Segesta. Scavi nell’area dell’agora (2012): risultati e prospettive di ricerca

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Rassegna archeologica ESTRATTO Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa Classe di Lettere e Filosofia serie 5 2013, 5/2 supplemento

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Rassegna archeologica

ESTRATTO

Annalidella Scuola NormaleSuperiore di PisaClasse di Lettere e Filosofia

serie 5 2013, 5/2

supplemento

SCAVI DI ANTICHITà

NOTIZIED E G L I

C O M U N I C A T E D A L L A

SCUOLA NORMALE SUPERIORE DI PISA

Rassegna archeologica del Laboratorio di Scienze dell’Antichità

Supplemento agli Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa Classe di Lettere e Filosofia serie 5 2013, 5/2

Scavi e ricerche a Segesta (Calatafimi-Segesta, TP; 2012), Entella (Contessa Entellina, PA),Kaulonia (Monasterace, RC; 2011-13),Roca (Melendugno, LE) e Isola d’Elba (LI; 2008-12)cura redazionale: Chiara Michelini

PremessaCarmine Ampolo vii

Segesta

Scavi nell’area dell’agora (2012): risultati e prospettive di ricerca Carmine Ampolo, Maria Cecilia Parra 3

Agora. Area della Stoa Nord (SAS 4; 2012) Antonino Facella, Riccardo Olivito 10

Agora. Settore NordEst (SAS 4; 2012) Oriana Silia Cannistraci, Marianna Perna 15

Agora. Settore Est (SAS 4; 2012) Agata Abate, Donatella Erdas, Angela Clara Infarinato 21

Agora. Analisi architettonica dell’ingresso monumentale all’ambiente I della stoa Nord Agata Abate, Oriana Silia Cannistraci 29

L’approvvigionamento ceramico a Segesta nel VI-VII sec. d.C.: il contributo delle analisi archeometriche Antonino Facella, Claudio Capelli, Michele Piazza 49

Entella

Un kyma lapideo dall’area del vallone orientale Maria Cecilia Parra, Nicola Giaccone 67

Kaulonia

Scavi nel santuario di Punta Stilo (2011-13):verso una lettura d’insieme del complesso Maria Cecilia Parra 81

Area a Sud del tempio dorico (SAS 1 SudOvest; 2011-12) Antonino Facella, Nicola Giaccone 96

Indagini nell’area della ‘Porta Santuario’ (2011-13) Oriana Silia Cannistraci, Riccardo Olivito, Alfonsa Serra 104

Una deposizione votiva arcaica. Note preliminari Vanessa Gagliardi 120

Roca

I rapporti tra l’Italia e l’Egeo nell’età del bronzo e il ruolo di Roca. Alcuni spunti di riflessione Riccardo Guglielmino 131

Un’associazione di reperti ceramici e lignei provenienti da un pozzo basso-medievale Eda Kulja 152

Isola d’Elba

Aithale. Ricerche e scavi all’Isola d’Elba. Produzione siderurgica e territorio insulare nell’antichità Lorella Alderighi, Marco Benvenuti, Franco Cambi, Laura Chiarantini, Caterina X.H. Chiesa, Alessandro Corretti, Andrea Dini, Marco Firmati, Laura Pagliantini, Claudia Principe, Luisa Quaglia, Luisa Zito 169

Abbreviazioni bibliografiche 189

illustrazioni 227

PremessaCarmine Ampolo

Si presenta qui l’ottavo fascicolo delle Notizie degli scavi di Antichità della Scuola Normale Superiore, il quarto che appare nella nuova ve-ste editoriale, come sezione a sé stante degli Annali. Avviando questa Rassegna Archeologica abbiamo inteso rispondere alla finalità di rende-re noti alla comunità scientifica in tempi brevi i risultati delle ricerche del Laboratorio di Scienze dell’Antichità (LSA), frutto dell’unificazione del Laboratorio di Storia, Archeologia e Topografia del Mondo Antico (LSATMA) e del Laboratorio Informatico per le Lingue Antiche (LILA) in una nuova ed unica sede, sita nel Palazzo della Canonica, che si affac-cia a Sud sulla piazza dei Cavalieri.

