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209 A. Chavarria Arnau, F. Giacomello: Riflessioni sul raporto... RIFLESSIONI SUL RAPPORTO TRA SEPOLTURE E CATTEDRALI NELLÕALTO MEDIOEVO Alexandra Chavarria Arnau, Federico Giacomello 1. SEPOLTURE INTRAURBANE E CHIESE TRA TARDOANTICO E ALTOMEDIOEVO * Nell’ultima decade la ricerca più recente sulla città tardoantica e altomedievale ha chiarito il significato del fenomeno delle sepolture intraurbane come uno di quei processi di “suburbizzazione” caratteristici delle città postclassiche e che portò alla penetrazione all’interno delle città di tutta una serie di funzioni (dalle attività artigianali a quelle agricole, all’uso appunto funerario dello spazio) che fino al V secolo erano proprie delle aree suburbane 2 . Dall’analisi della documentazione archeologica oggi pare scartata l’ipotesi tradizionale che legava l’ingresso delle sepolture in città alla sola presenza di chiese tardoantiche. Molti cristiani continuarono ad usare le aree funerarie tradi- zionali collocate nel suburbio che vennero potenziate con la costruzione di basiliche funerarie e martiriali. A conferma di ciò, sta principalmente il fatto che nella stragrande mag- gioranza dei casi che conosciamo, sia in Italia sia in altre province come Gallia o Hispania, i vescovi scelsero questi edifici suburbani spesso legati alla memoria di un santo come luogo per la propria sepoltura. Ci sono alcune eccezioni che bisogna analizzare caso per caso, tenendo sempre conto che l’antico divieto di seppel- lire nelle città raccolto nelle leggi delle XII tavole: Homine mortuum in urbe ne sepelito neve urito, si riferisce alla urbs intesa come spazio sacro delimitato dal pomerium, che è diverso dallo spazio esterno dedicato alle attività militari 3 . Il divieto si mantiene nella legislazione tardoantica e viene ribadito in testi di carattere ecclesiastico ancora nella metà del VI secolo in aree periferiche come la Galizia o il nord della Gallia 4 . Nello studio delle sepolture intraurbane bisogna dif- ferenziare poi due aspetti ben diversi: 1. da una parte sepolture sparse o in piccoli cimiteri intra urbe, 2. dall’altra sepolture in rapporto a chiese che, a loro volta, possiamo suddividere in: a) chiese titolari, monastiche, private; c) chiese cattedrali. La diffusione delle sepolture isolate o in piccoli gruppi sparsi per la città senza rapporto con le chiese pare, dai casi ben analizzati (Roma-Brescia-Cividale fon- damentalmente), esser stato un processo molto graduale e che, salvo situazioni contingenti (sacco di Roma del 410, guerra greco-gotica), si sia verificato soprattutto dalla fine del VI secolo in poi. Per quello che riguarda le sepolture in chiese urbane (cattedrali o meno) i dati archeologici sono molto frammentari 5 . In questo lavoro analizzeremo un aspetto limitato del fenomeno, cioè le sepolture nelle cattedrali, provando a capire soprattutto: 1) a partire da quale momento questi complessi cominciarono ad essere utilizzati come spazio funerario; 2) chi veniva sepolto in questi luoghi e infine 3) quali motivazioni portarono la popolazione ad abbando- nare i cimiteri ecclesiastici suburbani per farsi seppellire all’interno delle cattedrali e delle altre chiese urbane. Ci baseremo sulla documentazione relativa all’Italia setten- trionale realizzando confronti con casi particolarmente ben conosciuti di aree vicine in particolare della Francia e della Spagna. Un problema importante concerne l’identificazione in alcune città dell’originale cattedrale. Pur se la maggior parte degli studi ha dimostrato che l’ecclesia mater era per antonomasia un edificio urbano, ubicato all’interno della cinta muraria, ci sono ancora casi, di difficile interpreta- zione, che identificano di chiese funerarie-suburbane come primitiva cattedrale 6 . Non è questo il luogo per affrontare questa problematica, ma è importante ricordarla poiché l’identificazione di una cattedrale in una chiesa suburbana, che in realtà non lo è, porta inevitabilmente a datare erro- neamente il fenomeno delle sepolture nelle cattedrali. 2. LE SEPOLTURE DEI VESCOVI SECONDO LE FONTI SCRITTE La documentazione scritta relativa alla presenza di sepolture in rapporto alle cattedrali si riferisce ai personaggi più importanti della gerarchia ecclesiastica e in particolare ai vescovi i cui luoghi di sepoltura sono stati oggetto di numerosi studi 7 . In Francia, dove l’argomento è stato analizzato appro- fonditamente in città del centro e nord 8 si osserva come per UDC: 726.6:726.82(450.2/.4)05/09 A. Chavarria Arnau Preliminary communication F. Giacomello Manuscript received: 21. 01. 2014. Dipartimento dei Beni Culturali Revised manuscript accepted: 18. 04. 2014. Università degli Studi di Padova DOI: xxxxxxxxxxxxxx Piazza Capitaniato 7 35139 Padova, Italia In this work we analyze using the archaeological evidence the use of early medieval northern italian cathedrals as burial places, trying to understand above all: 1) from which moment these complexes began to be used as funerary space; 2) who was buried in these places and finally 3) what motives brought the population to abandon the suburban cemeteries to be buried inside of the cathedrals and other urban churches. Keywords: Cathedrals, Burials, Early Medieval, Northern Italy

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209A. Chavarria Arnau, F. Giacomello: Riflessioni sul raporto...

RIFLESSIONI SUL RAPPORTO TRA SEPOLTURE E CATTEDRALINELLÕALTO MEDIOEVO

Alexandra Chavarria Arnau, Federico Giacomello

1. SEPOLTURE INTRAURBANE E CHIESE TRA TARDOANTICO E ALTOMEDIOEVO *

Nell’ultima decade la ricerca più recente sulla città tardoantica e altomedievale ha chiarito il significato del fenomeno delle sepolture intraurbane come uno di quei processi di “suburbizzazione” caratteristici delle città postclassiche e che portò alla penetrazione all’interno delle città di tutta una serie di funzioni (dalle attività artigianali a quelle agricole, all’uso appunto funerario dello spazio) che fino al V secolo erano proprie delle aree suburbane2. Dall’analisi della documentazione archeologica oggi pare scartata l’ipotesi tradizionale che legava l’ingresso delle sepolture in città alla sola presenza di chiese tardoantiche. Molti cristiani continuarono ad usare le aree funerarie tradi-zionali collocate nel suburbio che vennero potenziate con la costruzione di basiliche funerarie e martiriali. A conferma di ciò, sta principalmente il fatto che nella stragrande mag-gioranza dei casi che conosciamo, sia in Italia sia in altre province come Gallia o Hispania, i vescovi scelsero questi edifici suburbani spesso legati alla memoria di un santo come luogo per la propria sepoltura.

Ci sono alcune eccezioni che bisogna analizzare caso per caso, tenendo sempre conto che l’antico divieto di seppel-lire nelle città raccolto nelle leggi delle XII tavole: Homine mortuum in urbe ne sepelito neve urito, si riferisce alla urbs intesa come spazio sacro delimitato dal pomerium, che è diverso dallo spazio esterno dedicato alle attività militari3. Il divieto si mantiene nella legislazione tardoantica e viene ribadito in testi di carattere ecclesiastico ancora nella metà del VI secolo in aree periferiche come la Galizia o il nord della Gallia4.

Nello studio delle sepolture intraurbane bisogna dif-ferenziare poi due aspetti ben diversi: 1. da una parte sepolture sparse o in piccoli cimiteri intra urbe, 2. dall’altra sepolture in rapporto a chiese che, a loro volta, possiamo suddividere in: a) chiese titolari, monastiche, private; c) chiese cattedrali. La diffusione delle sepolture isolate o in piccoli gruppi sparsi per la città senza rapporto con le chiese

pare, dai casi ben analizzati (Roma-Brescia-Cividale fon-damentalmente), esser stato un processo molto graduale e che, salvo situazioni contingenti (sacco di Roma del 410, guerra greco-gotica), si sia verificato soprattutto dalla fine del VI secolo in poi. Per quello che riguarda le sepolture in chiese urbane (cattedrali o meno) i dati archeologici sono molto frammentari5.

