Le sepolture nell’area delle Terme di Traiano, Bullettino della Commissione Archeologica Comunale...

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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma CXI 2010 «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER

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Bullettino della Commissione

Archeologica Comunale

di Roma

CXI

2010

«L’ERMA» di BRETSCHnEIDER

COPYRIGHT © 2011 by «L’ERMA» di BRETSCHnEIDER - ROMAVia Cassiodoro, 19

Curatore redazionale Daniele F. Maras con Iosetta Corda

Periodico: Autorizzazione Tribunale di Roma n. 523 del 24-10-1988

Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma. - n.S. 1(1987/88)- . - Roma : «L’ERMA» di BRETSCHnEIDER, 1989- . - v. ; 29 cm.- Annuale

ISSn 0392-7636

CDD 20. 930.1’05

un volto divino? una nuova proposta di lettura per l’“antefissa” dall’Arce Capitolina di Anna Mura Sommella 7

Gli esemplari di “aes signatum” e aes grave della collezione del Medagliere Capitolino di Maria Cristina Molinari 15

Ostia antica: due nuovi casi di studio nella regio iii 55 di Francesca Regina

The Theater of Pompey in 2009: A new Excavation di James E. Packer, Maria C. Gagliardo, John N. Hopkins 71

Il comprensorio di S. Croce in Gerusalemme: novità topografiche e archeologiche di Mariarosaria Barbera 97

nuovi dati sulle volte in calcestruzzo della Basilica ulpia e del Foro di Traiano di Elisabetta Bianchi, Roberto Meneghini 111

un secondo nucleo di dirham della Collezione Stanzani nei Musei Capitolini di Arianna D’Ottone 141

La ceramica dei contesti bassomedievali e rinascimentali di via del Foro Romano di Paolo Güll et alii 157

SCAVI nELLE TERME DI TRAIAnO SuL COLLE OPPIO (Atti della giornata di studi, Roma, Istituto Archeologico Germanico, 20 ottobre 2005)

Introduzione di Rita Volpe 227

Colle Oppio: scavi e prospettive di Giovanni Caruso 229

Scavi della Soprintendenza Archeologica di Roma nell’angolo sud-orientale delle Terme di Traiano

di Ida Sciortino, Elisabetta Segala 243

Scavi nell’angolo sud-occidentale delle Terme di Traiano di Giovanni Caruso et alii 257

Edifici precedenti le Terme di Traiano di Rita Volpe 283

L’affresco della ‘Città Dipinta’ il restauro conservativo 2004-2005 di Sabina Marchi, Maria Rotondi 301

I materiali del contesto traianeo (saggio m) dallo scavo nell’angolo sud-occidentale di Tommaso Bertoldi 307

Sommario

6 Sommario

Il rivestimento pavimentale dell’esedra sud-occidentale delle Terme di Traiano di Matthias Bruno 311

I laterizi bollati dallo scavo nell’angolo sud-occidentale di Elisabetta Bianchi 321

Le sepolture nell’area delle Terme di Traiano di Francesca Carboni 327

Le sepolture dello scavo nell’angolo sud-occidentale delle Terme di Traiano. Relazione antropologica

di Carla Caldarini, Paola Catalano, Walter Pantano 335

L’immagine delle Terme di Traiano nel Codice Destailleur e in altre vedute d’epoca di Maximilian Schich 339

Visitatori e cercatori rinascimentali sul Colle Oppio di Carla Termini 353

I materiali dei contesti postantichi dallo scavo nell’angolo sud-occidentale di Simona Pannuzi 363

La Polveriera o Salnitrara Camerale di Monica Pontani 367

Bibliografia 375

Tavole 383

Scavi nelle Terme di Traiano sul Colle Oppio

a cura di

Rita VolpeSovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale

Atti della giornata di studi (Roma, Istituto Archeologico Germanico, 20 ottobre 2005)

1 In questo articolo sono state messe a confronto, in particola-re, le zone a valenza funeraria individuate nel corso delle indagini eseguite dalla Sovraintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma, nell’area delle esedre nord-orientale e sud-occidentale, alle quali ho partecipato in qualità di collaboratore archeologo. Le ri-flessioni che qui si presentano sono parte dello studio delle trasfor-mazioni topografiche che hanno interessato il Colle Oppio nel Me-dioevo, argomento del dottorato di ricerca che ho svolto, sotto la direzione di Philippe Pergola, presso l’Université d’Aix-Marseille.

Limitando l’analisi dell’uso sepolcrale del complesso alle fasi di frequentazione immediatamente successive alla fine del funziona-mento delle terme in quanto tali, non si fa di seguito riferimento alle sepolture scoperte all’interno della cisterna delle Sette Sale, in occasione delle ricerche ivi effettuate negli anni 1966-67, datate a epoca ben più recente (cfr. Cozza 1976).