Come di consueto, le Notizie offrono un quadro delle attività sul ter-reno condotte dal LSA in collaborazione con Soprintendenze, Parchi Archeologici e Università. In queste attività il Laboratorio impegna non solo personale, strutturato e non, ma anche attrezzature di qualità tec-nica tale da garantire gli esiti di documentazione migliori: ad esempio il LSA si è dotato, dal 2011 e 2012, di due droni, velivoli U.A.V. multimo-tore radioguidati, dotati di altimetro, GPS e fotocamera, che ci permet-tono di eseguire riprese e filmati ad alta risoluzione utilizzabili sia per ricerca scientifica avanzata che per una aggiornata ed eloquente divul-gazione dei dati. Nell’apparato illustrativo di queste Notizie se ne pos-sono vedere esempi significativi, che si aggiungono ai molti già editi in precedenza. Quest’anno, i droni sono stati utilizzati, oltre che sugli scavi di Segesta e di Kaulonia, anche ad Entella dove, nell’autunno 2013, sono state effettuate riprese nella città e nel territorio. In particolare, si sono documentati alcuni siti oggetto di prospezione archeologica, in vista del-la ormai imminente pubblicazione della carta archeologica del territorio comunale di Contessa Entellina (figg. 1-4). Nel sito di Entella si è inoltre testata la termocamera a raggi infrarossi Optris PI450 LightWeight, sia sorvolando e riprendendo aree in cui erano già documentate strutture interrate, sia eseguendo riprese dedicate in settori della città antica in

cui la probabilità di resti strutturali antichi era maggiore, sia operando sui maggiori siti messi in luce nel territorio. I filmati – eseguiti dopo il tramonto per sfruttare al meglio il differenziale termico – sono in cor-so di elaborazione nel Laboratorio di Scienze dell’Antichità, con primi risultati senz’altro incoraggianti. Le immagini ricavate sono georeferen-ziabili mediante GPS integrato nel drone. Una selezione di immagini da drone è stata presentata in una mostra presso la Scuola Normale.

Analoghe finalità di ricerca e di corretta divulgazione hanno le ela-borazioni 3D, finalizzate alla ricostruzione ed alla modellazione di ma-teriali archeologici e di complessi monumentali: ne abbiamo già pre-sentate varie nelle precedenti Notizie, altre compaiono in questa sede. Ma il lavoro si estende e si perfeziona ancor più, sempre con la colla-borazione dell’Università di Pisa, che si è ampliata da circa un anno al DREAMSLAB della Scuola Normale (diretto dal Prof. V. Barone). Quest’ultimo sta utilizzando i modelli 3D già sviluppati per applicazio-ni di avanzata tecnologia virtuale particolarmente rilevanti (vd. infra, Introduzione alla sezione dedicata a Segesta).

I siti oggetto delle indagini presentate in questa sede sono Segesta, Kaulonia e Rocavecchia, dove le indagini archeologiche continuano e forniranno ancora materia alle prossime Notizie degli scavi.

Quest’anno abbiamo deciso di dare spazio maggiore a piccoli contri-buti di approfondimento su temi circoscritti, collegati a specifiche ricer-che in corso presso il LSA: temi ‘segestani’ e ‘kauloniati’, ma uno anche di tema ‘entellino’, cioè lo studio di un frammento architettonico arcai-co dall’area pubblica Entella, che molto dice sulla precocità di ricezione di stilemi greci da parte di un centro anellenico della Sicilia occidentale.

Rimando ai singoli rapporti per una illustrazione dei risultati, limi-tandomi a mettere ancora una volta in rilievo il significato storico che hanno assunto le indagini a Segesta: nuovi dati si sono aggiunti ad ar-ricchire la documentazione relativa alla rinascita su scala monumentale dell’agora in età ellenistica, con ulteriori contributi per una conoscenza più ampia delle trasformazioni di età romana e, dopo l’abbandono nel III sec. d.C., della rioccupazione tardo-antica e alto-medievale e di quel-la più sistematica di età sveva. Nel 2012 le indagini si sono concentrate ancora in due settori della imponente stoa ad alae che chiudeva a Nord la grande piazza lastricata, esprimendo con le sue forme e le sue misure toni di ‘teatralità’ e di ‘gigantismo’ di lunga tradizione in Sicilia.

