria (Ro) www.stimpiantinardo.it

ST Impianti, nata negli anni '90, esegue progettazioni, installazioni, manutenzioni e assistenza di

impianti elettrici industriali e civili; sistemi di antifurto filari e radio, barriere perimetrali

antintrusione, video controllo Tvcc, domotica, telefonia, condizionamento ambienti. Di recente è

attiva anche nel settore fotovoltaico e solare termico. Per il fotovoltaico si occupa anche della

costruzione di eventuali pensiline, per la realizzazione di parcheggi coperti.

L’azienda lavora soprattutto a livello industriale, rivolgendosi a imprese edili e centri commerciali.

AGROENERGIE

AGRAFERM Occhiobello www.agraferm.org

Agraferm è un’azienda tedesca, con una sede in Italia, nella provincia di Rovigo. Alle spalle può

vantare una esperienza ventennale nella:

produzione di biogas da materie prime rinnovabili;

produzione di biogas da rifiuti organici (urbani);

produzione di biogas da residui industriali.

Questo know-how parte da una conoscenza approfondita dei processi biologici, in particolare nei

settori della tecnologia biogas, della progettazione e della realizzazione di impianti di biogas di

grandi dimensioni, inclusa la tecnologia di funzionamento dei più moderni impianti per il

riciclaggio dei rifiuti urbani.

Agraferm si occupa di costruzione di impianti, gestione e investimenti e di servizi per l’assistenza.

BLUENERGY Frassinelle Polesine (Ro) www.bluenergy.eu

Bluenergy è un grande distributore di pellet e di biocombustibili ad uso domestico. In partnership

con una azienda di Cremona, che realizza bruciatori, commercializza anche sistemi di riscaldamento

a biomasse.

L'azienda è specializzata nella vendita e distribuzione di pellet sfuso certificato, consegnato a

domicilio con sistema di scarico pneumatico. I pellet vengono consegnati con

Green Energy in Polesine

48

autocisterna equipaggiata di un sistema di pesatura metricamente certificato con stampa di cartellino

pesi e con scarico pneumatico studiato per il rispetto dell'integrità dei pellet.

L’azienda sottoscrive con i clienti contratti di fornitura di lungo periodo, per garantire stabilità dei

prezzi e sicurezza di approvvigionamento.

PLASTEK srl Villadose (Ro) www.plasteksrl.it

L’azienda Plastek srl viene fondata nel 1988 con l’intento di svolgere l’attività di progettazione,

realizzazione e vendita di pezzi speciali formati da tubo di polietilene, polipropilene e PVC con

diametri fino a 1200 mm. Tra le tante destinazioni dei tubi prodotti, una intera gamma è pensata per

gli impianti di produzione di energia da biogas. La Plastek, grazie al proprio personale qualificato

dall’Istituto Italiano di Saldatura, si occupa direttamente dell’installazione in sito dei tubi e degli

accessori per gli impianti.

ROANA Cereali S. Apollinare (Ro) www.roanacereali.com

Roana Cereali è un’agroindustria specializzata nell’essicazione, stoccaggio e trasformazione di

cereali e semi oleosi e lavorazione del biologico.

Negli ultimi anni, la Roana Cereali, produce in combustibile proveniente da colture vegetali che

viene commercializzato con il marchio AgriFire. Esso è costituito da cereali non destinati

all’alimentazione umana e legno vergine selezionato, esente da colle e vernici. In piccola

percentuale contiene inoltre un additivo naturale che evita la formazione di incrostazioni e lo rende

quindi idoneo all’utilizzo in tutte le tipologie di stufe e caldaie, anche quelle che non sono dotate di

sistema autopulente.

Azienda agricola Pavarin Lusia (RO) http://www.fattoriedelsole.org/servizi/Document

s/SCHEDA%2019_Az.Pavarin.pdf

L’azienda agricola Pavarin si occupa di produzioni orticole, in particolare rientra nelle aziende che

producono l’insalata IGP di Lusia. Dal 2008 si distingue tra le aziende agricole polesane per avere

introdotto dei sistemi di produzione di energia elettrica e termica da fonti rinnovabili. Oltre ad un

Green Energy in Polesine

49

impianti fotovoltaico, che in linea teorica è in grado di produrre abbastanza energia per alimentare i

frighi per la refrigerazione dell’insalata, l’azienda ha sostituito l’impianto di riscaldamento delle

serre alimentato a gasolio con una caldaia a cippato da 800 KW. Per alimentare la caldaia, l’azienda

utilizza sottoprodotti, come gli scarti di potatura delle aziende frutticole limitrofe, e cippato

proveniente dalla short rotation forestry. Per questa innovazione, l’azienda ha vinto il premio

Fattorie del Sole di Coldiretti.

ESCO

GUERRATO Rovigo (Ro) www.guerrato.it

Guerrato S.p.A. è una consolidata realtà imprenditoriale che, entrata nel mercato italiano nel 1935,

vanta oggi una presenza di rilievo internazionale in svariati settori: general contractor, project

financing, facility management, progettazione integrata, realizzazione opere civili ed impianti

tecnologici ed impianti speciali, ricerca e sviluppo energie alternative.

Guerrato conta complessivamente oltre cento project manager, quaranta project engineer ed un

apparato produttivo di 1200 risorse direttamente impiegate nei cantieri nazionali ed esteri.

Partendo dalla realizzazione e progettazione impianti, tradizionale segmento di attività, Guerrato ha

affrontato con crescente spirito imprenditoriale le sfide competitive dell'ultimo cinquantennio,

investendo strategicamente nel management tecnico-produttivo interno e nella ricerca e sviluppo di

strumenti e tecnologie d'avanguardia per il risparmio energetico e le fonti rinnovabili, per i servizi

integrati ed il facility management acquisendone via via diffusi consensi ed importanti quote di

mercato.

Guerrato è accreditata come ESCO (Energy Service Company). Nel settore delle energia rinnovabili

si occupa di progettazione, costruzione, monitoraggio, assistenza di diverse soluzioni: dal

fotovoltaico, al geotermico, agli impianti a biogas.

IMPIANTISTICA PER LA CASA

TOPIDROCLIMA Rovigo (Ro) www.topidroclima.it

TOPIDROCLIMA snc entra nel settore impiantistico nel 1994, alla fine di un’esperienza di lavoro

dipendente durata 14 anni di entrambi i soci fondatori.

Attualmente è composta da otto collaboratori impegnati nei vari cantieri, ai quali si aggiungono i

soci che sono sempre presenti alla direzione dei lavori e partecipano insieme ai dipendenti alla vera

Green Energy in Polesine

50

costruzione degli impianti, e ad un ufficio per la gestione dei contatti con studi tecnici, clienti e

fornitori.

La Ditta si occupa della realizzazione di impianti idraulici, impianti di riscaldamento a pavimento e

a parete, impianti di condizionamento, impianti adduzione gas, impianti antincendio, adeguamento

di impianti esistenti con rilascio della certificazione di conformità.

Negli anni recenti si è sempre più orientate al settore del risparmio energetico, impegnandosi anche

nella registrazione di brevetti per impianti di condizionamento a consumi ridotti. Ha inoltre

realizzato impianti geotermici, fotovoltaici, solari termici e di cogenerazione.

Considerate le imprese censite, possiamo notare come prevalga nettamente la componente legata

agli impianti elettrici, mentre è quasi assente quella relativa al green building. Ciò dipende anche

dalla fonte: su internet si reclamizzano più facilmente impianti chiavi in mano che complesse e

incerte procedure di costruzione o adattamento di edifici. Le imprese edili poi utilizzano meno il

mezzo informatico per pubblicizzarsi; ciò detto resta il fatto che la parte ―risparmio‖ risulta più

debole rispetto a quella ―produzione‖ sia di energia che di dispositivi per produrre energia.

Emerge poi una caratterizzazione territoriale delle imprese censite: si notano diverse imprese del

Polesine orientale e poche presenze per quello occidentale, storicamente la parte più industrializzata

della provincia di Rovigo.

Il censimento, comunque, continuerà nella seconda fase del progetto. Si fornirà una lista definitiva

di imprese ed un commento più articolato in merito alle principali caratteristiche.

EDILIZIA

Laterizi Reato Villanova del Ghebbo www.laterizireato.com

Laterizi Reato s.r.l. è un' azienda operante nel settore della produzione dei laterizi dal 1943. Reato

produce laterizi da 5 generazioni. Dal 1997 l' azienda microporizza il prodotto a marchio poroton

sostituendo il polistirolo con la farina di legno vergine. Dal 2003 la mescola di produzione viene

ulteriormente modificata con l'introduzione di altri agenti porizzanti di origine naturale. A tale data

risale la prima dichiarazione d'impasto con atto pubblico. Da quel momento Laterizi Reato produce

esclusivamente materiale da muro bio ed ecologico. Nel 2005 l'azienda completa il percorso di

adozione del sistema di controllo ambientale della produzione e dello stabilimento ISO 14001:1996.

Nel 2007 il sistema viene aggiornato secondo lo standard ISO 14001:2004.

Controllando i proprio parametri ambientali, certificando le materie prime componenti, attuando un

piano di controlli interno annuale nel 2010 l'azienda ha ottenuto l'Autorizzazione integrata

Green Energy in Polesine

51

Ambientale.

Laterizi Reato ha operato una scelta molto precisa nei confronti del mercato, quella di produrre

esclusivamente materiale biocompatibile, ecologico e completamente riciclabile.

Green Energy in Polesine

52

CAPITOLO III IL FABBISOGNO DI RISPARMIO ENERGETICO

NELL’EDILIZIA AL 2020

Un’analisi sul fabbisogno di risparmio energetico nel settore dell’edilizia non può non tenere conto

di una complessa articolazione di fattori, che determinano l’effervescenza o meno del settore sia dal

lato della domanda che dal lato dell’offerta.

Se guardiamo alla complessità del settore edilizio, dobbiamo monitorare, in primis, i fattori socio-

abitativi che caratterizzano l’attuale modo di abitare ed usufruire degli edifici residenziali da parte

della popolazione che vive stabilmente o saltuariamente nel Polesine.

Per fattori socio-abitativi intendiamo:

- aspetti di natura demografica (età della popolazione, livelli di istruzione, presenza di

immigrati, possibili evoluzioni degli andamenti demografici);

- aspetti strutturali sul patrimonio edilizio esistente (anno di costruzione degli edifici,

presenza di case singole o condomini, case di proprietà e case in affitto, fabbisogno di

abitazioni in base alle stime sull’andamento della popolazione);

- esistenza già tangibile di una domanda di interventi per il risparmio energetico (dati

statistici, ad esempio, sulle rilevanza delle detrazioni fiscali per interventi di risparmio

energetico nella provincia di Rovigo);

- piani energetici della Provincia e obiettivi di risparmio decisi dalle istituzioni.

In sostanza, possiamo delineare una dinamica strutturale, che vede il fabbisogno di risparmio

energetico evolvere in base a meccanismi almeno parzialmente autonomi dalle cornici istituzionali

locali; ed una dinamica più istituzionale, che vede al centro una programmazione provinciale in

merito al risparmio energetico e potenzialmente delle politiche locali per raggiungere gli obiettivi

prefissati.

Quando si fanno stime è sempre utile avere una meta temporale. Nel nostro caso è per forza di cose

il 2020, anno verso il quale tendono tutte le politiche per la lotta ai cambiamenti climatici, che di

fatto sono il fulcro, dal livello internazionale a quello locale, delle politiche energetiche. In secondo

luogo è necessario capire quanto pesa oggi, in merito di fabbisogno energetico, il settore edile in

Polesine e quanto potrebbe pesare nel 2020. E pertanto quanto fabbisogno di risparmio potrebbe

esserci, tenendo conto degli obiettivi locali e internazionali.

Partiamo dagli aspetti di natura socio-demografica.

I livelli di istruzione e la composizione per fasce di età della popolazione sono importanti per capire

quanto gli abitanti di un determinato sistema territoriale sono propensi all’innovazione e al

cambiamento. Ma lo sono anche, in prospettiva, per ipotizzare gli scenari demografici al 2020 e

capire quale struttura demografica potrà avere il Polesine in quell’anno.

Green Energy in Polesine

53

Generalmente, persone più istruite e più giovani sono più attente alla dimensione ambientale

rispetto a quelle meno istruite e più anziane. Pare esserci uno scarto motivazionale tra le generazioni

più giovani e quelle più anziane. Per i primi pesa una vocazione più universalistica, di attenzione

all’ambiente, potenzialmente traducibile in comportamenti attivi. Per le seconde pesa di più un

atteggiamento utilitaristico, che porta alle scelte di risparmio energetico soltanto a patto che portino

un ritorno in un breve periodo.

Figura 13 Fonte ufficio statistiche provincia di Rovigo

La provincia di Rovigo è una provincia anziana. Come emerge dal grafico in figura 13, le fasce di

età giovani della popolazione, tra il 2001 e il 2009, si sono ridotte per numero di abitanti e

generalmente la popolazione è invecchiata. Sembra esserci una inversione di tendenza per le

nascite, che sono aumentate negli ultimi 4-5 anni, grazie agli elevati tassi di natalità della

popolazione immigrata. Negli ultimi dieci anni è diminuita la popolazione tra i 10 39 anni, ed è

aumentata leggermente quella tra i 40 e i 64.

Se guardiamo i grafici su indice di vecchiaia e tassi di natalità, ci accorgiamo dell’importanza della

componente migratoria. Se non fosse per la presenza immigrata, l’indice di vecchiaia della

popolazione sarebbe ancora più alto e il tasso di natalità decisamente più basso.

Figura 14 elaborazione nostra su dati Istat

Green Energy in Polesine

54

Figura 15 elaborazione nostra su dati Istat

Il grafico sull’indice di vecchiaia mostra come la popolazione della provincia di Rovigo, escludendo

gli immigrati, avrebbe un indicatore decisamente molto più alto. Dal 2001 al 2009, la popolazione

totale ha visto l’indice di vecchiaia crescere del 2%. Se non fosse calcolata la popolazione

immigrata, l’incremento sarebbe stato del 14%. Per quanto riguarda il tasso di natalità, il

ragionamento è speculare. Grazie agli immigrati, il tasso di natalità è cresciuto del 21%, anziché del

10%.

L’importanza della componente immigrata nelle dinamiche demografiche polesane è confermata

anche dall’andamento generale della popolazione. Dal 1991 al 2009, la popolazione autoctona è

diminuita di ben 18.000 unità. Dal 2001 in poi, però, è iniziato un trend positivo che ha riportato,

nel 2009, la popolazione totale ai livelli del 1991. Ciò avvenuto grazie al saldo migratorio positivo.

I circa 16.000 immigrati hanno riportato la popolazione a crescere.

Figura 16 elaborazione nostra su dati Istat

Green Energy in Polesine

55

Anche la presenza di immigrati è importante per l’evolversi di una domanda risparmio energetico e

rilevanti sono i percorsi migratori. Immigrati stabili, che hanno un progetto di vita definito nel paese

di approdo, possono immaginare di investire sull’abitare. Immigrati più precari, invece, che non

hanno deciso di definire la propria residenza, avranno certamente un atteggiamento differente nei

confronti della casa. La proprietà o meno della casa è un fattore importante. Chi abita in affitto,

difficilmente decide di intervenire per un ammodernamento della propria abitazione in chiave

ecologica; ma differente è l’atteggiamento di chi vive in una casa di proprietà.

Non abbiamo dati a livello provinciale sulla proprietà o meno della casa da parte di immigrati.

Possiamo fare una stima a partire da un recente studio su base nazionale, realizzato dall’ISMU

(Iniziative e studi sulla multi etnicità).

Fra il 1° luglio 2005 e il 1° gennaio 2009 la quota di case di proprietà tra gli immigrati stranieri in

Italia è salita dall’11% al 17%. In base ai risultati delle due principali indagine nazionali Ismu —

con numerosità campionarie face-to-face di 30 mila unità nel 2005 e di 12mila nel 2009 — in tale

lasso di tempo gli aumenti relativi maggiori sono tutti riferibili ai gruppi est-europei più orientali,

con gli ucraini che aumentano la propria incidenza dal 2% al 12% e i neocomunitari polacchi e

rumeni dal 3% al 14%.

A livello assoluto è invece eclatante il dato cinese con una quota che è salita dal 18% al 32%: in

pratica con un cinese su tre che è proprietario della propria abitazione.

Per soffermarci sulle principali cittadinanze di immigrazione in Italia, i senegalesi hanno visto

accrescere la quota di persone in case di proprietà dall’8% al 19%, mentre i cittadini di provenienza

nordafricana da Tunisia e Marocco hanno registrato aumenti dal 9% del 2005 al 14% e al 15%

rispettivamente del 2009; e gli albanesi, infine, erano proprietari di abitazione nell’11% dei casi nel

2005 e lo risultano nel 18% delle occasioni nel 2009.

Il quadro dell’immigrazione in provincia di Rovigo è molto simile. Marocco, Cina, Albania,

Romania sono le principali nazionalità di provenienza.

Se le percentuali di immigrati con case di proprietà sono grosso modo analoghe al contesto

nazionale, in provincia di Rovigo potrebbero esserci all’incirca 800 famiglie di immigrati che

abitano in case di proprietà.

Un numero esiguo in termini assoluti. Però dobbiamo considerare che la popolazione immigrata, a

differenza di quella autoctona, è costituita soprattutto da persone giovani, come emerge dalla

piramide delle fasce di età.

Green Energy in Polesine

56

Figura 17 Elaborazione nostra su dati Istat 2009

La stessa considerazione in merito alla proprietà della casa si può fare sulla popolazione autoctona.

Qui abbiamo dei dati che risalgono al censimento del 2001, ma sono molto accurati.

Figura 18 Percentuale abitazioni occupate da persone in affitto in edifici per epoca di

costruzione – Provincia di Rovigo- Censimento 2001.

In provincia di Rovigo le case di proprietà superano l’80%. Quelle in affitto variano sensibilmente a

seconda del periodo di costruzione. Gli edifici con maggiore incidenza di abitanti in affitto sono

quelli che sono stati realizzati tra gli anni ’50 e gli anni ’80. Si tratta soprattutto di abitazioni

all’interno di condomini.

L’epoca di costruzione delle case e la loro condizione sono elementi importanti per valutare una

domanda potenziale di edilizia sostenibile.

Green Energy in Polesine

57

La prevalenza di case indipendenti rispetto ai condomini potrebbe fare presagire una propensione

più marcata ad interventi di restauro delle abitazioni. È più probabile che un proprietario di una casa

indipendente decida di ammodernare la propria abitazione, piuttosto che un proprietario di un

appartamento in un grande condominio. Nel primo caso egli può agire da solo, nel secondo caso,

invece, deve trovare un accordo con gli altri proprietari.

La provincia di Rovigo, rispetto alle province venete, ha una marcata presenza di abitazioni

indipendenti, come emerge dal grafico in Figura 19. Più del 65% delle case sono indipendenti e

circa il 18% ha due interni. I condomini, in termini percentuali, rappresentato una parte esigua delle

abitazioni polesane. Se consideriamo gli edifici con più di 4 interni, essi raggiungono all’incirca il

10%.