2 L’interpretazione dell’esedra come ninfeo è sostenuta dal-la presenza di nicchie che si aprono lungo la sua parete interna,

alla base di ognuna delle quali si trova un’apertura quadrango-lare. Auspicando la futura possibile ispezione del sistema idrau-lico sottostante, comunicante con il collettore di alimentazione in uscita dalla cisterna delle Sette Sale, che consentirà, forse, di comprendere l’effettiva funzione di questa parte del complesso, si sottolinea, allo stato attuale delle indagini, la mancata presenza di una vasca per la raccolta delle acque, a ridosso della parete interna dell’emiciclo.

3 Per i dati relativi a questo scavo e la descrizione più puntuale della necropoli, si rimanda a Carboni 2003 e Ead. 2007.

4 Lo stato sconvolto delle coperture ha permesso di ipotizzare per una sola delle tombe un rivestimento a cappuccina, mentre le altre dovevano essere sigillate con frammenti laterizi e lapidei di-sposti orizzontalmente.

5 Una sola tomba mostrava una chiara declinazione verso Sud-Ovest, forse a indicare di essere stata realizzata in un tempo diver-so, rispetto a quelle ad essa vicine.

La fortunata circostanza di aver individuato nell’area dello stesso complesso architettonico tre distinti nuclei sepolcrali1, caratterizzati da di-verse tipologie funerarie e collocati in tempi fra loro successivi, ha consentito una lettura “per fasi” del fenomeno delle sepolture in urbe, lad-dove, senza il caposaldo topografico del recinto delle Terme di Traiano cui riferirsi, si sarebbe, per l’ennesima volta, rimasti sorpresi dalla varie-tà dei casi documentati, quanto a localizzazione delle tombe, modalità di concentrazione e diver-sità dei rituali funebri adottati.

Zona antistante l’esedra nord-orientale

L’utilizzo funerario della zona interna al re-cinto delle Terme di Traiano è stato attesta-to nell’area prospiciente l’esedra nord-orien-

tale, tradizionalmente considerata un ninfeo2, dove la Sovraintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma ha svolto delle indagini ne-gli anni 1997-19983 (fig. 1, area a). Qui è sta-to messo in luce un nucleo sepolcrale ben leg-gibile, sebbene coperto da una stratificazione formatasi in seguito allo sconvolgimento del-le coperture e profondamente danneggiato da un’intensa attività di spoliazione rinascimenta-le (fig. 2).

Sulla base dei resti superstiti, le sepolture, sca-vate in numero di 13, sono tutte fosse terragne4, caratterizzate da un comune orientamento Nord-Ovest/Sud-Est, parallelo alla fronte dell’esedra5 e dall’univoca direzione di giacitura degli inu-mati, tutti deposti con il capo ad Ovest.

Vi sono diversi indizi relativi ad un utilizzo in-tensivo del sepolcreto, non eccessivamente limi-tato nel tempo, e che connotano il carattere fa-

Le sepolture nell’area delle Terme di Traiano

328 Francesca Carboni

6 Una tomba a cappuccina contenente due diverse deposizioni, entrambe relative a bambini, una delle quali già rimaneggiata in antico, risulta aver tagliato una sepoltura precedente. Di questa era stata conservata solo un’estremità, sul fondo della quale si trova-va un mucchietto di ossa, sistemate in seconda giacitura. Un’altra tomba presenta, invece, una fossa di larghezza doppia, rispetto alla sepoltura ivi messa in luce, a ridosso di uno dei suoi margini, come se essa fosse stata apprestata per poter contenere due deposizioni affiancate, una delle quali mai collocata.

7 Per l’identificazione e la catalogazione delle monete cfr. il testo di E. Spagnoli in Carboni 2003; esse sono state rinvenute fra la ter-ra che costituiva il riempimento delle fosse, in posizione più volte connessa con il cranio dell’inumato. Per questo parrebbero inter-

pretarsi, più che come elementi di corredo, come offerta rituale, epigono dell’ “obolo viatico”. Per la problematica del rinvenimen-to di monete nell’ambito di necropoli altomedievali cfr. Giuntella 1998, p. 83, con bibliografia precedente.

8 La ricorrente presenza di chiodi nelle tombe può essere attribu-ita ad una cassa lignea ma sembra, nella maggior parte, aver avuto funzione apotropaica. Cfr. Cantilena 2010. I metalli, in tal senso le monete, ma anche i chiodi, avrebbero prerogative magiche.

9 Due soli oggetti rinvenuti, un orecchino in argento e l’estremi-tà di una spatolina bronzea, sono interpretabili come elementi di ornamento personale, ed erano verosimilmente associati a depo-sizioni femminili. Per la distinzione fra corredo rituale e corredo personale cfr. Gastaldo 1998, p. 25.