Nuovi dati permettono di apprezzare meglio l’ala Est nella sua arti-colazione, non solo planimetrica e funzionale – ben distinta rispetto a

VIII Carmine Ampolo

quella dell’ala Ovest – ma anche di fasi. Di grande interesse la struttura ad archi individuata già dallo scorso anno al centro del lato lungo della stoa, dove è continuato l’intervento di scavo che ne ha chiarito la fun-zione di sostruzione. Tali archi sono infatti in corrispondenza di lacune o di punti deboli della parete rocciosa, ma dovevano servire anche per sostenere il secondo ordine della stoa. Il muro di fondo celava alla vista un ambulacro di servizio, oltre alle stesse arcate di sostegno.

A Kaulonia, sempre più è leggibile l’articolato tessuto, monumentale e di fasi, in cui si inserisce anche il tempio dorico scoperto da Paolo Orsi nel 1912, che non appare più un monumento isolato quale per quasi un secolo è rimasto fino all’avvio delle nostre ricerche. Le indagini che il Laboratorio conduce in collaborazione con l’Università di Pisa, hanno ormai recuperato per larghe porzioni la fase monumentale in cui l’edificio andò ad inseririrsi nella prima metà del V sec. a.C. Ma tra il 2011 e il 2013 sono stati recuperati alla conoscenza soprattutto dati per-tinenti alle fasi precedenti: l’ ‘area dei cippi’ prossima al tempio è stata prodiga di deposizioni votive, tra cui l’eccezionale gruppo di armi con l’elmo dedicato a Zeus, associato a due schinieri destri, diversi tra loro; e quella più meridionale, a Sud del grande altare, ha restituito la porta alto-arcaica, trasformata in postierla per motivi difensivi e poi sostituita dalla grande ‘Porta Santuario’ della fine del VI sec. a.C.

Quest’anno il patrimonio epigrafico del santuario kauloniate, già ac-cresciuto nel 2011 e nel 2012, si è arricchito nel 2013 in modo signifi-cativo con la scoperta della più lunga iscrizione greca in alfabeto acheo nota dalla Magna Grecia. L’accurato restauro eseguito presso il Museo di Monasterace su un nucleo di frammenti di lamina in bronzo, ha per-messo di riconoscere una lunga dedica metrica del V sec. a.C., stoiche-don, iscritta su una tabella in bronzo larga cm 25; dopo ulteriori analisi di laboratorio, ne sto preparando l’edizione con la collaborazione di un mio allievo perfezionando della Scuola Normale.

La teoria minimalista recentemente formulata da Emma Blake, sec-ondo cui i rapporti tra l’Italia e l’Egeo nel corso dell’età del bronzo sarebbero stati tanto scarsi e discontinui da produrre effetti trascurabili nello sviluppo delle comunità indigene, è il punto di partenza del con-tributo dedicato a Roca. L’insediamento costituirebbe un’eccezione as-soluta, l’unica realtà comparabile con i grandi centri portuali del Medi-terraneo orientale. Ma, piuttosto, la fisionomia di questo centro sembra potersi considerare paradigmatica dell’identità culturale composita che doveva accomunare i principali scali della penisola e delle isole mag-

IX PremessaIX Premessa

giori e che la sua apparente eccezionalità, suggerita dall’abbondanza dei materiali esotici rinvenuti, possa derivare in larga misura dall’ampiezza delle aree indagate. Il modello teorico che sembra attagliarsi meglio alle caratteristiche di questi scali sembra quello della community colony, che presuppone la presenza di un nucleo di immigrati egei integrati nella società indigena con un ruolo non dominante. Occupato per oltre tre millenni, il promontorio di Roca conobbe la sua ultima e importante fase insediativa nel tardo Medioevo, quando vi fu costruita una città per volontà di Gualtieri VI di Brienne, conte di Lecce e duca d’Atene. Ispirata alle bastides francesi, presentava una piazza centrale su cui in-sisteva una chiesa a ridosso della quale venne scavato un pozzo colmo di ceramiche di varia tipologia ed inquadrabili tra il XIV e il XVI sec. d.C.: a questo contesto è dedicato il secondo contributo edito in questa sede.

Mi preme infine ringraziare calorosamente il Direttore della nostra Scuola e gli amici del Servizio Parco Archeologico di Segesta e della So-printendenza BB.CC.AA. di Trapani, insieme a quelli della Soprinten-denza Archeologica della Calabria, i quali ci hanno sempre assicurato il loro supporto, anche in questo momento non facile per le amministra-zioni pubbliche.