Figura 19 Percentuale edifici ad uso abitativo per numero di interni - Veneto (dettaglio

provinciale) - Censimento 2001.

Anche l’anno di costruzione degli edifici ci può dare qualche indicazione previsionale: la maggior

parte degli edifici costruiti dal primo dopo guerra fino ai primi anni ’80 sono solitamente di qualità

scadente e non hanno accorgimenti in materia di efficienza energetica. Una marcata presenza di

queste abitazioni può fare presagire una potenziale domanda.

Green Energy in Polesine

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Tabella 13 Patrimonio edilizio polesano in base all’anno di costruzione - Fonte Istat 2001

Prima

del 1919

Dal 1919

al 1945

Dal 1946

al 1961

Dal 1962

al 1971

Dal 1972

al 1981

Dal 1982

al 1991

Dopo il

1991

Totale

Verona 48901 31154 50350 75924 73355 47031 42086 368801

Vicenza 50965 27482 42652 70606 75651 41828 42998 352182

Belluno 35231 14838 19834 22654 20476 11709 9902 134644

Treviso 35594 23146 41368 69759 66055 41121 46789 323832

Venezia 47378 23892 66711 98883 75813 39638 37526 389841

Padova 26583 22653 50234 79393 71300 44173 44921 339257

Rovigo 11590 10762 19227 19705 21322 13556 11363 107525

Totale 256242 153927 290376 436924 403972 239056 235585 2016082

Dalla tabella 13 emerge come in Polesine la maggior parte degli edifici sia stata costruita tra gli

anni ’60 e i primi anni ’80, secondo una tendenza che accomuna la maggior parte delle province

venete, con l’eccezione marcata di Belluno, che vede il boom di costruzioni prima del 1919.

Rovigo e Vicenza, rispetto alle altre province, vedono il picco del dopoguerra tra il 1972 e il 1981.

Nelle altre province si registra tra il 1962 e il 1971. Si noti poi che le abitazioni di recente

costruzione, quelle realizzate dopo il 1991, rappresentano il 10% per la provincia di Rovigo, il 7 per

Belluno, il 12 circa per Verona e Vicenza, il 13 per Padova, il 9 per Venezia e il 14 per Treviso.

Il mercato delle nuove costruzioni è stato, in Polesine, stagnante rispetto a molte altre province

venete, in particolare rispetto alla vicina Padova. Se consideriamo la provincia di Ferrara, il dato

risulta peggiore di quello Polesano, soltanto il 7% delle case sono state costruite dopo il 1991.

Veniamo ora ai livelli di istruzione. L’ipotesi è che le persone più istruite siano più inclini

all’innovazione, grazie alle maggiori conoscenze acquisite e ad una maggiore sensibilità alle

problematiche ambientali in generale.

Se guardiamo i dati nella provincia di Rovigo scopriamo che il ritardo storico sull’istruzione è

andato a colmarsi negli ultimi anni. Il grafico ci mostra come nel 1991 la percentuale di diplomati e

di laureati nella provincia di Rovigo era decisamente inferiore rispetto alla media veneta, mentre nel

2001 il tasso di persone istruite ha quasi raggiunto i livelli regionali.

Green Energy in Polesine

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Figura 20 Diplomati e laureati in provincia di Rovigo e nel Veneto alle date degli ultimi due censimenti; fonte:

relazione R. Tovo Giornata dell’economia 2010 - Camera di Commercio Rovigo

Ciò non significa che, considerato il miglioramento del dato sull’istruzione, la provincia di Rovigo

abbia la stessa propensione all’innovazione rispetto alle altre province. Mediamente, le persone di

media età, che sono quelle che hanno maggiori potenzialità di spesa per interventi di risparmio

energetico, restano mediamente decisamente meno istruite di quelle delle altre province. Se mai,

possiamo fare una proiezione sul futuro, prevedendo che tra qualche anno gli abitanti di media età

polesani avranno la stessa propensione all’innovazione rispetto agli altri.

In merito all’esistenza di una domanda già tangibile di interventi di risparmio energetico, abbiamo

soltanto il dato sulle detrazioni fiscali del 55% in merito all’anno 2009. Un dato troppo parziale,

probabilmente, ma certamente indicativo se confrontiamo la performance della provincia di Rovigo

con le altre province venete.

Dalla tabella 14 emerge come la provincia di Rovigo risulti ultima in merito al numero di detrazioni

per abitante (circa 3,9 detrazioni ogni 1000 abitanti) e al costo totale sostenuto per gli interventi. In

Polesine sono stati spesi circa 8 milioni di euro (il 55% dei quali sotto forma di finanziamento

pubblico), mentre nelle altre province abbiamo picchi di 49 milioni per Treviso e 48 milioni per

Vicenza. Pur trattandosi di incentivi pubblici, essi vengono distribuiti in base a principi di

intraprendenza. Laddove le famiglie si sono attivate ed hanno investito nel risparmio, sono arrivati

più fondi da immettere nella filiera del risparmio locale. È evidente che il dato è controverso: da un

lato indica il maggiore attivismo locale in merito al risparmio, dall’altro è probabile che gli

interventi di risparmio che richiedono molto investimento siano fatto maggiormente laddove i

redditi medi sono più alti. In questo senso Rovigo è svantaggiata, per avere redditi medi bassi.

Green Energy in Polesine

60

I costi medi per intervento sono abbastanza equamente distribuiti nelle province venete. Si attestano

attorno agli 8 mila euro, con punte di 10,2 (Verona) e 9,5 circa (Padova e Venezia).

Tabella 14 Detrazioni fiscali al 55% nelle province di Rovigo – fonte ENEA

Provincia Interventi ogni 1000

abitanti

Costo totale interventi Costo medio per

intervento

Belluno 10,60895 18.681.595,25 8.233,40

Padova 4,735214 42.471.567,19 9.668,01

Rovigo 3,926453 8.208.362,89 8.453,51

Treviso 6,601874 49.540.049,73 8.490,15

Venezia 4,885233 39.933.713,60 9.517,09

Verona 4,396412 41.018.899,20 10.203,71

Vicenza 6,341197 48.470.434,39 8.822,43

I piani di risparmio energetico

Gli obiettivi in merito al settore energetico nella provincia di Rovigo sono stati formulati all’interno

del Programma Energetico Provinciale. Il programma prende le mosse a partire dal Piano d’Azione

―Una politica energetica per l’Europa‖ promosso dall’Unione Europea nel 2007, che prevede per il

2020 il risparmio del 20% dei consumo previsti; l’incremento del 20% della produzione di energia

rinnovabile; la riduzione del 20% delle emissioni.

Il Programma Energetico della Provincia di Rovigo è ad oggi un documento per la

programmazione, strutturato su diversi scenari che ipotizzano i consumi energetici al 2020 e sulle

diverse strade da intraprendere per raggiungere gli obiettivi prefissati dall’Unione Europea.

Esistono anche dei piani a livello comunale. Si segnalano in particolare quello di Porto Viro e

quello di Taglio di Po.

Il Piano Comunale di Efficienza Energetica, approvato dal consiglio comunale di Porto Viro, è in

fase di attuazione ed è caratterizzato da risparmio energetico e innovazione tecnologica, all’interno

di un più ampio progetto di tutela ambientale, nel quale trovano spazio il turismo lento, il progetto

ClimaPark ed altre iniziative di sviluppo sostenibile.

Le iniziative dell’amministrazione, nell’ambito della sostenibilità, mettono al centro l’energia

verde, attraverso un sistema di certificazione di garanzia dell’energia derivante da fonti rinnovabili.

Green Energy in Polesine

61

Il Comune di Porto Viro ha aderito all’iniziativa del progetto per l’acquisizione del marchio di

qualità ambientale definito EMAS-POLESINE. Gli obiettivi del progetto sono:

- rendere operativi e concreti gli strumenti di qualificazione delle attività del Polesine e del Delta

del Po, con l’ottica di incrementare la competitività delle imprese del territorio attraverso

l’innovazione ambientale (green economy);

- incrementare il coinvolgimento delle imprese della filiera del turismo attraverso una qualificazione

ambientale delle aziende e del servizio offerto, estendendo il sistema di qualità ambientale anche ai

compartii del commercio, servizi, piccolo artigianato e agricoltura presenti ne1l’area;

- proseguire nel percorso di certificazione ambientale delle pubbliche amministrazioni del territorio.

Il comune di Taglio di Po ha invece aderito all’iniziativa europea per la riduzione delle emissioni di

anidride carbonica, denominata Patto dei Sindaci. Il piano energetico rientra in questa iniziativa. Il

comune è ancora nella fase di progettazione del piano. È iniziata la mappatura dei consumi

energetici dell’ente, a partire dalla quale verranno pianificati interventi per la riduzione dei

consumi.

Bisogna mettere in luce come queste virtuose iniziative non trovino una regia più ampia a livello

provinciale all’interno della quale collocarsi, ma coinvolgono una serie di comuni del litorale che

utilizzano la certificazione ambientale come marchio turistico. Iniziativa simile, infatti, è stata

adottata dal comune di Rosolina, nell’ambito della certificazione EMAS del sistema turistico del

Polesine.

Il peso delle abitazioni nei consumi energetici

Come emerge dal Programma Energetico Provinciale, nel 2006 ―il settore residenziale assorbiva

una quota energetica pari al 32,45% dei consumi complessivi della provincia di Rovigo (nel 1990

tale valore corrispondeva al 30,56%). In termini assoluti si assiste, per tale settore, ad una crescita

pari al 34,03% dal 1990 al 2006”. Si è passati da circa 120 mila a più di 160 mila tonnellate

equivalenti di petrolio.

“Il gas naturale, che rappresenta la quota di maggioranza assoluta, passa dal 66,48% al 79,38%

nel periodo in esame, mentre il gasolio perde il 13,82% per assestarsi nel 2006 al 2,06%.

L’energia elettrica corrisponde al 14,49% dei consumi domestici nel 2006, mentre nel 1990

corrispondeva al 13,82%. Il GPL si assesta al 4,06% dei consumi nel settore in esame nel 2006.

In termini assoluti l’aspetto più evidente e sicuramente la penetrazione del gas per usi termici a

scapito del gasolio. Tale tendenza e stata marcata fino a meta degli anni ’90, dopodiché la

situazione si e stabilizzata” (p.151).

Green Energy in Polesine

62

A partire da questi dati quali possono essere gli scenari?

Intanto vediamo che cosa è emerso:

- in provincia di Rovigo la popolazione ha ripreso a crescere da una decina di anni,

riportandosi ai livelli del 1991. La crescita, però, è trainata dall’arrivo degli immigrati, dei

quali conosciamo poco sotto il profilo dei percorsi migratori. Sappiamo soltanto che hanno

una struttura demografica più giovane rispetto a quella autoctona e che hanno buoni tassi di

natalità. Bisognerà vedere se il flusso di immigrati terrà negli anni a venire e se gli

immigrati già presenti si stabilizzeranno in modo definitivo. Inoltre, è importante in quale

fascia di reddito si collocheranno maggiormente; gli immigrati hanno mediamente una

minore percentuale di case di proprietà rispetto agli autoctoni, ma le compravendite stanno

crescendo;

- la popolazione polesana ha tassi di istruzione ormai simili a quelli delle province contigue,

ma sconta un ritardo nel raggiungimento di tali livelli. Ad oggi, la popolazione nelle classi

medie di età ha una minore propensione all’innovazione (si parte dall’assunto che a livelli

alti di istruzione corrisponde un elevata propensione all’innovazione e vice versa), ma negli

anni a venire anche questo divario dovrebbe colmarsi.

- Esiste una discreta porzione di patrimonio edilizio costruito tra gli anni ’60 e gli anni ’80,

periodo nel quale si ritiene vi sia stata meno attenzione ai materiali ed alle tecniche di

risparmio energetico rispetto agli altri periodi storici; esiste una buona percentuale di case

singole, dove è più facile che si inneschino forme di coinvolgimento dei cittadini per

interventi di risparmio energetico.

- Il quadro attuale non è roseo, la provincia di Rovigo è quella che ha investito meno in

interventi di risparmio rispetto alle altre venete.

- Vi sono pochi interventi istituzionali tesi ad incentivare efficienza e risparmio energetico e

manca una vera e propria strategia provinciale nella predisposizione ed implementazione di

politiche pubbliche.

- Il settore edilizio pesa per circa il 30% dei consumi energetici in provincia ed è rifornito per

circa il 79% da gas metano. La quota più grande di risparmio sarebbe perseguibile perciò sul

riscaldamento piuttosto che sulla riduzione dei consumi di energia elettrica.

Su questi dati si possono innestare numerose considerazioni sul potenziale di intervento in senso

ecocompatibile nella filiera delle costruzioni. Vi sono elementi promettenti (giovani, seppur

immigrati, persone più istruite, elevato numero di case in proprietà, moltissime case da ristrutturare)

e elementi contrari (redditi più bassi, minore propensione all’uso di strumenti di detrazione fiscale,

debole presenza di strumenti normativi locali). Forse vi è anche un certo ritardo culturale, riferito

sia alla popolazione che alle istituzioni, nel comprendere il valore e le potenzialità delle misure di

risparmio energetico nelle abitazioni. Dal punto di vista delle imprese si tratta di una immagine in

chiaroscuro. Il ―chiaro‖ sono gli enormi spazi di intervento derivanti dalla ristrutturazione del

Green Energy in Polesine

63

patrimonio abitativo provinciale (oltre 100.000 abitazioni praticamente tutte senza accorgimenti

energetici avanzati), lo ―scuro‖ sono le resistenze che appaiono più marcate che nel resto del Veneto

ad avvicinare le tecniche e i dispositivi di risparmio energetico. Per le imprese edili della provincia

si apre dunque una sfida che non è solo economica ma anche culturale.

Green Energy in Polesine

64

CAPITOLO IV LE INTERVISTE AGLI ATTORI ED I QUESTIONARI

Durante la durata del progetto di ricerca, abbiamo intervistato attraverso modalità differenti 45

persone. Tra queste figurano: imprenditori, esperti del settore delle rinnovabili e del risparmio

energetico, rappresentanti di associazioni di categoria, professionisti, funzionari delle istituzioni

locali, immobiliaristi. Le interviste si sono concentrate in particolare sulle aspettative del sistema

imprenditoriale locale per quanto riguarda lo sviluppo della green economy, con una attenzione

particolare al risparmio energetico nell’edilizia, individuato come settore che coinvolge l’interesse

di tutti gli attori locali.

Le figure professionali e gli attori da intervistare sono stati individuati a partire da una riflessione

teorica sui soggetti coinvolti nel settore del green building. Riprendendo lo schema presente

nell’introduzione, le figure coinvolte nel settore del risparmio energetico in edilizia sono:

- Le imprese: nel raggruppamento sono comprese le imprese edili, che operano nell’ultimo

comparto della filiera, e le imprese che si occupano di impiantistica, serramenti, materiali

edili, coibentazione, idraulica, ecc. Tutte le imprese, in sintesi, che sono coinvolte nella

progettazione, costruzione, installazione dei più svariati dispositivi di risparmio energetico;

- Le istituzioni: qui sono raggruppati sia gli enti deputati al governo del territorio, che le

associazioni di categoria, gli ordini professionali, le agenzie territoriali. Gli enti di governo

agiscono attraverso la normazione di tutto ciò che riguarda l’edilizia: regolamenti edilizi,

incentivi, oneri di urbanizzazione, vincoli, piani regolatori, …; le associazioni di categoria e

gli ordini professionali funzionano come rappresentanti degli interessi di imprese e

professionisti, ma hanno anche una funzione progettuale grazie all’adesione a reti e a forme

di auto-organizzazione;

Green Energy in Polesine

65

- I clienti / consumatori: essi rappresentano una figura decisamente importante, ma forse

marginale rispetto alle grandi manovre di progettazione delle azioni a livello territoriale. In

linea teorica, sono coloro che orientano la domanda verso modalità più o meno virtuose di

costruire e restaurare abitazioni. Essi possono organizzarsi attraverso svariate forme: dalle

organizzazioni di natura sindacale ai gruppi di acquisto;

Nel mezzo dei tre poli esistono figure professionali ed enti che esercitano un ruolo di

mediazione, trovandosi a dovere conciliare e a rispondere contemporaneamente agli interessi e

alle esigenze di imprese, clienti e istituzioni. Possiamo avere ad esempio:

- I certificatori: dovrebbero rappresentare una parte terza tra clienti e imprese, anche se spesso

la certificazione avviene come forma di auto-certificazione delle imprese edili, che

garantiscono tramite un attestato le performance energetiche delle proprie costruzioni. La

figura del certificatore, la sua formazione e professionalità, hanno un ruolo importante nel

sistema edilizio green; essi sono deputati ad assegnare ad ogni abitazione una classe

energetica, che può avere un peso nella determinazione del prezzo di compra-vendita e può

funzionare come elemento di stimolo per il miglioramento degli edifici in generale;

- I progettisti: essi si trovano nella posizione di mediazione tra le parti in campo. Le istituzioni

che chiedono adeguamenti alle normative, i clienti che vogliono garanzie di vario tipo sulla

propria abitazione ed un contenimento del prezzo finale, le imprese edili che cercano di

ridurre i costi di costruzione e preferiscono soluzioni tradizionali per il restauro e

l’edificazione di nuove unità abitative. L’abilità dei progettisti nell’edilizia green sta nel

riuscire a contemperare le diverse parti, lavorando sulla ricerca di materiali innovativi e su

soluzioni progettuali inedite. La formazione dei progettisti diventa importante: essi hanno

bisogno di continuo aggiornamento sulle nuove opzioni che l’innovazione nei materiali edili

mette a disposizione del mercato;

- Gli enti bilaterali: anch’essi si trovano a svolgere un ruolo di mediazione, anche se sono

formati da rappresentanti delle imprese edili e dei lavoratori. Si tratta di enti che uniscono in

forma quasi corporativa tutti gli attori che fanno parte di un determinato settore economico.

Tuttavia, il loro campo visuale è spesso più ampio. Organizzano corsi di formazione, si

preoccupano di sensibilizzare imprese, lavoratori e consumatori sul tema della green

economy, sperimentano nuove pratiche edilizie, mettono in sinergia organizzazioni di

categoria diverse. Per la loro conformazione, si trovano ad esercitare un interesse settoriale,

ma con una vocazione pubblica;

- Le agenzie immobiliari: sono mediatori nella compravendita. Sono in grado di orientare il

mercato e di indirizzare il consumatore verso l’acquisto di case sostenibili. Se attuano un

processo di selezione delle abitazioni da mettere in vendita, possono stimolare le imprese

edili a migliorare la propria offerta, apportando anche miglioramenti al patrimonio già

esistente.