In base al dato numismatico, la collocazio-ne cronologica della necropoli è condizionata, come termini post quem, dalla monete di Mar-ciano (450-457 d.C.) e di Valentiniano iii (430-437 d.C.), trovate in due tombe. Gli scarsi dati desumibili dal materiale ceramico rinvenuto nel-la terra di riempimento delle fosse, si riferiscono

miliare di alcune delle tombe scavate6, nonché il riconoscimento di una ritualità comune applica-ta nelle varie sepolture, quest’ultima sostenuta dal rinvenimento di numerali bronzei in quasi la metà delle tombe individuate7, dalla scoperta di chiodi deposti all’interno di esse8 e dalla presen-za di sporadici elementi di corredo personale9.

1. Localizzazione delle tombe rinvenute nell’area delle Terme di Traiano.

Le sepolture nell’area delle Terme di Traiano 329

10 Per l’analisi antropologica dei resti scheletrici rinvenuti nelle due tombe cfr. qui il testo di C. Calderini, P. Catalano e W. Pantano.

11 Sulla base della copiosa documentazione epigrafica a disposi-zione, si è a conoscenza di disposizioni tendenti a limitare l’uso del-le tombe. In molte di esse si evince il desiderio di essere riuniti con

la propria famiglia nella morte. Questo si lasciava scritto nel testa-mento. Le fonti giuridiche asseriscono che il titolare del ius sepulcri è libero di far entrare nella sepoltura chi vuole ed è lui che deve sta-bilire il tipo di successione per la tomba, se familiare o ereditaria. Cfr. de Visscher 1993, pp. 93-123 e Lazzarini 1997, pp. 83-97.

(fig. 1, area b, tombe 1 e 2), entrambe ricavate entro gli interri tardo antichi, databili nell’ambi-to del vi secolo, che ricoprivano l’estradosso del-la volta della galleria, già spoliato dell’originario rivestimento pavimentale.

La prima di esse (fig. 3), del tipo a fossa con pareti rinforzate da tegole disposte di taglio, era addossata al setto in opera laterizia che chiude la fronte dell’esedra, verso Nord. Questa si pre-sentava tagliata da un cunicolo di spoliazione e conservata solo limitatamente alla sua porzione settentrionale. La copertura, pure sconvolta, era realizzata con frammenti di lastre marmoree.

All’interno della tomba sono stati rinvenuti re-sti scheletrici10 non in connessione, attribuibili ad almeno 8 bambini, di età compresa fra gli 1 e gli 8 anni. Gli esami finora effettuati non hanno permesso di appurare se esistessero, fra gli inu-mati, vincoli di parentela, che sembrano tuttavia suggeriti dalla riunione intenzionale dei piccoli individui in un solo sepolcro11. Le ossa appaio-no, infatti, collocate in modo volontario, così da

a frammenti di ciotole in sigillata africana, tipo Hayes 84.

In considerazione di questi elementi e del dato stratigrafico secondo il quale l’impianto del se-polcreto sarebbe pressoché contemporaneo (o im-mediatamente successivo) alla messa fuori uso del collettore di alimentazione delle terme provenien-te dalla vicina cisterna delle Sette Sale, esso sem-bra potersi datare in un periodo di poco anteriore alla fine del v secolo, mentre appare non più utiliz-zato già entro la prima metà del secolo seguente.

L’area funeraria in sé indica una modifica nella destinazione d’uso e probabilmente della condi-zione giuridica di almeno questa parte del com-plesso, per la quale diviene lecito dubitare circa il persistere del carattere pubblico.

Zona dell’esedra sud-occidentale

Nel corso dello scavo nell’area dell’esedra sud-occidentale sono state individuate due sepolture

2. Terme di Traiano, esedra nord-orientale. Pianta delle sepolture individuate (a).

330 Francesca Carboni

12 La sepoltura individuata rientrerebbe nell’ambito delle true secondary burials, se interpretata come il risultato di una re-inuma-zione di ossa che, trasferite da altro contesto funerario, sono state ricomposte in una nuova tomba. Cfr. Duday 2009.

13 La fi bbia, rinvenuta priva dell’ardiglione, è una variante del tipo Siracusa, ampiamente diff uso in tutto il Mediterraneo, pre-sente in molti corredi longobardi italiani e attestato fra i materiali prodotti dall’offi cina romana che doveva far capo al monastero di S. Lorenzo in Pallacinis, rinvenuti nel deposito di vii secolo dell’e-sedra della Crypta Balbi. Cfr. Ricci 1997, fi g. 2, 8 e Arena et al. 2001, pp. 375-376, in particolare n. ii.4.608.