Un ricordo particolare va, come sempre, al personale ed ai collabora-tori del Laboratorio, il cui impegno consente di realizzare i progetti di ricerca sia sul terreno che nella nostra nuova sede pisana, fino all’elabo-razione e redazione finale di queste Notizie. Sono inoltre grato, per la consueta disponibilità mai disgiunta da una grande professionalità, alla Redazione degli Annali, che dallo scorso anno (2012) sono stato chia-mato a dirigere, nonché a tutti gli amici delle Edizioni della Normale.

Addendum

Va segnalata la grave situazione causata nel santuario di Kaulonia da violente mareggiate che stanno compromettendo – in assenza di ade-guate opere di protezione – la conservazione di un patrimonio impor-tante, solo in parte indagato dai tempi di P. Orsi alle ricerche in corso (cfr. Parra, Addendum, in questa sede).

X Carmine Ampolo

1. Segesta. Scavi nell’area dell’agora (2012): risultati e prospettive di ricercaCarmine Ampolo, Maria Cecilia Parra

Anche il 2012 ha visto continuare le indagini della Scuola Normale Superiore di Pisa sul rilievo settentrionale del Monte Barbaro a Sege-sta, dove in antico furono realizzati complessi monumentali a carattere pubblico, in particolare l’agora.

Secondo la nuova impostazione definita ormai dal 2002, in piena col-laborazione con la Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali per la Provincia di Trapani e con il Servizio Parco Archeologico di Segesta, tali ricerche sono state condotte con l’obiettivo storico di ricomporre in un tessuto unitario tutti i dati, archeologici, epigrafici e letterari, colle-gando i nuovi ai vecchi: finalità prima, come sempre, quella di giungere a conoscenza dell’intero sviluppo dell’agora ellenistica e degli edifici li-mitrofi, con i suoi ‘precedenti’, le sue variazioni e/o rifunzionalizzazioni di età romana, oltre che il suo riutilizzo in epoca tardoantica e medie-vale (figg. 128 e 5-6)1.

è bene ricordare ancora che grazie a queste indagini in estensione, articolate in settori nodali della piazza e delle terrazze adiacenti e siste-maticamente accompagnate dallo studio dei materiali epigrafici e dalla verifica della documentazione letteraria, la fisionomia di quest’area del-la città antica ha assunto contorni sempre più definiti: tanto che l’ago-ra ellenistica di Segesta – uno degli esempi più monumentali di piazza pubblica ellenistica su terrazze in ambito mediterraneo occidentale – può considerarsi espressione palese di forme architettoniche ‘teatrali’ e di quel ‘gigantismo’ di consolidata tradizione in Sicilia2. Come le agorai

1 Per dati di sintesi e tutta la bibliografia pregressa, vd. Ampolo, Parra 2003, 2004, 2009, 2010, 2011, 2012a, 2012b.

2 Per questi temi cfr. Ampolo, Parra c.d.s. a, Ampolo, Parra c.d.s. b. Da sotto-lineare il fatto che la «culture of theatricality» caratteristica dell’ellenismo siceliota, si

4 Carmine Ampolo, Maria Cecilia Parra

dell’epoca, essa era anche strumento di trasmissione di messaggi di au-torappresentazione civica.

Le indagini hanno visto impegnati sul campo, come di consueto, stu-denti laureati e collaboratori del Laboratorio di Scienze dell’Antichità della Scuola Normale (LSA) e dell’Università di Pisa, coordinati dai re-sponsabili dei vari settori, cui si devono i testi delle relazioni presentate in questa sede. Cesare Cassanelli, tecnico del LSA, ha curato la docu-mentazione grafica con la ormai consolidata professionalità, eseguendo anche le riprese da drone (figg. 5-6) insieme ad Andrea Palla, tecnico della Scuola Normale, esperto pilota di velivoli comandati da remoto. Il velivolo U.A.V. multimotore radioguidato, accessoriato con altimetro, GPS e fotocamera – un drone cioè, di cui si è dotato dal 2011 il LSA – ha permesso la realizzazione di immagini e filmati ad alta risoluzione utilizzabili sia per la restituzione fotogrammetrica delle strutture messe in luce, sia per la fotointerpretazione e le letture complessive di ampie aree interessate dalle indagini ovvero dell’intero contesto sommitale del Monte Barbaro.