Green Energy in Polesine

66

Partendo da questa classificazione delle figure coinvolte nel settore della edilizia green, sono state

selezionate alcune persone per ogni tipologia di attore. Gli intervistati sono stati individuati con il

metodo della palla di neve: si è partiti da alcune interviste ai rappresentanti delle associazioni di

categoria, che ci hanno segnalato dei nominativi di imprese e di professionisti. Dalle prime

interviste sono emersi altri nominativi, fino al raggiungimento delle più importanti figure coinvolte

nel settore dell’edilizia. Non sono stati contattati direttamente i consumatori. La ricerca, anche per

volere del committente, è stata sbilanciata di più sul lato dell’offerta che su quello della domanda. E

poi, un lavoro di indagine sui consumatori avrebbe richiesto un’analisi campionaria, molto

dispendiosa in termini di tempo e soprattutto di risorse. Sui consumatori, tuttavia, abbiamo dei dati

dai quali è possibile trarre alcune indicazioni importanti: i dati sulle detrazioni del 55% per

interventi di miglioramento energetico degli edifici, che sono dati reali, fondati sugli interventi

effettivi realizzati in Polesine, e non su dichiarazioni di intenti, ed un sondaggio commissionato da

CNA sulla consapevolezza e l’interesse della popolazione polesana per le energie rinnovabili.

Le interviste si sono concentrate su alcuni temi portanti: il quadro della situazione nel Polesine, la

fiducia nello sviluppo della green economy sul territorio, i motivi di una scarsa presenza del settore

green rispetto ad altre province, le azioni da intraprendere a livello locale per dare impulso al

settore, il fabbisogno formativo e le aspettative delle imprese.

Sullo stato dell’arte, le informazioni raccolte si trovano all’interno dei paragrafi relativi alla

produzione di energia rinnovabile e alle forme associate di azione nella filiera green polesana.

Pertanto non saranno riprese nel resoconto delle interviste effettuate. Saranno messe in luce, invece,

le prospettive e le aspettative degli attori che sul territorio in qualche modo sono coinvolti

all’interno delle filiere di produzione di energia e di risparmio ed efficienza energetica.

Iniziamo ad illustrare i risultati emersi partendo dai tre poli: consumatori, imprese e istituzioni.

4.1 I CONSUMATORI

Per quanto riguarda i consumatori abbiamo una serie di dati apparentemente contraddittori: da un

lato, una ricerca commissionata di recente da CNA, ha messo in luce come in Polesine i cittadini

abbiano una certa conoscenza del mondo delle rinnovabili e del risparmio energetico e che

ritengano auspicabile un cambiamento di paradigma nei modi di produzione ed utilizzo

dell’energia. In particolare, esiste una sensibilità sul fotovoltaico, che risulta il sistema più

conosciuto e sul quale i cittadini non escludono la possibilità di investire i propri risparmi attraverso

impianti famigliari.

La ricerca, condotta nel 2008 da Astra Ricerche per CNA Rovigo, tramite 502 interviste telefoniche

ad un campione rappresentativo dei responsabili dell’acquisto di energia dei 92 mila nuclei

famigliari polesani, mostra come nella provincia di Rovigo esista la necessità di ridurre i costi delle

bollette per le famiglie, che vengono reputati alti o significativi da più dell’80% del campione. La

Green Energy in Polesine

67

maggior parte delle famiglie ritiene che l’investimento nelle fonti rinnovabili o nell’adeguamento

dei dispositivi per il risparmio energetico sia una strada percorribile per raggiungere questo

obiettivo. Secondo l’indagine, il 66% degli intervistati conosce nel dettaglio l’aiuto statale tramite

detrazione fiscale del 55% e si dichiara molto interessato ad usufruire di questa forma di contributo.

Dall’altra abbiamo dei dati che rappresentano il reale impegno dei cittadini in merito al risparmio

energetico, che non sono così positivi quanto le intenzioni espresse. Il dato sulle detrazioni del 55%

per interventi di miglioramento energetico nelle abitazioni mette in luce come il Polesine abbia

avuto una minore propensione rispetto alle altre province venete nell’accesso a questa forma di

incentivazione. I dati ai quali facciamo riferimento sono relativi al 2009, unico anno per il quale

siamo riusciti ad ottenere i dati a livello provinciale. Un dato parziale, probabilmente, ma

certamente indicativo se confrontiamo la performance della provincia di Rovigo con le altre

province venete. È significativo, poi, che il dato reale sia registrato nell’imminente anno successivo

alla ricerca di Astra.

Abbiamo già analizzato i dati sul 55% nel capitolo precedente (tabella 14). Ricordiamo qui come

Rovigo risulti ultima in merito al numero di detrazioni per abitante (circa 3,9 detrazioni ogni 1000

abitanti) e al costo totale sostenuto per gli interventi. In Polesine sono stati spesi circa 8 milioni di

euro (il 55% dei quali sotto forma di finanziamento pubblico), mentre nelle altre province abbiamo

picchi di 49 milioni per Treviso e 48 milioni per Vicenza. Pur trattandosi di incentivi pubblici, essi

vengono distribuiti in base a principi di intraprendenza. Laddove le famiglie si sono attivate ed

hanno investito nel risparmio, sono arrivati più fondi da immettere nella filiera del risparmio locale.

È evidente che il dato è controverso: da un lato indica il maggiore attivismo locale in merito al

risparmio, dall’altro è probabile che gli interventi di risparmio che richiedono molto investimento

siano fatti maggiormente laddove i redditi medi sono più alti. In questo senso Rovigo è

svantaggiata, per il fatto di avere redditi medi più bassi rispetto al Veneto. Bisogna anche tenere

conto del fatto che gli interventi di risparmio effettuati senza la fatturazione non sono tracciabili.

Nelle aree dove il fenomeno del lavoro nero e irregolare è strutturalmente più presente, gli

interventi non sono tracciabili poiché non hanno avuto accesso alle detrazioni.

Esiste perciò uno scarto sensibile tra le dichiarazioni di intenti degli abitanti del Polesine e

l’effettivo impegno sul fronte del risparmio energetico.

Questa distanza richiede delle spiegazioni, parte delle quali troveremo nella rendicontazione delle

questioni emerse durante le interviste. Certamente, un punto sul quale sarà proficuo e necessario

lavorare, è l’individuazione dei modi di intervenire all’interno di questo divario tra intenti ed

impegno concreto.

Se guardiamo ai dati sul 55% a livello nazionale, è interessante notare come il Veneto si collochi in

quarta posizione per incidenza del numero di pratiche sulla popolazione residente, con 0,68% 6

interventi ogni 1000 abitanti. Nei primi tre posti troviamo Friuli Venezia Giulia, con quasi 9

interventi, Trentino Alto Adige (8,5 interventi) e Val d’Aosta (7,5 interventi).

Green Energy in Polesine

68

Il quadro del Veneto (ENEA, 2009) in merito alle tipologie degli interventi ed alla ripartizione a

seconda delle tipologie di edifici, che potrebbe rispecchiare quello della Provincia di Rovigo, è

questo:

- per il 96% gli interventi sono stati realizzati in ambito residenziale, per il 3% in ambito

terziario/commerciale e soltanto l’1% in ambito industriale;

- si è intervenuti soprattutto su immobili costruiti tra il 1961 e il 1982 (50%). Il 23% degli

interventi è stato effettuato su immobili di più recente costruzione, mentre il 27% su

immobili antecedenti al 1961;

- il 61% degli interventi è stato realizzato in abitazioni indipendenti, il 22% in edifici a schiera

e piccoli condomini e il 15% in grandi condomini;

- il 38% degli interventi hanno visto l’adeguamento o sostituzione degli infissi, il 31%

l’efficientamento del sistema di climatizzazione invernale, il 23% l’installazione di solare

termico, il 5% l’installazione di strutture opache orizzontali e il 3% di strutture opache

verticali;

- gli interventi più costosi sono quelli meno presenti dal punto di vista quantitativo: per le

strutture opache verticali (in genere ―cappotti‖ termici) sono stati spesi in media circa 14

mila euro; per quelle orizzontali 25 mila euro; per i pannelli solari termici circa 7 mila euro;

per gli infissi 9 mila euro e per gli impianti di climatizzazione invernale 10 mila euro.

Si noti che secondo i calcoli dell’Enea, i maggiori risparmi in termini di KWh si sono ottenuti

grazie agli interventi sulle strutture opache orizzontali (circa 13 mila KWh di risparmio medio

annuo). Per le altre tipologie di intervento abbiamo: circa 7 mila KWh per le strutture opache

verticali e per la climatizzazione invernale; circa 5 mila KWh per il solare termico e soltanto 3 mila

KWh per gli infissi, che sono stati l’intervento più presente in termini percentuali.

Se guardiamo al costo per ogni KWh risparmiato, scopriamo che gli interventi più costosi sono stati

quelli legati agli infissi (0,15 euro/KWh), seguono le strutture opache orizzontali (0,13 euro/KWh),

la climatizzazione invernale (0,12 euro/KWh), le strutture opache verticali (0,09 euro/KWh) e il

solare termico (0,07 euro/KWh).

In tutto il Veneto, grazie alle detrazioni fiscali del 55%, sono stati installati nel 2009 soltanto 10

impianti geotermici. L’87% degli interventi sulla climatizzazione invernale, infatti, sono stati

dedicati alle caldaie a metano a condensazione e il 4% alle caldaie a biomassa. La restante parte è

rappresentata da diverse tipologie di intervento, che vanno dalle caldaie a gasolio ai generatori di

aria calda.

Dai dati emerge come il beneficiario medio delle agevolazioni legate al 55% tenda a privilegiare

l’intervento meno efficiente dal punto di vista del risparmio energetico. Considerando, infatti, come

il valore di risparmio medio sia sensibilmente inferiore nel caso della sostituzione di infissi rispetto

Green Energy in Polesine

69

ad interventi sostitutivi/integrativi effettuati sulle chiusure opache dell’involucro edilizio, risulta

molto sbilanciata la distribuzione numerica degli interventi effettuati per tipologia.

Tali valori risultano del tutto indipendenti dal risparmio realizzato e, di contro, sembra che gli

interventi tecnicamente più articolati (ma anche energeticamente più efficaci), come ad esempio le

realizzazioni di cappotti esterni sulle chiusure verticali preesistenti, risultino penalizzati proprio in

ragione della maggiore complessità esecutiva (tempi di realizzazione, cantierizzazione, complessità

dell’iter procedurale, maggiori costi).

C’è da capire se gli interventi a maggiore risparmio sono penalizzati soltanto da motivazioni

materiali, o se esiste anche un problema di conoscenza e di certezza nel raggiungimento degli

obiettivi di risparmio. Da un lato può darsi che le stesse imprese edili siano poco preparate sui

materiali e sulle tecniche per la realizzazione dei cappotti e non siano in grado di stabilire un

rapporto di fiducia con i clienti, ai quali vengono proposti magari interventi molto costosi senza una

adeguata informazione e senza certezza di raggiungimento degli obiettivi di risparmio energetico.

Dall’altro, gli stessi consumatori sono più attratti da interventi immediatamente visibili, come la

sostituzione degli infissi, e non hanno una adeguata informazione in merito a tutte le tipologie di

intervento che possono essere realizzate per l’efficientamento della propria abitazione.

Abbiamo provato a verificare anche questo importante aspetto nelle interviste agli attori locali.

4.2 LE IMPRESE EDILI

Le imprese edili sono state intervistate sia attraverso questionario, che con interviste. Sono state

contattate tramite lettera circa 200 imprese, ma soltanto 7 hanno risposto al questionario7. Per

verificare le risposte emerse dai questionari sono poi state individuate 2 imprese, alle quali è stata

fatta una intervista telefonica sulla falsa riga del questionario. I risultati che si riportano, pertanto,

vengono organizzati come se i questionari fossero dieci.

Dalle interviste emerge una consapevolezza da parte degli imprenditori edili di dover puntare

sull’edilizia eco-sostenibile. Per ora, però, si tratta soltanto di una intenzione orientata al futuro. Tra

gli intervistati il 70% ritiene che l’edilizia eco-sostenibile rappresenti una realtà capace di segnare

positivamente il mercato su termini temporali molto lunghi, mentre il 30% ritiene che vi siano

segnali di una imminente crescita del settore.

7 Il minore successo del questionario alle imprese rispetto a quello sottoposto ai certificatori (che verrà illustrato nei

prossimi paragrafi) è imputabile alle modalità di contatto adottate: i certificatori sono stati contattati tramite e-mail.

Nelle e-mail è stato indicato un link, che rimandava direttamente al questionario. Per le imprese edili, invece, non è

stato possibile utilizzare questa modalità: esse, infatti, sono state contattate tramite lettera postale. Nella lettera era

contenuto il link al questionario, ma il sistema era certamente più complesso, dovendo gli imprenditori copiare il link di

accesso al questionario da lettera a supporto informatico.

Green Energy in Polesine

70

Molte imprese, del resto, sostengono di non trovare un riscontro sul mercato nel momento in cui si

offrono edifici ad alta efficienza energetica: 8 intervistati su 10 pensano che gli accorgimenti per il

risparmio energetico negli edifici valorizzino solo minimamente o per nulla l’offerta dell’immobile.

Se il mercato non è attento alla classe energetica delle abitazioni, è difficile fare valere una

differenziazione di questo tipo come elemento per allocare le costruzioni a prezzi superiori.

D’altronde 7 imprese su 10 sostengono che in provincia di Rovigo non vi sia ancora una domanda

di edilizia sostenibile. Soltanto 3 intervistati ritengono vi siano dei segnali, ma che il mercato sia

ancora agli albori e che il grosso degli investimenti probabilmente avverrà in tempi medio-lunghi.

Viene riposta una discreta fiducia nella certificazione, come strumento per incentivare il

miglioramento degli edifici nella compravendita e per creare nicchie di mercato pregiato

differenziate dall’edilizia convenzionale.

Infatti, la quasi totalità degli intervistati considera la certificazione un valido strumento, anche se

molti di loro pensano che siano necessari ancora molti anni perché questa prassi diventi importante

e dirimente nel mercato locale.

Figura 21 – Elaborazione dati questionario imprese edili

Per ora tra i clienti delle imprese edili intervistate, l’attenzione nei confronti della classe energetica

dell’abitazione è marginale.

Gli incentivi fiscali, come la possibilità di detrarre il 55% per le spese di miglioramento delle

performance energetiche delle abitazioni, hanno certamente dato nuovo impulso al restauro di

edifici anche nella provincia di Rovigo, ma gli imprenditori hanno percepito una differente

sensibilità relativa a questo strumento di incentivazione nelle province limitrofe. Al di fuori della

provincia di Rovigo, infatti, il mercato immobiliare viene percepito come più florido e il settore

dell’edilizia sostenibile è ritenuto ad uno stadio più maturo.

Green Energy in Polesine

71

Anche per le imprese edili è importante il ruolo dei regolamenti edilizi: essi rappresentano l’unico

mezzo attraverso il quale accelerare l’adeguamento degli interventi verso pratiche di efficienza

energetica. Il mercato, da questo punto di vista, sta rispondendo in modo molto lento e insufficiente.

Nella provincia di Rovigo non vengono però segnalati regolamenti particolarmente virtuosi in

questo senso. Gli imprenditori immaginano variazioni dei regolamenti edilizi che non contengano

norme stringenti e dettagliate, ma che prevedano forme di incentivazione e la percorribilità di

soluzioni differenti per raggiungere dei livelli stabiliti di efficienza energetica negli edifici.

Una considerazione che emerge dalle interviste alle imprese è relativa al mercato immobiliare tout

court: in questo momento c’è una stagnazione generale, che si ripercuote necessariamente sul

settore green. Nel momento in cui le compravendite diminuiscono e il nuovo costruito è in parte

invenduto, diventa difficile che si diffondano delle innovazioni che hanno bisogno di un mercato

florido per crescere.

Per questo motivo i regolamenti edilizi vengono visti come il principale mezzo per l’adeguamento

delle abitazioni a standard di efficienza elevati. Il regolamento, è anche uno strumento che può dare

un nuovo impulso a settori legati direttamente o indirettamente all’edilizia, in particolare nel

restauro degli edifici.

Al fianco dei regolamenti edilizi, viene segnalato l’impegno delle istituzioni nel diffondere pratiche

di efficienza energetica. Esse dovrebbero costruire un progetto di adeguamento degli edifici

pubblici e dell’edilizia convenzionata a migliori standard di efficienza, dando così impulso al

mercato e attivando processi di emulazione.

La conversione del patrimonio immobiliare pubblico dovrebbe essere accompagnato da un progetto

integrato di comunicazione, volto ad informare la cittadinanza sulle opportunità legate al risparmio

energetico negli edifici e sui risparmi che si possono ottenere sia con interventi di restauro, sia

acquistando case ad alta efficienza energetica.

4.3 LE ISTITUZIONI

Il ruolo delle istituzioni nella edilizia sostenibile viene visto sotto una molteplicità di aspetti. Da un

lato il ruolo di regolamentazione del settore, attraverso tutta una serie di strumenti che vanno dai

regolamenti edilizi ai meccanismi di incentivazione di buone pratiche. Su questi esistono posizioni

differenti tra gli intervistati, ma anche molte convergenze.

Dall’altro si riscontra una impressionante unanimità sulla necessità che le istituzioni svolgano il

ruolo di apripista per innescare meccanismi di innovazione a livello locale, investendo direttamente

nell’edilizia green e negli interventi di risparmio energetico attraverso l’edilizia sociale e

convenzionata.

Green Energy in Polesine

72

Sul ruolo di normazione e regolazione delle istituzioni le posizioni in campo sono sostanzialmente

due: chi crede sia necessario un intervento deciso degli enti per creare degli obblighi a costruire e

restaurare gli edifici raggiungendo elevati livelli di efficienza energetica, ritenendo che il mercato

da solo non sia assolutamente in grado di veicolare le innovazioni; e chi privilegia, invece, la strada

dell’incentivazione, attraverso defiscalizzazioni o forme di incentivazione per le buone pratiche in

edilizia, avendo più fiducia nel mercato e nelle prospettive di sensibilizzazione dei consumatori.

Al di là di queste due posizioni, che riguardano più il metodo con il quale il pubblico dovrebbe

intervenire, tutti gli intervistati ritengono che le istituzioni abbiano un ruolo importante e decisivo

per dare impulso al settore del green building.

Lo stato dell’arte in merito a regolamenti ed incentivi nella provincia di Rovigo è però deludente.

Ciò emerge sia dalle interviste che da una analisi delle politiche locali per l’efficienza ed il

risparmio energetico. La maggior parte degli intervistati non è stata in grado di indicarci

regolamenti edilizi che si distinguono per avere innovato nella direzione dell’edilizia sostenibile e

nemmeno forme di defiscalizzazione o di incentivazione attive in questo periodo.

Andando ad analizzare i regolamenti edilizi locali, grazie al portale SIT (Sistemi informativi

territoriali) realizzato da Polesine Innovazione, emerge come effettivamente siano pochi i comuni

che hanno inserito articoli inerenti le nostre tematiche. Si tratta dei comuni di Rovigo, Bosaro,

Castelnovo Bariano, Ceneselli, Polesella e Castelmassa. Fatta eccezione per il capoluogo, gli altri

comuni citati hanno introdotto delle indicazioni su ―proprietà termiche delle costruzioni edilizie e

risparmio energetico‖, dove tuttavia non si danno parametri precisi ai quali attenersi o obiettivi di

efficienza e risparmio da raggiungere, ma si raccomanda soltanto una particolare attenzione in

questo senso. Gli articoli dei regolamenti edilizi riguardanti l’efficienza energetica degli edifici

fanno tutti riferimento alla generica legge 30.4.1976 n° 373, al D.P.R. 28.6.77 n. 1052 e al D.P.R.