14 Recipienti simili, comuni nell’uso domestico, costituiscono il cor-redo tipico di tombe attestate a Roma nel periodo in esame, general-mente associati a sepolture infantili e localizzati in prossimità del capo degli inumati. Il bicchiere in questione trova un confronto puntuale con un esemplare proveniente dal Foro di Nerva (Arena et al. 2001, p. 572, n. v.3.7) e con quello associato alla cappuccina addossata alla parete esterna dell’esedra nord-orientale delle Terme di Traiano (cfr. Carboni 2003, p. 79, fi g. 18 e Carboni 2007, p. 415, fi g. 5 v. infra). Il riconoscimento della presenza peculiare di analoghi contenitori vitrei o fi ttili in sepolture intramuranee di età tardontica è stato per primo analizzato in Meneghini–Santangeli Valenzani 1994, pp. 321-337.

La seconda tomba (fi g. 6) era, invece, una se-poltura singola, a fossa, foderata da una sorta di cassone, realizzato con laterizi, scapoli lapidei e lacerti pavimentali in cocciopesto e mosaico, ac-costati senza alcun legante. Orientata in direzione Nord/Sud, essa si presentava priva di copertura e conteneva lo scheletro di un individuo di sesso

ridurre in un’unica sepoltura più antiche deposi-zioni, probabilmente distinte in origine12.

Assieme all’ossame disarticolato deposto in se-conda giacitura, sono stati messi in luce una pic-cola fi bbia bronzea13, del tipo a placca fi ssa (fi g. 4), e un’olletta globulare monoansata in cerami-ca comune14 (fi g. 5).

3. Tomba messa in luce a ridosso della fronte dell’esedra sud-oc-cidentale (t. 1, b).

4. Fibbia rinvenuta nella tomba 1, b.

5. Olletta monoansata rinvenuta nella tomba 1, b. 6. Pianta della sepoltura individuata nell’area del portico antistante l’esedra sud-occidentale (t. 2, b).

Le sepolture nell’area delle Terme di Traiano 331

15 Buchi di palo interpretati come sedi di segnacoli lignei sono stati individuati in corrispondenza di alcune tombe terragne di età longobarda rinvenute in territorio veronese, cfr. De Marchi–Ma-riotti–Miazzo 2004, pp. 114-119, mentre nell’ambito della necro-poli tardo antica di Mirabella Eclano (AV) è stata messa in luce una sepoltura singola agli angoli della quale quattro buche di palo defi-nivano uno spazio quadrangolare forse provvisto di una recinzione deperibile, cfr. Lo Pilato 2005, p. 152, fig. 5.

16 Nel corso delle indagini condotte dalla Soprintendenza Ar-cheologica di Roma a partire dall’ultimo trentennio del secolo scorso, sono state in quest’area messe in luce delle sepolture isolate datate genericamente al vi secolo. In attesa di un’edizione puntua-le dei dati che riguardano, in particolare, quelle più recentemente

rinvenute, delle quali si fa menzione nel contributo di I. Sciortino ed E. Segala in questa sede, le notizie finora disponibili testimo-niano, comunque, un uso sepolcrale anche della zona Sud-Est del complesso termale, in un’epoca pressoché contemporanea a quella documentata nell’area dell’opposto emiciclo.

17 Cfr. supra, nota 12.18 Cfr. Nencini 2002. Il corredo associato ai resti ossei è costi-

tuito da un ago crinale, che suggerirebbe il sesso femminile dell’i-numato, e da una piccola olla. Entrambi i manufatti non sono ul-teriormente descritti.

19 Per la zona dell’Oppio si ricorda la necropoli di vi secolo messa in luce all’interno della Porticus Liviae, per la quale si veda Mar-celli 1989 e Panella 2001a.

Sembra significativo, inoltre, il rinvenimen-to avvenuto, in corrispondenza di via Mecenate, nel 2002, in occasione di uno scavo preventivo, di una tomba alla cappuccina abbastanza ben con-servata, disposta secondo lo stesso orientamento delle precedenti, relativa alla deposizione di una bambina, anch’ella sepolta con oggetti di corre-do18. Quest’ultima testimonianza potrebbe, infat-ti, far ipotizzare una notevole estensione dell’area esterna al vertice nord-orientale delle Terme di Traiano allora utilizzata a scopo sepolcrale (fig. 7), caratterizzata da tombe accomunate da un univoco orientamento, da una medesima tipolo-gia e dall’applicazione dello stesso rituale fune-rario.

Conclusioni

Sulla base delle testimonianze finora presentate, si possono avanzare delle considerazioni riguardo al carattere e all’evoluzione dell’utilizzo funerario di alcune zone comprese nel recinto delle Ter-me di Traiano e ad esso immediatamente pros-sime, riconoscendo in quello qui individuato un aspetto del fenomeno, documentato a partire dal v secolo, che vide il diffondersi di sepolture in modo capillare all’interno delle mura urbane, di preferenza entro organismi architettonici pubbli-ci provvisti di ben definiti limiti spaziali19, fra i

maschile, di età compresa fra i 40 e i 45 anni, de-posto in decubito dorsale, con il capo verso Sud, gli arti inferiori distesi, quelli superiori disposti con le mani incrociate sopra il pube.