è proseguito con esiti sempre più positivi lo sviluppo delle elabora-zioni 3D (figg. 7-8), avviato dal 2009 da Emanuele Taccola – archeologo e tecnico laureato dell’Università di Pisa – finalizzate alla ricostruzio-ne ed alla modellazione fotogrammetrica di materiali archeologici e di complessi monumentali, con scopi non solo di ricerca – quali l’anali-si, il monitoraggio, il restauro virtuale – ma anche divulgative, quali le varie forme di visualizzazione e di realtà virtuale3. Tali elaborazioni sono state messe a disposizione ed utilizzate anche come base docu-mentaria sperimentale presso il DREAMSLAB (acronimo di Dedica-ted Research Environment for Advanced Modeling and Simulations, Laboratorio della Scuola Normale Superiore di Pisa, diretto dal Prof. Vincenzo Barone), che ha adattato i modelli 3D ai propri strumenti tec-nologicamente avanzati e di ultima generazione, il più importante dei quali è il CAVE 3D, un ambiente vituale immersivo e interattivo, in cui l’utente può muoversi liberamente (nel caso specifico, dentro la grande stoa segestana inquadrata nel suo paesaggio) indossando appositi oc-chiali (fig. 9). Inoltre, grazie a stampanti 3D è stato possibile realizzare

espresse già in precedenza in Sicilia secondo una lunga tradizione: vd. Hornblower 2008, p. 12 sgg., ampliando una prospettiva già di A. Chaniotis relativa all’età ellenistica.

3 Cfr. con lett. Taccola 2012.

5 Segesta. Scavi nell’area dell’agora (2012): risultati e prospettive di ricerca

una replica fisica in scala del complesso dell’agora di Segesta inserita in una teca olografica con il rilievo fotogrammetrico e la ricostruzione 3D dell’ala Est (fig. 10).

Il nuovo Servizio del Parco Archeologico di Segesta e la Soprintenden-za di Trapani hanno garantito come sempre la loro piena disponibilità per l’organizzazione e la buona riuscita delle indagini sul campo: siamo grati al Direttore Arch. Sergio Aguglia ed al Soprintendente Arch. Pao-la Misuraca, per averci consentito anche nel 2012 la prosecuzione dei lavori finalizzati alla conoscenza scientifica dell’agora segestana, con gli edifici limitrofi, cercando di dare ad essa il meritato rilievo nel quadro storico, archeologico e monumentale della Sicilia occidentale, e di offri-re nel contempo al numeroso pubblico del Parco segestano un ‘nuovo’ contesto di visita, presentato in forme leggibili.

A questo scopo, oltre agli scavi, sono stati eseguiti anche quest’anno interventi sia di primo restauro integrativo di alcune strutture, sia di sistemazione delle aree; e sono stati installati nuovi pannelli didattici mirati alla comprensibilità più immediata ed alla fruibilità dei risultati dello scavo, soprattutto mediante l’utilizzo di immagini con ricostru-zioni 3D.

L’edizione dei due volumi degli Atti delle VII Giornate Internazionali di Studi sull’Area Elima e la Sicilia Occidentale nel Contesto Mediterra-neo, contenenti i materiali presentati in occasione del Convegno Ago-ra, foro e istituzioni politiche in Sicilia e nel Mediterraneo antico (Erice, 12-15 ottobre 2009)4, è stata ultimata in occasione delle VIII Giornate, organizzate a Pisa dal LSA della Scuola Normale a dicembre 2012. Nel primo di essi, dedicato alle agorai di Sicilia accanto ad analisi di aspet-ti storico-istituzionali dell’agora greca, le relazioni relative al contesto segestano sono redatte da chi scrive e da alcuni collaboratori5: ad esse, oltre che a tutti i resoconti èditi nelle Notizie degli Scavi comunicate dalla Scuola Normale Superiore precedenti a questi, si rimanda per una

4 Il primo volume (Ampolo 2012a) contiene gli Atti del Seminario Internazionale di Studi Agorai di Sicilia, agorai d’Occidente (Pisa, SNS 2008; cfr. anche il pre-print Ampo-lo 2009a) e parte degli Atti delle VII Giornate Internazionali di Studi sull’area elima e la Sicilia occidentale. Il secondo (Ampolo 2012b) presenta una seconda parte degli Atti delle VII Giornate, con Studi, rassegne, ricerche relative alla Sicilia occidentale.