In questo lavoro analizzeremo un aspetto limitato del fenomeno, cioè le sepolture nelle cattedrali, provando a capire soprattutto: 1) a partire da quale momento questi complessi cominciarono ad essere utilizzati come spazio funerario; 2) chi veniva sepolto in questi luoghi e infine 3) quali motivazioni portarono la popolazione ad abbando-nare i cimiteri ecclesiastici suburbani per farsi seppellire all’interno delle cattedrali e delle altre chiese urbane. Ci baseremo sulla documentazione relativa all’Italia setten-trionale realizzando confronti con casi particolarmente ben conosciuti di aree vicine in particolare della Francia e della Spagna. Un problema importante concerne l’identificazione in alcune città dell’originale cattedrale. Pur se la maggior parte degli studi ha dimostrato che l’ecclesia mater era per antonomasia un edificio urbano, ubicato all’interno della cinta muraria, ci sono ancora casi, di difficile interpreta-zione, che identificano di chiese funerarie-suburbane come primitiva cattedrale6. Non è questo il luogo per affrontare questa problematica, ma è importante ricordarla poiché l’identificazione di una cattedrale in una chiesa suburbana, che in realtà non lo è, porta inevitabilmente a datare erro-neamente il fenomeno delle sepolture nelle cattedrali.

2. LE SEPOLTURE DEI VESCOVI SECONDO LE FONTI SCRITTE

La documentazione scritta relativa alla presenza di sepolture in rapporto alle cattedrali si riferisce ai personaggi più importanti della gerarchia ecclesiastica e in particolare ai vescovi i cui luoghi di sepoltura sono stati oggetto di numerosi studi7.

In Francia, dove l’argomento è stato analizzato appro-fonditamente in città del centro e nord8 si osserva come per

UDC: 726.6:726.82(450.2/.4)05/09 A. Chavarria ArnauPreliminary communication F. Giacomello Manuscript received: 21. 01. 2014. Dipartimento dei Beni Culturali Revised manuscript accepted: 18. 04. 2014. Università degli Studi di PadovaDOI: xxxxxxxxxxxxxx Piazza Capitaniato 7 35139 Padova, Italia

In this work we analyze using the archaeological evidence the use of early medieval northern italian cathedrals as burial places, trying to understand above all: 1) from which moment these complexes began to be used as funerary space; 2) who was buried in these places and finally 3) what motives brought the population to abandon the suburban cemeteries to be buried inside of the cathedrals and other urban churches.

Keywords: Cathedrals, Burials, Early Medieval, Northern Italy

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tutto l’alto medioevo i vescovi privilegino le sepolture nel suburbio, principalmente nelle chiese costruite sulle tombe dei martiri o dotate di reliquie e, più tardi, nelle chiese legate a comunità monastiche (a volte nate comunque in rapporto a un santuario martiriale)9. L’ingresso delle sepolture vesco-vili in città, e più precisamente all’interno delle cattedrali è un fenomeno piuttosto tardo (Auxerre, Rouen, Arras, Metz nel X secolo ra le più precoci) e raramente sistematico10.

Per la Penisola iberica –dove non esistono studi di questo fenomeno– le fonti scritte per le città altomedievali più significative, come Toledo o Mérida, confermano la tendenza generale. A Toledo molti vescovi scelsero di essere sepolti nella chiesa suburbana di Santa Leocadia11, mentre a Mérida sia la documentazione scritta sia quella archeo-logica individuano la chiesa suburbana di Santa Eulalia come principale luogo di sepoltura vescovile per tutta l’età tardoantica e altomedievale12. La documentazione epi-grafica conferma anche la presenza di tombe vescovili nei complessi suburbani di Cercadilla (Cordoba), dove dal VI secolo esisteva un importante centro eclesiastico, plausibil-mente martiriale13 e nel suburbio della città di Segobriga14. E’ molto probabile che i vescovi di Tarragona fossero sepolti nel favoloso complesso cristiano suburbano sorto a partire dalla sepoltura dei martiri Fruttuoso, Augurio ed Eulogio, ma per il momento non sono state rinvenute epigrafi che li identifichino15.

Un caso particolare riguarda la città di Valencia dove potremmo trovare una delle prime sepolture vescovili in cattedrale documentate in tutto il Mediterraneo occidentale se si confermasse che la sepoltura privilegiata identificata nell’edificio cruciforme annesso alla cattedrale appartiene al vescovo Iustiniano morto a metà del VI secolo. Torneremo pero’ su questo caso nelle conclusioni.

Per l’Italia settentrionale risulta imprescindibile il volume di J.Ch. Picard in cui si analizza in modo detta-gliato tutto il dossier documentario relativa al luogo di sepoltura dei vescovi dell’Italia settentrionale16. La prima notizia scritta relativa a una tomba di vescovo all’interno di una chiesa urbana (non cattedrale) riguarda Massimiano, arcivescovo di Ravenna (†557), che sarebbe stato sepolto nella chiesa di Sant’Andrea, in pieno centro dell’area urbana altoimperiale, presso le reliquie che lui stesso aveva fatto giungere da Costantinopoli17. A Brescia oltre alla menzione della sepoltura di Tiziano ad sanctum Gosman (presso la chiesa di Sant’Agostino ad W della città)18, le chiese del Colle Cidneo furono utilizzate come luogo di sepoltura vescovile a partire di Paolo II nella prima metà del VI secolo, ma, ci ricorda Picard, il colle a nordest della città e dentro le mura era comunque situato in una zona poco popolata che potrebbe essere stata lasciata fuori del pomerium. A Milano le prime sepolture di vescovi intra urbem si datano ad epoca longobarda: una prima notizia è relativa al vescovo Giovanni che nella seconda metà del VII secolo sarebbe stato sepolto ad sanctum Michaelem in domo, la seconda si riferisce al vescovo Teodoro, parente del re Liutprando e sepolto nel monasterium Aurona a nord della città; infine il vescovo Natalis, anche lui legato alla corte longobarda, venne sepolto nella chiesa di San Giorgio in Palazzo, da lui fondata con la collaborazione del re Cuniperto19.

Tralasciando il riferimento alla sepoltura di Ursus (IV secolo) nella cattedrale di Ravenna, che è considerata poco credibile, le prime notizie di sepolture in cattedrale ripor-tate da Picard sono quelle dei vescovi di Torino Ursicino († 609) e Rustico (†690). L’iscrizione di Ursicino fu rinvenuta nel 1843 insieme ad altre epigrafi e sepolture dietro l’abside

di San Salvatore. Dal racconto del rinvenimento, si evince che la sepoltura conservava ancora lo scheletro ed era col-locata “tra le rovine del primitivo duomo torinese”. Parrebbe quindi che l’area esterna all’abside di una delle chiese del complesso episcopale funzionasse già a inizio del VII secolo come area funeraria privilegiata nella quale furono sepolti anche dei vescovi20.

Dalle liste episcopali si desume che con il secolo VIII l’inumazione dei vescovi all’interno delle città diventa più frequente: nel 710-711 Armentarius di Pavia fu sepolto all’interno della cattedrale di Santo Stefano; a metà VIII Theodaldus di Brescia fu deposto davanti alla porta del battistero, nell’area della cattedrale; a Verona, secondo un’iscrizione rinvenuta nell’area del Duomo, il vescovo Annone († 753) fu sepolto nella cattedrale di Santa Maria21.

A Milano la prima sepoltura vescovile in rapporto alla cattedrale si data invece al IX secolo ed è quella di Angilberto I (†823), ma sarà solo nel X secolo che i vescovi milanesi decideranno di legare la loro memoria alla ecclesia mater (Aicone †918; Lamperto †931; Hilduino †936) o al battistero (Warimberto †921). Ma senza continuità. Il luogo di sepoltura prediletto delle elites ecclesiastiche a Milano continuarono ad essere le chiese suburbane e in partico-lare la basilica apostolorum, la basilica di San Lorenzo e, a partire dal IX secolo, Sant’Ambrogio22.

3. UN RAPPORTO FITTIZIO (SEPOLTURE SOLO APPARENTEMENTE IN RAPPORTO ALLA CATTEDRALE)?

Quando ci focalizziamo sulla documentazione archeolo-gica molta attenzione va prestata al rapporto tra le sepolture e l’evoluzione dei complessi architettonici, soprattutto nel caso di sequenze con apparente soluzione di continuità.

Un caso significativo è quello recentemente indagato a Padova (figg. 1,2)23 dove sono state identificate almeno due fasi cimiteriali ben distinte. In rapporto a vari ambienti mosaicati, probabilmente legati ad un primo complesso episcopale databile al V secolo, vengono deposte quattro sepolture in nuda terra databili all’ VIII secolo (datazione post quem in base al contenuto degli strati tagliati dalle sepolture, in particolare anforacei e ceramica comune). I quattro individui sono stati identificati come un uomo di età alla morte compresa tra i 35 e 50 anni, una donna di oltre 50 anni e due soggetti infantili. Le sepolture vengono scavate su strati di distruzione e demolizione degli ambienti e in relazione con abitazioni in materiali deperibili. Niente ci permette in questo caso (oltre alla topografia) di dire che si tratta di sepolture volutamente piazzate in rapporto al complesso cattedrale (fuori uso?) e non di tombe sparse in rapporto ad abitazioni in un’area ruralizzata della città. Secondo la documentazione archeologica, l’area non sarà rifunzionalizzata in chiave monumentale fino al IX secolo, quando viene costruito un nuovo edificio (probabilmente un grande battistero) che attira sepolture di alto rango e una necropoli infantile.