25.10.1978 n° 1258.

Il comune di Rovigo, invece, ha inserito un articolo sulla produzione di energia rinnovabile nelle

abitazioni di nuova costruzione. Il comma 3 dell’articolo 45 del regolamento edilizio prevede che:

“A decorrere dal 1º gennaio 2009, ai fini del rilascio del permesso di costruire,

deve essere prevista, per gli edifici di nuova costruzione, l’installazione di

impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, in modo tale

da garantire una produzione energetica non inferiore a 1 kW per ciascuna unità

abitativa, compatibilmente con la realizzabilità tecnica dell’intervento. Per i

fabbricati industriali, di estensione superficiale non inferiore a 100 metri

quadrati, la produzione energetica minima è di 5 kW.

Negli impianti a pannelli fotovoltaici deve inoltre essere garantita l’esposizione a

Sud con angolo azimutale + o – 45° dei pannelli.

In particolare l’installazione dovrà già risultare dal progetto architettonico

allegato al titolo edilizio; essi dovranno essere appoggiati sul terrazzo di

copertura o mascherati con idonee soluzioni architettoniche o inseriti nelle falde

Green Energy in Polesine

73

della copertura inclinata fino all’inclinazione max di 45° oppure realizzati

secondo le tipologie ammesse all’incentivazione del nuovo Conto Energia”

(Decreto 19 febbraio 2007).

Si vuole favorire la realizzazione di impianti a pannelli solari per il riscaldamento

dell’acqua sanitaria.

Di detti pannelli deve essere garantita l’esposizione a Sud, con angolo azimutale

+ o – 45° ed una inclinazione del collettore di 30° + o – 15°.

I serbatoi di accumulo degli impianti solari termici dovranno essere posizionati

all’interno dell’edificio o comunque alloggiati in apposito volume tecnico o

mascheramento che formerà con i pannelli stessi una soluzione ordinata e

morfologicamente controllata dell’intero sistema di copertura.

Per le definizioni ed i contenuti tecnici, si fa riferimento al Decreto del Ministero

dello Sviluppo Economico 19 febbraio 2007.” Criteri e modalità di produzione di

energia elettrica mediante conversione fotovoltaica della fonte solare in

attuazione dell’articolo 7 del decreto legislativo 29 dicembre 2003 n.387”.

L’articolo 45, però, non ha mai trovato applicazione obbligatoria. Essendo stato concepito come

recepimento di una normativa nazionale, nella fattispecie di una legge finanziaria, esso è stato

immediatamente superato dalla successiva legge 244 del 24 dicembre 2008 (finanziaria 2008), e poi

dal Decreto Legislativo 28/2011 Art.11 c.5 entrato in vigore il 29/03/2011.

Di conseguenza gli obblighi di quella parte dell’art.45 del Regolamento Edilizio sono risultati a

breve inapplicabili, e pertanto di fatto non sono mai diventati effettivamente operativi. Il Comune

di Rovigo, da come ha risposto ad una nostra sollecitazione attraverso gli uffici dell’assessorato

all’Urbanistica, provvederà ad adeguarsi a quanto indicato dal c.7 del citato Art.11 Dlgs 28/2011,

fatte salve nuove disposizioni regionali.

La vicenda dell’articolo 45 è emblematica, poiché dimostra come i decisori locali si stiano

muovendo sul tema del risparmio e dell’efficienza energetica al traino della legislazione nazionale.

La loro operatività si limita al recepimento ed applicazione dei provvedimenti emanati dal governo

centrale, senza introdurre norme più stringenti ed esigenti e meglio adattabili ai contesti locali.

Questo vale sia per il comune di Rovigo che per gli altri comuni polesani che hanno adottato articoli

sul risparmio e l’efficienza energetica.

Si distinguono da questo quadro Taglio di Po e Porto Viro, di cui si è già detto nel precedente

capitolo. Come abbiamo sottolineato, si tratta però di azioni isolate all’interno del contesto

provinciale.

Da tenere presente, che gli altri comuni della Provincia sono ancora indietro sulla legislazione in

materia, non avendo ancora provveduto alla realizzazione di varianti del regolamento edilizio per

adeguarsi alla normativa nazionale. Una responsabilità spetta anche alla regione Veneto, che non si

Green Energy in Polesine

74

è ancora dotata di un sistema normativo tale da incentivare in modo coerente e strutturato il settore

del green building.

Ma cosa potrebbero fare le istituzioni locali attraverso gli strumenti di normazione e

regolazione di loro competenza?

Gli intervistati citano spesso altre regioni e province nelle quali vi è certezza normativa e sono stati

introdotti vincoli ed incentivi in modo massiccio ed esigente. Dato per scontato il caso del Trentino

Alto Adige, con le province di Trento e Bolzano molto attive sul settore del green building, esistono

diversi casi importanti che vanno segnalati anche soltanto per mostrare come gli enti locali abbiano

la facoltà e la possibilità di indirizzare il settore verso un rapido sviluppo. Riportiamo il caso di una

provincia e di un comune, che si muovono in modo innovativo nell’incentivazione del risparmio e

dell’efficienza energetica.

La provincia di Udine, per esempio, attraverso un sistema di bandi sta incentivando sia il settore

delle rinnovabili che l’efficientamento di edifici esistenti e in costruzione.

Essa ha creato un ―Fondo sperimentale per la promozione e l’incentivazione dell’efficienza

energetica‖ in edilizia. Il bando prevede il finanziamento in conto capitale degli interventi volti al

risparmio energetico nell'edilizia residenziale privata, sia per le nuove costruzioni che per la

riqualificazione energetica degli edifici esistenti. Sono ammessi a finanziamento edifici soggetti ad

interventi di riqualificazione energetica dell'involucro edilizio ed adibiti a residenza come prima

casa, o per i quali si preveda un cambio di destinazione d'uso a residenza come prima casa, con un

numero massimo di 2 unità abitative; edifici di nuova costruzione adibiti a residenza come prima

casa, con un numero massimo di 2 unità abitative ed una superficie utile riscaldata complessiva di

massimo 200 mq. L’erogazione del finanziamento è subordinata all’ottenimento della certificazione

CasaClima secondo questi standard: classe B per gli edifici di nuova costruzione, classe C per gli

edifici esistenti. Nel 2010 sono stati finanziati attraverso questo fondo 94 interventi, per un impegno

finanziario della provincia di 2.200.000 euro. È interessante notare che, nonostante non sia stato

reso obbligatorio il raggiungimento della classe A, 11 nuove costruzioni co-finanziate sono state

classificate nella classe Oro di Casa Clima e 35 nella classe A!

Con il ―Contributo per l’installazione di impianti solari termici in edifici adibiti a prima casa‖,

invece, sta concedendo contributi in conto capitale nella misura del 35% della spesa ammissibile,

pari a 6 mila euro o 8 mila euro, a seconda della tipologia di impianto installato. Nel 2010 sono stati

finanziati 65 interventi, per un totale di 130 mila euro circa di contributo provinciale cumulato.

Grazie a questo contributo, è stato realizzato a livello provinciale un investimento di 370 mila euro

circa nel settore del solare termico.

Green Energy in Polesine

75

Provvedimento simile è stato preso per l’installazione di sistemi di riscaldamento a biomassa a

livello famigliare. Gli interventi finanziati nel 2010 sono stati 132, con un impegno finanziario della

provincia di Udine di 1.425.430 euro. Il fondo stanziato dalla provincia ha consentito un

investimento complessivo a livello provinciale di circa 4 milioni di euro8.

I risultati complessivi ottenuti dai bandi promossi dalla provincia di Udine equivalgono alla NON

realizzazione di una centrale alimentata annualmente da oltre 3 mila barili di petrolio.

Un esempio di azione a livello municipale, invece, può essere quella espressa dal comune di Colle

val d’Elsa, nella provincia di Siena. Una serie di interventi integrati, che vanno dalla rivisitazione

del regolamento edilizio, alla defiscalizzazione parziale, attraverso la riduzione degli oneri di

urbanizzazione, per le nuove costruzioni che prevedono alti standard di efficienza energetica,

passando per investimenti diretti del comune negli edifici di proprietà pubblica a partire dalle

scuole. Il tutto all’interno di un piano integrato di incentivazione, regolazione, stimolo del settore

tramite investimenti pubblici, formazione e informazione.

I provvedimenti del comune si collocano all’interno di una strategia più ampia a livello provinciale,

di ridurre le emissioni di anidride carbonica ed essere il primo territorio in Italia certificato come

Carbon Free.

Il secondo punto sul quale sono sollecitate le istituzioni locali sono i programmi di intervento

diretto per la realizzazione sia di interventi di efficientamento degli edifici pubblici che per la

costruzione di nuove strutture attraverso criteri molto esigenti di green building.

La filosofia è di tipo keynesiano: il pubblico dovrebbe investire capitali sul proprio patrimonio

edilizio per attivare un meccanismo moltiplicatore sul territorio. Un massiccio piani di investimenti

dovrebbe permettere alle imprese locali che operano sul versante del risparmio energetico di

8 Anche la provincia di Rovigo aveva adottato un provvedimento di finanziamento a fondo perduto degli impianti solari (500 euro) e

di quelli fotovoltaici (2000 euro). Esso è stato finanziato con bandi di durata biennale fino al 2008. Va sottolineato come la provincia

di Rovigo abbia privilegiato il finanziamento alla produzione di energia rispetto al risparmio. Pur motivato da buone intenzioni, il

provvedimento si è rivelato poco efficace poiché il fotovoltaico ha avuto una sua impennata dovuta agli incentivi statali, mentre il

settore del risparmio energetico in edilizia continua a non decollare in modo convincente. Spesso gli enti locali faticano ad operare in

senso innovativo e lungimirante, anche per carenza di informazioni e di analisi, quando avrebbero la possibilità di favorire e dare

impulso a settori ancora in fase di gestazione e trascurati a livello regionale e nazionale.

Va anche ricordato l’accordo tra Provincia di Rovigo e CONSVIPO per la realizzazione di un progetto pilota volto a dotare di

almeno un impianto fotovoltaico ogni comune del Polesine (delibera ufficio presidenza n°65 del 24.10.07 CONSVIPO e n° 201 del

24.10.07 provincia);

sinora 38 amministrazioni comunali hanno aderito al progetto stesso delegando Provincia e Consvipo, oltre che ad eseguire la

progettazione necessaria, anche ad accendere un mutuo con la Bcc Padana Orientale di Rovigo per 7 milioni di euro per il pagamento

di 58 impianti da realizzare attraverso gara ad evidenza pubblica, che riguarderanno scuole, sedi municipali, palestre, etc. Il mutuo

verrà successivamente estinto dall’introito dell’incentivazione del Conto energia e di conseguenza non ci saranno oneri per i

beneficiari.

Il 27.02.09 è scaduto il termine per la presentazione domande al Bando di gara indetto da CONSVIPO per l’affidamento della

progettazione esecutiva e realizzazione di n. 58 impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica su alcuni edifici di

proprietà dei Comuni di Adria, Badia Polesine, Bagnolo Di Po, Bergantino, Calto, Canaro, Canda, Castelguglielmo, Castelmassa,

Ceneselli, Ceregnano, Corbola, Costa, Crespino, Ficarolo, Fiesso Umbertiano, Frassinelle Polesine, Fratta Polesine, Gaiba, Giacciano

Con Barucchella, Lendinara, Melara, Occhiobello, Pincara, Polesella, Pontecchio Polesine, Porto Viro, Rosolina, Salara, San Bellino,

San Martino Di Venezze, Stienta, Taglio Di Po, Trecenta, Villadose, Villamarzana, Villanova Del Ghebbo, Villanova Marchesana.

Green Energy in Polesine

76

strutturarsi ed a quelle che hanno intenzione di intraprendere nel settore di iniziare a farlo con una

certa garanzia data dagli investimenti pubblici. Altro obiettivo dovrebbe essere quello di attivare un

meccanismo di sensibilizzazione e di imitazione da parte dei privati: se il pubblico realizza

interventi di natura dimostrativa, visitabili dai privati e divulgati in modo esauriente, è probabile che

anche l’edilizia privata segua la tendenza.

Oltre al patrimonio edilizio funzionale all’espletamento delle loro funzioni, gli enti locali hanno a

disposizione per eventuali interventi tutto il sistema di edilizia pubblica residenziale. Nel caso della

provincia di Rovigo l’azienda che gestisce le case popolari è l’Ater Rovigo.

L'attuale situazione finanziaria in cui si trova l’Ater limita fortemente le capacità programmatorie

dell'azienda, che si trova a dover far fronte con le proprie risorse al limitato trasferimento di fondi

da parte degli organi superiori. Negli anni passati, tuttavia, sono stati portati a termine interventi

sugli edifici, sia per la produzione di energia rinnovabile che di risparmio energetico:

installazione di pannelli fotovoltaici sulla copertura dell'edificio dell'ex Ospedale Civile di

Lendinara, ristrutturato nell'ambito del Programma "alloggi per gli anziani degli anni 2000";

installazione di pannelli fotovoltaici sulla copertura del Palazzo Sede in Rovigo;

installazione di pannelli fotovoltaici sulla copertura dell'edificio di Via Stacche in Rovigo;

realizzazione di cappotto in sughero nell'edificio di Via Volta - Rovigo nell'ambito del

programma "Contratti di Quartiere II"

realizzazione di parete ventilata nell'edificio di Via Volta-Via Bramante - Rovigo

nell'ambito del programma "Contratti di Quartiere II"

installazione di caldaie a condensazione ogni volta che si procede alla sostituzione delle

caldaie esistenti.

Allo studio degli uffici dell'azienda vi è comunque un ambizioso programma per la realizzazione di

un intero quartiere con caratteristiche di contenimento dei consumi energetici spostando la

concezione di risparmio dal singolo edificio alla scala dell'intero quartiere, con ipotesi di

partecipazione ai bandi europei per i fondi strutturali 2007-2013. La situazione attuale, però, non

consente all’azienda di attuare una politica di investimenti.

Su questo tipo di proposte, l’intervento pubblico nella realizzazione di nuovi edifici o di

efficientamento di quelli esistenti, bisogna tenere conto che siamo in una fase di restrizione delle

finanze pubbliche. Gli interventi di questo tipo, pertanto, vanno calibrati con precisione,

preferibilmente all’interno di programmi più vasti.

Green Energy in Polesine

77

Vi è la necessità che le istituzioni locali non diano vita ad interventi isolati e saltuari, ma

costruiscano un sistema di innovazione integrato, con obiettivi da raggiungere ben definiti e

misurabili9.

4.4 I CERTIFICATORI

Ai certificatori abbiamo somministrato un questionario. Essi sono stati individuati attraverso una

mappatura dei residenti in provincia di Rovigo iscritti negli albi delle province dell’Emilia

Romagna, dove è stata prevista la creazione di albi professionali ai quali i certificatori devono

iscriversi. La provincia di Rovigo, come la regione Veneto, non prevede l’esistenza di albi e di

procedure particolari per l’accreditamento dei certificatori. Altri certificatori ci sono stati segnalati

grazie alle interviste a testimoni privilegiati.

I certificatori individuati, residenti nella provincia di Rovigo, sono stati 40. Di questi, 18 hanno

risposto al nostro questionario. La maggior parte degli intervistati sono ingegneri, seguono

architetti, geometri, periti industriali con la qualifica di termotecnici.

Il 50% degli intervistati ha un’età compresa tra i 39 e i 45 anni, il 28% tra i 25 e i 38 anni e il 22%

tra i 46 e i 58 anni.

Vediamo che cosa è emerso dall’indagine.

Nella provincia di Rovigo, come in tutte le altre province venete, non è prevista una particolare

formazione per i certificatori. È sufficiente che essi siano liberi professionisti, abilitati alla

redazione di progetti per l’edilizia. Dei 18 certificatori che hanno risposto al questionario, però, la

maggior parte (10) ha seguito corsi di formazione.

I corsi sono stati organizzati per lo più al di fuori del territorio polesano: soltanto un intervistato ha

dichiarato di avere seguito un corso organizzato dal Collegio dei Periti Industriali di Rovigo10

. Gli

altri certificatori si sono formati presso ordini professionali attivi nelle province limitrofe, oppure

presso organizzazioni di categoria molto attive in questo ambito, come CNA di Bologna.

9 Probabilmente potrebbe essere il social housing la strada per promuovere il green building a livello locale. A

differenza dell’edilizia pubblica residenziale, il social housing prevede la creazione di un fondo che va a finanziare

interventi per una clientela non povera in grado di acquistare una casa, seppur a prezzi più bassi rispetto a quelli di

mercato; da tale acquisto il fondo deve ricavare comunque un utile che va ad alimentare il fondo stesso e a remunerare i

capitali investiti. In questo modo l’aggravio sulle finanze pubbliche sarebbe più modesto.

10 Corso SACERT, di 80 ore, per la formazione di―tecnici certificatori energetici degli edifici‖.

Green Energy in Polesine

78

Tutti i certificatori che hanno risposto al questionario sono accreditati in diverse province, anche in

aree del paese non prossime alla provincia di Rovigo. Le più frequenti sono comunque le province

dell’Emilia Romagna e quelle della Lombardia.

Le province dove viene svolta maggiormente l’attività professionale sono molteplici. Quasi tutti gli

intervistati non indicano mai la provincia di Rovigo come la prima in termini di importanza.

Compaiono spesso Padova, Ferrara, Venezia e Bologna, ma anche province del meridione come

Foggia e Bari.

Figura 22 – Elaborazione dati questionario certificatori

Secondo la maggior parte degli intervistati, del resto, in provincia di Rovigo non esiste ancora una

domanda strutturata in merito alla certificazione energetica degli edifici.

Come emerge dal grafico in Figura 22, il 55% circa degli intervistati ritiene che in provincia non vi

sia una domanda già strutturata di certificazione. Però, quasi tutti prospettano una importante

crescita negli anni a venire.

I settori dell’edilizia nei quali risulta esserci più attenzione alla certificazione sono quella privata

residenziale e quella pubblica, sia per quel che concerne gli edifici ad uso istituzionale che quelli ad

uso residenziale, che rientrano nell’housing sociale. Molta meno attenzione nei settori industriale e

commerciale.

Green Energy in Polesine

79

Figura 23 – Elaborazione dati questionario certificatori

In termini generali, secondo l’opinione dei certificatori, in provincia di Rovigo l’attenzione per

l’edilizia eco-sostenibile è molto scarsa. Le risposte alla domanda sono monotoniche, anche se c’è

speranza in una imminente crescita della sensibilità a livello istituzionale, imprenditoriale e privato.