5 Cfr. Ampolo, Parra 2012a; Taccola 2012; Facella, Olivito 2012; Abate, Cannistraci 2012; Angeletti 2012.

6 Carmine Ampolo, Maria Cecilia Parra

analisi aggiornata dell’agora/fòro segestano nella sua articolazione ur-banistica, architettonica e storica6.

Si presentano qui di seguito le relazioni preliminari della campagna 20127, che hanno consentito di raccogliere nuovi dati per una lettura sempre più ampia e sistematica della grande stoa Nord, ormai nota per la maggior parte della sua planimetria e di buona parte dei suoi alzati. Come nel 2011, le indagini si sono concentrate in due settori – l’ala Est e la parte centrale del lato Nord – del monumetale portico a due ordini e con alae, che scandiva a Nord la grande piazza lastricata, con forme e misure dai toni di ‘teatralità’ e di ‘gigantismo’ tipicamente sicelioti di cui si è detto. è notevole il fatto che a Segesta queste caratteristiche si esplicitino in modo particolare all’agora, senza l’intervento di forme di evergetismo di re ellenistici, come in altri casi ben noti.

Sarà utile per il lettore presentare qui una sintesi dell’articolazione della stoa settentrionale, arricchendola con le nuove acquisizioni plani-metriche e strutturali rese possibili dalle indagini del 2012.

Lungo il lato Nord e nell’ala Ovest due navate divise da pilastri ot-tagonali ne scandivano l’interno (fig. 11), mentre l’ala Est presentava una divisione in grandi ambienti, destinati verisimilmente a funzioni diverse, a carattere pubblico (fig. 128): le tracce di arredi lignei com-busti presenti lungo i muri perimetrali di un grande vano angolare di NordEst, unitamente alla tipologia planimetrica e decorativa dell’ampio vano angolare (ambiente I)8, possono essere indizio eloquente di ciò. Lo scavo di quest’anno ha permesso di verificare la presenza, nel portico antistante i vani interni dell’ala, di una pavimentazione realizzata con mattoni quadrati9 (figg. 22, 24), che sembra distinguere questa parte della grande stoa dall’omologa ala occidentale e dal suo lungo brac-cio settentrionale, entrambi pavimentati con solidi battuti di tritume

6 Per una lettura dell’agora di Segesta nel quadro urbanistico della città, si potrà leg-gere a breve il recente contributo presentato da chi scrive in occasione delle VIII Gior-nate: Ampolo, Parra c.d.s. b.

7 In questo testo introduttivo ci limitiamo a cenni essenziali dell’attività svolta, che è presentata sistematicamente nelle relazioni che seguono (A. Facella, R. Olivito; O.S. Cannistraci, M. Perna; A. Abate, D. Erdas, A.C. Infarinato), relative ai due settori del monumentale complesso oggetto dell’indagine di quest’anno; ad esse si rimanda per i contenuti di dettaglio e per la bibliografia di riferimento.

8 Si veda la dettagliata analisi di Abate, Cannistraci in questa sede.9 Cfr. in questa sede il contributo di Cannistraci, Perna.

7 Segesta. Scavi nell’area dell’agora (2012): risultati e prospettive di ricerca

di pietra. Non sono percepibili al momento trasformazioni strutturali che abbiano interessato l’ala Est in età romana – come del resto è sta-to verificato nell’ala Ovest –; anche se i materiali mobili indicano con chiarezza che tutta la stoa continuò ad essere utilizzata in quel periodo, che vide nuove costruzioni e/o rifunzionalizzazioni in altri settori (ba-sti ricordare quello del tempio su podio sul lato Ovest e del macellum prospiciente la ‘piazza di Onasus’ sulla terrazza meridionale esterna all’agora)10 (figg. 19, 25 e 12).

Gli altri ambienti interni della medesima ala sono noti solo da quanto resta sotto i pavimenti e gli alzati di un fortilizio medievale, che riutiliz-zò le strutture antiche in modo sistematico (fig. 12), secondo modalità ben note in tutta l’area dell’agora e degli edifici limitrofi. Sempre più evidente sta risultando che per la realizzazione di quest’ala orientale con dimensioni analoghe (o uguali?) a quelle dell’ala occidentale, si do-vettero realizzare possenti ed impegnative opere di sostruzione che as-sicurassero una buona statica degli elevati in una parte del colle scoscesa e franosa.

