giudizi li il isti da Bodrato e Andreatta Per La Malfa, Rodotà ...

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La polemica sui tagli alla spesa pubblica A l'Unità OGGI DOMENICA 8 SETTEMBRE 1985 Aperti contrasti nella maggioranza per la legge finanziaria Mercoledì nuovo vertice a Piazza del Gesù La De sempre divisa: giudizi li il isti da Bodrato e Andreatta Il vicesegretario dello scudocrociato vede il rischio di mec- canismi che produrrebbero altre forme di ingiustizia sociale ROMA — Il «piano Goria» è sotto il tiro delle critiche. Sulla sua linea di attacco al- lo Stato sociale si accendono i contrasti dentro la maggio- ranza. Ma il presidente del Consiglio evita ancora di pronunciarsi esplicitamente. Intanto, si fa sempre più tra- sparente la divisione nella De, incapace di esprimere una posizione reale per la legge finanziaria *86. Dopo le dure polemiche di Piccoli e Donat Cattln, anche il vice- segretario Bodrato contesta il ministro del Tesoro, autore di «una filosofia piuttosto che di una serie articolata di proposte». Lo appoggia inve- ce Andreatta, per accusare Craxi di infondato «ottimi- smo», per rimarcare le «reti- cenze» del governo e per pun- zecchiare il vertice democri- stiano («non preme abba- stanza» su Palazzo Chigi). Mentre il repubblicano La Malfa censura il documento di Goria, qualificandolo co- me «una bella tesi di laurea, magari un po' generica» che ripercorre «una politica di menzogne». Quattro giorni fa, Goria si era presentato al Consiglio del ministri con il preannun- cio di un avallo ricevuto dal suo partito. Ora sembra pro- prio non sia più così. De Mita tace, sul «Popolo» si alterna- l o i commenti di opposta ispirazione, nuovi «summit» sono in calendario (mercole- dì) a Piazza del Gesù. Ma fi- no a questo punto tutto sot- tolinea che lo scudocrociato incerto e diviso gioca su due tavoli. Basta mettere a confronto le interviste, sui prossimi numeri dell'«Espresso» e di «Panora- ma», di Guido Bodrato e Be- niamino Andreatta. La «filosofia» di Goria, pre- mette il vicesegretario de, è lungo la «strada che si deve percorrere». Ma anche Bo- drato pare considerarla co- me una vecchia nota ormai stonata, quando evidenzia che viene «riproposta per la Su «Espresso» e «Panorama» Tre interviste sul dibattito v congressuale nel Pei Capitalismo e socialismo nel giudi- zio di Gian Carlo Pajetta e Colajanni ROMA Pei, capitalismo e socialismo: sui temi al centro del dibattito che si e aperto in vista del congresso comunista, intervengono Gian Carlo Pajetta ed il vicesegretario repub- blicano Giorgio La Malfa, con due interviste concesse al set- timanale «L'Espresso». Interrogato sulle posizioni di Armando Cossutta a propo- sito della frase "fuoriuscire dal capitalismo", Pajetta afferma che l'espressione «"superamento di contraddizioni che esigo- no una società nuova" c'è sempre sembrata più appropriata». E aggiunge: «Dopo il fine ultimo c'è sempre qualcos'altro. Non credo che la strada verso il socialismo sia simile nei paesi capitalistici, né credo che sia «obbligatoria» una tappa capitalistica per tutti i paesi in via di sviluppo, come non credo che sia per tutti evitabile». Perciò, conclude Pajetta, •concedetemi di non considerare l'utopia solo come un ter- mine spregevole. Concedetemi di non essere né un dogmatico né uno sciocco. E non chiedetemi di fare il profeta». La Malfa polemizza invece con alcune, recenti dichiarazio- ni di Adalberto Minucci e Alfredo Reichlin. Minucci. sostiene La Malfa, «esprime la posizione media del gruppo dirigente comunista», quando afferma che il Pei ricerca «un punto dinamico di saldatura tra riforme parziali e obiettivi generali di trasformazione strutturale e di rinnovamento della socie- tà in senso socialista». «È inutile dice il vicesegretario Pri — che Minucci si lanci nella disamina del nostro tipo di sviluppo, del nostro capitalismo. A lui il capitalismo non interessa, non gli sta affatto a cuore migliorarlo. Vuole solo trovare quei famosi "punti dinamici"». In quanto a Reichlin, sostiene che «nemmeno lui parla di capitalismo, ma lo aggira». «Nei suoi interventi soggiunge Reichlin prende in analisi, piuttosto che le cose così come sono, una società già lanciata in qualche fumoso mondo, al di là del capitalismo stesso, una società postindustriale, dove addirittura "non esìste più un luogo preciso dove avvenga la produzione", dove tutto è sballato rispetto all'analisi econo- mica tradizionale, marxista o keynesiana». Insomma, con- clude La Malfa, «non è sul capitalismo e sulla possibilità del Pel di starci dentro che Reichlin interviene e fa proposte, ma su qualcosa che non si sa cos'è». Da registrare infine anche un'intervista di Napoleone Co- lajanni al settimanale «Panorama». «Nessuno sembra in gra- do di dire verso che cosa si dovrebbe fuoriuscire. Non ci si prova nemmeno a definire con un minimo di chiarezza che cosa deve intendersi per società socialista. Ma se non si sa dove si aprono le porte diventa persino impossibile dire se si è usciti o no». Perciò, «l'unica cosa seria da fare», per Colajan- ni. è «vedere quali sono le cose che debbono essere cambiate nella società attuale, come cambiarle e con chi». «Fuoruscita dal comunismo» o da un minimo di serietà? Fra tante sciocchezze che in questi giorni sono stile scritte sul Pei da alcuni giornali fa spicco l'editoriale apparso ieri sul Corriere della Sera dove abbiamo potuto leggere cose dottissime'sulla vecchia teoria togllattiana del tanto peggio tanto meglio*. Ora, anche i più duri ma seri avversari hanno messo sempre in evidenza come Togliatti si muovesse in senso diametralmente opposto a questa 'teoria: L'articolo del Corriere ha come titolo: *La fuoruscita dal comunismo». Ma in effetti si tratta della 'fuoruscita» da quel minimo di serietà culturale che 1 *comunìstologhh chiamati a 'spiegare* il Pei dovrebbero pure avere. terza o quarta volta», sempre con «conseguenze assai mo- deste, vista la situazione del- la finanza pubblica». Bodra- to lancia quindi al ministro del Tesoro un'accusa di •astrattezza», in particolare perchè pretende di fissare il •limite del bisogno» sociale al di là del quale dovrebbero es- sere cancellati l'assistenza e i servizi garantiti dallo Stato, per far posto alla sfera priva- ta (lo slogan «meno Stato e più mercato»). Ma stabilire •la soglia del bisogno» o «la cifra di reddito accertato fi- scalmente al di sotto della quale il cittadino è dichiara- to povero» è la premessa di un'ingiustizia: «così i sala- riati» sarebbero — dice Bo- drato — «ancora una volta puniti nei confronti delle ca- tegorie che evadono» le tasse, cioè «dei lavoratori autono- mi o dei professionisti». In- somma, «ricette-miracolo» per Bodrato «non esistono». La conclusione politica è una ammissione della «debo- lezza della maggioranza», naturalmente bilanciata nell'intervista da un accen- no al presunto «opportuni- smo dell'opposizione». La voce di Andreatta fa come da controcanto. Per il deputato de, ex minsitro del Tesoro, oggi «ridurre di 20-25 mila miliardi il deficit ten- denziale» dello Stato rappre- senta il solo «compito che giustifica la permanenza del governo Craxi ancora per un anno. Altrimenti, niente pa- ga il biglietto per rimanere nelle carrozze ministeriali». Andreatta dà in qualche mo- do una mano a Goria («circo- lano molte buone idee»), ma il suo vero obiettivo sembra quello di rilevare che il go- verno è «tanto reticente», che il presidente del Consìglio •non riesce a vedere i perico- li» del quadro economico na- zionale, e che la stessa De non lo incalza a sufficienza. Ad Andreatta, comunque, sta benissimo la «filosofia» di Goria: «Va sfoltito il sistema» dei servizi e dei diritti acqui- siti «tagliato su misura per la furberia dei ceti medi, più abili a muoversi tra burocra- zie e regolamenti per sfrut- tare ogni beneficio». Per uscire dal vago, Andreatta due proposte concrete le fa: basta con le «scuole e univer- sità semigratuite» e con le «prestazioni sanitarie gra- tis». Il «piano Goria» sono sol- tanto chiacchiere. Al fondo, è questa la secca critica espressa invece dal vicese- gretario del Pri. Giorgio La Malfa — sempre polemico con l'azione del governo è infatti scettico sulla possibi- lità che si passi «dalla teoria generale ai fatti concreti». •Io voglio sapere se Medio- banca diventa privata o no, se la Sme viene venduta o no» dice, sospettando che •dietro le generiche indica- zioni di Goria» non ci sia «un lavoro tecnico capace di dar loro sostanza». Siccome «in venti giorni dubito si decida- no cose di portata storica», anche stavolta — dichiara La Malfa — «lo schema mi pare quello di sempre». Qua- le? «Si fìssa una previsione di disavanzo irreale», poi -nel corso dell'anno si prende at- to che il "tetto" è stato supe- rato» di un paio di decine di migliaia dì miliardi, ma ugualmente a dicembre «si giura solennemente di non superare il deficit dell'anno precedente» e «sei mesi dopo» si scopre di nuovo che «il "tetto" è diventato irrealisti- co'. Questa politica (che si ri- pete «anno dopo anno» per la legge finanziaria) è appunto secondo La Malfa — una •politica di menzogne». Da un angolo visuale di- verso, i socialdemocratici ri- badiscono che vanno tutela- te «le conquiste positive dello Stato sociale» e suH'«Umanità» — fanno un cauto accenno al nesso tra •stabilità» governativa e In- dirizzo della manovra econo- mica. Solo i liberali difendo- no apertamente le posizioni di Goria dalle «vivaci resi- stenze» sollevate anche nelle file del pentapartito. I «pro- positi rigoristi» sono stati •troppe volte annunciati e via via annacquati», dice Al- fredo Biondi che dal settima- nale «Sorrisi e canzoni», ave- va fatto sapere come neo se- gretario del Pli di voler «gio- care all'attacco». Marco Sappino Il tema per due giorni al centro della Festa deir«Unità» di Ferrara Stato sociale, declino o riforma Da uno dei nostri inviati FERRARA — -Non si tratta dì tagliare o ridurre In modo indiscriminato le conquiste dello "Stato del benessere", ma di operare una selezione che, particolarmente in Ita- lia, è possibile e necessaria perche qui si sono affermate, sotto l'egida della De, impo- stazioni particolarmente estensive e perverse della spesa sociale e dello Stato as- sistenziale, di cui hanno be- neficiato anche ceti non bi- sognosi»: lo dice Giorgio Na- politano; con lui si confron- tano Giorgio La Malfa, vice- segretario del Pri Stefano Rodotà, presidente dei depu- tati della Sinistra Indipen- dente e Giorgio Ruffolo, del- la Direzione del Psl. Stavolta 11 tema del dibat- tito chiama direttamente in causa la sinistra, che deve misurarsi con «crisi del Wel- fare State e crisi dello svilup- po.. Ma Giorgio La Malfa in- troduce subito una nuova di- stinzione: «In Italia — dice si sono scontrate per molti anni concezioni diverse: una propria di partiti non marxi- sti come quello repubblicano e l'altra del partiti della tra- dizione socialista. Per noi lo stato del benessere è reso possibile solo in presenza di condizioni di sviluppo eco- nomico adeguato. Mi sem- bra — aggiunge polemica- mente il vicesegretario del Pri — che questo aspetto fondamentale sia stato tra- scurato nell'analisi tradizio- nale dei partiti socialisti e comunisti in Italia». Ma è proprio così? «La cri- si osserva Napolitano — e la necessità di ripensare alle politiche del «benessere» è comune a tutti i paesi del- l'Europa occidentale. «Quan- do si parla di crisi dello Stato del benessere — dice a sua volta Giorgio Ruffolo — si rischia di generare un equi- voco: che lo Stato del benes- sere sia stato una soluzione sbagliata ai problemi di svi- luppo della società indu- striale di questo secolo. In realtà lo stato del benessere è stato il più luminoso succes- Per La Malfa, Rodotà, Napolitano e Ruffolo... «Non tagli indiscriminati» dice il dirigente comunista Il legame con la questione delle risorse per lo sviluppo Giorgio La Malfa so della sinistra di tutti i tempi. Il solo vero socialismo reale che abbiamo conosciu- to. In Italia uno stato del be- nessere è stato realizzato in una forma distorta, di Stato sociale assistenziale. Oggi è necessario un nuo- vo compromesso con il capi- talismo, che si basi su un ti- fio di sviluppo più sobrio nel- a produzione di beni mate- riali e più ricco nella produ- zione di servizi. In Italia que- Stefano Rodotà sto compito è aggravato dal- la presenza di uno Stato- mausoleo. paralizzato e pa- ralizzante. Le profonde rifor- me di struttura necessarie si basano su un radicale rinno- vamento delle strutture pub- bliche: meno Stato e più effi- ciente. Questo è il compito ineludibile, difficile della si- nistra. «Ma non si tratta allora — afferma Stefano Rodotà — di correre dietro a formule come meno Stato, più mer- Giorgio Ruffolo cato, che occultano una vol- ta di più la natura vera dei problemi. Che sono, in primo luogo, quelli di uno Stato inefficiente, di una pesante degenerazione burocratico- clientelare del Welfare all'i- taliana. Vogliamo davvero guardare ai modelli social- democratici? Ricordiamo, allora, che il 15 settembre si vota in Svezia e che al centro del contrasto ci sono i fondi dei salariati, cioè uno stru- mento di presenza dei lavo- ratori nella proprietà delle imprese». Poi Rodotà allarga ancora l'orizzonte: «Bisogna — dice affrontare nel suo insieme il problema della proprietà e della gestione delle risorse, anche al di là del vecchio schema privato-Stato. Se la fase attuale è paragonabile alla rivoluzione Industriale, ricordiamo che questa co- struì le sue nuove istituzioni senza cercare il rimedio al nuovi problemi nel diritto feudale che, invece, è proprio la logica regressiva che ispi- ra certi nostrani banditori di un neo-liberismo». La Malfa, invece, stringe sul Pei: «Le forze socialiste sostiene — hanno perso di vista in Italia quel legame tra grado di sviluppo e possi- bilità di società del benessere che solo può assicurare che fra questi due termini non sorga contraddizione. Nello stesso tempo queste forze hanno ritenuto che lo stato del benessere dovesse essere perseguito e realizzato con- flittualmente rispetto alle forze politiche dominanti nella società». •Questo nodo — rimarca La Malfa — c'è e a me non pare che il dibattito, pure ricco e aperto che si svolge in questo periodo nel partito comunista, abbia toccato nella misura e con l'ampiez- za necessaria questo proble- ma». •Equità sociale, giustizia distributiva, uguaglianza: attorno a questi problemi — replica Napolitano — ruota in notevole misura la rldefi- nìzione di valori e obbiettivi irrinunciabili per la sinistra. E al congresso del Pei toc- cherà dare, su questi punti, risposte più concrete nel quadro di un dialogo intenso ed aperto con altre forze del- la sinistra italiana ed euro- pea. Le esperienze compiute nei decenni passati da forze socialiste e socialdemocrati- che che hanno avuto funzio- ni di governo in Europa e da forze comuniste come la no- stra che si sono battute per obbiettivi analoghi, stando all'opposizione, si confronta- no oggi su un piede di parità, al di fuori di ogni contrappo- sizione ideologica. Siamo convinti — ha continuato Napolitano — che il nostro apporto possa essere origina- le e incisivo anche per la par- ticolare sensibilità che noi comunisti italiani abbiamo avuto per le questioni strut- turali, di intervento nel pro- cesso di accumulazione e di firogrammazione dello svi- uppo. Nessuno di noi pensa che ci si debba "appiattire" sulle vecchie esperienze so- cialdemocratiche: per la ve- rità non ci pensano neppure quei partiti socialisti e so- cialdemocratici che, in Ger- mania come in Svezia, come in Inghilterra, stanno riflet- tendo sul passato e cercando risposte nuove a problemi nuo.vi». •E da molti anni che tra questi partiti e il Pei si va de- terminando un progressivo avvicinamento: non si com- prende come qualcuno, nelle nostre file, possa accorgerse- ne solo adesso. Su questa via — afferma Napolitano — dobbiamo procedere sempre più decisamente, conside- randoci ormai parte inte- grante della sinistra euro- f»ea. Ed è entrando nel meri- o di problemi attuali e scot- tanti per tutta la sinistra eu- ropea — come quelli dello sviluppo economico e del progresso sociale nella diffi- cile fase apertasi per la no- stra economia e la nostra so- cietà che noi possiamo far rivivere e concretamente af- fermare i valori del sociali- smo». La Malfa commenta: «Un discorso importante. Un passo avanti molto forte del Pei. Del resto l'evoluzione in tutti questi anni è stata note- vole. È tuttavia un problema rimane: questi cambiamenti non possono essere emprici, che c'è un compromesso con la realtà. Ma, se è cambiata la pratica, perché non cam- biate le vecchie analisi?». E proprio vero, le doman- de ai comunisti sono come gli esami: non finiscono mai. Rocco Di Blasi «Confermo»: così Goria la sera prima Ha partecipato ad un dibattito con Gianfranco Borghini e Mario Nesi davanti a un pubblico che ha mostrato di apprezzare la sua franchezza - «Se ci sono strade diverse da quelle che ho proposto — ha detto polemicamente — indicatele con precisione» Da uno dei nostri inviati FERARA Ecco uno del di- battiti più attesi alla Festa di Ferrara. Si parla dell'econo- mìa italiana, delle sue pro- spettive. Ne discutono Gian- franco Borghini della dire- zione del Pei, Nerio Nesi, so- cialista, presidente della Banca nazionale del lavoro, e Giovanni Goria. Nello «spa- zio dibattiti» (il più ampio della Festa, ancora una volta gremito di gente) il ministro democristiano non demorde, ripropone pari pari le sue po- sizioni. Il pubblico ascolta attento, apprezza evidente- mente la schiettezza. Il ministro: «Se il proble- ma è la competitività delVazienda Italia", dob- biamo chiederci quali inizia- tive prendere. Finora lo Sta- to ha risposto ad una do- manda sociale In continua crescita. Possiamo anche continuare cosi. Afa allora la spesa diventa sempre più forte e bisognerebbe rincor- rerla con le entrate. Quando, fra non molto, per le pensio- ni dovremo chiedere ad ogni lavoratore il 50 per cento di ciò che produce, questi dirà: non ci sto. Ci sono altre stra- de, diverse da quelle che ho proposto?Indicatele, ma con precisione. I peggiori nemici di questo Paese sono coloro, e ce ne sono o vunque, che so- stengono che si può andare avanti così, che non è neces- sario fare cose Importanti». Gainfranco Borghini: «I mali di cui soffre questo Pae- se non sono riconducibili so- lo alla riduzione della spesa. Magari fosse così. Ciò detto si pone il problema del defi- cit pubblico, che occorre ri- sanare lanciando però un messaggio: la sanità, la pre- videnza, l'assistenza (non l'assistenzialismo, magari la De mostrasse la stessa grin ta che ha contro lo stato sociale nel combattere certe forme di degenerazione clientelare) vanno difese. Certo, lo Stato sociale va riformato. Ma è accettabile la campagna che viene fatta contro l'Inps? Sulla gestione dell'Inps è ca- ricata l'ira ai Dio. Tion è la gestione delle pensioni in de- tteli, ma sono la cassa inte- grazione, i contributi alle imprese che pesano sui conti dell'istituto. De Michelis in- voca per l'Inps il commissa- rio. Questa è una sparata. Se fossi stato nel consiglio di amministrazione dell'Inps, invece, non avrei accettato di assolvere compiti che so- no dello Stato senza la ga- ranzia che ci fosse la coper- tura. E per la sanità, si dice: privatizziamola, alleggeria- mo così la spesa. Ma chi so- stiene la spesa sanitaria? I lavoratori dipendenti. Se il servìzio sanitario deve essere di tutti, contribuiscano an- che le altre categorie sociali alla spesa. Si dice che non è più possibile aumentare la pressione fiscale. MA oggi le tasse le pagano al 75 per cen- to i lavoratori dipendenti e un Paese non ha avvenire se si basa solo sul gettito che viene da questa parte*. II ministro Goria: *La sa- lute del nostro Paese non è buona. Consumiamo di più di quello che produciamo e un Paese come il nostro non può permetterselo. Ci dite: possiamo anche affrontare il problema della spesa, ma questo non è possibile se non si aprono spazi per lo svilup- po. Ma perii Pei il deficit del- lo Stato è o non è un ostacolo allo sviluppo? Ci chiedete di aumentare le entrate: ho molto rispetto per un'ipotesi di questo genere, ma non la condivido perché porta lo Stato ad essere quello che prende da una parte per ri- dare dall'altra, fino a pren- dere tutto. Questa concezio- ne va bene per chi apprezza lo Stato socialista, io non Io apprezzo». Nerio Nesi, presidente del- la Banca nazionale del lavo- ro: «La nostra economia non va tanto male. La produzio- ne industriale dell'84 ha avu- to il miglior andamento de- gli ultimi dieci anni. C'è un miglioramen to con Un uo del- la gestione delle aziende pri- vate, che sono tornate a gua- dagnare. Il grande pericolo che corriamo è di non essere più, per la qualità delle no- stre esportazioni e delle im- portazioni, un paese di serie A. Ci sono stati grandi muta- menti nella proprietà delle imprese, grandi scontri negli assetti di potere. Stiamo as- sistendo ad una grande ri- strutturazione del capitale, con una forte internaziona- lizzazione, ma 11 semplice passaggio del controllo delle proprietà al capitale estero senza che avvenga il contra- rio per il capitale italiano è negativo*. Gianfranco Borghini: «li nostro è un Paese che si sta "despecializzando". L'anno scorso si è sostenuto che ta- gliando il costo del lavoro ci saremmo agganciati al "tre- no americano" e invece que- sto non è avvenuto. È avve- nuto che è aumentata la pro- duttività del lavoro e si è avuto un tracollo della "macchina" generale. È per questo che non si può avere una politica di tagli della spesa pubblica senza con- temporaneamente avviare una politica di sostegno allo sviluppo, alla imprenditoria- lità diffusa, all'innovazione. Alla domanda di Goria: ma voi comunisti pensate che l'indebitamento dello Stato sia un ostacolo per lo svilup- po? Rispondiamo: il Pei pen- sa che sia un pericolo per 11 Paese, per II suo a vvenlre de- mocratico. Siamo consape- voli che un indebitamento di questa portata è una mina vagante, così non si va da nessuna parte. Ma dobbiamo capire di che cosa è fatto questo deficit: non è certo provocato dalle pensioni o dall'assistenza. Peri due ter- zi è costituito dagli interessi passivi che lo Stato paga per i BoL Vogliamo affrontare queste distorsioni, vogliamo riparare alle scelte mal fatte nel passato? Se si vuole im- postare il problema In questo modo non ci tireremo indie- tro*. Bianca Mazzoni ROMA — «Non c*è un serio progetto di riforma dello Stato sociale. Eppure ce ne sarebbe bisogno e i sindaca- ti, tutti e tre i sindacati. Io rivendicano. C'è un tentati- vo di far quadrare i conti col- pendo i più deboli, mano- vrando l'accetta sui redditi dei lavoratori dipendenti». — La battuta e di Eraldo Crea, segretario generale aggiunto della CUI. Le tre confederazioni hanno ap- pena spedito una lettera a Craxi per chiedere un in- contro. una •verifica». Qualcuno ha scritto eh? do- po la filosofia illustrata dal ministro del Tesoro Goria la stessa piattaforma del- l'autunno sindacale (scala mobile, orario, occupazio- ne) non sta più in piedi. E così? •Non abbiamo scritto a Craxi prendendo lo spunto dalle posizioni di Goria. Ab- biamo constatato che c'è un rapporto molto stretto tra i criteri e i contenuti della leg- ge Finanziaria e la nostra piattaforma. La legge deter- mina vincoli e compatibilità e ci rendiamo conto che. se impostata in un certo modo, può bruciare in anticipo la nostra piattaforma, le nostre richieste». — Ma tu che cosa pensi del- la linea Goria? •Non so quanto sia utile discutere sulla filosofia. E fin troppo facile assumere un atteggiamento di gran- dissima riserva nei confronti di chi punta in modo indi- scriminato allo smantella- mento dello Stato sociale». Crea (Cisl): «Operai e gioiellieri hanno la stessa protezione» I sindacati vogliono una riforma dello Stato sociale non ulte- riori nuovi colpi al lavoro dipendente - Partire dal fisco — Ma tu questo Stato socia- le, questo sistema di assi- stenze e protezioni, come lo consideri? •Non ha prodotto equità; ha provocato disparità e di- scriminazioni; ha alimenta- to corporativismi. Non c'è dubbio che deve essere rifor- mato. E provo molta ama- rezza se penso che tutti gli interventi riformatori pro- posti non da oggi dai sinda- cati — faccio l'esempio della sanità, delle pensioni sono rimasti sulla carta. Ogni vol- ta si tenta di far quadrare i conti dello Stato imboccan- do la facile scorciatoia, col- pendo il lavoro dipendente. Certo, nell'aiiibito di una prospettiva riduttiva dì rigo- rismo finanziario, vince Go- ria. Qualche ragione ce l'ha, quando dice che bisogna far tornare i conti. Ma partendo con questo obicttivo, nel mo- mento e nella sede meno ap- propriati, si finisce con il co- struire un altro ordinamento sociale. E invece l'attuale or- dinamento rimane una base da cui partire». — Insomma tu dici: appro- fittare di una crisi dello Stato sociale per una gran- de azione riformatrice, non per aggiustamenti o addi- rittura smantellamenti, a scapito dei deboli. I sinda- cati però vengono accusati di difendere tutto e tutti, di fare i guardiani severi delle cose così come stanno™ •È un'accusa infondata. Noi siamo per una tutela so- ciale legata alle condizioni di reddito. Non siamo per una tutela, dalla culla alla tom- ba, eguale per tutti. Siamo per riportare efficienza ed equità nei servizi, nella mac- china dello Stato. Ma il pas- saggio obbligato è la riforma Eraldo Crea fiscale. Sennò, rimanendo al- le ipotesi formulate da Go- ria, i lavoratori rischiano di restare, come si dice a Napo- li, cornuti e mazziati». Fammi qualche esempio per far capire meglio ai let- tori» •Prendi il presalario per gli studenti universitari. Se viene commisurato al reddi- to familiare che cosa succe- de? Succede che gli unici redditi identificabili in base al fisco sono quelli dei lavo- ratori dipendenti. E allora il figlio dell'operaio della Bre- da può risultare più ricco del figlio del gioielliere di via Montenapoleone a Milano». — Qualcuno ha fatto il caso della bolletta telefonica pa- gata dall'avvocato Agnel- fi™ •E vero. Uno Stato sociale rifermato deve tutelare i più deboli, ma per far questo oc- corre la riforma fiscale, sen- nò è tutto un equivoco. E questo riguarda anche i ti- ckets da pagare sui medici- nali. Chi li paga? Quelli che hanno un reddito controlla- to oculatamente dal fisco, cioè i lavoratori dipendenti». Mentre si dipana questa disputa — o meglio questa offensiva — avete iniziato !c- prime trattative per il pubblico impiego. E qui, primo intoppo perché il go- verno ha ricordato i tetti per il rientro dall'inflazio- ne, la impossibilita di con* cedere aumenti salariali, per poter rimanete dentro i limiti prefissati. E così? •L'obiettivo del rientro dall'inflazione non può esse- re una specie di numero al lotto. La manovra economi- ca del governo deve essere organica ed esplicita e non limitarsi a determinare il vincolo alle dinamiche sala- riali. E un vincolo, ad esem- pio, in contrasto con la ga- ranzia di interessi pari al 15% alle rendite finanziarie. E in contrasto con la libertà di manovra rivendicata da Goria per le tariffe e i prezzi amministrati. E questa la politica dei redditi? L'unico punto chiaro è che sono sotto tiro, ancora una volta, solo e soltanto i redditi dei lavora- tori». — Ritorniamo al tema: far quadrare i conti. I sindaca- ti hanno riproposto la pa- trimoniale, la tassazione dei titoli pubblici. Craxi ac- coglierà queste richieste? «Sono indicazioni mature nell'opinione più qualificata. Eppoi io faccio notare una cosa. Se si vuole mantenere invariata la pressione fiscale al livello 1984, se si vuole, co- me si è impegnato a fare il governo, alleggerire la pres- sione fiscale sul lavoro di- pendente, esistono solo due strade. La prima è quella suggerita anche da Goria e cioè un inasprimento delle imposte indirette e allora an- che il famoso tetto del 6% nel 1986 va subito a farsi be- nedire. La seconda è quella di catturare una base enor- me di imponibile che oggi sfugge allo Stato. Non è solo una richiesta equa, è una ne- cessità». Bruno Ugolini

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La polemica sui tagli

alla spesa pubblica A

l'Unità OGGI DOMENICA

8 SETTEMBRE 1985

Aperti contrasti nella maggioranza per la legge finanziaria Mercoledì nuovo vertice a Piazza del Gesù

La De sempre divisa: giudizi l i i l isti da

Bodrato e Andreatta Il vicesegretario dello scudocrociato vede il rischio di mec­canismi che produrrebbero altre forme di ingiustizia sociale

ROMA — Il «piano Goria» è sotto il tiro delle critiche. Sulla sua linea di attacco al­lo Stato sociale si accendono i contrasti dentro la maggio­ranza. Ma il presidente del Consiglio evita ancora di pronunciarsi esplicitamente. Intanto, si fa sempre più tra­sparente la divisione nella De, incapace di esprimere una posizione reale per la legge finanziaria *86. Dopo le dure polemiche di Piccoli e Donat Cattln, anche il vice­segretario Bodrato contesta il ministro del Tesoro, autore di «una filosofia piuttosto che di una serie articolata di proposte». Lo appoggia inve­ce Andreatta, per accusare Craxi di infondato «ottimi­smo», per rimarcare le «reti­cenze» del governo e per pun­zecchiare il vertice democri­stiano («non preme abba­stanza» su Palazzo Chigi). Mentre il repubblicano La Malfa censura il documento di Goria, qualificandolo co­me «una bella tesi di laurea,

magari un po' generica» che ripercorre «una politica di menzogne».

Quattro giorni fa, Goria si era presentato al Consiglio del ministri con il preannun­cio di un avallo ricevuto dal suo partito. Ora sembra pro­prio non sia più così. De Mita tace, sul «Popolo» si alterna­l o i commenti di opposta ispirazione, nuovi «summit» sono in calendario (mercole­dì) a Piazza del Gesù. Ma fi­no a questo punto tutto sot­tolinea che lo scudocrociato — incerto e diviso — gioca su due tavoli. Basta mettere a confronto le interviste, sui prossimi numeri dell'«Espresso» e di «Panora-ma», di Guido Bodrato e Be­niamino Andreatta.

La «filosofia» di Goria, pre­mette il vicesegretario de, è lungo la «strada che si deve percorrere». Ma anche Bo­drato pare considerarla co­me una vecchia nota ormai stonata, quando evidenzia che viene «riproposta per la

Su «Espresso» e «Panorama»

Tre interviste sul dibattito

v

congressuale nel Pei

Capitalismo e socialismo nel giudi­zio di Gian Carlo Pajetta e Colajanni

ROMA — Pei, capitalismo e socialismo: sui temi al centro del dibattito che si e aperto in vista del congresso comunista, intervengono Gian Carlo Pajetta ed il vicesegretario repub­blicano Giorgio La Malfa, con due interviste concesse al set­timanale «L'Espresso».

Interrogato sulle posizioni di Armando Cossutta a propo­sito della frase "fuoriuscire dal capitalismo", Pajetta afferma che l'espressione «"superamento di contraddizioni che esigo­no una società nuova" c'è sempre sembrata più appropriata». E aggiunge: «Dopo il fine ultimo c'è sempre qualcos'altro. Non credo che la strada verso il socialismo sia simile nei paesi capitalistici, né credo che sia «obbligatoria» una tappa capitalistica per tutti i paesi in via di sviluppo, come non credo che sia per tutti evitabile». Perciò, conclude Pajetta, •concedetemi di non considerare l'utopia solo come un ter­mine spregevole. Concedetemi di non essere né un dogmatico né uno sciocco. E non chiedetemi di fare il profeta».

La Malfa polemizza invece con alcune, recenti dichiarazio­ni di Adalberto Minucci e Alfredo Reichlin. Minucci. sostiene La Malfa, «esprime la posizione media del gruppo dirigente comunista», quando afferma che il Pei ricerca «un punto dinamico di saldatura tra riforme parziali e obiettivi generali di trasformazione strutturale e di rinnovamento della socie­tà in senso socialista». «È inutile — dice il vicesegretario Pri — che Minucci si lanci nella disamina del nostro tipo di sviluppo, del nostro capitalismo. A lui il capitalismo non interessa, non gli sta affatto a cuore migliorarlo. Vuole solo trovare quei famosi "punti dinamici"».

In quanto a Reichlin, sostiene che «nemmeno lui parla di capitalismo, ma lo aggira». «Nei suoi interventi — soggiunge — Reichlin prende in analisi, piuttosto che le cose così come sono, una società già lanciata in qualche fumoso mondo, al di là del capitalismo stesso, una società postindustriale, dove addirittura "non esìste più un luogo preciso dove avvenga la produzione", dove tutto è sballato rispetto all'analisi econo­mica tradizionale, marxista o keynesiana». Insomma, con­clude La Malfa, «non è sul capitalismo e sulla possibilità del Pel di starci dentro che Reichlin interviene e fa proposte, ma su qualcosa che non si sa cos'è».

Da registrare infine anche un'intervista di Napoleone Co­lajanni al settimanale «Panorama». «Nessuno sembra in gra­do di dire verso che cosa si dovrebbe fuoriuscire. Non ci si prova nemmeno a definire con un minimo di chiarezza che cosa deve intendersi per società socialista. Ma se non si sa dove si aprono le porte diventa persino impossibile dire se si è usciti o no». Perciò, «l'unica cosa seria da fare», per Colajan­ni. è «vedere quali sono le cose che debbono essere cambiate nella società attuale, come cambiarle e con chi».

«Fuoruscita dal comunismo» o da un minimo di serietà?

Fra tante sciocchezze che in questi giorni sono stile scritte sul Pei da alcuni giornali fa spicco l'editoriale apparso ieri sul Corriere della Sera dove abbiamo potuto leggere cose dottissime'sulla vecchia teoria togllattiana del tanto peggio tanto meglio*.

Ora, anche i più duri ma seri avversari hanno messo sempre in evidenza come Togliatti si muovesse in senso diametralmente opposto a questa 'teoria:

L'articolo del Corriere ha come titolo: *La fuoruscita dal comunismo».

Ma in effetti si tratta della 'fuoruscita» da quel minimo di serietà culturale che 1 *comunìstologhh chiamati a 'spiegare* il Pei dovrebbero pure avere.

terza o quarta volta», sempre con «conseguenze assai mo­deste, vista la situazione del­la finanza pubblica». Bodra­to lancia quindi al ministro del Tesoro un'accusa di •astrattezza», in particolare perchè pretende di fissare il •limite del bisogno» sociale al di là del quale dovrebbero es­sere cancellati l'assistenza e i servizi garantiti dallo Stato, per far posto alla sfera priva­ta (lo slogan «meno Stato e più mercato»). Ma stabilire •la soglia del bisogno» o «la cifra di reddito accertato fi­scalmente al di sotto della quale il cittadino è dichiara­to povero» è la premessa di un'ingiustizia: «così i sala­riati» sarebbero — dice Bo­drato — «ancora una volta puniti nei confronti delle ca­tegorie che evadono» le tasse, cioè «dei lavoratori autono­mi o dei professionisti». In­somma, «ricette-miracolo» per Bodrato «non esistono». La conclusione politica è una ammissione della «debo­lezza della maggioranza», naturalmente bilanciata nell'intervista da un accen­no al presunto «opportuni­smo dell'opposizione».

La voce di Andreatta fa come da controcanto. Per il deputato de, ex minsitro del Tesoro, oggi «ridurre di 20-25 mila miliardi il deficit ten­denziale» dello Stato rappre­senta il solo «compito che giustifica la permanenza del governo Craxi ancora per un anno. Altrimenti, niente pa­ga il biglietto per rimanere nelle carrozze ministeriali». Andreatta dà in qualche mo­do una mano a Goria («circo­lano molte buone idee»), ma il suo vero obiettivo sembra quello di rilevare che il go­verno è «tanto reticente», che il presidente del Consìglio •non riesce a vedere i perico­li» del quadro economico na­zionale, e che la stessa De non lo incalza a sufficienza. Ad Andreatta, comunque, sta benissimo la «filosofia» di Goria: «Va sfoltito il sistema» dei servizi e dei diritti acqui­siti «tagliato su misura per la furberia dei ceti medi, più abili a muoversi tra burocra­zie e regolamenti per sfrut­tare ogni beneficio». Per uscire dal vago, Andreatta due proposte concrete le fa: basta con le «scuole e univer­sità semigratuite» e con le «prestazioni sanitarie gra­tis».

Il «piano Goria» sono sol­tanto chiacchiere. Al fondo, è questa la secca critica espressa invece dal vicese­gretario del Pri. Giorgio La Malfa — sempre polemico con l'azione del governo — è infatti scettico sulla possibi­lità che si passi «dalla teoria generale ai fatti concreti». •Io voglio sapere se Medio­banca diventa privata o no, se la Sme viene venduta o no» dice, sospettando che •dietro le generiche indica­zioni di Goria» non ci sia «un lavoro tecnico capace di dar loro sostanza». Siccome «in venti giorni dubito si decida­no cose di portata storica», anche stavolta — dichiara La Malfa — «lo schema mi pare quello di sempre». Qua­le? «Si fìssa una previsione di disavanzo irreale», poi -nel corso dell'anno si prende at­to che il "tetto" è stato supe­rato» di un paio di decine di migliaia dì miliardi, ma ugualmente a dicembre «si giura solennemente di non superare il deficit dell'anno precedente» e «sei mesi dopo» si scopre di nuovo che «il "tetto" è diventato irrealisti­co'. Questa politica (che si ri­pete «anno dopo anno» per la legge finanziaria) è appunto — secondo La Malfa — una •politica di menzogne».

Da un angolo visuale di­verso, i socialdemocratici ri­badiscono che vanno tutela­te «le conquiste positive dello Stato sociale» e — suH'«Umanità» — fanno un cauto accenno al nesso tra •stabilità» governativa e In­dirizzo della manovra econo­mica. Solo i liberali difendo­no apertamente le posizioni di Goria dalle «vivaci resi­stenze» sollevate anche nelle file del pentapartito. I «pro­positi rigoristi» sono stati •troppe volte annunciati e via via annacquati», dice Al­fredo Biondi che dal settima­nale «Sorrisi e canzoni», ave­va fatto sapere come neo se­gretario del Pli di voler «gio­care all'attacco».

Marco Sappino

Il tema per due giorni al centro della Festa deir«Unità» di Ferrara

Stato sociale, declino o riforma Da uno dei nostri inviati

FERRARA — -Non si tratta dì tagliare o ridurre In modo indiscriminato le conquiste dello "Stato del benessere", ma di operare una selezione che, particolarmente in Ita­lia, è possibile e necessaria perche qui si sono affermate, sotto l'egida della De, impo­stazioni particolarmente estensive e perverse della spesa sociale e dello Stato as­sistenziale, di cui hanno be­neficiato anche ceti non bi­sognosi»: lo dice Giorgio Na­politano; con lui si confron­tano Giorgio La Malfa, vice­segretario del Pri Stefano Rodotà, presidente dei depu­tati della Sinistra Indipen­dente e Giorgio Ruffolo, del­la Direzione del Psl.

Stavolta 11 tema del dibat­tito chiama direttamente in causa la sinistra, che deve misurarsi con «crisi del Wel-fare State e crisi dello svilup­po.. Ma Giorgio La Malfa in­troduce subito una nuova di­stinzione: «In Italia — dice — si sono scontrate per molti anni concezioni diverse: una propria di partiti non marxi­sti come quello repubblicano e l'altra del partiti della tra­dizione socialista. Per noi lo stato del benessere è reso possibile solo in presenza di condizioni di sviluppo eco­nomico adeguato. Mi sem­bra — aggiunge polemica­mente il vicesegretario del Pri — che questo aspetto fondamentale sia stato tra­scurato nell'analisi tradizio­nale dei partiti socialisti e comunisti in Italia».

Ma è proprio così? «La cri­si — osserva Napolitano — e la necessità di ripensare alle politiche del «benessere» è comune a tutti i paesi del­l'Europa occidentale. «Quan­do si parla di crisi dello Stato del benessere — dice a sua volta Giorgio Ruffolo — si rischia di generare un equi­voco: che lo Stato del benes­sere sia stato una soluzione sbagliata ai problemi di svi­luppo della società indu­striale di questo secolo. In realtà lo stato del benessere è stato il più luminoso succes-

Per La Malfa, Rodotà, Napolitano e Ruffolo...

«Non tagli indiscriminati» dice il dirigente comunista Il legame con la questione delle risorse per lo sviluppo

Giorgio La Malfa

so della sinistra di tutti i tempi. Il solo vero socialismo reale che abbiamo conosciu­to.

In Italia uno stato del be­nessere è stato realizzato in una forma distorta, di Stato sociale assistenziale.

Oggi è necessario un nuo­vo compromesso con il capi­talismo, che si basi su un ti-fio di sviluppo più sobrio nel-a produzione di beni mate­

riali e più ricco nella produ­zione di servizi. In Italia que-

Stefano Rodotà

sto compito è aggravato dal­la presenza di uno Stato-mausoleo. paralizzato e pa­ralizzante. Le profonde rifor­me di struttura necessarie si basano su un radicale rinno­vamento delle strutture pub­bliche: meno Stato e più effi­ciente. Questo è il compito ineludibile, difficile della si­nistra.

«Ma non si tratta allora — afferma Stefano Rodotà — di correre dietro a formule come meno Stato, più mer-

Giorgio Ruffolo

cato, che occultano una vol­ta di più la natura vera dei problemi. Che sono, in primo luogo, quelli di uno Stato inefficiente, di una pesante degenerazione burocratico-clientelare del Welfare all'i­taliana. Vogliamo davvero guardare ai modelli social­democratici? Ricordiamo, allora, che il 15 settembre si vota in Svezia e che al centro del contrasto ci sono i fondi dei salariati, cioè uno stru­mento di presenza dei lavo­

ratori nella proprietà delle imprese».

Poi Rodotà allarga ancora l'orizzonte: «Bisogna — dice — affrontare nel suo insieme il problema della proprietà e della gestione delle risorse, anche al di là del vecchio schema privato-Stato. Se la fase attuale è paragonabile alla rivoluzione Industriale, ricordiamo che questa co­struì le sue nuove istituzioni senza cercare il rimedio al nuovi problemi nel diritto feudale che, invece, è proprio la logica regressiva che ispi­ra certi nostrani banditori di un neo-liberismo».

La Malfa, invece, stringe sul Pei: «Le forze socialiste — sostiene — hanno perso di vista in Italia quel legame tra grado di sviluppo e possi­bilità di società del benessere che solo può assicurare che fra questi due termini non sorga contraddizione. Nello stesso tempo queste forze hanno ritenuto che lo stato del benessere dovesse essere perseguito e realizzato con­flittualmente rispetto alle forze politiche dominanti nella società».

•Questo nodo — rimarca La Malfa — c'è e a me non pare che il dibattito, pure ricco e aperto che si svolge in questo periodo nel partito comunista, abbia toccato nella misura e con l'ampiez­za necessaria questo proble­ma».

•Equità sociale, giustizia distributiva, uguaglianza: attorno a questi problemi — replica Napolitano — ruota in notevole misura la rldefi-nìzione di valori e obbiettivi irrinunciabili per la sinistra. E al congresso del Pei toc­cherà dare, su questi punti, risposte più concrete nel quadro di un dialogo intenso ed aperto con altre forze del­la sinistra italiana ed euro­pea. Le esperienze compiute nei decenni passati da forze socialiste e socialdemocrati­che che hanno avuto funzio­ni di governo in Europa e da forze comuniste come la no­stra che si sono battute per obbiettivi analoghi, stando all'opposizione, si confronta­

no oggi su un piede di parità, al di fuori di ogni contrappo­sizione ideologica. Siamo convinti — ha continuato Napolitano — che il nostro apporto possa essere origina­le e incisivo anche per la par­ticolare sensibilità che noi comunisti italiani abbiamo avuto per le questioni strut­turali, di intervento nel pro­cesso di accumulazione e di firogrammazione dello svi-uppo. Nessuno di noi pensa

che ci si debba "appiattire" sulle vecchie esperienze so­cialdemocratiche: per la ve­rità non ci pensano neppure quei partiti socialisti e so­cialdemocratici che, in Ger­mania come in Svezia, come in Inghilterra, stanno riflet­tendo sul passato e cercando risposte nuove a problemi nuo.vi».

•E da molti anni che tra questi partiti e il Pei si va de­terminando un progressivo avvicinamento: non si com­prende come qualcuno, nelle nostre file, possa accorgerse­ne solo adesso. Su questa via — afferma Napolitano — dobbiamo procedere sempre più decisamente, conside­randoci ormai parte inte­grante della sinistra euro-f»ea. Ed è entrando nel meri-o di problemi attuali e scot­

tanti per tutta la sinistra eu­ropea — come quelli dello sviluppo economico e del progresso sociale nella diffi­cile fase apertasi per la no­stra economia e la nostra so­cietà — che noi possiamo far rivivere e concretamente af­fermare i valori del sociali­smo».

La Malfa commenta: «Un discorso importante. Un passo avanti molto forte del Pei. Del resto l'evoluzione in tutti questi anni è stata note­vole. È tuttavia un problema rimane: questi cambiamenti non possono essere emprici, che c'è un compromesso con la realtà. Ma, se è cambiata la pratica, perché non cam­biate le vecchie analisi?».

E proprio vero, le doman­de ai comunisti sono come gli esami: non finiscono mai.

Rocco Di Blasi

«Confermo»: così Goria la sera prima Ha partecipato ad un dibattito con Gianfranco Borghini e Mario Nesi davanti a un pubblico che ha mostrato di apprezzare la sua franchezza - «Se ci sono strade diverse da quelle che ho proposto — ha detto polemicamente — indicatele con precisione»

Da uno dei nostri inviati FERARA — Ecco uno del di­battiti più attesi alla Festa di Ferrara. Si parla dell'econo­mìa italiana, delle sue pro­spettive. Ne discutono Gian­franco Borghini della dire­zione del Pei, Nerio Nesi, so­cialista, presidente della Banca nazionale del lavoro, e Giovanni Goria. Nello «spa­zio dibattiti» (il più ampio della Festa, ancora una volta gremito di gente) il ministro democristiano non demorde, ripropone pari pari le sue po­sizioni. Il pubblico ascolta attento, apprezza evidente­mente la schiettezza.

Il ministro: «Se il proble­ma è la competitività delVazienda Italia", dob­biamo chiederci quali inizia­tive prendere. Finora lo Sta­to ha risposto ad una do­manda sociale In continua crescita. Possiamo anche continuare cosi. Afa allora la spesa diventa sempre più forte e bisognerebbe rincor­rerla con le entrate. Quando,

fra non molto, per le pensio­ni dovremo chiedere ad ogni lavoratore il 50 per cento di ciò che produce, questi dirà: non ci sto. Ci sono altre stra­de, diverse da quelle che ho proposto?Indicatele, ma con precisione. I peggiori nemici di questo Paese sono coloro, e ce ne sono o vunque, che so­stengono che si può andare avanti così, che non è neces­sario fare cose Importanti».

Gainfranco Borghini: «I mali di cui soffre questo Pae­se non sono riconducibili so­lo alla riduzione della spesa. Magari fosse così. Ciò detto si pone il problema del defi­cit pubblico, che occorre ri­sanare lanciando però un messaggio: la sanità, la pre­videnza, l'assistenza (non l'assistenzialismo, magari la De mostrasse la stessa grin ta che ha contro lo stato sociale nel combattere certe forme di degenerazione clientelare) vanno difese. Certo, lo Stato sociale va riformato. Ma è accettabile la campagna che viene fatta contro l'Inps?

Sulla gestione dell'Inps è ca­ricata l'ira ai Dio. Tion è la gestione delle pensioni in de­tteli, ma sono la cassa inte­grazione, i contributi alle imprese che pesano sui conti dell'istituto. De Michelis in­voca per l'Inps il commissa­rio. Questa è una sparata. Se fossi stato nel consiglio di amministrazione dell'Inps, invece, non avrei accettato di assolvere compiti che so­no dello Stato senza la ga­ranzia che ci fosse la coper­tura. E per la sanità, si dice: privatizziamola, alleggeria­mo così la spesa. Ma chi so­stiene la spesa sanitaria? I lavoratori dipendenti. Se il servìzio sanitario deve essere di tutti, contribuiscano an­che le altre categorie sociali alla spesa. Si dice che non è più possibile aumentare la pressione fiscale. MA oggi le tasse le pagano al 75 per cen­to i lavoratori dipendenti e un Paese non ha avvenire se si basa solo sul gettito che viene da questa parte*.

II ministro Goria: *La sa­

lute del nostro Paese non è buona. Consumiamo di più di quello che produciamo e un Paese come il nostro non può permetterselo. Ci dite: possiamo anche affrontare il problema della spesa, ma questo non è possibile se non si aprono spazi per lo svilup­po. Ma perii Pei il deficit del­lo Stato è o non è un ostacolo allo sviluppo? Ci chiedete di aumentare le entrate: ho molto rispetto per un'ipotesi di questo genere, ma non la condivido perché porta lo Stato ad essere quello che prende da una parte per ri­dare dall'altra, fino a pren­dere tutto. Questa concezio­ne va bene per chi apprezza lo Stato socialista, io non Io apprezzo».

Nerio Nesi, presidente del­la Banca nazionale del lavo­ro: «La nostra economia non va tanto male. La produzio­ne industriale dell'84 ha avu­to il miglior andamento de­gli ultimi dieci anni. C'è un miglioramen to con Un uo del­la gestione delle aziende pri­

vate, che sono tornate a gua­dagnare. Il grande pericolo che corriamo è di non essere più, per la qualità delle no­stre esportazioni e delle im­portazioni, un paese di serie A. Ci sono stati grandi muta­menti nella proprietà delle imprese, grandi scontri negli assetti di potere. Stiamo as­sistendo ad una grande ri­strutturazione del capitale, con una forte internaziona­lizzazione, ma 11 semplice passaggio del controllo delle proprietà al capitale estero senza che avvenga il contra­rio per il capitale italiano è negativo*.

Gianfranco Borghini: «li nostro è un Paese che si sta "despecializzando". L'anno scorso si è sostenuto che ta­gliando il costo del lavoro ci saremmo agganciati al "tre­no americano" e invece que­sto non è avvenuto. È avve­nuto che è aumentata la pro­duttività del lavoro e si è avuto un tracollo della "macchina" generale. È per questo che non si può avere

una politica di tagli della spesa pubblica senza con­temporaneamente avviare una politica di sostegno allo sviluppo, alla imprenditoria­lità diffusa, all'innovazione. Alla domanda di Goria: ma voi comunisti pensate che l'indebitamento dello Stato sia un ostacolo per lo svilup­po? Rispondiamo: il Pei pen­sa che sia un pericolo per 11 Paese, per II suo a vvenlre de­mocratico. Siamo consape­voli che un indebitamento di questa portata è una mina vagante, così non si va da nessuna parte. Ma dobbiamo capire di che cosa è fatto questo deficit: non è certo provocato dalle pensioni o dall'assistenza. Peri due ter­zi è costituito dagli interessi passivi che lo Stato paga per i BoL Vogliamo affrontare queste distorsioni, vogliamo riparare alle scelte mal fatte nel passato? Se si vuole im­postare il problema In questo modo non ci tireremo indie­tro*.

Bianca Mazzoni

ROMA — «Non c*è un serio progetto di riforma dello Stato sociale. Eppure ce ne sarebbe bisogno e i sindaca­ti, tutti e tre i sindacati. Io rivendicano. C'è un tentati­vo di far quadrare i conti col­pendo i più deboli, mano­vrando l'accetta sui redditi dei lavoratori dipendenti».

— La battuta e di Eraldo Crea, segretario generale aggiunto della CUI. Le tre confederazioni hanno ap­pena spedito una lettera a Craxi per chiedere un in­contro. una •verifica». Qualcuno ha scritto eh? do­po la filosofia illustrata dal ministro del Tesoro Goria la stessa piattaforma del­l'autunno sindacale (scala mobile, orario, occupazio­ne) non sta più in piedi. E così? •Non abbiamo scritto a

Craxi prendendo lo spunto dalle posizioni di Goria. Ab­biamo constatato che c'è un rapporto molto stretto tra i criteri e i contenuti della leg­ge Finanziaria e la nostra piattaforma. La legge deter­mina vincoli e compatibilità e ci rendiamo conto che. se impostata in un certo modo, può bruciare in anticipo la nostra piattaforma, le nostre richieste».

— Ma tu che cosa pensi del­la linea Goria? •Non so quanto sia utile

discutere sulla filosofia. E fin troppo facile assumere un atteggiamento di gran­dissima riserva nei confronti di chi punta in modo indi­scriminato allo smantella­mento dello Stato sociale».

Crea (Cisl): «Operai e gioiellieri hanno

la stessa protezione» I sindacati vogliono una riforma dello Stato sociale non ulte­riori nuovi colpi al lavoro dipendente - Partire dal fisco

— Ma tu questo Stato socia­le, questo sistema di assi­stenze e protezioni, come lo consideri? •Non ha prodotto equità;

ha provocato disparità e di­scriminazioni; ha alimenta­to corporativismi. Non c'è dubbio che deve essere rifor­mato. E provo molta ama­rezza se penso che tutti gli interventi riformatori pro­posti non da oggi dai sinda­cati — faccio l'esempio della sanità, delle pensioni — sono rimasti sulla carta. Ogni vol­ta si tenta di far quadrare i conti dello Stato imboccan­do la facile scorciatoia, col­pendo il lavoro dipendente. Certo, nell'aiiibito di una prospettiva riduttiva dì rigo­rismo finanziario, vince Go­ria. Qualche ragione ce l'ha, quando dice che bisogna far tornare i conti. Ma partendo con questo obicttivo, nel mo­

mento e nella sede meno ap­propriati, si finisce con il co­struire un altro ordinamento sociale. E invece l'attuale or­dinamento rimane una base da cui partire».

— Insomma tu dici: appro­fittare di una crisi dello Stato sociale per una gran­de azione riformatrice, non per aggiustamenti o addi­rittura smantellamenti, a scapito dei deboli. I sinda­cati però vengono accusati di difendere tutto e tutti, di fare i guardiani severi delle cose così come stanno™ •È un'accusa infondata.

Noi siamo per una tutela so­ciale legata alle condizioni di reddito. Non siamo per una tutela, dalla culla alla tom­ba, eguale per tutti. Siamo per riportare efficienza ed equità nei servizi, nella mac­china dello Stato. Ma il pas­saggio obbligato è la riforma Eraldo Crea

fiscale. Sennò, rimanendo al­le ipotesi formulate da Go­ria, i lavoratori rischiano di restare, come si dice a Napo­li, cornuti e mazziati».

— Fammi qualche esempio per far capire meglio ai let­tori» •Prendi il presalario per

gli studenti universitari. Se viene commisurato al reddi­to familiare che cosa succe­de? Succede che gli unici redditi identificabili in base al fisco sono quelli dei lavo­ratori dipendenti. E allora il figlio dell'operaio della Bre-da può risultare più ricco del figlio del gioielliere di via Montenapoleone a Milano».

— Qualcuno ha fatto il caso della bolletta telefonica pa­gata dall'avvocato Agnel-fi™

•E vero. Uno Stato sociale rifermato deve tutelare i più deboli, ma per far questo oc­corre la riforma fiscale, sen­nò è tutto un equivoco. E questo riguarda anche i ti-ckets da pagare sui medici­nali. Chi li paga? Quelli che hanno un reddito controlla­to oculatamente dal fisco, cioè i lavoratori dipendenti».

— Mentre si dipana questa disputa — o meglio questa offensiva — avete iniziato !c- prime trattative per il pubblico impiego. E qui, primo intoppo perché il go­verno ha ricordato i tetti per il rientro dall'inflazio­ne, la impossibilita di con* cedere aumenti salariali, per poter rimanete dentro i limiti prefissati. E così? •L'obiettivo del rientro

dall'inflazione non può esse­

re una specie di numero al lotto. La manovra economi­ca del governo deve essere organica ed esplicita e non limitarsi a determinare il vincolo alle dinamiche sala­riali. E un vincolo, ad esem­pio, in contrasto con la ga­ranzia di interessi pari al 15% alle rendite finanziarie. E in contrasto con la libertà di manovra rivendicata da Goria per le tariffe e i prezzi amministrati. E questa la politica dei redditi? L'unico punto chiaro è che sono sotto tiro, ancora una volta, solo e soltanto i redditi dei lavora­tori».