Ad Alba sono state individuate, a 15 m dall’angolo della facciata della cattedrale di San Lorenzo, inumazioni di tipologia semplice (fosse terragne e fosse delimitate con pietre e laterizi) datate col 14C tra 685 e 86024. Pur se vicine, si crede non abbiano connessione con la cattedrale, ma ci sia invece un rapporto con un’area di abitazioni in legno25.

A Trento, scavi realizzati nella antica cattedrale di Santa Maria hanno messo in luce tre sepolture che si ipotizza vadano ricollegate ad un nucleo abitativo, caratterizzato da focolare e buche di palo, precedente alla costruzione

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della basilica di metà V secolo26. Infatti altre sepolture non si documentano in tutta quest’area fino all’ XI, quando la chiesa perde la funzione di cattedrale in favore di San Vigilio.

Anche a Brescia, presso la cattedrale di Santa Maria e su livelli di terre nere deposte sopra lo strato livellato di detriti di demolizione tardoantico-altomedievale, che a loro volta coprivano i resti di una domus romana, furono rinvenute tre sepolture altomedievali (figg. 3-4). Allo stesso livello e sicuramente in rapporto alle tombe c’era una piccola for-nace di ceramica longobarda27.

A Cividale i vari nuclei di sepolture rinvenute in rapporto alla cattedrale (in totale una ottantina di tombe) potrebbero avere rapporti differenziati con l’edificio di culto: almeno quelle della prima fase (termine post quem il VII secolo), tombe in fossa terragna con cordolo di ciottoli, sembrano infatti seguire l’allineamento di edifici dismessi collocati nelle adiacenze e senza rapporto con la chiesa (fig. 5-6)28.

Fig. 1: Padova. Strutture e sepolture rinvenute durante lo scavo archeologico a nord del Battistero (Rilievo di R. Benedetti).

Fig. 2: Padova. Sepolture (T 7 e T 8) datate al secolo VIII, rinvenute durante lo scavo archeologico a nord del Battistero (foto di scavo).

Fig. 3:Brescia. Collocazione delle sepolture altomedievali rinvenute a sud della cattedrale di Santa Maria (da BREDA 2007, modificata da F. Giacomello).

Fig. 4: Brescia. Sepoltura altomedievale rinvenuta presso il complesso episcopale.

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Fig. 5:Cividale. Rilievo dello scavo archeologico effettuato presso le sacrestie della cattedrale (da BORZACCONI 2003).

Fig. 6: Cividale. Complesso episcopale con aree funerarie circostanti. (F. Giacomello, elaborazione da BORZACCONI 2003 e LUSUARDI SIENA 2002)

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4. PROBLEMI DI CRONOLOGIA

Purtroppo sono frequenti i casi di sepolture in connes-sione con cattedrali datate in periodi molto precoci in base a criteri poco chiari. Per Cremona, Firenze e Rimini29, ad esempio, si parla di sepolture tardoantiche, ma non è chiaro né criterio di datazione né il rapporto stratigrafico con le strutture della chiesa.

Ad Aquileia, la planimetria pubblicata dal Lankoronski30 dopo gli scavi di fine XIX-inizio XX secolo e la descrizione dello scavo fatta dal Nieman, segnalano nella basilica, nel portico antistante e nell’atrio fra la basilica meridionale e il battistero, tombe alla cappuccina, in muratura di laterizi e in sarcofagi (fig. 7). Secondo Gisella Cantino Wataghin queste tipologie ricondurrebbero almeno in parte ad epoca tardoantica31. E’ da ricordare tuttavia come la basilica epis-copale di Aquileia si trovasse al di fuori del circuito murario originale (II secolo a.C.) e del pomerium della città e che forse per questo motivo vennero precocemente deposte sepolture. Mancano tuttavia argomenti cronologici più precisi. Cantino Wataghin sottolinea la precocità ed ecce-zionalità di questa vocazione che si basa “su termini di riferimento purtroppo troppo vaghi ma sufficientemente espliciti di una funzione funeraria associata al gruppo epis-copale”. Propone perciò di spiegarne l’eccezionalità con la presenza in cattedrale delle reliquie degli apostoli citate nel sermone di Cromazio. Tuttavia, come già sottolineato da altri studiosi (e come dimostra la casistica per le altre città che abbiamo analizzato): 1. le tipologie tombali rin-venute hanno periodi di utilizzo assai lunghi e 2. i sarcofagi possono essere di riuso (infatti alcuni mostrano l’iscrizione DM: DEIS MANIBUS). Cantino Wataghin riporta infine come parallelo il vicino caso della basilica apostolorum di Concordia la cui identificazione come cattedrale è, a mio avviso, tutta da dimostrare.

Le datazioni più sicure si inquadrano nel VII secolo: a Torino è stato usato il 14C, a Verona e a Mantova corredi uniti a decorazioni pittoriche, a Cividale rapporti stratigra-fici. Sembra questo il momento in cui le sepolture presso le cattedrali iniziano ad avere maggior diffusione. Queste datazioni anticiperebbero quindi di un secolo le prime attestazioni di sepolture vescovili in cattedrale documen-tate dal Picard e indicherebbero apparentemente come non furono i vescovi ad essere sepolti per primi nella principale chiesa della città.

5. SEPOLTURE DI QUALITA’

Le tipologie tombali rinvenute presso i complessi epis-copali – e con sicurezza legate ad essi– sono molteplici: sarcofagi, tombe a cassa in muratura, a cassa litica, tombe alla cappuccina, con una significativa assenza delle tombe a fossa terragna semplice almeno fino al basso medioevo. Questo indica l’esclusività delle tombe monumentali a differenza di quanto succede in genere in altri contesti urbani e rurali altomedievali dell’Italia settentrionale, dove generalmente c’è un predominio delle tombe in fossa ter-ragna32. Ci mette anche in allerta rispetto ai rinvenimenti di tombe altomedievali in fossa terragna che potrebbero – come abbiamo visto nei casi di Cividale, Brescia, Alba o Padova– essere relative più a strutture abitative che agli edifici di culto, o trattarsi di sepolture di un’epoca molto più tarda come ad Asti.

I sarcofagi rappresentano il tipo di sepoltura più pres-tigiosa e per questo motivo furono oggetto di reimpieghi

e riusi per tutto il medioevo (e oltre). Le datazioni basate solamente sulla cronologia dei sarcofagi diventano quindi assolutamente inaffidabili come nel caso prima citato di Aquileia33. A Rimini i sarcofagi presso la cattedrale sono tre: il primo, crediamo di reimpiego, reca l’epigrafe fune-raria di un tale Liberio, identificato con un funzionario vissuto ai tempi di Odoacre (CIL XI, 382) (di questo “gran sepolcro” si è conservata solo la menzione dell’epigrafe); il secondo è detto di dei SS. Felicita, Facondino, Iuventino e Peregrino, ed era dotato di un epigrafe ascrivibile all’ VIII secolo34 (non sappiamo in base a quale criterio) e il terzo reca un’iscrizione relativa ad un Martinus dux35, riutiliz-zato per la deposizione del vescovo Iohannes nel X secolo. Presso il battistero di Mantova fu rinvenuto un sarcofago in calcarenite lungo 2,00 m e largo 0,70 m decorato con arcate rette da colonne, tipologia molto comune sia nell’età romana, sia in quella tardoantica36. Sarcofagi di sarizzo sono stati rinvenuti a Milano nel sepolcreto tra Santa Tecla e il battistero di San Giovanni alle Fonti37. A Verona venne utilizzato un sarcofago per la sepoltura del vescovo Annone (†780). A Firenze, sul sagrato di Santa Reparata, si sviluppò tra XI e XIII secolo un sepolcreto composto da tombe che riutilizzavano sarcofagi di pietra altomedievali.

La tipologia maggiormente diffusa (non nel numero delle tombe ma nel numero dei centri in cui è stata rinve-nuta) è la tomba a cassa realizzata in muratura, con laterizi o conci di pietra oppure con lastre litiche poste verticalmente. Le coperture variano da monoliti posti orizzontalmente a embrici posti a spiovente. Le tombe in muratura hanno una cronologia d’uso molto ampia: a Torino iniziano nel VII secolo, ad Asti dal secolo VIII al basso medioevo, a Bologna nel X secolo, a Padova (dall’ XI in poi). Nelle cattedrali di Brescia, Verona, Mantova e Milano sono state anche rin-venute tombe a cassa internamente intonacate e dipinte con motivi cristiani quali croci, colombe o la mano di Dio benedicente38.