I problemi sollevati dai certificatori per una buona diffusione della certificazione nel sistema

edilizio locale sono molteplici. Li possiamo riassumere nei seguenti punti:

- La certificazione viene spesso vista come un obbligo di legge e non come un valore aggiunto

per le abitazioni;

- Non esiste una normativa chiara a livello regionale, per cui diventa difficile operare con

certezza;

- Manca un piano a livello regionale e provinciale che guidi i comuni nella redazione di

nuovi regolamenti edilizi e che dia indicazioni di prospettiva sul risparmio energetico;

- Vi è poca trasparenza nel mercato immobiliare e frequenza della prassi

dell’autocertificazione degli edifici senza che intervenga un ente terzo nella verifica;

- Poca informazione: manca un programma di sensibilizzazione degli acquirenti sul benessere

dell’abitare e sui reali risparmi che si ottengono grazie all’acquisto di case ad alta resa

energetica;

- Cattiva informazione: viene fatta una errata comunicazione dalle imprese edili, che

definiscono eco-compatibili abitazioni, in realtà, a bassa resa energetica, ma sulle quali

sono stati fatti interventi di impatto visivo come l’installazione di pannelli solari;

Green Energy in Polesine

80

Figura 22 – Elaborazione dati questionario certificatori

Le responsabilità sulla diffusione di pratiche di costruzione e restauro eco-compatibili vengono

imputate soprattutto alle imprese edili ed alle istituzioni. Secondo i certificatori l’attività

istituzionale è deficitaria soprattutto in due fasi: la normazione e la predisposizione di controlli nei

cantieri. Le istituzioni fanno fatica a comprendere il tema e manca l’impegno formativo all’interno

delle strutture nelle quali vengono concepiti i nuovi programmi. Se si guarda ai livelli

amministrativi risulta che i comuni sono più attenti agli oneri di urbanizzazione, entrata finanziaria

grazie alla quale spesso vengono mantenuti in vita servizi importanti, piuttosto che alla

predisposizione di misure per il restauro del patrimonio edilizio esistente e per la regolamentazione

sugli edifici di nuova costruzione. I costruttori, invece, secondo gli intervistati, vedono nei

dispositivi di risparmio ed efficienza energetica soltanto dei costi aggiuntivi, difficilmente ripagati

dal mercato.

Figura 24 – Elaborazione dati questionario certificatori

Green Energy in Polesine

81

I consumatori sembrano essere poco interessati all’acquisto di abitazioni eco-compatibili: ciò

accade per mancanza di potere di acquisto, ma soprattutto per una scarsa consapevolezza e

informazione in materia di risparmio ed efficienza energetica.

La maggior parte degli intervistati ritiene che soltanto strutturando la domanda, grazie all’intervento

delle istituzioni e ad accordi tra istituzioni e imprese, sia possibile creare un sistema locale

innovativo sia nel campo della costruzione che del restauro.

L’ultimo quesito era una domanda aperta nella quale abbiamo dato la possibilità agli intervistati di

inserire commenti liberi sul tema dell’edilizia sostenibile.

Secondo i certificatori, in modo abbastanza unanime, sarebbe necessario:

- il recepimento nei regolamenti edilizi comunali dell'obbligo della nomina del certificatore

energetico prima dell'inizio dei lavori (come avviene per il collaudatore statico): in questo

modo il certificatore può recarsi in cantiere e verificare la realizzazione di quanto progettato;

- l’inserimento nei regolamenti edilizi di indicazioni e norme stringenti in materia di risparmio

energetico sia per gli interventi di restauro che per le nuove costruzioni; queste dovrebbero

essere articolate contemperando obblighi e forme di incentivazione;

- iniziative pubbliche tese a migliorare la cultura dei committenti o compratori, per renderli

più esigenti e più coscienti di quanto viene offerto dal mercato;

- controlli a campione sugli edifici certificati in classi A o B da parte di ente pubblico o ente

terzo convenzionato, per verificare la veridicità delle certificazioni.

4.5 GLI ENTI BILATERALI

Come già accennato nei precedenti paragrafi, gli enti bilaterali sono enti privati formati dalle

associazioni sindacali dei lavoratori e dalle associazioni dei datori di lavoro di una determinata

categoria professionale. Sono costituiti liberamente, di solito in attuazione della contrattazione

collettiva nazionale. Sono paritetici, nel senso che datori di lavoro e lavoratori sono equamente

rappresentati, ed hanno diversi scopi: tra questi la normativa prevede anche che operino nel campo

della formazione professionale e della divulgazione.

La Cassa Edile polesana è l’ente bilaterale del settore edilizio nella provincia di Rovigo. Dal 2007

ha costituito un ente di formazione, Assistedil, che opera attraverso due strutture: il Comitato

Paritecnico Territoriale si occupa di fornire alle imprese assistenza sulla sicurezza sul luogo di

lavoro; l’Ente Scuola Edile di Rovigo, invece, si occupa della formazione degli operatori nel settore

edile e dell’alta formazione delle maestranze.

La Scuola Edile ha già avviato corsi di formazione, nei quali si è affrontato anche il tema del

risparmio energetico e dell’utilizzo di nuovi materiali bio-compatibili. I corsi però non sono mai

Green Energy in Polesine

82

stati organizzati in modo specifico sul green building, ma più in generale sulle varie tecniche di

costruzione.

I progetti di Assistedil e delle sue emanazioni sono tuttavia ambiziosi. I rappresentanti della cassa

edile hanno una visione di lungo periodo sul comparto edilizio, che li porta a prospettare la

necessità per le imprese edili polesane di convertirsi in una prospettiva green e bio-compatibile.

Per preparare il terreno alle aziende che intendono cambiare radicalmente il proprio modo di

progettare e costruire, la Cassa Edile interpreta come centrale il ruolo dei consumatori e dei

progettisti. Per questo vi è l’intenzione di costruire una casa passiva come azione dimostrativa e di

sensibilizzazione per i consumatori e di aprirla al pubblico perché la possa sperimentare.

In secondo luogo, è previsto il coinvolgimento dei progettisti, anche attraverso corsi di formazione,

perché ritenuti figure chiave nel favorire l’adozione di innovazioni nel sistema locale.

Da questi aspetti si deduce come questo ente bilaterale stia agendo con una funzione pubblica, che

va oltre le parti interessate ed sia in grado di coinvolgere attori diversi per fare sistema.

Secondo gli intervistati, il Polesine dovrebbe creare un proprio modello nel settore del green

building, puntando sulle filiere corte dei materiali edili, ad esempio grazie a ricerca & sviluppo sulla

costruzione di barriere fono assorbenti realizzate con le canne del Delta, o ancora investendo

sull’industria della canapa per la realizzazione di materiali da coibentazione. Una operazione di

questo tipo, però, è possibile soltanto costruendo una alleanza tra diversi settori produttivi ed il

ricorso iniziale a finanziamenti pubblici (anche europei) per coprire il rischio di investimento.

Soltanto un progetto che coinvolga pubblico e privato può avere successo e creare un mercato

nuovo: perché ciò sia possibile è necessario superare una resistenza all’innovazione tecnologica

che riguarda l’intero comparto delle costruzioni.

4.6 I PROGETTISTI

Nelle interviste i progettisti emergono come figura controversa. Certamente essi svolgono un ruolo

molto importante all’interno del sistema di green building, ma godono di reputazioni differenti a

seconda della tipologia di intervistato.

Essi si trovano, come detto, in una posizione di mediazione tra richieste delle istituzioni, desideri

dei consumatori e necessità delle imprese edili. Hanno la facoltà di progettare, proponendo

soluzioni nuove e spingendo per una maggiore attenzione all’ambiente, ma devono trovare il giusto

compromesso tra esigenze che spesso sono difficili da conciliare.

Secondo alcuni intervistati, i progettisti tendenzialmente spingono per soluzioni di efficienza

energetica, ma si trovano a dover rivedere i progetti in senso peggiorativo a causa delle pressioni

Green Energy in Polesine

83

delle imprese edili, che non hanno la capacità di innovare nei metodi costruttivi e nell’utilizzo di

materiali nuovi e che cercano di ridurre i costi di costruzione al minimo.

Secondo altri, invece, manca una adeguata formazione dei progettisti, che non hanno acquisito

nuove competenze per una mancanza di aggiornamento professionale. Inoltre, essi dovrebbero

acquisire capacità relazionali che vanno oltre le competenze tecniche. Essi dovrebbero svolgere il

ruolo di mediazione tra le nuove tecnologie e i consumatori, essere cioè in grado di spiegare ai

consumatori le nuove tecniche e le potenzialità degli interventi di risparmio energetico e fare

acquisire ai clienti una certa confidenza e dimestichezza con tutta la nuova terminologia tecnica

legata al risparmio. In questo modo la loro professione diventerebbe più relazionale, trasmettendo

fiducia nelle innovazioni.

A proposito, come abbiamo già detto, Assistedil ha in progetto il coinvolgimento dei progettisti per

nuovi corsi di formazione. Essi sono ritenuti la figura chiave per diffondere nuove metodologie di

costruzione, ancora più delle imprese edili.

Un ragionamento simile è stato fatto da CNA per quanto riguarda i professionisti che operano nei

dispositivi di risparmio energetico. La competenza e la qualità della relazione tra idraulici,

elettricisti, serramentisti (…) e consumatori diventano determinanti nella produzione e riproduzione

di fiducia all’interno di un sistema di innovazione, come quello del risparmio energetico. In questo

senso, emerge come nel settore degli interventi di risparmio energetico esistano delle qualità e delle

competenze difficilmente inquadrabili all’interno di nuove figure professionali. Si tratta piuttosto di

acquisizione di nuove competenze da parte delle classiche figure professionali e di miglioramento

nella qualità delle relazioni tra installatori e clienti.

Queste riflessioni sono utili per inquadrare gli interventi di risparmio energetico effettuati attraverso

la normativa sul 55%. Installatori e progettisti giocano un ruolo importante nell’indirizzare gli

interventi. Essi dovrebbero agire in una logica sistemica, individuando e proponendo insieme una

serie di interventi integrati che miri ad ottimizzare i costi degli interventi in rapporto al risparmio

energetico effettivamente raggiunto. Gli interventi realizzati, invece, risultano poco integrati ed

hanno favorito i settori nei quali è meno necessario l’apporto di nuove competenze e conoscenze.

La scarsa attenzione per i cappotti esterni, nonostante essi apportino miglioramenti importanti

all’efficienza energetica degli edifici, è anche un indicatore di mancanza di competenze e di fiducia

tra consumatori e progettisti, i quali non sono in grado di mediare tra la complessità delle nuove

tecnologie ed il bisogno di rassicurazione dei loro clienti. Inoltre, mentre gli installatori hanno

intrapreso nuove forme di comunicazione con i clienti proprio grazie alla possibilità di fare nuovi

interventi all’interno del regime del 55%, i progettisti non hanno utilizzato appieno questa

opportunità per proporsi sul mercato con nuove soluzioni.

Per quanto riguarda i progettisti, il ruolo degli ordini professionali è molto importante. Sono gli

ordini che solitamente si occupano di organizzare la formazione dei propri iscritti. Bisogna

registrare una certa difficoltà nella costruzione di iniziative comuni tra i diversi ordini che

Green Energy in Polesine

84

compongono la galassia dei progettisti, in particolare architetti, ingegneri civili e geometri. Sono

stati realizzati dei corsi in provincia di Rovigo, ma in modo occasionale e solitamente promossi da

un ordine professionale soltanto, senza cercare la convergenza tra le diverse professioni.

La formazione dei progettisti dovrebbe essere fatta sulla base di conoscenze sistemiche: le

abitazioni sono sistemi complessi, nelle quali non sono i singoli interventi ad apportare

miglioramenti sostanziali, ma una serie integrata di azioni. I progettisti, sono proprio deputati a fare

interagire gli interventi, e pertanto a creare sinergie, attraverso i loro progetti, tra differenti figure

professionali.

4.7 LE AGENZIE IMMOBILIARI

Si è riscontrata una certa impreparazione degli agenti immobiliari in merito alle nuove opportunità

offerte dal green building. Non è stato previsto un sistema di formazione per aggiornare le loro

competenze. Spesso, di fronte a possibili acquirenti interessati a case costruire con criteri di

risparmio energetico, non sono in grado di affrontare l’argomento con la necessaria competenza.

A causa di questa carenza, difficilmente sembrano in grado di svolgere un ruolo significativo nella

diffusione del green building: al momento essi non appaiono in grado di orientare né la domanda,

né l’offerta di abitazioni.

4.8 CHE COSA EMERGE DALLE INTERVISTE?

Sono molti gli spunti di riflessione che provengono dalle interviste agli attori locali. I temi toccati

con più insistenza sono sostanzialmente tre: la cornice istituzionale entro la quale si colloca il

settore del green building, la formazione, la comunicazione.

La qualità del contesto istituzionale viene ritenuta molto importante, in una fase nella quale vi è la

consapevolezza che il settore del green building può avere importanti sviluppi, ma non si trovano le

modalità per iniziare a realizzare interventi capaci di permeare velocemente tutto il settore edile.

Una cornice istituzionale adeguata, nella quale hanno spazio regole e incentivi, norme certe, stimoli

alla certificazione degli edifici ad uso residenziale, riconoscimento di alcune figure professionali,

diventa un tassello fondamentale perché gli attori possano muoversi con sufficienti margini di

certezza.

Diversi livelli di governance sono coinvolti nella creazione del contesto istituzionale: la regione, la

provincia e i comuni. Regione e provincia possono muoversi sulla strada degli incentivi, attraverso

programmi e fondi destinati ad hoc (si veda il caso della provincia di Udine). La Regione ha anche

la competenza di dare indicazioni in merito alla certificazione, stabilendo la creazione di albi

professionali. I comuni possono intervenire con i regolamenti edilizi.

Green Energy in Polesine

85

Ma la cornice istituzionale, da sola, non basta. Perché i progettisti e le imprese siano in grado di

adeguarsi al contesto istituzionale, è necessario che vi sia un salto di qualità nella formazione e si

promuovano delle figure specializzate. Per fare un esempio che ritorna spesso nelle interviste, ad

oggi, nella provincia di Rovigo, ma più in generale in tutto il Veneto, possono svolgere attività di

certificazione energetica degli edifici tutti i professionisti che hanno la facoltà di svolgere l’attività

di progettazione, senza l’obbligo di seguire corsi di specializzazione ed adeguarsi a determinati

standard. Per una figura chiave come quella del certificatore dovrebbero essere previsti corsi di

formazione ed una standardizzazione delle procedure di misurazione delle performance energetiche

degli edifici.

La formazione nel campo dell’efficienza e del risparmio energetico ha bisogno di

interdisciplinarietà e forme di conoscenza sistemica. Per questo è utile che i diversi organi che

solitamente promuovono corsi di formazione (Assistedil, organizzazioni di categoria, ordini

professionali) elaborino corsi integrati, ottimizzando le risorse e costruendo un unico progetto di

formazione per il green building.

Il terzo elemento importante è la comunicazione. Essa passa attraverso diversi canali: la

comunicazione diretta, attraverso incontri e materiale divulgativo, le best practice e la buona

reputazione. Probabilmente le più importanti sono le ultime due, anche per questo tra gli attori

intervistati ritorna sempre la necessità che il pubblico intervenga sui propri edifici come modo per

divulgare e convincere i cittadini della necessità e bontà degli interventi di risparmio energetico.

Anche gli interventi a carattere sperimentale e dimostrativo sono importanti, come il progetto della

Cassa Edile di costruire una casa passiva e renderla fruibile a chiunque. Un ruolo importante nella

comunicazione tradizionale potrebbero svolgerlo gli agenti immobiliari, se fossero adeguatamente

formati sui temi del green building.

Anche la buona reputazione è una potente forma di comunicazione: prendiamo il caso della

certificazione energetica. Molti intervistati riconoscono un ruolo fondamentale alla certificazione,

ma ne sottolineano sempre i difetti con i quali essa viene applicata nel sistema locale. Addirittura

pare che vi siano molti contenziosi legali sulle certificazioni, poiché chi vende le case classifica,

con la complicità di un professionista, l’abitazione in una classe più alta rispetto a quella effettiva.

Lasciando da parte i casi di vera e propria frode, i contenziosi sulle certificazioni possono anche

essere dovuti ad una incertezza sulle metodologie di verifica della classe energetica. Comunque sia,

la certificazione non gode di una buona reputazione a livello locale e l’immagine che si crea nei

consumatori è negativa. Si possono allora prevedere anche ingegnosi metodi di comunicazione con i

clienti, ma sono le pratiche messe in campo che alla fine decretano il successo e la replicabilità delle

iniziative.

Green Energy in Polesine

86

CAPITOLO V GREEN ENERGY JOBS: UNA RICOGNIZIONE DEI PROFILI

PROFESSIONALI

Premessa

Lo studio effettuato consiste in un’analisi ragionata e una valutazione, attraverso un esercizio di

simulazione, dell’impatto del progresso tecnologico e degli investimenti nel campo delle energie

rinnovabili sulla crescita economica e l’occupazione in Polesine. Tema connesso agli investimenti

green è infatti l’individuazione delle figure professionali chiave e dei cosiddetti ―lavori verdi

emergenti‖ nel campo delle energie rinnovabili e dei relativi fabbisogni espressi e potenziali su cui

un territorio può intervenire in termini di formazione e istruzione.

Si tratta infatti dei principali strumenti per fronteggiare efficacemente le trasformazioni indotte dai

processi di riconversione socioeconomica propri della sostenibilità e le relative nuove istanze

connesse alle figure professionali ed ai modelli organizzativi del lavoro, a partire dalla

valorizzazione del capitale sociale e umano, mediante la creazione di nuova – e ―buona‖ –

occupazione e lo sviluppo di competenze che garantiscano la crescita di un’adeguata forza lavoro,

formata e qualificata.

L’interesse per la tematica dell’analisi dei fabbisogni formativi in ambito green è crescente ed è

dovuto alla convinzione, sempre più radicata a tutti i livelli di responsabilità, di quanto questo

argomento costituisca uno strumento cardine per il supporto delle politiche formative in coerenza

con i bisogni espressi dal sistema socio-economico locale. In accordo con questo, è stata evidenziata

la necessità di un’indagine preliminare alla potenziale programmazione dei corsi veri e propri,

ovvero la realizzazione di una accurata indagine dei fabbisogni formativi in modo da calibrare

correttamente i futuri interventi. Non a caso, la corretta conoscenza di tali esigenze è fondamentale

per operare consapevolmente scelte politiche valide che riescano ad innescare un proficuo dialogo

domanda/offerta di qualificazione e ri-qualificazione professionale. Gli sviluppi del mercato del

lavoro hanno provocato sconvolgimenti in seno a tutti i settori produttivi; la concorrenza,

l’andamento dei consumi e l’insorgere delle nuove tecnologie premono sempre più sui vari settori

affinché attuino mutamenti radicali. La formazione, infatti, deve perseguire un duplice e

tradizionale obiettivo: da una parte facilitare l’accesso dei lavoratori all’occupazione, dall’altra

ridurre i rischi dell’obsolescenza professionale di quei lavoratori che già posseggono un impiego, in

particolare in un periodo di difficoltà economica che ha visto l’uscita dal mercato di molti occupati

in vari e differenti settori.

La green economy nel suo senso più ampio non è dunque un settore o un comparto di un’economia,

quanto piuttosto un modello di sviluppo, a forte impatto sulla crescita delle economie territoriali.