Due buche circolari, entrambe del diametro di cm 30 circa, sono state rinvenute, in posizione simmetrica, ai due lati del margine meridionale della fossa, in prossimità del cranio dell’inumato. Data la localizzazione e il limite, abbastanza ben definito, di questi incavi, si può ipotizzare che essi ospitassero degli elementi verticali, aventi, forse, funzione di segnacolo15 o, qualora essi fos-sero gli unici supersiti, costituenti una sorta di recinzione, allestita attorno alla fossa.

Zona esterna all’esedra nord-orientale

Le tombe finora descritte confermano l’uso fu-nerario della zona interna, a ridosso del recinto delle Terme di Traiano, in seguito alla defunzio-nalizzazione dell’edificio pubblico.

Tale utilizzo, da ultimo documentato pure nel settore sud-orientale del complesso (fig. 1, area c1)16, è stato accertato anche per l’area subito a ridosso della parete esterna dell’emiciclo nord-orientale (fig. 1, area d), interessata, negli anni 1997-1998, dalla stessa indagine condotta nel-la striscia di terra prospiciente la sua fronte (v. supra). Qui sono state messe in luce due tombe, non sconvolte in antico, databili al vi-vii secolo (fig. 7). Si tratta di una cappuccina e di un’emi-cappuccina ad essa addossata, ospitanti un bam-bino e un adulto, entrambi deposti con oggetti di corredo. All’altezza della clavicola destra dell’in-dividuo adulto è stato rinvenuto un vago di col-lana in pasta vitrea e, nei pressi, una moneta bronzea, mentre in connessione con lo scheletro di fanciullo è stato trovato un bicchiere monoan-sato in ceramica comune, alloggiato in uno scas-so quadrangolare appositamente praticato entro la parete laterizia dell’esedra, subito a Nord del capo del defunto17.

La sovrapposizione fra queste due tombe e la probabile identificazione del fondo di un’al-tra, ad esse affiancata, suggeriscono una notevole concentrazione di sepolture in questo spazio.

7. Foto delle tombe messe in luce a ridosso della parete esterna dell’esedra nord-orientale.

332 Francesca Carboni

20 Nell’area delle Terme di Caracalla sono state rinvenute nu-merose tombe all’inizio del secolo scorso ed una estesa necropoli, datata al vi-vii secolo, è stata ivi scavata nel 1983; nell’ultimo tren-tennio del 1800, nell’area delle terme di Diocleziano è stata indi-viduata una sepoltura isolata e, nell’ambito dello stesso complesso, o immediatamente a ridosso di esso, sono state scavate un nume-ro imprecisato di tombe. Cfr. Meneghini–Santangeli Valenzani 2004, pp. 103-115, con le referenze bibliografiche relative ai siti summenzionati, catalogati dagli autori ai nn. 83, 17, 70.

21 Tale dato, accertato in occasione degli scavi svolti nel 1997-98, conferma le indagini effettuate da de Fine Licht nel 1981-83 (De Fine Licht 1983 e De Fine Licht 1990, pp. 49-84) ed è stato definitivamen-te comprovato dalle ultime ricerche eseguite fra il 2003 e il 2006 dalla Sovraintendenza per i Beni Culturali del Comune di Roma, nell’am-bito dell’esedra Sud-Ovest, e da quelle svolte dalla Soprintendenza Archeologica di Roma nel 2000-2003 (v. i contributi in questa sede).

22 Se già nell’ambito del v secolo, venne spoliato anche il pavi-mento del portico antistante l’esedra sud-occidentale, il tessella-to pavimentale dell’emiciclo più prossimo alla cisterna delle Sette Sale, così come il lastricato marmoreo di quello Sud-Ovest venne-ro divelti solo all’inizio del secolo seguente, nel corso del quale si verificò anche la spoliazione delle colonne del portico Sud-Ovest. Cfr. Carboni 2003, pp. 78-79, e il contributo sugli scavi nell’ango-lo sud-occidentale delle Terme di Traiano, in questa sede.

23 CIL, vi, 1670, cfr. Scharf 1992.24 Al momento dell’indagine archeologica, l’estensione della ne-

cropoli è stata accertata almeno per una striscia lunga sette metri, oltre il limite orientale del saggio di scavo aperto.

25 Due distinti nuclei di sepolture, ascrivibili al v secolo, costi-tuiscono la più antica fase di occupazione di tipo funerario del-la Valle del Colosseo. Entrambi presentano evidenti caratteri di mancanza di programmazione nella disposizione delle tombe. Cfr. Rea 1993.