6. CHI VENIVA SEPOLTO PRESSO LE CATTEDRALI? (OLTRE AI VESCOVI)

Senza informazioni tratte da fonti scritte o epigrafiche risulta assai difficile l’identificazione degli inumati nei complessi cattedrali, anche se possiamo fare alcune consi-derazioni. Delle tombe vescovili non parleremo perché non ci sono dati nuovi rispetto a quelli già raccolti dal Picard.

A. Sepolture di ecclesiastici

L’identificazione di tombe di membri del clero presso i complessi episcopali è stata possibile nelle cattedrali di Milano e Verona. Nell’area funeraria di età carolingia ubi-cata tra Santa Tecla e il battistero di San Giovanni, a Milano (fig. 8), è stato possibile identificare inequivocabilmente le sepolture di alcuni religiosi: una tomba decorata con croci recava l’iscrizione Maginfred presbiter de cardine, testimo-nianza che il defunto apparteneva al clero della cattedrale. Un’altra tomba, anch’essa decorata con croci, recava il nome dell’inumato, il presbiter Arioald, in un’iscrizione dipinta andata distrutta al momento dello scavo39. Sempre da questa zona provengono due lastre tombali riutilizzate, ma plausibilmente originarie da questo settore: la prima relativa ad Aicon, nipote dall’omonimo vescovo (907-915) e l’altra a un Domenicus presbiter, officialis aecclesiae hie-malis e camerarius di Lamberto, arcivescovo tra il 921 e il 931. Domenicus, ricorda inoltre la sua epigrafe, era sepolto

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Fig. 8: Milano. Planimetria del complesso episcopale con collocazione delle sepolture di età carolingia.(F. Giacomello, elaborazione da LUSUARDI SIENA – SANNAZARO 2001)

Fig. 9: Verona. Planimetria dello sviluppo del complesso episcopale (F. Giacomello, elaborazione da FIORIO TEDONE –LUSUARDI SIENA – PIVA 1987)

Fig. 7:Aquileia. Planimetria del complesso episcopale, con collocazione delle sepolture altomedievali (F. Giacomello, elaborazione da LANKORONSKI 1906 e CUSCITO - VERZAR BASS 2004).

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duti in età precoce (entro i 30 anni) con importanti segni di stress occupazionali legati allo svolgimento di attività pesanti e una dieta che fa pensare a una popolazione di basso rango. Indicatori quindi di una estensione dell’uso delle aree (esterne) dei complessi cattedrali a partire da un’epoca cronologicamente tarda.

C. Le tombe infantili

Un aspetto particolare è rappresentato da settori di tombe infantili rinvenute in alcuni complessi episcopali in particolare presso i battisteri come a Padova o Mantova. La documentazione archeologica è troppo scarsa per determi-nare se ci siano delle specificità rispetto ai sepolcri infantili rinvenuti in altri complessi ecclesiastici non cattedrali. In generale la presenza di sepolture di bambini e neonati presso le chiese (e i battisteri) rivela la pratica dei battesimi molto precoci, necessari in un’epoca in cui la mortalità infantile era elevatissima e giustificata quindi la paura dei genitori che il loro figlio morisse con il peccato originale. In casi di pericolo di vita si poteva procedere a battesimi di emergenza da parte degli stessi genitori; quindi è probabile che nella maggior parte di casi queste tombe appartengano a bambini battezzati51. In alcuni cimiteri aree cimiteriali infantili, poste ai margini del cimitero si può pensare a bambini che non avevano ricevuto il battesimo52. In ogni caso attestano un’organizzazione del cimitero da parte delle autorità ecclesiastiche che lo gestivano.

accanto a un omonimo prete, suo antico precettore40. Come ha sottolineato Marco Sannazaro, queste tombe si trovano in un’area di grande rilevanza per i membri del clero cattedrale e quindi i defunti continuavano a far parte idealmente delle processioni liturgiche milanesi oltre ad essere continuamente ricordati (ed è quello l’obbiettivo delle epigrafi) dai loro colleghi.

Nella cattedrale di Verona (fig. 9) è attribuibile ad un ecclesiastico la tomba 7, datata tra VIII-IX secolo41. Su ogni lato corto della sepoltura era dipinta una croce latina bicolore, mentre sui lati lunghi era collocata un’iscrizione recitante un brano del Credo, che conferisce una forte connotazione religiosa alla struttura.

Meno evidenti sono le attribuzioni fatte in base a oggetti preziosi in relazione al culto rinvenuti dentro le tombe. A Cremona, nella piazza antistante la cattedrale (Piazza del Comune), è stato ritrovato un sarcofago in piombo conte-nente un individuo dotato di corredo e tra gli oggetti si segnala un frammento di coppa in vetro intagliato molto preziosa, attribuita ad un personaggio di condizioni eco-nomiche elevate42. A Firenze una delle sepolture collocate lungo la navata di Santa Reparata conteneva un calice in vetro, datato tra VI e VII secolo (fig. 10)43. Nei due casi potrebbe trattarsi di un oggetto liturgico, deposto come corredo per un membro del clero, ipotesi avanzata da J.Ch. Bonnet per alcuni rinvenimenti all’interno di tombe presso chiese (Aosta o Satigny ad esempio)44.

A questo proposito vale la pena ricordare alcuni passi del Liber ordinum in uso nella chiesa ispanica di epoca visigota che riferisce, nel capitolo relativo alle sepolture dei vescovi, della deposizione di unguentari contenenti oli sacri nelle tombe vescovili. Nel capitolo dedicato ai preti, invece, si fa riferimento alla deposizione sul petto dei defunti del Liber consegnato dal vescovo nel giorno della loro ordinazione a sacerdote45. È probabile che insieme al Liber in alcune tombe siano stati ugualmente deposti altri utensili sacri appartenenti al corredo degli ecclesiastici, quali calice e patena.

B. Sepolture di laici

Senza testi scritti, solo la presenza di corredi o analisi antropologiche degli stress occupazionali permettono di identificare i sepolti nelle cattedrali come personaggi non ecclesiastici.

A Torino lo studio dei resti ossei degli inumati collocati presso San Salvatore, datati con 14C tra 660 e 770, ha portato Luisella Pejrani Baricco a identificare questi individui, per le loro caratteristiche fisiche associate alla collocazione privilegiata delle loro tombe, con membri delle aristocrazie longobarde e franche46.

Negli scavi attorno al battistero di Mantova (fig. 10) sono state rinvenute varie sepolture privilegiate appartenenti plausibilmente alle aristocrazie longobarde, a giudicare dai corredi (scramasax, pettine, elementi di cintura e crocetta aurea con decorazione di un uomo barbato, fili d’oro da vestiti ricamati)47.

Un’epigrafe rinvenuta presso il battistero di Santo Ste-fano a Milano si riferisce a un vir honestus di nome Lucifer48.

Più tarde cronologicamente sono alcune aree funerarie più ampie documentate ad esempio all’esterno degli edifici di Mantova49 e Comacchio50. Nei due casi si tratta di cimiteri con tombe in nuda terra, senza corredo e le analisi rivelano una popolazione mista (uomini, donne e bambini), dece-

Fig. 10: Mantova. Battistero, con indicazione delle sepolture e dell’area funeraria scavata tra 1984 e 1987 (F. Giacomello, elaborazione da

BROGIOLO 2004)

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In genere se i bambini sono collegati topograficamente con tombe di adulti si pensa che siano da mettere in rapporto con gruppi famigliari, soprattutto se si tratta di sepolture molteplici all’interno dello stesso sepolcro. Senza analisi biologiche, non è però sicuro se ci fossero legami famigliari tra i defunti; è anche possibile che i bambini fos-sero deposti insieme ad un adulto che esercitava su di loro un ruolo di guida o protettore. Il rapporto tra gli inumati e le logiche che portarono alle sepolture molteplici sono un tema ancora da indagare.

7. CONCLUSIONI

Per tutto il periodo tardoantico (IV-VI) continua, salvo situazioni eccezionali53, la legislazione che teneva ben distinte le aree riservate ai vivi (all’interno del pomerium), rispetto a quelle esterne (nel suburbio), destinate ai militari e ai defunti. Ugualmente le chiese fino al pieno altome-dioevo manterranno il loro significato e funzione specifica: la cattedrale, ecclesia mater, dove officia il vescovo, come chiesa più importante della città e del suo territorio e le chiese del suburbio come spazio per la commemorazione dei martiri e per le sepolture ad sanctos.