Per garantire una maggiore completezza alla ricerca in oggetto, si è voluta effettuare una

ricognizione dei profili professionali esistenti nei settori interessati dallo sviluppo ―green‖,

Green Energy in Polesine

87

tracciandone un quadro dei contenuti e valutandone le tendenze evolutive, soprattutto con un

radicamento territoriale polesano. Proveremo quindi ad identificare le nuove figure professionali

emergenti esplorandone le caratteristiche, i ruoli, le capacità e le competenze richieste, il contesto in

cui si colloca l’azione professionale, con l’obiettivo di dare un maggior respiro al problema

occupazionale, ma adattandolo allo stesso tempo alle richieste del territorio, soprattutto di tipo

formativo.

Considerati i green jobs come direttamente connessi alle nuove tecnologie verdi, che richiedono

nuove competenze, abilità e qualifiche da conseguire attraverso una formazione aggiuntiva,

cercheremo di individuare per ciascun settore i differenti profili e necessità formative. Proviamo,

innanzitutto, a fare una rapida ricognizione dei principali studi condotti in materia.

Una recente ricerca di IRES (Istituto per le ricerche economiche e sociali - Osservatorio Energia e

Innovazione 2010) ha rilevato il potenziale impatto delle nuove tecnologie verdi e la relativa

acquisizione di nuovi green skills, secondo tre ipotesi. In primis, la possibilità di aumentare

l’occupabilità dei lavoratori tradizionali, configurando tali nuove figure come supplementari (non si

producono mutamenti sostanziali nel lavoro e nei requisiti richiesti al lavoratore, poiché i tasks non

cambiano). In secondo luogo, si prospetta l’ipotesi che si possano verificare cambiamenti

significativi nel lavoro e nei requisiti richiesti al lavoratore (i tasks sono diversi): i nuovi green

skills sono da considerarsi quindi necessari per il mantenimento del posto nell’occupazione

tradizionale, diventando un requisito per l’impiego. Infine, è possibile prospettare l’ipotesi che i

nuovi green skills determinino la transizione a nuovi lavori, portando ad un’occupazione

completamente nuova: le occupazioni verdi emergenti. Avere ben chiaro tale scenario, come

premessa, può aiutarci ad approfondire la percezione di come il mercato del lavoro può cambiare

anche nel contesto polesano, in funzione di nuove esigenze.

Per avere un quadro dell’attuale situazione, ci affidiamo ad alcuni dati. Dall’indagine condotta da

Symbola ed Unioncamere (2010) risulta che il 30% delle piccole e medie imprese italiane nella crisi

puntano anche su scelte connesse alla green economy, con una percentuale che sale nelle imprese

che esportano (33.6%), che sono cresciute economicamente anche nel 2009 (41.2%), che hanno

elevato la qualità dei loro prodotti (44.3%). E spesso sono azioni che si incrociano con una spinta

per l’innovazione e per la valorizzazione delle qualità delle risorse umane. Le figure professionali

coinvolte attraversano tutti i settori con picchi oltre il 50% tra i legislatori, dirigenti e imprenditori e

più ancora (60.4%) tra artigiani, operai specializzati e agricoltori. Considerando i ritmi di crescita

delle assunzioni green, che solo nel 2009 sono state 200.000, si può stimare nei prossimi anni tra

nuova occupazione e riqualificazione dell’esistente almeno un milione di posti di lavoro. Dal

Sistema Informativo Excelsior11

è stato verificato il grado di allineamento dei fabbisogni

11

Si tratta del sistema informativo nato dalla collaborazione tra il sistema camerale nazionale e il Ministero del Lavoro

e l’Unione Europea, che ricostruisce annualmente il quadro previsionale della domanda di lavoro e dei fabbisogni

professionali e formativi espressi dalle imprese, fornendo indicazioni di estrema utilità soprattutto per supportare le

scelte di programmazione della formazione, dell’orientamento e delle politiche del lavoro.

Green Energy in Polesine

88

professionali delle imprese rispetto all’evoluzione in atto, rilevando come il 38% delle nuove

assunzioni possa oggi essere ricondotto ai diversi ambiti di diffusione della green economy. Pur in

molti casi senza averne piena consapevolezza, le nostre aziende stanno quindi gradualmente

adeguando la propria composizione lavorativa in questa direzione. Esprimendo, inoltre, una

domanda di formazione continua che chiama direttamente in causa l’impegno del sistema camerale

a supporto delle imprese in questa fase di cambiamento.

Dal punto di vista dell’occupazione, la green economy conta al 2010 nel nostro continente 3,4

milioni di posti di lavoro: in Europa circa 400 mila persone sono impiegate nel settore delle energie

rinnovabili, 2,1 milione nella mobilità sostenibile e oltre 900 mila in beni e servizi per l’efficienza

energetica, in particolare nel settore edilizio. Questi impieghi includono la produzione,

l’installazione e la manutenzione di turbine eoliche e pannelli solari, o i lavori per migliorare

l’efficienza energetica negli edifici esistenti. Alcuni settori, in particolare eolico, solare,

fotovoltaico, mobilità pubblica e settore edile stanno registrando una crescita significativa. Ci sono

poi i circa 5 milioni di addetti nell’indotto. A guidare la classifica europea delle professioni verdi

sono Germania, Spagna e Danimarca per l’eolico, Germania e Spagna per l’energia solare.

Considerata la situazione occupazionale del recente periodo di crisi, anche la Regione Veneto,

nell’ultima edizione del Rapporto Statistico 2011, rivolge maggiore attenzione alla fase di

transizione verso una nuova economia che genera posti di lavoro e figure professionali, adattate

all’evoluzione dei contesti lavorativi. Incrociando il settore economico e la professione si è ottenuta

una stima dei green jobs per il Veneto, seppur con una valore in eccesso e sovrastimato rispetto al

numero effettivo di lavoratori verdi, e escludendo il settore agricolo, della pesca e agroforestale, per

la difficoltà di estrapolarlo dal più ampio settore primario. Tale dato non è quindi esaustivo rispetto

ad un tema di particolare interesse per l’area di interesse della ricerca, poiché il Polesine è

prettamente agricolo e potrebbe attestarsi come la Provincia più propensa a sviluppare figure da

inserire in tale ambito lavorativo nel prossimo futuro (si consideri che in Veneto nel 2010 gli

occupati nel settore primario erano ben 68.000, il 3,2% del totale degli occupati; in Provincia di

Rovigo l’8%). Ciò che va citato è l’aumentare del numero di occupati verdi in Veneto dal 2005 al

2009, pari al 5%, con una composizione a favore dei lavoratori impiegati nei settori della gestione

dell’inquinamento e delle risorse (con il 57,6% nel 2009), a discapito di quelli addetti alle

tecnologie e prodotti puliti, mentre quasi un quarto dei lavoratori nel settore green è impiegato nel

comparto dell’energia. Nell’osservare le diverse vocazioni delle province venete, come si può

vedere dal grafico in figura 25, Rovigo sembra essere più attenta all’utilizzo e gestione delle risorse

naturali (riciclo materiali, fornitura e depurazione delle acque e risparmio energetico), quindi in

tutte quelle attività che basano la capacità di produrre ricchezza attraverso di esse.

Green Energy in Polesine

89

Figura 25 Distribuzione percentuale degli occupati in settori verdi per provincia e macro

area. Veneto – Anno 2009.

Fonte: Rapporto Statistico Regione Veneto 2011. Elaborazioni Regione Veneto – Direzione Sistema Statistico

Regionale su dati Istat

Nello stimare il numero di lavoratori che svolgono una professione direttamente o indirettamente

legata all’ambiente e che lavorano in un settore verde, incrociando gli occupati nei settori verdi con

le professioni green o potenzialmente green, in Veneto nel 2009 se ne sono stimati 109.000, con

Belluno in testa per incidenza e Rovigo sotto la media veneta (4,3%) del 5,2% degli occupati

potenzialmente green sul totale occupati, con un arretramento nel corso degli ultimi 5 anni.

Green Energy in Polesine

90

Figura 26 Percentuale degli occupati potenzialmente green sul totale degli occupati per

provincia veneta - Anni 2005 e 2009

Fonte: Rapporto Statistico Regione Veneto 2011. Elaborazioni Regione Veneto – Direzione Sistema Statistico

Regionale su dati Istat

Particolarmente interessante è la diffusione di tali figure lavorative tra i giovani in Veneto: dai dati

Isfol emerge che lavorano per l’economia sostenibile il 6,4% dei 15-29enni e il 5,5% dei 30-39enni

a fronte del 4,6% degli over 40, segno di un’apertura del mercato lavorativo veneto verso una

maggiore sostenibilità.

Ragionando in una logica di filiera proviamo ora ad adattare lo studio delle professionalità nei

settori delle FER (fonti energetiche rinnovabili) alla catena del valore, nonostante i dati

sull’occupazione nel settore delle FER siano soggetti ad un alto grado d’incertezza per la mancanza

di rilevazioni statistiche sistematiche e comparabili. Principale limitazione alla nostra ricerca è la

mancanza di categorie statistiche definite per monitorare il fenomeno, e nel definire i tratti salienti

del confine che definisce il limite del settore dell’energia rinnovabile a livello europeo e nazionale.

Considerando le tradizionali aree di lavoro, le figure individuate possono rientrare nella seguente

catena del valore:

Ricerca e sviluppo

Produzione

Sviluppo di progetto (ingegneria, design e project management) e commercializzazione (vendite e

marketing

Procedure autorizzative

Finanza

Installazione

Green Energy in Polesine

91

Gestione operativa (regolazione, scambio e certificazioni)

La difficoltà di tale classificazione è data anche dal fatto che l’occupazione del settore può essere

statisticamente ―invisibile‖ perché si confonde con figure professionali disperse in settori affini, o

che in taluni casi non sono facilmente distinguibili da quelle tradizionali. Si è proceduto ad

individuare le figure professionali partendo da una importante ricerca condotta dall’Ires nel 201012

.

I profili professionali individuati dall’Istituto di Ricerche Economiche e Sociali sono stati

confrontanti con gli attori locali durante le interviste. A partire dalle esigenze espresse dai nostri

interlocutori, abbiamo selezionato i profili più idonei al contesto polesano e ne abbiamo integrati

altri più consoni al contesto locale. Sono stati quindi identificati dei settori verdi, suddivisi rispetto

alle principali aree della ricerca: solare termico e fotovoltaico, biomasse, geotermico, idroelettrico,

green building.

Ai fini dell’analisi non prenderemo in considerazione l’eolico, la cui distribuzione territoriale

dell’occupazione in Italia è condizionata dalla dislocazione degli impianti di produzione. Presenta

valori elevati nelle regioni meridionali e nelle isole, mentre nelle regioni settentrionali i valori sono

molto bassi o assenti. Il motivo è da ricondursi all’assenza di capacità installata in molte regioni del

Nord ed, ove presente, alla limitata dimensione degli impianti dislocati sul territorio.

12

Ires (2010), Lotta ai cambiamenti climatici e fonti rinnovabili: gli investimenti, le ricadute occupazioni, le nuove

professionalità, Rapporto di ricerca, n. 4/2010.

Green Energy in Polesine

92

SOLARE TERMICO E FOTOVOLTAICO

Situazione attuale

La nostra analisi ha rilevato l’assenza nella provincia di Rovigo di aziende di produzione nel

settore del solare, confermando ancora una volta la natura di subfornitura e scarsa specializzazione,

che in tale settore è ridotta a pochi casi di aziende meccaniche che hanno riconvertito un loro ramo

d’azienda. Si risente in particolare della vicinanza ad un’area, quale quella padovana, distinta negli

ultimi anni per la creazione di situazioni aziendali di eccellenza nel settore del fotovoltaico.

Ciò influisce notevolmente sulle figure professionali richieste e da formare nelle aziende del

territorio polesano, considerato il numero notevole di addetti più o meno tecnici per il settore. Si

tratta per lo più di figure professionali legate all’installazione e manutenzione, o al commerciale,

piuttosto che esperto nella realizzazione di celle e moduli o impianti in toto.

Inoltre, per quanto concerne il fotovoltaico installato, esso si caratterizza rispetto alle altre province

venete e a Ferrara, per una maggiore concentrazione degli impianti: questi sono di taglia

mediamente più grossa e in numero inferiore rispetto alle altre province. Il Polesine ha la maggiore

potenza installata in termini assoluti e relativi tra tutte le province venete, ma una minore

diffusione per numero di impianti rapportati alla popolazione. Se la tendenza continuerà ad essere

questa, anche i profili professionali richiesti assumeranno connotazioni peculiari.

Per individuare le figure professionali è necessario capire bene la struttura delle diffusione della

tecnologia a livello locale, perché può fare la differenza in termini di specializzazione dei

lavoratori.

Ipotesi di figure professionali necessarie

Ingegnere dell’energia solare: effettua analisi ingegneristiche localizzate e valutazioni della efficienza energetica e di

progetti solari per clienti residenziali, commerciali e industriali utilizzando software di simulazione della costruzione.

Ingegnere gestionale in ambito di energia fotovoltaica: gestisce attrezzature solari con l’ausilio di consulenti

anche nella progettazione di soluzioni; è un esperto di tecnologia solare e di innovazione Ingegnere dei sistemi di produzione di energia fotovoltaica: guida lo sviluppo e l'implementazione di sistemi

connessi alla rete altamente efficienti per tecnologie di fotovoltaico a concentrazione Ingegnere specializzato nell’installazione di piccoli impianti a energia solare: responsabile per la

installazione e/o progettazione di sistemi solari di piccole/medie dimensioni in ambito commerciale e/o domestico; elabora progetti

tecnici e si occupa di ogni attività connessa all’installazione del sistema Tecnico manifatturiero di scaldabagni solari: si occupa della costruzione e dell’assemblaggio dei componenti degli

scaldabagni ad energia solare

Designer di sistemi fotovoltaici: si occupa dell’inserimento e della integrazione architettonica e ambientale dei sistemi

solari per strutture nuove o già esistenti ad uso commerciale e/o abitativo che presentano un certo impatto ambientale o pregio

architettonico. Nei casi di campi fotovoltaici, progetta l’integrazione paesaggistica degli impianti in ambito agricolo.

Manutentore di campi fotovoltaici: si occupa di sfalcio dell’erba, manutenzione dei canali di scolo, manutenzione del

verde perimetrale, manutenzione delle recinzioni

Tecnico manutentore di campi fotovoltaici: si occupa della manutenzione della parti elettriche, del monitoraggio

della termometria, del controllo dell’impianto di sorveglianza

Altre figure professionali:

Elettricista specializzato nella installazione di sistemi fotovoltaici residenziali - Elettricista

specializzato nella installazione di sistemi fotovoltaici commerciali - Tecnico installatore del

solare - Consulente vendite di sistemi fotovoltaici residenziali e commerciali - Consulente per la

vendita di fotovoltaico - Energy Manager del settore fotovoltaico - Operatore della centrale

elettrica - Manager in energie rinnovabili - Esperto in programmazione delle energie rinnovabili

Green Energy in Polesine

93

- Manager della programmazione energetica – Tecnico degli impianti sostenibili – Venditore di

fotovoltaico

Green Energy in Polesine

94

BIOMASSE

Situazione attuale

Nella provincia di Rovigo il settore delle biomasse si sta sviluppando seguendo diverse direttive:

la coltivazione di colture energetiche per la trasformazione industriale, qualche tentativo di short

rotation forestry e soprattutto la proliferazione di impianti per la produzione di energia da biogas.

Non esistono imprese che progettano e costruiscono impianti di questo tipo, ma soltanto qualche

azienda che ha integrato nella propria gamma di prodotti soprattutto componenti idrauliche per gli

impianti. Sono però presenti molte aziende agricole direttamente coinvolte nella produzione di

energia da biomasse o nella fornitura di coltivazioni energetiche per impianti industriali, come gli

impianti di spremitura e di trasformazione delle derrate agricole in biodiesel.

Gli impianti a biogas presenti in provincia sono soprattutto di taglia medio-grande (circa 1 MW),

sono integrati a livello di singola azienda agricola e generalmente non prevedono l’utilizzo del

calore prodotto.

Tenendo conto del quadro attuale, è ipotizzabile una progressiva specializzazione dell’agricoltura

polesana in campo agroenergetico, pertanto saranno necessarie nuove figure professionali, che

abbiano competenze sia in campo agronomico e in campo energetico-impiantistico. Inoltre,

saranno necessarie figure che si occupino dell’intermediazione tra industria ed aziende agricole ed

analisti capaci di comprendere l’evolversi della struttura agricola locale e dei mercati delle

commodities in seguito alla crescente richiesta mondiale di colture energetiche.

Infine, visto il crescente dibattito sulla produzione di energia da biomasse ed il deficit di

coinvolgimento dei cittadini nelle fasi di progettazione degli impianti, è auspicabile pensare anche

alla formazione di esperti nei processi partecipativi e nel coinvolgimento dei cittadini nelle scelte

energetiche a livello locale.

Ipotesi di figure professionali necessarie

Ingegnere esperto di approvvigionamento idrico in ambito agricolo: si occupa dell’integrazione tra colture

energetiche e sistema idrico locale, di approvvigionamento idrico e di irrigazione secondo le più moderne tecniche di risparmio

Responsabile accumulo, separazione e selezione della biomassa: si occupa dell’approvvigionamento degli

impianti a biogas e biomasse

Responsabile del funzionamento, ingegneria, manutenzione degli impianti a biomassa: progetta,

costruisce, aziona e/o cura la manutenzione degli impianti che generano l'elettricità dalla combustione della biomassa

Analista delle politiche dei combustibili alternativi e delle vendite: Esperto di legislazione e mercato

creditizio nel settore dei combustibili alternativi e della energia rinnovabile, si occupa di vendite di affari e implementazione dei

progetti. Presta consulenza sul mercato dei combustibili alternativi.

Intermediario nel campo delle biomasse: Esperto del territorio, cura i rapporti tra le aziende produttrici di impianti,

dispositivi o apparecchiature, prodotti nel campo delle biomasse e l’acquirente. E’ un procacciatore di clienti che lavora di regola su

zona, conoscendo le caratteristiche e le necessità del territorio e favorendo la stipula di contratti a medio-lungo termine tra gli attori

interessati nei processi di produzione di energia da biomasse (aziende produttrice di impianti e/o di materiale, privati cittadini,

Green Energy in Polesine

95

agricoltori, enti finanziatori).

Esperto nei processi partecipativi: interviene nelle prime fasi di progettazione degli impianti, per favorire l’integrazione

degli impianti con il territorio circostante e coinvolgendo la cittadinanza in una logica di co-progettazione. È esperto di consensus

building, sistemi di coinvolgimento e procedure deliberative.

Garante dell’informazione partecipata: Tiene i rapporti con il territorio occupandosi dell'informazione e del

coinvolgimento dei referenti sociali, economici ed istituzionali di riferimento, favorendo l'informazione e la consultazione su Piani e

Programmi di riassetto del territorio in ambito strategico (VAS) e Opere e/o trasformazioni del territorio in ambito locale (VIA).

Partecipa all'istruttoria e al parere della VAS e della VIA.