— Ritorniamo al tema: far quadrare i conti. I sindaca­ti hanno riproposto la pa­trimoniale, la tassazione dei titoli pubblici. Craxi ac­coglierà queste richieste? «Sono indicazioni mature

nell'opinione più qualificata. Eppoi io faccio notare una cosa. Se si vuole mantenere invariata la pressione fiscale al livello 1984, se si vuole, co­me si è impegnato a fare il governo, alleggerire la pres­sione fiscale sul lavoro di­pendente, esistono solo due strade. La prima è quella suggerita anche da Goria e cioè un inasprimento delle imposte indirette e allora an­che il famoso tetto del 6% nel 1986 va subito a farsi be­nedire. La seconda è quella di catturare una base enor­me di imponibile che oggi sfugge allo Stato. Non è solo una richiesta equa, è una ne­cessità».

Bruno Ugolini

Là polemica sui tagli

alla spesa . pubblica .

Nei primi sette mesi 19mila miliardi in più

Requisito il 60% del risparmio nazionale

L'aumento delle imposte tolto ai servizi pubblici

e agli investimenti

Nei primi sette mesi di quest'anno il Tesoro si è indebitato di altri 65 mila miliardi, ben 19 mila miliardi in più (cioè più 41'r) dei primi sette mesi dell'anno precedente. L'entrata fiscale è au­mentata dell'I 1 ' r — ma l'imposta personale sul reddito, Irpef, ha prelevato il 17 % in più — ma il sacrificio fiscale imposto ai lavoratori non è ser­vito a niente, nemmeno a pagare i servizi pubbli­ci e gli investimenti, perché gli interessi che il Tesoro paga sul debito, 65 mila miliardi all'anno, aumentano più dell'entrata.

D L'accumulo dei disavanzi II debito su cui il Tesoro paga interessi non è di

centomila miliardi all'anno: questo è solo il nuo­vo indebitamento del 1985 che va a cumularsi a quello degli anni precedenti. Così il Tesoro ha un fabbisogno che è la somma del nuovo debito col rinnovo del debito in scadenza. Prendiamo le

DOMENICA 8 SETTEMBRE 1985

l'Unità OGGI DEFICIT DEL TESORO

Debito nell'85 già aumentato del 40% Tasse per pagare gli interessi

scadenze di settembre ed ottobre. In settembre il Tesoro deve rimborsare buoni ordinari (Bot) per 17 mila miliardi mentre deve procurarsi circa 10 mila miliardi per nuovo debito: il suo fabbisogno totale è dunque di 27 mila miliardi. In ottobre scadono 22 mila miliardi di Bot e 5 mila miliardi di buoni poliennali. Aggiungendo i 10 mila mi­liardi mensili di nuovo debito, si arriva a un fab­bisogno di ben 37 mila miliardi nel solo mese di ottobre. Il totale del debito pubblico che scadrà nei prossimi anni si avvia, così, ad eguagliare l'intero reddito nazionale di un anno, che nei 1984 è stato di 614 mila miliardi.

D Dove li trova Per finanziarsi il Tesoro requisisce diretta­

mente, per coprire i suoi debiti, il 60% di tutto il risparmio prodotto nell'anno. Resta soltanto il 40% per finanziare gli investimenti. Il risparmio

che viene impiegato per pagare spese e interessi si dice che viene distrutto ma in realtà una parte degli interessi non viene consumata ma trasfor­mata in accumulazione. C'è quindi un capitale che si nutre ed accresce semplicemente per mez­zo del debito pubblico. Poiché il profitto viene acquisito senza produrre alcunché, si dice che questa accumulazione è parassitaria e va a spese degli investimenti, i soli che possono creare occu­pazione e benessere. Per acquisire questo capita­le il Tesoro paga interessi — ad esempio, il 15% sui Certificati di credito — più alti dei grandi capitalisti privati considerato che il reddito è esente da imposte. Più il Tesoro s'indebita, più paga facendo salire i tassi d'interesse a livelli proibitivi anche per gli investitori privati del set­tore produttivo.

• Effetti sulle imposte 165 mila miliardi di interessi pagati dal Teso­

ro assorbono più di un terzo delle imposte che paghiamo (circa 165 mila miliardi). Tuttavia non e vero che facendo pagare imposte più eque il disavanzo non possa essere eliminato in 2-3 anni. Infatti, circa il 50% del reddito e degli affari sono esenti da imposte o agevolati con aliquote ridot­te. Ecco perché la proposta di una imposta patri­moniale del 2-3% può essere equa: si tratta di prelevare sulla ricchezza che non paga imposte o e in parte esentata. Per i buoni del Tesoro, inol­tre, non farebbe molta differenza fra una riduzio­ne dei tassi del 2-3% ed una imposta equa che salvi i bassi redditi e li compensi riequilibrando le aliquote. Ma si tratta di intervenire sugli eva­sori fiscali, compresi quelli legalizzati da governi protettori del privilegio fiscale, e qui sta la diffi­coltà della vicenda. Non si dimentichi che se ne­gli ultimi dieci anni fossero state riscosse le eva­sioni fiscali oggi non ci sarebbe alcun disavanzo.

Renzo Stefanelli

SCUOLA Il ministro: tasse più care. Private, calo di iscrizioni

Parola di ministro: le tasse scolastiche aumenteranno. Lo ha detto la senatrice Falcucci in una intervista al settimanale filo-de «Tuttoscuola». «Cercheremo — ha detto il ministro — di impedire al massimo i tagli alla spesa per l'istruzione, ma su un punto bisogna intervenire: è necessario aumentare le tasse sco­lastiche che oggi costano, nella secondaria superiore, meno di un biglietto per io stadio». Il ministro ha poi annunciato la fine del «carosello» degli insegnanti, tranne in alcuni casi, come a Milano o in talune scuole medie superiori. «Per rilanciare la politica scolastica — ha poi aggiunto il ministro — occorre una ripresa di volontà politica anche da parte dei partiti. In Senato comunque già alla fine di settembre verrà discussa e, spero, approvata la riforma degli esami di maturità; il governo darà impulso alla riforma della secondaria superiore. Nelle elemento» ri partirà subito l'aggiornamento, che nel 1986 si diffonderà ovunque in collaborazione con gli istituti regionali e con l'Uni-v ersità*. Vedremo se non si tratterà delle solite promesse di ogni settembre.

La scuoia non ha voglia di privato. Nonostante le indi­cazioni del ministro Goria sulla necessità di privatizza­re l'istruzione, nonostante le marce di Comunione e libe­razione, le affermazioni di autorevoli sociologi come De Rita e il pesante appoggio democristiano, la scuola pri­vata perde consenso e iscri­zioni. Il «mercato» dell'Istru­zione va In senso opposto agli auspici del ministro del Tesoro. Migliaia di famiglie scelgono al passare dalla scuola privata a quella pub­blica. Il ministero della Pub­blica Istruzione, pur non for­nendo dati precisi, parìa già per questo anno scolastico di

un ulteriore calo delle iscri­zioni negli istituti non stata­li. Già l'anno scorso il rap­porto Censls '84, mentre ma­gnificava i destini della «Ube­ra impresa* nell'Istruzione, doveva però certificare, a suon di numeri, una aua per­dita di peso sensibile soprat­tutto nelle iscrizioni al primo anno di corso: alcune mi­gliala in meno. L'anno scor­so la tendenza si è accentua­ta e quest'anno si profila un ulteriore arretramento: or­mai meno del 12% degli stu­denti frequenta istituti non statali. Il 7,7 nelle superiori.

Ma perché la scuola pub­blica è diventata più compe­titiva?

•Beh, certo, è più tranquil­la e questo fa affluire più consenso — commenta pa­dre Perrone, presidente della Fidae, la federazione che raccoglie prevalentemente Istituti privati gestiti da cat­tolici —, ma nelle private 11 calo non è omogeneo. Dimi­nuiscono le iscrizioni nelle magistrali ed è chiaro: ci so­no meno prospettive concre­te di trovare una cattedra nelle elementari. In generale c'è un problema di rette. Nel­le scuole Fidae slamo co­stretti a far pagare ai ragazzi da un minimo di due milioni, tra iscrizione e retta, ad un massimo di tre milioni e mezzo. La scuola pubblica costa molto meno, ovvia­mente. Ma è per questo che noi sosteniamo la proposta di legge democristiana per le scuole paritarie, che consen­ta 11 finanziamento delle scuote private. Questo ci per­metterebbe di non far pagare rette cosi alte*. -,

Ma perché quéste stesse istituzioni che qualche anno fa parevano in Irresistibile ascesa,-sono ora sulla difen­siva?

«Gli istituti privati subi­scono il calo demografico, è vero, ma sono anche le vitti­me del declino di un'epoca — dice Augusto Fossati, diri­gente nazionale della Cgll scuola —. Oggi la struttura pubblica ha assunto, bene o male, una fisionomia più

credibile, un'Immagine più efficiente. Grazie alle prote­ste dei genitori e degli stu­denti e all'impegno sindaca­le sul problema del precaria­to, l caroselli degli insegnan­ti sono in netta diminuzione, il personale si è stabilizzato nella stragrande maggio­ranza*.

Ma non ci sarà ora un ten­tativo, sulla scorta della esperienza francese, di spe­cializzare l'offerta privata, qualificandola?

•Questo può valere — ri­sponde Fossati — solo per al­cune scuole cattoliche di grande tradizione. Le scuole "laiche" preferiscono punta­re al grandi numeri, dimo­strarsi flessibili sul mercato dell'istruzione, seguire le mode, non specializzarsi*.

Dunque, assisteremo ad un ulteriore declino?

«Le private laiche hanno una grande risorsa: gli scan­dalosi .esami di Idoneità per esaere ammessi *• classi in­termedie. Migliala di parte­cipanti a corsi privati attra­versano tutta Italia per an­dare a sostenere questi esa­mi in altre scuole private, ma riconosciute dal ministe­ro. Lo Stato però non ha uno strumento per valutare la qualità delle prove. E mi­gliaia di studenti vengono cosi tutti promossi*.

Romeo Battoli

FARMACI % m

Sara il malato a pagare il

«libero mercato»? Dai fantasiosi progetti ela­

borati da uffici e sottocommis­sioni alla paralisi e al caos del servizio sanitario. La conclu­sione sembra inevitabile viste le vaghe e contraddittorie pro­poste illustrate dal ministro Degan al consiglio dei ministri. Se da una parte, infatti, il mini­stro della Sanità continua a parlare della necessità di ri­sparmiare sulla spesa, anche tagliando le prestazioni, dal­l'altro le proposte finora avan­zate vanno nella direzione op­posta. A prendere per buono il

progetto del ministro non si ri­durranno i costì del servizio, ma anzi aumenteranno. E visto che il governo non intende mi­gliorare ed eliminare gli sprechi nel servizio sanitario pubblico, il «buco» di circa 3.600 miliardi sarà fatto pagare ai cittadini. Per aumentare le entrate quin­di nuovi ticket e aumenti delle aliquote contributive dei lavo­ratori. Si inserisce inoltre il doppio mercato — alla struttu­ra pubblica sì affiancherà quel­la privata — con tanto di possi­bilità di scelta, con un meccani­

smo difficoltoso e improponibi­le che non servirà a migliorare l'assistenza al cittadino ma si­curamente peggiorerà il servi­zio pubblico.

E il «fiore all'occhiello, di questa operazione sembra esse­re la vicenda farmaci. Secondo Degan occorre imporre nuovi ticket e aumentare quelli che già esistono. La ricetta, sulla quale possono essere segnate tre confezioni, passerebbe da 1.300 lire a duemila lire; alcune medicine ora garantite gratui­tamente entrerebbero nella fa-

scìa con ticket: U tassa ora del 159r è destinata ad aumentare al 25-30 fé sino ad un massimo del 40 c.i ; anche i meccanismi di esenzione dal pagamento dei ti­cket saranno rivisti. E il mini­stro giustifica la stangata con le cifre sulla spesa sanitaria: nell'85 sarà di circa settemila miliardi più i mille e cinquanta miliardi pagati dai cittadini con i «vecchi* ticket.

Ma i circa mille miliardi che il governo conta di incamerare inasprendo il contributo non sono destinati a far «risparmia­

re» lo Stato; riusciranno sì e no a coprire le maggiori uscite. De­gan infatti, oltre a maggiori ti­cket, vuole abolire il prontuario terapeutico liberalizzando il mercato dei farmaci. Tutte le medicine registrate saranno co­sì rimborsate dal servizio sani­tario. Non ci sarà, abolendo il prontuario, più nessuna sele­zione sui farmaci, né sulla loro efficacia e validità terapeutica, né sulla loro economicità (a pa­rità di efficacia con un prodotto identico si sceglie quello meno costoso).

La spesa farmaceutica finirà alle stelle con grande gioia delle industrie che saranno sempre più assistite (il più grosso ac­quirente resterà lo Stato), e il cittadino avrà ancora meno ga­ranzie di tutela della salute. Perché se già oggi nel Prontua­rio ci sono fin troppe medicine inutili se non addirittura noci­ve — l'ultimo caso è esploso in questi giorni con il Catergen, l'epatoprotettore «sospettato* di aver provocato la morte di tre persone — allargare ancora di più il mercato significa au­mentare i rischi per la salute del cittadino.

In Italia infatti per registrare un farmaco basta la documen­tazione presentata dall'indu­stria produttrice; il ministero

della Sanità sottopone la ri­chiesta ad un suo organismo che ha però un ruolo semplice­mente burocratico. Anche la sperimentazione clinica del far­maco viene presentata dall'a­zienda: è sufficiente anche il caso di un solo paziente.

Il capitolo ticket si estenderà inoltre anche alle cure termali e ai ricoveri ospedalieri. Due fi­nora le proposte: far partecipa­re i cittadini alle spese dei pri­mi tre giorni di ricovero garan­tendo però la gratuità delle spese farmaceutiche prescritte dall'ospedale, oppure tassare le degenze lunghe. Come x i tem­pi dei ricoveri dipendessero dalla volontà del malato che anzi, nella maggior parte dei casi, subisce la permanenza in corsia, imposta dai tempi lun­ghissimi per ottenere tutti gli accertamenti diagnostici a lui indispensabili.

Mentre i tecnici si arrovella­no sulle proposte più fanta­scientifiche, il reale pericolo della paralisi e del caos dell'as­sistenza sanitaria ha provocato ieri nuove reazioni e critiche da parte della Federazione nazio­nale degli Ordini dei medici che ha tra "altro chiesto un incon­tro urgente con il presidente del Consiglio Crasi

nOflMIK)

FERROVIE 1800 km di binari in meno? «No»

dicono i sindacati I tagli nelle ferrovie: se­

condo il metodo inaugurato da questo governo, 11 sinda­cato è venuto a sapere del progetto di Goria solo leg­gendo i giornali dell'altro giorno. Ieri ci si aspettava la reazione della federazione Cgil-Cisl-Ull. E 11 documento è arrivato puntuale, con una terminologia forse più dura del solito (il documento li­quida la riduzione di mille e

ottocento chilometri di rete ferroviaria sollecitata dal ministro del Tesoro con un solo aggettivo: «incredibile*). Solo che stavolta, a differen­za di quanto ci si poteva aspettare, la nota sindacale è breve, poche righe e non en­tra nel merito del problemi. SI limita a chiedere «un in­contro urgente, per una di­scussione chiara e Impegna­tiva*.

Del resto li sindacato ha una notevole difficoltà a «ri­spondere* alle affermazioni di Goria. Non fosse altro per­ché le organizzazioni del la­voratori ancora non sanno qual è la vera posizione del governo. È quella tirata fuori dal ministro democristiano, che vorrebbe imporre tagli anche a questo settore (tagli che di fatto vorrebbero dire la fine di un servizio, che già

ora é agli ultimi posti euro­pei nella classifica dell'effi­cienza)? Oppure, al contra­rio, la linea del governo è quella che ha sostenuto lo stesso ministro dei Trasporti nel varare la riforma delle ferrovie?

Dunque 11 sindacato vuole prima di tutto vederci chiaro (e Io vuole tutto il sindacato: U documento è firmato dalle tre organizzazioni e anche

questo è un fatto significati­vo perché per molto tempo la categoria è stata attraversa­ta da roventi polemiche tra le organizzazioni). Per ora, insomma, Cgii-Cisl-Uil han­no in mano ben poco. Nean­che Goria si è preoccupato di specificare le sue richieste. In mancanza di altri dati, si può pensare allora che i fa­mosi «tagli* possono essere quelli Indicati in un vecchio documento delle Fa. Quel progetto prevedeva la sop­pressione di mille e ottocen­to chilometri di rete. Per es­sere più chiari, non dovreb­bero più transitare i treni su questi tratti: Fiume Torto-Porto Empedocle; Gela-Ca-nlcattì-Aragona; Aragona-Canicatti; Caltanlssetta-Bl-cocca; Bologna-Borgo Pani-cale-Casalecchlo di Reno; Campiglla-Piombino; Ales­sandria-San Giuseppe di Cairo; Ovada-Acqul; Legna-no-Rovlgo; Roccapalma-Caltanlssetta; Bologna-Pi­stoia; Mestre-Castelfranco

Veneto; Castelfranco Vene­to-Padova; Padova-Vigodar-zere; Bivio Altlchlero-Pado-va; Civitavecchla-Orte; Fi­renze-San Piero a Steve; Sa­lerno-Mercato San Severino; Foggia-Lucera; Promosello-Vlgnole; Vicenza-Schio; Co-negliano-Ponte delle Alpi; Trento-Primolano-Mestre; Caslelfranco-Belluno-Calal-zo; Gemona-Pinzacco-Sall-ce; Pontassleve-Sorenzo; Al-bacina-Civltanova Marche; Teramo-Glulianova; Ciam-pino-Frascatl; Clamptno- Al­bano; Ciamplno-Velletri; Campobasso-Termoli; Cam­pobasso-Benevento; Bene­vento-Avellino; Avellino-Co-dola; Cervero-Rocchetta; Rocchetta-Potenza; Gela-Si-racusa; Alcamo-Castelvetra-no; Castelvetrano-Trapanl.

Il progetto però fu ritirato dalla stessa azienda e l'idea di sopprimere parte della re­te è stata accantonata, alme­no fino alla riunione del Consiglio del ministri del­l'altro giorno.

Stefano Boccoootti

Intervista al padrino del progetto di Unione

Faremo sciopero per l'Europa?

Spinelli: «No, ma...» Dal nostro corrispondente BRUXELLES — «Il Parla­mento europeo non è la con­venzione della rivoluzione francese, e non è nemmeno il soviet della rivoluzione bol­scevica. È composto di gente "ragionevole". Ma io non so­no 'ragionevole'.. Che Altie­ro Spinelli non sia «ragione­vole. lo sanno tutti. Non è uno che si rassegna, né è di quelli che sacrificano idee e Impegni sull'altare della •realta delle cose*. In questi giorni ha ottimi motivi per essere ancor meno «ragione­vole» del solito. Domani a Lussemburgo i ministri de­gli Esteri Cee (più lo spagno­lo e il portoghese) si riuni­scono nella prima seduta della conferenza intergover­nativa che deve cominciare a discutere come — anzi, pri­ma ancora, «se* — arrivare all'Unione europea. Per otte­nere che la conferenza venis­se convocata ce n'è voluta di pazienza, e di battaglie se ne sono fatte tante. Ora che ci siamo, però, pare proprio che le cose debbano marciare per il verso storto.

— Spinelli, che dell'Unione europea sei uno dei padri — e senza retorica, visto che sei stato tu ad elabora­re e proporre, dalle file del gruppo comunista in cui militi come indipendente, il progetto di trattato isti­tutivo che il Parlamento di Strasburgo ha approvato a larghissima maggioranza — questa creatura l'avete affidata in pessime mani. I governi delta Cee, divisi fra loro, con quello britannico, danese e greco che la confe­renza neppure la volevano, su un punto sono invece d'accordo: come che sia, te­niamo fuori il Parlamento da questa storia. •Domani discuteranno

proprio che rapporto instau­rare tra la Conferenza e il Parlamento. Vuoi sapere co­me andrà a finire? Già si è capito dai lavori preparatori, che sono stati affidati ai rap­presentanti permanenti dei governi qui a Bruxelles (pri­mo grave errore: mettersi nelle mani della burocrazia). Si deciderà che il Parlamen­to venga 'consultato*. Ovve­ro, prima delle riunioni della Conferenza, il suo presiden­te, accompagnato da chi vuole lui, chiamerebbe il presidente del Parlamento, il quale, accompagnato da chi vuole lui, si sentirebbe rac­contare che cosa è stato deci­so e cosa si deciderà. 'Voi che idea avete? Benissimo, gra­zie e arrivederci'. Questa è la 'consultazione'. Che è poi la forma che 1 regimi dittato­riali usano con i loro falsi parlamenti. Pure Mussolini, prima di prendere le decisio­ni 'consultava* la camera dei fasci.-*.

— E invece come si deve fa­re? •Come in un vero processo

costituente, e il Parlamento, peraltro, l'ha già indicato. La conferenza elabora uno schema, poi ce Io sottopone; noi, se vogliamo, lo modifi­chiamo e poi, se necessario, si usa una procedura di con­certazione. Un po' come av­viene nei sistemi bicamera­li*.

— Giusto. Però i governi non vi stanno a sentire. Se è vero che hanno deciso in un altro modo... non è un po' tardi per fargli cambia­re idea? •Sarà tardi fra qualche

Riorno, ma oggi ancora no. fon sarà la convenzione

francese e neppure il soviet, ma l'assemblea di Strasbur­go non è del tutto impotente. Abbiamo tre poteri: possia­mo bloccare il bilancio della Comunità; possiamo censu­rare la Commissione, la qua­le nel caso deve dimettersi, e Infine l'espressione del no* stro parere è vincolante per ogni decisione del Consiglio del ministri. In genere non

Altiero Spinelli: in alto l'aula del Parlamento di Strasburgo

Un Parlamento esautorato dorrebbe reagire

bloccando le iniziative

dei governi ne tengono mal conto, ma senza non possono delibera­re nulla».

— Il terzo più che un «pote­re» sembra un «dovere». •Sì, però immagina che co­

sa succederebbe se smettes­simo di esprimere i pareri. La vita della Comunità sa­rebbe paralizzata*.

— Insomma, il Parlamento dovrebbe mettersi in scio­pero, è questo che hai pro­posto nella lettera che hai inviato al Presidente del­l'assemblea Pflimlin? -•Ma no, che sciopero. I

parlamenti non scioperano. Io dico che dovremmo eser­citare quella che nell'antica Roma si chiamava la potè-stas tributitela. I tribuni del-

MacGovern: «Il dialogo col Pei può

aiutare gli Usa» WASHINGTON — L*ex candidato democratico al­la presidenza degli Usa, George MacGovern, che martedì parlerà stilla di­stensione e sui rapporti Est-Ovest alla Festa di Ferrara, ha spiegato in un'intervista telefonica di avere accolto l'invito per­ché convinto che il dialogo con i comunisti italiani può alutare gli Stati Uniti a migliorare le loro rela­zioni con l'Unione Sovieti­ca. «Credo che si debba parlare con 1 comunisti — ha sottolineato —> se vo­gliamo migliorare le rela­zioni tra Occidente e Oriente. È particolarmente importante parlare con i comunisti europei perché essi sono alquanto indi­pendenti da Mosca e pos­siamo ottenere una pro­spettiva più equilibrata*. MacGovern partirà doma­ni per l'Italia e si tratterrà a Ferrara un palo di giorni.

la plebe non potevano fare leggi, ma potevano bloccare le iniziative del patres della repubblica. Con 11 che Impe­dirono che la repubblica si trasformasse, come ho scrit­to nella lettera, in 'Cosa No­stra' di chi aveva il potere (l'espressione è un po' forte, lo ammetto). Credo che se facciamo balenare la possi­bilità di bloccare tutto, alla fine l governi si convince­ranno che devono starci a sentire*.

— Credi o sei sicuro? E che succederebbe se ignorasse­ro la minaccia? Una bella crisi istituzionale per la Cee. •La crisi già c'è, ed è gra­

vissima. E poi, scusa, ma l'alternativa qual è? Rasse­gnarci e ingoiare tutto? Ma finirebbe meglio? Possiamo perdere la battaglia, ma al­meno manterremo le cono.1-zlonl politiche per riprender­la In seguito. E poi non esa­geriamo con 11 pessimismo. Se avessimo davanti tutte si­gnore Thatcher, forse lasce­rei perdere pure lo che sono un testardo. Ma il fronte è più articolato, margini ce ne sono*.

— Pflimlin ha fatto sapere che manderà ai ministri degli Esteri un messaggio in cui rivendica il ruolo del Parlamento, e Io leggerà anche in aula, domani stes­so a Strasburgo. «Buona mossa. Ma ci vo­

gliono iniziative e alleanze tra le forze politiche. Esita­zioni e prudenze, nell'assem­blea, non mancheranno. Fi­nora il progetto di Unione europea ha avuto dietro di sé soprattutto due forze: 1 co­munisti italiani e 11 gruppo Ppe (democristiano) e in ge­nere 1 parlamentari Italiani, anche di altri gruppi, gli so­no favorevoli. Si tratta di far perno su queste forze. So­prattutto. ci vuole presenza e iniziativa della sinistra, della quale 1 comunisti ita­liani sono un nucleo. Le pri­me mosse saranno quelle de­cisive*.

— Vedremo come va a fini­re. Intanto, bene o male, al­la conferenza intergover­nativa ci si e arrivati. Un passetto s'è fatto. E poi qualche spinta verso una maggiore integrazione ne­gli ultimi tempi si vede: il progetto «Eureka», il piano per il completamento del mercato interno entro il •92. Come vi si voglia giudi­care, anche i discorsi sulla difesa comune europea-. •Siamo sempre al punto.

Son tutte Illusioni, se prima non si realizza una vera inte­grazione politica. Prendi il caso di "Eureka". Il princi­pio é sacrosanto: l'Europa deve avere una sua ricerca nel campo delle alte tecnolo-

Sie. Ha mezzi, tradizioni, sol-I, cultura e uomini per aver­

la. Ma «Eureka" oggi che cos'è? Elaboriamo un muc-chietto di progetti e vediamo chi ci vuole stare. Una impo­stazione del genere non sarà mal adeguata al mercato, stimolerà qualche investi­mento pubblico, ma non la crescita di investimenti pri­vati. E perché? Perché man­ca una visione d'insieme, perché manca una politica. Quando Kennedy decise che §11 americani dovevano an-

are sulla luna, fece una po­litica: investimenti, ricerche, sollecitazione di certi settori industriali. Questo Io può fa­re un governo. E il mercato interno? Secondo il trattato Cee dovrebbe esistere da un bel po'. Non esiste perché non c'è mal stata un'autorità politica in grado di realizzar­lo. E quale dovrebbe essere questa ' autorità, da qui al *92? Una difesa comune, o una politica finanziaria co­mune? Ma chi la gestirebbe, chi darebbe loro indirizzi e strumenti?*.

Paolo Soldini

l'Unità - DIBATTITI DOMENICA 8 SETTEMBRE 1985

Italia e Sudafrica Il governo sinora si è limitato a guardare, anzi...

Non vi è chi non veda che la que­stione dell'apartheid non è una questione di per sé comunista. E, infatti, anche negli Usa, quando nel marzo di quest'anno naufragò Il tentativo di unire democratici e conservatori in un progetto di leg~ gè che vietasse nuovi investimenti In Sudafrica, si fece un gran parla-re di filocomunismo degli antiraz­zisti, ma non si arrivò ad alcuna denuncia esplicita.

Tuttavia possiamo tranquilla­mente scommettere che se l'impe­gno internazionale, soprattutto quello dei governi che si dicono de­mocratici, non appoggerà concre­tamente — «nei fatti; come diceva polemicamente monsignor Tutu al rappresentanti della Cee — la lotta del neri ancora non violenta, il pre­sidente Reagan metterà sul conto delle 'forze del male* anche questa vertenza storica. L'Occidente dei ricchi cerca spesso di barare: ama citare reiteratamente i principi di libertà, salvo poi vedere se può fare a meno di onorarli quando dovreb­

be pagare un tributo. Reagan ha detto chiaramente

che l'apartheid è una vergogna e ha promesso una politica di 'Impegno costruttivo: L'espressione, lessi­calmente Ineccepibile, traduce II bisogno di dire qualcosa sul plano morale, senza Intervenire con san­zioni. Più esplicitamente Gavin Relly, manager dell'Anglo-Ameri­can, diceva: 'Il dlsinvestlmento porterebbe alla rivoluzione: Anche il nostro ministro degli Esteri, l'on. Andreotti, alla testa del tre rappre­sentanti del governi della Cee, so­stiene che la visita è stata 'Costrut­tiva: Costruttiva di che cosa? Dello stesso tipo di 'impegno costruttivo' di cui parla Reagan e che è la va­riante del solito sedare, sopire di manzoniana memoria. Politica che ha i suoi vantaggi, spregiudicata­mente parlando, ma che non con­sente più di sostenere nobilmente l vessilli della libertà.

Perché non sono le sanzioni eco­nomiche che portano alla rivolu­zione: è l'apartheid.

Bisogna dire questo con molta forza, finché c'è tempo per l'inizia­tiva politica, perché se la repressio­ne dovesse far esplodere la tensione fino a far ritenere agli oppressi che è meglio morire lottando che su­bendo la violenza altrui, allora do­vremo dire che ancora una volta ha fallito la politica del negoziato: an­che l'Iniziativa del governi occiden­tali avrebbe fatto da puntello a Pretoria.

Il governo sudafricano ha dalla sua molti elementi che gli consen­tono di mantenere II pugno di ferro a partire dalla militarizzazione del territorio, ma non può nascondere neppure le difficoltà che lo fronteg­giano in un sistema internazional­mente Integrato. La sospensione del pagamento del debiti la dice lunga al riguardo. Tuttavia c'è da immaginare che quella che il mini­stro delle Finanze Barena du Ples-sis chiama la 'crisi di liquidità; e che di fatto ha prodotto una mora­toria di quattro mesi sul debito estero, non produrrà nessuno di quei commenti Irritati e denigrato­ri che hanno criticato l'analoga proposta della conferenza cubana sui debito del Terzo mondo di non pagare 1 tassi di Interesse. In realtà la manovra monetaria del governo di Pretoria conferma, indiretta­mente, la validità delle misure di dlsinvestlmento. Perché occorre intendersi: non è vero, come dice lo stesso leader degli zulù Buthelezi, che le sanzioni economiche sono un 'operazione rischiosa per il siste­ma tutto Intero, neri compresi (è come mettere lo zucchero nel mo­tore di una macchina per sabotare; facile metterlo, difficile poi toglier­lo). Perché nessuno crede al valore oggettivo delle sanzioni, bensì al loro potenziale politico. Sono 320 le compagnie americane che hanno

delle consociate In Sudafrica: I de* mocratlci americani non pensano di azzerare I profitti, se forzano una cooperazlone a cui 11 partner com­merciale è molto interessato (Il 30% della produzione sudafricana va all'esportazione) verso un muta­mento che non potrà in ogni caso essere evitato e che fa vorlsce, se ac­colto, un rinnovamento economico Interessante. I diciassette milioni di neri non desiderano né la distru­zione del beni e delle merci, né l'o­pzione comunista. Desiderano po­ter la vorare In condizioni di parità, di avere case decenti, di poter vive­re meglio, di far sì che le loro la uree abbiano lo stesso valore di quelle del bianchi, che I loro voti e I loro partiti abbiano uguale peso.

È chiaro che l'abolizione dell'a­partheid significherebbe una rivo­luzione, ma è rivoluzione di quelle che caratterizzano la democrazia (che resta ancora la più grande del­le rivoluzioni) e che può recare, se non la si porta a scegliere la rivolta, più vantaggi che svantaggi.

D'altra parte non si comprende (o forse si comprende assai bene) perché la rivoluzione sia eversiva quando è fatta da chi è asservito: qualcuno dovrà pur dire, se non ri­tiene giuste le sanzioni economiche contro il regime razzista, perché gli vanno bene quando a fare le san­zioni è il Sudafrica.

L'Italia ha buoni interessi econo­mici in Sudafrica. La rivista 'Real­tà sudafricana; pubblicata dal­l'ambasciata di Roma, registra con gran compiacimento le visite di grosse personalità del nostro mon­do imprenditoriale e governativo, da Prodi a Carli, ad Altissimo, al rappresentanti della Olivetti, della Marelll, della Montedlson, della Snam Innocenti. Slamo II quinto partner commerciale, su scala In­

ternazionale. Lo scorso anno, quando Botha venne a Roma e Craxl lo ricevette, In un servizio su 'Panorama» Il presidente del Con­siglio giustificò la sua accoglienza con 11 fatto che In Sudafrica vivono 80.000 nostri connazionali. Quando quest'anno lo stesso Craxl chiese conto al ministro del Tesoro del vo­to Italiano a favore del finanzia­mento da parte della Banca Mon­diale del regime di Plnochet, Gorla rispose: «Se acconsentiamo anche al finanziamenti per 11 Sudafrica, non vedo perché debbano essere negati a Plnochet: Richiesto di una risposta circa gli armamenti che l'Italia continua a vendere a Botha, Andreotti ebbe a rifugiarsi dietro quella battuta che gli deve essere molto piaciuta se in quest'e­state l'ha più volte ripetuta, che 'anche la battaglia della Marna fu combattuta dai tassì e non per que­sto si può mettere l'embargo alle vendite del tassì: se noi vendiamo degli elicotteri, che cosa ne sappia­mo se poi I sudafricani 11 armano con I cannoni:

Davanti al quasi settecento mor­ti uccisi dal regime razzista, davan­ti ai ventldue anni di carcere di Nelson Mandela, davanti agli stessi due bianchi assassinati la settima­na scorsa, Il nostro governo sta an­cora una volta seguendo 11 gioco del grandi rapporti di forza del mondo interessati ad esportare an­che in Sudafrica la questione Est-Ovest. Non sono quelli che il nostro governo ha usato fino ad oggi gli strumenti adeguati ad una politica che rispetti, veramente, I diritti umani e I diritti del popoli. L'apar­theid è una questione prima di tut­to di politica democratica: è questa che è mancata. Moralismi e settari­smi non servono.

Giancarla Codrignani

TACCUINO USA / La vita di tutti i giorni, le cose di cui si parla Dal nostro corrispondente NEW YORK — L'unica cosa certa sull'aereo coreano ab­battuto dai sovietici il primo settembre 1983 è, appunto, che fu abbattuto dai sovieti­ci. Sulla vicenda si addensa­no i dubbi; e la versione che ne diede l'amministrazione Reagan (inavvertita devia­zione di rotta) è contestata, per la seconda volta, e da due fonti diverse. Un anno fa, una inchiesta della combat­tiva rivista «The Nation» sol­levò una serie di interrogati­vi e di dubbi. L'amministra­zione li defini delle panzane. Ora «The Nation» torna alla carica con una nuova inchie­sta, nuovi interrogativi e nuovi documenti che accen­dono altri dubbi. Le infor­mazioni fresche sono ricava­te dai dati dei radar giappo­nesi e delle registrazioni dei colloqui intercorsi tra le torri di controllo giapponesi e l'aereo coreano. La seconda novità è emersa dal processo intentato dai parenti delle vittime contro il governo statunitense e la compagnia aerea coreana Kal per otte­nere un adeguato risarci­mento. Alla corte è stata pre­sentata una testimonianza giurata di un anziano ex controllore di volo il quale sostiene che nella registra­zione eseguita da operatori radar americani si sentono distintamente le parole «do­vremmo avvertirlo», dette parecchie ore prima che l'ae­reo fosse colpito. Ne dà noti­zia uno dei più autorevoli co-Iumnists del «New York Ti­mes», Tom Wlcker, che fa questo commento: «Se queste parole possono davvero esse­re ascoltate... esse contraddi­cono l'affermazione ripetu­tamente fatta dall'ammini­strazione Reagan... che nes­sun americano sapeva che il volo 007 era in difficoltà da oltre cinque ore durante le quali aveva deviato dalla rotta per centinaia di miglia attraverso cieli nei quali gli Stati Uniti dispiegano un va­sto apparato di sentinelle elettroniche».

Ancora più circostanziate le informazioni di fonte giapponese riferite da «The Nation». Stando a questo set­timanale, ecco ciò che ne ri­sulta: 1) Il volo Kal 007 cam­biò altitudine e velocità non appena entrato in territorio sovietico sull'isola di Sakha-lin, senza darne notizia ai controllori di volo di Tokio, come è imposto dalle regole internazionali dell'aviazione civile. 2) Verso la fine del vo­lo, le torri di controllo giap­ponesi ricevettero informa­zioni. chiaramente dall'ae­reo coreano, su un cambia­mento di altezza dell'aereo che non era mai stato ese­guito. 3) L'aereo cambiò di­rezione sull'isola di Sakhalin senza darne notizia ai con-

Quell'aereo perduto »• * tra silenzi e verità

Nuovi interrogativi sulla reale missione del Jumbo sudcoreano Quando le memorie diventano una miniera d'oro

Le gaffes di Reagan e le toppe del «grande correttore» Larry Speakes

Un Jumbo sudcoreano del tipo di quello abbattuto; a destra, Geraldina Ferraro; sotto. Larry Speakes e Ronald Reagan

trollori di volo giapponesi. 4) In precedenza l'aereo deve aver eseguito una virata ver­so Nord, in direzione del ter­ritorio sovietico, neanche questa comunicata a Tokio. 5) La registrazione delle ulti­me trasmissioni radio del­l'aereo dice qualcosa di to­talmente diverso da quanto asserito nel rapporto dell'or­ganizzazione internazionale dell'aviazione civile. Da que­ste ultime informazioni si desume che l'equipaggio dell'aereo Kal 007 potrebbe aver volato non per caso né senza saperlo tanto a lungo sul territorio sovietico.

Visto che il governo ame­ricano aveva definito «balle» le precedenti rivelazioni, «The Nation* questa volta si rivolge al Congresso con la domanda: non vi sembra, onorevoli parlamentari, che ci sia materia sufficiente per una inchiesta indipendente?

• • • Gli uomini politici, se han­

no sfoggiato una forte perso­nalità, se sono stati protago­nisti di qualche caso piccan­te, se hanno avuto una car­riera o una esperienza politi­ca fuor del comune, trovano miniere d'oro nella pubbli­cazione delle proprie memo­rie. Geraldine Ferraro, già candidata democratica alla vice-presidenza, ha firmato un contratto con l'editore Harper and Row che le ga­rantisce, in anticipo, quasi un milione di dollari. La

stessa cifra, all'incirca, e dal­lo stesso editore, hanno otte­nuto le memorie, di prossi­ma pubblicazione, dell'ex-ambasciatrice all'Onu, la grintosa reazionaria Jeane Kirkpatrìck, e dello «spea­ker» della Camera, Tip O'Neill. Per le memorie del­l'ex ministro del Bilancio David Stockman, che ha la­sciato l'amministrazione qualche mese fa. c'è stata ad­dirittura una gara tra gli edi­tori. L'ha vinta sempre Har­per and Row. battendo il concorrente Random. con un assegno di due milioni e

quattrocentomila dollari, quasi cinque miliardi di lire. Poiché Stockman non aveva peli sulla lingua quando era nel gabinetto Reagan, si im­magina che il libro farà scandalo e si prevede che del­la sola edizione rilegata si venderanno 400 mila copie. Finora il contratto record per memorie dell'altro ieri Io detiene Henry Kissinger che ha avuto, prima della pub­blicazione, oltre tre milioni di dollari (quasi sei miliardi di lire). La vendita di oltre 300 mila copie ha assicurato un buon guadagno anche al­

l'editore. Con Nixon, invece, ci rimise: gli pagò in anticipo due milioni e 200 mila dollari e gli è rimasto un buco di 500 mila.

Gli incendi dolosi sono stati la piaga della Califor­nia, quest'estate. Solo nei mesi di giugno e luglio sono stati bruciati 200 mila ettari di foreste. I quattro quinti ad opera di piromani. Uno stu­dio del dipartimento di giu­stizia californiano constata che a partire dal 1970 gli in­cendi dolosi crescono del 25 per cento ogni anno. In tre lustri sono perite oltre mille persone e sono andati in fu­mo due miliardi di dollari (quasi quattromila miliardi di lire) di proprietà pubbli­che e private. Se in Italia. quando non si sa come risol­vere un problema, si nomina una commissione, in Ameri­ca si organizza una «Task Force-. Il risultato è presso­ché identico, salvo per la ric­chezza delle informazioni statistiche che gli uomini della «Task Force» raccolgo­no. Sappiamo così che il pi-romane, diciamo così, medio

è un giovane, solitario, sui vent'anni, in genere privo di amicizie e quasi sempre di­soccupato. Quando lo sco­prono, dopo la galera, lo affi­dano ai pompieri del luogo, ad assistenti sociali o ai membri attivi delle singole comunità. Il piromane ap­picca il fuoco per questi mo­tivi, in ordine decrescente: per vendicarsi di qualcuno che gli ha fatto un torto, per vanità, per richiamare l'at­tenzione su se stesso, per mostrare di essere potente. Ma ci sono anche i dilettanti puri. Un terzo degli incendi, comunque, lo appiccano i proprietari di case andati in rovina e col disperato biso­gno di danaro che possono riscuotere soltanto da una assicurazione. Ma questi so­no i casi più facili a scoprirsi, perché il fuoco è appiccato con metodi dilettanteschi.

• • •

Se Ronald Reagan ha il ti­tolo di «grande comunicato­re», Larry Speakes, il suo portavoce, è chiamato scher­zosamente dai giornalisti «il grande correttore» perché tocca a lui rimediare alle inesattezze, agli errori di fat­to, ai pasticci che il presiden­te combina quando fa una dichiarazione improvvisata.

Le ultime toppe riguarda­no il Sudafrica e la morato­ria nucleare. Il presidente, ha detto Speakes, in effetti non crede che la segregazio­ne in Sudafrica sia stata •completamente eliminata». E ha fatto sapere ufficiosa­mente, a mo* di scusa, che la situazione è confusa. I neri non possono votare in elezio­ni nazionali, possono viag­giare con i bianchi in aero­plano (ma non sugli auto­bus), non possono andare al cinema con i bianchi (ma a teatro sì), possono sposare bianchi (ma non possono vi­vere insieme col coniuge nel­le aree bianche), non posso­no entrare in un ristorante con i bianchi ma possono dormire in qualche albergo con speciale autorizzazione (per gli stranieri). Viste le circostanze, la confusione fatta da Reagan è spiegabile. Inescusabile, e non riparabi­le da Speakes, il pasticcio compiuto da Reagan quando ha confuso missili e testate nucleari.

Che succederà a novem­bre. si chiede un columnist, quando un Reagan male in­formato si confronterà con un Gorbaciov aggressivo e documentato? In molti casi il presidente si trae d'impac­cio raccontando barzellette. È un vero asso nel narrare storielle. Ma sono quasi tutte anticomuniste e antisovieti-che. E a Ginevra, come dire?, non sarà il caso.

Aniello Coppola

B0B0 / di Sergio Staino

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LETTERE ALL' UNITA' Non è l'abito che fa il comunista Cara Unità,

poiché mi aspetto molto dal dibattito in corso nel Partito, la -fuoriuscita' o -non fuoriuscita» dal capitalismo, il nome del partilo e cose simili mi sembrano proprio problemi inesistenti. Ha ragione Zangneri: «Non si fuoriesce in questo mondo da niente: o solo dulie navicelle spaziali per entrare nel vuoto cosmico». Magari per... galleggiare!

Quanto alla questione del nome, visto che non è l'abito che fa il... comunista, non vedo proprio perché dovremmo arrovellarci su questo. Tanto per cominciare nascemmo co­me 'Partito comunista d'Italia. Sezione del­la III Internazionale*. Poi siamo diventati -Partito comunista italiano*. Potremmo an­cora cambiare nome, purché non sia per im-bellettamento da angolo della strada. O po­tremo rimanere Pei. purché non sia per orgo­glio sterile.

Sulla questione del trattino tra -marxi­smo- e -leninismo* nel testo del nostro Sta­tuto. per esempio, si era cincischiato per lun­go tempo. Poi il trattino l'abbiamo tolto e non mi risulta che nessuno si sia ucciso per questo.

Dunque benissimo questa discussione aperta e spregiudicata; poi però, a sintesi avvenuta, tutti al lavoro e alla lotta per lo stesso obiettivo.

ENIONAVONNI del C.F. della Federazione di Terni

«Tanto solo che non sa nemmeno dove si trova» Caro direttore.

in un paese del Bresciano sta avvenendo un cambio amministrativo: da una gestione so-ciatcomunista si sta passando, come in molte altre parti, ad una gestione pentapartito. Non sto nemmeno a rimarcare che il Pei è l'unico partito che è aumentato di voti nelle recenti amministrative: per il nostro ragio­namento non serve. L'episodio che devo rife­rire è diverso: in Consiglio, al capogruppo del Pei che rinfacciava il tradimento della sinistra, il capogruppo del Psi rispondeva (testualmente): "lo in tasca non ho la tessera della sinistra, ma quella del Psi*.

Nella sua povertà, la risposta di questo oscuro consigliere rappresenta l'attuale realtà politica. Occorre che ci rendiamo con­to che Craxt. attraverso l'orgoglio di partito. agendo sulla sfera emotiva, ha di fatto spo­stato a destra il suo partito.

Allora è con questa realtà che occorre fare i conti: non si tratta di preferire il «pochi ma buoni» né. tanto meno, di suscitare emozioni e orgogli di parte per rinsaldare il nostro partito: Si tratta di non disperdere il nostro patrimonio ideate e culturale di lotta attra­verso accordi e mediazioni fuorviami: sul piano pratico è possibile accordarsi sempre con tutti (tranne che con i fascisti); ma sul piano delle strategie dobbiamo fare i conti con la realtà.

Non siamo soli: siamo il 30% del Paese. Non si tratta di rincuorarci a vicenda come se fossimo orfani e abbandonali. Il nostro è un grande partito e proprio per questo non possiamo essere -soli*. A mio parere è il Psi che è solo, tanto solo che non sa nemmeno dove si trova.

VITAMINA NOSARI (Brescia Mompiano)

Unica strada la ricerca, la sperimentazione di una «terza via» Cara Unità.

è vero, come sostengono molti compagni. che -superamento del capitalismo» non può essere solo uno slogan, che i rapporti lavora­tivi si modificano di giorno in giorno, che la robotizzazione e l'introduzione di nuove tec­nologie nelle industrie ci inducono inevita­bilmente a rivedere molte delle nostre anali­si: è vero anche che è improponibile formula­re un modello compiuto di società futura. Ebbene, se queste sono preoccupazioni fon­date. ritengo però siano inaccettabili le lesi sostenute da certi intellettuali che ci ruotano attorno, come purtroppo forse anche quelle di qualche autorevole dirigente del nostro partito, tesi dove in modo palese si evidenzia la preferenza per esperienze socialdemocra­tiche e quindi una rinuncia a ricercare, a studiare la possibilità di una terza via rispet­to ai modelli di socialismo realizzati. La sperimentazione, la ricerca di una terza via rimangono le uniche strade da percorrere per un partito comunista che opera in un conte­sto occidentale.

Aver dato origine, sviluppato, difeso que­sta nostra democrazia non contraddice la na­tura anticapitalistica del nostro partito. •

La democrazia, le istituzioni, sono una co­sa; il sistema, il predominio capitalistico so­no un'altra cosa. Con i termini poi si può giocare: -miglioristi, riformisti, riformatori. rivoluzionari... ». ma una cosa soltanto deve essere molto chiara: la classe operaia, i lavo­ratori. gli sfruttati tutti, i comunisti non vo­gliono solo un capitalismo dal volto umano. un miglioramento dell'esistente; vogliono in­vece una società dove democrazia e libertà significhino pluralismo, ma anche e soprat­tutto partecipazione. giustizia sociale, ugua­glianza; vogliono insomma, in modo inequi­vocabile... il socialismo.

SANDRO BRACCIOTTI (Roma)

Nella Costituzione sono le idee guida per una «terza via» Caro direttore.

il Paese si pone la domanda di che cosa faremmo noi. se fossimo al governo, per esempio per combattere la disoccupazione. per il Mezzogiorno, contro la mafia, eccete­ra. Vuole sapere chiaramente quali sono i nostri programmi a breve, medio e lungo ter­mine; vuole idee chiare anche a costo di sa­crifici. Tutto questo noi non l'abbiamo anco­ra fatto. anche se è indubbio che tra il nostro modo di governare e il modo di governare di questo fantomatico pentapartito passa la differenza che c'è tra il giorno e la notte.

Innanzi tutto noi ci riconosciamo piena­mente nella Costituzione italiana, alla ste­sura della quale abbiamo dato un contributo necessario, determinante e qualificante; per­ciò stesso la nostra strada al socialismo pas­sa attraverso questa Costituzione. Non a ca­so ne siamo i più strenui difensori e sosteni­tori. visto che rimane tuttora valida e in lar­ga misura non applicata.

Ma torniamo alle nostre scelte per dire che

se noi andiamo a rileggere attentamente l primi quattro articoli della Costituzione, ve­diamo che in essi sono racchiuse le idee gui­da di quello che intendiamo per -terza via al socialismo». E che cos'è se non socialismo quando leggiamo all'art. 2 della Costituzio­ne che «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge ia sua personalità e richiede l'adempimento dei do­veri inderogabili di solidarietà politica, eco­nomica e sociale»? Una terza via al sociali­smo non è un'utopia (anche se in parte lo deve pur essere se vuole avere la sua carica di attrazione) ma è il superamento del capi­talismo. Una terza via che pone sullo stesso piano l'individuo e la società; e in cui i prin­cipali mezzi di produzione sono pubblici e finalizzati al bene della collettività.

Vorrei aggiungere che oggi, nell'era del­l'informatica, il controllo democratico dei principali mezzi di produzione si impone con maggior forza dato l'uso nefasto che gruppi di potere ne potrebbero fare. Quindi trasfor­mare questa società capitalistica in senso so­cialista è una necessità ancora più impellen­te.

RAFFAELE DI NAPOLI (Maranello- Modena)

Ministro Martinazzoli come si fa? Spett. direttore.

spulciando la Gazzetta Ufficiale in cerca di concorsi, mi è capitato sott'occhìo il nu­mero del 22 agosto in cui il ministro di Gra­zia e Giustizia ne bandisce uno per 180 posti dì uditore giudiziario.

Fra i requisiti per essere ammesso, al pun­to e) si legge: «...abbia sempre tenuto illibata condotta ed appartenga a famiglia di estima­zione morale indiscussa».

Mi piacerebbe sapere chi e come dovrebbe certificare il possesso di tale requisito.

RICCARDO BENVENUTI (Borgo San Lorenzo • Firenze)

«Se questa è bestialità, ebbene, sono orgoglioso di essere una bestia» Cara Unità.

desidero ringraziare Comunione e Libera­zione per aver dato a me. e a tutti i comuni­sti. della -bestia». Mi riferisco al primo dei tre personaggi ai quali si è ispirato il mee­ting di Rimini: la -Bestia», appuntò, simbo­leggiarne quella parte di umanità che cerca di risolvere i propri problemi senza staccarsi dalla terra, senza una meta ultraterrena che garantisca il riconoscimento delle buone azioni, ma con la semplice speranza di riu­scire a migliorare le cose; sprovvista di in­crollabili certezze e che pur lotta sempre. anche nei momenti di più intenso travaglio interno e ripensamento.

Se questa è bestialità, ebbene, sono orgo­glioso di essere una bestia.

ANDREA D'AMICO (Roma)

Di notte il buio primitivo, di giorno il nero dei vecchi diventa bianco Egregio direttore.

quello che sta succedendo al mio paese è troppo. Non si può vivere così. Siamo abban­donati, nessun vento ci aiuta.

La sera, al buio primitivo, i lampioni nelle strade sono stanchi di aspettare le lampadi­ne di ricambio; mentre la ruggine li sta divo­rando. l'intero paese è al buio.

Le strade sono prive del manto di catrame; lo sostituiscono fessure enormi e buchi, tanto che a piedi o in bici è un'impresa poter cam­minare. Ai cigli delle strade l'erba cresce al sole indisturbata, dando ad esse un aspetto forestale.

Da oltre due mesi una fogna perde; e nes­suno è venuto per far la riparazione; imma­ginate il fetore con questo caldo.

Quanto all'acqua, per noi è come vivere nel deserto. Eppure a due chilometri di distanza siamo circondati da pozzi artesiani. Passia­mo giornate intere senza una goccia d'acqua e per chi ha dei bambini in tenera età è un serio problema.

Per la polvere nelle strade, il nero che por­tano i nostri vecchi diventa bianco.

PINO SOLLAZZO (San Martino di Taurianova - Reggio C.)

Muore il giudice, muore l'avvocato... ed è trascorso anche il settimo anno Cara Unità,

secondo sondaggi fatti personalmente tra persone interessate all'attesa di divorzio. quasi tutte lamentano un'ulteriore attesa da uno a due anni oltre quelli stabiliti dalla legge-

Potrei capire una causa penale che si pro­lunghi IO o 15 anni, ma per una sentenza di divorzio è semplicemente una cosa vergogno­sa.

Sono separato consensualmente da sette anni e già da due dovrei essere divorziato. poiché con la separazione consensuale sono sufficienti cinque anni di non convivenza: ma è bastato un semplice ripensamento da parte di mia moglie per indurre il giudice a pro­lungare di un anno la separazione: fra paren­tesi si trattava di un giudice antidivorzista per eccellenza. Ho detto si trattava, poiché dopo un anno è deceduto e dopo qualche mese è stato seguito anche dal mio avvocato: così è trascorso anche il settimo anno.

Non appena separato, mi sono fidanzato con una ragazza straniera: e ci è impossibile ancora la convivenza. Io mi domando: quan­to tempo ancora dobbiamo aspettare per ri­farci una famiglia?

D.F. (Ferrara)

Un giovane cubano Cara Unità.

sono un giovane di 17 anni studente del­l'ultimo anno di scuola media superiore: vi­vo in un piccolo villaggio dell'isola di Cuba e vorrei allargare il giro delle mie amicizie su piano internazionale, per conoscere i pensieri e le speranze dei giovani di altre parti del mondo, senza discriminazioni. Si dovrebbe corrispondere in spagnolo o — se proprio necessario — in inglese.