Le sepolture ll’interno della città si documentano – come le tombe sparse– a partire del VI secolo ma sopratutto a partire del VII. Casi precoci come la sepoltura di –Massimo a Sant’Andrea (Ravenna) sarebbero da legare alla colloca-zione di reliquie in questa chiesa. A Brescia resta l’incognito del senso che poteva avere il Colle Cidneo nella topografia funeraria della città.

Dall’analisi condotta sui dati archeologici si desume quindi che –almeno per l’Italia settentrionale– l’uso delle chiese cattedrali come spazio funerario è un fenomeno tardo che si avvia a partire del VII secolo e si diffonde

soprattutto dall’ VIII-IX secolo, lo stesso periodo in cui, più generalmente, si attestano definitivamente le sepolture nelle aree urbane54. Perciò la sepoltura in cattedrale non rappresenta né un precedente né un ritardo rispetto al feno-meno più generale, ma è coerente con la ritualità funeraria del periodo. Le eccezioni, rispetto a queste conclusioni, meritano un approfondimento, anche se, da quanto sap-piamo ora, sembra plausibile derivino dall’insufficienza o dal fraintendimento della documentazione55.

I vescovi, almeno fino al VII secolo, tendono a scegliere come luogo di sepoltura le chiese suburbane ad sanctos e soprattutto, in Italia, quelle intitolate ai Santi Apostoli le cui reliquie arrivano in Italia settentrionale negli anni ottanta del IV secolo (Milano, basilica di Porta Romana o San Nazaro) e si diffondono rapidamente. Come già sottolineato dal Picard, è molto probabile che i vescovi si sentissero intimamente legati ai membri del collegio apos-tolico, in quanto ne erano gli ideali successori56. Nelle città della Gallia o della Penisola Iberica i vescovi si sepelliscono soprattutto in rapporto ai santuari dei martiri locali, dei quali erano stati in vita promotori e intercessori57

Dall’VIII secolo le preferenze si dividono tra chiese intitolate a santi locali e, adesso sì, il complesso cattedrale. Sempre secondo Picard la scelta delle cattedrali come luogo di sepoltura per i vescovi potrebbe essere legata alla crea-

Fig. 12. Barcellona. Planimetria del complesso episcopale (da J. BELTAN DE HEREDA BERCERO, De Barcino a Barcinona (siglos I-VII). Los restos

arqueologicos de la plaza del Rey de Barcelona, Barcellona 2001, p. 79)

Fig. 11: Valencia. Planimetria del complesso episcopale, con indicazione delle sepolture altomedievali (F. Giacomello, elaborazione da ALAPONT

MARTIN - RIBERA I LACOMBA 2006)

217A. Chavarria Arnau, F. Giacomello: Riflessioni sul raporto...

zione dei clerici custodes della cattedrale legati al vescovo e incaricati, tra le altre funzioni, di pregare per la salvezza dei presuli morti. La sepoltura dei vescovi in cattedrale si legherebbe quindi alla necessità di assicurarsi una pre-ghiera efficace per la salvezza, non più dipendente soltanto del rapporto con le reliquie58. Queste, inoltre, dal VII secolo cominciano ad essere trasportate sistematicamente dal su-burbio all’interno delle città59. La traslazione delle reliquie, dal suburbio all’interno dei nuclei urbani e in particolare presso le cattedrali, si configura come il momento chiave e fondamentale del cambiamento di prospettiva.

In Hispania è proprio la traslazione delle reliquie del martire Vincenzo dal suburbio di Valencia all’area centrale del nucleo urbano (attuale piazza dell’Almoina), dove fu costruita la cattedrale agli inizi del VI secolo60, che potrebbe aver favorito l’edificazione di un martyrium cruciforme e l’inizio delle sepolture di vescovi ad sanctos in una data molto precoce, già a metà del VI secolo (fig. 11). Nel centro dell’edificio fu deposta una sepoltura monumentale con un scheletro, datato al 14C verso la metà del VI secolo, identi-ficato come il corpo del famoso vescovo Iustiniano61. Altre tombe, sempre monumentali, furono collocate all’esterno presso ognuno dei lati della croce che formava l’edificio. Si tratta inoltre di una zona molto centrale della città, dove sorgeva il foro di epoca romana, ma che era già diventato una zona funeraria (la cronologia iniziale non è chiara, ma sarebbe successiva all’abbandono e demolizione degli edi-fici del foro datata a metà del V secolo) in rapporto al luogo di martirio del santo62. La sequenza di foro (abbandonato a mettà nel V secolo) – 1 fase dell’area funeraria (2 metà V o già VI secolo) –cattedrale ( prime decadi VI secolo)– marty-rium (di metà VI)– 2 fase dell’area funeraria (seconda metà VI e oltre) è, in ogni caso, eccezionale per l’ambito urbano.

Aree funerarie datate genericamente al VI secolo sono anche state individuate in rapporto al complesso episcopale di Barcellona63. Una di queste necropoli con 22 sepolture in casse dei tegolae e anfore con corredo64 pare sorgere precisamente in rapporto con un edificio cruciforme inter-pretabile forse come martyrium, anche se l’identificazione dell’edificio è ancora discussa (figg. 12-13)65.

Ma, come è stato suggerito per la Gallia66, dove il fenomeno –salvo eccezioni– è molto tardo (dal IX secolo in poi) bisogna analizzare caso per caso, tenendo conto dei complessi rapporti che a partire dall’epoca carolingia

si stabilirono tra il vescovo e i canonici della cattedrale e delle relazioni che i vescovi potevano avere con le singole comunità religiose della città e del territorio, rapporti che senz’altro condizionarono la scelta della loro ultima dimora.

Per quanto riguarda le altre sepolture presso le chiese cattedrali, la presenza quasi esclusiva di tombe strutturate e di sarcofagi indica un rango molto elevato. Molti dovevano essere senz’altro membri del clero cattedrale come si evince ad esempio dal caso di Milano, ma il fenomeno è certo più ampio, come suggeriscono le tombe dotate di armi o le epigrafi che di alti esponenti delle aristocrazie urbane.

Al di là di queste considerazioni, in realtà il problema delle relazioni tra chiese e sepolture rimane assai com-plesso, soprattutto per i secoli che vanno dal VII al IX, in conseguenza della frammentazione della società dovuta alla fine dell’impero e alle successive ondate di alloctoni (ariani, pagani e cattolici con propri culti funerari). Solo dall’ XI secolo, quando le sepolture presso le chiese urbane diventano abituali, non solo per gli ecclesiastici e le aris-tocrazie, ma per tutti i fedeli il fenomeno si stabilizza arri-vando poi, senza grandi cambiamenti, fino all’età moderna.

Fig. 14: Barcellona. Edificio cruciforme presso il complesso episcopale, con collocazione delle sepolture altomedievali (F. Giacomello, elaborazione da

BELTRAN DE HEREDIA 2008)

* Gli autori ringraziano Javier Arce, Andrea Breda, Beat Brenk e Jean François Reynaud per le indicazioni bibliografiche, e a Gian Pietro Brogiolo per le numerose critiche e commenti fatti a questo testo e averci autorizzato a pubblicare dati sugli scavi del battistero di Padova ancora inediti. Questo lavoro fa parte del progetto CAMIS (Cimiteri Altomedievali in Italia Settentrionale) finanziato tra 2010 e 2013 dall’Ateneo di Padova. A fini pramente curriculari sono di Alexandra Chavarria i paragrafi 1-4 e di Federico Giacomello i paragrafi 5-7. Una versione più estesa di questo articolo che include il catalogo dei siti considerati per l’italia settentrionale verrà pubblicato altrove. 2 G.P. BROGIOLO 2011, Le origini della città medievale, Mantova, con un inquadramento dei diversi fenomeni e bibliografia. Sul problema delle se-polture si vedano in particolare G. CANTINO WATAGHIN, C. LAMBERT 1998, Sepolture e città. L’Italia settentrionale tra IV e VIII secolo, in G. P BRO-GIOLO, G. CANTINO WATAGHIN (a cura di), Sepolture tra IV e VIII secolo, 7 seminario sul tardoantico e l’alto medioevo in Italia centro settentrionale (Gardone Riviera 24-26 ottobre 1996), Mantova, pp. 89-114; C. LAMBERT 2003, Spazi abitativi e sepolture nei contesti urbani, in Abitare in città, a cura di J. ORTALLI e M. HEINZELMANN, pp. 229-239, R. MENEGHINI, R. SANTANGELI VALENZANI 1995, Sepolture intramuranee a Roma tra V e VII secolo d.C. – aggiornamenti e considerazioni, “Archeologia Medievale”, XXII, pp. 283-290.3 Sul significato del pomerium cfr. M. LABROUSSE 1937, Le pomerium de la Rome imperiale. Notes de topographie romaine, Mélanges d’archéologie et d’Histoire, 54, pp. 165-199; A. MAGDELAINE, Le pomerium» archaïque et le mundus, Revue des Etudes Latines, 54, 1976-77, pp. 71-109 anche in A. MAGDELAINE 1990, Jus, Imperium, auctoritas. Etudes de Droit romain, EFR 133, Rome, pp. 155-191. 4 Legislazione tardoantica: Codex Theodosianus, IX, 17, 6 (a. 381); per il nord della Gallia: Jonas di Bobbio, Vita Vedastis, cap. 9, ed. B. Krusch, pp. 413-414 in rapporto alla sepoltura del vescovo Vaast di Arras (†540): quasi infra muros civitatis nullus defunctis requiescere debeat; Canon 18 del I Concilio di Braccara: Item placuit, ut corpora defunctorum nullo modo intra basilicam sanctorum sepeliantur, sed si necesse est de foris circa murum baselicae usque adeo