Altre figure professionali:

Energy manager esperto in biomasse - Chimico ambientale - Agronomo - Agricoltore per le

produzioni delle biomasse -Manager esperto nella programmazione energetica-ambientale-

territoriale - Esperto di progettazione di sistema

Green Energy in Polesine

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GEOTERMICO

Situazione attuale

In provincia di Rovigo si registrano soltanto alcune sporadiche installazioni di geotermico per il

riscaldamento di edifici. Fino ad ora il settore si è mosso davvero poco, ma esistono piani

istituzionali per il lancio della geotermia a livello di singole abitazioni. Esiste un gruppo di lavoro

sulla geotermia, coordinato dagli uffici provinciali, che sta studiando i possibili interventi.

Non prevediamo grandi sviluppi in questo senso. Anche a livello nazionale, al di là delle aree

storiche di produzione di energia termica ed elettrica da geotermia, il settore non sta crescendo

come sperato. Forse è penalizzato dalla concentrazione degli incentivi sulla produzione di energia

elettrica e non sugli impianti di climatizzazione.

Ipotizziamo qualche figura professionale che potrebbe essere idonea a creare degli studi preparativi

a livello locale, per capire in modo esaustivo le caratteristiche territoriali.

Ipotesi di figure professionali necessarie

Esperto di progettazione di risorse idriche e infrastrutture connesse: gestisce e coordina la progettazione di

opere e interventi, di conduzione di impianti, di esercizio di reti, di sistemi informatici, di monitoraggio ambientale ed idrico.

Idrogeologo: si occupa dell’analisi dei flussi di acqua sotterranei dando indicazioni sulla situazione della falda e sulle

conseguenze del funzionamento degli impianti geotermici.

Manager del governo del territorio: il settore del geotermico si rapporta con la questione delle falde e indirettamente

con l’agricoltura. È necessario perciò sapere gestire le risorse naturali in modo sistemico. Il manager che si occupa di governo del

territorio rappresenta ed esprime la cultura e la gestione dell'integrazione tra le diverse finalità e funzioni di intervento (difesa del

suolo e salvaguardia del territorio, utilizzazione, tutela e valorizzazione delle risorse idriche ed agroforestali), opera in connessione

con la pianificazione del territorio e delle infrastrutture, con la pianificazione urbanistica, con la promozione dello sviluppo

economico.

Green Energy in Polesine

97

IDROELETTRICO

Situazione attuale

Insieme alla provincia di Venezia, la provincia di Rovigo è la sola in Veneto a non avere nel

proprio territorio nemmeno un impianto di produzione di energia idroelettrica. Il Polesine,

d’altronde, pur avendo corsi d’acqua dalla portata molto grande, è un territorio pianeggiante senza

cadute.

In altre zone d’Italia, però, sono abbastanza diffusi gli impianti ad acqua fluente di pianura, sia su

tratti di fiume che su canali irrigui. Sui fiumi (acqua fluente e salti bassi) le centrali sono

localizzate in sezioni dove esiste una condizione idonea: ad esempio sulle traverse a servizio di

derivazioni irrigue o per la regolarizzazione della pendenza dell’alveo fluviale. In passato

funzionava infatti quale mulino ad acqua, ad esempio in località Pizzon a Fratta Polesine.

Sui canali di irrigazione, invece, gli impianti sono situati sugli scaricatori della rete irrigua,

funzionanti con acque in eccesso rispetto alle necessità irrigue.

Esistono perciò delle potenzialità, anche se fino ad oggi non sono state sfruttate. Non si prevedono

grandi evoluzioni in questo senso (nel Piano Comunale di Efficienza Energetica di Porto Viro vi è

un progetto da attuarsi su un ramo del Po), tuttavia, qualora vi fosse un piano di sviluppo

dell’idroelettrico vi sarà bisogno di particolari profili professionali.

Ipotesi di figure professionali necessarie

Ingegnere civile esperto in idrologia: è un esperto di impiantistica per lo sfruttamento delle acque fluenti e dei salti

bassi.

Operatore manutenzione impianti idroelettrici: è un esperto della meccanica legata agli impianti idroelettrici. Si occupa della

manutenzione ordinaria degli impianti.

Idrologo: si occupa dello studio dei flussi d’acqua nei territori pianeggianti, individuando le zone di scorrimenti più favorevoli

all’installazione di impianti energetici.

Architetto paesaggista: si occupa di integrare le strutture nel paesaggio, individuando soluzioni innovative per ridurre al

minimo l’impatto ambientale

Green Energy in Polesine

98

GREEN BUILDING – EDILIZIA SOSTENIBILE

Situazione attuale

Il green building ed il mercato dell’efficienza energetica saranno settori molto importanti nei

prossimi anni. In particolare gli interventi di risparmio ed efficienza interesseranno trasversalmente

i principali settori industriali e troveranno la loro principale applicazione nell’edilizia e nella

pianificazione urbanistica. Cresce infatti la necessità di aumentare la qualità media delle

infrastrutture ambientali riducendo lo sprawl urbano, fermando così la crescita del consumo di

suolo a favore di processi di densificazione urbanistica, riqualificando, dove necessario, le aree

ormai in dismissione.

Anche se la situazione nel Polesine appare ancora ad uno stadio di partenza, con tutti gli attori

coinvolti della necessità di convertire l’intero settore in un’ottica green, ma ancora fermi in attesa

di segnali più certi da parte del mercato e delle istituzioni, è indubbio che nei prossimi anni

crescerà la domanda di nuove professioni.

Esse saranno di vario tipo, inserendosi in ogni fase della catena del valore dell’edilizia: ricerca di

nuovi materiali, progettazione ingegneristica e architettonica, costruzione degli edifici,

installazione dell’impiantistica, certificazione energetica, restauro dell’esistente, recupero di

materiali.

Ipotesi di figure professionali necessarie

Certificatore energetico: si occupa di certificare le performance energetiche delle abitazioni. Deve essere in grado di

adeguarsi a standard differenti nell’espletare la procedura di assegnazione e verifica della classe energetica dell’edificio

Esperto in demolizione per il recupero dei materiali: Si occupa della progettazione e realizzazione di interventi

di decostruzione e dismissione di manufatti in ambienti di vita confinato, garantendo la valorizzazione e la riutilizzazione dei

materiali recuperati.

Manager del processo edilizio sostenibile: La figura coordina e dirige il tutto percorso di realizzazione di un opera

edilizia a carattere sostenibile. In particolare si occupa di: - individuare le scelte metodologiche e contestuali più adatte alla

gestione energicamente sostenibile del progetto edilizio, improntate a criteri di efficienza energetica,

- realizzare un protocollo tecnico operativo per una corretta valutazione igienico-sanitaria dei progetti dell'edilizia residenziale;

- predisporre controlli su progettazione e costruzione degli edifici e sull'inquinamento rilevato negli ambienti realizzati;

- definire le linee guida del piano finanziario dell'opera da realizzare, tenendo conto di vincoli e opportunità per il rispetto del basso

impatto ambientale

Ricercatore di nuovi materiali per l’edilizia Progettista di manufatti edilizi a basso impatto

ambientale: è responsabile del progetto e sovrintende alla realizzazione e alla gestione di manufatti edilizi, valutandone

l'impatto ambientale, la salubrità e l'efficienza energetica, individuando i vincoli progettuali e definendo le soluzioni progettuali più

appropriate

Tecnico degli impianti a basso impatto ambientale: esegue e/o coordina la messa in opera di soluzioni

impiantistiche a basso impatto ambientale, in base alle specifiche progettuali e alle caratteristiche strutturali e ambientali dello stesso

Tecnico per la verifica delle performances ambientali degli edifici: Garantisce e controlla le performances

ambientali di impianti e strutture all'interno di ambienti di vita confinati, verificandone il livello di salubrità e vivibilità.

Esperto in comunicazione e marketing ambientale dell’edilizia: Progetta e realizza piani di comunicazione e

di promozione relativi alle tematiche dell'architettura a basso impatto ambientale, favorendone la diffusione e lo sviluppo sul

territorio.

Altre figure: Energy Manager del settore edilizia Geometra ambientale – Ingegnere per

Green Energy in Polesine

99

l’ambiente Tecnico del restauro urbano storico – Valutatore edile del contesto ambientale –

Progettista di manufatti edilizi a basso impatto ambientale - Esperto in valutazione del contesto

ambientale - Tecnico degli impianti a basso impatto ambientale - Manager della borsa dei rifiuti

dell'edilizia

Green Energy in Polesine

100

CONCLUSIONI

Richiamiamo quali erano gli obiettivi della ricerca:

- Descrivere lo stato di fatto su risparmio energetico e produzione da fonti rinnovabili

- Individuare delle chance di sviluppo per la provincia di Rovigo

Lo stato di fatto è descritto nei capitoli 1-2-3 del rapporto; viene ora sintetizzato e suddiviso in due

macroaree: la produzione da fonti rinnovabili e il risparmio energetico; seguiranno poi alcune

riflessioni conclusive sulle prospettive.

Produzione da fonti rinnovabili

- Il Polesine con le sue centrali ha un potenziale di produzione di energia elettrica molto al di

sopra del proprio fabbisogno; in campo industriale viene consumata una quantità di energia

elettrica appena sotto il valore regionale (nel 2008, 3.255 Kwh procapite di energia elettrica

per uso industriale contro i 3.551 Kwh procapite del Veneto). In Polesine non è quindi

un’area sotto-industrializzata, semmai ha sovracapacità energetica, grazie all’ampia

disponibilità di terreni a prezzo relativamente basso dove installare impianti.

- Il Polesine consuma energia elettrica per usi domestici (1.138 kwh procapite di energia

elettrica nel 2008, pop. 2010; Padova 1.125 e Veneto 1.105 e Italia 1.128) grosso modo

come il resto d’Italia

- Sui consumi di derivati del petrolio e di gas, esclusa l’energia elettrica, non abbiamo dati

altrettanto precisi, ma vi è ragione di credere che i livelli siano simili, data la copertura

capillare delle rispettive reti di distribuzione e la condizione pedo-climatica del territorio.

- La disponibilità di fonti rinnovabili di energia in Polesine è limitata dal fatto che mancano

sia le foreste (utili anche per il maggiore assorbimento di CO2 rispetto alle colture agricole

annuali), sia marcati salti d’acqua, sia venti forti e costanti, nonostante una verifica

sistematica sui venti sfruttabili dal micro eolico sia mai stata fatta soprattutto sul delta.

- Restano le biomasse di origine agricola e il sole che sono per ora sfruttati in quantità

maggiore che nelle aree contermini, ma con impianti sovradimensionati che portano a una

notevole occupazione di terreno agricolo (pannelli FTV) oppure a spreco di calore (impianti

biogas). Tale sovradimensionamento si è creato in base all’introduzione di generosi incentivi

erogati dallo stato all’energia elettrica da fonti rinnovabili

- Gli impianti a biomasse e le grosse concentrazioni di pannelli fotovoltaici hanno visto

l’intervento di investitori esterni alla provincia; in particolare per gli impianti a biogas essi

hanno costituito delle società miste con aziende agricole locali, alle quali è stato chiesto di

garantire l’approvvigionamento di biomasse da inserire nel digestore.

- Sul versante della produzione di dispositivi e materiali per lo sfruttamento delle fonti

rinnovabili non si registrano concentrazioni industriali di rilievo; singole imprese sono

impegnate nell’assemblaggio di parti; emblematico il caso della ASFO, impresa con sede a

Vicenza, che produce nello stabilimento di Villamarzana anche parti di turbine eoliche.

Green Energy in Polesine

101

- Più variegato il panorama dell’installazione dei pannelli fotovoltaici; certamente non

pionieristico, ma con la discesa in campo di imprese di un certo calibro come IRSOL del

gruppo Irsap, accanto ad altre minori come ASM set e altre di tipo artigiano.

- Non vi sono studi o segnali di una incipiente specializzazione del Polesine su questo ambito,

per cui anche sulle ricadute occupazionali e di reddito ci si può comodamente attenere alle

medie nazionali che vedono un incremento sicuro delle professioni verdi e delle relative

remunerazioni; in questo senso, non vi sono neppure segnali di una esclusione sistematica

della provincia dai principali flussi industriali nell’ambito della produzione di dispositivi e

materiali per lo sfruttamento delle fonti rinnovabili di energia.

- Quasi assente risulta il settore della geotermia (una sola azienda censita), che pure in

Polesine avrebbe condizioni dei suoli piuttosto favorevoli in particolare per gli impianti a

secco sia con sonda a pozzo sia con rete orizzontale. Essa è solitamente abbinata a forme di

riscaldamento a bassa entalpia sulle quali invece esiste in zona una tradizione produttiva

leggermente più ampia e collaudata.

Risparmio energetico

- Un settore che si sovrappone a quello industriale, sopra menzionato, riguarda la produzione

di materiali che permettono il risparmio di energia. Su questo versante abbiamo registrato

singole emergenze ossia imprese territorialmente isolate che hanno imboccato la produzione

esclusiva o quasi di prodotti per il risparmio di energia: infissi e laterizi; sui prodotti naturali

si registra la questione canapa, oggetto di interessanti sperimentazioni in loco, ma mai

inserita in cicli produttivi di lunga durata. Inoltre, va registrata una certa distonia, questione

per altro dai confini ben più ampi rispetto alla presente ricerca, fra le prestazioni energetiche

richieste ai materiali e la loro riciclabilità/salubrità ambientale.

- Alla produzione di dispositivi-materiali andrebbero affiancate le imprese che forniscono

servizi energetici. Anche in questo caso si nota una debole specializzazione, che però non

impedisce la presenza di una buona gamma di servizi, dalla consulenza per le installazioni di

pannelli alle elaborate risposte delle ESCO (nel Polesine ne esistono due su circa 300

presenti su tutto il territorio nazionale13

); manca in provincia un’agenzia pubblica per i

servizi energetici, per altro diffusa in maniera sporadica anche nel resto d’Italia14

.

- Certificazione energetica degli edifici, obbligatoria in tutto il Veneto a partire dal luglio

200915

per gli edifici nuovi o oggetto di compravendita; la certificazione energetica degli

edifici si presenta nella regione Veneto più blanda che nelle regioni contermini per il fatto

che a) l’attestazione di certificazione energetica (ACE) non è prevista per le ristrutturazioni

e per le locazioni; b) non esiste un albo ufficiale dei certificatori. In generale, il debole

impegno politico della regione Veneto sulle certificazioni ufficiali (escluse quelle

volontarie) è testimoniato anche dal fatto che è una delle poche regioni a non aver legiferato

13

Le due imprese con sede in Polesine ad essere presente nella lista delle "società operanti nel settore dei servizi

energetici" dell’AEEG (hanno cioè ottenuto l'approvazione da parte dell'Autorità di almeno una richiesta di verifica e

certificazione dei risparmi energetici conseguiti da progetti realizzati nell'ambito dei medesimi decreti) sono Guerrato

Spa e Elletrocostruzioni Rovigo srl. Fonte:

http://www.autorita.energia.it/ModuliDinamiciPortale/elencooperatori/elencoEfficienzaEnergetica, 16.08.2011. 14

http://www.managenergy.net/countries/26 15

http://www.regione.veneto.it/Economia/Energia/rendimento+energetico+in+edilizia.htm

Green Energy in Polesine

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in materia. Questa debolezza si riflette sul pessimismo dei certificatori residenti in Polesine

e da noi intervistati (vedasi paragrafo 4.4)

- Associazioni di imprese: come per altri aspetti della green economy polesana non si

registrano grossi movimenti verso la creazione di gruppi di imprese impegnate su tutto il

ciclo della green building; per altro, fuori provincia i casi di aggregazione sono sporadici,

anche se più robusti. Le associazioni di categoria premono in questo senso ma con molta

cautela. Questo atteggiamento – di cautela, se non di scetticismo – si riscontra in molti

operatori (vedasi sondaggio ed interviste) e rappresenta un atteggiamento psicologico che

merita un commento;

- Cautela e scetticismo nel scendere in campo con decise proposte aggregate di green building

sono dovute, a quanto ci è dato capire, da a) fase di recessione economica molto forte,

particolarmente per il settore edile; b) ignoranza e scarsa disponibilità dei consumatori verso

il prodotto edile che garantisce un marcato risparmio energetico; c) assenza di segnali forti

da parte delle istituzioni verso il sostegno alla green building

- La cautela/scetticismo degli operatori trova un riscontro oggettivo nel peso relativamente più

basso in Polesine delle detrazioni fiscali del 55% per interventi sul risparmio energetico

degli edifici. Su questo risultato deludente è però possibile che vi sia un corresponsabilità

delle imprese e dei tecnici, che in alcuni casi possono aver scoraggiato il cliente dall’avviare

le procedure per la detrazione.

- In effetti anche i regolamenti edilizi sono all’insegna di una ―prudenza minimalista‖;

emblematico il caso del comune di Rovigo che prevede obblighi solo per le nuove

costruzioni e solo per l’autoproduzione di energia da pannelli fotovoltaici; obblighi più

estesi che riguardino la produzione di acqua calda con pannelli solari o con la geotermia non

sono presenti; così come sono assenti misure vincolanti per il risparmio energetico. I comuni

polesani – con qualche rara eccezione come i comuni del Delta - si accodano così alla

Regione Veneto all’insegna della cautela. Su questo atteggiamento si scontrano due

filosofie: quella che la giustifica in nome del fatto che non si possono gravare imprese e

clienti di troppi vincoli, costosi sul piano economico e contrastati sul piano politico, l’altra

che sostiene che solo l’intervento d’imperio dell’ente pubblico costringe ad innovare un

settore perennemente riluttante; il settore edile e così anche i consumatori non avrebbero

quella razionalità di lungo periodo che permetterebbe di valutare come vantaggiose le

misure di risparmio energetico negli edifici. Essi per sbloccarsi avrebbero bisogno

dell’intervento pubblico, che però nel nostro caso tarda a venire. Da notare nel panorama

provinciale la convenzione fra il comune di Taglio di Po e l’agenzia CasaClima di Bolzano

e il Piano Comunale di Efficienza Energetica (PCEE) di Porto Viro. Anche il Piano

Territoriale di Coordinamento della Provincia (PTCP) contiene norme innovative in senso

ambientale-energetico, ma con adozione discrezionale da parte dei comuni.

- La maggiore vitalità si riscontra nell’ambito formativo: sono abbastanza numerose le

iniziative di formazione che abbiamo riscontrato; tutte piuttosto recenti, alcune in corso

(2011); sicuramente si tratta di iniziative ineccepibili; non va sottovalutato però il rischio

della parzialità sia perché vengono svolte per singoli settori del ciclo dell’edilizia (con

l’esclusione di qualche ambito come ad esempio quello degli immobiliaristi) sia perché

possono sfuggire gli elementi di organicità del green building, ad esempio il fatto che un

prodotto deve essere performante a livello energetico, ma essere anche salubre e con una

impronta ecologica bassa (bassi impatti per costruzione e smaltimento). Si tratta

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evidentemente di requisiti della formazione molto esigenti – per certi versi autobloccanti –

ma non per questo da ignorare.