è altrettanto chiaro che uno stretto camminamento d’ispezione cor-reva tra il muro di fondo del braccio Nord della stoa e la parete di roccia tagliata ad hoc con potenti sbancamenti al momento della costruzione del grande portico: in prossimità dell’ala Est, ne è palese indicatore uno stretto passaggio, interpretabile come accesso dalla navata interna della stoa a tale stretto ambulacro ‘di servizio’ (figg. 20-1). Ma ancor più elo-quenti sotto questo aspetto sono ormai da considerare le due arcate rin-venute in chiara e compatta connessione di crollo dei conci di arenaria, nel settore di scavo aperto a partire dalla campagna 201111 al centro del lato Nord del grande portico: una struttura di sostruzione dell’ordine superiore della stoa (o di accesso al secondo ordine?) e, al tempo stesso, di contenimento in punti lacunosi e/o poco solidi della parete rocciosa realizzata con lo sbancamento (figg. 16-8). Sembra infatti ipotizzabile che tali arcate non abbiano avuto un andamento continuo lungo tutto il braccio Nord della stoa, ma si limitassero al settore centrale restando comunque celate dal suo muro di fondo.

Possiamo dunque ripetere che la stoa Nord dell’agora di Segesta12

10 Rinviamo solo a Ampolo, Parra 2012b e Facella, Olivito 2012.11 Cfr. Facella, Olivito 2012.12 Per un quadro di dettaglio descrittivo ed interpretativo del complesso si rinvia a

8 Carmine Ampolo, Maria Cecilia Parra

deve considerarsi nel panorama dell’architettura ellenistica siceliota, e non solo, un monumento di grande impegno tecnico e finanziario de-gno di una città dotata di notevoli risorse, in particolare durante il II sec. a.C. Realizzata per chiudere a monte l’agora, essa doveva presentar-si con forme particolarmente scenografiche e ‘teatrali’, che potremmo così riassumere nelle linee portanti (fig. 128):

- due ordini sviluppati in altezza per m 11 ca. (dallo stilobate)13;- una facciata lunga m 80 prospiciente sulla piazza14

- due alae avanzate per m 20 e larghe m 11;- uno sviluppo totale delle volumetrie di oltre m 100, se calcolato all’e-

sterno sul lato Nord;- ingressi articolati, anche dall’esterno, a livello del secondo ordine15;- una splendida pavimentazione della piazza antistante, realizzata con

alta maestria sia nel contorno di monumenti minori (basi, esedre etc.)16, sia nelle canalizzazioni di deflusso delle acque17.

Articolate le forme, ma articolata anche la vita del complesso monu-mentale, che in età tardoellenistica sorge, almeno in parte, sulle rovine e dalle rovine di edifici preesistenti, radicalmente cancellati e rimasti solo in lacerti di non sempre facile lettura. Un’agora che, con alcuni almeno dei suoi edifici, dà vita ad un fòro romano, altrettanto monumentale

Parra 2006; Ampolo, Parra 2009, 2010, 2011, 2012a, 2012b, oltre che a tutte le rela-zioni di scavo edite in NotScASNP.

13 Si vedano tutte le argomentazioni per l’ipotesi ricostruttiva dei due ordini in Aba-te, Cannistraci 2012.

14 Lo sviluppo del lungo fronte di m 80 è calcolato a livello della piazza e raggiunge i m 82 se misurato a livello dello stilobate, tra le due colonne angolari.

15 è da ritenere significativo che l’uno – quello cioè in corrispondenza dell’angolo NordOvest (per cui vd. ad es. Ampolo, Parra 2012a, p. 276) – fosse legato all’asse viario che da Sud, attraverso un criptoportico, conduceva verso il teatro; e che l’altro – quello ubicato lungo il braccio Nord della grande stoa (per cui vd. Ampolo, Parra 2012b, p. 6; Cannistraci, Perna 2012, p. 15) – garantisse l’accesso dalla terrazza su-periore retrostante il primo ordine, quella che nel XII secolo accolse la moschea ma che in antico doveva costituire un’area monumentale di collegamento tra l’agora e la parte acropolica della città sulla sommità del Monte Barbaro. Su questo settore urbano e sul quadro urbanistico segestano più in generale, si veda ora Ampolo, Parra c.d.s. b.