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non abhorret. Nam si firmissimum hoc previlegium usque nunc retinent civitates, ut nullo modo intra ambitus murorum ciuislibet defuncti corpus humetur, quanto magis hoc venerabilium martyrum debet reverentia obtinera. Nella legislazione civile la proibizione delle sepolture in urbe fu definitivamente superata all’inizio del IX secolo, come sancisce la Novella dell’Imperatore Leone V Armeno (Novellae ad calcem Codex Iustinianus, LIII), che dice: ut cuique, tam intra civitatem quam extra, mortuos sepelire liceat. Come indica la sua etimologia, il pomerium è ubicato al di là delle mura delle città e quindi bisogna stare molto attenti con: 1. gli sconvolgimenti che sperimentano le città in età tardoantica (con centri urbani che vengono rifortificati e ridotti, mentre, nel caso di Ravenna, l’ampliamento provocò una situazione apparentemente eccezionale con chiese suburbane e aree funerarie che si ritrovano sia all’interno che all’esterno della fortificazione tardoantica; 2. il cambiamento di status di alcuni castelli (Grado ad esempio), che diventano agglomerati urbani solo tardivamente o mai, senza dunque un originario pomerium da rispettare; 3. agglomerati senza uno status giuridico propriamente urbano (Classe).5 La condizione della documentazione è molto eterogenea. I nostri dati provengono principalmente da sondaggi, sterri, rinvenimenti casuali e scavi non stratigrafici. In mancanza di datazioni radiocarboniche, corredi ben databili o di sequenze stratigrafiche definite è difficile precisare la cronologia di una sepoltura poiché, come è ben noto, le tipologie tombali hanno dei periodi molto lunghi di utilizzazione, problema al quale si possono aggiun-gere l’uso continuato delle stesse tombe come spazio funerario o il reimpiego di strutture tombali prestigiose. Fortunatamente negli ultimi anni la ricerca archeologica in alcuni centri urbani (Torino, Cividale, Padova) ci permette di contare su dati più accurati grazie a scavi stratigrafici e datazioni radiocarboniche.6 Una revisione recente dei dati in Ph. PERGOLA, D. ISTRIA 2010, Les sièges épiscopaux de Corse et Sardaigne durant l’antiquité tardive et le haut moyen âge, in X. DELESTRE. H. MARCHESI, Archéologie des rivages méditerranéens : 50 ans de recherche (28-30 octobre 2009, Arles) Actes du Colloque, Arles, 2010, p. 495-502 e Ph. PERGOLA et alii, Le sedi episcopali della Sardegna paleocristiana – Riflessioni topografiche, Rivista di Archeologia Cristiana, LXXXVI, 2010 [2011], pp. 305-362.7 Sulle sepolture dei vescovi altomedievali esiste un’ampia bibliografia basata principalmente sulle fonti scritte ed epigrafiche. Di recente publicazione invece N. BOCK, I. FOLETTI, M. THOMASI (a cura di) 2014, L’évêque, l’image et la mort au Moyen Âge. Actes du colloque international de Lausanne (28-29 novembre 2011), Roma (volume che non abbiamo potuto consultare perchè non era ancora uscito nel momento di consegnare l’articolo). 8 Numerosi interventi relativi alle sepolture dei vescovi medievali in Gallia in M. MARGUE (ed.) 2006, Sépulture, mort et représentation du pouvoir au moyen âge. Tod, Grabmal und Herrschaftrepräsentation im Mittelalter, Actes des 11es Journées Lotharingiennes (26-29 septembre 2000, Luxembourg. Auxerre: J.C. PICARD, Espace urbain et sépultures épiscopales à Auxerre, Revue d’Histoire de l’Eglise de France, 62, pp. 205-222; Rouen: J. LE MAHO 1994, Les fouilles de la cathédrale de Rouen de 1985 a 1993. Esquisse d’un premier bilan, Archéologie médiévale, 24, pp.1-49; Cambrai: C. MERIAUX, Sépultures, reliques et mémoire des éveques d’Arras/Cambrai (VIe-XIe siècles), in MARGUE op. cit., pp. 135-169; Metz: M. GAILLARD 2006, Dans ou hors la cité: quelques réflexions sur les lieux de sépulture des éveques de Metz, Toul et Verdun au IXe at au début du Xe siècle, in MARGUE op. cit., pp. 172-195.9 Sul rapporto tra vescovi, martiri, reliquie e loro santuari cfr. principlamente B. BEAUJARD 2000, Le culte des saints en Gaule. Les premiers temps. D’Hilaire de Poitiers à la fin du VIe siècle, Paris.10 J.-V. JOURD’HEUIL 2009, La cathédrale est-elle un lieu de sépulture de prestige pour les évêques?. Ètude des sièges entre Loire et Meuse du XIe au XVe siècle, in A. ALDUC-LE BAGOUSSE (a cura di), Inhumations de prestige ou prestige de l’inhumation? Expressions du pouvoir dans l’au-delà (IVe-XVe siècle), Caen, pp. 243-264.11 Felix de Toledo, Vita Sancti Iuliani XII; Ildefonso de Toledo, Viris illustribus 13, Julian de Toledo, Elogium Beati Ildefonsi.12 Vitas Sanctorum Patrum Emeretensium, A. MAYA (a cura di), CCL, 116, Turnhout, 1992. Lo scavo della chiesa di Santa Eulalia in P. MATEOS 1999, Santa Eulalia de Mérida. Arqueología y Urbanismo, Madrid. Studio specifico della necropoli: P. MATEOS CRUZ, I. SASTRE DE DIEGO, Mérida and its funerary spaces during the Late Antiquity, in J. LOPEZ QUIROGA, A.M. MARTINEZ TEJERA (eds.), Morir en el Mediterraneo Medieval, Oxford, pp. 181-189.13 Epigrafe del vescovo Lampadio (†549), anello sigillo del vescovo Sansone (R. HIDALGO 2002, De edificio imperial a complejo de culto. La ocupacion cristiana del palacio de Cercadilla, in D. VAQUERIZO (a cura di), Espacios y usos funerarios en el Occidente romano, Córdoba, pp. 343-372.14 Vescovo Sefronio, datata tradizionalmente al 550, oggi al 600; vescovi Nigrino e un altro ancora di nome Sefronio: J.M. ABASCAL, R. CEBRIAN 2006, La inscripción métrica del obispo Sefronius de Segóbriga (IHC 165 + 398; ICERV 276). Una revisión cronológica, in Espacio y tiempo en la percepción de la Antigü edad Tardía, Antiguedad y Cristianismo XXIII, pp. 283-29415 J. LOPEZ VILAR 2006, Les basíliques paleocristianes del suburbi occidental de Tarraco. El temple septentrional i el complex martirial de San Fructuós, Tarragona. E’ probabile che la bella lauda funeraria musiva con reppresentazione di un individuo maschile togato e iscrizione metrica con referimento al nome dell’inumato (Optimus) fosse di un vescovo.16 J.-CH. PICARD 1988, Le souvenir des évêques. Sépultures, listes épiscopales et culte des évêques en Italie du Nord, des origines au Xe siècle, Roma.17 In un sarcofago di marmo posto sotto il pavimento della chiesa: R. FARIOLI CAMPANATI 1986, Le tombe dei vescovi di Ravenna dal Tardoantico all’Alto Medioevo, in L’Inhumation privilegiee du IV au VIII siecle en occident, Actes du colloque tenu à Creteil les 16-18 mars 1984 a cura di Y. Duvall e J.-CH. Picard, pp 165-171.18 PICARD 1988 op. cit. p. 232.19 PICARD 1988 op. cit. p. 82 (Giovanni); p. 86 (Theodoro); p. 87 (Natalis).20 Casartelli Novelli e Picard dubitano si trattasse di epigrafi in posizione originale ma la descrizione di Cibrario sembrerebbe avvalorare invece l’ipotesi contraria: L. CIBRARIO, Storia di Torino, Torino, 1856, pp. 88-90; PICARD 1988, op. cit. pp. 352-353; S. CASARTELLI NOVELLI 1970, Le fabbriche della cat-tedrale di Torino dall’età paleocristiana all’alto Medioevo, Studi medievali, serie III, XI, pp. 617-658, in particolare pp. 637-638, 649-651. Per una presenza del sepolcreto altomedievale CANTINO WATAGHIN 1999, Dinamiche della cristianizzazione nella diocesi di Torino: le testimonianze archeologiche, in Atti del convegno internazionale di studi su Massimo di Torino nel XVI centenario del concilio di Torino (398), “Archivio Teologico Torinese”, pp. 18-49.21 PICARD 1988, op. cit. p. 210 (Armentario di Pavia); p. 240 (Teodaldo di Brescia), p. 354 (Annone di Verona).22 PICARD 1988, op. cit. pp. 17-108.23 Scavi eseguiti tra 2011 e 2012, diretti da G.P. Brogiolo e A. Chavarria Arnau in collaborazione con la Soprintendenza e grazie al contributo della Fondazione Cariparo. Le analisi antropologiche sono in corso da parte di un’èquipe di antropologi coordinata da A. Canci. Le sepolture altomedievali fanno parte della tesi dottorale in corso di M. Marinato. Una publicazione sugli scavi è in corso di preparazione.24 Interpretate come “appartenenti ad una popolazione allogena da tempo integrata a quella autoctona”, E. MICHELETTO 1999, Archeologia Medievale ad Alba: note per la definizione del paesaggio urbano (V-XIV secolo), in Una città nel medioevo, Archeologia e architettura ad Alba dal VI al XV secolo, a cura di E. MICHELETTO, Alba, pp. 31-60, in particolare p. 34.25 LAMBERT 2003, op. cit., p. 23026 M. T. GUAITOLI 2013, Trento, Santa Maria Maggiore, in G. P. BROGIOLO et alii (a cura di), APSAT 10. Chiese trentine dalle origini al 1250. Vol. 1, Mantova, pp. 116-121.