Le potenzialità/prospettive

Le potenzialità e le prospettive di sviluppo della green energy in provincia di Rovigo sarebbero da

valutare su alcuni parametri:

- Sviluppo delle imprese

- Risparmio energetico e parametri di Kyoto

- Benessere dei cittadini in senso lato ivi comprese le capabilities

- Rappresentanza e forza delle istituzioni

Dal punto di vista del committente (Polesine Innovazione), è il primo punto a interessare

maggiormente. Gli altri parametri sono secondari, anche se con un’ottica sistemica, sicuramente

influenti sullo sviluppo delle imprese.

A fronte di una certa cautela più volte emersa, vi è da dire che l’atteggiamento degli operatori verso

la green energy è positivo. Per tutti vale un orientamento a sancirne la sua portata positiva, con

tempi e modi che per ora non sono chiari. In particolare, i settori più coinvolti nel green building

dichiarano che quello sarà il futuro. Evidentemente, si tratta di una mozione di principio, che deve

essere incarnata in scelte concrete.

Le linee di sviluppo, in attesa che il mercato immobiliare riprenda fiducia (quella attuale non

sembra infatti una crisi di liquidità quanto di fiducia nell’investimento immobiliare), sono in buona

misura affidate alle capacità di apprendimento delle imprese polesane di tecniche già esistenti. Si

può anche pensare che qualcuna individui un processo o un prodotto altamente innovativo, tale da

garantirle un grosso vantaggio competitivo (tale ad esempio potrebbe essere la filiera della canapa,

come isolante termico, che per ora non ha dato però i frutti sperati).

Ma in linea generale par di capire che si tratta per le imprese polesane di apprendere quelle pratiche

del green building già in circolazione che possono garantire elevate prestazioni agli edifici nuovi ma

soprattutto già costruiti. La partita più grossa si gioca infatti sulla ristrutturazione dell’immenso

patrimonio residenziale e produttivo locale ed extralocale. Sulle ristrutturazioni vi sono le maggiori

incertezze, per altro non solo delle imprese polesane. Eppure l’apprendimento di tecniche di

ristrutturazione adeguate e testate sembra essere la via maestra.

La domanda di ristrutturazione potrebbe scattare a fronte di due eventi: un forte aumento del prezzo

delle fonti fossili di energia per cui diventerebbe molto caro continuare a scaldare e refrigerare i

vani esistenti con le modalità attuali. I loro fruitori si troverebbero a dover avviare in gran fretta

efficienti ristrutturazioni. In quel momento le imprese in grado di intervenire saranno

presumibilmente poche, quelle che hanno nel frattempo sperimentato le tecniche di ristrutturazione

più efficienti e meno costose. L’evento è molto probabile; è incerta però la scala temporale alla

quale si manifesterà. Ciò blocca le previsioni di investimento delle imprese, almeno di quelle

medio-piccole.

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Il secondo evento riguarda un massiccio intervento dello stato con incentivi al risparmio energetico

e alla produzione di calore, così come ha fatto per l’energia elettrica da fonti rinnovabili. E’

evidente il ruolo propulsore degli incentivi del governo tedesco prima, e di quello italiano dopo, nel

settore dei pannelli fotovoltaici, ma anche dell’eolico e delle biomasse. Tali misure sono state

possibili perché il carico economico è stato spalmato sulle bollette dell’energia elettrica degli utenti.

Difficilmente il bilancio dello stato avrebbe sopportato per le proprie casse un simile carico di

sussidi.

La possibilità che intervengano massicci incentivi pubblici per la produzione di calore e il risparmio

di energia (abbiamo già i certificati bianchi, solo per grandi imprese energetiche, però) è poco

probabile proprio per la difficoltà di spalmare i costi. Forse, si potrebbe caricarlo sulle bollette del

gas, ma tale calcolo va molto oltre le nostre capacità previsionali. Un’ulteriore difficoltà

nell’introdurre forti incentivi riguarda le modalità di intervento; mentre è facile misurare l’energia

elettrica prodotta da pannelli fotovoltaici posizionati sul tetto, più difficile è calcolare sul lungo

periodo le performance energetico-ambientali di un’abitazione sulla quale sono state effettuate delle

ampie migliorie.

Lo dimostra il successo parziale delle detrazioni del 55%, al di là del deludente risultato

provinciale. Qui entra in ballo un’ulteriore questione di apprendimento: la certificazione energetica.

Essa sta funzionando poco in provincia come nel resto del Veneto per ragioni legate al fattore

apprendimento. Non solo è difficile valutare, ma è anche costoso; per cui molte certificazioni

vengono fatte in fretta e senza i dovuti approfondimenti. La cattiva reputazione delle certificazioni

si ripercuote su imprese e clienti: le prime come i secondi sono indotti a sminuirla, a considerarla un

adempimento burocratico, un orpello amministrativo senza una reale capacità di stabilire i livelli di

consumo dell’edificio.

Invece, nella certificazione vi sono fra i pochi margini di sviluppo certi del green building. Essa

infatti rispetta la libertà di mercato (non impone tutte le case in classe A) e allo stesso tempo induce

razionalità energetiche di lungo periodo, dalle quali scaturiscono situazioni win-win, guadagnano

cioè sia i privati che l’ambiente (bene pubblico). Se fatta con i dovuti crismi la certificazione

energetica rende. Lo dimostra il successo di CasaClima, ormai lanciata ad essere la più accreditata

agenzia di certificazione in Italia.

Le potenzialità di sviluppo per il Polesine in questo senso sono enormi e tutto sommato alla portata

degli operatori locali pubblici o privati che siano. Evidentemente, si sconta un ritardo della Regione

Veneto, ma non è che nelle regioni che hanno già legiferato la situazione sia idilliaca. In queste

infatti si va diffondendo una certificazione molto sbrigativa degli edifici. I margini di sviluppo

stanno proprio nell’avviare processi di certificazione seria, documentata, svolta con organismi

riconosciuti a livello nazionale. In tal senso, non manca nulla al Polesine, se non appunto la precisa

volontà di sostenere una certificazione ufficiale e volontaria di altissima reputazione.

E’ evidente che se uno solo degli anelli della filiera del green building non segue questo

orientamento si crea un circolo vizioso. E’ per questo che le potenzialità possono essere sfruttate

solo se costruttori, progettisti, immobiliaristi e clienti accettano tutti di utilizzare meccanismi

condivisi di certificazione seri, approfonditi, fatti in cantiere. Sembra proprio questa la

discriminante fra una certificazione seria e una superficiale: il controllo in corso d’opera durante

l’esecuzione dei lavori.

Green Energy in Polesine

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Anche riconoscere un certificatore serio è una questione di apprendimento, è un’azione che richiede

studio e applicazione sia da parte del costruttore che del suo cliente. Entrambi non devono scegliere,

come sta avvenendo ora, con il criterio del massimo ribasso della pratica di certificazione. Come si

è detto, in provincia di Rovigo sono partiti da poco diversi corsi. Si tratta di una strada sicuramente

promettente sia per le cose dette in sede di analisi dello stato di fatto sia per gli sviluppi della

certificazione. Si noti per inciso che la certificazione è anche un’occasione di formazione, come

testimoniano i corsi tenuti dai più accreditati enti di certificazione.

L’apprendimento non avviene solo attraverso corsi di formazione ma anche attraverso una visione

diretta delle chance della green building. Visitando una casa passiva e vedendo le sue bollette

energetiche si apprendono immediatamente – quasi uno shock ermeneutico - le immense

potenzialità della green building. Ecco perché il progetto di costruire una casa passiva nel territorio

polesano – progetto che sappiamo già in essere da parte della Cassa Edile - potrà essere di grande

impatto su imprese e clienti locali.

Basare le chance di sviluppo sull’apprendimento potrà sembrare riduttivo e astratto; in realtà, è

proprio la capacità di anticipare i tempi con tecniche costruttive garanti di elevati risparmi di

energia che si potrà sviluppare un certo tessuto industriale locale. Comunque, possiamo fare anche

un altro esercizio: considerare alcuni intriganti casi esterni e indicare la loro eventuale

riproducibilità in provincia. Eccone tre a titolo meramente esemplificativo .

Una Energy land polesana?

Sul modello di Energy Land di Verona (http://www.energy-land.it/): percorso di una società

veronese (www.multiutility.it) nel campo dei servizi energetici; in particolare ha articolato

l’intervento creando una finanziaria locale (Finval), una rete di imprese16

, una cooperativa di

consumo proprietaria di impianti fotovoltaici in Lessinia e una serie di iniziative di carattere

culturale e formativo (Innoval).

Ha senso ed è praticabile una iniziativa simile nella provincia di Rovigo? Da quanto si

capisce dal caso veronese, vi erano all’inizio una forte determinazione di un gruppo di

imprenditori locali, un marcato orientamento culturale (valori ambientali, radicamento

locale, responsabilità sociale di impresa), conoscenze professionali nel campo dell’energia,

una certa massa di capitale. Questi elementi non mancano in provincia di Rovigo. Utile

appare l’esempio veronese nel far capire l’articolata mappa degli attori coinvolti e

soprattutto il disegno organizzativo: gli ingredienti sono inseriti a vari livelli e con diverse

forme societarie, che vanno dall’associazione, passando per la cooperativa e arrivando alla

società per azioni. Proviamo ad immaginare una simile architettura nella gestione di

impianti a biomasse o micro campi fotovoltaici (campi nel senso di impianti a terra) o

ancora piani di forestazione di alcune aree golenali/arginali. Ci citano questi esempi perché

nella provincia ne sono stati realizzati diversi, ma con tutt’altra partecipazione (in genere

come si diceva un singolo agricoltore e una impresa esterna).

16

La rete d'impresa Energy4life è stata costituita a Verona nel luglio 2010 tra quattro imprese venete: Esco Europe,

Forgreen, Ici Caldaie e Linz Electric, sulla scorta della disciplina legislativa in materie (L.33/2009. Dal sito

http://www.energy-land.it/protagonisti)

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Una provincia con meno emissioni di anidride carbonica?

Il modello di Siena, la cui Provincia punta a diventare carbon free (compensazione delle

emissioni d CO2 con vari fattori di assorbimento), non è replicabile in Polesine per il fatto

che mancano le superfici boscate per l’assorbimento di CO2 e il geotermico per la

produzione da fonte rinnovabile, anch’esso in grado di garantire una elevata quota di energia

carbon free; ma il Polesine può essere un’area in cui si sperimenta realisticamente un certo

livello di riduzione della CO2? Il comune di Porto Viro con il suo ambizioso PCEE punta ad

una riduzione del 50% del costo dell’energia. Un conto è la riduzione dei costi, un conto

quella dell’anidride carbonica emessa in atmosfera, tuttavia, le due cose sono legate

dall’entrata in vigore dello schema per scambio di emissioni, frutto dell’accordo di Kyoto, il

quale premierà le imprese virtuose che potranno vendere titoli di riduzione di CO2 e

penalizzerà le imprese che hanno un surplus di emissioni. .

In attesa che tale schema diventi operativo, si può impostare un ragionamento complessivo

per il Polesine a partire da tre punti a) l’introduzione di colture annuali con maggiore

capacità di assorbimento di CO2 e maggiore rendimento nella fermentazione in funzione

della produzione di biogas su scala più piccola di quella attuale (anche se gli impianti

costruiti e in costruzione pongono una seria ipoteca su questo percorso di sviluppo); b) la

previsione di rimboschire alcune aree marginali della provincia o di adibirle a forme di short

rotation forestry; c) candidare la provincia ad area sperimentale per misure di forte

risparmio energetico sulle abitazioni, godendo di un patrimonio abitativo con una fisionomia

adatta (molte abitazioni singole o a filiera, dotate di spazi verdi attorno che permettono

massicci interventi integrati: pannelli fotovoltaici, area adibita a produzione di legna da

ardere, impianti geotermici a rete, cappotti di ampio spessore …).

Un quartiere eco a Rovigo?

Vi sono diversi progetti di riqualificazione urbana sparsi per l’Italia (quello scelto come

benchmarking è Polycity nel quartiere Arquata di Torino17

); di questi pochissimi sono stati

realizzati completamente e opportunamente valutati. Che senso ha un esempio simile in un

insediamento urbano della provincia di Rovigo? In genere, i caratteri di base di questi

progetti sono a) la presenza di fondi extra, in genere nazionali o provenienti dall’Unione

Europea; b) il loro carattere organico; essi infatti riguardano gli aspetti energetico-

ambientali, quelli sociali (partecipazione, aree di incontro..) e quelli estetico-funzionali

(abbellimento degli edifici, arredo urbano, collegamento con il resto della città) del

quartiere; c) coinvolgimento di diversi partner pubblici e privati con competenze chiare e

robuste. La filosofia non è lontana da quanto è stato timidamente avviato per il Corso del

Popolo a Rovigo da una commissione formata da Legambiente, Associazione Industriali e

Comune; gli sbocchi pratici di tale commissione sono tutti da verificare; quello che preme

sottolineare è l’esistenza di diverse esperienze in quartieri di città italiane che possono fare

da riferimento.

17

http://www.atc.torino.it/www/policity.aspx

Green Energy in Polesine

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In conclusione, il rapporto di ricerca ha permesso di capire che gli esempi positivi ci sono, la

convenienza di interventi in campo energetico è appurata , i segni in tale direzione, seppur timidi,

non mancano nella provincia. Evidentemente, si tratta di osare di più e di unire maggiormente le

forze. Al fine di una più precisa individuazione delle responsabilità e opportunità per ciascun attore

della green economy polesana riprendiamo lo schema triadico che ha guidato tutto il rapporto. Si

può utilizzare tale schema anche in senso dinamico mostrando rispettivamente come gli attori di

ciascun polo si condizionino negativamente (circolo vizioso) oppure positivamente (circolo

virtuoso). E’ assodato che le responsabilità e le opportunità sono condivise, ma evidentemente,

ciascun attore può svolgere un ruolo per rompere il circuito vizioso e innescare un circuito virtuoso.

Circolo vizioso dell’abitare sostenibile

Green Energy in Polesine

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Circolo virtuoso dell’abitare sostenibile

La domanda successiva riguarda in quale punto sia più probabile si rompa il circolo vizioso e parta

quello virtuoso. Posto che il vizio di fondo che accomuna tutti gli attori sia una razionalità a breve

raggio temporale che impedisce di calcolare gli enormi vantaggi derivanti sul lungo periodo

dall’adozione di misure di green building/recovering, e che quindi si tratti anzitutto di un problema

di apprendimento della portata della crisi ambientale-energetica, l’azione che appare più decisiva è

quella formativa. Essa va intesa nel senso più ampio possibile dalla campagna di sensibilizzazione

rivolta a bambini e adulti, fino ai corsi rivolti ai tecnici e agli amministratori. Sugli strumenti della

formazione possiamo solo ribadire che serve un approccio dimostrativo, che faccia toccare con

mano i vantaggi energetico-ambientali di un edificio costruito con le più avanzate tecniche ormai

disponibili. Come corollario dell’apprendimento c’è la più volte ribadita certificazione energetico-

ambientale.

Altri punti di attacco del circolo vizioso sono meno probabili; lo stato italiano e gli enti locali sono

in preda ad una crisi fiscale senza precedenti e difficilmente metteranno in campo incentivi positivi

o negativi. Si ricordi che il meccanismo di detrazione del 55% scadrà a fine 2011, con scarse

possibilità di una sua riedizione. Uno strumento avveniristico consisterebbe nel mettere a punto una

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sorta di certificato bianco delle abitazioni, che imponesse – con le dovute eccezioni – un obbligo di

recupero di efficienza energetica agli edifici e quelli più virtuosi potessero vendere sul mercato la

loro migliore performance. Sappiamo dei molti problemi di controllo di questi miglioramenti, ma

avendo già un sistema di certificazione degli edifici funzionante, non sarebbe difficile arrivare ad un

sistema premiale dei più virtuosi.

Perché è proprio sulla differenza fra premi e sconti che si misura il successo delle politiche di

incentivo; anche per ragioni psicologiche il privato come l’operatore economico preferiscono avere

soldi in più che detrazioni. Lo dimostra il successo limitato della detrazione 55% e il successo

ampio degli incentivi alle rinnovabili. Questo sistema che dovrebbe in qualche modo riconoscere il

valore dell’energia sotto forma di calore richiede però un clima politico che in questo momento

appare assai difficile da raggiungere. Quindi anche i tradizionali sconti sui tassi di interesse per

ristrutturazioni a fini energetici degli edifici sarebbero poco accolti dai privati sempre che vi sia un

ente pubblico o un istituto bancario disposto a sostenerli. Non risulta infatti che vi siano linee di

finanziamento a tasso agevolato per cappotti o altri accorgimenti energetici per edifici esistenti.

Da parte delle imprese l’incorporare conoscenze sulle pratiche di green building appare una strada

obbligata, anche se condizionata da quella razionalità di breve termine che anch’esse patiscono. E’

facile prevedere che nel giro di alcuni anni solo le aziende con tale know how saranno in grado di

sopravvivere. Chi sarà pronto per l’impennata della domanda di edifici a basso consumo potrà

ottenere grandi profitti, gli altri inevitabilmente scompariranno. Ovviamente, le imprese devono

trovare un equilibrio fra la risposta a una debole domanda attuale e le prospettive di sviluppo di

lungo periodo. Difficile dire dove sia tale punto di equilibrio e soprattutto quale scala temporale

abbia. Tuttavia, chi prima si prepara meglio farà.

L’avvio di piani energetici locali e il varo di regolamenti edilizi più severi è sicuramente alla portata

degli enti locali. E’ noto il duplice problema della pianificazione ―libro dei sogni‖ e della

regolamentazione edilizia impaurita dai ricatti di operatori retrogradi. Senza ombra di dubbio, un

amministratore che abbia colto la portata storica del cambiamento climatico e della crisi energetica,

non esiterà a perseguire la doppia strada di piani energetici fattibili e di regolamenti edilizi più

esigenti. Lo scotto sarà l’impopolarità presso alcuni elettori, certamente compensata dal consenso di

molti cittadini ormai consapevoli del problema ambientale. Alcune misure riducono gli spazi di

certe imprese ma ne aprono molti ad altre che hanno innovato e con la leva delle ristrutturazioni

edilizie di massa possono pensare anche ad assunzioni su una gamma vasta di professioni (green

jobs). Forse questa è la leva finale del circolo virtuoso dell’abitare sostenibile: l’incremento di

conoscenze e di lavoro in una società ormai satura di beni e servizi inutili, per altro facilmente

erogabili dai paesi emergenti.

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Innovazione

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www.assistedil.it Portale di ASSISTEDIL Rovigo - Ente comitato paritetico territoriale per la

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www.distrettobioedilizia.it Sito del Metadistretto Veneto della Bioedilizia

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www.enea.it Sito dell’Ente Nazionale Energia e Ambiente

www.energheiamagazine.it Sito del web magazine dedicato all’informazione ambientale

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www.regione.veneto.it Sito della Regione del Veneto

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www.ro.camcom.it Sito della Camera di Commercio, Industria, Agricoltura e Artigianato di

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www.symbola.net Sito di Symbola - Fondazione per le qualità italiane