26 Meneghini–Santangeli Valenzani 1993, pp. 89-111; Id. 1995, p. 287; Id. 2004. Nel recente convegno 410 A.D. The sack of Rome (Roma 2010), R. Meneghini ha presentato un’interessante analisi della portata delle epidemie succedute al sacco di Alarico, in relazione alla comparsa delle sepolture urbane a Roma.

27 Pur senza riuscire a risolvere la questione, si comprende che il primo problema da affrontare è quello concernente la proprietà dell’area trasformata in necropoli. Un passo del De Legibus di Ci-cerone ci insegna che il suolo pubblico di Roma non poteva esse-re vincolato dalle norme della religio privata, cioè che la presenza di tombe non era sufficiente, in sé, a renderlo religiosus (Cic., De leg., 46-57). Questa impossibilità fu formulata e sanzionata da un decreto dei pontefici, in virtù di un principio che ribadiva la neces-sità di essere proprietari del suolo per costituire un locus religiosus. Sembra cioè, sulla base della giurisprudenza classica, che la sola condizione giuridica posta per la creazione di un sepolcro sia data dal legittimo possesso del terreno destinato a tale scopo. (cfr. Te-sta 1990, pp. 77-78; Ducos 1995, pp. 135-144). E questo carattere privato della tomba si mantenne sempre, anche dopo la diffusione del cristianesimo.

28 Cfr. Meneghini–Santangeli Valenzani 1995, pp. 278-279. 29 Martorelli 1993. Sulla base del dato epigrafico, la tomba si col-

loca nell’ambito del vi secolo. Cfr. da ultima Rea 2002, pp. 121-125.

comune ritualità funeraria, occupò l’area dell’e-sedra nord-orientale del recinto (area a).

Questo spazio a destinazione sepolcrale, in quanto luogo organizzato e gestito, si presenta, invero, con caratteri anomali, rispetto alle poche sepolture accertate a Roma nell’ambito del v se-colo, connotate, anche nel caso degli aggregati più consistenti, da una certa sporadicità nella di-slocazione e da un’evidente mancanza di pianifi-cazione25, e per questo considerate il prodotto di una situazione critica, quale gli assedi dei Goti di Alarico del 408-41026.

Sulla base dei dati disponibili, è impossibile definire con esattezza lo status delle tombe qui messe in luce27. La disposizione delle sepolture ed alcune caratteristiche ivi individuate sembra-no suggerire una qualche forma di controllo nel-la definizione della necropoli.

Non sapendo attribuire all’autorità civile un tale ruolo, si riprende l’ipotesi formulata da Ro-berto Meneghini a proposito del più tardo cimi-tero individuato nel settore settentrionale della valle del Colosseo28, dove la straordinaria circo-stanza del rinvenimento dell’epigrafe sepolcrale della piccola Gemmula29, in cui si riporta la di-chiarazione di proprietà della tomba da parte dei genitori della defunta, ha indotto a considerare che l’area sepolcrale fosse organizzata e gestita da qualcuno che avesse diritto di venderne i loci. Nel caso della zona adiacente al Colosseo, si è pensato al possesso, da parte della chiesa, di una porzione della piazza e del portico che la delimi-tava verso Nord, in un’epoca in cui nell’Anfitea-tro, divenuto una cava di materiale edilizio, non si celebravano più ludi.

quali, appunto, i grandi complessi termali impe-riali20, e spesso, come nel nostro caso, in modo apparentemente indipendente dalla presenza di edifici ecclesiastici.

Innanzi tutto, si osserva come il nucleo se-polcrale più antico rinvenuto, quello all’angolo nord-orientale del complesso, sia stato installa-to in concomitanza con la messa fuori servizio dell’impianto termale, verificatasi ancora entro il v secolo, quando fu reso inutilizzabile il colletto-re di alimentazione delle terme proveniente dalla vicina cisterna delle Sette Sale21.

All’interruzione del sistema di approvvigiona-mento idrico è succeduta un’attività di spoliazio-ne quanto meno di alcune parti del complesso (riscontrata, per esempio, nella galleria dei servi-zi summenzionata), che sembra non aver riguar-dato, ancora, gli elementi decorativi e architetto-nici delle terme, nella loro totalità22.

Sebbene il dato ceramico, ovvero lo studio dei materiali rinvenuti entro il riempimento del con-dotto di alimentazione, sembrerebbe orientare la collocazione cronologica della sua formazione proprio alla metà del v secolo, valutando anche la testimonianza epigrafica che ricorda la dispo-sizione di statue nelle terme di Traiano ad ope-ra del prefetto urbano in carica nel 467 d.C.23, la defunzionalizzazione del complesso termale può ritenersi avvenuta in un tempo subito posteriore a questa data. E in un momento pressoché con-temporaneo una vera e propria necropoli, di si-curo più ampia della piccola area indagata24, ca-ratterizzata da una certa organizzazione nella di-sposizione delle tombe, da un utilizzo intensivo dello spazio disponibile, dall’applicazione di una