219A. Chavarria Arnau, F. Giacomello: Riflessioni sul raporto...

27 Pianta pubblicata a p. 241 in A. BREDA 2007, Archeologia degli edifici di culto di età medievale nella diocesi di Brescia. Atlante, in Società bresciana e sviluppi del romanico (XI-XIII secolo), G. ANDENNA e M. ROSSI (a cura di), Atti del convegno di studi, Brescia 9-10 maggio 2002, pp. 235-279.28 A. BORZACCONI 2003, Gli scavi nelle sacrestie del Duomo di Cividale: dati acquisiti e problemi aperti nella conoscenza delle aree adiacenti al complesso episcopale, Forum Iulii, XVII, pp. 155-172.29 C. NEGRELLI 2010, Topografia e luoghi di culto, in Storia della chiesa riminese, a cura di R. SAVIGNI, Rimini, pp. 291-322, in particolare pp. 305-311. Negrelli si riferisce a gruppi di sepolture nell’area della cattedrale di Santa Colomba. Si menzionano tombe alla cappuccina, sarcofagi, altre tipologie non specificate. A nord della cattedrale invece si localizza un cimitero medievale con tombe in nuda terra. 30 K.G. LANKORONSKI 1906, Der Dom von Aquileia. Sein Bau und seine Geschichte, Viena.31 G. CANTINO WATAGHIN 2004, La città tardoantica: il caso di Aquileia, in Aquileia dalle origini alla costituzione del ducato longobardo, a cura di G. CUSCITO e M. VERZAR BASS, Antichità Altoadriatiche, LIX, pp. 101-120, in particolare p. 110.32 Uno dei dati più evidenti del progetto CAMIS che ha catalogato (a tutt’oggi 15 dicembre 2013) 1200 complessi funerari datati tra il IV e il X secolo nelle regioni Lombardia, Veneto, Trentino, Friuli-Venezia-Giulia ed Emilia Romagna.33 Sul riempiego di sarcofagi romani e tardoantichi nell’alto medioevo cfr. D. VERKERK 2007, Life after death. The afterlife of Sarcophagi in Medieval Rome and Ravenna, in E. O. CARRAGAIN, C. NEUMAN DE VEGVAR (eds.), Roma felix. Formation and Reflections of Medieval Rome, Abingdom, pp. 81-96. A. DIERKENS 2009, Quelques réflexions sur la présentation des sarcophages dans les églises du haut Moyen Age, in A. ALDUC LE BAGOUSSE, (ed.). Inhumations de prestige ou prestige de l’inhumation? Expression du pouvoir dans l’au-delà (IVe-XVe siècle). Table ronde du CRAHM 4. Caen, pp. 265-302. 34 C. NEGRELLI 2006, Topografia e luoghi di culto, in Storia della Chiesa riminese, a cura di R. SAVIGNI 2006, Vol 1, pp. 291-321, in particolare p. 306. 35 A. DONATI 2006, La cultura epigrafica riminese fra pagano e cristiano, in Savigni 2006 op. cit., pp. 285-290, in particolare pp. 289-290.36 M. LAWRENCE 1932, Columnar sarcophagi in the latin West, Art Bulletin, 14, pp. 148-202. Tuttavia non possiamo assicurare che si tratti di questa tipologia poichè a parte una breve notizia (E. MENOTTI, A. MANICARDI 2004, Mantova e il suo territorio in età tardoantica ed altomedievale, in BRO-GIOLO 2004, op. cit. pp. 141– 150, in particolare pp. 147-148 relativa a un rinvenimento fortuito della fine degli anni sessanta) non è stata pubblicata nessuna immagine di questo sarcofago. 37 M. MIRABELLA ROBERTI 1986, Sepolture privilegiate nelle chiese paleocristiane di Milano, in L’Inhumation privilegiee du IV au VIII siecle en occident, Actes du colloque tenu à Creteil les 16– 18 mars 1984, édités par Y. Duval et J.-Ch Picard, pp. 159-163; A. DE CAPITANI D’ARZAGO 1952, La Chiesa Maggiore di Milano, Santa Tecla, Milano, pp. 135-138.38 Sul tema cfr. S. STRAFELLA 2006, Una sepoltura dipinta nell’abbazia di San Benedetto di Leno, Brixia Sacra, pp. 159-186 con bibliografia. Per il caso di Mantova si veda anche M. IBSEN 2004, Testimonianze artistiche tra alto medioevo ed età romanica, in G. P. BROGIOLO 2004 (a cura di) Gli scavi al battistero di Mantova (1984-1987), pp. 133-139, in particolare p. 134.39 DE CAPITANI D’ARZAGO 1952, op. cit., p.135.40 Su queste epigrafi cfr. M. SANNAZARO 2005, Epigrafia e chiese tra IX e X secolo in Italia settentrionale, in G. ANDENNA, R. SALVARANI, G.P. BROGIO-LO (a cura di), Alle origini del romanico. Monasteri, edifici religiosi, committenza tra storia e archeologia (Italia settentrionale, secoli IX-X), atti delle III giornate di Studi medievale (Castiglione delle Stiviere, 25-27 settembre 2003), Brescia, pp. 123-146, in particolare 129.41 FIORIO TEDONE, LUSUARDI SIENA, PIVA 1987, op. cit., p. 71.42 E. ROFFIA 1990, in Milano Capitale dell’Impero Romano, 286-402 d. C., Milano, 1990, scheda 5d.8.m Coppa, p. 403.43 O. VON HESSEN 1975, Reperti di età Longobarda dagli scavi di Santa Reparata,”Archeologia Medievale”, II, 1975, pp. 211-214, p. 211.44 Ch. BONNET 1997, Les églises en bois du haut Moyen-Age d’après les recherches archéologiques, in N. GAUTHIER, H. GALINIÉ (éds.), Grégoire de Tours et l’espace gaulois, Tours, pp. 216-236 (Satigny).45 Liber Ordinum XLIII e XLV: M. Ferotin (a cura di), Le Liber ordinum en usage dans l’Eglise wisigothique et mozarabe d’Espagne du cinquième au onzième siècle, Paris, 1904 (reed. A. Ward – C. Johnson, Roma, 1996, col. 139-146).46 L. PEJRANI BARICCO 2003, L’isolato del complesso episcopale fino all’età longobarda, in L. MERCANDO 2003, (a cura di) Archeologia a Torino, Dall’età preromana all’Alto Medioevo, pp. 301-317, in particolare p. 316.47 MENOTTI, MANICARDI 2004, op. cit, pp. 147-148.48 S. LUSUARDI SIENA, M. SANNAZARO 2001, I battisteri del complesso episcopale milanese alla luce delle recenti indagini archeologiche, L’edificio battesimale in Italia, pp. 647– 674, pp. 650-657.49 G. GANDIOLI 2004, Analisi antropologiche sugli scheletri, in BROGIOLO 2004, op. cit., pp.47 55.50 S. GELICHI (a cura di) 2009, L’isola del vescovo. Gli scavi intorno alla cattedrale di Comacchio. Firenze, p. 54-55.51 Non condivido quindi la proposta fatta per le tombe infantili rinvenute presso il battistero della cattedrale di Barcellona e databili a partire dal VI secolo, secondo la quale la sepoltura di bambini presso un battistero sarebbe un modo di cristianizzare un membro della comunità ancora non bat-tezzato: J. BELTRAN DE HEREDIA, CH. BONNET 2007, Nouvelles données sur le baptistère de Barcelone, in M. Marcenaro, Albenga città episcopale. Tempi e dinamiche della cristianizzazione tra Liguria di Ponente e Provenza, pp. 771-817 (in part. pp. 796-797).52 Su questi temi esiste un’ampia bibliografia tra cui: D. LETT 1997, L’enfant des miracles. Infant et societé au Moyen Age (XII-XIII siècles), Aubiers 1997, in particolare il capitolo X a pp. 193-218; I. SEGUY 1997, Aspects religieux et profanes dans le traitement funéraire au noveau-né, in L. BUCHET (dir.), L’enfant, son corps, son histoire, Actes des 7e Journées anthropologiques, Sophia Antiopolis, pp. 97-113, part. 109-111.53 Come le sepolture di V secolo rinvenute in rapporto all’area del Colosseo da legare al sacco dei goti (R. MENEGHINI, R. SANTANGELI VALENZANI 2004, Roma nell’altomedioevo, Roma, p. 116)54 Nel caso di Ginevra, recentemente analizzato da Bonnet bisogna tener conto che il mausoleo funerario di IV secolo, individuato durante gli scavi, sarebbe precedente alla costruzione della prima cattedrale (fine IV secolo): Ch. BONNET 2012, Oratoires ou mausolées dans le groupe épiscopale de Géneve, Hortus Artium Medievalium, 18.2, pp. 355-361, part. 356-357.55 (a) ad Aquileia la presunta precocità potrebbe invece derivare dal più tardo riuso dei sarcofagi antichi o dalla posizione della chiesa oltre pomerium; (b) a Concordia credo che non vi siano sufficienti elementi per attribuire il ruolo di cattedrale alla chiesa dei Santi Apostoli, a mio avviso molto più coerentemente da identificare nella chiesa funeraria suburbana, vista la posizione, l’intitolazione e la mancanza di notizie che la identifichino come cattedrale fino ad una epoca più tarda; (c) in altre città, ad esempio ad Arezzo, chiese suburbane solo in seguito diventano –per motivi contingenti– cattedrali e quindi le sepolture tardoantiche non sono riferibili alla chiesa madre. 56 PICARD 1988, op. cit. p. 272.57 Basti pensare agli esempi di Tours (San Martino) e Mérida (Santa Eulalia). Per la Gallia cfr. BEAUJARD 2000, op. cit.; per la Penisola iberica: S. CA-STELLANOS 2004, La hagiografía visigoda. Dominio social y proyección cultural, Logroño.