IVAN PEREZ HERNÀNDEZ Calle !• n. 2909 e/n 29 y 31 Nueva Pai, La Habana

(Cuba)

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DOMENICA 8 SETTEMBRE 1985 l 'Unità - CRONACHE

Le proposte per l'estate '86: sarete più «nude» col costume intero, parola di «Pitti Mare»

Dalla nostra redazione FIRENZE — «L'estate è già finita» cantano da mesi i Righeira. Ma a Firenze e già estate '86. Succede al Palazzo dei Congressi e al Palai fari per «Pitti Mare- abbinato quest'anno a -Pitti Lingerie». L'accostamento — squisitamente ed esclusivamente commerciale — non e in con­trasto con l'ormai imperante moda «nature». Tutt'altro. Il nudo ha trascinato con se un rin« novato gusto per la biancheria intima, per l'ab­bigliamento più riservato, per gli indumenti da spiaggia, da lago, da piscina, da bagno e da camera da letto. Insomma anche lo «strip» vuo­le il suo colpo d'occhio. Le donne, poi, corrono ai ripari, è proprio il caso di dire. Torna in auge il costume da bagno intero o a due pezzi ma con l'applicazione vistosa di stampati e materiali speciali. Ma sono gli anni quaranta a dettar legge tra gli ottantotto espositori; i costumi in­teri alla Esther Williams, la dolce nuotatrice protagonista di tanti film, modellano il corpo a perfezione. L'idea centrale e quella di una buo­na nuotata ma anche di una passeggiata in spiaggia a caccia di occhi curiosi e, perche no, interessati. Ce lo fanno intendere le scollature profonde, lo slancio delle sgambature, la scelta dei materiali elasticizzati, i preziosissimi detta­gli come fermagli e bottoni. Per i temi degli

stampati eccoci subito in clima tropicale, con giochi, righe e colori stile folk. Ma attenzione perche i teen-agers sono in agguato: loro non sanno chi era Esther Williams e preferiscono ancora modelli sportivi e pratici, un due pezzi romantico pieno di ricami, colori giallo, verde, arancio abbinato ad una maglietta spiritosa e divertente. D'altra parte in Italia siamo al pri­mo posto in Europa per consumo di costumi da bagno: 30 milioni dì capi nel solo '84, mentre stanno calando le nostre esportazioni (colpa del nudo?), un 3,5% in meno ncll'81 rispetto all'an­no precedente. Se la cava meglio il settore ma­glieria intima, biancheria e lingerie che sta sperimentando una fase di rinnovato interesse da parte dei consumatori. Qui il «remake- e d'obbligo: pare che le case produttrici abbiano trovato un filone buono addirittura nel Sette­cento, privilegiando un'atmosfera squisita­mente femminile fatta di linee morbide e ricca di dettagli. Magliette, top, slip, boxer, culotte, body sono tutti realizzati in nuovi tessuti elasti­cizzati comodi ma anche in filo di Scozia, in cotone e jersey. Vince il vecchio e amato pizzo, tornano i ricami, le voluttuose trasparenze, gli stampati dì cuori, righe, fiorellini. La donna ritorna al sex-appeal.

m.f. Un modello della manifestazione «Pitti M a r e »

Troppo dolcificante Fa male anche la

Coca Cola dietetica? NEW YORK — L'annuncio dei risultati di uno studio condotto all'Università dell'Utah sugli effetti deU'aspartame, un dolcifi­cante artificiale, in cavie animali, ha avuto ripercussioni in borsa provocando un calo dei tìtoli Coca Cola e Monsanto. La Coca dietetica, prodotta dal gigante delle bibite dolci, contiene aspartame commercializzato sotto la denominazione di Nutra-sweet. Il Nutrasweet è prodotto a sua volta dalla CD. Searle, una società acquistata dalla Monsanto, che si è comunque affrettata a contestare ì risultati della ricerca definendo il prodotto «asso­lutamente sicuro». I ricercatori dell'Utah, secondo l'annuncio dato venerdì, sono giunti alla conclusione che dosi di aspartame potrebbero causare irregolarità cerebrali in ratti per laborato­rio. 11 Nutrasweet, secondo i ricercatori, ha provocato un au­mento del livello dei neurotrasmettitori nel cervello dei ratti il che induce a ritenere che tali mutamenti chimici potrebbero spiegare alcuni disturbi quali alterazioni di umore e nausea, assrritamente associati con il dolcificante. Lo stesso studio am­mette che il rapporto tra ì disturbi suddetti e il Nutrasweet è incerto e andrebbe indagato a fondo mentre il direttore della ricerca, Roger Coulombe, pur esprimendo dubbi sulla possibilità che il Nutrasweet sia messo al Dando, ha affermato che si po­trebbe arrivare all'imposizione di etichette di avvertimento. Nella sua smentita, la G.D. Searle ha messo in risalto l'incertez­za dei ricercatori sottolineando nel contempo che ai ratti-cavia gli scienziati dell'Utah hanno iniettato dosi di Nutrasweet molto più alte di quelle che si trovano nel prodotto. L'ingestione media giornaliera dì aspartame per gran parte delle persone, sottolì­nea la società, è di 20 milligrammi circa mentre la dose massima consentita è dì 50 milligrammi. Le vendite di Coca dietetica al Nutrasweet hanno compiuto un balzo de) 60% nel 1984 rispetto all'anno precedente.

Mario Biondi vince la 23a edizione

del «Supercampiello» VENEZIA — Mario Biondi, con il romanzo «Gli occhi di una donna», edito da Longanesi, ha vinto ìl premio «Supercampiello 1985». È stata una corsa sul filo di lana, soprattutto con Roberto Pazzi, autore di «Cercando l'imperatore», edito da Marietti. La grande giuria dei 300 lettori ha così votato: 82 voti per Mario Biondi, 80 per Roberto Pazzi, 42 per Gino Montcsanto («Cosi non sia», edito da Rusconi), 40 per Antonio Tabucchì («Pìccoli equì­voci senza importanza-, edito da Feltrinelli), e 36 per Giorgio Montefoschi («La terza donna», edito da Garzanti).

Alla presenza del capo dello Stato, Francesco Cossiga, e di numerosi ospiti, fra i quali l'ex segretario di Stato americano, Henry Kissinger, e l'ex cancelliere tedesco, Helmut Schmìdt, nellasplcndida cornice di Palazzo Ducale, il presidente dell'As­sociazione industriali di Venezia, Oresta Fracasso, ha consegna­to a Biondi il «Supercampiello» e cioè un assegno di 3 milioni e 500 mila tire mentre la copia numero uno di una litografia di Remo Brindisi gli e stata porta dal presidente del comitato di gestione del premio, Mario Valeri Manera.

In apertura di serata, i vincitori della selezione: Biondi, Mon­tefoschi, Montcsanto, Pazzi e Tabucchì, avevano ricevuto un assegno di 2.500.000 ciascuno e targhe in oro e argento.

Il presidente della fondazione «Il Campiello», Giancarlo Fer­retto, ha poi consegnato all'editore del romanzo vincitore la •Osella d'oro» offerta dalla fondazione stessa.

È stata una serata che ha richiamato le tradizioni (che sem­bravano sopite) cultural-mondanc della Venezia anni '60. La ventitreesima edizione del «Campiello» ha visto, seduti fianco a fianco, politici e alti ufficiali, artisti, letterati, dive e divette, esponenti della imprenditoria e vecchia e nuova.

Pareggio, ma Kasparov

conduce rincontro

Karpov invoca ìl suo primo «time out» Ritmo aggressivo impresso dallo sfidante

M O S C A — Kasparov (a sinistra) e Karpov

Dal nostro corrispondente, MOSCA — Pareggio alla 67' mossa della seconda partita del mon­diale di scacchi tra Anatoli Karpov e Garry Kasparov. È il primo «time out. invocato dal campione in carica. Si riprenderà dunque il 10 settembre prossimo dopo che Karpov avrà avuto il tempo di riflettere abbastanza a lungo sulla sua situazione. Significativo è, infatti, che sia ovato lui a chiedere il primo .time out. e così presto (in tutto ciascuno dei due concorrenti avrà diritto a tre «time out. nel corso dell'incontro). La seconda partita ha dì nuovo mostrato un andamento tutt'altro che favorevole a Karpov, nonostante la sua straordinaria tecnica gli abbia consentito di salvarsi in angolo con un pareggio che, già nel mezzo della partita, era apparso come il migliore risultato possibile per il campione in carica.

Alla sospensione della partita, quando Kasparov aveva conse­gnato agli arbitri la sua 41* mossa in busta chiusa, il giudizio dei grandi maestri che seguono il confronto era unanime: il preten­dente aveva un certo vantaggio, anche se — come ha dichiarato Taimanov — «realizzarlo gli sarebbe stato più difficile che non ai bianchi realizzare il pareggio.. In termini più semplici era già chiaro che Kasparov stava giocando per vincere e Karpov per pareggiare. Il giovane Kasparov aveva infatti impresso alla partita — difesa «siciliana. — un andamento tìpicamente aggressivo, co­stringendo Karpov a scambiare una torre e due pedoni contro cavallo e alfiere.

Il vantaggio acquisito da Kasparov era lieve ma Karpov si era ritrovato con un pedone del nero sulla penultima casella della colonna «E», e con un altro pedone del nero libero di avanzare sulla colonna «A». Alla ripresa, tuttavia, Karpov è riuscito a difendersi nel migliore dei modi, impedendo a Kasparov di concretizzare il vantaggio acquisito, nonostante il pretendente cercasse di impri­mere alla sua iniziativa un carattere sempre più .forzato.. Pareg­gio — come si è detto — alla 6?' mossa. Ma i primi due scontri hanno messo in evidenza che Kasparov sta conducendo il confron­to: più che per il punteggio, per la sicurezza psicologica con cui affronta il combattimento. Si riprende martedì con i bianchi di nuovo al pretendente.

Giulietta Chiesa

I fatti di venerdì indicano che la camorra ha ancora alleati

L'agguato di Giugliano: pochi secondi, 200 colpi

Chi era 1'«insospettabile» fuggito? Con gli assaliti c'era un terzo uomo, forse anello di collegamento tra criminali e settori politici campani - Sulla sua fìgura massimo riserbo degli inquirenti

Dalla nostra redazione NAPOLI — Corrado Iacola-re, ìl camorrista depositario di tanti segreti, dai legami fra la camorra e la P2 per fi­nire alla trattativa per la li­berazione di Cirillo, unico te­stimone della orrenda fine di Vincenzo Casillo, saltato in aria a Roma, riappare sulla scena dopo quattro anni e subito gli sparano addosso. Anche se manca una versio­ne ufficiale a più di 24 ore dal fatto, sembra oramai certo che l'obiettivo dell'agguato fosse proprio luì, il «cutolia-no» passato da qualche anno nelle fila del clan di Nuvolet­ta. L'agguato dì Giugliano però presenta molti lati oscuri: al momento della sparatoria, infatti, sembra che fosse presente assieme ad Antonio Maisto, ferito e arrestato, e Corrado Iacola-re, fuggito, anche una terza. persona, un insospettabile. La reticenza degli stessi in­quirenti su quanto avvenuto, il cambiamento repentino delle versioni dei fatti, a poca distanza l'una dall'altra, fanno crescere molti dubbi, mentre viene alla luce un in­quietante intreccio fra rap­presentanti politici, dipen­denti comunali e pregiudica­ti in questo comune che è stato guidato a lungo da Giuliano Granata, de, il se­gretario di Cirillo che pro­prio assieme a Corrado Iaco-lare è andato ad Ascoli Pice­no per svolgere la trattativa con Cutolo per la liberazione dell'assessore democristiano rapito dalle Br.

Sì è scoperto che è stato fatto di tutto per coprire la notizia della sparatoria e so­lo il ferimento di una donna su un balcone, provocato da una pistolettata in aria spa-

Ciro Cirillo

rata dal commando in fuga, ha permesso di scoprire quanto era avvenuto. Non ci fosse stato questo ricovero in ospedale, per molte ore nes­suno avrebbe saputo nulla, nonostante in pochi istanti siano stati sparati 200 colpi di pistola e sui muri delle strade del centro di Giuglia­no siano ancora visibili i se­gni lasciati dai proiettili.

Oltretutto la polizia aveva avuto la segnalazione che nella strada dov'è avvenuto l'agguato già dalla mattina c'era un'auto sospetta, ma aveva pensato si trattasse di rapinatori. Cosi la polizìa ha sorvegliato discretamente la zona fino a poco prima delle 13. Poi ha lasciato ìl campo. Era andata via da pochi mi­

nuti che tre uomini escono da un portone e cominciano a camminare, pochi attimi e gli si scatena contro l'infer­no. Uno dei tre aggrediti sì accovaccia dietro le auto, mentre altri due corrono ri­parati dalle macchine (ben sette autovetture sono cri­vellate da proiettili) e rispon­dono al fuoco. Trenta bossoli di calibro 7,65 saranno recu­perati dal lato degli assaliti, mentre altri 170 saranno tro­vati dal lato degli assalitori. La sparatoria si sposta, qual­che altro esce dal portone da dove sono usciti ì primi tre e viene ferito. Poi i killer che hanno agito incappucciati fuggono sparando in aria. C e un gran trambusto, uno dei due che hanno risposto

alfuoco entra in un negozio di parrucchiere, telefona a qualcuno e sul posto arriva­no alcune auto, caricano il «ferito», l'insospettabile, il la­titante e fuggono via. Resta sul selciato solo Antonio Maisto ferito di striscio al to­race e con una pallottola nel piede. Maisto va a casa di Corrado Iacolare dove trova ben tre medici, Andrea Mai­sto ex sindaco de di Giuglia­no, Vittorio Rispo, ufficiale sanitario del Comune, Cri­stofaro Tartarone.che prov­vedono a curarlo. Sul luogo della sparatoria arriva an­che una misteriosa autoam­bulanza che però, vista la po­lizia, fa una precipitosa mar­cia indietro.

1 medici vengono trovati dalla polizia in ciabatte, uno non ha neanche i calzini, e affermano dì essere andati in tre a casa di Corrado Iaco­lare per curare ia figlia del latitante sotto choc per la sparatoria. Una versione che i medici mantengono nono­stante nella casa siano stati ritrovati un telefono sporco di sangue, nel bagno bende e indumenti macchiati, e al piano sottostante Maisto con il piede già fasciato a dovere da mani esperte.

Un ex sindaco, un ufficiale sanitario, un medico (de­nunciati tutti per omesso rapporto): questo non costi­tuisce una novità per Giu­gliano. Infatti cinque mesi fa e stato addirittura arrestato Giuseppe Tagliatatela (ora è agli arresti domiciliari) pre­sidente della Usi, perché ave­va costretto a mezzanotte un medico ad operare in una cli­nica privata un pregiudicato ferito in un agguato.

Vito Faenza

R O M A — Turisti sugli scalini di Trinità dei Mont i

Turismo fortissimo (da qui al Duemila)

ROMA — Turismo tutto d'oro, sfolgorante, consolatore, miliardario. In questa Italia set­tembrina minacciata da una paurosa voragi­ne dì 50 mila miliardi, lui si presenta come un Paperon dei Paperoni, con conti da sceic­co, sciorinati con grazia nella conferenza stampa del dottor Antonio Rigillo, presiden­te della Fiavet, massima rappresentante del­le agenzie dì viaggio.

Ecco. Una annata più che buona, lanciata a tutto vapore quest'anno — secondo proie­zioni infallìbili — verso una spesa turistica complessiva nel nostro Paese di 60.000 mi­liardi (aei quali 25.000 relativi alle sole tre voci trasporto, vitto, alloggio). Un risultato-top. che fa prevedere, da qui al 1990, un incre­mento annuo di investimenti per le vacanze in Italia di oltre il 7,5 per cento, tasso netta­mente superiore alla stessa media interna­zionale.

Fortissimi consumatori di vacanze, gli ita­liani hanno speso anche 4.500 miliardi in viaggi all'estero: ma poco male. A fine ago­sto, sono già entrati in patria 17.000 miliardi dì valuta straniera, e quindi già oggi il saldo attivo appare consistente, intorno ai 13 mila miliardi. Nel solo bimestre luglio-agosto nel quale sì concentra, come è noto, il 75 per cen­to delle vacanze l'incidenza sul totale è valu­tata in 4.000 miliardi di introiti, con un saldo attivo di 2.600 miliardi.

Facile navigare in questo mare dì miliardi, lieve metter fuori cifre. Un milione di italiani ha fatto le vacanze fuori dei confini solo nel bimestre-clou, con una spesa di 1.400 miliar­di; gli arrivi sono aumentati del 2 per cento rispetto al bimestre dello scorso anno, 50 mi­lioni di stranieri hanno varcato le frontiere, con un totale di 240 milioni di presenze ita­liane e 100 milioni di estere.

Smentite dunque le previsioni catastrofi­che della vigilia, la stella turistica splende fulgida. Insieme allt cifre economiche, arri­vano anche le prime notazioni di comporta­mento. Per ì mezzi di trasporto, in testa la strada con il 76 per cento degli spostamenti, poi viene l'aereo (12%), il treno (10%) e la nave (2%). Risulta anche che l'89,5% degli italiani ha speso le sue vacanze dentro i con­fini nazionali, ìl 7,6 all'estero e il 2,9 sia in Italia che all'estero. E fra i paesi preferiti, appaiono, nell'ordine: Spagna, Grecia, Jugo­slavia, Tunisia, Marocco, Francia, Inghilter­ra; sul lungo raggio. Usa, Messico, Kenia.

Se l'oggi è roseo e imponente, ìl futuro del­l'universo turistico sì presenta addirittura vertiginoso e planetario. Secondo uno studio del «The Economìst Intelligence Unit», la crescita del turismo sul piano mondiale, con proiezione agli anni 90, comporterà nel 1995 una spesa complessiva nel settore pari a 380 miliardi di dollari, contro i 154 miliardi del 1983.

Sempre stando a questa prolezione, 11 nu­mero dei viaggi, pari quest'anno a 535 milio­ni, dovrebbe salire a 657 nel 1990 e a 784 mi­lioni nel 1995. Macronumeri, ovviamente, anche per i pernottamenti all'estero: dagli attuali 3.083 milioni, sì arriverà rispettiva­mente a 4.080 e a 5.014 milioni.

Gigantesco business, colossale e ilare mi­grazione biblica ben organizzata e incanala­ta da tour operator sempre più efficienti, grandiosi e computerizzati. Bene Durevole in irresistibile ascesa, esso ci consola e ci di­spensa anche l'unica certezza possibile, che trionferà sicuramente da qui al Duemila, bravo turismo.

m. r. e

Il tempo

LE TEMPE RATURE

Bolzano 12 Verona Trieste Venezia Milano Torino Cuneo Genova Bologna Ferente

Ancona Perugia Pescare L'Aquila RornaU. RocnaF. Cempob. Bari Napoli Potenza S M L Raggio C Mattina Palatino Catania Afcjharo Cagliari

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LA SITUAZIONE — n tempo sull'Italia è ancora controllata dalla pre­terita « un'ara» di alta pressione atmosferica. Proveniente dai qua­dranti nordoccidentali a diratto verso i Balcani un flusso di aria moda-ratamanta fradda ad instabile interessa marginalmente la fascia orien­tala dalla nostra penisola. R. TEMPO IN ITAUA — Sulte regioni settentrionali specie il settore centrocódentale sul golfo ligure suda fascia tirrenica • suda isole maggiori condizioni generali di tempo buono caratterizzate da scarsa attività nuvolosa ad ampie zone di sereno. Sulla fascia alpina specie il eettore orientale sulle regioni dell'etto medio e basso Adriatico a quella ioniche, lungo il relativo versante della catena appenninica condizioni di tempo variabile caratterizzata da ett6rnenz adi annuvola­menti • «chiarite. Temperature in leggera diminuzione lungo la fascia orientale dalla penìsola senza notevoli variazioni sulle altra tocafita.

SIRIO

L'operaio comunista e sindacalista Cgil che ha osato sfidare la 'ndrangheta dentro la fabbrica a Reggio Calabria

Storia di Giovanni, «sparato» e licenziato Prima l'agguato. Poi, il padrone: «Hai rotto il rapporto di fiducia...»

Dal nostro inviato REGGIO CALABRIA — Questa è la sto­ria di Angelo Abbisso, operaio, comuni­sta, dirigente sindacale nella Cgil, che lot­ta contro la mafia, viene ridotto quasi in fin di vita dai sicari della 'ndrangheta che gli sparano alle spalle e che — dulcis in fundo — proprio per questo viene licen­ziato. Una stona assurda, alla quale si stenta a credere se in questa vera e pro­pria città di frontiera che è Reggio Cala­bria non fosse perfino aperta in questi giorni sui quotidiani locali una polemica pubblica fra l'azienda che ha licenziato Abbisso e la Cgil. Una storia vera, di que­sta estate 1985, maturata negli stessi giorni in cui a Palermo la mafia trucida­va gli uomini della squadra mobile.

Raccontiamola tutta, perciò, la storia dì Angelo Abbisso. a partire da quel 30 ottobre 1984. dieci mesi fa cioè, quando poco prima della mezzanotte se ne torna a casa dopo aver finito il suo turno di lavo­ro in fabbrica.

La fabbrica, appunto. È il primo grosso problema da affrontare in questa incredi­bile vicenda. Si tratta dello stabilimento delle Omeca (Officine meccaniche cala­bresi), di proprietà a metà fra 11 pubblico (l'Efim) e niente di meno che 11 gruppo Fiat dì Torino, che produce materiale ro­tabile e carrozze per le Ferrovie dello Sta­

to. Un gioiello di produttività — viene di­pinto dai suoi dirigenti — in cui però ne­gli ultimi tempi avvengono cose assai strane: appalti concessi per trattativa pri­vata, ingresso in fabbrica di ditte in odor dì mafia, controllate da capi 'ndrangheta di Reggio e assai chiacchierate; una ge­stione del personale e delle assunzioni po­co chiara. Qui a Reggio il controllo della manodopera, delle assunzioni, degli ap­palti, del collocamento, in questa unica fabbrica ancora in piedi dopo i miraggi degli anni passati, è in pratica l'ultima spiaggia da conquistare per le cosche ma­fiose che hanno divorato in pochi anni tutto: droga, racket, estorsioni, grandi appalti pubblici del raddoppio ferroviario Villa San Giovanni-Reggio Calabria e dello stabilimento Liquichimica di Saline Ioniche (quello, per intenderci, del cava-tìer Ursini che non ha mai aperto i bat­tenti).

Abbisso lavora all'impresa Ventura, che ha in appalto le pulizìe delle Omeca e queste cose le sa, le vede, le denuncia. È un osso duro, un caparbio, uno che non molla. Dentro la Ventura è lui che solleva i problemi più scottanti delle assunzioni, delle qualifiche, degli orari, del tratta­mento degli operai. Gli altri sindacati non si sa che fanno. Quando Abbisso quel 30 ottobre se ne torna a casa i sicari che lo

stanno aspettando hanno in mente di li­quidarlo. Sparano in fretta, due, tre, quat­tro, sette colpi in rapida successione alle spalle. Abbisso cade in un bagno di san­gue, ridotto in fin di vita. Ma non muore, ce la fa a resistere. Passa giorni e giorni di calvario in ospedale, poi due mesi a casa con un proiettile conficcato in corpo, cir­condato da amici, compagni, parenti. Nella sua modesta ma decorosa casa nel rione Sbarre Abbisso parla con molti. Parla anche con polizia e magistratura che hanno avviato le indagini. Intanto a Reggio Calabria infuria la polemica: sot­to accusa per le infiltrazioni manose in fabbrica i dirigenti ma anche alcuni per­sonaggi del consiglio di fabbrica legati al­la Cìsl. Partono le rettifiche e le querele da parte della Fim-Cìsl per molti giornali (compreso il nostro) che hanno riportato quanto detto dai sindacalisti della Cgil e da parlamentari del Pei. Ma quando tutto sembra essere ridotto ad una polemica polìtica la procura di Reggio ordina l'ar­resto — quale mandante dell'agguato di Abbisso — proprio di Francesco Ventura, il suo datore di lavoro. I sospetti vanno verso di lui proprio perché l'iniziativa, il coraggio di Abbisso nelle sue denunce, lo portavano ad avere interessi nell'even­tuale eliminazione dello scomodo sinda­calista. Sembra insomma una storia trat­

ta dagli annali delle cronache mafiose in Sicilia e Calabria quando i sindacalisti che facevano la voce grossa venivano ri­trovati imbottiti dì pallottole In qualche dirupo o in stradine secondarie.

Ventura però si difende, dice di non sa­per niente. A Reggio lui è uno che conta, ha gli appalti delle pulizie un po' dovun­que. Vicino al Psi — che l'ha anche candi­dato in una consultazione per il Comune — ma amico di tutti. La storia sembra in ogni caso essere chiusa qui quando dopo alcuni mesi il Tribunale della libertà an­nulla il mandato di cattura e rimette Ven­tura in libertà.

Abbisso è intanto alle prese con i postu­mi del ferimento. Agli inizi dell'anno ri­prende a camminare ma la gamba e la schiena gli fanno sempre male. Il 5 ago­sto, all'improvviso, la ditta Ventura gli scrive, raccomandata con ricevuta di ri­tomo. Abbisso apre la lettera e strabuzza gli occhi: è la lettera di licenziamento! Ventura ineffabilmente gli contesta •l'in­terruzione del rapporto di fiducia, per i noti fatti». Come a dire: visto che tu hai preso le pallottole e per questo io sono andato dentro, tu in fabbrica non ci metti più piede. Abbisso reagisce, si rivolge al pretore del lavoro, la Cgil reggina paria di •rappresaglia». Questa è la risposta — di­ce 11 sindacato — a chi si batte per ìl dirit­

to al lavoro, per la contrattazione, per mi­gliori condizioni di lavoro, per il controllo democratico del collocamento condizio­nato da interessi clientelali e mafiosi e che per questo subisce un attentato alla vita.

Angelo Abbisso ora aspetta. Nella sua casa di Sbarre, assieme alla moglie (che non lavora) e ai tre figli (la più grande ha 17 anni) non sa cosa fare. «La salute — dice — invece dì andar meglio va peggio. Il lavoro non ce l'ho neanche più. Dalla fabbrica — continua — mi volevano cac­ciare e ora ci sono riusciti. Col piombo non ce l'avevano fatta—». Alle Omeca, In dieci mesi di cronache quotidiane, non pare intanto sia cambiato granché. «I la­voratori — dice Abbisso — mi vengono a trovare e i vecchi metodi sono ripresi. I diritti nostri sono calpestati, gli operai che fanno la voce grossa e che protestano, che danno fastidio, sono messi alla porta. Pochi giorni fa mi hanno detto di altri tre lavoratori che rischiano di perdere il po­sto per aver protestato troppo». Ventura» intanto, attaccato dalla Cgil, si difende a botta di comunicati stampa e di dichiara­zioni, ma resta il fatto che Angelo Abbis­so, operaio, nell'anno 1985 viene prima ferito e poi licenziato per aver lottato con» tro la mafia.

Filippo Vetri

l'Unità - VITA ITALIANA DOMENICA 8 SETTEMBRE 1985

Disco verde alle richieste di De Mita

Per Genova un penta­

partito «in provetta» Dalla nostra redazione

GENOVA — Disco verde alle richieste di De Mita per Ge­nova. In questo senso si sono pronunciati ieri i segretari provinciali del pentapartito decidendo di approfondire in tempi brevi (si rivedranno domani) le questioni connes­se alla formazione di giunte omogenee in Regione. Pro­vincia e Comune. Il segreta­rio nazionale della De aveva chiesto per il suo partito (che a Genova ha raccolto il 25% dei voti ed è stato, anche re­centemente, investito da una ondata di arresti e incrimi­nazioni) il ritorno al potere e il sindaco e questo sembra abbia ottenuto, almeno a giudicare dalle informazioni fatte filtrare dagli esponenti del pentapartito. Il segreta­rio del Psi Morchie pur os­servando che «si è dato sem­plicemente il calcio d'inizio», si è limitato a chiedere che •non ci siano preclusioni per una direzione socialista del­la giunta».

L'orientamento a ribaltare la precedente alleanza di si­nistra che ha governato per un decennio il comune senza un solo giorno di crisi ed ha raccolto il 60% dei voti, è sta­to preso in base a decisioni nazionali e senza il benché minimo accenno program­matico e qualsiasi riferimen­to alla realtà economico-so­ciale cittadina.

La De, particolare non marginale, si era presentata alle elezioni senza program­ma né ha provveduto a col­mare questa lacuna. Il Psi afferma di avere «cento idee» ma la sola che sembra passa­ta, pur tra divisioni e trava­gli interni, è quella pura e semplice del capovolgimento delle alleanze. ' L'aspetto che più preoccu­pa la città è proprio questo far nascere il pentapartito «In provetta». Un segnale in questo senso si è avuto l'al­tra sera nel corso di una af­follata quanto inedita as­semblea di intellettuali ed operatori culturali svoltasi in un albergo cittadino.

L'occasione per l'incontro era stata una lettera invito firmata dal giudice Giusep­pe Borre, Gianni Baget Boz­zo, Carlo Castellano, Giorgio Dorin, Franco Henriquet, Enzo Roppo, Edoardo San-gurneti, Leonardo Santi e Giovanna Rotondi Termi-niello, in cui i promotori de­nunciavano l'enorme ritardo — sei mesi — nella soluzione dei problemi di governo della citta. «La dimensione dei problemi — affermavano i

firmatari — sconsiglia solu­zioni che porterebbero a la­cerazioni nel tessuto sociale e culturale. Genova ha Inve­ce bisogno di riconfermare quella unità di intenti che in questi ultimi dieci anni ha permesso e favorito soluzio­ni concrete e impostazione di programmi, anche se natu­ralmente da aggiornare e rinnovare».

All'invito hanno risposto circa duecento persone — magistrati, operatori cultu­rali, insegnanti, professioni­sti, uomini di teatro, medici, imprenditori, artisti, giorna­listi —. Diversa l'apparte­nenza (quando c'è) partitica, comune l'orientamento a si­nistra. Due sono state le af­fermazioni che hanno acco­munato tutti: la richiesta che le scelte amministrative genovesi siano fatte in modo autonomo sulla base di pro­grammi concreti e non su imposizioni romane dall'al­to, la necessità che le decisio­ni sulla formazione delle giunte siano prese in modo da evitare il più grande peri­colo per la citta, quello di una divisione e di una lace­razione sociale profonda quale si aprirebbe escluden­do dal governo cittadino un partito come il Pei che rap­presenta il 40% del genovesi e la grande maggioranza dei lavoratori.

Autonomia nelle scelte e rifiuto di decisioni laceranti sono stati fra i temi portati in discussione sia dal giudice Borre che da Baget Bozzo. Il dibattito ha accentuato, con progressiva durezza polemi­ca, questi temi concludendo­si con una testimonianza di Ivo Chiesa, socialista, che ha parlato della «operosità e onestà» della giunta di sini­stra.

«La scelta di imboccare la strada del pentapartito — ha osservato il compagno Gra­ziano Mazzarello, segretario provinciale del Pei — è con tutta evidenza un fatto estraneo alla città, frutto di una imposizione che ne mor­tifica l'autonomia e senza che in città si sia levata an­che una sola voce pubblica da parte del mondo econo­mico e culturale a suo favo­re. Tutto questo non può che portare a gravi lacerazioni non solo all'interno della si­nistra di cui è testimone il travaglio interno del Psi, ma nel tessuto sociale della città cui si vuole imporre il tra­pianto di un corpo estraneo nei confronti del quale ci sa­ranno inevitabili crisi di ri­getto».

Paolo Saletti

Nelle strade del quartiere genovese a protestare con pentole e coperchi

Le «madri di Cornigliano»: qui ci vogliono morti asfissiati

Bambini asmatici, fumi rossi, polvere Lo slogan della manifestazione: «Per un polmone più nero del nero, usa Italsider senza filtro» - Una mobilitazione spontanea senza precedenti - «Aspettando il papa, 250 milioni per le piante, e niente per l'inquinamento»

Dalla nostra redazione GENOVA — La gente di Cornigliano era abituata al tam-tam del bidoni percossi dagli operai, du­rante le memorabili manifestazioni indette per salvare l'Italsider dalla chiusura. L'altro ieri Inve­ce il chiasso lo hanno fatto centinaia di donne con pentole e coperchi, bloccando l'arteria principale del quartiere. Proprio come a Santiago, mamme e massaie sono scese in piazza con gli arnesi del mestiere; questa volta non per chiedere pane e la­voro, ma per gridare un basta grosso così all'in­quinamento che divora i polmoni dei bimbi e ri­schia di trasformare Cornigliano in una landa in-vlvibile. Sotto accusa ci sono i fumi rossi e «metal­liferi» scaricati a ritmo incessante dall'area side­rurgica Cogea, con l'aggiunta di anidride solforo­sa, polvere nera e tassi elevatissimi di umidità. Le donne hanno messo in subbuglio il quartiere per due giorni consecutivi, senza prendere ordini da nessun partito ma semplicemente obbedendo alla spinta di chi proprio non ne può più. La mobilita­zione è nata dal crocchi al supermercato, dall'in-crociarsi di conversazioni telefoniche, dal con­frontare i panni appena asciugati e già di un gri­gio sconsolante, nonostante il profluvio di detersi­vi al fosforo. Uno degli slogan di venerdì era ap­punto «per un polmone più nero del nero, usa Ital­sider senza Filtro». Protagoniste di questo movi­mento, sono soprattutto mamme fra i trenta e i quarantanni con figli piccoli e preadolescenti, quindi maggiormente esposti ai veleni che appe­stano il quartiere. Ne abbiamo incontrate molte in piazza Monteverdi dove c'è il mercato coperto, in quella parte di Cornigliano che ostinatamente continua a rassomigliare a un borgo ligure. Sorri­denti, generalmente eleganti, assorbite dallo

shopping del sabato, si scambiano, saluti, notizie sulla manifestazione, commenti sugli articoli di giornale nel tipico clima del «giorno dopo» di una esperienza memorabile. Insieme alle borse della spesa viaggiano pacchetti di volantini e fogli con gli appunti per le prossime assemblee. «Sono scesa In piazza e sono pronta a tornarci tutti i giorni — dice una signora bruna —. Qui vogliono farci mo­rire asfissiati. I bambini siammalano sempre più spesso ai bronchi e al polmoni». «Quello che fran­camente non capisco — dichiara una donna dal­l'aria battagliera — è come mal spendano tanti soldi per abbellire lo stabilimento in vista dell'ar­rivo del papa, ma non una lira per eliminare l'in­quinamento. Si dice che abbiano comprato piante per più di duecentocinquanta milioni».

La protesta è esplosa con grande fragore, ma il fuoco covava sotto la cenere da parecchio tempo. Per otto mesi lo stabilimento era rimasto chiuso e l'aria era tornata praticamente pulita. Quando è stato riaperto — sotto la sigla del Cogea — la si­tuazione è letteralmente precipitata tanto da in­durre il consiglio di circoscrizione a promuovere una prima affollata assemblea il 17 luglio. «L'in­quinamento è ormai insopportabile — afferma 11 Presidente Aldo Tracino —. Gli impianti di depu­razione non funzionano e le manutenzioni non si fanno quasi più. È necessario che s'Impegnino tut­ti, dal governo, alla Regione, agli Enti locali, per­ché la gente è stufa di chiacchiere».

Dove nasce la nube che quotidianamente intos­sica Cornigliano? Enrico Samunl, segretario zona­le della Fiom, segue da mesi il problema. E da mesi lancia messaggi allarmati, «tampina» senza sosta i dirigenti Italsider e Cogea, tempesta amministra­tori e politici. «Gli elettrofiltri saltarono due anni

fa — spiega — ma da quel giorno non sono mal state ripristinate le cappe di aspirazione dell'ac­ciaieria. Così le polveri di ghisa, luccicanti e ricche di metalli, scaricano a cielo aperto e si depositano dappertutto: sui davanzali, sui terrazzi, sulla bian­cheria, sino a penetrare nelle abitazioni. Il rifaci­mento del filtri dell'acciaieria procede a rilento, così funzionano poco e male. L'anidride solforosa, che si sparge nell'aria con 11 caratteristico odore di uova marce invece — aggiunge Samuni —, è la conseguenza delle cattive manutenzioni e del massimo sfruttamento degli impianti per l'agglo­merazione dei minerali ferrosi. Il Cogea ha voluto assumere solo 1600 lavoratori: un numero assolu­tamente insufficiente, che impedisce persino di mettere mano a interventi di minima portata. Un altro guaio, infine, deriva dal processo di solidifi­cazione della ghisa che prima veniva tutta trasfor­mata in acciaio e ora per metà finisce a magazzi­no. In questo caso vengono utilizzati potenti getti d'acqua e di calce che formano immense nubi e aumentano a dismisura i tassi di umidità nella zona, talvolta sino al 100%. Questa situazione la pagano tutti, anche i lavoratori, che, a seguito del peggioramento delle condizioni interne, ormai non ce la fanno più».

Quanto costa risanare gli impianti di Corniglia­no? Due miliardi e mezzo, secondo stime di due anni fa. Certamente di più oggi, tenuto conto del­l'inflazione e di altri fattori. Ma pur sempre cifre marginali rispetto al fatturato Cogea-Italsider e soprattutto al diritto dei bambini di crescere senza complicazioni polmonari.

Pierluigi Ghiggini

NAPOLI — Ancora una delusione per ì gio­catori del Lotto. Il «34» non è uscito sulla ruota di Napoli. Sono ormai 148 settimane che il numero ritarda. Nemmeno Maradona è riuscito a portare fortuna ai napoletani. Molti appassionati del Letto, infatti, avevano puntato questa settimana sul «34» accoppiato al 10. il numero della maglia del fuoriclasse argentino, il quale, domenica scorsa, aveva realizzato in Coppa Italia il suo primo gol stagionale proprio al 34esimo minuto di gio­co. In via dei Grandi Archivi, proprio nel cuore di Spaccanapoli, uno dei quartieri più popolari della città, dove ha sede la sezione Lotto dell'Intendenza di Finanza, anche ieri

«Capatosta» tiene duro

Il «34» a quota

148 settimane

Piccola beffa per i giocatori: ' è stato estratto il trentatre

mattina si sono radunati circa duecento ap­passionati, oltre a numerosi giornalisti, foto­reporter e cineoperatori. Per la prima volta sono comparsi anche alcuni cartelli: «San Gennà fallascì tu *o 34», oppure «per il 34 mi sono giocato tutto». Accompagnata dai soliti cori di incitamento unitamente alle invetti­ve, l'estrazione è cominciata alle 11.55. Sal­vatore Sposato, 12 anni, ha estratto il 75 (Pul­cinella), 1*87 (i pidocchi), il 27 (Il vaso da not­te), l'I (il neonato) ed il 33 (gli anni di Gesù Cristo).

NELLE FOTO: l'estrazione del numero 3 3 (a sini­stra) la folla davanti alla sezione del Lotto

Lo denunciano gli operatori pubblici al seminario nazionale di Firenze • \

Droga, servizi sempre pm «poveri» «La nuova legislazione consente la cura da noi in alternativa al carcere: ma dove sono i mezzi necessari?»

Oal nostro inviato FIRENZE — Chi ci lavora. giustamente, si lamenta. Ma

.il più colpito dalle disfunzio­ni, dalle diseguaglianze, dal­le lentezze della burocrazia è lui: il giovane tossicodipen­dente che si rivolge ai servizi pubblici. Perché chiede una mano al medico della Usi in­vece che scegliere la via della comunità terapeutica? È questa la prima domanda da •porsi se si vuole tracciare una identità, un modello di servizio pubblico. E sulla «di­versità» di questo modello si .è molto insistito, ieri, nella (seconda e ultima giornata di -lavori del seminario fìorenti-jno «Consumo di droghe e cri-tsl dello stato sociale» pro-; mosso dal coordinamento 'nazionale operatori pubblici [dei servizi antidroga.

«La tossicodipendenza — idice Mario Petrella. che la-ìvora in un servizio di Napoli *—- è il sintomo di un disagio (esistenziale, provocato an-iche da una condizione socia­le . Sono discorsi che tutti co­nosciamo e sui quali in teo­ria tutti sono d'acordo: le pe­riferie disumane delle gran­di citta, la mancanza di lavo-•ro, la totale assenza di punti Jdi aggregazione, una scuoia .spesso più attenta a selezio­nare che a capire. Il nostro •lavoro perciò dovrebbe riu-[scire a incidere sulla singola •persona ma anche su tutto •quello che le sta intorno e 'che direttamente o Indlret-jtamente ha contribuito alla iscelta — se così si può chla-imare — della droga». L Una concezione. Insom­

ma, dalla coloritura più «so­ciale» che «psicoterapeutica». Siamo quindi in un altro campo d'intervento rispetto a quello delle comunità tera­peutiche dove, al contrario, si pratica la separatezza — sia pure temporanea — tra il tossicomane e ciò che Io cir­conda. Nulla di male, inten­diamoci: si tratta di due cul­ture diverse, certamente non contrapposte e che potrebbe­ro anzi utilmente collabora­re se a quella pubblica — ed è questa la lamentela e la de­nuncia degli operatori — ve­nissero dati gii strumenti ne­cessari per intervenire ade­guatamente. Succede invece che — salvo lodevoli eccezio­ni — i progetti elaborati dai medici, dagli psicologi, dagli assistenti sociali dei servizi per tossicodipendenti ri­mangano per anni nei cas­setti di qualche amministra­tore regionale. È il caso, ad esempio, di Napoli dove le idee di rapporto con la scuo­la, con i datori di lavoro, con i genitori, con le associazioni culturali sarebbero rimaste lettera morta (cinque pro­getti giacciono da due anni su qualche scrivania della Regione) se gli operatori, in­sieme a gruppi di volontari, non si fossero messi lo stesso al lavoro senza però una lira di finanziamento pubblico.

•Siamo servizi di frontiera — dice Stefano Vecchio — anche logisticamente. Basti pensare che da noi c'è un ser­vizio ospitato nella ex sala mortuaria di un ospedale, un altro In un container, un al­tro ancora in una guardiola di un usciere. Condizioni di lavoro Impossibili. Nel quar­

tiere San Paolo di Napoli, pe­rò, abbiamo lavorato con giovani laici e cattolici, tutti volontari, e i risultati si sono visti: almeno un 20% di ra­gazzi disintossicati. E hanno continuato a non bucare per almeno due anni». Poca co­sa? Forse, se si pensa ai ri­sultati sbandierati da altri. «Ma è molto, invece, — dice Mario Santi, psicologo, se­gretario nazionale del coor­dinamento nazionale degli operatori — se si pensa che quella dei servizi pubblici non è una utenza "seleziona­ta". Voglio dire, noi siamo -obbligati ad accettare tutti. Così, capita che venga da noi il ragazzo davvero intenzio­nato a smettere e quello che invece vuole solo un po' di metadone per poi ricomin­ciare a bucare».

Ed è certo che la struttura pubblica il metadone non lo nega a nessuno. Mariella Stara, assistente sociale, la­vora nel servizio tossicodi­pendenze di Cagliari: «Noi diamo metadone a 600 per­sone. E solo metadone. Da noi la tossicodipendenza è

considerata una malattia da curare in modo solo medico. li che. paradossalmente, va bene a tutti. Alle famiglie che cosi si sentono sollevate da un peso psicologico, ai medici che si sentono rassi­curati dall'idea che propi­nando metadone fanno tutto ciò che possono fare. Del re­sto, in 5 anni non siamo mai riusciti ad avere un incontro con gli amministratori re­gionali per poter parlare e discutere. Ma la loro scelta è chiara: i 115 milioni de) bi­lancio '82 per le tossicodi­pendenze sono stati distri­buiti in modo singolare: 80 alle comunità terapeutiche, 35 suddivisi tra le Usi che hanno servizi tossicodipen­denze».

Non è così a Torino, dove gli assessorati alla gioventù e all'assistenza stanziarono (in tempi di giunta di sini­stra) 1 miliardo per un pia­no-giovani che coinvolgesse le scuole, le cooperative gio­vanili, le associazioni ricrea­tive: «Per me — dice Angelo Giglio, che lavora a Torino — la politica giusta è proprio

questa: un lavoro sui giovani e per i giovani a prescindere dalla droga. È prima dell'e­mergenza che bisogna lavo­rare, non dopo».

Per tutti questi motivi (impossibilità di lavorare be­ne quanto si vorrebbe; scelte non chiare da parte del go­verno centrale e delle stesse amministrazioni; logica del­l'emergenza) dal convegno sono venute delle critiche al­la nuova legislazione che consente ai tossicomani l'al­ternativa al carcere nel caso della accettazione di una cu­ra da parte della comunità o del servizio pubblico. Nella legge si parla addirittura di una forma di «affido* al ser­vizio. Facendo finta, hanno detto gli operatori, che i ser­vizi funzionino davvero. «So­lo se funzionassero — ha detto Mario Santi — si po­trebbe parlare di un serio af­fido sociale. Ma oggi noi po­tremmo fare solo i guardia­ni. Compito che non ci inte­ressa e non ci compete».

Sarà Scalia

Catergen ritirato

dal mercato dalla casa produttrice

ROMA — Il Catergen, il farmaco sospettato di avere provocato la morte di tre persone ammalate di epatite, è stato ritirato dal mercato. La decisione è stata presa dalla stessa ditta produttrice, la casa farmaceutica Zyma. Precedentemente il ministero della sanità aveva già deciso la sospensione delle vendite. La Zyma ribadisce che non possono esserci rapporti tra l'uso del medicinale e i decessi avvenuti, ma ha comunque informato di aver avviato una indagine. Il Catergen, oltre che in Italia, era regolarmente distribuito in altri 49 paesi. Finora sono state vendute quasi 14 milioni di confezioni e sì calcola che siano almeno 4 milioni e mezzo gli italiani che dal '76 ad oggi hanno fatto uso del medicina­le.

Festa dell'Unità, la «prima volta» di

Capracotta ISERNIA — Festa dell'Unità per la prima volta in una del­le località più alte dell'Ap­pennino, a Capracotta, paese in provincia di Isernia, a 1421 metri, nell'alto Molise.

37 ì compagni, in gran parte giovani, con molto en­tusiasmo si sono cimentati nel l'organizzare tutte le atti­vità che caratterizzano le no- • stre feste: dibattiti, giochi e naturalmente una diffusio­ne straordinaria dell'Unità, con 100 copie vendute in una sola giornata. Quei 37 com­pagni sono gli stessi che cir­ca un mese fa hanno costi­tuito una sezione del Pei, la cui sede verrà inaugurata in ottobre. In un paese con am­ministrazione retta dalla De, in una provincia e in una re­gione altrettanto «bianche», i compagni di Capracotta vo­gliono lavorare a ribaltare la tendenza che ha caratteriz­zato le comunità montane negli ultimi 30 anni, quella di una costante e inarresta­bile emigrazione.

Attualmente il paese ha circa 1300 residenti ma du­rante l'inverno ne rimango­no circa 500, mentre in pas­sato si era arrivati anche ol­tre i 6mila residenti.

Con quali programmi i no­stri compagni intendono far fronte a tutto ciò? Conside­rando che l'agricoltura è po­co redditizia e dura a prati­carsi in alta montagna, non rimangono che gli alleva­menti, le attività artigianali e soprattutto un turismo equilibrato.

Cossiga a Venezia incontra Kissinger e Helmut Smith

VENEZIA — Il presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, si è incontrato ieri a Venezia, sia pure in forma ufficiale, con l'ex segretario di stato americano Henri Kissinger e con l'ex cancelliere Helmut Smith. In un'atmosfera informale, ma in maniera appro­fondita, sono stati affrontati alcuni temi di politica internazionale. In serata Cossiga ha partecipato al premio Campiello, mentre in mattinata aveva visitato un paio di mostre.

Abruzzo: paese «ecologista» si costruisce l'acquedotto

L'AQUILA — Cento volontari, due giorni di lavoro, ed un largo tratto del Parco Nazionale d'Abruzzo è stato salvato da un possibi­le scempio ecologico. È accaduto a S. Donato Val Cornino, nella valle del fiume Melfa. La Cassa per il Mezzogiorno ed il Consorzio acquedotti degli Aurunci avevano progettato sbancamenti in un bosco lunghi circa un chilometro per rifare le condotte di un vec­chio acquedotto. Gli abitanti di S.Donato si sono allora dati da fare volontariamente. A dorso di mulo hanno portato nuove tuba­zioni dove c'era la condotta fatiscente, le hanno posate effettuan­do l'intero scavo necessario a mano. Un lavoro che la Casmez aveva definito «tecnicamente impensabile».

Elicottero dei VVFF cade in laguna a Venezia. Tutti salvi

VENEZIA — Un elicottero dei vigili del fuoco è caduto ieri matti­na nelle acque della laguna di Venezia. I due a bordo del mezzo, un Agusta AB 109, se la sono cavata senza gravi ferite. L'elicottero, pilotato da Lucio Dona e col motorista Agidio Barban, era decolla­to dall'aeroporto Marco Polo con altri due mezzi per un'esercita­zione antincendio. Una folata di vento ha fatto oscillare il cestello appeso (vuoto, mentre normalmente contiene acqua) che ha urta­to l'elica posteriore.

Due pastori uccisi per vendetta nel Cagliaritano

CAGLIARI — Due pastori di Siurgus Donigala, i fratelli Giorgio e Vittorio Desogus, sono stati uccisi ieri mattina a colpi di pistola al banco di un bar dove stavano consumando una bibita. L'assassino, un altro pastore del posto. Tonino Piras, di 18 anni, è fuggito, prima in macchina e poi a piedi. Ora i carabinieri lo cercano lungo il lago artificiale del Flumendosa. Vendetta la ragione più probabi­le del fatto. Le vittime erano in lite con altri pastori per motivi di

I pascolo e di furti di bestiame.

Il Partito

Oggi Q.F. Borghini. Varese; G. Corvetti, Ferrara: L. Colajanni. Reggio E.;

P. Fassino-A- Tato. Ivrea; P. Ingrao. Ferrara; L. Magri. Ravenna; A. Minucci. Ferrara; G.C. Paletta. Torino; A. Reichlin, Bologna; M. Ventu­ra, Como; R. Zangheri. Genova; P. Folena. Ferrara; G. Berlinguer. Rieti; A. Bordrini. Biella e Vercelli; L. Castellina, Lodi e Bologna; A. Geremic-ca. Cosenza; R. Gianotti, Torino; L. Libertini. Porto Marghera (Ve); R. Musacchio, Modena; L. Pettinari, Isernia; I. Pirastu. Ribolla (Gr); A. Rubbi, Terni; A. Sarti. Modena; M. Vagli. Grosseto; V. Vita. Foggia.

Domani L. Colajanni. Ferrara; F. Mussi, Torino; E. Perns. Ferrara; P. Folena,

Modena; S. Andriani, Pistoia; C. Bernabucci. Modena; R. Gianotti. Torino; A. Margheri. Piacenza; L. Pavolini. Ferrara; A. Sarti. Ravenna; R. Scheda, Pina; L- Violante. Fertara.

Convocazioni La riunione dei responsabili Dipartimento problemi del partito delle "

federazioni prevista a Roma per domani, è stata rinviata ad altra data. ' Lunedi prossimo 12 settembre, a Ferrara, nell'ambito del Festival.

alle ore 9.30 è convocata una riunione dei responsabili problemi del partito dei Comitati regionali e delle federazioni capoluogo di regione. All'o.d.g. i problemi del tesseramento '85 e il lancio della campagna per i i 1986.

• • • Sempre • Ferrara al Festival dell'Unità venerdì 13 settembre alle

ore 9.30 ci sarà un incontro nazionale dei dirigenti della organizzazio­ne comunsita di base del pubblico impiego.

Corso a Frattccchie Si terrà dal 16 al 2 0 settembre presso l'Istituto Togliatti. Frartoc-

chie, un corso sulla sinistra europea. Questi i temi: Il Pei e le forze di sinistra in Euroa; La questione della sinistra in Europa; La sinsitra e la Nato; I rapporti nord-sud; La Cee e il Terzo Mondo; Il processa di integrazione europea; La politica agricola comunitaria: Sme e problemi monetari; Le politiche economico-sociali della sinistra: La Spe da Bad Godsberg ad oggi; Il caso svedese; Il governo delle sinistre in Francia.

Le federazioni • ì comitati regionali sono invitati a dare tempestiva conferma della loro partecipazione.

A Gela eletta giunta laica e

di sinistra GELA — Con l'elezione della giunta laica — venerdì po­meriggio alla terza votazio­ne di ballottaggio — si è fi­nalmente chiuso a Gela il lungo braccio di ferro che ha visto contrappore le forze laiche e di sinistra da un lato e la De, il Movimento sociale e i liberali dall'altro. Anche se la nuova giunta può con­tare soltanto sui 20 consi­glieri che Pci-Psi-Prt-Psdi esprimono in consiglio co­munale — la metà esatta — il valore politico di questo duro colpo che il pentaparti­to è costretto a subire in uno dei più importanti centri si­ciliani avrà certamente ri­percussioni che vanno ben oltre l'ambito locale. I primi commenti — i più rabbiosi — sono ovviamente della Democrazia cristiana pro­vinciale. La parola toma ora dopo mesi di Immobilismo al problemi concreti che la nuova amministrazione do­vrà affrontare in questo cen­tro che con Siracusa è tra i più importanti centri indu­striali del meridione: proble­mi gravissimi su cui il nuovo sindaco il socialista Tignino ha chiamato a un serio con­fronto che vada al di là delle formule e degli schieramen­ti. Nei prossimi giorni si pro­cederà l'attribuzione delle deleghe agli 8 assessori — tre del Pel tra cui ti compagno Lillo Speziale designato vice sindaco, due del Psdt, due del Pri e un socialista —.

GENOVA Fiera del Mare OGGI PUZZALE KCKKEOr • in 10: Giro cicloturistico PALCO CEWTtAlE-m fa':«Confronto nella sinistra» con Rino Formica e Renato Zangheri. ore 21: «Treves blues band». SPAZIO BAAWIHI • m 17 «Mimo romantico». SAIA VIDEO -mZI videomusic. ClfTf COMCCtTO tUk IT STAZIO IKTEUAZIOMALE-in /*: «Indebitamento e sviluppo dei Paesi del Terzo mondo» con Praussello. Guelfi e Gl'ickman.

DOMANI PALCO CEMTIULE • m ZI: Spettacolo dei «Day Dreams». SPAZIO 00HKA -in ZI «Soli, sposati o male accompagnati?». Con Riccardo PazzagKa, Gianna Schelotto. Teresa Corsi, Simona Mar chini e Lalla Trupia. CAFFÈ COMCEATO - itlh) ZZ. Ori 23.30: Concerto per fuochi d'artificio dì Valerio Festi.

TORINO Parco Ruffini OGGI Am^CEMTh^E~$n17.30:iG(xt3àavc3mtmàrmSS?Kfacci3a faccia tra Giancarlo Pajetta e Frane Barbieri Conduce Gianni Mercan-dino SPAZIO imOmAZWOE • art 21: «Quale mondo dopo le guerre stena-ri?» Partecipano Roberto Fìeschi e Tullio Regge Conduce Renzo Gia­notti SPAZIO hWOMMZWME * ara 21: «Le TV private hanno un futuro? a cura del Coordinamento emittenti torinesi Conduce StMo Desistente AMEA 009MA - «Oal punto di vista delle donne»: video e film sul piccolo schermo AMEA BUIO - an ZI: Ballo liscio AMEA CAMMEI • an 22: Pistarino in recital AMA CKTNfir - §n Zi Sorprese della notte - Musica AMEA YM00M0 -m Zìi in Z3. «Profezia: rfiroshima^tegasalri. A Pictorial Record of the Atomic Destmction» (42*) a cura del comitato di pubbfìcatìoni su Hiroshima/Nagasaki diretto da Susumu Hami. reaSzzato con 9 contributo dei partecipanti atta campagna dei tre mefri».«n mondo vuole la pace» (30") (terza convenzione intemaziona­le dei movimenti della pace, Perugia luglio '84) produzione telecon-sorzio/vtdeonofìoma

DOMANI AmtACEWnmUE'$n21:^^ctrtàaonmaieisrKxt». Partecipano Fabio Mussi. Giancarlo Carcano e NScota Tranfagfia Conduce Piero Fassino AMEA B0W0A • «Dal punto di vista delle donne». Video e film sul piccolo schermo AMEA CAMAMET • an ZI: Piano bar AMEA ClOMaf - f n Zi. «Sorprese nella notte» Cocktails AMEA flMEOMMO - an Zi § in 23 - «Speciale Coppa: da Bruxelles» (401 a cura dì Licia Granello; operatori Massimo Capone e Sergio Ali produzione esclusiva Vkleouno

DOMENICA 8 SETTEMBRE 1985 l'Unità - DAL MONDO

SUDAFRICA Mentre Reagan si scusa per la «gaffe» fatta dicendo che non c'è segregazione razziale

Washington studia le sanzioni I poliziotti uccidono tre giovani neri

La ragazza aveva quattordici anni ed è stata colpita dagli agenti che disperdevano un gruppo di dimostranti - Estrema tensione nei ghetti neri, dove hanno avuto luogo i funerali delle vittime dei giorni scorsi - Il 10 la Cee discute su come comportarsi

JOHANNESBURG — Inar­restabile l'escalation della violenza in Sudafrica. Ieri nel quartiere meticcio di Gu-guletu a Città del Capo due bianchi hanno aperto 11 fuo­co contro un gruppo di per­sone che, aveva minacciosa­mente circondato la loro au­to. Non ci sono fortunata­mente state vittime. Sono in­vece morti sotto i colpi della polizia una ragazza di 14 an­ni e un ragazzo nel Ciskei, una delle quattro riserve per i neri cui il regime di Preto­ria ha concesso un'indipen­denza puramente formale. La giovane è stata raggiunta da un proiettile quando le forze dell'ordine hanno di­sperso «una folla di dimo­stranti»; il ragazzo è stato uc­ciso nel corso di un assalto all'abitazione di un poliziot­to.

Sempre a Guguletu si sono svolti ieri i funerali di 12 vit­

time del disordini delle scor­se settimane: polizia ed eser­cito hanno completamente isolato 11 quartiere e, alla fine delle esequie, sono Interve­nuti uccidendo un nero.

Le proteste internazionali, stanno intanto isolando le autorità sudafricane sulla scena mondiale. Domani il presidente Ronald Reagan proporrà un pacchetto di li­mitate misure economiche dirette contro 11 regime del­l'apartheid. La Casa Bianca ha preso questa decisione per non subire la sconfitta di fronte al Congresso, che si è già espresso in questo senso e che intende ribadire il pro­prio favore alle sanzioni. Se­condo autorevoli indiscre­zioni, Reagan intenderebbe suggerire al Congresso alcu­ni provvedimenti «minori», tra cui figurerebbero il divie­to della vendita di computer americani ad aziende suda­fricane statali e parastatali

che praticano il regime del­l'apartheid e il rifiuto di con­cedere prestiti alle organiz­zazioni che non riconoscono l'uguaglianza razziale sul posto di lavoro. In una breve conferenza stampa Reagan si è scusato per la clamorosa •gaffe» del 24 agosto, quando affermò che 11 Sudafrica ha eliminalo la segregazione razziale.