16 Sui quali si veda Angeletti 2012.17 Ai numerosi tratti di canalizzazione già noti dalle indagini pregresse (per cui cfr.

bibliografia citata in nota 1), se ne sono aggiunti altri messi in luce quest’anno dal saggio praticato nell’angolo NordEst della stoa: cfr. Abate, Erdas, Infarinato in questa sede.

9 Segesta. Scavi nell’area dell’agora (2012): risultati e prospettive di ricerca

fino ai decenni iniziali del III sec. d.C. e poi ancora frequentato – forse dopo un periodo di abbandono – in età tardoantica e bizantina, sep-pure con un modesto insediamento18; fino allo sviluppo dell’abitato di età sveva, quando forme e materiali dell’agora/fòro vengono riutilizzate sistematicamente.

è facile comprendere che ricomporre i dati in un quadro unitario è un impegno né di breve periodo, né di facile articolazione: ma i risultati, ogni anno, sono stimolanti come ormai ben mostra quanto del suo svi-luppo storico e monumentale è stato finora letto e capito.

Hanno partecipato alla campagna di scavo 2012 – accanto a C. Ampolo e a M.C. Parra – i responsabili di saggio A. Abate, O.S. Cannistraci, D. Erdas, A. Facella, A.C. Infarinato, R. Olivito, M. Perna, A. Serra; il personale tecnico C. Cassanelli, A. Palla, E. Taccola; gli studenti e laureati della Scuola Normale Superiore e dell’Università di Pisa M. Adamo, M. De Bernardin, C. Dipasquale, R. Di Rosa, V. Guastella, A. Martino, C. Strazzulla, C. Tarantino.

A tutti un grazie caloroso.

18 Tutta la bibliografia relativa a questa fase di vita dell’insediamento, potrà rintrac-ciarsi in Facella, Capelli, Piazza, in questa sede.

Abbreviazioni bibliografiche

AA.VV. 1938: AA.VV., Miniere e ferro dell’Elba dai tempi etruschi ai nostri giorni. Mostra autarchica del minerale italiano, Roma 1938;

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Texte établi, traduit et commenté par H. Zehnaker, Paris 2004.

226 Bibliografia

231 Carmine Ampolo, Maria Cecilia Parra

Segesta. 5. Ripresa da drone dell’area sommitale del Monte Barbaro: in primo piano il settore

orientale dell’agora con il piazzale moderno, in secondo piano la terrazza della moschea e la sommità del colle con il castello normanno-svevo e il teatro ellenistico (C. Cassanelli, A. Palla, 2012). L’immagine permette di cogliere l’articolazione su terrazze altimetricamente distinte del complesso monumentale pubblico della città antica e la sua relazione con gli altri monumenti antichi un tempo distribuiti sulla collina, poi cancellati nelle forme originarie da edifici postantichi.

6. Agora. Ripresa da drone della grande stoa Nord. In alto, la terrazza della moschea (C. Cassanelli, A. Palla, 2012).

232 Carmine Ampolo, Maria Cecilia Parra

Segesta. 7. Ricostruzione 3D

della grande stoa Nord dell’agora, inserita nel modello digitale (DTM) della sommità del Monte Barbaro.

8. Agora. Ricostruzione 3D dell’ala Est della stoa Nord, vista dalla piazza lastricata (E. Taccola, 2012).

233 Carmine Ampolo, Maria Cecilia Parra

9. Cave 3D del DREAMSLAB della Scuola Normale: la ricostruzione dell’agora di Segesta (E. Taccola) è inserita in un ambiente immersivo virtuale e interattivo.

10. Teca olografica realizzata presso il DREAMSLAB della Scuola Normale: all’interno stampa 3D dell’agora con indicazione dell’ala Est e relativi rilievo fotogrammetrico e ricostruzione 3D.

234 Carmine Ampolo, Maria Cecilia Parra

Segesta. 11. Ricostruzione 3D dell’agora vista dall’interno dell’ala Ovest della stoa Nord (E. Taccola, 2012).12. Agora. Veduta da Nord dell’angolo orientale della stoa Nord, con il fortilizio medievale costruito

sull’ala Est.

128. Segesta. Agora. Planimetria generale (C. Cassanelli, 2012).

Finito di stampare nel mese di maggio 2014presso le Industrie Grafiche della Pacini Editore S.p.A.

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