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58 A partire dall’VIII secolo, si produce una profonda trasformazione nell’attitudine dei cristiani in rapporto alla morte e, come conseguenza, si affermano nuove forme di commemorazione liturgica dei defunti. Il valore dell’intercessione del santo lascia il passo alle orazioni e soprattutto alle celebrazioni eucaristiche che diventano determinanti per la salvezza dei defunti. Se inizialmente si dava, come abbiamo accennato, grande importanza alle se-polture ad sanctos il crescente carattere penitenziale e il rafforzamento del concetto di salvezza tramite la preghiera resero meno indispensabile la vicinanza alle reliquie e preferibili altre posizioni più legate a coloro che pregavano: C. TREFFORT 1996, L’église carolingienne et la mort: Christianisme, rites funéraires et pratiques commémoratives, Lyon e M. LAUWERS 1997, La mémoire des ancetres, le souci des morts. Morts, rites et société au Moyen Age (diocèse de Liège XIe-XIIIe siècle), Paris.59 Pur se la deposizione di reliquie nelle cattedrali è un fenomeno documentato già in epoca tardoantica (come nel caso della chiesa costruita da Vi-ctrizio di Rouen) erano fondamentalmente deposte nelle chiese suburbane, almeno fino al VII-VIII secolo quando comincia la traslazione sistematica di reliquie dai suburbia all’interno delle città. 60 Secondo il capitolo 27 de la Passio che dice: “Inde in ecclesiam matrem sanctus Vincentius consecratur altario: mancipatum Deo devotione locum, et misteriis venerabili, dum honoratum honoravit, ita quod in plurimis locis refectio eius corporis fuit”, traslatio datata al VI secolo (A. FABREGA I GRAU, Pasionario Hispánico (siglos VII –XI), (T. I, Estudios; T. II, Textos). Monumenta Hispaniae Sacra, Serie Litúrgica. Inst. Enrique Flórez, Madrid-Barcelona, 1953-1955, pp. 195-196)61 M. CALVO GALVEZ 2000, El cementerio del area episcopal de Valencia en época visigoda, Los origenes del cristianismo en Valencia y su entorno, Valen-cia, pp. 193-205; L. ALAPONT MARTIN, A. V. RIBERA I LACOMBA 2006, Cementerios tardoantiguos de Valencia: arqueologia y antropologia, Anales de Arqueologia cordobesa, 17, pp. 161-194.62 Il famoso “carcere” non è pero stato trovato. Non si può scartare l’ipotesi che la presenza di sepolture in quest’area pubblica sia piuttosto dovuta al fatto che si trattava di una zona pubblica e abbandonata della città. Il fatto che queste sepolture (una trentina) siano tombe individuali in fossa sem-plice o con coberture di tegole, anfore o che riusano strutture precedenti e senza corredo farebbe pensare in un cimitero non privilegiato a differenza della seconda fase (in rapporto già con la cattedrale) con abbondanza i tombe strutturate, monumentali, con corredi e con un uso continuato delle tombe per nuove inumazioni. 63 2 sepolture infantili in rapporto al battistero, 3 sepolture di adulti in relazione aal’aula episcopale, (BELTRAN DE HEREDIA 2008, Inhumaciones ‘privilegiadas’ intra muros durante la antigüedad tardia: el caso de Barcino, Anales de Arquelogia Cordobesa, 19, pp. 231-260). 64 Oggetti di abbigliamento, ampolle e brocche (BELTRAN DE HEREDIA 2008). 65 Contro l’identificazione dell’edificio cruciforme si era espresso: N. DUVAL 1998, La cathédrale paléochrétienne de Barcelone revisitée, Bulletin Mo-numental, 156-IV, pp. 403-410.66 Oltre alla bibliografia citata a nota 7, cfr. ad esempio J.-L. KUPPER 2006, Les sépultures des éveques de Tongres-Maastrich. Liège depuis les origines jusqu’en 1200, in MARGUE op. cit., pp. 188-195.

Hortus Artium Mediev. Vol. 20 xxx-xxx A. Chavarria Arnau, F. Giacomello RIFLESSIONI SUL RAPORTO ...

PRILOG POZNAVANJU ODNOSA IZMEÐU GROBOVA I KATEDRALA RANOG SREDNJEG VIJEKASAŽETAK

U radu se analizira, polazei od arheoloških nalaza, korištenje prostora ranosrednjovjekovnih katedrala sje-verne Italije kao ukopnih mjesta, osobito pokušavajui prouiti: 1) od kojeg su se trenutka ti kompleksi poeli koris-titi kao ukopni prostori; 2) tko biva pokopan na tim mjes-tima, i naposljetku 3) koji razlozi su doveli da stanovništvo napusti prigradska crkvena groblja kako bi bili pokopani unutar katedrala i drugih crkava u gradskim prostorima.

Na temelju provedene analize arheoloških podataka zakljuuje se da je, barem za sjevernu Italiju, korištenje kate-dralnih crkava za mjesta ukopa kasnija pojava, koja poinje od 7. stoljea te se širi tijekom 8.-9. stoljea. Openito, u istom tom razdolju potvruju se ukopi u urbanim podrujima. U vezi s tim zakljucima, iznimke zasluuju daljnje istraivanje, iako, prema onome što sada znamo, ini se vjerojatnim da proizlaze iz nedostatne dokumentacije.

Prevela: Tea Gorup