C'è intanto attesa per l'at­teggiamento che prenderan­no i governi della Cee nella riunione prevista per il 10 di questo mese a Lussemburgo e nel corso della quale i mini­stri degli Esteri di Italia, Olanda e Lussemburgo rife­riranno a proposito del loro recente viaggio in Sudafrica. La Francia, che ha già deciso per suo conto sanzioni con­tro Pretoria, è all'avanguar­dia della richiesta di varare un programma comunitario in questo senso, mentre i go­verni britannico e tedesco sono di parere contrario.

Sciopero e corteo a Roma

ROMA — Un corteo nel cen­tro della città, il 17 settem­bre, con la partecipazione di forze politiche e sindacali, del mondo della cultura e re­ligiose, ed uno sciopero delle aziende romane e del Lazio, per 15 minuti, il 13 settem­bre: queste le iniziative con­tro l'apartheid in Sudafrica. Al corteo del 17, promosso dalla «Lega per i diritti e la liberazione del popoli», han­no dato la loro adesione, tra gii altri, De, Pei, Psi, Dp, Ar­ci, Adi, Lega delle cooperati­ve, Cristiani per la pace, Mo­vimento federalista, Federa­zione chiese evangeliche.

I sindacati italiani chiedono ad Andreotti un sì a sanzioni Cee

ROMA — In vista della riunione della Cee del 10 settembre, che dovrà decidere l'atteggiamento comunitario di fronte al regime sudafricano, varie prese di posizione sindacali solleci­tano il governo italiano a premere perché venga scelta la via della fermezza. Il segretario generale della Cgil, Luciano La­ma, ha inviato al ministro degli Esteri Andreotti un tele­gramma per sollecitarlo a rispondere alla richiesta di incon­tro avanzata da Cgil, Cisl e Uil il 27 agosto. La Cgil ribadisce il suo favore alle sanzioni europee contro il regime razzista di Pretoria. Il segretario generale della Uil, Giorgio Benvenuto, ha inviato ad Andreotti un messaggio in cui esprime la con­vinzione che 11 regime di Pretoria non manifesti «alcuna di­sponibilità concreta ad abolire l'apartheid, il cui perdurare impedisce soluzioni politiche e negoziali». Anche Benvenuto si dichiara favorevole alla scelta delle sanzioni contro il Su­dafrica e raccomanda la sospensione degli investimenti eu­ropei.

LIBANO Quinto giorno di scontri, si teme la ripresa della «guerra dei campi»

Ancora battaglia fra Amai e palestinesi li movimento sciita ammette il massacro compiuto venerdì ai danni di prigionieri presi a Burj el Barajneh limitando però il numero dei morti a 5 (anziché 19, come denuncia l'OIp) - Duelli di artiglieria sulla «linea verde » - Il premier chiede l'intervento siriano

BEIRUT — La capitale libanese vive sotto l'incubo della ripresa della «guerra dei cam­pi», che ha provocato centinaia di vittime e migliaia di feriti nel maggio-giugno scorsi: da cinque giorni si combatte aspramente in­torno al campo di Burj el Barajneh fra guer­riglieri palestinesi e miliziani sciiti di «Amai»; e come è ormai inevitabile, nel tragico gine­praio libanese, l'escalation su un fronte por­ta con sé un inasprirsi della situazione anche sugli altri. Cessata la battaglia fra miliziani sciiti e drusi che aveva infuriato nelle vie di Beirut-ovest giovedì e venerdì mattina, ieri pomeriggio sono scoppiati violentissimi duelli di artiglieria (i primi da sedici giorni) sulla «Linea verde» che divide in due la cit-tà.In questa situazione, il primo ministro Rashld Karameh ha esplicitamente e dram­maticamente sollecitato un intervento delle truppe siriane: «Non vedo — ha detto — altra forza in grado di far cessare i combattimen­ti».

Gli scontri a Burj el Barajneh, che erano scemati di intensità nella notte, sono ripresi ieri in fine mattinata con rinnovata violenza. Si è combattuto con mortai, razzi e mitra­gliatrici. Gli sciiti avrebbero usato anche i carri armati che hanno ricevuto due settima­ne fa dalla Siria. Venerdì si erano avuti, se­condo la polizia, 14 morti e una quarantina di feriti (cifre che però non comprendono le vit­time all'interno del campo). Nella battaglia di Burj el Barajneh — scatenata dalla volon­tà di •Amai» di ridimensionare l'influenza di cui gode nei campi l'OIp di Arafat — si è inserito il feroce episodio del massacro di prigionieri palestinesi in un edificio del quar­tiere sciita di Haret Hreik. Ieri «Amai» ha ammesso il massacro limitandone però la

entità a cinque vittime (fra cui una donna) ed incolpandone un arabo non appartenente al movimento sciita, che si sarebbe voluto ven­dicare per la morte del fratello caduto com­battendo contro i fedayn; l'uomo sarebbe stato «arrestato» dai miliziani sciiti. L'OIp e 11 Fronte democratico per la liberazione della Palestina insistono che gli uccisi sono stati 19; testimoni oculari avrebbero contato, sul luogo deIl*«esecuzione», almeno 14 cadaveri.

Come si è detto, alle 15,30, mentre si com­batteva intorno a Burj el Barajneh, è esplosa improvvisamente la battaglia a cannonate sulla «linea verde», dove le armi pesanti tace­vano dalla entrata in vigore del cessate il fuoco mediato dalla Siria sedici giorni fa. Se* condo la radio falangista tutto è cominciato con l'assalto di miliziani musulmani a una postazione dell'esercito, dove due soldati so­no rimasti uccisi e quattro feriti; i militari hanno replicato prima con i pezzi dei carri armati e poi con l'artiglieria, e la battaglia è dilagata.

È in questo quadro che si colloca il citato appello del primo ministro Karameh, lancia­to alla fine di una riunione cui hanno parte­cipato il presidente del Parlamento Husseini, il ministro della Difesa Osseirane (entrambi sciiti) e il ministro del lavoro e dell'istruzione Selim el Hoss (musulmano sunita come il premier). Lo stesso Hoss andrà nelle prossi­me ore a Damasco. Nel pomeriggio un'unità dell'esercito siriano forte di 120 uomini è en­trata per la prima volta dall'81 nella città cristiana di Zahle, nella valle delle Bekaa.

Dal sud, viene segnalata la uccisione di un soldato del contingente nepalese dei «caschi blu» dell'Onu, caduto in una sparatoria a un posto di blocco dove un'altra persona (liba­nese) è rimasta uccisa e tre ferite.

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BEIRUT — In questo edificio alla periferia sud di Beirut, è avvenuto venerdì il massacro di 19 palestinesi (5 secondo le fonti di «Amai»)

CAMBOGIA-ITALIA

Sihanouk: Poi Pot ò Hitler Perplessità sul suo ritiro Conferenza stampa a Roma del principe cambogiano che guida la coalizione della guerriglia e chiede sostegno al governo italiano

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ROMA — «Poi Pot? Io lo para­gono a Hitler e i capi khmer rossi sono come nazisti». Appe­na arrivato a Roma da Parigi Sihanuok tiene una conferenza stampa per riassumere la sua posizione sulla questione cam­bogiana. Dei khmer rossi, che sono suoi alleati nella coalizio­ne che organizza la guerriglia, parla nei termini appena espo­sti. E il recente ritiro di Hitler-Poi Pot dalla scena politica? Sihanouk esita, esprìme per­plessità, fa capire di non cre­derci granché e conclude: «Pur­ché non sia sempre lui a tirare le fila». Ma è chiaro che questa è per lui più di una vaga sensa­zione. Aggiunge che all'interno dei khmer rossi sarebbe neces­saria una profonda trasforma­zione politica che portasse ai

vertici gli elementi moderati. Ce ne sono? Sihanouk si limita a fare nomi dei khmer rossi già da molto tempo eliminati fisi­camente dai loro stessi compa­gni.

Perché dunque restare loro alleato? «Se si organizzasse — è il parere di Sihanouk — una conferenza di pace senza di lo­ro, i cinesi non parteciperebbe­ro e allora la conferenza non avrebbe possibilità di succes­so». Quella con i khmer rossi — di cui il principe ricorda i crì­mini commessi contro la sua stessa famiglia — viene dunque presentata da Sihanouk come un'intesa tattica più che come una vera e propria alleanza or­ganica. E sullo sfondo c'è il ruo­lo dei cinesi, che il prìncipe considera indispensabili alla ri­cerca di una soluzione politica

al nodo cambogiano. A suo av­viso «la chiave del problema è in Unione Sovietica, Cina e Vietnam». Si tratta, aggiunge, di riunire questi e altri paesi, oltre a tutte le parti cambogia­ne (Heng Samrin, khmer rossi, Son Sann e naturalmente lui) in una conferenza destinata a trovare uno sbocco alla crisi. Ma chi dovrebbe organizzarla? «Anche per questo sono stato in Francia e sono oggi in Italia. Questi e altri paesi possono prendere l'iniziativa di un in­contro anche informale, una specie di cocktail politico in cui bere champagne o Asti spu­mante e sondare le vie d'uscita dalla crisi. Ne ho parlato anche in un recente viaggio in Austra­lia e i governanti di questo pae­se mi hanno detto che sarebbe­

ro felici di ospitare la conferen­za, ma che non vogliono i khmer rossi. Escludere i khmer rossi significherebbe però ri­nunciare alla presenza cinese*. Di ipotesi di dialogo diretto tra lui e i vietnamiti (senza i khmer rossi) non ne vede.

Del suo viaggio in Italia, Si­hanouk sottolinea l'interesse per i prossimi incontri con Cos-siga, Craxi e Andreotti. £ sod­disfatto perché alle scorse as­semblee dell'Onu l'Italia ha vo­tato a favore della «Kampuchea democratica» (la coalizione di cui lui fa parte insieme ai khmer rossi) e si prepara a chiedere a Andreotti di fare la stessa cosa quest'anno.

Alberto Toscane NELLA FOTO: il principe cam­bogiano Norodom Sihanouk

AFGHANISTAN

Aereo civile abbattuto da

un missile terra-aria

ISLAMABAD — Un aereo della compagnia aerea afghana «Bakhtar» è precipitato mer­coledì scorso nei pressi di Kandahar, nell'A­fghanistan meridionale, dopo essere stato colpito da un missile. Tutte le 52 persone che si trovavano a bordo, 47 civili e cinque mem­bri dell'equipaggio, sono morte. La notizia è stata fornita ieri da radio Kabul, captata ad Islamabad nel Pakistan.

Secondo l'emittente afghana un missile terra-aria di fabbricazione americana ha colpito l'areo dopo il suo decollo da Kanda­

har, mentre era in volo verso Farah. La radio ha aggiunto che il missile è stato lanciato da •controrivoluzionari», un termine che negli ambienti ufficiali afghani viene usato per definire i guerriglieri che combattono il go­verno di Kabul appoggiato dai sovietici.

Riferendo un commento governativo, l'e­mittente ha affermato inoltre che l'abbatti­mento dell'aereo con un missile americano •dimostra la complicità diretta del governo degli Stati Uniti con la guerriglia» impegnata da anni nella lotta contro Kabut.

GUERRA DEL GOLFO

Nuova incursione su Kharg, l'Iran al contrattacco

BAGHDAD — Le incursioni aeree sul terminale petrolifero iraniano di Kharg — almeno stando ai comunicati del co­mando di Baghdad — stanno assumendo un ritmo incalzan­te: ieri è stato annunciato il settimo raid in poco più di tre settimane (e il secondo in meno di 24 ore) contro le installa­zioni dell'isola. Il comunicato irakeno afferma che sono state sganciate otto bombe da mezza tonnellata ciascuna e che l'incursione mirava ad impedire i lavori di riattivazione degli impianti resi necessari dai precedenti attacchi.

Le valutazioni sui danni effettivamente arrecati al termi­nale di Kharg sono imprecise. Baghdad ha sostenuto fin dal primo raid — il 15 agosto scorso — di aver ridotto gli impian­ti «in cenere», ma sta di fatto che le operazioni di carico sono continuate, come hanno testimoniato fonti marittime e pe­trolifere neutrali, le cui navi sono impegnate nel Golfo Persi­co. Di qui il ritmo sempre più intenso dei raid, che peraltro non sembra siano riusciti finora ad avere ragione delle for­midabili difese antiaeree predisposte da Teheran intorno alle installazioni di Kharg, da dove parte il 90 per cento del petro­lio iraniano esportato.

Le autorità di Teheran sono state comunque costrette ad intensificare il servizio di traghettaggio fra Kharg e la più sicura isola di Sirri — situata molto più a Sud — dato il crescente numero di petroliere straniere che rifiutano di af­frontare i rischi dei raids aerei irakeni. Attualmente almeno sei superpetroliere, appositamente noleggiate da Teheran, fanno la spola fra Kharg e Sirri. trasbordando poi in que­st'ultimo porto i carichi di greggio sulle unità delle società acquirenti.

Il comando di Teheran sostiene che, come ritorsione ai raids su Kharg. l'aviazione iraniana ha bombardato e di­strutto gli impianti petroliferi di Ain Zaleh, nel nord dell'I-rak. a 250 chilometri dal confine; ma un portavoce militare di Baghdad ha recisamente smentito la notizia dichiarando: •Sfidiamo Khomeini (il presidente iraniano, n.d.r.) a inviare chiunque voglia per verificare se l'incursione abbia causato danni». Lo stesso portavoce afferma che nelle ultime 24 ore l'aviazione irakena ha compiuto ben 75 missioni contro le truppe iraniane nel settore Nord-Est del fronte, infliggendo al nemico «pesanti perdite in uomini e materiali».

URSS

Mikeil Gorbaciov

Dal nostro corrispondente MOSCA — Continua il viag­gio di Mikhail Gorbaciov at­traverso le regioni nord­orientali dell'Urss. Ieri è ar­rivato a Zellnograd, con un brusco passaggio dai primi freddi della Siberia occiden­tale all'ancora torrido Kaza­kistan dai campi petroliferi e di gas del Tjumen alle im­mense distese di grano della repubblica asiatica, dall'in­dustria all'agricoltura. E continua anche lo show tele­visivo del segretario genera­le. Il Telegiornale della sera di venerdì ha trasmesso inte­gralmente la registrazione dell'attivo congiunto di par­tito delle due regioni di Tju­men e di Tomsk cui Gorba­ciov ha esposto le linee della strategia del partito per lo sviluppo della Siberia e del­l'Estremo Oriente. Non sono mancati, dopo le congratula­zioni di rito per i successi realizzati, serti rilievi ai qua­dri presenti per gli sviluppi della situazione. In partico­lare di quella petrolifera do­ve, per il terzo anno consecu­tivo — ha rilevato il segreta­rio generale del Pcus — non si realizza il piano di estra­zione e dove, anzi, il ritardo sta crescendo.

Meglio — ha detto Gorba­ciov — vanno le cose per quanto riguarda l'estrazione del gas, dove si è ormai arri­vati al ritmo di un miliardo di metri cubi al giorno. Tut­tavia le esigenze di crescita industriale del paese richie­dono ritmi ancora crescenti, specie di fronte al protrarsi di vecchie abitudini, molto radicate, allo spreco di risor­se energetiche e di materie prime. Diventa perciò urgen­te che all'introduzione di tecniche di estrazione più moderne ed efficaci, si af­fianchi una ricerca più in­tensa di nuovi giacimenti, tenendo anche conto che la regione di Urengoj (da dove partono i cinque grandi ga­sdotti verso la parte europea dell'Urss, uno dei quali rag­giunge, attraverso Uzhgo-rod, l'Europa occidentale) è ormai vicina al massimo del­le sue possibilità e tutto il fu­turo incremento estrattivo per i fabbisogni interni pro­verrà dal nuovo bacino di Jamburg.

Gorbaciov ha comunque distribuito uniformemente — a tratti con estrema fran­chezza — critiche sia agli or­gani locali di partito e ai dirì­genti industriali, sia agli or­gani centrali del Gosplan, del Gosstroj e dei ministeri. In modo particolare sono stati presi di mira i respon­sabili delle costruzioni indu­striali. È ben vero — ha esclamato il leader sovietico — che in Siberia si costrui­sce, ogni anno, l'equivalente di due Togliattigrad e, ogni due anni, l'equivalente della ferrovia Baikal-Amur, ma le esigenze, di qualità e quanti­tà sono tali, e il futuro della Siberia è talmente impor­tante per l'intero sviluppo del Paese che in questa dire­zione occorre una vera e pro­pria svolta. Tra l'altro non si tratta soltanto di costruire fabbriche, oleodotti e ga­sdotti.

•Bisogna far diventare questa immensa regione — ha detto Gorbaciov — un luogo adatto alla vita degli uomini, altrimenti i nostri piani resteranno sulla car­ta». Il che significa costruire case di abitazione, strade, servizi scolastici e sanitari, luoghi di divertimento e di svago. Le forze attuali, che operano stabilmente in Sibe­ria occidentale, non sono sufficienti alla bisogna. Per questo alcune delle repubbli­che dell'Unione sono state chiamate a conribuire agli impegni del prossimo quin­quennio (il volume della co­struzione industriale e abita­tiva in Siberia dovrà raddop­piarsi da qui alla fine del se­colo): sono repubbliche come la Georgia, l'Azerbajgian, la Moldavia, la Turkmenia e l'Armenia che hanno mano d'opera esuberante e che in-vieranno piccoli eserciti di costruttori per periodi di tempo definiti. Ma la «colo­nizzazione» siberiana richie­de ben altro. Occorre che la gente vi si stabilisca perma­nentemente. Negli ultimi quattro anni — ha rilevato il leader sovietico — si è regi­strato un incremento di po­polazione nelle regioni orientali della Repubblica federativa russa in seguito a flussi in arrivo da altre zone del paese. Ma «non possiamo non rilevare anche che una parte significativa di operai e tecnici se n'è andata altro­ve».

Mikhail Gorbaciov ha co­munque colto l'occasione del suo discorso siberiano per ri­badire che le decisioni prese

Gorbaciov severo anche

in Siberia nel Plenum di aprile e nella grande conferenza pansovie-tica di giugno saranno «in­flessibilmente realizzate». «Il popolo — ha detto — giudica e giudicherà la politica del partito non in base alle paro­le e neppure alla quantità di risoluzioni che verranno prese, siano esse pure giuste, bensì dai risultati concreti». Per intanto continuala serie delle «postanovlenie» che fis­sano l nuovi criteri della ge­stione industriale «riforma­ta». Lo scorso 4 agosto la •Pravda» ha pubblicato la ri­soluzione speciale per l'acce­lerazione del progresso tec­nico-scientifico, che contie­ne già diverse indicazioni precise di estensione dell'au­tonomia gestionale delle im­prese. Risulta in preparazio­ne una prossima risoluzione che fisserà l criteri per l'uti­lizzazione delle risorse lavo­rative. Il disegno complessi­vo è comunque visibile, per

ora, solo nelle grandi linee. Nel frattempo continua e

si intensifica la campagna contro l'alcool. Gorbaciov ha interrotto una oratrice du­rante l'assemblea a Tjumen per spiegare al presenti le In­tenzioni del partito al ri­guardo. Noi abbiamo dato indicazioni generali — ha detto, In sintesi — per com­battere questa piaga. Il resto — cioè 11 grado di Intensità con cui le misure vengono applicate — «è affare della gente». Certo — ha aggiunto — noi siamo esigenti e non permettiamo che si proceda col vecchi metodi (e ha citato i casi in cui interi gruppi di­rigenti locali sono stati sosti­tuiti per aver preso sotto­gamba il problema). Ma se c'è qualcuno che intende agi­re in modo ancora più radi­cale — per esempio proiben­do localmente del tutto la vendita degli alcoolicl — fac­cia pure.

Giulietto Chiesa

NON ALLINEATI

Dopo l'India, la presidenza

allo Zimbabwe LUANDA — Dopo l'India, dal prossimo anno, la presidenza del movimento dei non allineati passa allo Zimbabwe. I quasi cento ministri degli Esteri riuniti a Luanda hanno infatti scelto lo Zimbabwe come sede del vertice del movimento che si terrà nel 1986. Di conseguenza, il primo ministro Hubert Mugabe diventerà presidente dei non allineati dal vertice di Harare fino a quello che si terrà nel 1989. La candidatura dello Zimbabwe era stata presentata per prima da Cuba. Alla Libia, invece, è stato assegnato l'incarico di organizzare la prossima conferenza ministeriale del movimento che si terrà fra due anni a Tripoli.

Secondo alcuni osservatori, la designazione dello Zimba­bwe come presidente dei non allineati è una vittoria di Cuba e del paesi africani impegnati nella lo'ta contro il regime razzista di Pretoria. Essa viene anche intesa come un ricono­scimento alla strategia seguita dai paesi del fronte. Il prossi­mo vertice di Harare viene infatti visto come un «prolunga­mento» della conferenza ministeriale di Luanda (mentre scri­viamo non si conosce ancora 11 documento conclusivo) e an­che come un ricono^imento all'abilità diplomatica del gio­vane presidente angolano Eduardo Dos Santos.

Brevi

Mozambico, liberati missionari italiani MAPUTO — Sono stati liberati ieri dalla Renamo. il movimento antigovemati-vo dal Mozambico, i due missionari italiani Filippo Guarnì»i e Gaetano Pasqua-ticchio, entrambi dì Bari rapiti dai «banebdos» alle cinque del mattino del 30 luglio scorso nella missione di Luado in Zambesia. Assieme ai due italiani sono stati fasciati altre otto persone rapite nella medesima occasione.

India chiude frontiera con Pakistan NEW DELHI — L'India ha chiuso ieri la propria frontiera col Pakistan per «impedVe l'infiltrazione di elementi indesiderabili» nel Punjab dove il prossimo 25 settembre si svolgeranno le elezioni.

Polonia. Walesa incontra Glemp VARSAVIA — Il primate di Polonia, cardinale Glemp. ha incontrato ieri a Danzica il presidente di Sobdarnosc. Lech Walesa. Si presume che Walesa abbia illustrato al cardinale d documento presentato dal disoolto sindacato nei giorni scorsi per suggerve uro nuova ipotesi di dialogo col governo, ipotesi peraltro gii respinta dalle autorità nei garrii scorsi per bocca del portavoce governativo Jerry Ufban.

Messaggio di Gorbaciov a Raul Atfonsìn BUENOS AIRES — Il presidente argentino Raul Atfonsin ha ricevuto ieri una lettera dal leader sovietico Mfchatl Gorbaoov. m cui viene illustrata la posino­ne dell' Urss a favore di un accordo internazionale che vieti ogni esperimento con armi nucelan.

COMUNE DI CARPI PROVINCIA DI MODENA

Struttura dipartimentale di servizio - Settore S. 5

Avviso di gara Il Comune di Carpi indirà, quanto prima, una licitazione priva­ta per l'appalto lavori di costruzione di un sovrappasso alla ferrovia Modena-Mantova e raccordo viario tra via Lama e via Nuova Levante. L'importo a base d'asta è di L 2.251.714.205. L'aggiudicazione avverrà suda base dell'art. 1 leu. d) delia legge 2 febbraio 1973 n. 14 e con le modalità stabilite dall'art. 4 della stessa legge. Chiunque abbia interesse potrà chiedere (anche per posta o telefonicamente) alla Segreteria del sindaco (corso A. Pio 9 1 , tei. 059/690.374) copia del bando che è stato trasmesso in data 31 agosto 1985 all'Ufficio delle pubblicazioni ufficiali della Comunità europea ed all'Ufficio inserzioni della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. Le domande di partecipazione alla gara dovranno pervenire al Comune di Carpi entro il 10 ottobre 1985.

L'ASSESSORE Al LL.PP. Angelo Facctok)

T.T. TRASPORTI TORINESI Consorzio di imprese pubbliche di trasporto - Torino

Bando di concorso per r assuntone <*: N.1 laureato/a in ingegneria etottromea o in­formatica da destinare air Azienda Consorziata ATM con la qualìfica di funzionano principale. Evado 2. Termine per la presentazione drte do­mande: ore 11 del 4 ottobre 1985. Per 1 ritiro del bando e per ogni altra informazione rivolgersi al Consorzio T.T. - Corso Turati, 19/6 Torino.

IL DIRETTORE GENERALE: don. Carlo Corlantfo

\

8 l 'Uni tà - ECONOMIA E LAVORO DOMENICA 8 SETTEMBRE 1985

Denunce e proposte dei comunisti al Consiglio regionale del Piemonte Dalla nostra redazione

TORINO — Cronaca di un accordo che si traduce in uno scambio iniquo In una Italia dove 11 •gatto» e la «voi-pe» hanno sempre lo stesso volto. Cronaca di un congruo finanziamento pubblico, elargito nell'ambito del rap-porto, non sempre cristallino ma non per questo meno ap­petibile, tra Stato ed Impre­sa, con quest'ultima per nul­la riluttante a riscuotere una barca di quattrini.

Protagonisti allo specchio, Il Governo e la Fiat. Due «co­mari» che firmano un con­tratto di matrimonio, la cui dote contempla un pesante cumulo di miliardi e che di-, mostrano come 11 silenzio sta veramente d'oro, se permet­te ad una 'corporation» di non rendere conto del pro­prio operato neppure allo Stato. Insomma e un bell'e­sempio del funzionamento dell'apparato di controllo statale in Italia, dell'inter­pretazione e dell'applicazio­ne della legge sulla ristruttu­razione aziendale, nota con le cifre »675» e di quella sul­l'innovazione tecnologica, relegata negli archivi con 11 numero «46».

Ecco in sintesi la storia d'.l finanziamento goduto dalla Fiat, con il parere favorevole del Consiglio regionale del Piemonte (espresso nel mar­zo dell'85), allora retto da una Giunta di sinistra PCI-PSI-PSDI. L'industria auto­mobilistica ottiene 1200 mi­liardi certificando la propria richiesta con un piano di ri­strutturazione degli stabili­menti di Mirafiori. di Rlvalta e di Chivasso, ed un numero consistente di altri miliardi per lo sviluppo tecnologico.

La Regione però, sulla fal­sariga delle medesime titu­banze espresse dai sindacati (solo la UH sottolinea la ne­cessità di non ostacolare l'e­rogazione dei finanziamenti richiesti dall'azienda) solle-

«Come usa la Rat i miliardi dello Stato?»

Nessun controllo pubblico sui progetti Riproposta la pensione a cinquanta anni

cita l'intervento del CIPI per •una ulteriore verifica di congruità del plani Fiat con le finalità della Legge 675». Un tono elegante, ma fermo, per richiamare alla proprie responsabilità gli organi del­lo Stato.

Da allora, 11 disinteresse

f)lù assoluto ha 'accerchiato* a Fiat. Neppure una voce

isolata, col timbro del penta­partito, ha osato domanda­re, a livello ufficiale, quali fossero i progetti della casa torinese sulla scorta delle voci di una imminente inte­

sa di cooperazlone tra la Fiat e la Ford Europea. A rompe­re 11 silenzio, è stato in questi giorni il gruppo consigliare piemontese del PCI. In un lungo documento, i consi­glieri comunisti rilevano in prima battuta l'ingiustifica­to rifiuto della Fiat a fornire l dati previsionali «atti a deli­neare con ragionevole atten­dibilità quale potrà essere lo scenario dei prossimi anni, e di conseguenza quali prov­vedimenti possano e debba­

no essere adottati». Successi­vamente si passa a denun­ciare che, dall'atto burocra­tico del 25 marzo '85, «non si è avuto alcun riscontro, né sul piano delle verifiche ri­chieste, né su quello di prov­vedimenti ordinari e straor­dinari di politica del lavoro» da parte del Governo. All'op­posto, vi sono oltre 3200 po­sti di lavoro in meno di quelli prospettati dalla Fiat, men­tre solo la cassa integrazione a zero ore fa da argine allo stato di preoccupazione per il futuro di 8600 dipendenti,

per 1 quali l'accordo scadrà 11 prossimo 31 dicembre. Sullo sfondo nebuloso, si profila frattanto minacciosa un'ec­cedenza occupazionale che l'azienda stima nell'ordine di 10-12 mila unità. Il tutto al­l'interno di un quadro di ri­ferimento dove «poco o nulla è dato da conoscere sull'ac­cordo Flat-Ford...» - com­mentano i consiglieri del PCI - «Né si rintracciano orientamenti di intesa tra sindacati ed azienda «sull'ac-

«Venerdì nero» giovedì il dibattito al Senato

ROMA — Le Commissioni bilancio e finanze del Senato dibatteranno giovedì prossimo in seduta congiunta, il «rapporto Goria» sul «ve­nerdì nero» della lira. La convocazione è sta­ta fatta dai presidenti delle due Commissio­ni, Ferrari Aggradi e Venanzetti, a seguito dell'invito rivolto dal presidente del Senato Fanfani di procedere all'esame del rapporto trasmesso dal presidente del Consiglio. Il rapporto è arrivato ieri anche sul tavolo del procuratore aggiunto di Milano Francesco

Saverio Borrelll. Il magistrato ha anche rice­vuto il rapporto stilato dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Mila­no. Il dott. Borrelll non ha ancora preso In esame 11 contenuto del due documenti — quello del ministro di 38 cartelle e quello del­la Finanza di 15 — e si è riservato di decidere nei prossimi giorni se affidarli a un magi­strato della Procura. Il sostituto precuratore Luca Mucci, dopo le vicende finanziarie di venerdì 13 ìuglic, aveva già aperto un'Inchie­sta preliminare.

cordo della cassa Integrazio­ne stipulato nell'83... Né a tutt'oggi sono stati definiti nuovi indirizzi di sviluppo del Piano auto nazionale, né nuovi strumenti di governo delle eccedenze e di supera­mento della cassa Integra­zione a zero ore, né un qua­dro negoziale adeguato fra le parti sociali

Quali risposte dare In una situazione di emergenza? Per i comunisti si tratta di legiferare In tempi stretti un provvedimento che regoli «11 prepensionamento a 50 anni con scambio di assunzioni di giovani e rientro parziale di cassintegrati». Inoltre, van­no adottati nuovi ed adegua­ti provvedimenti per soste­nere la mobilità, la riduzione degli orari ed istituire le Agenzie pubbliche del lavo­ro, con criteri manageriali ed effettiva autonomia fi­nanziaria ed operativa: che, in altri termini, non abbiano come coda un grosso punto interrogativo sulle reali pos­sibilità di intervento sul mercato del lavoro. Un ana­logo progetto viene richiesto per la formazione di "job-creatlon" (cioè la creazione di nuovi posti di lavoro sul modello statunitense) che coinvolga 11 sistema delle imprese interessate da ecce­denze di personale». Natural­mente, osservano l comuni­sti, sarà indispensabile l'in­contro tra le parti sociali ed 11 Governo per concordare una riforma della cassa inte­grazione, con parziale tra­sferimento della spesa pub­blica, oggi finalizzata a que­sta voce, verso il finanzia­mento dei nuovi strumenti di politica attiva del lavoro. Il gruppo comunista ha chie­sto che la mozione venga di­scussa nella prima seduta consiliare, alla ripresa post feriale, prevista per il prossi­mo 17 settembre.

Michele Ruggiero

Siderurgia e auto «spine» deiriri Dopo tre anni si compila la pagella di Prodi Scade in novembre il mandato del presidente - La politica di riduzione delle perdite anche attraverso lo «smobilizzo» e la cessione a privati di aziende pubbliche - I «nodi» non ancora sciolti nei comparti industriali e l'espansione verso i settori più innovativi

MILANO — In novembre scade 11 mandato di Romano Prodi alla

firesidenza dell'Ir! e in marzo quel-o di Franco Revlglio alia presi­

denza dell'Eni. Più tardi quello di Stefano Sandri alla testa dell'E-fim. Tre anni or sono alla testa dei tre enti furono nominati due pro­fessori, Prodi (di area cattolica) e Reviglio (di area socialista), che avevano avuto brevi e significati­ve esperienze governative. Qual è 11 bilancio della loro opera nel triennio trascorso? Nelle gestioni precedenti è noto che Iri e Eni fu­rono adoperati da manager pub­blici, più o meno spregiudicati, per favorire un allarmante intreccio di interessi tra aziende pubbliche e partiti di governo. Col risultato di sperperare non pochi denari del contribuente, di deformare la ge­stione imprenditoriale degli enti statali, di edificare quel «sistema di dominio» che ha prostrato le casse dello Stato, arricchito lm-

{irendltori privati e alimentato 'effetto di padronanza di De e Psi

sulla cosa pubblica. Romano Pro­di e Franco Revigllo hanno opera­

lo per spezzare o per conservare tale circolo perverso?

Tre anni fa Tiri era una conglo­merata in espansione continua di fatturato, di raccolta di aziende, di accumulazione di debiti. Ogni im­presa privata in crisi o fallimenta­re sapeva di trovare un porto di salvataggio nell'Irl o nell'Eni, con l'intervento di non disinteressati padrini politici. Nel 1983 l'Ir! per­deva 3198 miliardi, l'Eni 1449, l'E-fim 784. Non Irrilevante, a confer­ma del ragionamenti precedenti, 11 fatto che l'Ir! era considerata cosa della De, l'Eni del Psi, l'Efim del Psdi. Nel 1985 il bilancio dell'Iri (sulla base del dati del primo se­mestre) dovrebbe registrare una perdita vicina ai 1700 miliardi, 1000 in meno rispetto al 1984; l'Eni invece, dopo il passivo di 88 mi­liardi nel 1984, quest'anno dovreb­be passare ad un utile che si se­gnala rilevante. L'Efim infine pro­segue più lentamente la sua stra­da verso il pareggio, previsto nel 1987, poiché quest'anno il suo pas­sivo dovrebbe attestarsi sul 400 miliardi, dopo la perdita di 569 mi­

liardi dell'84. Per esaminare la gestione Indu­

striale e finanziaria di un gruppo i dati sugli utili o sulle perdite non sono i soli da prendere in conside­razione, pur essendo tra quelli fondamentali. Per ora è difficile poter ragionare sulla situazione di Efim e Eni (anche se per quest'ul­timo pare si possa parlare nel 1985 di utili per varie centinaia di mi­liardi) in mancanza del dati sul primo semestre del 1985. Per ciò che concerne Tiri invece il suo di­rettore generale Antonio Zurzolo ha offerto rilevanti anticipazioni. L'Iri dovrebbe chiudere il 1985 con un fatturato prossimo al 47 mila miliardi (il 30% all'estero); con in­vestimenti sugli 8800 miliardi e per 45 mila miliardi nel quinquen­nio 1985-1989; con una incidenza delle perdite sul fatturato pari a meno del 4% risotto air8,7% del 1983; con uh margine operativo lordo di circa 9000 miliardi; con oneri finanziari pari all'11,5-12% contro il 16,9 del 1983; gli ammor­tamenti nell'85 assommeranno a 5000 miliardi, dopo che nel 1984

erano cresciuti a 4473, +30,5% sul 1983. .

Interessanti i dati sugli smobi­lizzi: l'Irì ha realizzato nell'85 di­smissioni (di pacchetti azionari di minoranza o di intere società) per quasi 1370 miliardi al quali si do­vranno aggiungere i circa 1000 mi­liardi dell'operazione Sip annun­ciata in questi giorni. Dal 1983 ad oggi Tiri ha operato smobilizzi per poco meno di 3000 miliardi e ha in preventivo ulteriori dismissioni per altri 3000 miliardi (se non si riprodurranno altri casi come la Sme). Per quanto riguarda i suoi settori di intervento Tiri registra perdite significative soprattutto nella siderurgia (ma i conti stanno migliorando, perché quest'anno perderà circa 1000 miliardi contro i 2095 del 1983; forse si potevano ottenere risultati migliori con una minore conflittualità tra il presi­dente e l'amministratore delegato della Finsider); nell'automobile (Alfa Romèo); nella Fincantieri e nella Finmare.

Ottima la situazione delle tre Bin e delle altre banche Iri (nel

settore ci sono state dismissioni che hanno portato liquidità, al gruppo) che nel 1984 hanno regi­strato utili per 522 miliardi. Poi­ché tuttavia tali istituti erano sot­tocapitalizzati, i loro proventi non erano Impiegabili per dare liquidi­tà alla conglomerata. Non malva­gia la situazione nelle telecomuni­cazioni; la Stet e le sue società ope­rative danno utili, anche se richie­dono ingenti investimenti per sta­re al passo delle innovazioni che connotano il settore e pure per ne­cessarie azioni di ristrutturazione aziendale (Italtel). Netti i progres­si in due società della Finmeccani-ca come Ansaldo e Aeritalia.

Dopo anni di accumulazione di rottami, di espansione incontrol­lata di fatturato, di debiti e di per­dite, Tiri è avviata su una strada diversa (forse non ancora perse­guita col necessario rigore), la strada cioè illuminata da una ade­guata strategia finanziaria e indu­striale? Qualche passo si è fatto ma per rispondere compiutamen­te si dovrà attendere ancora.

Antonio Mereu

Altre 1500 assunzioni negli uffici pi ma che cosa faranno? Un nuovo decreto del ministro Gaspari - Il sindacato spiega che prima di creare nuovi posti sarebbe necessario riformare l'apparato

Brevi

ROMA — A getto continuo. Prima quattordicimila, poi un altro miglialo, e ora, an­cora altri mille e cinquecen­to. Da diverse settimane, la «Gazzetta Ufficiale» pubblica diversi decreti governativi che permettono l'assunzione di nuovo personale nel pub­blico impiego. L'ultimo in ordine di tempo è quello pubblicato Ieri; c'è l'annun­cio che in numerosi uffici stanno per entrare altre mil­le e cinquecento persone.

Altre assunzioni che sa­ranno destinate: all'Acl di Roma (l'ufficio nazionale) e ad altri Automobll Club pro­vinciali, a numerose Camere di Commercio, alle «Casse conguaglio», alla «Cassa per la formazione della proprie­tà contadina», alle «Casse marittime» all'istituto di previdenza dei notai, avvo­cati, commercialisti, geome­tri, ragionieri, all'istituto di assistenza degli artisti, del consulenti per il lavoro, al-l'Enpas, all'Inali, all'Inadel, aU'Inps.

Ancora, altri posti si sono •liberati» in diversi enti cine­matografici, al Coni, alla Consob (l'istituto che ha il

compito di vigilare sull'atti­vità della borsa e del merca­to delle azioni), al Centro na­zionale delle ricerche, all'E­nea, alla Croce Rossa, tn nu­merosi istituti di ricerca agricola e istituti specializ­zati per la pastorizia. Tra 1 mille e cinquecento nuovi assunti, Infine, una piccola parte andrà a lavorare in due parchi nazionali, in alcuni teatri di proprietà pubblica, in fiere cittadine, all'Iseo e al registro aeronautico. Qual­cuno tra 1 neolavoratori è anche destinato all'Unire, l'ente che si occupa dello svi­luppo della razza equina,

Nella «Gazzetta Ufficiale* queste assunzioni sono Indi­cate come «deroghe». La leg­ge finanziaria (quella tn vi­gore quest'anno, ma anche le altre che l'hanno preceduta) Infatti blocca ancora le as­sunzioni nel pubblico Impie­go. Una norma che però è stata «aggirata» tranquilla­mente da quasi tutti I mini­stri. Bastava scrivere nei de­creti: «In deroga alle norma­tive».

Nonostante dunque 11 gran battage che Gaspari fa attorno a queste nuove as­

sunzioni (c'è qualcuno al mi­nistero che addirittura le de­finisce un'«applicazione* de­gli accordi col sindacato del febbraio scorso), in realtà 11 ministro ha solo raggruppa­to in poche misure legislati­ve, in poche «assunzioni col­lettive», una pratica che non si è mai fermata.

Il sindacato, da parte sua, non obietta che negli uffici pubblici ci sia la necessità di adeguare gli organici. Tanti e vistosi sono i «buchi*, in numerosi servizi. Quel che la Cgil contesta è il metodo scelto: ha senso assumere così a casaccio senza aver prima stabilito cosa devono fare I vari uffici? Insomma: sarebbe stato necessario pri­ma cambiare il modo di la­vorare dell'apparato pubbli­co, fissando compiti, criteri, creando nuovi servizi e poi, sulla base di «bisogni di per­sonale* precisi, procedere al­le assunzioni. Ce insomma il sospetto che anche queste siano le solite assunzioni clientelar!. Di quelle che ser­vono a garantire uno stipen­dio, ma non una maggiore efficienza.

Attiva centrale nucleare francese GENOVA — ABe 12.19 (fi ieri è stata raggiunta la divergenza» del reattore nucleare della centrale di Creys Mannfle (Francia), fase al di U detta quale la reaziona nucleare è in grado di autosostenersi. L'avvenimento è significativo perché riguarda la prima centrale al mondo di magia commerciale» (1200 megawatt elettrici) dotata di una caldaia nucleare a neutroni veloci rsffredata a sodio. Proprietaria e esercente della centrale e la società Nersa. costituta dag& enti elettrici nazionali di Itaka e Francia (Edf e Enel) e daBa società Sbk che riunisce produttori di elettricità tedeschi, belgi, olandesi Nersa ha affidato la reato azione dela centrale ade maggiori industrie dei paesi finanziatori. La caldaia nucleare è stata fornita dall'Ansaldo (bi-Finmeccanica) e dalla francese Novatone. che hanno operato su licenza della cCea» (Commissariat pour renergie atomique). La fabbricazione dei componenti é stata eseguita in pane direttamente da Ansaldo e Novatone. in pane affidata da queste sooeti ad imprese dei paesi finanziatori. L'aRacoamento alla rete della centrale * previ-sto per l'inaio del 1986.

Scambi Italia-Urss in calo MOSCA — Flessione neTinterscambia tra Italia e Unione Sovietica. L'Italia dal terzo posto scende al quarto superata dì gran lunga date Francia. Dato statistiche del'mterscambio estero defl Urss nei primi sei mesi deT85 risulta inoltre un sensibile aumento da commerci con gfi Stati UNrti e 3 Giappone. Netto i passivo deTUrss che ha esportato per 8.27 m&ardi di rubli e ha importato per 10.7. Forte invece l'attivo con ritaba.

Giappone: Tagli nei semiconduttori TOKIO — D durastro giapponese del commercio e defmdustna ha sollecitato i principali produttori di semiconduttori a ndurre oh investimenti m impiantì per croati integrati del 30% rispetto alle previsioni originarie nel corso «M'attuale anno finanziario che si chiude nel marzo prossimo. Secondo fonti industriali, la drettrva è stata g>4 accolta da Hitachi. Fuptsu e Mitsubishi eiectric L'riziatrva tende ad attenuare le tensioni tra Usa e Giappone in relazione al commercio dei semicondutton.

Accordo Uruguay-banche creditrici NEW YORK — La Crtibenk. netta veste di presidente del gruppo di consulenza bancario per r Uruguay, ha annunciato un accordo di prinofMO sula questione dela ristrutturazione del debito estero del Paese sudamericano. B debito rifinanziato verrebbe rimborsato neTarco di 12 anni. Un gruppo di banche ha inoltre aderito m bnea di principio a un progetto di cofmaruiamento del settore energetico insieme aBa banca mondiale per 45 m*om di dollari. I dettagli della ristrutturazione del debito estero uruguayno saranno negoziati neOe prossime settimane.

Armatori italiani chiedono garanzie GENOVA — Sul progetto di regolamento predisposto daBa Cee per la bbera prestazione dei servizi di trasporto marittimo, la Confitarma, erganozazior»» dell'armamento privato italiano, preapara m questi giorni un documento arti­colato in alcuni punti col quale chiede garanzie di fronte al rischio di un inserimento degli armamenti «stari nei servizi di cabotaggio italiani.

Messina, il ponte verrà iniziato presto ROMA — I lavori per la co­struzione del ponte sullo stretto di Messina comince­ranno «al più presto*: è quan­to afferma il presidente del­l'Iti, Romano Prodi, in una intervista. Il presidente del­l'Ir! afferma anche che «qua­lunque sia la tipologia scelta, dovrà fare abbondante uso di acciaio e quindi la Finsi­der avrà un ruolo importan­te. L'Italstat — aggiunge Prodi — sarà 11 "general con-tractor"». Prodi afferma an­che che Tiri «intende ricorre­re anche all'intervento pri­vato e possibilmente di im­prese meridionali».

Il progetto di collegare con un ponte le due sponde dello stretto di Messina è stato ri­spolverato alcuni mesi fa do­po che per decenni si erano accumulate Ipotesi e pro­messe sempre regolarmente archiviate. Le difficoltà tec­niche relative alla costruzio­ne di un ponte (si erano fatti anche progetti per un canale sottomarino) sono infatu considerevoli e per molto tempo sono state considera­te o Insuperabili o UH da ri­durre l'economicità dell'in­vestimento.

Borsa ai massimi, ora si punta sui titoli Pirelli Sceso l'interesse per la vicenda Bonomi - Montedison, la speculazio­ne si getta sui nuovi affari in programma - «Boom» dei fondi

Leopoldo Pirelli Mar io Schimberni

QUOTAZIONE DEI TITOLI FRA I PIÙ SCAMBIATI

Titolo Venerdì 3 0 / 8

Venerdì 6 /9

Variazioni in lire

Generali Banco Roma Fiat Ras Mediobanca Montedison Pirelli S.p.A. Olivetti Italmobiliare Snia BPO Rinascente

58.090 16.010 4.250

102.100 119.850 2.299 3.035 6.699

104.000 3.440 850

59.800 16.200 4.300

106.000 124.700 2.270 3.059 7.000

107.800 3.534 885

+ 710 + 190 + 50 + 3.900 + 4.850

29 + 24 + 301 + 3.700 + 94 + 35

Le quotazioni riguardano solo valori ordinari

MILANO — Borsa meno frenetica dopo 1 grandi fuochi di agosto ma ancora sostenuta grazie al continuo seppur discreto intervento dei fondi comuni di Investimento, italiani ed esteri, che comprano nel momento In cui la speculazione comincia a ridimensionare le sue posizioni In vista delle prossime scadenze tecniche. L'Indice ha concluso la settimana con nuovi massi­mi storici. Malgrado quella stretta di mano che ha posto fine alla vicenda dell'assalto all'im­pero del Bonomi e tolto Interesse al titoli del gruppo Montedison, 11 mercato ha prontamente cambiato cavalli e dato fuo­co alle polveri su altri titoli Interessati a fusioni come la Pirelli e C e la Caboto Milano Centrale, e la personale pri­vatizzazione di un'altra deci­siva società dell'Iri, la Sip, dopo la decisione di Prodi di cedere ai privati oltre 11 40 per cento delle azioni dete­nute dalla Stet.

La vendita delle migliori Imprese del settore pubblico a favore del privati è per la speculazione grande motivo di euforia. Così se i titoli di Schimberni perdono colpi, si vivacizzano i titoli di Pirelli e i telefonici, nello stesso tem­po che 1 dissennati propositi di smantellamento dello sta­to sociale, ventilati dal go­verno, spingono a nuovi rial­zi l titoli assicurativi.

L'importanza dei fondi mobiliari si rivela proprio in queste fasi di trapasso da una fase all'altra del merca­to. Gli acquisti che continua­no a dare tono al mercato av­vengono però al momento con una certa gradualità, il che impedisce fiammate sul prezzi. E del resto l'impor­tanza dei fondi è in continuo crescendo. Risulta - infatti che neanche in agosto 11 ri­sparmio alternativo è anda­to In ferie, se è vero che 1 37 fondi sono riusciti a rastrel­lare anche nel mese scorso oltre 1.200 miliardi di cui un buon quarto è andato In ac­quisto di azioni. Sbaglia però chi vedesse soltanto nei fon­di, italiani ed esteri, gli auto­ri degli scambi che anche in agosto hanno superato i 1.500 miliardi. Il vorticoso •turnover» dei capitali è sem­pre opera essenzialmente della speculazione professio­nale e in primo luogo dei grandi gruppi che movimen­tano il rigiro di grosse parti-tedi titoli ai soli fini specula­tivi. Ed è questa una delle ra­gioni che rendono così scar­sa la trasparenza del merca­to azionario, tanto da trarre in inganno anche persone esperte in occasioni di «sca­late» corsare come l'ultima sulla Bi-Invest.

r. g.

Banca in casa con video ma costa 100.000 ROMA — Non volete più fa­re le code agli sportelli ban­cari per controllare 1 vostri risparmi, o per altre opera­zioni? Avete la possibilità di avere una specie di «banca in casa*. Il costo però è proibiti­vo, da nababbi: circa cento­mila lire al mese.

L'offerta è fatta per ora so­lo da una dozzina di banche e tra queste la Banca popolare di Novara. Il sistema ha co­me supporto il «Videotel» del­la Sip. Il cittadino utente ha In casa il terminale costitui­to dalla combinazione Tv-te­lefono-persona) computer (costo mezzo milione). Alla banca vanno centomila lire al mese.

La spesa potrà essere ri­dotta nel futuro a diecimila lire al mese. A New York quattro banche vendono il servizio a 40-60mila lire. Con questo sistema sarà possibile stare In casa e chiedere, an­che nelle ore notturne. Il sal­do dei conti correnti, ordina­re un bonifico, disporre un trasferimento di fondi da ca­sa propria. La Cassa di ri­sparmio di Vicenza è stata la prima In Italia a tentare l'e­sperimento.

Il sindaco e la Giunta di Campi Bi­sanzio partecipano commossi al grande dolore per la scomparsa di

SPARTACO CONTI primo sindaco eletto dopo la Libera* zione. Firenze, 8 settembre 1985

É" improvvisamente mancata ORTENSIA CAMUFFO

militante comunista che in tutta la sua vita ha dedicato tante energie alla causa dell'emancipazione delle donne e all'affermazione degli idea­li di giustizia sociale.'libertà e demo­crazia. L'estremo saluto dei comuni­sti padovani sarà portato dalla com­pagna on. Milvia Boselli. I funerali in forma civile si terranno lunedi 9 settembre alle ore 10.30 partendo dall'obitorio dell'Ospedale civile, indi per il cimitero di Torre. Padova, 8 settembre 1983

11 presidente, il vicepresidente, il so­vrintendente. il consulente artistico. il direttore principale, il segretario generale, il Consiglio d'amministra­zione. i professori d'orchestra e i di­pendenti tutti del Teatro Comunale di Firenze partecipano con profondo affettuoso rimpianto al cordoglio per l'improvvisa scomparsa avvenu­ta a Firenze del

Maestro ' FRANCO FERRARA .

nobilissima esemplare figura di mu­sicista, di fervido appassionato indi­menticabile didatta, ed artista parti­colarmente ed intensamente legato alla vita del Teatro Comunale di Fi­renze dove per la prima volta si pre­sento come direttore d'orchestra il 20 gennaio 1938. Firenze. 8 settembre 1985

Nel 13'anniversario della scomparsa del compagno

MIRKO CHIARLEONI la moglie lo ricorda con molto affet­to e in sua memoria sottoscrive L. 20.000 per l'Unità Genova, 8 settembre 1985

Nell'anniversario della scomparsa del compagno •

SANDRO NUOCI la figlia Lucia ed il genero Giuliano sottoscrivono 100.000 per l'Unità. Perugia, 8 settembre 1985

del Ad un mese dalla scomparsa compagno

SOCRATE FERRARONI i familiari, nel ringraziare quanti hanno preso parte al Toro dolore, sot­toscrivono lire 100 000 per l'Unità. Il compagno Ferraroni. impegnato mi­litante comunista, fu anche consi­gliere comunale al Comune di San­remo. Sanremo, 8 settembre 1985

Nel 6- anniversario della scomparsa del compagno

GINO PRIAMI la moglie lo ricorda con dolore e grande affetto e in sua memoria sot­toscrive L 50 000 per l't/nitd Genova. 8 settembre 1985

La moglie, i familiari ed i parenti tutti, nel primo anniversario della scomparsa del compagno

SOLIDEO VENTURINI e nell'undicesimo del compagno

AUGUSTO VENTURINI li ricordano con profondo affetto ed in loro memoria sottoscrivono lire 50.000 per l'Unità. Malalbergo. 8 settembre 1985

Nel trigesimo della scomparsa di ANTONIETTA MAGGIONI

le sorelle ed i figli che la ricordano con immutato affetto versano per l'Unità la somma di lire 300 000. Ancona. 8 settembre 1985

Nel 6~ anniversario della scomparsa del compagno

NATALE STRISEO la moglie, il figlio, la nuora, i nipoti e i parenti tutti lo ricordano sempre con grande affetto e in sua memoria sottoscrivono L 25 000 per l'Uniti Genova. 8 settembre 1935

Nell'I 1- anniversario della scompar­sa del compagno

BRUNO SAMFAOLI la famiglia, i fratelli, i cognati e i nipoti lo ncordano con immutato af­fetto a quanti lo conobur.o e in sua memoria sottoscrivono L 40 000 per l'Unità Genova. 8 settembre 1985

LJ sezione di Opicina-Banne espri­me le più sentite condoglianze alla compagna Nives e ai familiari per la scomparsa del papa

GIULIANO COSSUTTA e sottoscrive 50.000 prò stampa co­munista-Trieste. 8 settembre 1985

Per onorare la memoria del compa­gno

GIPPO GABURRO recentemente scomparso. la moglie Draga ed i figli hanno sottoscritto 50 000 per «t/nud. Trieste. 8 settembre 1985

Nel primo anniversario della imma­tura scomparsa del compagno

OSCAR BISCACCIA CARRARA

la moglie Rita, i figli Mirco ed Elisa­betta. i fratelli Lcns. Piero. Bruno. Sante. Noemi e Maria. la vedova di Salvino Gahnda Privato, i nipoti e i cognati lo ricordano con immutato affetto a tutti i compagni, amici e cittadini che lo amarono e stimarono per la sua profonda onesti politica. morale, civile, particolarmente alla cittadinanza dei Comune di Campo-iongo Maggiore dove per oltre ven-t'anni ininterrottamente è stato, pri­ma consigliere a capo dell'opposizio­ne. poi alla guida dell'Amministra­zione riscuotendo la stima. l'affetto e l'apprezzamento di tutu per la sua tenace ed esemplare condotta di Sin­daco onesto, sempre disponibile con tutti. In memoria sottoscrivono ZOO0OOperi'I7ititd. Campolongo Maggiore (VE). 8 settembre 1985

Diret tore EMANUELE M A C A L U S O

Condirettore R O M A N O LEDDA

Direttore responsabile Giuseppe F. Mennel la

EeStrica S.p.A. rUMTA. Iscritto al nu­mero 243 del Registro Stampa del Tri­bunale di Rome. l'UNITA" eutortziano-ne • «tornai* murale ri. 4SS5. Orazione, radanone e efnmMatrsz.: 00185 Reme, vie dei Taurini, n. 1S Telefoni cantreino: 4950351-2-3-4-5 4851251-3-3-4-8

Tipografi* N.LGL S.p.A. Direi, e utncfc Vie dei Taurini. 19 StebiUmawto; Via «ai Patassi, S

00115 - Rome • Tal. 04/453143

LOTTO DEL 7 SETTEMBRE 1985

Bari Cagliari Firenze Genova Milano Napoli Palermo Roma Torino Venezia NapoK II RomaJI LE QUOTE: ai punti 12 L. 2S.S57.000 ai punti 11L. 1.032.000 ai punti 10 L 86.000

83 15 33 14 70 40 18 32 73 71 53 20 4 3 6 16 36 42 9 26 35 8151 75 61 75 87 27 1 33 42 64 74 34 61 38 23 4 56 51 77 42 37 80 5 20 49 11 6 76

L'UNITÀ / DOMENICA 8 SETTEMBRE 1985

petlacoli

u liti ra

Nel suo numero di settembre dal 10 in edicola, la rivista -Al­fabeta» pubblica, oltre a un nuovo inserto dedicalo all'ero» tismo con scritti di Daniel Charles sull'erotismo orienta* le e di Gilbert Lascault e Jean Jacques Lebel sul pittore Feli» cién Rops, un commento del filosofo francese Jean Bau­drillard al massacro dello sta* to Heysel di Bruxelles. Lo anti­cipiamo ai nostri lettori per gentile concessione delle edi­zioni «Intrapresa».

Stadio di Heysel a Bruxel­les. Per capirci qualcosa, biso­gna tener presente che si trat­ta di un evento televisivo, di­rei quasi televisuale, cioè un evento ipermoderno, il che lo differenzia da tutti gli analo­ghi incidenti verificatisi negli stati del Terzo Mondo. L'im­maginazione non è colpita so­lo dalla violenza, ma dalla mondializzazione in diretta dell'avvenimento via televi­sione. Bisogna inoltre sbaraz­zarsi di tutte le ipotesi banali tipo: come è possibile una si­mile barbarie in pieno vente­simo secolo, oppure: la violen­za è la valvola di sfogo delle pulsioni collettive o della mi­seria sociale. Tutte queste in­terpretazioni sono pure ovvie­tà.