Le sepolture nell’area delle Terme di Traiano 333

30 Per fare un paragone fuori da Roma, a Verona la presenza di se-polture urbane è attestata da numerosi ritrovamenti di inumazioni iso-late di età longobarda effettuati in “aree di proprietà pubblica”; la loro presenza, dunque, non sembra attribuibile all’abbandono di alcuni settori della città, quanto piuttosto ad un recupero a fini cimiteriali di aree che, proprio per il loro carattere pubblico, erano rimaste esenti da un precedente sviluppo dell’edilizia privata (cfr. La Rocca 1985 e La Rocca 1986). Stesso fenomeno è riscontrabile a Brescia dove, pure, sembrerebbe essere stata la disponibilità di suolo pubblico, facilmen-

te accessibile a determinati gruppi sociali, a consentire l’installarsi di cimiteri in area urbana (v. Brogiolo–Cuni 1988 e Brogiolo 1997).

31 Riguardo ad una lettura del fenomeno delle sepolture in urbe nel v e vi secolo, come sfruttato dall’autorità ecclesiastica per gua-dagnare gradualmente potere su ampie fasce del paesaggio cittadi-no cfr. Costambeys 2001.

32 Sul procedimento di occupazione da parte della Chiesa di spa-zi pubblici a fini edificativi, cfr. Hillmer 2002.

Non sono chiaribili i passaggi giuridici di que-sto fenomeno32: o la Chiesa si appropriò in qual-che modo di parte di questo complesso, o esso passò alla chiesa tramite un trasferimento legit-timato. In ogni caso, sia che fosse trasferito o fat-to oggetto di un’appropriazione, esso finì nelle mani di quelli che meglio erano in grado di eser-citarvi un controllo quotidiano31.

Nel quadro topografico di riferimento, sembra verosimile che la proprietà del terreno e la ge-stione di esso fossero esercitate da membri del clero afferenti ai vicini tituli di Equitio e Silve-

Nel nostro caso, possiamo ritenere che una pre-coce disponibilità di terreno già di proprietà de-maniale30 favorì l’installarsi di un cimitero in un settore angolare del complesso balneare. Quest’a-rea, in particolare, aveva le caratteristiche di es-sere limitata da un grande emiciclo e da parte del muro di recinzione e di essere facilmente accessi-bile, perche prossima all’ingresso principale del-le terme, le quali, verosimilmente, continuavano a mantenere, verso l’esterno, un prospetto archi-tettonicamente intatto, a salvaguardia del decoro del paesaggio urbano circostante.

8. Localizzazione delle spazi sepolcrali individuati nell’area delle Terme di Traiano, nell’ambito della topografia circostante.

334 Francesca Carboni

33 Per le problematiche relative alla localizzazione di questi tituli, comunque prossima o corrispondente alla successiva basilica di S. Martino ai Monti, e alla loro definizione come distinti o coinciden-ti, con due diverse titolazioni, vedi Serra 1999 e Accorsi 2002, con bibliografia precedente.

34 LP, i, p. 262.35 Cfr. Carboni 2007.36 Non è stata individuata, in questa parte dell’organismo ar-

chitettonico, una fase di occupazione posteriore alla prima metà del vi secolo, diversamente da quanto avviene, per esempio nell’a-rea dell’emiciclo sud-occidentale. Cfr. relazione generale, in que-sta sede.

37 Particolarmente interessante, in quest’area, è il rinvenimento della cappuccina all’interno della iii galleria traianea, che, essendo coeva all’impianto della limitrofa cisterna, è un’ulteriore testimo-nianza dell’uso di seppellire presso i luoghi dove si abitava. Cfr. il testo di I. Sciortino ed E. Segala in questa sede.

38 Occorre, tuttavia, ricordare che la tomba 1-b, rinvenuta nella zona prospiciente l’esedra sud-occidentale, potrebbe essere il ri-sultato della riduzione di diverse sepolture infantili facenti parte di un più esteso nucleo sepolcrale, verosimilmente localizzato nelle vicinanze, e che la tomba 2-b, pur se assolutamente semplice quan-to a tipologia, e del tutto priva di corredo, poteva tuttavia avere un particolare prestigio, a motivo dei pali lignei posti a segnacolo o a recinto, che la caratterizzano.

39 Si ricorda, in particolare, il rinvenimento, a pochi metri di di-stanza dalla tomba 2, nell’area b, di un piccolo vano quadrangolare dalla probabile funzione abitativa, attribuibile alla stessa fase cro-nologica della sepoltura, nonché quello di coeve strutture in bloc-chi di tufo e laterizi di reimpiego, nei settori i e ii (v. contributo di Caruso et al. in questa sede).