Invece di deplorare la re­surrezione di una violenza atavica, bisogna considerare che è la nostra stessa moder­nità, la nostra ipermodernità, che produce una violenza di questo tipo, questi effetti spe­ciali di cui fa parte anche il terrorismo (ci tornerò sopra fra poco). La violenza tradi­zionale, terzomondista, è mol­to più entusiasta e sacrificale, insieme rituale e spontanea. La nostra è una violenza simu­lata, nel senso che, più che dalla passione e dall'istinto, nasce dallo schermo, è in qualche modo in potenza nello schermo e nei media, che in apparenza la registrano e dif­fondono après coup, ma che di fatto la precedono e sollecita­no: come in qualsiasi altro campo vi è una precessione dei media sulla violenza (co­me pure sugli attentati terrò-listici): è proprio questo che la

A Bruxelles abbiamo visto la più moderna delle tragedie: è stata l'esplosione non della rabbia ma dell'indifferenza, di uno «Stato desocializzato»

Cronaca di una strage annunciata

di JEAN BAUDRILLARD rende una forma specifi­camente moderna, incompa­rabile con la violenza tradizio­nale. E proprio perciò è im­possibile assegnarle cause ve­re e proprie (politiche, socio­logiche, psicologiche: tutte le spiegazioni di questo tipo fan­no acqua).

La cosa che mi colpisce di più è il fatto che, in qualche modo, tutti e quanti ci aspet­tiamo, se non proprio speria­mo, un evento del genere. Quantomeno, se lo aspetta la televisione (intendiamoci: questo non è un giudizio etico sulla televisione o su quelli che la fanno, è una pura con­statazione funzionale e tecni­ca), al punto che oggi è sconsi­gliabile trovarsi in un luogo pubblico in cui ci sia la televi­sione, perché in quel caso c'è una forte probabilità di fatti di violenza, indotti della sua sola presenza. C'è come una segreta complicità collettiva nell'attesa di uno scenario fa­tale, anche se quando succede

siamo poi stupefatti o sconvol­ti. Raccontano un sacco di co­se: che poliziotti inglesi erano mescolati tra i fans del Liver-pool per sorvegliarli (strate­gia della provocazione abba­stanza simile a quella della Thatcher), che la polizia e le autorità belghe in pratica' hanno fatto di tutto per creare condizioni favorevoli alla esplosione di violenza (e del resto tutto la lasciava presa­gire), ma il tutto è secondare rispetto alla specie di vertigi­ne, di laissez-aller collettiva vèrso il possibile carnaio, ri­spetto alla sollecitazione del modello terrorista. Un evento come questo non è un confron­to tra forze ostili, non è uno choc di passioni antagoniste, è il prodotto mortale di forze annoiate e indifferenti (di cui fanno parte anche gli spettat-tori inerti della televisione), è la comunione omicida della indifferenza. La stessa violen­za deliberata degli hooligans non è la rivendicazione di al­

cunché, bensì la forma esa­sperata della indifferenza, che si può dispiegare solo per­ché fa gioco sul fondo di indif­ferenza generale che caratte­rizza le nostre società. Più che un evento, questa violenza è in fondo, come il terrorismo, la forma esplosiva assunta dal­l'assenza di evento. 0 meglio la forma implosiva: il vuoto politico (più che il risentimen­to di un gruppo marginale), il silenzio del sociale e della sto­ria ( e non il rimosso psicologi­co degli individui), l'indiffe­renza e. il silenzio di tutti che implodono bruta lmente in questo evento a sua volta in­sensato. Dunque non è un epi­sodio aberrante delle nostre società: appartiene ali* logica della loro accelerazione~nel vuoto.

Ci vedo anche un'altra logi­ca, altrettanto moderna. In quell'episodio, la violenza de­riva anche dalla brutale in­versione dei ruoli: degli spet­tatori (i tifosi inglesi) diventa­

no attori. Si sostituiscono agli attori in campo e, sotto l'oc­chio del media, inventano il proprio spettacolo (che, dicia­mocelo cinicamente, è più af­fascinante dell'altro). Siamo franchi: non è proprio ciò che si richiede alla cultura più moderna? Non si chiede forse a ogni spettatore di diventare attore, di abbandonare la sua inerzia e eventualmente di sconvolgere lo spettacolo? Paradossalmente, proprio qui, in avvenimenti selvaggi di questo tipo, si materializza in modo terrificante l'ideale di una ipersocialità moderna di tipo partecipativo. La si de­plora, ma in fin dei conti due­cento poltrone sfasciate a un concerto rock sono oggettiva­mente un segno di successo. Dove finisce la partecipazione e comincia l'eccesso di parte­cipazione? Anche qui c'è una logica, impazzita, forse, ma è pur sempre logica.

I Romani potevano legitti­mamente offrire spettacoli di quel genere, con fiere e gla­diatori, direttamente nell'are­na, sulla scena, noi possiamo concederceli soltanto dietro le quinte o sulle tribune e li ri­proviamo, in nome della pu­rezza dello sport (benché poi li gettiamo in pasto alla mondo­visione: checché se ne dica, quei minuti in televisione sono sin da ora in testa alla hit pa­rade dell'anno). Ma alla fin fi­ne crediamo o fingiamo di credere che l'autentica voca­zione dello stadio sia ancora lo sport. Però, pensiamo un atti­mo alle Olimpiadi di Los An­geles dell'anno scorso: erano già trasformate in una gigan­tesca parata su cui calava, co­me nel trentasei a Berlino, un'atmosfera, a suo modo ter­rorista, da manifestazione di Eiotenza lo spettacolo mondia-e dello sport eretto a strate­

gia della guerra fredda: totale malversazione del principio olimpico. Una volta che il suo principio sia stato sviato, lo sport può venire sfruttato per qualsiasi scopo: parata di pre­stigio o parata di violenza, scade da gioco competitivo e rappresentativo a gioco di cir­co e di vertigine (per rifarsi alla classificazione di Cai!-lois). E, anche qui, è la tenden­za complessiva delle nostre società: dai sistemi di rappre­sentazione ai sistemi di simu­lazione e di vertigine. La poli­tica non fa eccezione.

Nella tragedia dello Heysel vedrei anche senza alcun dub­bio una forma di terrorismo di stato. Che non si traduce solo in azioni programmate (Cia, Israele, Iran). C'è un modo di perseguire la politica del peg-goio, una politica di provoca­zione nei confronti dei propri cittadini, un modo per ridurre alla disperazione intere fasce sociali, che oggi rientra nella politica di molti stati moder­ni. Sicuramente in quella del­la Thatcher.- Che è riuscita a liquidare i minatori con una logica del peggio: facendo sì che si squalificassero da soli agli occhi della società. Stessa strategia nei confronti dei di­

soccupati hooligans: di fatto, è un po' come se avesse creato dei commandos di disperati da spedire all'estero — certo, condannandoli in nome della morale, ma in sostanza la bru­talità di cui fanno mostra è la stessa di cui la Thatcher dà prova nell'esercizio del pote­re.

Questa strategia di liquida­zione (che succede a quella della tutela e del welfare), condotta in modo più o meno drastico con l'alibi della crisi da tutti gli stati moderni, non può non portare a estremismi di quel tipo, effetti perversi di un terrorismo di cui lo Stato non costituisce affatto l'av­versario.

In mancanza di una strate­gia politica determinata, con­certata (che forse non è più neppure possibile), nella im­possibilità di una gestione ra­zionale del sociale, lo Sta to de-socializza. Non va più avanti attraverso la decisione, la rappresentazione, la volontà politica — ma attraverso il ri­catto, la dissuasione, la simu­lazione, la provocazione o la sollecitazione spettacolare. Ii.venta una politica della in­differenza, indifferenza nel confronti del sociale compre­sa (Reagan, Thatcher, ma an­che gli altri, in una certa mi­sura). E la realtà del transpo­litico, dietro a tutta una politi­ca ufficiale di partecipazione, che è soltanto una politica di facciata votata allo scacco. Qu indi, una duplice strategia, e in un certo senso un cinico partito preso per la scompar­sa del sociale. In qualche mo­do, gli hooligans non fanno al­tro che portare al limite estre­mo i due versanti di questa si­tuazione transpolitica: spingo­no la partecipazione sino a un limite tragico, e insieme ri­cattano con la violenza e la liquidazione. Idem per i terro­risti. E quel che ci affascina in una simile operazione, a di­spetto di qualsiasi repulsione umana o morale, è l'attualità del modello, moltiplicato dai media, il cui operato è ambi­guo, giacché lavorano con­temporaneamente alla infor­mazione e alla liquidazione del senso. Eventi simili ci of­frono lo specchio della nostra scomparsa come società poli­tica.

Le scene dello Heysel a Bruxelles, che ricordano sia «Biade Runnen» sia «Roller-ball», sono premonitrici. Non a caso hanno colpito l'imma­ginazione mondale. Sono il se­gno di un evento incomprensi­bile: l'implosione delle nostre società (delle nostre società più moderne), il loro ritrarsi, il loro contrarsi lento o bru­sco, sotto la parvenza della espansione e della ricchezza. Sono gli unici avvenimenti af­fascinanti, perché solo essi ci danno il polso della nostra lo­gica indifferente e involutiva, quella logica che gli pseudoe­venti detti «politici», del vec­chio sistema di rappresenta­zione, cercano disperatamen­te di nascondere.

Traduzione di M. Ferraris

Ha gli occhietti tristi, è magro e mingherlino, vive in una stamberga e spesso non ha nemmeno l pochi soldi necessari per accendersi la stufa a gas, che, incastrata nel caminetto, sostituisce (infimo e prosaico surroga­to) Jtopen fire, il fuoco «aper­to» di quercia elisabettiana o di vittoriano carbon fossile. Di solito indossa giubbotti e calzoni casual, di rado (solo quando minacciosi superiori lo chiamano a rapporto) si mette in completo grigio con cravatta scura. Vive a Lon­dra, fa il poliziotto, è il prota­gonista di un serial televisi­vo (Ral-2, ore 18.40).

Fin qui, niente di strano. La stranezza comincia quan­do si dà un'occhiata al suol dati anagrafici. Il giovanot­to, infatti, si chiama John, ma anche Ho. E qui le cose si complicano. Perché Ho è un cognome cinese, e cinese è 11 padre di Ho. E Ho? È cinese o inglese? Inglese, o addirittu­ra cockney (popolano londi­nese) risponde In tono un pò" provocatorio al non rari raz­zisti ambosessi in cut in­ciampa durante le Indagini. Ogni tanto, però, qualcosa gli scatta dentro, e allora di­ce: *Bada che slamo un mi­liardo», o frasi del genere. Perché, anche se nato al­l'ombra del famoso orologio Big Ben, Ho non ha perduto nulla (o quasi) della cultura millenaria che gli scorre (si fa per dire) nel sangue. Il •Tao-te ching» lo recita a me­moria.

I telefilm della serie »Un cinese a Scotland Yard» sono notevoli per una loro grazia non comune, per 11 ritmo lento, quasi distratto, per l'affettuosa attenzione rivol­ta ben più al ritratti psicolo­gici che alle poche scene d'a­zione. Ma soprattutto sono Interessanti perché mettono In piena luce, con la loro ab­bondanza, di personaggi di •colore», una realtà, non nuo­va, ma poco nota, almeno In Italia: e cioè che la Gran Bre­tagna è ormai un paese mul­tirazziale, multlrellgloso, multiculturale e perfino multillngulstlco.

II sergente Ho è ancora un Isolato, unico detective 'gial­lo» fra tanti 'bianchi» (e, in­fatti, anche nella vita vera è raro vedere occhi a mandor­la o pelli scure sotto 11 casco blu del »normale» poliziotto londinese). Ma per quanto tempo ancora durerà 11 pre­valere degli Inglesi 'puri» nelle forze dell'ordine? È un tema scottante su cui da tempo si discute, le associa-

Dalie biblioteche ai ristoranti le culture del mondo si incrociano nella capitale britannica: è ancora colonialismo o è il trionfo della metropoli multirazziale?

zlonl per la lotta con tro le di­scriminazioni premono af­finché gli arruolamenti cor­rispondano alla conforma­zione reale della società e le resistenze conservatrici fini­ranno, prima o poi, per esse­re travolte.

Intanto, negli altri settori delle attività vitali, nel com­mercio, nelle banche, nel trasporti, negli alberghi, nel cinema, la presenza degli stranieri è massiccia. Un slkh Inturbantato ti control­la li passaporto quando arri­vi all'aeroporto di Heathrow, una guardia giurata Giamai­cana ti perquisisce il baga­glio quando riparti, una commessa nigeriana ti aiuta a scegliere una cravatta, un cameriere arabo o turco o greco o spagnolo ti serve a tavola, un indiano (o un pa­kistano, chissà) ti vende 1 francobolli per le inevitabili cartoline.

Sono soprattutto, come si vede, attività modeste, su­

balterne, ma non tutte e non sempre. Lasciamo stare il caso clamoroso del più ricco, riverito e invidiato chirurgo londinese, che è di origine egiziana. Pensiamo alle mi­gliala di piccoli esercizi che resistono all'attacco del su­permercati perché gestiti da famiglie *dl colore», soprat­tutto asiatiche, che lavorano sempre e non chiudono mal, neanche la domenica. E al-l'irresistibile successo, alla metodica espansione del ri­storanti che si Intitolano al-l'Assam, al Kashmir, a Can-ton, a Pechino, alle catene 'Spaghetti House», di 'Pizza-land; di tPlzzahut» (che sembrano italiane, ma che magari sono finanziate con petrodollari da sceicchi e sultani). DI ristoranti Ingle­si, a Londra, non ne esistono quasi più. Nel pub puoi man­giare, un po' In fretta, cibi tradizionali prefabbricati, salsicce, pasticci di manzo, rognone, maiale, insalate

scondite. Ma se vuol stende­re le gambe sotto un tavolo e concederti con calma una cena che sia una cena, le al­ternative sono poche: Rules o Provans(roba da miliarda­ri) o 11 ristorante cinese. In­diano, talvolta spagnolo, più di rado Jugoslavo o libanese. Quello che a Roma o a Mila­no è ancora una curiosità, a Londra è la norma.

Non si creda che si tratti di strutture riservate al turisti, e quindi di un circuito chiuso (stranieri che lavorano per stranieri). Tutta l'immensa area cella Grande Londra, comprese le più remote peri­ferie dove ti 'vacanziero» ar­riva solo eccezionalmente, è costellata di locali in cui la piccantissima cucina Indo-{ ìaklstana rivaleggia con le

nflnlte, enigmatiche va­rianti del menù cinesi, e vi­ceversa. Per chi poi vuol ri­sparmiare, lo spirito pratico del vecchi e nuovi abitanti di questo paese ha escogitato una soluzione che sembra

Londra, capitale

del nuovo Impero di carta

napoletana ed è Invece molto britannica: Il «talee away», la vendita di cibi «a portare via», belli caldi In custodie di alluminio «usa e getta», che tutti i ristoranti praticano, non esclusi alcuni dei più eleganti.

E poiché la cucina asiatica esìge ingredienti asiatici, ec­co moltiplicarsi i negozi da cui si spande l'odore di tutte le spezie d'Oriente, nelle cui vetrine rosseggiano 1 polli laccati, rigidi e lucidi come se fossero di plastica, e dove 11 tè nero o verde, «a/ natura­le* o profumato con gelsomi­no o bergamotto, si vende a chili e costa la metà, o poco più, rispetto a Roma.

La cucina, si sa, è già cul­tura. Ma anche nel campo *plù elevato* della cultura 'vera* la presenza afro-asia­tica è vistosa e imponente. Le Jibrerìe Foyles e Dlllon, vaste come grandi magazzi­ni, la più piccola e sofisticata Hatchards, i librai antiquari di Tottenham Court Road(la strada che Marx percorreva tutti i giorni andando e tor­nando dalla biblioteca del British Museum, e in cui una sera si vendicò di certe chiacchiere antitedesche da osteria rompendo e sassate e bastonate non pochi lampio­ni), piegano i loro scaffali sotto il peso di volumi di sto­ria, viaggi, geografia, ar­cheologia, antropologia, et­nografia, spazianti su tutti I paesi del mondo.

Editori come Hsinemann pubblicano (e non da ora) collane di autori africani. La stessa nazionalità di certi scrittori è ambigua. Viadkar S. Naipaul e suo fratello Shi­va (morto prematuramente pochi giorni fa) sono consi­derati Inglesi, pur essendo indiani della diaspora, nati a Trinidad, nei Caraibi. Chi-nua Achebe, dì cui in Italia abbiamo letto «Le locuste bianche», figura (alfabetica­mente) fra le prime grandi firme della letteratura ingle­se, pur essendo africano (Ibo del Biafra). Davanti al Bri­tish Museum, In Great Rus-sei Street, si contano non meno di quattro librerie spe­cializzate in opere sull'I­slam, 11 Medio Oriente, l'In­dia, la Cina. Sul caminetto della Maggs Bros. Ltd. ('libri rari, autografi, manoscritti e miniature*), al n. 50di Berke­ley Square, è appeso bene in vista il ritratto originale di una delle spie arabe di La­wrence d'Arabia (uomo dal­l'origine oscura e dal destino tragico come 11 suo coman­dante). Qui potete cercare, con speranza di successo, re­

soconti di celebri esploratori, come Burton o Llvingstone o Stanley, e ammirare, nel breve corridoio d'ingresso, ritratti di principi delRaja-stan del XVIII secolo (quan­to a comprarli, è meno facile: costano migliaia di sterline, milioni di lire).

Il mercato dei libri sul Te-zo Mondo è in espansione. A Brixton, quartiere molto 'co­lorato», un giovane scrittore giamaicano ha aperto una nuova libreria per gli ultimi arrivati, e pare che gli affari gli vadano molto bene, dice 11 Times. Tramontato l'impe­ro, Londra mantiene il suo

cosmopolitismo, Il suo ruolo di centro anche culturale di una comunità planetaria che, fino a 30 o 40 anni fa, non aveva rivali né prece­denti storici come ampiezza territoriale e numero di abi­tanti. Con tutti 1 suol guai, Londra continua a ricevere idee dall'estero, a rielaborar­le, a metabolizzarle, a resti­tuirle, a diffonderle, sotto forma di musica Tasta», di romanzi, di saggi. Sulle rive del Tamigi si respira ancora l'aria del mondo, ed è una sensazione Inebriante.

Arminio Savioli

SE VAI AL FESTIVAL NAZIONALE DELL'UNITA NON DIMENTICARTI DI

GEORGE GROSZ gli anni di Berlino

FERRARA PALAZZO DEI DIAMANTI FINO AL 29 SETTEMBRE

NINO CARUSO Omaggio agli Etruschi

Vasi, sculture, elementi architettonici

Ferrara, 31 agosto • 30 settembre 1985 Palazzo Massari (Galleria d'Arte Massari I),

Palazzo dei Diamanti, Lapidarìum, Bagni Ducali.

Edizioni Oberon 0

10 L'UNITÀ/DOMENICA 8 SETTEMBRE 1985

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Videoguida

Raiuno, ore 23,15

Stona della moto e dei suoi

eroi Alla moto («La macchina più umana che sia mai stata costruita! come la definì George Bernard Shaw) è dedicato il nuovo program­ma della domenica di Raiuno, alle 23,15: Storie di uomini e di moto. La trasmissione, sceneggiata e diretta da Claudio Duccini, inizia il racconto da quel 1880, quando a Bad Cannstad, in Germa­nia, i tedeschi Daimfer e Maybach per collaudare un loro piccolo motore monocilindrico, lo montarono su di-un rudimentale telaio in legno, appositamente costruito e dotato (stranezza!) di due ruote. Nasceva la motocicletta, animale metallico che oggi — cen­to anni dopo — ha raggiunto la diffusione di oltre 89 milioni di esemplari circolanti. 22 motocicli ogni mille abitanti. Il primo ciclo di Storie di uomini e di moto si occuperà in quattro puntate degli anni tra il 1880 e il 1945, dall'.Ensipur» costruito a Bad Cannstad (considerato dagli storici il progenitore della moto) al biciclo mo­torizzato dai fratelli Werner, prima vera motocicletta (brevettato nel 1900 a Parigi), a moto «storiche» come Garelli, Frera. Indian, Harley Davidson. Scott, Norton. Velocette, Rudge, la celeberrima Bianchi «freccia celeste» di Nuvoìari. la Dkw due tempi e le velo-cissime Bmw e Gilera compressore da record, le moto militari. Per gli appassionati c'è da divertirsi, in questa galleria delle «donne»; che più che oggetti d'antiquariato sono ancora ricercatissimi mezzi di trasporto, un po' snob. Nella trasmissione, che è anche «storia di uomini», si parlerà anche di Dion, Buchet, Gilera, Ghilardi, Men* tasti, Varzi. Nuvoìari, Aldrighetti. Ghutrie, Woods, Mellors. Be-nelli. Anche le corse entrate nella leggenda saranno tra le immagi­ni di questo viaggio a due ruote sulle onde tv.

Raidue: tempi d'oro Inizia stasera su Raidue un nuovo sceneggiato, Tempi d'oro.

acquistato in Germania: è ancora una storia sulla vita nelle città tedesche negli anni che seguirono la fine della Prima guerra mon­diale. I «tempi d'oro» del titolo sono in realtà la storia del difficile ritorno alla vita civile. In onda alle 21,40 lo sceneggiato con Peter Schiff. Joceline Boisseau e Ilona Grubel, inizia il racconto nel 1920, quando l'infermiera Victoria Vollmer — che si è distinta negli ospedali da campo su diversi fronti — ritorna a casa, a Baden Baden, e riprende la vita di un tempo, tra il negozio del padre e le cure per le sorella Susanna, studentessa svogliata, che non ha conosciuto gli orrori visti da Victoria. La guerra ha rubato a Victo­ria la giovinezza e l'amore: e proprio per quell'amore di un tempo, Walter Bielstock. ora sottotenente in congedo col quale la ragazza cerca di riaprire il dialogo, Victoria soffrirà ancora. Il giorno fissa­to per le nozze, infatti, Walter parte volontario per la zona della Ruhr.

Raitre: tutto rock Proseguono oggi e domani su Raitre gli appuntamenti con il rock: alle 23.15 andranno infatti in onda Te immagini del «Rockpalast festival» da Loreley. in Germania. Sul palco si alterneranno musi­cisti e gruppi fra i più apprezzati dalla critica. I «Blaster», gruppo californiano (hanno partecipato anche a «Street of fire»), gli «Un-touchables..gli inglesi «Killmg Joke», Chris Rea e George Clinton

i suoi «Funkadelic». Thomas Dolphy chiuderà il programma con dopo quasi quattro ore di musica.

Raidue: il tumore di Reagan Il tumore al retto-colon, che il recente intervento subito dal presi: dente americano Ronald Reaean ha portato-sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo, é Pargomento di Trentatré, il settima­nale di medicina di Raidue in onda alle 22,55. Oltre ad illustrare aspetti della malattia a partire dall'alimentazione più adatta a prevenire l'insorgere del tumore, il programma si occuperà anche del test che rivela la presenza di un tumore anche nelle persone che non hanno nessun sintomo: un test semplice e innoquo che potrebbe essere praticato a tutta la popolazione. Un test al quale in questi giorni — proprio per «l'effetto Reagan» — si stanno sottoponendo milioni di americani.

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RIFIFI (Raiuno, ore u . i a j Che dire di un classico dei classici del '55 nel genere nero-poliziesco? Di un nim nel quale il regista americano Jules Dassin, esiliato in Europa dal maccartismo, offre una delle sue prove migliori? Una banda di gangster riesce a penetrare in una gioielleria parigina. Il bottino e enorme. Peccato che un anello finisca al dito di una cantante: non appena Io vedo­no i brutti ceffi di una banda rivale dichiarano guerra ai rapinatori. Ed è la carneficina. I TRAFFICANTI DELLA NOTTE (Canale 5, ore 23.30) Ancora Dassin, ancora un gran lavoro, stavolta datato 1950 e •fabbricato» in Inghilterra. Il genere e quello che ha dato al cineasta di Middletown le soddisfazioni migliori, il ritmo è stordente, gli interpreti (Richard Widmark. Gene Tierney, Goorgie Wlthers) quantomai convincenti. In uno scenario umano dove comanda la brutalità, avventurieri e boss delle scommesse clandestine sono in lotta. UN ETTARO DI CIELO (Raidue, ore 11.30) Ettari, ettari di cielo, venghlno signori-, chi offre di più? Se vi ammazzate potrete raggiungere prima 11 vostro terreno, af­frettatevi. Bizzarro, vero?, ma alle favole, anche le più amare, tutto è concesso. Perché non credere allora al venditore am­bulante Immaginato da Aglauco Casadio nel '57, a questo Imbonitore che per burla racconta ad alcuni amici che a Roma sono In vendita pezzi d'azzurro? Inquietante e delica­to, questo singolare lavoro ci permette di apprezzare un ec­cellente Marcello Mastroiannl in bianco e nero. I PIRATI DI TORTUGA (Canale 5, ore 11) Che malcapitato capitano di vascello: pensate che gli danno l'incarico di «spezzare le reni» alla base pirata di Tortuga, un nome che è tutto un programma di ribalderie, sbornie e vio­lenze. Di mare di Robert D. Webb con Ken Scott e James ForresL Era il 1960. DUELLO DI SPIE (Retequattro. ore 15,30) Ecco i trisnonni del moderni agenti segreti e degli spioni, più o meno fedifraghi di oggi: se li immagina, nell'America In lotta contro gii inglesi per l'indipendenza, John Sturges (1956). Niente paura, 1 buoni, cioè gli americani, hanno il ficcanaso migliore del mondo e per sua maestà britannica sono guai. L'UOMO DI MEZZANOTTE (Retequattro, ore 23^0) Ancora una bella interpretazione di un Burt Lancaster che sembra migliorare con gli anni. Qui è agli ordini di Roland Klbbee (1974) nel panni di un ex poliziotto passato tra 1 ran­ghi delle guardie notturne. Non troverà certo da rilassarti.

" d i p o re» presentato a Vicenza

Di scena I greci sono nostri contemporanei o no? All'Olimpico di Vicenza Lorenzo Salveti ripropone la grande tragedia di Sofocle

Ma chi era Edipo? EDIPO RE di Sofocle, traduzione di Ma* nara Valgimigli, adattamento di Loren­zo Salveti. Regia di Lorenzo Salveti, co­stumi di Carlo Diappi, colonna sonora di Lorenzo Salveti. Interpreti: Aldo Reggia­ni, Francesca Benedetti, Duilio Del Pre­te, Renato De Carmine, Emilio Marche­sini, Adolfo Belletti, Giovanni Poggiali, Marco Maltauto, Adolfo Bonomo. Produ­zione Veneto-teatro; Vicenza Teatro Olimpico.

Nostro servìzio VICENZA — Un Edipo re in prosa nella prestigiosa traduzione di Manara Val­gimigli, riapre, in occasione del quarto centenario di vita del Teatro Olimpico, il ciclo dedicato agli spettacoli classici. E subito, visto il testo prescelto (che è il medesimo dell'inaugurazione di allora) e le caratteristiche della traduzione (datata 1939) ci si pone l'interrogativo che sempre sta alla base di qualsiasi in­terpretazione e messa in scena di una tragedia classica: in che rapporto siamo oggi con questi lavori? E come è possi­bile confrontare la nostra contempora­neità con un mondo del teatro e della poesia di cui molto ci è quasi sconosciu­to?

Sono domande semplici alle quali pe­rò non sfugge questo Edipo re che Lo­renzo Salveti ha messo in scena con la consueta misura. Anzi il suo spettacolo parte proprio da qui, e questo interro­gativo è l'ossatura attorno alla quale tutto si coagula, a partire dall'impatto visivo che si avvale dei bei costumi fra il classicheggiante e il visionario di Carlo Diappi. In più la traduzione in prosa di Manara Valgimigli — su cui ha operato un ulteriore adattamento Salveti. che sfronda di parecchio il testo di Sofocle,

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rendendo quasi «dimostrativa* la sua tragicità — si assume l'evidente compi­to di essere, innanzitutto, una traduzio­ne per gli attori, un copione da dire in una lingua più facile (apparentemente) che ci rende Sofocle più vicino, ma che gli toglie non poco del fascino evocativo della sua poesia. Anche se è indubbia­mente un atto di coraggio: pensare a Sofocle — addirittura — come a un ma­teriale; fare un Edipo quasi in digest sul quale, tuttavia, vale la pena di discute­re.

Dal punto di vista spettacolare que­sto Edipo re che parte dall'idea di non aggiungere neppure un oggetto alla scenografia fissa dello Scamozzl, è, visi­vamente, risolto piuttosto bene: tutto il potere evocativo-drammatico viene da­to alla parola, alla fisicità degli attori, al loro modo di vivere nello spazio. Que­sta plasticità verbale-gestuale è sottoli­neata da luci molto accurate, da im­provvisi bui e altrettanto improvvise il­luminazioni. Ed è dal buio (dell'incon­scio?) che giungono evocati in s c e n a ! personaggi (accompagnati da una co­lonna sonora inquietante che mescola Stockhausen, Ligeti e Vangelis)-per prendere poi posto dentro i coni di luce che quasi li rinchiudono rendendo evi­dente, anche visivamente, la loro diffi­coltà di comunicare la solitudine dei lo­ro mondi e — anche — che, oggi, diffici­le e problematico si è fatto l'eroismo.

Gli attori, segnati quasi tutti da una calvizie che 11 rende simili a maschere, si muovono secondo gesti stilizzati: un po' come personaggi di una tragedia-prototipo che mette in scena — come è universalmente noto — proprio quel mito attorno al quale ruota gran parte della cultura moderna occidentale: la storia di Edipo, che malgrado abbia

cercato di sfuggire al proprio destino, ha ucciso senza saperlo suo padre, ha generato figli con sua madre, e giunge, con una rovinosa caduta, all'atroce ri­velazione delle proprie — Incolpevoli — colpe.

La «scommessa» di questo spettacolo — che sfrondato com'è dura un'ora e quarantacinque minuti — è, dunque, proprio questa, pensare all'Edipo come a una tragedia di personaggi più che di situazioni, dando tutto il potere agli at­tori, riducendo il coro a un gruppo pla­stico rubato a qualche bassorilievo pre-raf faelita la cui unica voce è quella del corifeo che Giovanni Poggiali interpre­ta con una robusta concretezza.

Edipo è Aldo Reggiani e il suo perso­naggio ci pare quello più in sintonia con la traduzione In prosa, quasi borghese, di Valgimigli anche se gli sono più con­geniali i mezzi toni che non l'orrore gri­dato di questo re che vuol sapere tutto il suo destino e che ne beve la coppa or­renda con tragica voluttà. Glocasta, moglie e madre, è Francesca Benedetti, una delle poche attrici italiane cui si addice la tragedia. E, la sua, una pre­senza che sembra studiata sui quadri di Dante Gabriele Rossetti, dall'ampio ge­sto tragico, dalla visceralità accesa, dal­la generosa recitazione. Tiresia, il cieco veggente che innesca la tragedia, è Re­nato De Carmine, oracolo sommesso dalle palme rovesciate, indovino suo malgrado. Duilio Del Prete è Creonte, chiuso nella logica pacata del suo per­sonaggio e nel suo bozzolo di potere. E questi attori-personaggi stanno tutti lì sul palcoscenico delio Scamozzl a dirci e dimostrarci la tragedia, ma anche lo­ro sembrano ripetersi quell'inquietante domanda: chi sono gli antichi peritoli

Maria Grazia Gregori

D Raiuno LE MERAVIGLIOSE STORC OEL PROF. KITZEL • Cartoni animati TELEGICRNALE RIFIFI - Film. Regìa di Jules Dassin. con Carlo Marmar, Jean Servai» NOTIZIE SPORTIVE GIOVANI RI8EUI • «Catto» da spazzare», con Ride Ely. lou Gotv set. Alex Hemertoff

1S.3O-18.20 ITALIA MIA 16.4S-17.45 NOTIZIE SPORTIVE 18.20 90* MINUTO

GRISO IL DRAGHETTO • Cartona animato CAMPIONATO ITALIANO DI CALCIO

CHE TEMPO FA TELEGIORNALE DUE PRIGIONIERI • Dal romanzo di Lajos Zftiay. Sceneggiatura in sei puntata di Anton GnAo Majano a Adolfo Monconi

21.40 LA DOMENICA SPORTIVA '23.15 STORIE DI UOMINI E 01 MOTO 24.00 TG1 NOTTE - CHE TEMPO FA

13.15 13.30 13.45 15.30 15.40

18.40 18.60

20.00 20.30

D Raidue 11.00 PIÙ SANI. PIO BEO! 11.30 VH ETTARO DI OELO • F*n. Ragù di Aglauco Caaadta. con

Marcato Mastrounr». Rosanna Schiaffino 13.00 TG2 • ORE TREDICI 13.15 DUE E SIMPATIA -Scanaggiato «Or. Jakya e Mr. Hyde* dal raccon­

to di Robert Lou4 Stevanson 14.15 TG2 - DIRÈTTA SPORT 17.50 CAMPIONATO ITALIANO DI CALCIO 18.20 SIMPATICHE CANAGUE 18.40 TG2- GOL FLASH 18.60 UN CINESE A SCOTLANO YARD - Telefilm

METEO 2 • PREVISIONI OEL TEMPO 18.50 TG2 - TELEGIORNALE 20.00 TG2 . DOMENICA SPRINT 2O.30 L'ISPETTORE DERRICK - TaktfOm 21.30 TG2- STASERA 21.40 TEMPI D'ORO - Sceneggiatura di M«ha« Sraun. con Fatar Schifi.

Ilona Grubel (1* puntata) 22.65 TC2 - TRENTATRE - Settimane» di medema 23.30 T G 2 . STANOTTE 23.40 FLUSfUNG MEAOOW8 • Tenni» Usa open

19.40 ROCKUNE - Hit parade inglesa 20.30 DOMENICA GOL 21.30 SCRITTORI SrCaUANI E CINEMA. Giovanni Verga 22.05 TG3 22.30 CAMPIONATO DI CALCIO DI SERE A 23.15 ROCKONCERTO

• Canate 5

D Raitre 16.30.18 TG3 • DIRETTA SPORTIVA 18.00 TG3- 19-19.10neaonat»; 19.10-19.20Tg 19.20 SPORT REGIONE

8.30 GALACTrCA - Telefilm 9.30 FLO-Telefilm

10.00 PHYLUS - Telefilm 10.30 MAMA MALONE - TakfHm 11.00 I PIRATI DI TORTUGA • Fam 13.00 SUPERCLASSIFICA SHOW 14.00 DESTINAZIONE PARIGI - F«m 16.00 TUTTI PAZZI M COPERTA - Firn 18.00 GAVILAN - Telefilm 19.00 CONDO-Te<enm 19.30 LOTTERY - Telefilm 20.30 IL GRIGIO E H. BLU • Fdm con Gregory Pack. John Harnmond •

Stacy Keach 13' parte) 22.30 MISSISSIPPI - Telefilm 23.30 I TRAFFICANTI DELLA NOTTE • Firn con Richard Widmark •

Gena Tierney

D Retequattro 8.30 LA LEGGE NON PERDONA - Firn

10.15 LE SETTE CITTA D'ORO - Firn 12.00 CALIFORNIA . Tefsttm 13.00 THE MUPPET SHOW 13.30 JAM80 JAMBO - Documentario 14.00 AMICI PER LA PELLE - Telefilm 15.00 MI BENEDICA PADRE • Ta%Hm 15.30 DUELLO DI SPIE - Firn 17.15 LOTTA DI POTERE - Firn 18.30 ATTENTI A QUEI DUE - Telefilm 19.30 BRAVO DICK • TaMMm 20.00 CON AFFETTO TUO SIONEY • Telefilm 20.30 CALIFORNIA - Telefilm 21.30 MAI DME SI - Telefilm 22.30 A CUORE APERTO - Telefilm 23.30 L'UOMO DI MEZZANOTTE - Firn con Burt Lancastsr a Susan

Clark 1.46 L'ORA DI HITCHCOCK • TektHm

Gianni Ravera patron di Sanremo minaccia:

«Adesso canto io» ROMA — «Sono stanco di essere costantemente al centro di polemiche e di illazioni quanto me* no offensive. La mia pazienza è stata messa troppo a dura prova perché continui a incassa­re insulti gratuiti senza reagire. Ho in mente di scrivere un libro su certi retroscena della musi* ca leggera italiana. Quando uscirà ne vedrete delle belle». Cosi dice Gianni, patron del Festi­val di Sanremo e di numerose altre manifesta* zioni canore, che venerdì 13 settembre sarà ospite delle -Canzoni della nostra vita», il prò* gramma di Anna Benassi, Giorgio Guarini e Giuseppe Nava, in onda tutti i giorni — tranne il sabato e la domenica — dalle 9 alle 11 su Radiouno. Ravera è stato chiamato per traccia* re una breve storia del Festival di Sanremo e dei suoi protagonisti.

A Pieve S. Stefano un premio per

il miglior diario Pieve S.Stefano — È forse il premio letterario più curioso che ci sia: a vincerlo non saranno scrittori famosi ma «gente qualsiasi». Si tratta del premio per 11 miglior diario, una istituzione nata quest'anno quasi per scherzo e che ha avu­to un enorme successo. I diari ricevuti dal co* mune di Pieve S.Stefano (non lontano da Arez­zo) sono oltre 120 e ad esaminarli é stata chia­mata una giuria esigentissima. La presidente e Infatti Natalia Ginzburg e insieme a lei ci sono Paolo Spriano, Corrado Stajano, Luigi Santuc­ci. Vittorio Dini, padre Vagnucci e Pasquale Fé* sta Campanile. L'editore Studio Tesi si è impe*

§nato a pubblicare il migliore. Visto il successo 1 questa edizione il comune di Pieve S.Stefano

ha deciso di creare un archivio dei diari e di dar seguito a questa iniziativa.

personaggio Muore Ferrara, un grande direttore d'orchestra

In memoria della musica «razionale»

Il Maestro Franco Ferrara

FIRENZE — Il maestro Franco Ferrara, colpito da malore, si è spento ieri a Fi­renze dove partecipava, qua­le componente della giuria, alla quarta edizione del Con­corso internazionale per di­rettori d'orchestra. Aveva settantaquattro anni, e il 1° settembre aveva ricevuto a Venezia, insieme con il mae­stro Gianandrea Gavazzeni, 11 premio «Una vita per la musica».

Facevamo le corse, sul fi» nlre degli anni Trenta, dal» l'Università al Teatro Adria­no dove s! svolgevano 1 con­certi di Santa Cecilia, il mer­coledì, nel pomeriggio. SI ascoltava la lezione di Luigi Ronga, e si correva a sentire la elezione* di Franco Ferra­ra. Dalle lezioni di Ronga (la verità sul Romanticismo, la

verità su Schubert) correva­mo anche a sentire, sempre lì, all'Adriano, 1 primi con­cernei di Arturo Benedetti Michelangeli. Ed erano que­sti, per noi giovani, i due no­mi nuovi nel campo che più ci attraeva: Il pianoforte e la direzione d'orchestra.

Michelangeli,. poi, stette male, e sparì per qualche tempo; Franco Ferrara, lon­tano ancora dal trent'anni, era l'eroe da con frapporre al­le esuberanze tardo-roman­tiche di pur Illustri protago­nisti della bacchetta. Quella di Ferrara era 'magica», In quanto fatta di razionalità In ogni suo strato. Una bac­chetta ricca e folgorante, de­cisa e nervosa, uno strumen­to reinventato per scavare nel suono e darne un senti­mento moderno.

Una Sinfonia di Brahms, la Settima di Beethoven, la

D Italia 1 8.30 CARTONI ANIMATI

10.30 LA CAMPANA HA SUONATO - Fflm 12.00 HARDCASTLE * McCORMtCK - Telefilm 13.00 SPORT - Grand Prix 14.00 VIDEO ESTATE'85 16.30 H. GIALLO PIÙ PAZZO DEL MONDO . Fam 18.00 MASQUERADE- Telefilm 19.00 MBANOADEIStrrTE.TeleHrn 20.00 CARTONI AMMATI 20.30 QUO VAD-Z - Spettacolo 21.30 I PREDATORI DELL'IDOLO D'ORO - TahJfifcn 23.30 CAMERA OSCURA - Telefilm 00.30 UN RAGAZZO OFFICILE - Firn

D Telemontecarlo 12.30 PRIMO MERCATO 14.50 TMC SPORT 16.50 DISCOINVERNO '84 18.00 CARTONI 18.30 WOOBMOA - Telefilm 19.00 OROSCOPO DI OOMANt - Notaia flash 19.25 CAPITOL - Sceneggiato 20.10 PICCOLA STORIA DELLA MUSICA 20.3O DUE COME NOI - Spettacolo 22.00 TMC SPORT

D Euro TV 11.30 COMMERCIO E TURISMO 11.45 TUTTOONEMA 12.00 «L RITORNO DEL SANTO - Telefilm 13.00 LTNCREDfBtLE HUUC - Teieflm 14.00 SAM E SALLY - TekfNm 14.45 SPECIALE SPETTACOLO 15.00 ELEZIONE DI LAOY UNIVERSO 16.00 PETROCELU - TaWim 18.30 FBJW 20.30 LA SPOSA DEL MARC - Firn con Johen CoKra a Renard Burto» 22.30 «. RITORNO DEL SANTO - Telefilm 23.30 TUTTOONEMA

D Rete A 13.30 BANANA SPLIT - Cartoni anrmati 14.30 NAGASAKI-Firn 16.00 l A RIVA DEI PECCATORI- Fem con John Wayne 18.00 SPECIALE MARIANA ESTATE 20.25 JO E IL GAZEBO - Firn con Lowa Da Funse • Bernard I 22.30 L'ONORATA SCOTTA - Firn con Franco Franchi a Cicoo mgraa-

•<». Ragia di Riccardo Paztegka (2* parta) 23.30 LA PISTA DEL BRIVIDO - Firn

Quinta, si Illuminavano 'Og­gettivamente' per la simul­tanea accensione di tutte le componenti di una partitura degna di essere presentata come patrimonio della civil­tà.

In Furtwaengler si avver­tiva Il corrompersi del segno musicale nella imminenza della catastrofe; in Franco Ferrara si sentiva II fremito della vita non disposta a la­sciarsi sconfiggere. Un respi­ro nuovo, un alone diverso, un eroico slancio vitale tra­versavano le sue Interpreta­zioni. Portava In esse II vul­canico slancio della Sicilia (era nato a Palermo II 4 lu­glio 1911 e lì aveva frequen­tato 11 Conservatorio), ma anche la dottrina della scuo­la musicale di Bologna, dove si era perfezionato in piano­forte, violino, organo e com­posizione. Furono preziosi 1 suoi concerti quale pianista e quale violinista.-Poi fu 'ac­ciuffato» dall'Orchestra di Firenze che lo ebbe, per qual­che tempo, quale primo vio­lino. Avvenne nel 1938 11 pas­saggio dalla sedia in orche­stra al podio,, direttoriale. I più anziani scorgevano In lui una scintilla toscanìnlana, ma noi correvamo a trovare, nel gesto e nel suono di Franco Ferrara, il segno di qualcosa che finalmente an­dasse oltre la tradizione e la retorica delle tradizioni.

Dopo II concerto, poteva accadere ci riunissimo con Franco Rodano, e la 'lezio­ne» di Ferrara sembrava confortare la protenzlone ad un complessivo nuovo clima culturale.

Per un eccesso di tensione Interna — quasi che la strut­tura fisica non avesse più ri­sorse, perchè tutto aveva da­to alla Intensità del fatto musicale — accadde, dappri­ma più di rado, poi più fre-

?uentemente, che Franco errara, in un passaggio del '

secondo movimento della, Sinfonia di Dvorak (quella *Dat Nuovo Mondo») o dell'Andante della Settima, piombasse inerte al suolo, dal podio tra 1 leggìi del violi­ni. Ad essi si rivolgeva per ottenere il massimo della tensione sonora, e ad essi ri­tornava, come stremato per Il massimo che lui stesso aveva portato, di tensione, all'Interno del suono. Così fu che dovette smettere.

Fu breve, ma fiammeg­giante la sua corsa tra le or­chestre di tutto il mondo; fu lunga — scontata giorno per giorno, nota per nota non più diretta — la sua passio­ne. SI dedicò all'insegna­mento, e I nostri grandi di­rettori di oggi, da Claudio Abbado a Riccardo Muti, hanno sentito nella loro bac­chetta la scintilla divina, trasmessa da Franco Ferra­ra. Karajan ha sempre detto di sentirsi turbalo dal sapere che, tra il pubblico, ci fosse ad ascoltarlo Franco Ferra­ra. Mal li premio 'Una vita perla musica» è stato più sa-crosantemente assegnato, ma ora ci accorgiamo che in realtà noi tutti e la musica slamo stati premiati da lui,

Erasmo Valente

Radio

• RADIO 1 GIORNALI RADIO: 8, 10.13. 13. 19. 23. Onda verde: 6.57. 7.57. 10.10. 10.57. 12.57. 18. 18.57. 20.21.30.22.57:6-8.40 n guasta­feste-estate; 10.16 Sono a soie so­pra la luna: 11.49 È ecceac-nalmert. te estate: 18.03 Carta bianca ste­reo: 16.52 Tutto il calcio minuto per minuto; 20.03 Cosi fan tutte; 23.05 La telefonata.

D RADIO 2 GIORNALI RADIO: 6.05. 6.30. 7.30. 8.30. 9.30. 11.30. 13.30. 15.30. 16.50. 18.45. 19.30. 22.30.6.05 Trtofi di GR2 Radtomat-tono; 6.30 GR2 Notizie; 8.45 n du> voto nel clavicembalo: 9.35 Tra quarti di quinta; 11 Gagfiola. Gigtola; 12.15 MiBe a una canzona; 12.30 GR2 Radtogiorno: 12.45 Hit Parade 2: 14.08. 16.55, 18.47 Domenica con noi: 20 0 pescatore di perle; 21 L'antieroe date domai «e a. Rodolfo Don tra memoria di musiche a musi­ca di memorie: 22.50 Buonanotte Europa.

D RADIO 3 GIORNALI RADIO: 7.25. 9.45. 13.45. 18.35. 20.45. 6.55-8.30-10.30 Concerto dal mettjno: 11.45 Giornale Rad» Tra; 11.50 Speciale class-co; 14 Antoto-o>a di Redctre; 18 Concerto sinfoni­co; 21.10 ni Cantarano deSa nasata di J.S. Bach; 22.25 Johannes Brahms; 23 D jazz.

Si chiude la «stagione delle repliche». Si scatena puntuale come ogni anno la battaglia d'autunno: rete contro rete, kolossal contro kolossal. Ma quest'anno c'è una novità: i telespettatori. L'anno scorso, con Enzo fìiagi e Renzo Arbore la tv ha scoperto che il pubblico era «intelligente». Quest'anno, a questo pubblico, cosa darà? Le solite, vecchie cose. Le grandi novità sono un «giro di valzer» di conduttori che cambiano giorno, programma, orario. Poco di più. «Linea diretta» è finita. «Quelli della notte» non vogliono diventare «Quelli della domenica». Pippo Baudo lascia «Domenica in» per il sabato sera. Al suo posto arriva un giornalista, Mino D'Amato, in compagnia della Lollo. Berlusconi punta sul kolossal all'americana (si chiama «Anno Domini») e sulla domenica con la Spaak e Costanzo vara 14 rubriche di informazione. Resta solo «Mister Fantasy» a cercare le novità.

Ma non sarà una partenza intelligente

di OMAR CALABRESE

He nostre serate televisive, soio 1 t»wvc *. „.. ~ 0 — di tregua. I programmisti, tutti indifferentemente,

pensano infatti che il loro pubblico ideale si stia follemente divertendo in altre faccende. L'estate è il

regno del fondo di magazzino e del programma di serie B a basso costo e senza divi. Del resto: dove trovare i

«divi»? Loro, sì, sono in altre faccende affaccendati. Ad esempio nelle serate lucrose a beneficio di quel

medesimo pubblico che, adesso in vacanza, decreterà il loro successo in stagioni prive di spettacoli dal vivo e dunque a cachet. Insomma: la televisione è come gli

esami di Eduardo, non finisce mai. Naturalmente, stiamo parlando di questa televisione.

Di una televisione, cioè, irrimediabilmente legata alla struttura e alla filosofia dei generi del divismo. Quasi che il divismo fosse l'unico vero portatore di pubblico,

denaro e profitto. Si badi bene che io qui non sto criticando i palinsesti televisivi da un punto di vista

ideologico. Non sto protestando perché la Rai o chi per essa non ci offre una televisione civile, seria,

impegnata, attenta alla società (peraltro personalmente una televisione simile, lo confesso senza

vergogna, mi annoierebbe). Sto solo dicendo che la logica del profitto, che, a seconda dei punti di vista può

essere anche comprensibile, sta producendo invece effetti perversi, perché è interpretata in maniera

perversa. Perversa da parte delle private: che pensano che il profitto sì realizzi solo attraverso ì generi del

contenuto più «basso». Perversa da parte della Rai: che a sua volta apensa negli stessi termini o pensa al

profitto come profitto politico. Eppure, durante l'inverno scorso, proprio la Rai ha avuto elementi per riflettere su un cambiamento di

gusti del pubblico che magari chissà da quanto tempo è in atto e che nessuno aveva voluto finora intendere.

Qualche crìtico televisivo ha chiamato questo fenomeno col nome azzeccato di «televisione

intelligente». Piero Angela, in orario meridiano e non più in spazi ghettizzati, ha avuto fino a sei milioni ài

spettatori con un programma di divulgazione scientifica. Enzo Biagi ha mostrato come sì possa fare giornalismo televisivo degno di questo nome, e con un

programma relegato alle undici e boicottato con spostamenti d orario e varie altre amenità ha

raggiunto quasi tre milioni dì spettatori. Nel genere

dello spettacolo leggero è inutile ritornare sullo straordinario successo di Renzo Arbore, sempre alle undici passate di sera e col medesimo problema della mancanza di puntualità. Riflessione. Ma perché la «televisione intelligente» deve avere solo spazi «in margine» alla «televisione deficiente» (se mi si consente la battuta)? I casi sono due. O la «televisione intelligente», essendo per intelligenti come dice il nome stesso, è adatta a un pubblico minoritario e dunque va collocata un po' a latere. O la «televisione intelligente», essendo fatta da intelligenti come è chiaro sia necessario, è poco manovrabile per fini diversi dal fare televisione, e a maggior ragione va isolata. Si notano così due grandi principi che reggono la programmazione televisiva (e stavolta soprattutto della Rai per tradizione). Il primo riguarda il pubblico, e consiste nel considerarlo diviso in due grandi classi: una maggioranza più o meno minorata mentale (la «casalinga dì Voghera» di cui parla sempre Placido e di cui si è dibattuto quest'estate su alcuni quotidiani) e uno sparuto gruppo dì «intellettuali». È ovvio che gli •intellettuali» siano gente strana: tirano tardi la sera, vogliono capire quel che dice il telegiornale, desiderano, pensate!, vedere cose nuove. Il secondo principio riguarda gli autori. All'insegna del vecchio motto «al contadino non far sapere quanto è buono il cacio con le pere», si relegano in posizione non disturbante il cacio, le pere e coloro che mettono insieme cacio e pere. * '.*..».« Mftwin nero è accaduto qua " ~n che mettono insieme cacio e yen;. L'anno scorso però è accaduto qualcosa a mio parere di irreversibile. E accaduto che il pubblico di massa si è dimostrato «intelligente» oltre ogni previsione. E accaduto inoltre che autori «intelligenti» di programmi ormai siano conosciuti e amati da quel medesimo pubblico di massa. E accaduto infine che «intelligente» e «intellettuale» non si siano dimostrati più un'equazione: anche una persona «normale» può essere «intelligente» anche se non ha studiato. A questo punto vien da chiedersi cosa farà la Rai (le private non mutando di troppo il loro modello produttivo ormai definitivamente fissato sulla rivisitazione lussuosa del palinsesto Rai degli anni Cinquanta). Ma : segnali non sono affatto buoni, almeno stando a vedere i programmi d'autunno. Si ripetono come sempre i soliti quiz, sceneggiati, telefilm, varietà, contenitori domenicali. Novità nell'informazione: zero. Novità nello spettacolo: zero. A meno che non si intenda come novità la presenza di un gruppo di «quelli della notte» (senza Arbore) alla domenica pomeriggio (mala f accenda non è certa). R che non è una novìtaTanzi È la ripetizione in chiave divistica di certe «figure» del programma dì Arbore (che pertanto finiranno per consumarsi), senza la ricerca della struttura nuova. E

Eensare che probabilmente non ci sarebbe neppure isogno di eccessive novità. Ancora più importante

sarebbe forse smetterla con l'affannosa ricerca di «numeri» a tutti i costi, come in un circo, da inserire però in una palude di conformismi, di falsi buoni sentimenti, di stucchevole attenzione a quel che si dice mascherata da buona educazione. Basterebbe far meno numeri e attuare i programmi con scioltezza, con naturalezza, con un nuovo senso di rispetto per il pubblico. Sarebbe persino più facile, perché i delicati equilibri necessari alla «televisione deficiente» sono assai più complicati di quanto si creda.

BAUDO L'immodesto NON È UN SEGRETO: negli ultimi anni li sa­

bato sera della Rai è andato malissimo. Lo scontro frontale con il varietà delle tv priva­te ha creato problemi. Bisogna rilanciare il sabato, con un tocco di classe».

— E la Hai ha chiamato lui, Pippo Raudo. L'uomo che, in un sondaggio «balneare», ha dimostrato di essere pronto ad entrare nel Guinness dei primati: 98 italiani su 100 lo hanno riconosciuto alla prima occhiata, facendo di lui, in assoluto, il personaggio più popolare d'Italia. Più del Presidente della Repubblica, più dei divi del rock. Ma, Raudo, non e imbaraz­zante che ormai «pippobaudo» sia diventato un vocabolo in uso come sinonimo di «presentatore»? La diverte o la irrita? •Significa che il mio modo di lavorare è entrato fra la

gente, è la constatazione di un apprezzamento. A qualcuno darà fastidio, ma la gente mi vuole bene. Sono 25 anni che faccio questo mestiere, ma solo negli ultimi cinque ho rag­giunto questa popolarità*.

— Cosa ne pensa di quel «98%»? •Guai se non fosse così: dopo tanto lavoro sarebbe una

grande toppata! Io non ho mai snobbato la gente. Sono cre­sciuto con il mio pubblico. Ci siamo lasciati alle spalle i gio­chetti, siamo arrivati insieme a parlare di libri, ad intervista­re gli scienziati. La cosa importante è essere davanti di un giorno a quel che il pubblico vuole. Se iel avanti di un mese, sei un pazzo».

— «Domenica ir»', nei sei anni in cui l'ha presentata, è diventata quel «rotocalco» che lei immaginava, con presen-la/ioni di libri, cinema, teatro, tv: se fosse rimasto, cosa avrebbe cambialo ancora? •Domenica in "deve" cambiare. Il passo che avrei compiu­

to ancora io sarebbe stato l'approfondimento del ritocalco: far parlare di più la gente e fare un programma più critico. Ma col pubblico abbiamo già fatto molta strada. Quest'estate a Paestum c'erano 15.000 persone ad uno spettacolo che pre­sentavo io: Pippo Baudo però non doveva annunciare il can­tante di successo, ma Gazzelloni e l'Ater balletto. Solo due anni fa sarebbe stata impensabile una serata del genere!».

— Ha un po' di amaro in bocca a lasciare «Domenica in»? «Tutte le cose andate bene ti lasciano un po' di nostalgia.

Ho molto meditato questo abbandono, ma più il tempo passa più ne sono convinto. Tre mesi prima della chiusura di Do* menicn in mi hanno proposto di occuparmi del sabato sera. Ma sì, diciamo pure una "chiamata in soccorso": del resto, immodestamente, l'unico programma che di sabato aveva avuto milioni di telespettatori era stato il mio. Ma non avrei potuto ripetere l'esperienza dell'altr'anno, fare tutto il week-

U'ALT DISNF.V arriva in tv: la Rai si e infatti assicurata un intero «pacchetto» di film di casa Disne> (presentati tra l'altro anche nei giorni scorsi a Venezia) che saranno uno degli appuntamenti attesi per la prossima stagione: da «La carica dei 101» a «Dum-bo». dai «Tre caballeros» ad «Alice ne) Paese delle meravi­glie» al recente «Tron».

* » » VITTORIO GASSMAN prota-gonista dì un varietà, «Cine­città». è l'asso nella manica della stagione di Raidue: il maltatore interpreta una gal­leria dì personaggi, tutti quel­li che si muovono davanti e

«Domenica in» cambia

padrone: dopo tanti

anni di successo

Pippo Baudo ha scelto il sabato

e modifica la sua

immagine A riempire

il contenitore domenicale ci penserà

Mino D'Amato, giornalista «d'assalto»,

che promette: «Vi regalerò uno scoop

a settimana»

D'AMATO manager

dì SILVIA GARAMBOIS

dietro la macchina da presa nella Città del Cinema.

» * * GIANNI MORANDl concede il bis. Dopo il successo di «Vo­glia di volare» il cantante d'o­ro degli anni Sessanta torna in tv — sempre su Raiuno — con una storia più biografica, «Voglia di cantare».

« » * OLGA EI SUOI FIGLI, lo sce­neggiato girato da Salvatore Nocita per Raiuno in un ospe­dale psichiatrico milanese, arriva presto sullo schermo: è il calvario di una donna (An-nie Girardoi) con un figlio malato di mente.

INSIDERS: è questo il titolo del nuovo serial di Euro Tv, pronto per la «campagna d'autunno». Si tratta infatti del primo telefilm d'avventu­re a ritmo di video-music. An­drà in onda nelle serate'del lunedi.

• « • > GIANFRANCO FUNARI «re­

trocesso»: il suo programma, -Aboccaperta» resiste alle cri­tiche malevole ma viene spo­stato alle 21.30 de) venerdì.

* * » PANE E MARMELLATA: si chiamerà così il pomeriggio dei piccoli (alle 16,30) su Rai-due. con ventriloqui, disegni animali e bambini in studio. «, • * • TALK-SHOW su Raitre: si

chiama «La paura nel casset­to» il programma della dome­nica della giornalista Silvana Gaudio, che narra storie di donne nel ventennio, raccon­tando la vita ed il costume ne­gli anni del fascismo.

» » » LA PIOVRA. Io sceneggiato diretto da Damiano Damiani che ha raccolto l'anno scorso un consenso di pubblico e di critica, ritorna su Raiuno: nella «Piovra n. 2- cambia pe­rò il regista (sarà Florestano Vancini) e la protagonista (Barbara De Rossi è «morta» nell'ultima puntala). Prota­gonista maschile sempre Mi­chele Placido.

SHAKESPEARE ritorna su Raitre con un altro ciclo pro­dotto dalla Bbc e doppiato da prestigiosi artisti italiani: dalla «Bisbetica domata», a «Enrico IV», da «Re Lear» a «Sogno di una notte di mezza estate»

• • • TELENOVELA italianissima quella lanciata da Rete A da metà settembre: "Felicita... dove sei?», con la «star» Vero­nica Castro, è stata prodotta dalla stessa Rete A che ha messo accanto all'attrice bra­siliana un cast di attori italia­ni. Si tratta di 110 episodi dì un'ora l'uno.

end, sabato e domenica: troppo faticoso!». —Quale sarà il «tocco di classe» a cui accennava per «Fanta­stico»? •Intanto non farò solo Fantastico: subito dopo ci sarà un

altro programma, fino a giugno. La prima novità è che fare­mo tutto in diretta, compreso i balletti, compreso i cantanti che si esibiranno dal vivo: dalla prima all'ultima inquadratu­ra la gente vedrà cosa sta accadendo in quel momento al Teatro delle Vittorie. Poi. basta coi quiz, basta con le gare fra cantanti. Protagonista del sabato sera quest'anno non sarà solo la canzone, ma avremo anche la danza, la musica classi­ca, l'opera lirica, i solisti di musica leggera, i giovani del circo. Due ragazzi sotto i 21 anni per ognuno di questi generi. Insomma, andremo incontro al sabato sera con Rachmani-nov e Saint Saens. Che ne dice?».

— Come a\ete deciso di «aprire» il sabato alla lirica e alla musica classica? •Ci sono in Italia melomani dimenticati da anni. Le sale

dei concerti pullulano di giovani. Ho fatto delle selezioni di danzatori e ho trovato dei ragazzi di 15 anni sorprendenti. Dei musicisti come non si sentivano da tempo. E poi, la Rai è la Rai: è necessario che alzi il livello dei suoi programmi».

— -Fantastico- continuerà però ad essere ripreso in teatro: non è un po' stantia questa formula? •No. il teatro è l'involucro ideale per questo programma. È

come se la gente fosse portata dal salotto di casa sua alle poltrone di prima fila. Per noi attori poi è importantissimo sentire il pubblico, come reagisce, soprattutto in diretta».

— Quand'é che lei si e accorto che la formula del -tecchìo sabato» mostrata la corda? •Da qualche anno. Ormai era troppo standard. Gli manca­

va il fiato. Per questo già l'anno scorso abbiamo provato a tornare in diretta, almeno al 50 per cento».

— Però le idee non bastano, se poi la Rai cerca un presenta­tore che sia un «passepartout», su cui contare a scatola chiu­sa. •Il sabato sera è necessario avere un conduttore che dia la

sua impronta, ma è necessaria anche una formula che giri. che funzioni. Io ho chiamato anche due soubrettes nuove che sono sicuro saranno una sorpresa: Galin Gorg sono andato a prenderla a Lo < Angeles, dopo aver visto un suo video con Marion Jacksons. Ha lavorato anche con Ray Parker Jr. e con Lione! Rìchie, ma ha soprattutto una presenza notevole. Insieme a lei ci sarà una biondina italiana di 19 anni, Lorella Cuccarini, che ho trovato in uno spettacolo che presentavo qui a Roma.

— Resta il fatto che la Rai, per rilanciarsi, ha dovuto di nuovo chiamare Pippo Baudo: possìbile che non sta in grado di creare un ricambio? Non si può sempre fare afTtdmmento su un «salvatore della patria». •Certo che essere il "salvatore della patria" mi mette in

una posizione di privilegio. Ma un ricambio non c'è. Non è riuscito a trovarlo neppure Berlusconi. CI vogliono anni e anni di lavoro per "crescere". A me ci sono voluti venti anni di "concimazione" prima di diventare quello che sono. Non sono cose che si improvvisano».

— E anche compito del presentatore «allevare» le nuote leve? •Io ci ho provato, da Grillo alla Parisi, dalla Goggi a Sata­

ni. L'anno scorso con Elisabetta Gardini che quest'anno farà Domenica in. Ma poi, questi ragazzi bisogna metterli nell'a­rena. Una volta si faceva gavetta alla u n t o amata «Tv dei ragazzi*. Adesso non c'è più neppure quella. Eppure era for­mativa per noi e per I ragazzi. Io ho fatto per cinque anni quelle trasmissioni, come Telecruciverba, prima di arrivare a Studio 1 con Mina, che era il mio Ingresso air'universltà", Insieme a Bongiorno, Corrado e Tortora. Come mai gli altri non hanno avuto il mio successo? Forse non si sono rinnova­ti abbastanza*.

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Raffaella Carrà ha «staccato il < elefono» per preparare il mega-show del giovedì sera. Al suo posto arriva Enrica Bor. accorti: chissà se piacerà al pubblico popolare delle 12

«Pronto, l'erede?» C e un gran via vai di «guest star.

televisive all'aeroporto internazio­nale di Fiumicino. Arbore è decolla­to — destinazione sconosciuta — al» l'inizio dell'estate. Enrica Bonaccor-ti è arrivata dall'America per eredi­tare Pronto. Raffaella? (ribattezzato probabilmente Ciao. Enrica) proprio mentre la Carrà decollava per gli Stati Uniti, dove è andata per lavora­re al suo nuovo mega-show del gio­vedì sera. Loretta Goggi, ex-padrona di casa della serata del giovedì, ha invece scelto quest'anno le vacanze in barca con il suo compagno e co­reografo Gianni Brezza, e si è brucia­ta la possibilità di partecipare sìa a Premiatissima che a Domenica in.

Intanto alla Dear. gli stabilimenti televisivi alla periferia di Roma. stanno preparando lo studio più grande per lo show della Carrà, che — stando ai «si dice» — sarà girato in parte anche negli Usa, e farà tornar" Raffaella agli splendori di giovent... quando era una soubrette getto .a-tissima e spudorata (ricordate »! suo ombelico nudo, che fece grid*A- allo scandalo?): adesso, con qual':.ie an­no in più, avrà dalla sua -nche il pubblico di massaie e r^azzini che

hanno fatto la sua gloria a mezzo­giorno, telefonandole a centinaia. Ma alla Rai non dicono di più: Io show della Carrà è -top-secret..

Enrica Bonaccorti. richiamata dalle sue vacanze americane per pre­sentare in tv il Festival di Venezia (•Avevo accettato questo impegno prima dell'offerta di Ciao, Enrica. Per questo non ho potuto fare a me­no di andare a Venezia») ha lasciato solo Piero Badaloni a Italia sera per diventare la nuova «regina del mez­zodì». Enrica ha fama di essere una donna intelligente e determinata, ma con un caratterino tutt'altro che facile (la sua carriera è punteggiata di .incidenti» con i partner di lavoro): lasciata a tu per tu col pubblico po­trebbe dunque, secondo i dirigenti Rai. rinnovare i successi della Carrà.

Ma anche se «l'anno della Carrà» è ormai negli archivi (l'ultima stagio­ne di Pronto. Raffaella?, nonostante l'ascolto fosse ancora alto, non ha certo più rappresentato un «caso»), prendere il posto della «Raffa nazio­nale» é rischioso.

•Io non mi sento preoccupata — obietta la Bonaccorti —. Ho la co­scienza a posto. Ho fatto tante ore di

diretta in tv che mi sento professio­nalmente preparata. Emotivamente, certo, qualche preoccupazione ce l'ho. Soprattutto non vorrei che si fa­cessero confronti tra me e la Carrà». Ma ti sei già messa al lavoro? «Non ne ho avuto il tempo: non so ancora nulla del programma. L'unica cer­tezza è nella stima reciproca tra me e Boncompagni. Il telefono? Certo. quello ci sarà sempre: per il resto sa­rà la "mia" trasmissione. Quando si chiacchiera in diretta, è la persona che viene fuori. Ed Enrica, state cer­ti. non cambia. Dovrei costruirmi, falsificarmi, per sembrare diversa, e non ne sono capace, né in pubblico né in privato».

Jfa//a sera ha impegnato la Bonac­corti su temi di scienza e di costume: un quotidiano della sera dal taglio assai diverso da quello salottiero a cui la Carrà ha abituato il suo pub­blico. «Ma io continuerò a parlare di tutto, stando attenta soltanto al fat­to che ci sono i bambini a guardar­mi. E poi, chissà fino a <. . - età si è bambini! In fondo anche a Italia sera mi telefonavano molti ragazzini, af­fascinati dagli argomenti futuribili e

avventurosi. Ecco, senz'altro tratte­rò ancora questi argomenti per loro».

Hai riflettuto molto prima di ac­cettare l'offerta? «Mezza giornata, e poi sono andata alla prima riunione (anzi, all'unica riunione) con Bon­compagni e Magalli, l'autore del pro­gramma. Era il giorno prima della mia partenza per gli Usa. Adesso tempo per prepararmi me ne è rima­sto poco: il 7 ottobre sono in onda ».

Ma non hai avuto un attimo di esi­tazione prima di accettare un'eredi­tà come questa, considerando maga­ri anche il fatto che l'ultimo anno la Carrà non ha più avuto il successo così clamoroso.» «Mi sono sempre piaciute le scommesse. E poi lavora­re non mi spaventa. Ho fatto per tre anni Italia sera, che significava in­cominciare al mattino alle dieci e ti­rare avanti fino alle otto di sera. In­somma, so cosa significa. E se la tra­smissione non è più al massimo degli splendori, cercheremo di dargli ossi­geno tutti insieme. Con l'attenzione di Raffa, che è un'amica e non mi abbandonerà».

s. gar.

E UNA SFIDA. La più Impegnativa che ho mal affrontato. La più impegnativa che in questo momento si possa affrontare in Italia. Pren­dere il posto di Pippo Baudo. Mi hanno dato 48 ore per decidere, ma in realtà non si trattava

di una proposta: era una chiamata alle armi». Mino D'Amato tra poche settimane incomincerà la sua battaglia: dovrà te­nere alta la reputazione di Domenica In contro una concor­renza che alla domenica si fa sempre più agguerrita. È un giornalista, un reporter all'americana sempre a caccia dì «scoop» clamorosi. Nel '77 è stato uno dei creatori di Tam-Tam, è spesso considerato «l'altro Piero Angela» della Rai, ha fatto a sua misura Italia sera, quotidiano del pomeriggio e poi ha preferito cederne un po' burrascosamente gli onori (ma soprattutto gli oneri) a Piero Badaloni.

Il vento della polemica lo ha colpito di nuovo recentemente quando, sempre a caccia di «scoop», ha presentato su Raitre scene del documentario reaganiano contro l'aborto. Adesso, al tavolo di una surriscaldata stanza al quinto piano di viale Mazzini, con aria da manager prepara la sua «sfida della

i domenica». •Il problema da affrontare non è tanto sostituire l'uomo,

Pippo Baudo, ma la macchina televisiva che Baudo ha creato a sua misura. Baudo ha un senso dello spettacolo come pochi in Europa, ha guidato il passaggio dalla domenica familiare di Corrado al rotocalco televisivo».

— L'accusa che viene fatta a Baudo però è di avere voluto un rotocalco ma di aver finito col fare un mercatino in cui si pubblicizzava l'ultimo libro o l'ultimo film. «Per raggiungere i risultati che ha avuto non poteva certo

fare un programma elitario: doveva essere martellante, pun-taresul suo carisma ed essere continuamente presente. Quel­lo che adesso dovremo fare noi è passare dal rotocalco-mer­catino ad un vero giornale della domenica. Un progetto da far tremare le gambe. Bisogna "allevare" un'intera redazio­ne di cui io dovrei essere, più o meno, un redattore-capo».

— Puoi raccontarmi brevemente «chi è» Mino D'Amato? «Io nasco come giornalista di quotidiani e di rotocalchi.

Nel '68 mi sono innamorato della tv, e ho incominciato un lavoro da "lupo solitario", fingendomi documentarista. Ho una carriera di piccoli scoop: sono stato l'ultimo giornalista ad entrare in Cambogia, sono stato il primo ad avere un'in­tervista di Bukowski a Zurigo. Credo di essere un "giornali­sta all'italiana", perché non è vero che queste cose le fanno gli americani. Ho fatto programmi per ragazzi, che non han­no segnato la storia della tv (come Raccontami la tua storia) ma con cui spero di aver insegnato a qualcuno ad essere

LA VALLE DELLE BAMBO­LE, lo sceneggiato che Berlu­sconi ha tenuto nel cassetto

,per quasi due anni, arriverà in tv quest'autunno (Canale 5): storta un po' scabrosa di tre donne di successo, con Jean Simmons e James Co-burn. ,

ITALIA, CACCIA AL LADRO D'AUTORE è invece il tele­film con Giuliano Gemma proposto da Raiuno: una se­rie dalla vita travagliata, stroncato dai critici fin dal numero zero: ad ogni puntata un'opera d'arte rubata e un carabiniere sulle tracce dei ladri.

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come me: io sono curioso. C'è chi è allegro e trasmette alle­gria, io spero di trasmettere curiosità. Perché credo una cosa, che la televisione non debba esaurire la curiosità del pubbli­co, ma stimolarla: dopo aver visto la tv uno deve aver voglia di andare a leggersi un libro».

— Sì dice che però la tua «grande occasione» per raggiunge­re la popolarità sia stata «Italia sera». •Secondo me quella è stata una grande occasione per fare

tv. Io sono un apripiste. E poi non raccolgo i frutti. Con Italia sera ho messo su uno schema talmente semplice che quando me ne sono andato non è successo niente, la macchina è andata avanti senza problemi. Perché per me la cosa impor­tante è la macchina redazionale che si riesce a costruire. Baudo ha costruito una macchina eccezionale, con un pro­blema enorme: la sapeva guidare solo lui».

— Cosa intendi? «Guarda, una volta a Radio anch'io mi hanno chiesto di

fare una graduatoria dei tre migliori conduttori: io ho rispo­sto Baudo, Baudo e Baudo. E oggi mi sento anche io un "orfano" della domenica di Baudo. Però mentre io, quando faccio un programma, uso il 98 per cento delle mie energie in redazione e il 2 per cento in video, lui conta soprattutto su se stesso, sulla sua straordinaria intuizione, sulle sue capacità di rendere interessanti cose banali e di abbassare ai livelli del grande pubblico problemi trattati in modo elitario».

— Veniamo alla nuova domenica. Quali sono le novità? •Dietro le quinte c'è Michele Guardi, autore di Af Paradise,

Calabrese, che curava già la parte di musica leggera per Baudo, Grazia Zanda che viene da Italia sera e la curatrice Anna Balestri. Vorrei soprattutto cambiare gli "inviati": vor­rei degli esperti, da manda-.» là dove ci sono le notizie di cronaca, etologi, scienziati, astn nomi, che raccontino cosa succede. Della scorsa edizione è rimasta Elisabetta Gardini, che però vorrei Impegnare t ; modo diverso. E poi c'è Gina Lollobrigida.

— Anche lei un*«espe~. »? •In un certo senso s*. perché vorrei aprire anche agli argo­

menti di costume. aJI> jronaca rosa. Lei potrebbe fare qual­cosa dei genere».

— Hai già qu .̂ che progetto preciso , prepari qualche «scoop»? •Un collegamento in diretta con l'Unione Sovietica. Queste

sono cose che non si improvvisano, ci vogliono mesi di lavo­ro: e guarda questo telex che mi è appena arrivato. È del direttore della tv di Stato dell'Urss che mi autorizza a fare fi collegamento. Prima di averlo io sono andato a cercare lag­giù un posto in cui fosse possibile fare questo ponte televisi­vo, perché non insorgessero problemi tecnici, poi ho preso i contatti coi responsabili. Ecco, alla redazione io dovrò inse­gnare a fare queste cose*.

— Si parlerà sempre di film, di teatro, di libri? •Io credo che avesse un valore presentare un libro, anche in

fonna non critica, o assistere alla presentazione di un film, an .he se in occasione del lancio pubblicitario, come ci aveva abituati Baudo. Adesso è tempo di rare il passo successivo. f .aremo noi a scegliere cosa presentare. Una maggiore atten­zione alla concessione di spazi giova anche a chi crede nel valore commerciale del "passaggio" televisivo. Ma a Dome­nica in adesso ci saranno anche scrittori poco noti al grande pubblico come il Premio Nobel Isaac Singer, per fare un esempio, accanto all'ultimo romanzo di Bevilacqua, perché no? Cosi I film: l'angolo del cinema non sarà più solo italiano. Parleremo — per esempio — di casi come quello di flambo 17, su cui la società si sta interrogando, senza aspettare che 11 film esca anche in Italia, Insomma, vogliamo preparare 11 pubblico alle cose di cui discute 11 mondo*.

A.D. È LA PIÙ grossa produzione "spesa" da Canale 5 nel pa­linsesto autunnale. Sono dodici ore di

trasmissione che ci riportano nel cuore del­l'impero romano, già visitato da tanti altri set cinematografici e televisivi.

Dopo un Nerone ne arriva un altro e alla fine il personaggio dell'Imperatore più bi­strattato dagli storici rischia di diventare una macchietta, una galleria di tic recitativi alla quale ognuno aggiunge la sua inflessio­ne. Stavolta tocca ad Anthony Andrews in­dossare l'abito del potere e la coronclna di alloro che ormai ricorda troppo Petrolini. Non sarà proprio possibile evitare il confron­to col Nerone di Brandauer diretto (se si può dirigere Brandauer) da Franco Rossi in Quo Vadls. Ed è difficile che il paragone sia a van­taggio di A.D., la megaproduzione alla quale stavolta Canale S partecipa direttamente, in­sieme a International Film Production, Car-thago Film, Procter e Gamble e Nbc.

Circa 400 attori e migliaia di comparse hanno riempito il foro romano, ricostruito con la massima fedeltà possibile in quel di Monastir (Tunisia). Strana geografia quella dei kolossal che ha messo a pochi metri di distanza la Roma imperiale e l'antica Geru­salemme. Si trattava, ovviamente, di gigan­teschi scenari tenuti su da una quantità in­credibile di tubi Innocenti. Ricostruiti anche interni •pompeiani», con scrupolo documen­tario. Infatti il produttore Vincenzo Labella è uno storico e il suo intervento è stato costan­te sul set, pardon sul foro.

Attorno, come doveva essere davvero, un gran numero di botteghe artigiane dove si fabbricavano stoffe e abiti, calzari, statue e vasi. Tutto lavoro di mano d'opera italiana, di quelle maestranze di Cinecittà che pare siano famose nel mondo per la straordinaria duttilità. Capaci di risolvere qualsiasi pro­blema per accontentare la nevrosi del regi­sta, che in questo caso era l'americano Stuart Cooper, giovane, ma già laureato da alcuni premi ai festival di Berlino e a Mosca. Con A,D. ha cambiato registro: da film poco spettacolari è passato a una impresa colossa­le nella quale, per forza di cose, il ruolo del regista viene ridimensionato da ogni genere di necessità. Per esempio, nel cast ci sono anche alcune star internazionali che sono ar­rivate a Monastir, hanno girato in pochi giorni tutte le loro scene e poi sono fuggite. Impossibile rifare. Tra gli attori di maggior spicco citiamo James Mason, Ava Gardner, Susan Sarandon e Fernando Rey.

Ma i veri protagonisti non sono loro, sono giovani attori sconosciuti le cui facce sono tutte da collaudare, come pure le voci. Infatti le riprese sono state fatte tutte «in diretta», con la voce vera degli interpreti. Ecco perché gii attori sono stati scelti in gran parte tra i professionisti di teatro inglesi.

Vestiti da antichi romani sul set giravano tra le truppe tunisine dell'impero e vivevano

tra Italiani che li vestivano, li truccavano e davano loro da mangiare in una specie di ristorante all'aperto. Un miscuglio di razze e di lingue che forse davvero poteva somiglia­re a quello di Roma imperlale.

E per tornare alla vicenda narrata, dicla­mo subito che si parte dal Golgota e si arriva esattamente alla morte di Nerone. Cioè dal 33 dopo Cristo al 69. In mezzo ci stanno le vicende degli apostoli e della evangelizzazio­ne e ci sta soprattutto la vicenda del protago­nisti, che non appartengono al mondo dei potenti. Il soggetto è stato scritto da Antho­ny Burgess (e l'autore di Arancia meccanica, che però l'ha ripudiato) in combutta con il produttore Labella. Protagonisti sono Caleb (un giovane ebreo zelota che intende com­battere il potere romano nel suo cuore) e una gladlatrice, una fanciulla che vuole vendica­re sul campo, cioè nell'arena, un affronto su­bito.

Sono due giovani in armi contro 11 potere. Due contestatori antichi, destinati ad incon­trarsi ed amarsi. Per girare la storia di que­sto amore sono stati spesi ben 60 miliardi in pepli, tonache, mura ed archi. Tutta roba che però, una volta impiantata, può essere «eco­nomizzata» per altre riprese, altre storie e al­tri amori.

È il destino del cinema, anche di quello fatto per la Tv, che raggiunge il pubblico più vasto che mal film abbia avuto. Kolossal tipo A.D., se vanno bene, vengono venduti in ogni continente. E di solito vengono Venduti pri­ma ancora di essere girati. Da ciò la necessità di far valere «nomi» e qualifiche, dagli attori alla firma dei costumi (che è di Enrico Saba­tini, lo stesso di Marco Polo, che ha dato alla realizzazione una riconoscibile sigla di ita-lian style con la scelta di tonalità naturali su fibre naturali. Tutto per portare a casa qual-cosina in più dei perduti 60 miliardi.

Se I film fossero tutti interessanti quanto è interessante vedere come si girano, con quali invenzioni e accorgimenti, con quale slancio e quale pignoleria, sarebbero tutti capolavo­ri. Sul set gigantesco di Monastir, sotto un sole africano che favoriva in ogni modo la lavorazione, migliaia di persone hanno lavo­rato per oltre due anni a girare una storia che dura trent'anni. Nelle dodici ore della trasmissione soltanto potremo verificare se ne è valsa la pena.

Lo sceneggiato andrà in onda la domenica sera alle 20,30, con i suoi ori e l suoi divi. Vedremo Ava Gardner, con la bellissima fac­cia segnata dagli anni, rendere immortale la malfamata Agrippina, mentre la canizie di James Mason renderà Io stesso favore all'im-

fieratore misantropo Tiberio. E così facendo 'attore non sapeva di regalarci la sua ultima

immagine (Mason è morto il 27 luglio dell'84). Ecco che l'insofferenza, l'accidioso vivere dell'imperatore esule nel colmo del potere, rimangono come l'ultima maschera di un uomo che la professione di attore ha reso esule da se stesso per tutta la vita.

Sarà «Anno Domini» il programma numero uno delle private per la prossima stagione. Ecco le novità

nei palinsesti di Canale 5, Italia 1 e Rete 4

Berlusconi risponde kolossal

CHE COSA prepara Berlusconi in vista della prossima of­fensiva autunna­le? Ci sono molte

novità. A partire dal fatidico sabato sera: stavolta niente Premlatlssima. La testata passa sul venerdì sera, con Dorelli e bagagli, cioè con formula abbastanza fedele (regia Gino Landi). Stavolta i grandi nomi figureranno co­me «padrini» dei giovani can­tanti in gara. Si annunciano Nino Manfredi, Valentina Cortese e Caria Fraccl. Si parte il 4 ottobre. E tutto per lasciare spazio, al sabato se­ra, al nuovo supervarietà, Grand Hotel, di cui già ve­diamo gli spot da mesi. Alla regia c'è quel fortunato Giancarlo Nlcotra, primo re­gista della serie Drive In. Nel cast ci sono 1 soliti sotto con­tratto; Gigi e Andrea, Franco e Ciccio, Carmen Russo, En­zo Paolo Turchi e Cristina Moffa. Due nuovi: il bellissi­mo Massimo iavarro e la bravissima Anna Mazza-mauro. Il tentativo è quello di far nascere dalla formula consueta del varietà il rac­conto, il telefilm.

La domenica sera, invece, è sacra al kolossal e alle col­laudate miniserie. Punta di diamante sarà Anna Domini, la più grande realiz­zazione alla quale Canale 5 partecipa anche come pro­duttore. Ma di questo parlia­mo altrove. Qui aggiungia­mo che, tra le altre minise­rie, c'è anche Le signore di Hollywood (tratto dal be­stseller di Jackie Collins) che vede il debutto televisivo di Candlce Berge con accanto attori del calibro di Rod Stel-ger, Angle Dickinson, An­thony Hopkins.

Un posto d'onore spetta come sempre al giovedì sera, sacro al Mike nazionale. Bongiorno ha vinto ed è riu­scito a convincere Berlusco­ni a cambiare gioco, ma non

a*

giocatore. Da giovedì 6 otto-re parte perciò Pentatlon, Il

nuovo gioco a cinque prove Inventato da Mike. Tra le no­vità aggiungiamo anche il f issaggio della Zanlcchl dal-a parte del presentatori.

Forse sorpreso dalla verve dimostrata dalla signora In Premiatlsslma, Berlusconi ha voluto affidare a Iva 11 compito di presentare Fac* clamo un affare (tulli i gior­ni dal lunedì al venerdì alle 11), un gioco a premi basato sul baratto. Vedremo.

E a proposito ui baratto: dal palinsesto di Canale 5 sparisce II buon paese che emigra su Rete 4 il lunedì al­le 20,30. Per gli appassionati precisiamo che non abbiamo detto ancora niente di Dallas solo perché la sua collocazio­ne è invariata: il martedì alle 20,30 seguito stavolta da Fai-con Crest anziché da Dyna* sty. Così come rimangono le rubriche di attualità, di mo­da e Nonsolomoda, e il lungo contenitore domenicale del pomeriggio affidato a Mau­rizio Costanzo. Un'ultima parola per l film, che del re­sto nel palinsesto di Canale 5 non hanno più l'importanza di una volta. Si punta sui filmissimi del mercoledì sera e si annunciano titoli come Rambo, Flashdance, Una poltrona per due, Sllkwood, Victor Victoria.

Italia 1 deve gran parte del suo successo alle fortune di Drive in e naturalmente non ci rinuncia. L'autunno vede perciò il ritorno del pro­gramma demenziale più ve­loce che si sia mai visto. Niente presentazioni, niente ospiti e niente pause. Sempre la domenica sera alle 20,30. E tra seguiti e ritorni anche Italia 1, come Rete 4, sembra assestata sulla continuità. Per esempio ritroviamo A Team, Magnum P.I. e tutti l titoli che hanno fatto di Ita­lia 1 la rete più giovanile e avventurosa. E sportiva, an­che. II basket, il football americano, Grand Prlxe Do­menica sport perseverano sulle loro postazioni di bat­taglia.

Intanto ritorna (per l'en­nesima volta!) Happy Days con relativo Fonzie (Henry Wilkler), una serie che com­prende complessivi 231 epi­sodi prodotti negli Usa nel­l'arco di II anni (dal '73

all'84). E per fortuna ora hanno smesso di produrne. Tra le produzioni nazionali rimane (mercoledì ore 20,30) anche Ole il prezzo è giusto, sempre condotto da Gigi Sa-banl in compagnia di tre bei­le signorine, una novità pa­rallela al Parliamo d'amore di Simona Izzo su Rete 4 è quella di Marco Predolin che presenterà da! lunedì al sa­bato su Italia 1 II gioco delle coppie. Si tratta del gioco più antico dei mondo, una sorta di agenzia per cuori solitari che prevede la vincita di un viaggio a due e di una borsa (da tre milioni a cinquecen­tomila lire).

E Rete 4? Le ore, le testate, gli appuntamenti sono i soli­ti. Con qualche novità: l'im­migrazione del Buon Paese di Lippi dai sabato sera esti­vo di Canale 5 alla prima se­rata del lunedì. Invariato 11 gioco campanilistico. Inva­riato lo stile vagamente di­messo. La novità vera viene da Simona Izzo, la rossa che ci dice: Parliamo d'amore. È un programma-chiacchiera come Simona ha imparato a farne con Maurizio Costan­zo. O magari è lei che lo ha insegnato a lui.

Per il resto le promesse di Rete 4 vanno molto sul sicu­ro. Telenovelas (una nuova che si intitola Destini andrà in onda alle 14,15 tutti i gior­ni) non ne mancheranno, al­le solite postazioni. Come pure serial e telefilm che già conosciamo (Mike Hammer, e Matt Houston rimangono ancorati al giovedì sera). Ri­mane W le donne al venerdì (sempre con Andrea Giorda­na e Amanda Lear in compe­tizione). E rimane Maurizio Costanzo al mercoledì. Inve­ce un discorso a sé meritano i film che nel palinsesto di Rete 4 hanno uno spazio par­ticolare. Due prime serate (martedì e sabato) sono dedi­cate rispettivamente ai cicli Arrivano t mostri e Uomini veri. Tutte le tarde serate (dalle 23,30) prevedono film. Tanto per andare a dormire con gii incubi. Un'altra fa­scia di film quotidiani è quel­la delle 15 e in sostanza Rete 4 è l'antenna più cinemato­grafica che ci sia. Un rischio, fierché ormai il magazzino ilm è esaurito e ci vorranno

magari decenni per rico­struire un patrimonio di •prime visioni».

m. n. o.

LA CAMORRA è il tema dello sceneggiato di Raiuno intito­lato -Cuore di pietra» e diret­to da Steno, interpretato da Massimo Ranieri, Claudio Amendola, Carlo Giuffre.

• • • LUIGI PIRANDELLO, a 50 anni dalla morte, riceverà (da Raitre) un omaggio con la presentazione di numerose sue commedie messe in scena

.dalle maggiori compagnie italiane e con la presentazio­ne di film (-Come tu mi vuoi» con Greta Garbo, per esem­pio) e di storiche registrazioni televisive (con Romolo Valli. Giulio Bosetti, Rina Morelli). Appuntamento a met* ;.—'*--no.

BACIAMI STREGA è il titolo del telefilm con Philippe Le­roy e Valentina Cortese, diret­to da Duccio Tessari (il regi­sta dell'atteso -Tex»): il serial è stato prodotto da Raidue.

• • • PARLIAMO D'AMORE è la nuova trasmissione di Simo­na Izzo su Rctequattro, al sa­bato pomeriggio. Il posto del­la Izzo accanto a Costanzo, per il telefilm della domenica •Orazio», è stato preso da Emanuela Giordano, reduce da «Al Paradise-. - • • •

CORRADO ha una trasmis­

sione nuova. Anzi, una tra­smissione «vecchia». Lascia solo Costanzo nella domenica pomeriggio, ma dalla prossi­ma primavera porterà sul vi­deo (Canale 5) «La corrida», che ha presentato alla radio dal '68 al '76.

• • » CRAZY BOAT è il nuovo va­rietà di Raidue con Ivana Monti, Toni Ucci, Carlo Dap-porto, Maurizio Merli (regia di Romolo Siena), ambienta­to su una lussuosa nave da crociera. f » • • MARIANGELA MELATO è •Lulù», la soubrettina anni 60 protagonista di una comme­dia musicate in quattro pun­

tate, con Andrea Occhipinti. regia di Sandro Bolchi, per Raiuno.

• • « COLOSSEUM: Brando Gior­dani ed Emilio Ravel propon­gono anche quest'anno una nuova serie di filmati spetta­colari, sui giochi più curiosi del mondo (Raiuno).

• • • LISZT E RESPIGHI: neil'86 è il centenario della morte dei due grandi compositori e Rai-due si prepara a ricordarli con trasmissioni e concerti. A fine ottobre, intanto, appun­tamento con Domenico Scar­latti e l'orchestra Rai di Na­poli.

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LA STORIA di Elsa Morante arriva sul piccolo schermo. La protagonista sarà Claudia Cardinale. Il regista. Luigi Comencini. La rete, Raidue.

• • • LE 32 SONATE DI BEETHO­VEN, presentate da Raiuno con cadenza quotidiana, sono il fiore all'occhiello della sta­gione di musica classica del prossimo inverno: dirige il maestro Daniel Barenboim, ed ogni serata viene presen­tata da un attore, che propo­ne un ritratto di Beethoven.

• • • LIBERTY: gli appuntamenti autunnali con Folco Quilicì su Raitre riprendono con un» grande inchiesta con la con­

sulenza di Paolo Portoghesi. La serie, co-prodotta con Francia, Inghilterra, Spagna, Germania e Svizzera, propo­ne un viaggio nell'arte liberty europea. *<• .. • -

• • • COME RIDEVANO GLI ITA­LIANI, -Tutto di Titina De Fi­lippo», «Era belio sognare», «Nino Manfredi: made in Ila-ly»: sono questi gli appunta­menti con lo spettacolo legge­ro di Raitre. che propone que­ste gallerie di ricordi, dagli anni d'oro della satira, alla grande Titina, dal Quartetto Cetra ad un ritratto di Man­fredi.

DAL 2 SETTEMBRE il Tgl delle 20 viene visto anche negli Usa, nella zona di New York. Il Tg viene istradato verso gli Usa via satellite, registrato in uno studio di New York e messo in onda, qualche ora dopo, intorno alle 19, ora locale. Per 6 mesi

toccherà al Tgl , poi sarà la volta del Tg2. Sarà curioso e interessante poter misurare — al di là dell'impatto emotivo che il notiziario Rai potrà avere per il pubblico di origine italiana — l'esito di questo confronto tra i tg di casa nostra e quelli americani.

Ma se una piccola porzione di americani potrà vedere il Tgl , noi — quasi certamente, almeno per ora — non rivedre­mo «Linea diretta», la trasmissione ideata e lanciata da Enzo Biagi. le cui cure sono ormai interamente rivolte a «Spot», il settimanale di informazione che esordirà in prima serata su Rai 1 in un martedì a cavallo tra la fine di novembre e i primi di dicembre. Si sa che Albino Longhi, direttore del Tgl , non ha affatto rinunciato all'idea di ripresentare «Linea diretta» anche senza Biagi. Ma, realisticamente, è pressoché certo che per quest'anno non se ne farà niente, poiché appare impossi­bile sostituire Enzo Biagi senza correre seri rischi di «tenuta* della trasmissione.

Il «mix» che Biagi può garantire a se stesso e al pubblico sembra davvero irripetibile: una libertà e una autonomia a 360 gradi, a far da corredo a una ineccepibile professionalità: nessuna preclusione verso personaggi e argomenti, con la certezza che egli li «maneggerà» comunque con grande Im­parzialità, con un distacco che a tanti apare sconcertante, ai limiti della «banalizzazione», ma che è anche uno dei punti di forza, di credibilità del giornalismo alla Biagi. La sensazione è che in Rai covino due timori: un sostituto esterno potrebbe manifestare maggiore passionalità, personali opzioni, «ruvi­dezze» che lo esporrebbero a polemiche ed attacchi senza la possibilità di restituirli al mittente, come è in grado di fare Biagi; un sostituto interno non può godere, per lo stato delle cose in Rai. di altrettanta libertà e autonomia.

La sua piccola novità il Tg2 l'ha fatta esordire lunedì scor­so con «Incontri ravvicinati», rubrica di 50 minuti fatta di interviste a «gente comune e no«. Il programma è stato realiz­zato da Luca Ajroldi e Antonio Lubrano. coppia già affiatata all'interno del Tg2, entrambi accreditati di ottima cifra pro­fessionale. Ma «Incontri ravvicinati», al di là delia sua quali­tà, è una meteora, destinata in questo periodo ad occupare lo spazio di prima serata, a) lunedì, che appartiene a «Di tasca nostra», la rubrica sui consumi che costituisce ormai un car­dine del sistema informativo non solo del Tg2 ma dell'intero servizio pubblico. «Di tasca nostra» tornerà presto e si tratta semmai - come propongono e sostengono i curatori della rubrìca, Tito Cortese e Alboreto Costa — di rinnovarla, ren­derla ancora più rispondente alle esigenze del pubblico.

Tuttavia al Tg2 c'è un ulteriore problema, che può acuire la situazione di stallo di questa testata. Ugo Zatterin, il diret­tore, è prossimo alla pensione. Si tende ad escludere una proroga dall'incarico e prende piede l'ipotesi di una direzione ad Interim. Basterà dire che una soluzione del genere fu adottata al Grl, allorché si dimise Aldo Rizzo: ma dopo tre anni al Grl c'è ancora una direzione provvisoria. Sarebbe dovere del direttore generale proporre i candidati alla dire­zione dei Grl e del Tg2. Ma si sa com'è: prima delle nomine si aspettano gli accordi nel pentapartito. Del Tg3 bisogna dire soltanto una cosa: che non sembrano esserci più parole per definire l'assurdo di una testata e di una rete condannate a una sorta di «perenne sperimentazione*.

Non è un panorama esaltante. Viene quasi da osservare che — con l'eccezione delle rubriche di Biagi e «Italia sera» — sembrano dare maggiori segni di vivacità e continuità le reti: da una parte con l'Informazione di tipo dlvulgatlvo-sclentifi-ca; dall'altra con l'informazione che percorre I cosiddetti

SOGNI E BISOGNI, l'ultimo (jlm di Sergio Citli, approda finalmente su Raidue: una storia della fame, ma senza tristezza. ^ EXIL, lo sceneggiato di sette puntate tratto dal romanzo di Lion Feuchtwanger, diretto da Egon Gunther, arriva su Raitre all'inizio d'autunno. Ma si attendono altri tre sce­neggiati (sempre su Raitre) italiani, tratti da romanzi

.d'autori italiani: «Fratelli» dal libro di Carmelo Samonà, diretto da Loredana Dordi, •L'amara scienza», tratto dal romanzo di Luigi Compagno­ne, regia di Nicola De Rinal­do, e «La famiglia Ceravolo», dall'omonimo romanzo di Melo Freni che cura anche la regia.

STORIA ILLUSTRATA: in collaborazione con la rivista di Mondadori viene varata quest'autunno una nuova ru­brica storica settimanale di carattere divulgativo, presen­tata sulla terza rete.

x • • •

IL MERCANTE IN FIERA è il programma di Sandro- Pater­nostro presentato da Raiuno: un presentatore-banditore piuttosto insolito per un vec­chio gioco di società.

_ * • • G.B. SHOW: « il numero Quattro. Raiuno non demor-

e, e per la quarta stagione consecutiva intrattiene il suo pubblico con le gag di Gino Bramieri.

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Il «quotidiano» più nuovo della Rai chiude i battenti e Biagi guiderà un «settimanale». E così l'informazione resta il capitolo più trascurato della tv: poche idee e neanche nuove

La linea? Non è in diretta Per Berlusconi la notizia fa -audience». Au­

dience significa pubblicità, cioè soldi. E Berlu­sconi — in attesa dei tg — punta sulle rubriche d'informazione, condotte dai migliori giornali­sti sulla piazza disposti a passare nel suo staff. Quattordici programmi di scienza, cultura, di­scussione. andranno in onda sulle tre maggiori reti private a tutte le ore del giorno, dalla mat­tina alla tarda serata. Vengono rispolverate vecchie idee della Rai. come le inchieste gior­nalistiche. vengono proposte nuove versioni di programmi di successo come -Quark». «Ce po­co da fare — commentano in casa Berlusconi — abbiamo visionato i programmi di scienza di mezzo mondo, ma quello di Piero Angela è il migliore, e quello il programma a cui ispirarsi*. Per condurre -Big-Ben* (Tanti-Quark) * stato scelto un «doppione» di Piero Angela: Jas Ga-vronski. che con Angela condivide un passato di corrispondente all'estero ed una passione per la ricerca scientifica.

Riconfermata la trasmistione di Arrigo L». • •Puntasene», sempre al mezzogiorno della do­menica, con replica a tarda sera, come vuole

l'editorialista delta -Stampa». Anche Giorgio Bocca resta con il suo «Prima pagina», che vie­ne anticipato di orario e forse con una trasmis­sione tratu dal suo libro sul terrorismo Resta anche «Campo aperto», la trasmissione sull'a­gricoltura, e -Le frontiere dello spirito-, tra­smissione religiosa di Padre Sorge. De Crescen­zo non farà più «Bit», ma al suo posto ci sari un anuova rubrica di informatica. Tra le novità annunciate un programma di Guglielma Zuc­coni dedicato ai problemi della carta stampata, mentre alla mattina del sabato o della domeni­ca xtrrk fatta una cronaca parlamentare con taglio divulgativo. Ancora, ad Aldo Rizzo viene affidato il -Dossier» settimanale, in prima sera­ta, risenato agli avvenimenti pia rilevanti de­gli ultimi anni.

Tre rubriche completano il quadro delle no­vità: turismo, benessere e consumo. Ed anche per quest'ultima c'è un punto di riferimento con i programmi dalla Rai: la rubrica sui con­sumi «ara infatti ispirata a -Di tasca nostra». ma al contrario. Saranno le aziende (e non I consumatori) le vere protagoniste. Altrimenti il business — a cui punta Bertinconi — va in malora.

•contenitori»: pensiamo — al di là dei gusti e dei giudizi — a trasmissioni come «Pronto, Raffaella...» di Rail o alla nuova rubrica di Rai2 — «Ad armi pari» — ideata da Gianni Minoli.

L'idea di Minoli è ancora una volta quella di mettere a confronto due opinioni, due personaggi «con le loro squadre» sui temi di attualità: ma soprattutto il gusto della novità viene dal tentativo di scoprire finalmente se e quanto la tv influenza il suo pubblico. All'inizio di ogni trasmissione ver­rà infatti presentato il risultato di un sondaggio su un cam­pione di italiani ed alla fine dell'ora di dibattito-scontro (ogni partecipante alla trasmissione potrà avvalorare le proprie tesi con l'aiuto di esperti, testimoni, tecnici, filmati, docu­mentari) un sondaggio telematico in diretta, con lo stesso gruppo di telespettatori intervistato in precedenza, dirà se e quanto la gente ha cambiato idea.

Ma ormai non bastano né fiori all'occhiello, né aggiusta­menti o tentativi più o meno modesti di arricchire l'offerta di informazione: è l'intero modello informativo della Rai che va rovesciato come un calzino e totalmente rinnovato risco­prendo anche il gusto del rischio, della s perimentazlone con un pizzico di audacia. Bisogna farlo, anche per tirarle fuori una volta per tutte queste benedette riserve di professionali­tà inutilizzata che c'è in Rai. Se ne parlò ampiamente e con grande serietà al convegno del Pei di un anno fa con decine e decine di giornalisti interni ed esterni alla Rai che contribui­rono a definire un pacchetto di idee per rilanciare l'informa­zione e il servizio pubblico. Ad esempio: la fine dell'assurda concorrenza tra le testate che vede Tgl e Tg2 ancora sovrap­porsi nell'edizione serale; inventare modelli di tg che si diffe­renzino non per il colore politico che vi viene cosparso sopra, ma per specializzazione; il notiziario secco e rapido; gli ap­puntamenti per le analisi e l'approfondimento degli avveni­menti; un quotidiano tutto sportivo; un telegiornale del mat­tino; nuovi modelli di impaginazione; ripensamento del ruo­lo del conduttore e dei telecronisti, specie per gli avvenimenti sportivi» Per quel che se ne sa non esiste presso la Direzione generale della Rai un progetto compiuto e complessivo in questa direzione. Ma non sarebbe stato 11 caso di mettere al lavoro un «team» di esperti sulla materia? Alla litigiosità, all'invadenza e all'arroganza del partiti la Rai avrebbe potu­to opporre un inedito scatto di autonomia; almercato delle poltrone (e degli introiti pubblicitari da garantire a Berlusco­ni) avrebbe contrapposto una ipotesi di rinnovamento del­l'informazione in grado di dare risposte sia al telespettatori che ai giornalisti del servizio pubblico.

Ma lo stato maggiore di viale Mazzini sembra preferire la guerra di trincea, la difesa delle residue casematte. Le que­stioni essenziali sono rimandate alle intese tra Craxl e De Mita e in questa attesa subalterna e paralizzante persino il rinnovo —• continuamente rinviato — del consiglio di ammi­nistrazione sembra poter diventare una trappola persino per chi — con piena leggitimlta, come 1 giornalisti Rai — ne chiede la nomina e annuncia azioni di lotta. Perché se di fronte al gioco del palazzo non c'è un segnale chiaro di auto­nomia da parte dell'azienda e di chi la governa, la situazione è ideale per i partiti che hanno Infeudato la Rai e per il suo concorrente privato. I primi continueranno a condizionare il messaggio informativo; il secondo potrebbe mettere a segno nuovi colpi. «Sua emittenza* Berlusconi ha riaperto, Infatti, 11 mercato per 1 giornalisti. A noti conduttori e professionisti del vari tg sta offrendo contratti d'oro per strapparli alla Rat e indebolire 11 servizio pubblico nell'unico settore In c»< esso è rimasto monopolista: l'informazione. Berlusconi sa che ora può contare non solo sul fascino del denaro; ma sulla rabbia, la delusione, le frustrazioni di tanti giornalisti Rai il cui lavoro e la cui professionalità meritano certamente qualcosa di più.

Antonio Zollo

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Massarini: «Risate tecnologiche con Formica e Hendel»

Un varietà Natura mode in Italy

per Mr, Fantasy Carlo Massarini, dopo avere ucciso a

sangue freddo Mister Fantasy nel pieno del successo, si è rinchiuso in uno stu­dio televisivo ad armeggiare con l tubi catodici per creare un altro divo imma­ginario. Un «Ulisse» tecnologico. Una •Alice» alla scoperta della scatola televi­siva.

•Non necessariamente... Sarà questo il titolo del nostro programma: Non ne­cessariamente. Un titolo che spiazza, volutamente vago: dice tutto e niente».

— K cosa dovremo aspettarci? •Un varietà. Sia ben chiaro: niente a

che vedere con il solito palcoscenico, il presentatore, l'ospite che arriva da die­tro le quinte, il balletto. Il nostro sarà un "tecnovarietà". Uno spettacolo fatto su misura per la televisione, con le sue antenne, le sue valvole, i suoi tubi cato­dici, la scatola casalinga. Dopo 30 anni di tv non basta più trasmettere quello che si fa in un teatro o al cabaret. Vo­gliamo inventare un linguaggio per il varietà che sia solo televisivo..

— L'idea quando e nata? Qual è il mo-dello a cui ti rifai? •Mister Fantasy nell'ultimo periodo

era già questo. Dopotutto è vero che quella trasmissione era un parto di Paolo Giaccio, ma l'avevo cresciuta io, anno dopo anno. La televisione non era più un ring, un salotto, una discoteca, la casa del presentatore, ma il vuoto: la scatola vuota dei televisore, in cui veni­vano buttate immagini. E ia gente ha capito cosa volevo fare. Uno spettatore mi ha regalato un televisore enorme, vuoto, con una foto di Mr. Fantasy che galleggiava dentro».

— Ma come è fatta la 'comicità tecno­logica»? Fa ridere? •È la fantasia applicata. La tecnolo­

gia permette di fare quello che fino ad

ora solo il fumetto riusciva a creare: mettere insieme il reale ed il fantastico. La tv è li luogo magico in cui si annulla ogni proporzione, in cui tutto convive: Al Paradise e Pippo Baudo, Marilyn Monroe e la partita di calcio, Cary Grant, Renzo Arbore, qualcuno piccolo piccolo, altri grandi come tutto lo schermo. Noi sfrutteremo questa ma­gia».

— Puoi fare qualche esempio? •Posso dirti che avremo tutto quello

che fa televisione, musica, comicità, spettacolo. Che sarà un programma molto frammentarlo, che ci è costato una fatica enorme perché i nostri sketch durano di media 30 secondi, che ogni pun.tata ci saranno dentro 20 idee diverse. E "colpa" mia, in parte, perché non sono un attore: ad un comico ba­stano due o tre idee per tirare in lungo un'Intera trasmissione, io invece le "butto via": le lancio ma le brucio in fretta. Di più non ti posso dire. La no­stra trasmissione andrà in onda fra tre mesi, ci siamo tenuti molto tempo per curare la post-produzione, 11 lavoro di rifinitura: altri nel frattempo potrebbe­ro rubarci le idee e per noi sarebbe un guaio. Sono sicuro che il nostro sarà un programma saccheggiato dalla pubbli­cità, perché lavoriamo sulle novità. Ma se altri ci precedono con invenzioni no­stre, anche rifatte male, ci bruciano. Pochi giorni fa mi è preso un accidenti: ho visto una pubblicità nuova che gio­cava su una trovata molto simile ad una nostra: volevo buttare via tutta una puntata

— Parli sempre al plurale: chi c'è con te? •Sono partito da solo, all'avventura,

ma per strada ho trovato dei compagni di viaggio. Per la prima volta firmo io il

programma, insieme a Gino Castaldo, che ha già fatto Gran paese varietà. E da quell'esperienza sono venuti anche Paolo Hendel e i "BI: 8 Problem" (sono I fratelli Ruggeri): sono alcuni dei per­sonaggi che lo "incontro" in tv. Nel pro­gramma ci sono anche inserti filmati che abbiamo girato la primavera scorsa con Daniele Formica e Massimo Lan-zetta: finti serial, finte telenovelas, finti spot pubblicitari, insomma, tutto quel­lo che c'è in una giornata televisiva».

— Hai detto che punterete sulla «frammentazione». Non mi sembra una novità: anche Giaccio sta lavo­rando su questa idea, con «Sotto le stelle», per esempio. •Infatti siamo venuti su insieme. Ma

la frammentazione è la grande scoperta di questi anni, la "ricetta" del Drive in, che forse è quello che ha colpito più nel segno: cosa succede se anziché tirare in lungo una gag la tiriamo in corto? Fun­ziona! Bella scoperta, vero? Tutta la tv moderna gioca su questa trovata, per­ché il pubblico raccoglie le cose migliori e "dimentica" il resto. Noi però inten­diamo lavorare molto sulla qualità, per questo puntiamo sul montaggio. Agli antipodi di Arbore, insomma. Mentre lui gioca sullo sbraco, sul chiacchieric­cio, e tira avanti una battuta in diretta per quattro minuti, noi stiamo chiusi in sala regia quattro giorni per uno sketch di 30 secondi. Siamo del maniaci».

— Che cosa vorresti da questo pro­gramma? «Che i critici dicessero: però, ci sono

dentro delle idee. Se lo dice anche il pubblico, allora ho fatto centro. E poi, è U mio primo spettacolo, mi piacerebbe avere un paio di grossi ospiti, ritrovar­mi con l miei idoli. Chi? Carlo Verdone e Raimondo Vianello». —g „ a r

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QUEI TRENTASEI GRADI­NI, atto secondo: Ferruccio Amendola e Maria Fiore ri­tornano su Raiuno, ancora su una sceneggiatura di Sergio De Concini. Cambia solo il ti­tolo («Little Róma»).

• • • AL BANO e Romina Power, Insieme alla Rettore e a Ro­berta Voltolina, saranno i. protagonisti di un varietà di Raidue (regia dì Giuliano Ni-cotra) dal titolo «Un cantante e dintorni».

• • • MAURIZIO COSTANZO SHOW: dopo tre anni, 150 puntate e 2100 ospiti, conti­

nuano le interviste in teatro, con una novità: ogni settima­na un «faccia a faccia» in pri­vato.

* * * TRANSFORMERS diventa un cartone animato: i robot che si trasformano sono stati ' la scoperta dei venditori di giocattoli nell'ultimo Natale. Adesso arrivano anche in tv, ; su Euro tv. Verrà trasmesso

- in - contemporanea con gli Usa. •" -\-._ ..:•.'-

FACCIAFFITTASI, il tele-' film di Gianni Cavina, con la .regia di José Maria Sanchez (ha già diretto per la Rai «La bella Otero») dopo la presen­tazione alla Mostra di Vene­zia arriva in tv, su Raiuno.

DON CHISCIOTTE di Mauri­zio Scaparro, il progetto mul­timediale (teatro, cinema, tv) che ha interessato anche l'A­merica, approda su Raidue. Protagonisti Pino Micol e 1 Beppe Barrai Musiche di Eu­genio Bennato. . v- '

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SUPERUOMO tecnologico anche in questo «Falco della strada», telefilm di Italia I de­stinato al sabato sera, che racconta di un poliziotto mo­tociclista che usa il laser.

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CRILÙ «tradita dall'autun­no»: Heater Parisi, infatti, ha perso per un soffio l'occasione

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Il 28 dicembre il cinema compie 90 anni, e Raitre lo festeggia con una non-stop di 30 ore: titoli storici,

videolettere di registi e tutto ciò che «fa film»

• A Alla maratona dei Lumiere Ventotto dicembre 1895: a

Parigi, nel Salone Indiano del Grand Hotel situato in boulevard des Capucines, si svolge la prima proiezione pubblica dei cortometraggi realizzati da Louis e Auguste Lumière. I due intrapren­denti fratelli hanno affittato la sala per la modica cifra di 30 franchi al giorno (gli in­cauti proprietari del Grand Hotel hanno rifiutato una percentuale del 25% sugli in­cassi) e se ne servono per presentare, alla sempre più incuriosita borghesia parigi­na, I film di un minuto (circa un centinaio, pare) da loro girati nel corso dell'anno (il marchingegno, chiamato ci-nématographe, era stato brevettato il 23 febbraio del '95). A metà gennaio del '96, dopo due settimane di proie­zioni, incassano anche 2500 franchi al giorno. La leggen­da vuole che, durante il film Arrivée d'un traln en gare, gli spettatori balzino sulle sedie, terrorizzati da quell'e­norme locomotiva che sem­bra uscire dallo schermo.

Ventotto dicembre 1985: il

cinema, nato come «spetta­colo» in quel lontano inverno parigino, compie ufficial­mente 90 anni. La terza rete della Rai si prepara a festeg­giare l'arzillo vecchietto con una maratona per la quale i cinefili dovranno affilare le pupille, imbottirsi di caffé e preparare 1 videoregistrato­ri. Dalla mattina del 28 di­cembre alla serata del 29 su Raitre andranno in onda fra le 30 e le 35 ore (gli orari pre­cisi sono ancora da definire) di cinema non-stop. L'idea è di Enrico Ghezzi, già curato­re e responsabile di alcuni ci­cli (cinema nero americano, nuovo cinema tedesco, non­ché gli attuali «Eccentriche visioni» e «Tutto-Rohmer») che hanno nettamente alza­to il tono, negli ultimi tempi. del cinema In tv. La Rai gli ha dato carta bianca e Ghez-zi sta ancora lavorando per strutturare questa maratona che ci riempirà gli occhi di tutto ciò che è cinema: film, pezzi di film, avanzi di film, riflessioni su film...

Il calendario preciso è an­cora tutto da definire. Ma le

«sezioni» della non-stop sono già stabilite, e potremmo co­sì riassumerle.

1) Film completi, ovvero trasmessi per intero: qualche rarità filologica per appas­sionati. come la nuova ver­sione di Queen Kelly di Eric von Stroheim appena pre­sentata a Venezia, l'edizione integrale di I cancelli del cie­lo di Michael Cimino e forse il raro Storia immortale di Orson Welles. E poi film dei grandi maestri che hanno fatto la storia del cinema: Frltz Lang (potrebbe essere 11 Metropolis musicato da Moroder, di cui Raitre si è appena assicurata i diritti), Friedrich Murnau, Jean Vi­go. Charlie Chapiin, Miche­langelo Antonioni. Stanley Kubrick (forse 2001), Rober­to Rossellini, Howard Hawks (sarà Un dollaro d'o­nore, anche come omaggio al western).

2) Pezzi di film, rarità da cineteca, sequenze scartate, insomma curiosità di fronte alle quali molti cinefili ver­ranno meno dall'emozione: ci saranno una sequenza di

Ivan il terrìbile che Ejzen-stejn scartò al montaggio, due brevi cartoni animati di Dziga Vertov, forse una se­quenza tagliata da L'avven­tura di Antonioni. e sicura­mente (poteva mancare?) una cospicua antologia dei fratelli Lumière.