40 Già dall’inizio del v secolo sono documentati, a Roma e Geru-salemme, casi di occupazioni di edifici pubblici in disuso da parte di privati, autorizzate da costituzioni imperiali (Cod. Theod., xv, i, 46, 50, 51, 52). Stando alle Variae di Cassiodoro, tale fenomeno si incrementa in età teodoriciana, quando l’occupazione poteva av-venire tramite concessione ufficiale da parte del sovrano, riservata questa solo ai cittadini altolocati (Cassiod., Var., iv, 29, 30), oppure con occupazione abusiva. Per la trattazione di questa problemati-ca nell’ambito della valle del Colosseo, cfr. Rea 2002, pp. 137-139.

41 Tale funzione di controllo può essere stata svolta da una “ge-stione attenta del degrado urbano”, che per la Roma del vii secolo è stata di recente ricondotta alla persistenza di una amministrazione pubblica rappresentata dagli iudices inviati dall’esarca di Ravenna “ad disponendam civitatem”(cfr. Delogu 2000, pp. 93-94).

42 Si riferisce, come nel caso dell’area A, anche quest’ultimo ci-mitero all’ambito di competenza del vicino edificio ecclesiastico, in un’epoca in cui l’uso di seppellire entro la città comincia a soppian-tare la radicata pratica delle inumazioni suburbane. Cfr. Fiocchi Nicolai 2001, pp. 134-137 e Fiocchi Nicolai 2003.

Dai dati di cui disponiamo, parrebbe invece di leggere una più “regolarizzata”, anche se ormai totalmente diversa, destinazione d’uso degli spa-zi all’interno e a ridosso del nostro complesso, nell’epoca seguente.

Dall’inizio del vii secolo, infatti, sembra che una qualche forma di autorità centrale41, occu-pandosi dello smaltimento dei rifiuti cittadini, deputi a questo scopo l’emiciclo sud-occidenta-le, la cui originaria funzione era quella di archi-vio o biblioteca, mentre, grossomodo negli stessi anni, un’unica gestione organizzatrice42 si preoc-cupava di sistemare una vasta area cimiteriale, addossando le tombe a cappuccina dei membri di una comunità, sepolta seguendo un unico ri-tuale, direttamente alle pareti esterne del recinto perimetrale delle terme (area c1), senza mostrare ormai la benché minima attenzione al manteni-mento, anche solo esteriore, della funzione mo-numentale dell’organismo architettonico.

Evidentemente, il definitivo abbandono del complesso e la ormai avviata ruralizzazione dello spazio urbano avevano fatto venir meno la neces-sità di “contenere” entro uno spazio chiuso, e ap-partato rispetto alla viabilità ordinaria, le sepol-ture, collocate anche fra gli edifici del quartiere che si estendeva a Nord delle terme.

Alcune di queste tombe, mai profanate in an-tico, sono giunte fino ai nostri tempi sotto uno strato di rifiuti accumulatisi nel corso del vii se-colo, che ha costituito, con la sua matrice organi-ca, la base favorevole alla trasformazione di que-sta parte del Colle Oppio in quell’area occupata da orti e vigne che le fonti iconografiche, a parti-re dal Rinascimento, descrivono così fedelmente.

Francesca Carboni

stro, di fondazione costantiniana33, nell’area dei quali papa Simmaco (498-514) edificò la basilica sanctorum Silvestri et Martini34.

Per ciò che concerne, poi, l’obliterazione defi-nitiva di questo nucleo sepolcrale antistante l’e-sedra nord-orientale delle terme, essa pare effet-tivamente imputabile ad un’attività radicale di bonifica, che si colloca, su base stratigrafica, en-tro la prima metà del vi secolo35 e che testimo-nia, almeno in questa zona delle terme, l’effetti-vo momento di abbandono36.

Dopo questa data si assiste ad una completa e radicale spoliazione dell’edificio termale e all’oc-cupazione generalizzata delle sue varie parti, meglio testimoniata nell’area dell’esedra sud-oc-cidentale.

In tale nuovo contesto si inquadrano, infatti, le sepolture a più riprese individuate all’angolo sud-orientale del complesso (area d)37 e le due tombe rinvenute nell’area opposta (area b), al di sopra dell’estradosso del cd. criptoportico sot-tostante il lato occidentale delle terme, comple-tamente privato della sua originaria pavimen-tazione, ma già rivestito di nuovi battuti di cal-pestio.

Queste due sepolture, datate al pieno vi secolo, sembrano connotate dall’essere disposte in modo piuttosto occasionale, distinte per differenti ti-pologie sepolcrali, ciascuna isolata dall’altra38, collocate in uno spazio contemporaneamen-te destinato ad altri usi39, a stretto contatto con il “mondo dei vivi”. Per questi motivi, la loro localizzazione parrebbe piuttosto interpretabile come dovuta a scelte di tipo individuale o fami-liare, le stesse che caratterizzano la contempora-nea occupazione, apparentemente “spontanea”, e forse abusiva, di questa parte delle terme40.

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