3) Videolettere, o comun­que brevi film (in video o in pellicola non importa) confe­zionati per l'occasione, con a disposizione un tempo mas­simo di tre minuti: Fellini, Iosellani, Jean Rouch e altri registi hanno già aderito. Ogni autore avrà a disposi­zione tre minuti per riassu­mere il proprio rapporto d'a­more (o di odio...) con il cine­ma. E non mancheranno in­terventi d'autore più cospi­cui: Jean-Marie Straub por­terà un cortometraggio di montaggio, in cui ha interca­lato sequenze di un film mu­to di Grifflth con brani girati da lui.

4) Tra un film e l'altro, una valanga di «prossimamente», dagli anni 10 in poi. Ovvero,

come il cinema si può rac­contare in due minuti, basta provarci

5) Un'antologia di «pubbli­cità d'autore», dalle origini dello spot a oggi: per un tota­le di almeno due ore.

6) Un'antologia di video musicali: fatti da registi fa­mosi, o costruiti su citazioni da film.

7) Materiali dell'archivio Rai sul cinema: vecchi servi­zi da Venezia, ecc.

8) Una scelta di scene «cul­to» tratte da film famosi. An­cora non si sa quali: ma aspettatevi 11 bacio di Noto-rius, la scalinata del Po-témkln. la diligenza di Om­bre rosse.»

9) Forse una diretu con registi famosi. Forse uno spazio al critici (non come •presentatori», per carità: brevissimi interventi in cui, propone Ghezzi, «segnalare ciò che nella maratona man­ca. I buchi neri che abbiamo lasciato in questi novant'an-ni»). Forse... tante altre cose. Ma ci sembra che basti. Lun­gi dall'essere un'orgia di film. la non-stop di Raitre si

annuncia come un percorso negli annessi e connessi del cinema, nel laboratorio di un mestiere che è fatto anche di vuoti, di frattaglie, di cucitu­re che a volte partoriscono capolavoro. Dice Ghezzi: «Queste 30 ore vorrebbero muoversi, se mi consenti il gioco di parole, tra il "prossi­mamente** e il "remotamen­te" del cinema. Affrontare cioè l'infìnltamente lontano per poi arrivare ad interventi vivi, nati nel presente. Una filosofìa, sotto sotto, c'è: vor­rei ritrovare il cinema anche in quelle cose che apparente­mente non sono cinema, nel ritagli, negli scarti, nelle co­siddette "forme corte". Per questo anche 1 film interi sa-

_ ranno film maledetti, nati da lunghe vicissitudini, come Queen Kelly o I cancelli del cielo. Vorrei, insomma, co­struire dei "sentieri selvag­gi" all'interno del pianeta ci­nema». A !.. : 'ardi, per il pro­gramma. Siamo impazienti.

Alberto Crttpi

Alle 7 del sabato sera l'appuntamento d'autunno è con II gabbiano: la prima rubri­ca tv dedicata alla natura. Come presentato­re è stato scelto un etologo, Luigi Boitani. docente all'università di Roma. Come «star» ogni settimana ci sarà uno del tredici anima­li che vivono solo in Italia, dal camoscio al cinghiale italico (ma non il •cavaliere d'Ita­lia», che invece vive dappertutto) o una specie In via di estinzione. E poi servizi sugli am­bienti naturali, sul comportamento animale nelle nostre regioni, su quello che succede in zone più «esotiche». Per un intero quadrime­stre Raiuno, insieme al Wwf, alla Lipu e alla redazione della rivista di Mondadori «Airo­ne» daranno vita quasi ad un «esperimento»: la natura infatti non ha mai avuto vita facile in tv, nonostante la richiesta del pubblico ed il successo personale che riscuotevano perso­naggi come Danilo Mainardi (che qui e con­sulente) quando raccontavano ai telespetta­tori le storie «segrete» degli animali.

La rubrica partirà a novembre, ed ancora si sta lavorando sul numero zero (persino il titolo è ancora in forse, qualcuno propone «Il gatto e la volpe») ma già si conosce a grandi linee quale dovrà essere la scaletta del pro­gramma: oltre al ritratto dell'animale «made in Italy», infatti, la telecamera accompagne­rà gli etologi nello studio del comportamento di altri animali, più o meno comuni, presi in esame da équipe di diverse università italia­ne: da Parma a Napoli, scopriremo i segreti del mammiferi ma anche dei polpi e dei ricci. Dall'estero (e più precisamente dalla Bbc) so­no stati acquistati alcuni servizi su animali esotici: rappresenteranno però nella trasmis­sione soltanto uh angolo delle curiosità, per­ché l'obiettivo è quello di puntare l'attenzio­ne su cosa succede nel nostro paese, tra cam­pagne, boschi e mari.

Nei calendario dì Raiuno ci sono molti al­tri appuntamenti con la scienza. Il più atteso è forse quello che ci attende alla fine del pros­simo inverno: una serata intera presentata

da Piero Angela, a tu per tu con la cometa di Halley, In mondovisione. Alla fine di feb­braio, infatti, come accade ogni 76 anni, l'or­bita della cometa toccherà il punto più vicino alla terra, e gli scienziati appostati negli os­servatori australiani, del Sud Africa, del Giappone e della Germania si metteranno in contatto fra di loro, guidati da Piero Angela, per raccontare la cometa al mondo Intero.

Sempre ad Angela verranno probabilmen­te affidate altre grandi serate, sul filo della cronaca e dell'attualità scientifica. Nella fa­scia del dopopranzo (che da novembre si chiama 14-15 oggi...) verranno presentate nel prossimi mesi inchieste sull'Africa oggi (di Basii Davidson, storico dell'Africa), sul Viet­nam (storia delle due guerre, francese e ame­ricana) e sull'Amazzonla (un viaggio di gior­nalisti che testimoniano sulle violenze al­l'ambiente) per partire poi con una nuova serie di II mondo di Quark, tutta con, servizi nuovi, appena arrivati dall'Inghilterra (gra­zie all'accordo con la Bbc e con l'Ariglia) e dall'America (Raiuno sta stipulando una convenzione con National Geographlc, pre­stigiosa produttrice di documenti naturali­stici).

Sarà sull'Aids l'ultima puntata di Casi cli­nici, a fine ottobre: un'inchiesta pronta già da un anno e mezzo che è stata rimontata a causa dei ritardi di messa in onda, e che pre­senta una serie di interviste a medici ameri­cani sul male che sta preoccupando il mon­do. A novembre riprende Check up. una delle trasmissioni mediche più famose della Rai, che continua con la sua collaudata formula.

L'accordo che Raiuno ha stipulato con la Bbc per le tramissioni di scienza, sta intanto procedendo anche per quel che riguarda le co-produzioni: David Attenborough è nel Mediterraneo per girare II primo Eden, una serie dedicata tutta al «Mare Nostrum», con la collaborazione della Rai. E sempre grazie a questo accordo vedremo nell'inverno due serie di documentari, una sugli uccelli ed un'altra sull'estate artica.

dì sostituire la Carrà in «Pronto, Raffaella?» e di fare il sabato sera con Baudo. Do­vrà attendere il varietà di pri-

. ma vera. , . .:.• ..•.,.••>. , -M • « a a

. A VISO COPERTO è il nuovo sceneggiato dì Raiuno con

- Marlene Jobert. il jiiccolo Alessandro Lorentì e Ray Lo-velock. È la storia di un rapi­mento di persona, e del rap­porto tra ì rapitori ed il bam­bino prigioniero. .....

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CATHERINE SPAAK sarà la compagna - di Maurizio .Co­stanzo nell'avventura setti­manale di «Buona domeni­ca», l'appuntamento di Cana­

le 5 per i pomeriggi festivi. La Spaak avrà una rubrica, «Fo­rum», sui casi giudiziari. ** -. a a

FRANCO NERO e Olivia Hussey sono i protagonisti di «Gli ultimi giorni di Pompei», il kolossal di Raiuno già tra­smesso negli Usa. Regia di

' Peter Hùrit. La sceneggiatri-ce (Carmen Culver) è la stessa di «Uccelli di rovo».

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•MARINA MALFATTI è la «Teresa Raquin» di Raidue (in onda già a settembre), Io sceneggiato tratto dal roman­zo di Emile Zola e diretto da Giancarlo Cobelli.

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Ànnunciatissimi per la domenica «Ma non siamo orfani di Renzo»

Ecco «Quelli senza

Arbore» E allora, questa domenica? «No, io "Quelli della domenica"

non lo voglio fare. Non l'avrei fatto neppure se non avessi da terminare la sceneggiatura di Separati m casa, se non doves­si fare ii protagonista di questo mio film, se non avessi anco­ra da curare le vendite del mio libro 11 brodo primordiale. E stata un'esperienza irripetibile. Non lancava nessun ingre­diente: grazie ad Arbore certo, ma è stato soprattutto un caso del destino...»- Riccardo Pazzaglia ha detto no all'idea della domenica pomerìggio di Raidue, si è chiuso nella sua casa romana a curare 11 «business» creato al suo personaggio dal successo di Quelli della notte. Ma non ripete. Eppure su tutti i giornali sono già uscite indiscrezioni. Si parla di Quelli della domenica come di un programma prossimo venturo. Si dice che è certa l'adesione di Andy Luotto (che è in Egitto), di Simona Marchìnl (a Londra), di Roberto D'Agostino, Marisa Laurito e Dario Salvatori. E allora, che c'è divero?

«Vogliamo tutti uscire dalla gabbia di Quelli della notte — risponde Simona Marchini, ex segretaria perfetta — e io non voglio fare niente che abbia a che vedere con Quelli della notte: è stata un'esperienza stupenda, ma Irripetibile. Qual­cuno ci ha definiti «'orfani di Arbore": secondo me è una cosa stupida, siamo tutti professionisti e non siamo legati da quel­lo schema. E vero però che, quando è finita la trasmissione, abbiamo pensato — io. Andy, Marisa, D'Agostino e Salvatori — di lavorare ancora insieme. Abbiamo abbozzato anche un progetto, divertente, con situazioni paradossali. Ma l'idea di ritrovarci in uno studio Tv è venuta solo perché slamo amici, e lavorare con gli amici è più facile e produttivo..

Quindi non sareste Quelli della domenica? «E un gran di­spiacere per tutti che sia finita, è stata un'ubriacatura straordinaria. Ma non siamo più "Quelli della notte": è un cliché che ci limita, ci imbarazza, ci preoccupa. La cosa deve finire». . . . **. ...

•Getto acqua sul fuoco — insorge D'Agostino — Quelli della domenica non esistono: è terrificante che tre mesi dopo la fine di Quelli della notte escano ancora commenti, criti­che, che gli slogan che abbiamo lanciato all'inizio dell'estate reggano ancora. Quelli della notte era una trasmissione lega­ta a. genio di Renzo. Sarebbe follia fame del sottoprodotti. Certo, faremo ancora tv, ma non saremo mai né "Quelli della domenica", né "Quelli del martedì" o del mercoledì... In ogni caso, fuori da quel clichè». j ^ •

E Giovanni Mlnoll, capostruttura Rai, •padrino» di Quelli della notte e. In un futuro prossimo, delle trasmissioni dome­nicali del clan Marehlnl-Laurtto-Luotto-D'Agostino-Salva-tori, che ne dice? «È troppo presto, dobbiamo ancora discu­terne. Comunque una cosa è certa: la domenica forte di Rat-due, insieme a Piccoli fanst a Mlxerstarisc ci sarà), saranno loro. Come, si vedrà».

15 L'UNITÀ / DOMÉNICA 8 SETTEMBRE 1985

Una scena di «Sans toit ni loi» di Agnes Verde

Ma ora basta con le

mostre-monstre Da uno dei nostri inviati

VENEZIA — La. 42estma Mostra cinematografica è pronta per essere passata in archivio. Prima, però, occorre perlome­no ripensare un momento cosa è stata. Il buon operato della giuria, per quanto etereogenea essa fosse, i premi azzeccati, Il vistoso consenso della critica come del pubblico: la 42esìma Mostra è stata, dunque, la migliore delle Mostre possibili? Diremmo di no. È stata, piuttosto, una edizione né del tutto buona, né ancor meno tutta cattiva. Ha avuto ragione il giusto mezzo, l'equilibrata misura. Così nell'esito globale del­la rassegna competitiva, come anche in tutte le altre Iniziati­ve collaterali, complementari.

Per la verità a tale tendenza a marciare, come si dice 'sotto profilo basso; un'eccezione di un certo rilievo c'è stata. Ed è accaduto proprio nello scorcio conclusivo quando, precettati 0 sollecitati da un tam-tam segreto, efficacissimo, ministri democristiani e socialisti, funzionari e burocrati statali di grosso, medio, piccolo taglio sono confluiti qui, a ranghi ser­rati, per presenziare alla sempre gratificante 'passerella* tra l'Excelsior e il Palazzo del cinema.

Del resto, sopra la mischia, al di fuori delle parti, la fugace Incursione del presidente della Repubblica, Cossiga, ha avu­to per sé stessa un richiamo irresistibile per il notabilito politico e, ancor più, per i loro zelanti portaborse. Per una volta, insomma, il cinema, la Mostra veneziana sono stati piega ti al ruolo gregario di comparse, anziché di protagonisti a pieno titolo. Qualcuno sostiene che simile concorso dì po­tenti potrà propiziare condizioni dimiglior favore, di più effi­ciente operatività per la Biennale-cinema.

Nutriamo in proposito parecchi dubbi. SI sa, il potere re­munera e celebra soltanto sé stesso. Ricordate la morale già messa in campo da uno del più Inossidabili professionisti di slmili pratiche? 'Il potere logora soltanto chi non ce l'ha: Si intende, a Venezia '85. c'era anche lui. Si è preso fischi e Improperi per la sua improvvida trasferta sudafricana, ma, come al solito, non ha fatto una piega. Se ci è consentito II bisticcio, mettersi in mostra alla Mostra, vale bene qualche azzardo.

Da molte parti si è detto anche che il vincitore virtuale della 42esima Mostra veneziana è stato il ministro francese della Cultura, l'attivisimo, intraprendente monsieur Lange. Infatti, si sostiene, foraggiando con mecenatesca prodigalità 1 film di Ollvelra, Solanas, Vardaedl quanti altri sono capita­ti in Francia, lo stesso Lange avrebbe così garantito non soltanto l'attuale, pingue bottino del cinema francese, fran­cofono, franco filo a Venezia 85, ma avrebbe altresì consolida­to prospettive e progetti per un'azione culturale a largo rag­gio davvero producente.

Ecco, personalmente stentiamo a credere ad una tale ipo­tesi. Monsieur Lange è, certo, un uomo molto avveduto, ol­tretutto sa parecchie cose sul teatro, sul cinema, sulla cultu­ra. Di qui. però, a stabilire un meccanico, rigoroso rapporto di causa ed effetto tra quel che desidera, pianifica, dispone l'alacre ministro e quel che poi realmente si realizza, viene attuato dai singoli artisti o da particolare iniziative culturali ce ne corre.

Ovvio, comunque, che di fronte all'abulia, al caos, alle de­cisioni cervellotiche che governano, si fa per dire, le cose del cinema e più ingenerale della cultura nel nostro paese, Jack Lange ci fa la figura di un illuminato rivoluzionario, di un irriducibile, impavido innovatore. Guardassimo un po'al di sopra del Leone d'oro alla Varda e un po' oltre 1 consacrati outsider d'oltralpe quali Rohmer, Resnais, Tavernier, il resto del cinema francese risulta una 'landa desolata» quanto, se non peggio di quella dove vegeta malamente il cinema italia­no con temporaneo. Altro che mecena tlsmo, altroché politica Illuminata il signor Jack Lange fa, anche lui, come e quel che può. Fino ad ora, si può dire, gli è andata abbastanza bene. Tutto qui.

Tornando, tuttavia, alle cose nostre, alla Biennale-cinema, alla Mostra testé conclusa, se l'esito quantitativo sembra lusinghiero — più giornalisti, più pubblico, più attenzione In generale —, Il bilancio qualitativo appare sicuramente meno confortante. Come si fa ad Insistere col bislacco criterio di congestionare le ore del giorno, della notte di proiezioni a ritmo Ininterrotto e caotico pregiudicando, poi, nel fatti, qualsiasi utile, significativa esperienza?

Certamente, nessuno esige dalla Mostra veneziana che si faccia veicolo e tanto meno strumento passivo di lucrose imprese, di indebite sortite mercantili. Proprio per questo, dunque, la conformazione, la politica culturale della Mostra dovrebbero, a parer nostro, svincolarsi dalla costrizione con­dizionante e fuorviarne di voler costituire una sorta di vetri­na di tutto e del contrarlo di tutto. Va bene, in effetti, disloca' re, confrontare II cinema d'autore col cinema giovane,! film-spettacolo con l'opera-novità. Meno bene va, piuttosto, mi­schiare furiosamente tutto ciò e pretendere, poi, che Venezia-cinema, così come è, possa essere davvero ritenuta la miglio­re delle Mostre possibili. Slamo pessimisti? Stiamo a vedere. Per l'anno prossimo non chiederemmo di meglio che di esse­re smentiti. Più ben disposti di così.

Sauro torelli

«Io non ho mai scordato il cinema, qualche volta è stato lui

a dimenticarsi di me». Parla Giulietta Masina che, dopo 18 anni di «silenzio», è tornata a Venezia

Giulietta Masina in una inquadratura del film «Frau Holle» e, sotto, come apparirà in «Ginger e Fred» di Fellini

iulìetta dei ritorni Da uno dei nostri inviati

VENEZIA — Racconta Giu­lietta Masina: «Quando nel 57 Le notti di Cabiria ottenne l'Oscar, per l'America dovet­ti partire da sola. È un viag­gio che popola ancora i miei incubi notturni: lo sfinimen­to, l'emozione e quella sensa­zione di non arrivare mai, poi quella gente che parlava inglese e io, che mi esprimo bene solo in italiano e in ro­manesco, che mi sentivo un pesce fuori dell'acqua. Ma al fine la notte delle stelle mi fece un bellissimo regalo: a consegnarmi la statuetta d'oro Tu Fred Astaire in car­ne e ossa». Sorride, aggiunge che il «Fred» che ha avuto ac­canto negli ultimi mesi, Marcello Mastroianni, non si è certo potuto permettere, sul set, le scintillanti prodez­ze di un Astaire. Ginger e Fred, oggetto ancora non del tutto identificato come av­viene per ogni film di suo marito Fellini prima che ar­rivi agli occhi degli spettato­

ri, è di sicuro anche un rac­conto di sogni impossibili, di aspirazioni con cui il tempo è stato crudele, un film sulla vecchiaia: «Io e Marcello ab­biamo passato un mese e mezzo in palestra a sudare sui passi del tip-tap — am­mette — ma quello che ci è costato di più, amiamo tutti e due così tanto il ballo, è sta­to ballare male, con l'appros­simazione e la fatica dei due vecchi artisti del varietà usciti dalla fantasia di Fede­rico».

Lei, Giulietta è scattante invece come se avesse ven-t'anni di meno di quelli regi­strati all'anagrafe. Negli ul­timi dodici mesi ha lavorato In Ginger e Fred in un episo­dio della serie televisiva So-, gnl e bisogni di Sergio Cittì e in Frau Holle di Jurai Jaku-bisko, il film che ha accom­pagnato qui alla Mostra. E proprio di questo che voglia­mo parlare, il suo improvvi­so, plurimo ritorno al lavoro di attrice a 18 anni dall'ulti-

3 ^ , - h o T o r . . di John Huston

Come le case da gioco e quelle di tolleranza l'industria cinematografica ha leggi economiche anomale. Ora avremo anche le «azioni-film»

lì cinema è una roulette Nostro servizio

VENEZIA — 'Blood Simplex il «B mo­vie» americano che sta entusiasmando i cinefili e che in terra d'origine ha otte­nuto risultati commerciali più che sod­disfacenti. è stato finanziato dall'Asso­ciazione del Farmacisti del Minesota i cui dirigenti hanno accolto l'offerta di Tom Skouras, nipote di un famoso ex presidente della 20th Fox. •Choose me*. altro prodotto di successo, ha origini fi­nanziarie analoghe. Persino 'Fandan­go», il film che ha rappresentato gli Sta­ti Uniti nel programma della Settima­na Internazionale della Critica, prima di approdare al sicuro porto di Steven Spielberg, ha battuto la via della ricer­ca di investitori «puri» extracinemato-grafìci.

Sandro Silvestri ci ricorda queste co­se rispondendo a una domanda sulle nuove professioni che stanno sorgendo nel mondo del cinema e che spesso sono poco conosciute persino dagli addetti al lavori. Silvestri viene dalla Gaumont Italia di cui è stato uno dei dirigenti durante l'era Rosselllni. Finita quell'e­sperienza ha fondato un'azienda che opera, appunto, nel campo delle nuove forme organizzative del cinema.

Gli chiediamo qualche dettaglio e 11 discorso si allarga alla situazione del mondo dell'informazione, ai rapporti

fra piccolo e grande schermo («la televi­sione non è contro il cinema») e gli obiettivi da perseguire. Questi ultimi possono essere ricondotti a una sorta di sloan: Ti tornare al primato del produt­tore, ridimensionare la distribuzione, aiutare gli esercenti a una corretta ri­strutturazione delle sale. Dopo un cu­rioso parallelo fra cinema e case da gio­co o di tolleranza («in tutti questi posti non esiste un preciso rapporto con le leggi economiche e nessuno sa, prima di consumare, che cosa compra, né ciò che si è comprato lo si può restituire) e una puntualizzazione sul ruolo della te­levisione che dovrebbe funzionare da levatrice per la trasformazione di un artigianato (il cinema) in vera e propria industria imponendogli rispetto delle esigenze di mercato, il discorso approda alla Silvestri Associati.

È una sorta di agenzia di servizi che affianca il lavoro dei produttori sia in direzione dell'Italia sia verso l'estero. Nel nostro paese rappresenta una serie di aziende medio-grandi come la Hem-date (Terminator, Il gioco del falco), J*M {Hotel New Hampsln».. Rasorback), Hand Made Film (tutti I film dei Monty Python, Pranzo regale}, Qllnwood(Insignìficance, L'ultimo Im-peraforedl Bernardo Bertolucci). Silve­stri cura gli interessi di queste società, ne facilita 11 lavoro e offre loro progetti

italiani già pronti al via (soggetto, sce­neggiatura, cast, piano di produzione, _) che non dispongono dei capitali ne­cessari per essere realizzati.

Né questi sono gli unici referenti, vi­sto che, aggiunge il nostro interlocuto­re, vi sono nel mondo molti investitori •puri» o produttori di medie dimensioni pronti a tirare fuori i 10-12 miliardi di lire necessari a varare prodotti italiani di medie dimensioni che sia possibile collocare utilmente nel mercato inter­nazionale.

E lui di questi investitori ansiosi di mettere soldi nel nostro.cinema ne ha già incontrati? Scatta subito il solito scaramantico riserbo e l'unica cosa che riusciamo a sapere è le trattative sono a bun punto per due progetti entrambi basati su una sceneggiatura di casa no­stra ampiamente risciacquata In quel di Los Angeles, un cast quasi intera­mente americano, la regia di un autore Italiano e gli esterni da filmarsi in Sud America. li tutto, si badi bene, andrà in porto a patto che tutte le parti di questa operazione di vera e propria «architet­tura cinematografico-flnanzlarta» fun­zionino armonicamente, non esclusi «l necessari interventi —Ma produzione sulla parte artistica*. Auguri.

Umberto Rotti

mo film, La pazza di Chaillot. Nel frattempo ha fatto molte altre cose: ha re­citato in Eleonora e Camilla, sceneggiati televisivi di suc­cesso. ha scritto un libro, Il diario degli altri, raccolta di lettere ricevute ai tempi in cui teneva una rubrica su un giornale.

Inalbera le spalle sotto la giacca rossa (un Saint-Lau­rent), ci fissa bene con gli oc­chi di Gelsomlna, di Cabiria e nega: «Non ho mai pensato di abbandonare il cinema, è il cinema che ogni tanto ha abbandonato me. O meglio, che non mi ha concesso spes­so di Interpretare quel perso­naggi che desideravo far vi­vere, quelle donne che volevo portare sullo schermo. Sono solo un'attrice che ha tempi lunghi».

— Caterina de* Medici e Santa Francesca Cabrini, le donne di Antonioni, Liz­zani, Zeffirelli che avrebbe dovuto interpretare per il ciclo dal quale poi è nato,

unico frutto, «Ginger e Fred». Ecco i personaggi su cui ha sognato mentre fa­ceva 11 film, «ben scelti», in trent'anni. Cosa avevano in comune? •Essere donne vere, una

specie che è stata sempre ignorata dal nostro cinema. Grandi o piccole come for­miche, forti e ignorate. Don­ne da cogliere nella loro vita quotidiana, da fotografare mentre sono figlle.mogll, ca­salinghe, professioniste. Mi interessano, non sono fem­minista, si sa bene, ma mi sembrano la componente più Importante della società. La mia fantasticheria più amata, capisce, è stata quel­la di poter essere un giorno Rita, nella Storia della Mo­rante».

— Parliamo allora delle sue rinunce. Già prima di di­ventare attricedi prosa vo­leva diventare ballerina, poi cantante lirica. Rim­piange di aver tradito que­ste aspirazioni?

•Quando ero bambina so­gnavo di entrare nel corpo di ballo della Scala, ma era una strada difficile a quel tempi, costava troppo Impegno, era un lavoro che si bruciava In fretta. Poi ho studiato canto, finché non ho capito che 11 mio torace non era abba­stanza ampio, c'era la pas-, sione ma mancavano i mez­zi. Volevo esibirmi davanti agli altri, divertire: un gior­no ho capito che recitare era più adatto alla mia forma­zione, alla mia personalità Interiore e fisica». '

— Da attrice ha opposto al­tri rifiuti che poi avrebbe voluto rimangiarsi. Per esmepio di interpretare «La notte», come gli aveva chiesto Antonioni... «Ho avuto paura che il

pubblico non accettasse la mia trasformazione da clown della Strada in un per­sonaggio come quelli del film di Michelangelo. È stato uno sbaglio: mi sarebbe pia­ciuto guadagnarmi.un ango­lo nel suo cinema. È un regi­sta di cui amo molto temati­che, atmosfere. Certo, è stato un periodo di «no» detti trop­po in fretta: a Berlanga per Lazarlllo del Tormesea Ger­mi per Divorzio all'Italiana*.

— Una volta ha affermato che «La strada» era il film che le aveva rivelato quale tipo di attrice fosse. Cosa intendeva? •Gelsomlna era diversa

dalle donne di Goldoni e di Shakespeare che fino allora avevo interpretato. Federico ha scoperto la mia vocazione istintiva alla commedia del­l'arte, Il mio modo di recitare fatto più di fisicità, di gesti, che di parole. La cosa più bella che mi sono mai sentita dire sulla mia recitazione è stato un commento di alcuni giapponesi: osservarono che il mio ritmo, il mio genere nella Strada era singolar­mente affine alla recitazione delle loro attrici».

—La fiaba sembra cucita su misura per il viso di Giu­lietta Masina. Ma lei le fia­be le ama, le legge? •Mi piacciono le storie che

offrono un lieto fine. Con i buoni che vincono e i cattivi che pagano. Non troppo, ma almeno un pochino. Quando sullo schermo vedo gente che ammazza, fa stragi, ruba come se non fosse niente mi chiedo: ma 11 rimorso non c'è più, dove è andato a finire?».

— Dopo aver finito di lavo­rare in «Ginger e Fred» co­sa si propone di fare? «Ingrassare cinque chili:

in questi mesi sono arrivata a 44 chili, così non mi reggo in piedi».

Maria Serena Palieri

Son felice - T

dì essere arrivato terzo!

Da uno dei nostri inviati VENEZIA — A mela Mostra, nel fuoco delle polemiche nate dalle stroncature feroci di Legende di La donna delle meraviglie, aveva promesso di vuotare il sacco — un sac­co «pieno di amarezze» — una volta spenti gli schermi e assegnati i Leoni. Ma ades­so, in questo Lido mattiniero rinfrescato da una bella brezza e già abbandonato dal popolo dei festivalieri, Gian Luigi Rondi non ha più vo­glia di polemizzare e di ri­spondere. La lettura del giornali Io ha messo di buon umore (grandi servizi nelle prime pagine, cronache det­tagliate e commenti positi­vi); ancora qualche giorno di lavoro qui al Palazzo del Ci­nema e poi potrà tornare a Roma a scrivere le sue re­censioni. E perfino più «spor­tivo» del solito, con quella maglietta bianca a maniche corte e quei pantaloni di co­tone grezzo.

— Tutto passato, allora, Rondi? Una settimana fa lei aveva promesso intervi­ste incendiarie contro «i crìtici miopi- che fanno a pezzi i film della Mostra, ma ora la querelle sembra già chiusa™ 'Nessun ripensamento di­

plomatico. Resto dell'idea che, delle tre che ho fatto fi­nora questa Mostra è di gran lunga la migliore. Le stesse scelte della giuria conferma­no, mi sembra, la mia opi­nione. Quanto al battibecchi dei giorni scorsi, vorrei esse­re preciso: quando vedo che 11 mestiere del critico, anche ai miei danni, non viene esercitato bene, ne soffro. Perché aggredire i film con tanta avversione epidermi­ca, con toni così pregiudizia­li? Durante la Mostra legge­vo le recensioni dei miei col-leghi per confrontare Idee e posizioni, ma spesso vi tro­vavo solo Improperi. Penso al vilipendio cui e stato sot­toposto Bevilacqua da un re­censore (Morando Morandi-ni, anche se Rondi il nome non lo fa esplicitamente ndr) che francamente, dopo la successiva stroncatura del film di John Huston, stento a chiamare ancora collega. Ma penso anche alla crudeltà con la quale l'anno scorso fu tramortito e fatto a pezzi li povero Marco Ferrerl per 11 suo II futuro è donna».

—Sarà come dice lei. Eppu­re più di una volta si è avu­ta Ia'sensazione che Rondi difendesse i film della Mo­stra come fossero firmati da lui. •Vorrei ricordarle che noi

critici (io faccio questo lavo­ro da 38 anni e non lo cam­berei con nessun altro al mondo) esercitiamo una funzione di estrema respon­sabilità. Spesso la carriera di un cineasta è nelle nostre mani. Una stroncatura può costargli — vedi appunto Ferrerl — anni di silenzio. Per cui dico: criticate pure, esprimete le vostre riserve, ma non offendete. Quando Portoghesi dice che qualche regista italiano non viene vo­lentieri qui a Venezia perché ha paura della critica e non vuole esporsi ad una lapida­zione, dice certamente il vero su una situazione alquanto spiacevole. La stessa Lina WertmUiler, di cui avrei ac­cettato volentieri il nuovo film se fosse stato pronto, mi confessò un giorno: "Venezia può togliere molto più di ciò che dà". Probabilmente non ha del tutto torto».

— Va bene, però lei non può pretendere di mettere d'accordo tutti. Scrivere male di «Legend» non si­gnifica necessariamente criticare la gestione Rondi. •Lo spero. Ma ultimamen­

te mi sembra d'essere sem­pre frainteso. Di ogni cosa qui si fa un caso. Guardi 11 "giallo" che ranno montato sulla partenza di Ichikawa. Hanno perfino scritto che, nelle stanze dell'Excelslor, c'era un sosia_».

— Passiamo ad altro. È proprio vero che il mercatc cambia e che Rondi gli va dietro? Dopo le sue lamen­tazioni sulla morte del ci-

- nema e sulla trionfale vit­toria dell'elettronica, lei sembra essere, ora, pia otti­mista.. •Sì, ho modificato alcune

mie posizioni, ho cercato di allestire una Mostra che fos­se capace di superare quello steccato fra arte e pubblico, tra cinema d'autore e grande spettacolo che una certa ci­nefilia intollerante aveva co­struito in altre stagioni. Ma tutto ciò è servito a poco. Pri­ma mi accusavano di essere "elitario", di pensare solo al­l'arte, alla poesia. Io ho ri­sposto alle critiche mettendo In concorso Greystoke fan-

Gian Luigi Rondi

no scorso e Legend quest'an­no. Però lei ha visto come è andata a finire... Comunque fai non ti danno mal ragio­ne».

— E della magra figura fat­ta dal contingente italiano che cosa pensa? Anche lì è colpa della critica? •Accetto la battuta, ma

vorrei ricordare che le cose dette e lette in giro non corri­spondono a verità. Per quan­to mi riguarda, data la quali­tà non esaltante dei sette film candidati (in lizza c'era­no anche Faccini, Orsini, Del Monte, Avati...), avrei fatto perfino a meno della quota Italiana. Io volevo Macche­roni di Scola e Ginger e Fred di Fellini, ma entrambi, mol­to gentilmente, mi hanno spiegato che i loro film non sarebbero stati pronti In tempo. Come non Inchinarsi di fronte a Scola quando ti dice, malinconicamente, di non poter presentare un film in una versione in cui noti attori napoletani parlano in inglese?».

— Senta, Rondi, sì parla di un raddoppio del mandato. Insomma, di altri quattro anni suoi alla guida della Mostra. Sono solo chiac­chiere? •Mi permetta di non ri­

sponderle. E una questione delicata che riguarda il Par­lamento (si tratterebbe di modificare Io statuto della Biennale, ndr) e l'orienta­mento dei partiti».

— D'accordo, cambiamo discorso. Idee per il futuro? «Ho intenzione di mante­

nere gli spazi sperimentati quest'anno, ma saremo più sellettlvi per la «De Sica» e forse riusciamo anche noi, come già accade a Cannes, ad avere un mercato. Amo I festival con gli itinerari •orizzontali» divisi per fasce orarie e interessi del pubbli­co. In ogni caso, cercherò di rendere ancora più stretto e corposo li rapporto tra cine­ma degli autori e cinema del giovani, aprirò il concorso al buoni film di Intrattenimen­to».

— Purché diretti da grandi - nomi?

•Sì. Vuole che le sveli un segreto? Se Back io the Fu­ture fosse stato firmato, ad esemplo, da un Rldley Scott quasi quasi lo avrei messo in gara. Ma poi chi II avrebbe sentiti l miei colleglli?».

Mtchtla A fìttimi

16 l'Unità LA FESTA L'UNITÀ / DOMENICA 8 SETTEMBRE 1985

Visitatori: un milione Incasso: tre miliardi

A Ferrara un'altra

domenica alla grande

Da uno dei nostri inviati FERRARA — Sarà grande, sarà «troppa», ma in giorni come questi la Festa ci vuole proprio tutta. E la domenica del «giro di boa*: si fa un primo bilancio, ci si prepara alla grande settimana finale. Prima di chiedere i «numeri» ai responsabili dei diversi settori, basta guardarsi in giro, vedere la piazza ed i viali pieni di gente, i ristoranti ed i dibattiti affollati, i parcheggi pieni di auto, per capire che la Festa sta andando bene. E oggi la Festa sarà ancora più «piena»: verrà la gente che vuole vedere la «città delle torri» in ogni suo angolo, con calma, con un'intera giornata a disposizione, verranno dal­l'Emilia-Romagna e da tutto il Paese, magari per una prima visita, in attesa dell'appuntamento finale, domenica prossi­ma. A Ferrara, dopo i primi giorni di «collaudo», sono tran­quilli. Ora sono sicuri di potere affrontare anche la grande settimana finale. A garantire questa tranquillità è il compa~ gno più importante della Festa, a cui tutti si rivolgono per sapere come sta andando: il compagno Incasso. E venerdì notte, poco dopo l'una, il compagno sopra citato ha dato il suo responso: nei primi dieci giorni, quelli iniziali, si sono superati i tre miliardi. Stiamo andando bene — conferma l'amministratore della Festa, Gaetano Marani — la tabella di marcia è rispettata, anzi, siamo un po' più avanti. Ma ricordo che l'obiettivo è di nove miliardi, dobbiamo ancora lavorare molto. Ce la faremo, comunque, con l'impegno di tutti i com­pagni impegnati nei diversi servizi». «Secondo i miei calcoli — dice Vittorio Campione, responsabile nazionale delle Feste dell'Unità — con la giornata di ieri,' sabato, abbiamo rag­giunto il milione di presenze. La distribuzione dei consumi, all'interno, è sostanzialmente omogenea: non ci sono settori vuoti ed altri in tilt; siamo riusciti a fare una Festa che corrisponde agli interessi della gente. L'età media dei visita­tori si abbassa, non perché non vengano più gli anziani, ma perché aumentano le presenze dei giovani. Vorrei fare un'al­tra osservazione: la scelta degli spazi speciali (come il Drive in, il Bar sport, il Ghiaccio Bollente) si rivela sempre più positiva: sono davvero dei luoghi dì intrattenimento, ristoro e spettacolo, che riescono a trasmettere un'immagine anche all'esterno della Festa. Il dibattito politico sta acquistando concretezza, e parte del merito è anche della stampa, che ci ha stimolato. E poi, personaggi come De Benedetti o Benve­nuto ci hanno aiutato ad entrare nel merito dei problemi: a noi adesso spetta trovare le risposte». • "

Questa domenica non è ancora passata, e già si pensa all'altra, o meglio a tutti e tre i giorni finali. «Il nostro gruppo di allestimento — dice Maurizio Genesini — non si è mai fermato, anche dopo la partenza della Festa. Abbiamo visto che mancavano alcune strutture, e le abbiamo costruite. Gio-

Alla Tenda bianca le cartelle per sottoscrivere per l'Unità FERRARA — La tenda bianca dell'Unità è diventata ormai da anni un simbolo della Festa nazionale. È sotto la tenda che si svolgono alcuni dei dibattiti più interessanti e affollati. Ed è anche sotto questa tenda che si raccolgono i contributi in cartelle a sostegno del nostro giornale. Invitiamo le organizzazioni del parti­to. i visitatori e gli amici che intendessero sottoscrivere durante la visita a Ferrara a recarsi presso i compagni della tenda e ritirare le cartelle. Queste le prime sottoscrizioni per l'Unità raccolte sotto la tenda: Ulisse Biagi di Rovigo, 1.000.000; Isora Bernini di Mantova, 20.000; Giovanni Piretta, 50.000; Luigi e Bruna Bianco, 100.000 (raccolte a 500 lire alla volta); Antonio Di Tria, 100.000; i compa­gni del sindacato Spi-Cgil di Carrara-Avenza, 250.000.

Il biglietto Fs per la Festa si trova in ogni stazione Chi intende utilizzare il treno per recarsi a Ferrara, alla Festa, può acquistare in qualsiasi stazione Fs il biglietto indicante come ter* minale appunto la Festa. A questo scopo le Fs hanno utilizzato linee e mezzi già esistenti, ovvero quelli della linea Ferrara-Raven-na-Rimini i cui normali convogli, ad iniziare dalle 16, fermano alla Festa sia in andata che in ritorno. È stata poi istituita una serie di corse speciali (10 nei giorni feriali, 13 o 15 il sabato e la domenica) tra la stazione centrale di Ferrara, la Festa e la stazione di Gaiba-nella, in direzione Ravenna. In quest'ultima stazione la «navetta» (500-600 posti a corsa) compie la manovra di inversione per il rientro a Ferrara. L'ultima corsa utile è alle 0.50. Il biglietto di sola andata delle corse speciali costa 700 lire, quello di andata e ritorno 1.200 lire.

Un Nicaragua che vive, lavora e riscopre le tradizioni Basta con le immagini di dolore, di distruzione, di guerra. Abbia­mo deciso di cambiare il nostro biglietto da visita: d'ora in poi vi mostreremo un Nicaragua che vive, che vuole vivere, che lavora. riscopre le sue tradizioni e le sue radici socioculturali. È ciò che dice Anna Foca, rappresentante del Molisv (Movimento liberazio­ne e sviluppo) mentre fa da guida ai visitatori alla mostra dei prodotti dell'artigianato nicaraguense organizzata all'interno del­la Festa. Esposti e non in vendita si trovano oggetti di terracotta, di fibre vegetali, di legno, strumenti musicali, giocattoli, tappeti, amache, sedie a dondolo, collane e bracciali in avorio. Curatrice della mostra è l'antropologa Marinella Miano. Organizzatori l'Arci e il Molisv per conto del ministero della Cultura, dell'Unione degli artigiani e dell'impresa dell'artigianato del Nicaragua.

L'interprete di Stalin: «Fondamentale il ruolo del Pei» FERRARA — È stato interprete di Stalin, ha trascorso una vita in diplomazia, ora è il direttore della rivista sugli Stati Uniti dell'ac­cademia delle Scienze dellUrss, Valentin Berezhkov ha partecipa­to alla Festa di Ferrara ad un dibattito su Yalta ed ha avuto uno scambio di opinioni con i giornalisti italiani. Inevitabile una do­manda sui rapporti tra Pei e Pois, che Berezhkov ha elegantemen­te glissato. «Io mi occupo dei rapporti tra Usa e Urss — ha detto —, e non conosco a fondo la politica del Pei». Ma poi ha ammesso di conoscere i termini del dibattito che impegna i partiti comunisti occidentali ed in particolare quello italiano: «È molto importante che il Pei definisca la propria strada futura perché ha un ruolo fondamentale in Europa».

Domani pomeriggio riunione di interpreti e accompagnatori Tutti i compagni e gli amici impegnati come interpreti e accompa­gnatori delle delegazioni ufficiali estere invitate alla Festa nazio­nale dell'Unita sono pregati di partecipare ad una riunione che si terrà domani, lunedì, alle ore 18, presso il ristorante cubano.

Si va verso il «rush» finale Primi, importanti risultati «Ormai è fatta», dicono gli organizzatori -1 dibattiti

vedi mattina abbiamo deciso che servivano un altro stand di frullati ed una pasticcerìa, e ieri mattina la pasticceria ha sfornato le prime paste. Alle sezioni abbiamo chiesto un ulte­riore impegno: i compagni sono disponibili, vogliono che la Festa funzioni. Negli ultimi tre giorni, avremo l'aiuto dì altre federazioni. L'hangar dove sono stati dipinti i pannelli verrà trasformato in un centro di produzione di panini. Avremo altri nove punti di ristoro. Già adesso stiamo lavorando in altri punti della Festa: sta arrivando più gente del previsto, deve trovare un'ospitalità adeguata». «Tutto il nostro lavoro — spiegano Ivan Ricci e Oder Pareschi che gestiscono il magazzeno — passa attraverso il computer. Per noi è un'e­sperienza nuova, a volte anche difficoltosa. Se un ristorante dimentica di ordinare un cartone di pelati, bisogna fare una nuova scheda, inviarla al centro calcolo. Ma è comunque un lavoro utile: ogni giorno possiamo conoscere la situazione precisa di ogni stand della Festa, ed in più accumuliamo dati che saranno molto utili a chi, dopo di noi, dovrà organizzare una festa nazionale.

Dopo avere staccato i telefoni, per avere cinque minuti di tregua, Alfredo Sandri, segretario della Federazione di Fer­

rara e responsabile della Festa, accetta di fare un primo bilancio. «Te l'avranno detto anche gli altri, ora siamo tran­quilli. Ci siamo avviati bene, e c'è più gente di quella che aspettavamo in questi giorni. Le preoccupazioni non manca­vano: una Festa nazionale richiede un impegno eccezionale, di migliaia di compagni per più di due settimane. La nostra non è una Federazione grande: 40.000 iscritti, con una popo­lazione di 380.000 abitanti, di cui 150.000 a Ferrara. Ogni giorno parlo con i compagni, e posso dire che, dopo il primo impatto, abbiamo capito che possiamo reggere. Chi non è stato impegnato, si presenta nelle sezioni e chiede di potere lavorare. E una festa grande, la gente vuole esserci. Leggevo stamattina, su un giornale, che noi comunisti di Ferrara prepariamo i tortellini, e gli altri discutono di politica. No, non siamo un partito che si accontenta dì fare la Festa e di prendere soldi. Quando si è saputo del prossimo congresso del Pei, abbiamo lavorato perché l dibattiti fossero centrati sui fatti concreti, avessero i piedi per terra. Credo che, in questi giorni, ad esempio con il confronto fra Reichlin e De Benedetti, sìa iniziata una discussione di merito, sulle que­stioni reali (e non su slogan ed ideologismi) che sta arric­chendo la Festa e la mette al centro del dibattito politico del Paese. Dibattito vero, e non battute. I compagni che lavorano alla Festa prima era irritati, perché in molti interventi nel dibattito precongressuale non si riusciva a capire la materia del contendere. Non riuscivano a collegare le parole e gli slogans ai problemi concreti da affrontare nella realtà. Era un tipo di discussione dalla quale si sentivano tagliati fuori. Ora c'è soddisfazione, perché si comincia a capire come il Pei vuole affrontare i problemi. La chiarezza, anche in chi non è d'accordo, è stata apprezzata».

Jenner Meletti

Le scienze si militarizzano Saranno i falchi a vincere? Le responsabilità dello scienziato: ne hanno discusso Carlo Bernardini (fisico), Fabri­zio Battistelli (sociologo), Alberto Oliverio (psicobiologo) e Stefano Rodotà (giurista)

Da uno dei nostri inviati FERRARA — Gli americani sono in gi­ro per il mondo a vendere alle industrie commesse per la costruzione di «viti spaziali». Serviranno per «tenere insie­me» le armi delle «guerre stellari». Come si fa ad impedirlo?

I biologi lavorano sul problema del controllo delle nascite, sulla fertilizza­zione artificiale, rendono sempre più so­fisticati gli strumenti dell'ingegneria ge­netica, approntano sonde biologiche. Queste ultime saranno in grado di dia­gnosticare i portatori di malattia, di predire loro quando e di cosa si morirà. Potendo, vorreste saperlo? Quali saran­no gli effetti?

II mito faustiano dell'espansione del­la conoscenza fino a perderne di vista i confini, i limiti, l'entusiasmo positivisti­co in una scienza «buona» e progressiva, viene sostituito oggi da un'idea, peraltro nemmeno questa nuova, dell'Apocalis­se. «Il futuro è il solo periodo che può ispirare paura», ha scritto Edward Kel­ler nel libro «Come si persegue la sem­plicità». La morte.'ancne quella guada­gnata in guerra, sta diventando «incom­prensibile». L'antinomia pace-guerra va sostituita con quella vita-morte. Il Dot­

tor Stranamore è solo. Cerca una rispo­sta, senza trovarla chiaramente, ai limi­ti della sua personale responsabilità di scienziato, su come possa contribuire a risolvere i problemi legati al rischio del­la distruzione totale quanto quelli del disarmo e della pace. Interroga il resto della società per sapere quanto sia con­sapevole del rischio al quale sta andan­do incontro, degli interessi «cattivi» che la stanno minacciando. Se la realtà fosse analizzabile in termini così manichei, di «buoni» e «cattivi», anche le risposte sa­rebbero semplici.

Invece non è così. Carlo Bernardini, fisico, Fabrizio Battistelli, sociologo, Al­berto Oliverio, biologo, Stefano Rodotà, giurista e presidente del gruppo della

inistra indipendente alla Camera, hanno affrontato allo spazio Libreria della Festa nazionale il tema della re­sponsabilità dello scienziato.

«Le colombe non vincono mai — ha affermato Bernardini —. Non fare è in­credibilmente più difficile del fare. So­no i falchi a vincere». Il generale Abra-hamson, che nei giorni scorsi è stato in Italia per vendere pezzi di «guerre stel­lari». Lo scienziato Teller, che si è ab­bracciato a Erice col nostro Antonino Zichichi (che sarà martedì a Ferrara). E

inutile illudersi. L'autonomia del ricercatore è sempre

più scarsa, avverte Oliverio. Sono le multinazionali ad imporre le scelte, a determinare gli indirizzi. Un dato forni­to da Rodotà: nel 1984 il contributo pubblico negli Stati Uniti per la ricerca aveva Io stesso peso dei finanziamenti militari, 15 miliardi di dollari. Nel bi­lancio previsionale '86 l'intervento mili­tare sarà di 39 miliardi di dollari, quello civile resterà a 15. La ricerca si milita­rizza. Un ricercatore troverà sempre po­sto nell'industria bellica. E un buon compenso. La comunità scientifica di­venta asfittica, cambia connotati. Al suo interno non circolano più le informazio­ni, subordinate come sono ai segreti del­le industrie, dell'esercito. Gli interessi del mercato spezzano la tradizionale funzione di contropotere dello scienzia­to riducendolo a un «consigliere del Principe».

Può darsi che, in questa situazione, qualcuno finisca per scegliere la strada apparentemente più semplice, quella di occuparsi d'altro, di cadere cioè — come ha messo in rilievo Battistelli — nell'in­differenza «ed interessarsi magari di in­namoramento, anziché di pace e guer­ra*: Di questi intellettuali, che vanno ad

impinguare «l'accademia degli ammuto­liti» ce n'è già una folta schiera.

Una possibile soluzione agli inquie­tanti interrogativi che stanno dinnanzi agli uomini di scienza è comunque ve­nuta dagli intervenuti al dibattito. La scienza non è riducibile a responsabilità individuali, a prospettive di carattere personale, a una sene di obiezioni di co­scienza a catena. Né si può giocare alla reciproca deresponsabilìzzazione, quel­la del politico, quella del tecnico. La scelta deve essere quella dell'informa­zione, della conoscenza, dell'istruzione. Non si può permettere che esista una casta che tenga la conoscenza nelle sue mani e che la usi a proprio piacere. Gli scienziati debbono darsi una nuova identità e nuove regole che non li isolino in un cieco empireo ma li immergano nella società. Allora la deriva può essere contrastata.

La fionda di Davide è l'informazione. La vittoriosa campagna contro gli euro­missili dei cittadini olandesi è un signi­ficativo esempio. Da una parte, dunque, conoscenza e trasparenza della ricerca, dall'altra la riappropriazione di una sor­ta di sovranità da parte dei cittadini.

Claudio Mori

Dalla nostra redazione -FERRARA — «Siamo nei guai, fatichi-mo a compren­dere i cambiamenti, le tra­sformazioni che stanno av­venendo nella società civile. Per la prima volta nella sua storia, il sindacato ha di fronte l'incertezza del suo futuro, mentre sta declinan­do come soggetto politico. In passato, anche dopo le scon­fitte, ci risplendeva davanti il sole dell'avvenire. Oggi questa certezza si è offusca­ta».

La confessione cruda è di Fausto Bertinotti, segretario confederale della Cgìl. Con lui, alla Fe*ta nazionale de l'Unità, discutono un tema difficile e provocatorio — il rapporto fra il sindacato e la cultura — Diego Novelli, già sindaco di Torino ed ora par­lamentare europeo e del CC del Pei, Luca BÓrgomeo, se­gretario confederale - della Cisl e Moe Foner, esponente del sindacato ospedalieri di New York, direttore del cen­tro «Bread and Roses» (pane e rose, dallo slogan di un fa­moso sciopero in Usa del 1912) che organizza un'in­tensa attività culturale per centinaia di migliaia di per­sone, negli ospedali della metropoli americana, so­prattutto neri e chicanos, i più sfruttati.

Circola una frase di Gramsci, mutuata da Fran­cis Bacon: «conoscere la real­tà per trasformarla». Il sin­dacato, fino all'onda lunga delle lotte del 1968-'69 — la realtà ricordata da Novelli e da Bertinotti è Torino — ha avuto i parametri per cono­scerla, per trasformarla. Ri­ferendosi, dice Bertinotti,

Cadute vecchie certezze il sindacato si interroga

e guarda alle nuove culture Novelli: «Il Pei ha scelto l'economia di mercato» - Interventi di Bertinotti (Cgil), Borgo (Osi), e del sindacalista americano Foner

per semplificare alla storia dell'operaio di mestiere, «l'o­peraio altamente specializ­zato» gramsciano, e alla sua vita sociale nei borghi, nei quartieri, nelle «barriere», poi dell'operaio comune di catena, nella fabbrica taylo­rista, nella «città operaia». Torino invasa dalle migra­zioni bibliche degli anni tra il '50 e il '60, dai meridionali addestrati in una settimana •come scimmie» alla Fiat, di­ce Novelli, fu un banco di

prova importante per il sin­dacato italiano, che però non seppe sempre svolgere una funzione educativa, spingere ad un disegno complessivo di trasformazione, indulgen­do anche a forme di cultura minoritarie,

•Prevalse l'emotività sulla ragione — ricorda Novelli — che non favori la maturazio­ne del movimento operaio». Il riferimento non è solo per ieri, è per oggi: «Quando par­liamo di cultura dobbiamo

sapere che ciascun cittadino, senza colonialismi e impe­rialismi, deve essere posto in condizioni di poter scegliere» dice Novelli. Per vivere in quale società?

Novelli risponde con un esempio: «Il Pei ha scelto l'e­conomia di mercato, che ra governata e diretta, che inte­ressa tutti noi. Ma non scor­diamo che al centro c'è l'uo­mo, il valore della vita. La di­sputa sui termini sul come cambiare questa società è se­condaria. Piuttosto, lamento che la sinistra, il sindacato,

I problemi comuni dei lavoratori europei

FERRARA — «Non c'è un caso sindacale italiano diverso da quel­lo tedesco, inglese, francese. Vi sono invece problemi comuni che obbligano a trovare risposte unificanti» ha affermato Michele Ma­gno, della direzione nazionale Cgil, nel dibattito «Relazioni indu­striali e democrazia economica» al quale hanno partecipato sinda­calisti tedeschi, svedesi, francesi. La riduzione dell'orario di lavoro (in Germania), Io scambio salario/orario (in Olanda), la cogestione industriale (alla General Motors negli Usa) hanno dato solo in parte risultati positivi. Per quanto riguarda il controllo sull'inno­vazione, Olle Hammarstrom, del Tco svedese, ha osservato che nonostante l'accesso alle informazioni aziendali «ben pochi sinda­calisti hanno reale influenza sulle decisioni dell'azienda». E il sin­dacalista francese Alexandre Lous ha aggiunto «che non basta più rivendicare informazione e controllo degli investimenti, quanto controllare le mutazioni tecnologiche*.

Io stesso nostro partito, spes­so non si oppongono ai mo­delli culturali, di vita, di con­sumo che negano l'uomo*.

La provocazione intelli­gente di Novelli funziona. La crisi e le trasformazioni, in­terviene Luca Borgomeo, ob­bligano il sindacato a non essere né corporazione, né comunità filosofica ma ad esercitare, con una media­zione culturale fra esigenze economiche e trasformazio­ne politica e sociale il suo ruolo degli anni Duemila.

È un compito straordina­rio. Negìi Usa affrontato in maniera pragmatica. Noi — racconta Moe Foner — por­tiamo la cultura direttamen­te nei luoghi di lavoro. Harry Belafonte, Jane Fonda, Pete Seeger, tanti altri uomini dello spettacolo e della cul­tura vanno nelle mense degli ospedali, da una città all'al­tra. C e un'intensa attività promozionale per questo programma, collegata persi­no all'Europa, a riviste, alla Tv. • In Italia il problema è più complesso, il banco di prova è l'innovazione e l'enorme effetto di trascinamento nel­la vita, nella cultura di cia­scuno dì noi, spiega Berti­notti. Il sindacato ha grandi difficoltà, ma può avere al­trettante potenzialità, può diventare una sorta di gran­de intelligenza collettiva le­gata ai nuovi saperi, alle nuove culture, ma sempre con una capacità di analisi critica. Non dimenticandosi mai di essere portatore di va­lori di eguaglianza, di solida­rietà, di libertà.

Franco Stefani

*16 OGGI SPAZIO CENTRALE ORE 18.00 «Sindacato e democrazia». Partecipano: Guido Ba­

gliori. presidente Casos-Cisl; Sergio Garavini, segreta­rio generala della Fiom: Pietro Ingrao. della direzione del Pei; Marino Regini, presidente dell'Ires. presiede: Giuseppe Cotturri, segretario del Centro riforma dello Stato

ORE 21.00: «Tecnologia e nuove professioni». Partecipano: Ottaviano Del lurco, segrotario generale aggiunto Cgil; Adalberto Minucci. della segreteria nazionale del Pei: Romano Prodi, presidente dell'Iri; Antonio Ruberti, rettore dell'Università degli studi di Roma; Claudio Signorile, ministro dei Trasporti. Conduce: Aureliana Alberici, responsabile della Seziona scuola della dire­zione del Pei.

TENDA UNITA ORE 18.00: «Le esperienze di governo della sinistra in Euro­

pa». Partecipano: Giuliano Amato, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri; Gianni Corvetti, della direzione del Pei. capogruppo al Parlamento euro­peo. Conduce: Rina Gagliardi, vice direttore de «Il ma­nifesto».

SPAZIO FUTURO ORE 18.00: «Innovazione e occupazione». Partecipano: Ken

Coates, deputato laburista: Charlie Hayes, deputato democratico del congresso degli Stati Uniti; Bruno Trentin, della segreteria nazionale della Cgil; Patricia Turner. del consiglio generale del Tue. Presiede: il se­natore Claudio Vecchi

ORE 21.00: «Fgci - CI». Partecipano: Pietro Folena. segretario generale Fgci; Antonio Simone, responsabile politico del Movimento popolare. Conduce Paolo Franchi, gior­nalista.

LIBRERIA ORE 21.00: «1969-1984. Quindici anni di trasformazione e di

crisi della società». Partecipano: Gaetano Arfé. sto­rico; Nicola Badaloni, del Comitato centrale del Pei; Corrado Morgia. direttore dell'Istituto «P. Togliatti» di Frattocchie; Aldo Zanardo. condirettore di «Critica Marxista», (in collaoorazione con «Critica Marxista»)

SPAZIO DONNA ORE 18.00: L'aperitivo in musica. Concerto. Chitarrista: Maurizio

Pagliarini. ORE 21.00: «Eros e Priapo» di Carlo Emilio Gadda, con Patrizia

De Clara. ORE 23.00: Cartoons: «Baby story». «Ego» di Bruno Bozzetto:

cAOS». «Samurai», «The room» di Yojil Kuri. ARENA ORE 21.45: Style Council in concerto. GHIACCIO BOLLENTE ORE 21.00: «É un'opera da tre soldi o una canzone da due

soldi? Recitiamo cantando». Partecipano: Furio An­gioletto. Carlo Freccerò, Daniele Formica. Vittorio Gio­vannea, Maurizio Micheli. Italo Moscati.

ORE 24.00: Quiz di mezzanotte. Sanremo canta. DRIVE IN - FGCI ORE 18,00: Video clips. ORE 22.00: «L'eroe incerto» - Film «La valle dell'Eden», con Ja­

mes Dean. LA CITTA DEI RAGAZZI ORE 18,00: Festa degli aquiloni. BAR SPORT ORE 21.00: Incontro con il campione Alberto Cova. Partecipa:

Francesco Conconi. Conduce: Remo Musumeci. gior­nalista de «l'Unità».

DOMANI SPAZIO CENTRALE ORE 18.00 «Beni culturali: una risorsa per lo sviluppo». Parte­

cipano: Andrea Emiliani, sovrintendente per i Beni arti­stici e culturali dell'Emilia-Romagna; Nino Gullotti, mi­nistro dei Beni culturali e ambientali; Luca PavoKni. dei Comitato centrale del Pei; Giuseppe Proietti, sovrinten­dente ai Beni culturali per la Campania e Basilicata. Presiede: Giuseppe Gherpelli, direttore dell'Istituto dei Beni culturali di Bologna.

ORE 21.00: ALTERNATIVA COME « U grande riforma». Parteci­pano: Aldo Bozzi, presidente della comm.ne bicamera­le per le riforme istituzionali; Rino Formica, presidente del Gruppo Psr della Camera; Edoardo Pema. della direzione Pei; Virginio Rognoni, presidente Gruppo De della Camera. Presiede: Alfredo Bertelli, della segrete­ria Pei Ferrara.

TENDA UNITA ORE 21.00: «Armi e droga». Partecipano: Pino Arlacchi. docente

presso l'Università della Calabria; Luigi Canoini, consi­gliere della regione Lazio; Raffaele Costa, sottosegre­tario del ministero dell'Interno; Carlo Palermo, magi­strato; Luciano Violante, vice presidente della comm.ne Giustizia della Camera. Presiede: Luca Fiori­ni, segretario Fgci Ferrara.

SPAZIO FUTURO ORE 21.00: «A dramma dea* fame nel mondo». Partecipano:

Aldo Ajeflo. direttore oWufficio europeo del Pnud; Franco Rute». deputato del Pr; Margherita Boniver. della direzione Psi; Morse Miensah, deR'Ifad: Alessio Pasquìni, deHa comm.ne Esteri del Senato: Gildo Ba­rak*. rappresentante delle Ong nel Comitato consulti­vo misto del Dipartimento cooperazione aio sveuppo (Mae). Presiede: Dino Santoienzo, del* comm.ne Esteri delia Camera.

ORE 21.00: «Vecchia cucina • nuovi appetiti». Partecipano: Carlo Bozzoni. Manlio Bmsatin. Aderto Caparti, Laura Krevder. Marco Riva. Gianni Sassi.

ANFITEATRO LEGA COOP ORE 21.00: «Musica per la pace: lasciate te stale agfc irwumera-

ti». Partecipane: Banda deEa pace, G. Franco Burchiet-laro, detta segreteria naz. Fgci: Daniele Formica, atto­re: Renzo Giannotti. del comitato centrale Pei: Lodovi­co Grassi, drettor* di «Testimonianze».

ARENA ORE 21.45: Cori e balli del Mar Nero. SPAZIO DONNA ORE 18.00: L'aperitivo in musica. Concerto di pianoforte: Laura

Perire, Paola TagMni. ORE 21.00: «Poesia ad eros» con rsabefa Marte*. ORE 23.00: Firn: «Estasi» con Hedy Lamarr, i primo nudo sulo

schermo. GMACCtO BOLLENTE ORE 20.30: Film: «f«too«*ood«»gnodite»(19€5).diE. Fizzarotti.

Video: Antoneflo Vendrtti al Circo Massimo. Music Movie: Jefferson Aiplene. Jo Cocker, Jknrni Endrhc.

ORE 24.00: Quiz di mezzanotte. Sanremo canta. DRIVE IN-FGCI ORE 18.00: Video clips. ORE 22.00: «L'oro* cattivo» - FBm «Rambo», AJberto Crespi. LA OTTA DEI RAGAZZI ORE 18.00: «Guarda quello: è un pagliaccio». H gioco del

BAR SPORT ORE 21.00: «Scopriamo l'Inter '85-86». Partecipano: Giacinto

Facchetti e Franco Marini.

DOMENICA 8 SETTEMBRE 1985 i : i » • l'Unità

; / ' ROMA 17 REGIONE

L'esercito dei precari-permanenti che va a timbrare 0 cartellino

Cercano un lavoro "vero" Collocamento, gli occupati in lista

«Vengono qui a timbrare il cartellino addirittura in tuta da lavoro, sporchi di fango e vernice. Ma che razza di disoccupati sono questi? A meno che — si in­terroga Il ragazzo, neodl-plomato e In cerca di prima occupazione, un novizio dell'ufficio di collocamento di Via Appla — non sia gen­te che fa lavoro nero come me. Io, ad esemplo, già mi arrangio a fare il fornaio di notte nel negozio di un amico di mio padre. Un la­voro a termine... poi non so».

Ma c'è anche chi, persa ogni speranza (forse però non l'ultima), Il precario si è abituato a farlo a vita. E come per un rito stanco e ormai privo di significato continua a frequentare l'ufficio di Via Appia. Per­ché «...non si sa mai». E del resto non è una novità che tanti continuano ad essere iscritti alle liste magari per usufruire di ticket sanitari, di esenzioni dalle tasse sco­lastiche dei figli, di facilita­zioni per l'assegnazione di case popolari e via di segui­to, Goria permettendo. Proprio a questa particola­re schiera degli occupati-disoccupati è dedicata la terza puntata di questa no­stra inchiesta.

•Sto per andare in pen­sione — dice un uomo sulla cinquantina — ma qui ci vengo lo stesso, mi serve

per avere la cassa mutua per mia moglie...».

Ma allora 1 disoccupati, quelli veri, che fine hanno fatto? «No, 11 problema dei senza lavoro esiste ed è drammatico — dice Salvo Messina, responsabile del dipartimento mercato del lavoro e programmazione della Cgll regionale —. Così come esiste 11 problema an­noso del ruolo che deve avere l'ufficio di colloca­mento. Un dato lo dimo­stra: nel 1984 a fronte di 107.000 avviati al lavoro a Roma e provincia, 106.578 lavoratori sono stati licen­ziati. E al margini di questo «travaso» continuo c'è 11 co­siddetto «sommerso»: il la­voro nero, precario, delle tante occupazioni che la gente si inventa. Occupa­zioni non garantite esposte a qualslaslrischlo, pronte a saltare In aria da un mo­mento all'altro».

Un fenomeno che sfugge a qualsiasi controllo. Il la­voro «non registrato» è dila­gante. «Anche se è bene te­ner presente — dice Messi­na — che gli occupati sono soltanto una parte degli iscritti alle Uste di colloca­mento. A Roma si contano circa 30.000 lavoratori im­piegati in aziende del tutto irregolari, in molti casi an­che ospitate in fabbricati abusivi. Oltre 4.000 sono ì centri (spesso e volentieri appartamenti, garage) do-

Molti degli iscritti svolgono attività nell'industria del

«sommerso» - Vanno all'ufficio di via Appia in tuta blu Aspettative e vantaggi

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ve si digitano dati, si perfo­rano schede: piccoli labora­tori, messi su da ingegneri, esperti di Informatica». Centri dove, naturalmente, il lavoro nero è la regola. E molti di questi lavoratori del "sommerso" ricorrono all'ufficio di collocamento soltanto per scrupolo, ma­gari sognando pósti nella pubblica amministrazione che non esistono più.

•Una realtà come quella della Capitale, fatta di ter­ziario, ricerca, industria, università — dice Messina — ha molto da offrire al la­voro «sommerso». E non ne­cessariamente si tratta di lavoro supersfruttato, an­che se non è registrato da nessuna parte». Aziende che espellono interi pezzi di produzione, una miriade di piccole cooperative e lavo­ratori anche nel campo del­la progettazione, studenti che si arrangiano facendo ricerche per l'università e per istituti privati, aziende artigiane che rischiano di andare a ramengo da un momento all'altro.

Chiudono le aziende tes­sili, ad esempio, nelle zone di Sora e di Prosinone, ma non diminuiscono gli ad­detti del settore. Anzi, au­mentano. Il tasso di attività del Lazio è in crescita, è del 40,1 per cento e cioè lo 0,8 in più rispetto al 1984. «Questa dispersione del ciclo pro­duttivo — osserva Salvo

Messina — è avvenuta nel­l'assenza più totale degli interventi pubblici. Ed 11 ri­schio è che gli occupati del "sommerso", un giorno si troveranno senza pensione, senza alcuna tutela e rico­noscimento degli anni di lavoro». Ecco perché conti­nuano a sopravvivere le iscrizioni alle liste di collo­camento di molti lavoratori già occupati.

I dati a disposizione sul •pianeta disoccupati», del resto, mostrano una con­traddizione che potrebbe confermare questa situa­zione. Secondo l'Istat (che considera «senza lavoro» chiunque non supera le 20 ore settimanali) i disoccu­pati nel Lazio sarebbero 215.000. Ma gli iscritti agli uffici di collocamento sonp circa centomila In più. E proprio questo l'esercito dei precari-permanenti che, pur avendo un'occupazione che dà loro da vivere, si Iscrivono ugualmente alle liste del collocamento? L'i­potesi appare credibile. Ma sempre di un'ipotesi si trat­ta: una radiografia precisa del «sommerso» non ce l'ha in tasca nessuno. Vecchi e inadeguati rispetto ad un'economia che cambia velocemente, neppure gli strumenti di rilevazione della disoccupazione ormai funzionano più.

Paola Sacchi (Continua)

Dopo il blocco dei cantieri del terzo lotto per la costruzione del raccordo Fiano-S. Cesareo

Basterebbe tirarla un po' quella «bretella» Una variante per salvare l'antica strada romana e l'oasi naturale - Dopo una lunga battaglia l'archeologo passa la mano al magistrato -1 reperti e i fagiani della Macchia del Barco - Il sindaco di Monterotondo: «La Regione ci chiama solo per sentire il nostro parere e poi...»

«Sì, sì, certo. Giustissimo. Basta fare una pic­cola variante e così avremo l'indispensabile rac­cordo autostradale e allo stesso tempo salviamo i reperti archeologici e quell'oasi naturale che è Torre Mancina». Queste cose l'archeologo Corra­do Pala se le è sentite ripetere un'infinità di vol­te. Intanto, però, le ruspe hanno incominciato a tritare alcuni .cocci, e puntano dritte per affetta­re la Macchia del Barco. Stava diventando una battaglia contro i mulini a vento la sua, ma all'ar­cheologo non piacciono i panni di don Chisciotte e così Corrado Pala ha passato la mano al magi­strato. Una volta esaminato il dossier il pretore di Monterotondo, Giovanni Lanzellotto, ha ordi­nato il sequestro de] terzo lotto della superstra­da: la famosa «bretella. Fiano Romano-S. Cesa­reo.

E così quando, dopo anni di incubazione, sem­brava che il progetto per creare una indispensa­bile valvola di sfogo all'ormai intasatissimo Grande raccordo tra la Salaria e la Tuscolana stava andando in porto, i lavori hanno subito un nuovo stop. Questa volta però non c'è di mezzo il solito improvviso ritrovamento di resti archeolo­gici. Dell esistenza dell'antica Nomentana erano

al corrente tutti. Quéi due chilometri e mezzo erano la «bretella» degli antichi romani che la usavano d'inverno quando lo straripamento del Tevere rendeva impraticabile la Salaria. Il pro­getto della Fiano-S. Cesareo prevede di posare l'asfalto delle sei corsie a ridosso dei basoli di pietra bianca della strada romana. «Un'assurdità — dice Corrado Pala —, basta "stirare" la bretel­la e si possono coniugare benissimo le esigenze "moderne" con quelle dell'uso per niente vecchio del patrimonio archeologico-ambientale. Non esistono nemmeno i soliti problemi creati dalla proprietà privata. La "bretella" — spiega Pala — passa attraverso i terreni dell'Istituto speri­mentale per la zootecnia e spostare il suo traccia­to di alcune centinaia di metri non è un'impresa impossibile. Certo — aggiunge Pala — costerà qualche miliardo in più, ma lo stravolgimento ambientale di una zona come quella di Torre Mancina costerebbe molto di più».

«La Macchia del Barco è un'appendice di quel­la più vasta di Gattaceca per la quale esiste un fìrogetto di parco pubblico. «Ecco allora — dice 'archeologo — che l'antica Nomentana una vol­

ta riportata alla luce (si tratta di togliere pochi

centimetri di terra) potrebbe divenire l'asse di un parco archeologico naturale dove si potrebbe gettare uno sguardo ai numerosi reperti romani e dare un'occhiata al volo dei fagiani*.

Far coesistere il vecchio con il nuovo in questo caso è un'operazione possibile, eppure nonostan­te le battaglie degli ambientalisti e degli ammini­stratori di Monterotondo c'è chi non vuole far deviare la «bretella». Di assicurazioni nel corso di questi ultimi anni ne sono state date molte. «Am­pie. furono quelle dell'alloro presidente della Regione, il socialista Giulio Santarelli, ma la fa­mosa variante è rimasta un pio desiderio. «Il pro­blema — commenta il sindaco comunista di Monterotondo, Carlo Lucherini — è che i comu­ni interessati alla "bretella" hanno le mani lega­te. Sì, certo, con la Regione e la società Autostra­de ci siamo incontrati diverse volte. Ma siccome abbiamo solo un potere consultivo ci chiamano per sentire il nostro parere ma poi.....

Certo è una storia alquanto strana. Tutti sono consapevoli dell'importanza della .bretella». D'altra parte le cifre parlano da sole. Una volta ultimato il raccordo tra la Al e la A2 non solo la distanza tra Milano e Napoli verrà ridotta di 14

chilometri consentendo un risparmio annuo di 15 milioni di litri di carburante e di 4 milioni di ore nei tempi di percorrenza, ma soprattutto ver­rebbe allentata quella morsa d'acciaio che strin­ge ora il Grande raccordo. Si calcola che sulla bretella passeranno 22 mila veicoli al giorno. Un terzo di questo traffico sarà composto dagli in­gombranti Tir. Entro tre anni (nell'88 è prevista la conclusione dei lavori) il Grande raccordo po­trebbe tirare un grosso respiro di sollievo. È tutto chiaro e nessuno si è mai sognato di «strangolare» la bretella e tutti i vantaggi che ne conseguono. Altrettanto razionale è la proposta della piccola variante eppure non si riesce a convincere i pro­gettisti a rimettersi al tavolo da disegno. Due anni fa la .bretella» fece scomodare anche il mi­nistro dell'Ecologia. Il liberale Alfredo Biondi fede addirittura un sopralluogo. Il ministro — secondo il resoconto fatto da un cronista — fu veramente colpito dalla bellezza incontaminata dei luoghi. Forse non si è ripreso dallo choc. Ed ancora una volta le decisioni dovrà prenderle un magistrato.

Ronaldo Pergolini

Prima intervista del neosindaco di Roma

Signorello ai romani: «Dovete avere pazienza» Cento giorni dopo le elezioni il «grande condottiero» della De perde la grinta - La finanza locale tra gli «affanni» della giunta

•È chiaro che nessuno ha nel cassetto la bacchetta ma­gica...». Il «grande condottie­ro» della De romana depone le armi. Cento giorni dopo la vittoria elettorale Nicola Si­gnorello, nono sindaco de di Roma, perde la grinta, la si­curezza di sé, e comincia a smussare vecchi giudizi duri e taglienti. La demagogia sparisce quasi. Davanti a sé c'è la città, I suoi problemi. E le mille difficoltà di un ente locale sempre più «strango­lato» dalle strette finanziarie del governo. La prima inter­vista di Signorello sindaco, concessa ieri a un'agenzia di stampa, è in sostanza un ap­pello alla città.

Il futuro dei romani infat­ti è poco roseo. E questo no­nostante la «grande svolta». «La situazione — dice Signo­rello — non lascia grandi spazi all'ottimismo, ma nep­pure ad uno sterile pessimi­smo». Nessuno, dunque, è in grado di fare il mago. «E quindi — aggiunge 11 sinda­co rispondendo alle proprie Iniziali facilonerie — non è pensabile poter risolvere per incanto i complessi problemi cittadini come quelli del traffico e della casa». Il pro­gramma del pentapartito co­munque ci fa sapere 11 sinda­co, c'è: è stato «già messo a

punto al momento dell'inte­sa». In questi giorni la giunta non sta preparando nessun progetto quindi ma sta solo verificando «proposte e pro­blemi segnalati dai singoli uffici e settori dell'ammini­strazione». Ma nessuno si il­luda: «Sin da ora — avverte Signorello — appare chiaro che le soddisfazioni che at­tendono nell'immediato la giunta saranno magre»».

Chi aveva sperato nel «grande cambiamento* do­vrà ricredersi. «Ai romani — fa sapere infatti il sindaco — dovremo chiedere tolleran­za, qualche piccolo sacrificio e sopratutto partecipazione. Una partecipazione nella consapevolezza che la giunta sta facendo uno sforzo per raddrizzare ciò che non va e definire la strategia più ido­nea-.*. Signorello però è preoccupato. Sopratutto per il quadro finanziario capito­lino: parla di «squilibri* che vanno colmati «rivedendo parte delle entrate e delle spese». Occorrerà rivedere alcune Indicazioni del bilan­cio — dice il sindaco — indi­viduando le reali priorità. In ogni caso bisogna «tutelare le fasce sociali più deboli», evitare di «Incidere sui servi­zi primari e di comprimere le spese fisse». Sul fronte delle

entrate Signorello annuncia già che ia giunta farà di tut­to per stimolare una «mag­giore coscienza contributi­va». E questo è l'unico punto chiaro del «programma fi­nanziario» del sindaco: più tasse quindi più entrate.

Ma, a parte le battute de­magogiche sui «buchi» del bi­lancio, Signorello alla fine è costretto a fare ì conti con una politica della finanza lo­cale che lascia scarsi margi­ni di manovra ai Comuni. E annuncia che il problema già affrontato con il mini­stro del Tesoro sarà oggetto di discussione anche con li presidente del Consiglio Cra-xl. «È urgente — aggiunge — individuare le esigenze prio­ritarie della città e su queste insistere nei confronti dello Stato. Verificheremo così la reale volontà del governo per quel che riguarda la sua Ca­pitale*. Il «grande condottie­ro* scopre quindi i problemi su cui i comunisti per tanti anni, da soli e criticati da molti, hanno insistito. Allo­ra, la finanza locale era solo una «scusa» del Pei, una «co­pertura» alle incapacità di governare.

Signorello Insomma cam­bia faccia. Da grande con­dottiero, a grande mediatore degli interessi del partiti. E

Nicol* Signorello

intanto fuori del Campido­glio i problemi esplodono: la casa, il traffico, la sanità. L'ambiente: un tema scot­tante, sul quale ambientali­sti quotati sono intervenuti chiedendo al sindaco con un appello di Italia Nostra e del­la Lega Ambiente il blocco dei lavori per il Parco Picco-lomìni, assalito dalle ruspe e dal cemento. Le nomine, un capitolo importante della questione morale, su cui in­siste con forza il Pei. «Occor­re prima di tutto — dice Wal­ter Tocci, vicegruppo comu­nista, rispondendo ad alcune notizie nelle quali già si dan­no i nomi dei nuovi presiden­ti delle municipalizzate — definire i metodi e gli stru­menti in grado di assicurare la trasparenza delle scelte e la competenza e l'onesta del candidati. Se la giunta si az­zarda a parlare di nomi pri­ma di discutere questi criteri net consiglio comunale — conclude Tocci — si assiste­rà al primo scontro politico del dopo elezioni».

Il sindaco è avvertito. E anche gli assessori, che sono stati con Signorello per quat­tro giorni (e ci torneranno martedì) nella sala delle bandiere a discutere chissà di che cosa in «gran segre­to».-.

Catergen: una

vittima a

Velletri? Esiste una remota possi­

bilità che a provocare la morte di Eris Borro, di 53 anni, avvenuta il 30 agosto a Velletri (Roma), sia stato il farmaco «Catergen* ed i parenti vogliono esserne certi. Per questo motivo si sono rivolti al sostituto procuratore della Repub­blica di Velletri Angelo Palladino, il quale ha ordi­nato ieri la riesumazione della salma e ne ha dispo­sto l'autopsia.

Nel corso dell'esame ne­croscopico, che si è svolto nel pomeriggio, il medico legale ha prelevato cam­pioni di tessuti da sotto­porre agli esami chimici e tossicologici per accertare l'eventuale presenza di tracce del farmaco. L'esito degli esami sarà reso noto entro trenta giorni.

In un primo momento la morte di Borro era stata attribuita a una causa na­turale. Successivamente i familiari, in seguito al cla­more suscitato dalle noti­zie sui possibili effetti leta­li del «Catergen*, sapendo che il loro congiunto ne fa­ceva uso, si sono rivolti al­la magistratura.

Agrario picchia

segretario della Cgil

Contusione al setto nasale con una prognosi di trenta giorni. Così, alzando le mani, gli agrari di Velletri trattano i sindacalisti che difendono i diritti dei braccianti. E acca­duto ieri mattina nell'azien­da Martella, dove il segreta­rio della Camera del lavoro dei Castelli Gastone Ognine-ne si era recato, insieme alla responsabile della Feder-braccianti, Adele Cacciottl su richiesta delle lavoratrici. Ma il direttore dell'azienda, Tommaso Martella, anziché discutere sui problemi posti dalle lavoratrici e dai due sindacalisti, ha preferito al­zare prima la voce e poi le mani sul segretario della Ca­mera del lavoro di Velletri.

Gastone Ognibene è dovu­to ricorrere alle cure dei sa­nitari. che gli hanno diagno­sticato una contusione del setto nasale con una progno­si di trenta giorni. Ognibene insieme alla responsabile della Federbracclanti dei Castelli romani doveva di­scutere con l'azienda sulle retribuzioni per la raccolta dell'uva. L'azienda aveva co­municato, infatti, alle lavo­ratrici che la paga sarebbe stata inferiore a quella con­trattuale. La Cgil, esprimen­do una dura condanna del­l'episodio. ha annunciato per i prossimi giorni «iniziative volte a stroncare questi at­teggiamenti antisindacall e provocatori».

Al Centro Paraplegici di Ostia

«Sono esplosi i macchinari di radiologia»

Una denuncia dei tecnici - «Per puro miracolo non ci sono state vittime» - I grossi problemi della struttura senza risposta

•Il paziente paraplegico stava per essere sottoposto ad esame radiologico. Tuttavia ancora non era stato disteso sul lettino e l'o­peratore non si era dunque avvicinato al macchinario. All'improvviso il gruppo radlo-geno ha ricevuto una scarica di tensione molto superiore al, normale dal trasformato­re ormai vecchio. È cominciata un'emissione incontrollata di radiazioni, durata per dieci minuti. Subito dopo è letteralmente esploso 11 tubo radiogeno, scagliando dappertutto materiale incandescente e spargendo sul ta­volo l'olio minerale».

La microcatastrofe, così minuziosamente descritta da un tecnico radiologo del Centro paraplegico di Ostia, non ha provocato vitti­me per puro miracolo. Sarebbe stato suffi­ciente qualche minuto di più perché l'inci­dente si trasformasse in tragedia: il paziente immobilizzato non avrebbe avuto scampo.

A quanto riferiscono gli operatori di radio­logia de) Centro paraplegici 11 «pericolo è 11 nostro mestiere» e di chi si sottopone ad esa­mi. Il macchinario è vecchissimo e nono­stante richieste, lettere di protesta, addirit­tura denunce alla magistratura del lavoro e alla Procura della Repubblica non si è mai provveduto se non a riparazioni. Queste sono eseguite ormai a ritmo bisettimanale e com­portano ogni volta una spesa di centinaia di migliaia di lire.

Una gestione dunque, quella del Centro

paraplegici che dipende dalla Usi Rm 13, an­che antieconomica. Qualcuno si è preso la briga di calcolare il costo complessivo di que­sto servizio, negli ultimi mesi scoprendo che con la stessa somma sborsata per le ripara­zioni si sarebbe comprato un impianto nuo­vo, con garanzie di sicurezza per pazienti e operatori.

Il Centro paraplegici di Ostia era una struttura specializzata dell'Inali che con la riforma è passato alla Usi, ampliando le sue funzioni. Prima che si aprisse l'ospedale Sa­nt'Agostino infatti era l'unico centro di Orto­pedia e Traumatologia con annesso Pronto Soccorso di tutto il vasto territorio di Ostia. Le apparecchiature che lavoravano solo per l paraplegici sono state usate con un ritmo sempre crescente (oggi si parla di 100-150 scatti al giorno) senza essere mal sostituite. Fino a quando si è arrivati al gravissimo in­cidente di due giorni fa. Ora 11 servizio è bloc­cato in attesa dell'ulteriore riparazione, mentre i pazienti, che hanno urgente biso­gno di radiografie, vengono trasportati con l'unica ambulanza in dotazione alia Radiolo­gia del Sant'Agostino.

Ma queste sono solo le disfunzioni più gra­vi — dicono ancora i tecnici del Centro —. Ci sono stati altri episodi come fratture esisten­ti e non viste o ingessature di arti perfetta­mente sani. E questo perché il pomeriggio non esiste un medico radiologo che legga le lastre e queste sono interpretate dal sanita­rio di turno.

La Fgci in piazza contro il razzismo Contro l'apartheid sono sce­

si in piazza ieri pomeriggio i giovani della Feci. Un sit-in davanti palazzo Chigi per con­dannare il regime razzista del Sudafrica e chiedere ai gover­no italiano il ritiro dell'amba­sciatore e l'embargo commer­ciale. Nei prossimi giorni ci sa­ranno molte altre iniziative contro la segregazione razzia­le. II Pei terra un attivo in fe­derazione martedì 10 settem­bre alle 17,30, introdotto dal compagno Antonio Rubbì. Cgil, Osi e Uil hanno procla­mato una giornata di mobili­tazione per venerdì 13 settem­bre con 15 minuti di sciopero e una manifestazione al cinema Astoria. Il Coordinamento na­zionale di lotta contro l'apar­theid sta organizzando per il 17 settembre un corteo da piazza Esedra a piazza SS. Apostoli.

Libri scolastici

Risparmiate facendo

inserzioni Qratuite

sulPUnità I nostri lettori hanno a disposizione le colonne della cronaca dell'Unità per risparmiare sui libri di testo: due volte alla settimana, il MARTEDÌ e il GIOVEDÌ, ' pubblichiamo inserzioni gratuite per la vendita e per l'acqui­sto dei testi scolastici usati. I lettori possono farci avere le inserzioni te­lefonando a qualsiasi ora. Bisogna comporre il numero del cen­tralino (4950351 /2 /3 /4 /5 -4951251 /2/3/4/5) e chiedere di tlNSERZlONI UBRI SCOLASTICI»: risponderà una segreteria telefonica, alla quale si potrà dettare il testo dell'inserzione, che dovrà essere sintetico, preciso e completo di prezzi e recapito dell'inserzionista.

Per ragioni tecniche, potranno esse­re pubblicate soltanto le inserzioni che verranno dettate — a partire dal segnale acustico della segreteria te­lefonica — seguendo questo ordine:

1) «VOGLIO VENDERE...» o «VO­GLIO ACQUISTARE...»;

2) MATERIA E TITOLO DEI LIBRI IN QUESTIONE;

3) PREZZO; 4) RECAPITO DELL'INSERZIONI­

STA ED ORARI.

È possibile inserire nella stessa in­serzione più dì un libro di testo. Si accettano soltanto annunci prove­nienti da privati, di Roma o di qual­siasi altra località del Lazio.

18 l 'Unità - ROMA-REGIONE DOMENICA 8 SETTEMBRE 1985

Appuntamenti

• CENTRO ITALIANO 01 PSICOLOGIA E DI IPNOSI APPLICATA. Sono aperte le iscrizioni ai corsi regolari e esti­vi di ipnosi, ed autoipnosi, trai* ning autogeno, comunicazione e persuasione sublimale nei rapporti interpersonali, orga­nizzati dal Cipia. La sede del­l'organizzazione è in piazza Cai­roti. 2. Il telefono: 6543904 , 6545128 . • SCUOLA POPOLARE DI MUSICA DI TESTACCIO. (via Galvani, 20). Sono aperte le iscrizioni per l'anno 1985-86 ai corsi di alfabetizzazione e ap­profondimento; corsi per bam­bini; seminari di specializzazio­ne. Orario di segreteria: 16-20. tutti i giorni esclusi sabato e domenica Telefono: 5757940 . • LA MELACOTOGNA. cooperativa di giovani, prepa­rati da un corso di formazione della Regione Lazio, ha prepa­rato una serie di itineari a piedi, a cavallo, in canoa e in biciclet­ta negli ottomila ettari del Par­co nazionale del Circeo. Per in­formazioni e prenotazioni rivol­gersi alla Pro-Loco di Sabaudo, tei. 0 7 7 3 / 5 5 0 4 6 o alla Pro-Loco di San Felice Circeo, tei. 0 7 7 3 / 5 2 7 7 7 0 .

• ITALIA-CINA, propone un viaggio in Cina, secondo un ite-nerario classico completo. Vi sono ancora posti disponibili per la visita che partirà il 5 ot­tobre, durerà 20 giorni e toc­cherà sette città. Per informa­zioni rivolgersi a Italia-Cina, via del Seminario, 87 (tei. 6797090-6790408) . • SAINT LOUIS JAZZ SCHOOL di via dell'Angeletto. 7 tei. 464469 ha aperto le iscrizioni ai corsi di musica. La segreteria è aperta dalle 16 alle 20 da lunedi a venerdì!

• IL CENTRO ARTISTICO CULTURALE VELCA si è co­stituito per offrire ad ogni arti­sta. dotato di autentico talento la possibilità di esprimersi. La sede è in via Panisperna 60, tei. 8185357. Lo scopo del­l'associazione è quello di orga­nizzare concerti, conferenze, presentazioni di libri, mostre di maestri o di opere di particolare importanza culturale.

• L'ARGOSTUDIO comuni­ca che sono aperte le iscrizioni al seminario per attori di cine­ma e di teatro «L'attore, la sce­na...» tenuto da Annie Girar-dot. Lo stage che durerà cinque settimane, dal 14 ottobre al 16 novembre, prevede un massi­

mo di 100 allievi più 20 audito­ri. Per altre informazioni rivol­gersi a Argostudio, via Natale del Grande, 21-27, tei. 5 8 9 8 1 1 1 . • LA 2* MOSTRA DEI VINI e dei prodotti dell'agricoltura della provincia di Roma «Agrin-contri '85», promossa dall'as­sessorato all'agricoltura della Provincia, si svolge fino al 16 settembre a Palazzo Valentini e da domani a venerdì 13 sono previsti incontri e dibattiti con le associazioni dei ristoratori, degli alimentaristi, dei sommel-lier, dei vinai; un concorso di pittura, ed un premio giornali­stico «Agrincontri '85».

• CORSI DI LINGUA CINE­SE, si sono aperte le iscrizioni presso l'associazione Italia Ci­na. I corsi sono di 4 ore setti­manali e durano 8 mesi. Per informazioni rivolgersi in via dol Seminario, 87. Tel. 6797090 /6790408 , lutt i i giorni dal lunedì al venerdì (ore 9-13: 14-18). • I NUOVI PRIMITIVI è la raccolta delle letture delle inci­se sulla roccia dei poeti Accroc-ca. Montale. Ungaretti, Alberti. Bugatti. Pasolini. Mastroianni, Luisi. Tzara aperta ieri nel Mu­seo della Pace di Cervara.

Mostre

• PALAZZO DEI CONSERVATORI. Le scul­ture del tempio di Apollo Sosiano: un combatti­mento dei Greci contro le Amazzoni, opera del V secolo a.C. restaurato e ricomposto. Ore 9-13 e 17-20. sabato 9-13 e 20-23.30. lunedì chiuso. Fino al 22 settembre.

• - BIBLIOTECA NAZIONALE «VITTORIO EMANUELE» (viale Castro Pretorio). Mostra sul­le novità editoriali e sull'arte della cucina nei secoli. Fino al 10 settembre. Orario: 9-19; saba­to 9-13,30; domenica diurno. • UNIVERSITÀ LA SAPIENZA (piazzale Mo­ro 5). Quaranta bozzetti, cartoni, dipinti di De Chirico. Carrà. Severini: cartoni preparatori del­l'affresco di Sironi dell'aula magna. Fino al 31 ottobre. Orario: 10-13: 16-20; festivo 10-13. • GALLERIA NAZIONALE D'ARTE M O ­

DERNA (viale delle Belle Arti. 131). Lorenzo Guerrini: scultura, medaglie, grafica dall'inizio degli anni 50 - ore 9 /14; domenica 9 /13; lunedì chiuso. Oggi ultimo giorno. • PALAZZO VENEZIA (piazza Venezia). Pae­saggio con figura: 57 dipinti della Galleria Bor­ghese. Fino al 30 settembre. Orario: tutti i giorni 9-13.30. Ingresso gratuito. • MUSEO DEL FOLKLORE (piazza S. Egidio). La terra delle aurore boreali: mostra di fotografie e gigantografie dell'agenzia «Tass» sull'estremo nord, sovietico. Fino al 21 settembre. Orario: 9 -13/17-20; domenica 9-13; lunedì chiuso. • PALAZZO BRASCHI (piazza S. Pantaleo). Mostra antologica di Bruno Caruso. Fino al 31 ottobre. Orario: 9-13; 17-20; sabato 9-13/20-23.30; domenica 9-13: lunedì chiuso.

Taccuino

Numeri utili Soccorso pubblico d'emergenza 113 - Carabinieri 112 - Questura centrala 4686 - Vigili del fuoco 44444 . Cri ambulanze 5100 • Guardia medica 475674 1 2-3-4

Pronto soccorso oculistico: ospedale oftalmico 317041 • Poli­clinico 490887 • S. Camillo 5870 - Sangue urgente 4956375 -7575893 - Centro antiveleni 490663 (giorno). 4957972 (notte) • Amed (assistenza medica domici­liare urgente diurna, notturna, festi­va) 5263380 - Laboratorio odon­totecnico B R & C 312651.2.3 -Farmacie di turno: zona centro 1921: SalarioNomentano 1922: Est 1923: Eur 1924; Aurelio-Flami­nio 1925 - Soccorso stradale Aci giorno e notte 116: viabilità 4212 -Acea guasti 5782241 - 5754315 • 57991 - Enel 3606581 • Gas pron­

to intervento 5107 - Nettezza ur­bana rimozione oggetti ingombranti 5403333 - Vigili urbani 6769 • Conartermid. Consorzio comunale

pronto intervento termoidraulico 6 5 6 4 9 5 0 - 6 5 6 9 1 9 8 .

Soccorso stradale 24 ore su 24 a Roma: 5410491 -260631 - 6233330 - 6141735.

Il compagno Baccarlino compie oggi 60 anni Il compagno Teodoro Baccarlino. del servizio di Vigilanza della Direzione del partito, compie oggi 60 anni. Operaio, il compagno Baccarlino ha partecipato alla Resistenza antifasci­sta e alla guerra di Liberazione nella Brigata «Mario Cordini» comandata

dal leggendario iBulow». Dopo la Li­berazione. il compagno Baccarlino. è stato dirigente di sezione, membro della C I . dello stabilimento fFioren-tini». funzionario della Fiom e com­ponente della Commissione fabbri­che della Federazione romana. Al compagno Baccarlino gli auguri della Federazione romana e de «l'Unità».

Nozze Si uniscono oggi in matrimonio in Campidoglio i compagni Massimo Ronca e Fiorella Mattoccia. Agli spo­si gli auguri dei compagni della sezio­ne Cinecittà, della zona Tuscolana della Federazione e de «l'Unità».

• • • Oggi alle 11 in Campidoglio si sposa­no i compagni Maria Pia Nazio e Pao­lo Munzi. diffusori de!l'«Unità». Agli sposi gli auguri delia sezione «Ciro Principessa» di Torpignattara e dell'cUnità».

Tv locali

VIDEOUNO canale 59 11.30 Film *Una specie di miracolo»; 13 Car­toni animat i ; 13.30 Bar Sport: pronostici , ra­diocronache, interviste e servizi in di ret ta a cura della redazione sport iva; 20 .30 Film «L'urlo della folla» (1951). con F. Lovejoy (Dramm.); 22.05 Bar Sport (2* parte); 24 Te­lef i lm.

T.R.E. canale 29-42 12 Commercio e tur ismo; 12.15 «Marna Lin­da». te lef i lm; 13.10 Questo grande sport ; 14 Superclassifìca show; 15 «Marna Linda», te le­f i lm; 15.30 Roma e Lazio in d i ret ta; 19 Cartoni animat i ; 19.30 Cartoni animati ; 20.30 Roto-calcio; 21 .30 Film «Wil lard e i topi (1971) con B. Davison (Dramm.); 23.30 «Monjiro», te le­f i lm.

GBR canale 47 12 Eravamo in centomila, pre-part i ta; 13 «La famiglia Holvak». te lef i lm; 14 «La grande val­lata», te lef i lm; 15.30 Trasmissione sport iva, calcio; 19 Film «Donne»; 20.30 Prossimamen­te a Roma; 2 1 Servizi speciali; 21 .30 «La fami­glia Holwak». te lef i lm; 22 .30 Tutto gol.

ELEFANTE canale 48-50

8 Buongiorno Elefante. Idee del matt ino per la tua giornata; 14.30 I viaggi e le avventure. documentario; 15 Film «Eugenia Grandet»; 16.30 Film «I commandos dell 'Est»; 18 «La­ser», rubrìca; 19.50 Rotociclo; 20.25 Film «I Masnadieri»; 22.35 «Il soffio del diavolo», t e ­lef i lm; 23 Lo spettacolo continua.

Il Partito

OGGI FINOCCHIO, alle ore 19 comi­zio di chiusura con il compagno Enzo Proietti: ROMANINA. alle ore 19 comizio di chiusura con il compagno Santino Picchetti; VILLAGGIO PRENESTINO. alle ore 18.30 comizio di chiusura del compagno Carlo Leoni. PROSINONE — Chiusure FU: ANAGNI ore 21 (Simiele-Mi-chelanyeli): LA FORMA ore 20 (Coliapardi): VALLECORSA ore 20 .30 (Paglia). LATINA — Comizi FU: ITRI ore 2 0 (La Rocca); SEZ2E-CROCEMOSCHlTTO. ore 20 (Siddera): APRILIA sez. «Del Prete»; CORI sez. «Togliatti». RIETI — Si conclude il festival Prov.le de «l'Unita». Comizio ore 21 con il compagno Gio­vanni Berlinguer, Segretario re­gionale del Lazio.

VITERBO — Conclusioni FU: TARQUINIA; ClVITACASTEL-LANA ore 18 (Pollastrelli): TORRE ALPINA ore 18 (Masso-Io). CASTELLI — Chiusure FU: PALESTRINA ore 19 dibattito su l'Unità (Carli): LANUVIO ore 18.30 (O. Mancini); CECCHI-NA ore 18 (Ciocci): GENZANO ore 19 dibattito su ambiente (Vanzi. Papi). -CIVITAVECCHIA — S. MA­RINELLA ore 21 comizio di chiusura FU (Marroni-Tidei). TIVOLI — FU. CAPENA ore 18.30 comizio (A. Fressa); CA-STELMADAMA ore 18.30 (Ca­ruso): ARSOLI ore 18.30 (D. Romani): GUIDONIA centro: 1 ' Meeting della gioventù: ore 20.30 concerto degli Inti Hli-mani. SEZIONE CASA E URBANI­

STICA — E convocata per giovedì 12 settembre in Fede­razione la riunione della Sezione Casa e Urbanistica. Devono partecipare i resoonsabili Casa e Urbanistica delle Zone e delle Sezioni.

DOMANI CASTELLI — GENZANO. FU ore 19 dibattito su: «Genzano e i giovani» (P. Mancini). TIVOLI — GUIDONIA centro: 1* Meeting della gioventù ore 19 dibattito su pace e disarmo, discussione con i militari di le­va. FGCI — Al le ore 16.30 è convocato l 'a t t ivo c i t tadino della Fgcr presso «l 'area de l ­la fes ta della Faci alla Mo le Adr iana (Castel Sant 'Ange­lo). I l cant iere contrar ia­mente a quanto comunicato in precedenza aprirà d i re t ­tamente i l pomeriggio.

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E tanti altri articoli

Un'altra preoccupata interrogazione del Pei alla Regione

Il bratto «affare» della mensa Università, così ha vinto una coop di CI

Nel documento firmato da Marroni e Quattrucci si chiariscono le modalità del concorso che si è svolto a luglio '84 - Condizione per partecipare era che la sede deirimpresa fosse «tra la facoltà di Magistero e quella di Ingegneria» - Una strana commissione per l'appalto

Come ha fatto la cooperativa di Comunio­ne e Liberazione «La Cascina» ad aggiudicar­si l'appalto concorso di circa 23 miliardi per la fornitura del pasti all'Università La Sa­pienza? Una seconda Interrogazione urgen­tissima del comunista Angiolo Marroni, nel riportare le modalità del concorso ora chiari­sce meglio tempi e modi, ma fa apparire tut­ta l'operazione più oscura. Vediamola nel particolari. Siamo al 4 giugno 1984 (e si ten­gano ben presenti le date): il Commissario straordinario dell'Opera universitaria, il de Aldo Rivela bandisce un appalto concorso per l'affidamento del servizio mensa per gli studenti iscritti alla «Sapienza» (circa 4mila

f iastl al giorno). Un mese dopo lo stesso Rlve-a, con proprio decreto nomina una commis­

sione di quattro membri, (di cui uno solo è Indicato dall'assessore alla Cultura), presie­duta da lui stesso. La Commissione dovrà valutare le offerte delle Imprese interessate.

Il 10 luglio sul Bollettino ufficiale della Regione Lazio compare l'avviso di gara: una

delle condizioni per «vincerla» è che il servi­zio di mensa dovrà essere effettuato in un'u­nica struttura «situata tra le sedi della Facol­tà di Magistero e di Ingegneria» (cioè sono esclusi tutti quelli con sede altrove). Il costo di un pasto non deve superare le 6500 lire e le offerte devono pervenire all'Opera entro 15 giorni. Il 20 luglio l'avviso viene rettificato appositamente per precisare che il prezzo unitario deve intendersi solo in via «appros­simativa» di 6500 lire e si proroga il termine di scadenza di altri cinque giorni. (Questa precisazione fa presupporre dunque che la cifra poi assegnata ha superato di molto i 23 miliardi ndr). Infine il 2 agosto la Commis­sione esamina l'unica domanda pervenuta, della cooperativa «La Cascina», ritenendola rispondente alle esigenze della amministra­zione (e quali altre imprese avrebbero potuto partecipare in tempi così stretti per prepara­re la documentazione e soprattutto nel mese di luglio?). Ma anche «La Cascina» evidente­mente non aveva fatto in tempo a presentare i documenti tanto che la giunta regionale il

25 settembre è costretta a negare 11 visto di legittimità.

Ma il Commissario Rivela è ostinato e con­vinto che proprio quella cooperativa è quello che ci vuole per la mensa dell'Università e il 13 ottobre approva di nuovo gli atti relativi all'appalto, nonostante la documentazione (relativa alla idoneità del locali, alle prescri­zioni antincendio, antinfortunistiche, alle necessarie autorizzazioni igienico-sanltarie nonché alla osservanza delle norme previ­denziali e assicurative) non sia arrivata. An­che la Giunta regionale si fida ciecamente e 1113 novembre (assente il presidente Panlzzi) con una delibera approva il contratto di affi­damento del servizio mensa alla cooperativa «La Cascina» senza la documentazione e sen­za la certezza che il presidente della coopera­tiva stessa abbia la necessaria rappresentati­vità a stipulare contratti.

Se le cose sono andate proprio cosi le per­plessità e gli interrogativi, come dicevamo all'inizio, aumentano invece di diminuire. E infatti Angiolo Marroni nella sua seconda

Interrogazione chiede al presidente della giunta regionale una serie di precisazioni: con quale criterio è stata nominata e compo­sta la Commissione giudicatrice le offerte d'appalto? Quali sono realmente i costi fino al 31 luglio '87, quando scadrà il contratto, vista l'indeterminatezza del prezzo unitario dei pasti? Perché Rivela ha chiesto come condizione un'ubicazione così precisa della sede dell'impresa vincente? Una gara d'ap­palto così formulata non si trasforma piutto­sto In una trattativa privata? Marroni chiede ancora perché i tempi di espllcltazione della gara sono stati così stretti; se hanno risposto altre imprese e se la Regione ha provveduto poi a controllare che esista davvero la docu­mentazione richiesta e che l'aggiudicazione dell'appalto sia stata regolare. Ultima do­manda: a quali condizionisono stati aggiudi­cati 1 servizi mensa della Università di Tor Vergata (sembra infatti che un privato che ha vinto quella gara spenda molto meno del­la cooperativa «La Cascina»).

a. mo.

Il commerciante di Sora

Con 3 miliardi ha «evaso»

anche il carcere E riuscito ad «evadere» anche il carcere. Il commercian­

te di Sora Silverio Buccilli ha lasciato ieri la cella del carcere di Cassino. Il giudice aveva fissato una cauzione di tre miliardi e il «povero» grossista di scarpe (almeno stan­do alle sue dichiarazioni dei redditi) ha pagato pronto cassa ed ha riacquistato la libertà. Al giudice non ha ver­sato rotoli di banconote legate con gli elastici, ma con più stile ha presentato una fidejussione bancaria. D'altra par­te le banche conoscono bene e da tempo la consistenza patrimoniale dell'oscuro commerciante di Sora. La Fi­nanza ci ha messo un po' più di tempo prima di poter smascherare il finto povero.

Per un anno gli uomini delle Fiamme gialle sono stati impegnati a scartabellare le carte truccate del grossista di calzature. E dopo avere ricostruito punto per punto il meccanismo della gigantesca truffa ai danni dello Stato hanno tirato le somme. Dieci miliardi, lira più lira meno, è quanto il cinquantaquattrenne commerciante, avrebbe evaso fra Iva ed imposte dirette.

Fatture fasulle, spese ingigantite ed entrate rimpiccioli­te pagamenti fittizi all'estero, erano questi alcuni dei mec­canismi della truffa. E il giro d'affari del commerciante di Sora era enorme. Le sue scarpe varcano gli oceani per essere vendute perfino in Cina ed in Corea. Mentre Silve­rio Buccilli sta riassaporando una «Cara» libertà c'è chi invece, in diverse parti d'Italia, è meno tranquillo. La ma­gistratura sta infatti, esaminando la posizione di altri 250 tra clienti e fornitori del commerciante di Sora che avreb­bero preso parte alla truffa e che sono stati denunciati dalla Finanza.

* i

Presi 5 nigeriani a Fiumicino: avevano ingoiato ovuli di droga

In una duplice operazione condotta dalia Guardia di Fi­nanza e dai funzionari della dogana sono stati arrestati all'aeroporto di Fiumicino cinque cittadini nigeriani tro­vati in possesso di oltre un chilo di eroina del tipo «brown sugar». Il primo a cadere nella rete degli inquirenti è stato lo studente Nwaghughu John Chieheza rintraccia­to da una pattuglia di finanzieri giovedì scorso attraver­so il biglietto aereo: nel sottofondo della sua valigia sono stati trovati 820 grammi di stupefacenti. Nel pomeriggio sono stati catturati gli altri quattro nigeriani arrivati al Leonardo da Vinci da Bombay. Due di loro avevano inge­rito sette «ovuli» pieni di droga.

A Formia il racket ferisce un barista a colpi di pistola

Un barista di Formia è stato ferito l'altra notte a colpi di pistola mentre stava chiudendo il suo locale. Vittima dell'attentato, che gli inquirenti non esitano a definire un avvertimento del racket delle estorsioni, Biagio Lu-brano 25 anni originario di Pozzuoli. Il giovane stava abbassando la saracinesca del locale quando alle sue spalle sono partiti dei colpi di pistola che lo hanno colpito alla gamba destra. L'allarme è stato dato da alcuni pas­santi richiamati dalle grida di aiuto del ferito. Dell'atten­tatore però si è persa ogni traccia: è fuggito probabil­mente con un complice che lo aspettava in una macchina col motore acceso.

Fiamme in un convento per un corto circuito

Paura, ma per fortuna nessun ferito, ieri mattina nella Casa Generalizia dei frati minori sulla via Aurelia. Un corto circuito verificatosi nell'impianto elettrico del con­vento ha fatto scoppiare un grosso incendio in una delle celle, distruggendo in pochi minuti mobili e suppellettili. L'intervento dei vigili del fuoco accorsi appena dato l'al­larme, è riuscito a circoscrivere le fiamme e ad evitare che il fuoco si propagasse alle altre strutture dell'edificio, limitando cosi i danni.

Delegazione dell'Oman in visita in Campidoglio

Gli assessori comunali Antoniozzi (scuola), Pampana (ambiente), Pelonzi (sport e iniziative per i giovani) si sono incontrati ieri in Campidoglio — in rappresentanza del sindaco Signorello — con una delegazione ufficiale del sultanato dell'Oman in visita nel Lazio. Tema del dibatitto gli scambi socio-culturali giovanili stabiliti da un accordo intergovernativo. Nel corso dell'incontro gli assessori hanno informato i componenti della delegazio­ne sul programma che la nuova amministrazione inten­de realizzare per i giovani, in particolare attività nei vari campì dello sport e per il recupero e la salvaguardia del -l'ambiente. L'incontro si è concluso con uno scambio di doni e l'impegno a consolidare i rapporti tra la capitale e il sultanato.

Continua l'escalation di violenza diffusa nei quartieri di Roma

Un'altra giornata «calda»: tre rapine e quattro sci| il i

A Trastevere i passanti rincorrono e catturano un giovane scippatore - Due colpi in negozi di parrucchiere e uno in farmacia - A una pensionata strappati gli anelli dalle dita

Un'altra giornata dì scip­pi e rapine a catena nella capitale. Nel mirino della criminalità «diffusa» anco­ra una volta donne anziane e negozi. In questo clima pesante agli scippatori non va però sempre bene: ieri alcuni passanti hanno rin­corso e catturato Claudio Venturichi di 27 anni che aveva appena strappato in piazza Ippolito Nievo a Trastevere una collana d'o­ro dal collo della turista Marcella Ippoliti. Il giova­ne è stato consegnato alla polizia.

La giornata di fuoco è iniziata alle 11,30 in viale Angelico: due ragazzi a bordo dì una vespa hanno seguito per un po' Anica Zambriolo, una vecchietta di 80 anni abitante in via Santamaura 61, poi si sono avvicinati e le hanno strap­pato dalle mani la borsa,

con dentro 30.000 lire. Una volante ha accompagnato l'anziana signora, molto spaventata, al Santo Spiri­to dove è stata visitata e di­messa con una prognosi di 4 giorni.

E andata peggio invece alla seconda «scippata» del­la giornata, Silvia Gerar-dis, settantaseienne di Po-mezia, residente in via Ro­ma 122. Poco prima delle 16 stava camminando verso la stazione del metrò «Eur Marconi». Ad un tratto qualcuno l'ha afferrata aile spalle e gli ha tirato via la borsetta. Il giovane aggres­sore non si è accontentato però delle 70.000 lire scip­pate: ha sfilato brutalmen­te due anelli dalla mano si­nistra della donna. A pochi metri di distanza c'era ad attenderlo un complice con un motorino. Silvia Gerar-dis è stata accompagnata al

S. Eugenio dove i medici le hanno medicato le ferite al­la mano sinistra. Guariran­no in 10 giorni.

Alla stessa ora in via del Teatro Marcello finiva ma­le il tentativo di scippo di Massimiliano Luciani, 19 anni, abitante in Vicolo del Cinque 58, e di Mauro Ren-dina, ventunenne, residen­te in via Pescaglla. Una vo­lante delia polizia li ha bloccati e arrestati mentre tentavano di portare via la borsa a Germana Lozzi, di 45 anni, che ha resistito te­nacemente allo scippo.

Per le rapine ieri è stata la volta delle parrucchiere: due colpi nel giro di un'ora. Il primo c'è stato alle 14 In via del Beilo 78 all'Alessan­drino. Due giovani a volto scoperto sono entrati nel •coiffeur» di Anna Suriano, 41 anni (con lei c'era anche 11 marito Sergio Di Castro,

A quattro mesi dalle elezio­ni 11 consiglio comunale di Ardea non era mai stato riunito, neppure per la con­valida del nuovi eletti. C'è voluta l'occupazione del­l'aula da parte del gruppo comunista per convincere la giunta uscente a convo­care finalmente l'assem­blea. Ieri mattina i cinque rappresentanti del Pei si sono presentati in aula con l'intenzione di restarci fino a quando De, Psi e Psdi (i partiti che formavano la passata amministrazione) non avessero stabilito la data del primo consiglio del dopo 12 maggio. Alle 10 la giunta si è riunita d'ur­genza. Poco dopo ha fatto

Ardea: il Pei occupa il Comune e la munta convoca il consiglio

sapere che la riunione è fis­sata per il 17 settembre alle 17,30. Sembra che ci sia stato anche un intervento della Prefettura (che finora era rimasta a guardare) per convincere la giunta che perlomeno la convali­da degli eletti andava fatta al più presto.

Il giorno della formazio­ne di una nuova ammini­

strazione ad Ardea rimane però lontano. I partiti della vecchia coalizione non rie­scono a mettersi d'accordo. Dopo il 12 maggio si era tentata la strada di una giunta di sinistra formate da Pei, Psi, Psdi e Pri: per la prima volta in consiglio c'erano infatti i numeri per un governo comunale sen­za la De. Dopo gli incontri sul programma l'accordo è

Mimmo Scarano Maurizio De Luca Il mandarino

ò marcio Terror ismo

• cospirazione nel esso M o r o

Il più complesso e oscuro delitto politico della

nostra storia contemporanea

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Alberto Cecchi Storia

della P2 La vicenda di L ice Gelh e

della sua loggia massonica nella

ricostruzione di un membro della Commissione

parlamentare di inchiesta. L*e 16000

V Editori Riuniti

SEZIONE pei «P- T O G L I A T T I » CORI (Provincia di Latina)

l'Unità LOCALITÀ STOZZA

8-15 SETTEMBRE OGGI Ore 17: dibatt i to. Servizio sanitario «Quale futuro per l'ospedale di

Cori» Ore 2 0 : concerto della FELIX BAND

V E N E R D Ì 1 3 Giornata gestita dalla FGCI Ore 2 1 : concerto della SIMPLE JAZZ SIXTET

S A B A T O 14 Ore 18: dibatt i to, politica internazionale dell'URSS in relazione ai problemi della pace Ore 2 0 : Secondo festival della magia M i l t o n : Magia dei colombi. M . A M A D O R I :

Eleganza della manipolazione. MISTER LEANDRIS: L'irresistibile magia comica. Cor ìnne : Fascino della magia femminile. IGOR e K A T I A : Misteri delle grandi illusioni. IGOR: L'impossibile magia della mente. Presenta il mago FERNANDO RICCARDI

D O M E N I C A 1 5 Qre «, i : incontro con il sindaco e la giunta di Cori Ore 15: corsa all'anello Ore 2 2 : estrazione e sottoscrizione a premi

Per tutto i periodo della Festa saranno in funzione: ì ristorante, dove si potranno gustare tutte le specialità locali e le famose fettuccme alla iMARlOi e la brreria con discoteca e varietà. Nel'area del Festival verranno allestiti stand con esposizione dei prodotti artigianali e industriali locali.

sessantenne) e sotto la mi- ' naccia di una pistola si so- ' no fatti dare l'incasso della giornata, 260.000 lire e al­cuni oggetti d'oro. Un'ora dopo altri due malviventi hanno rapinato, nel suo ne­gozio, In via Cesare Pavese, all'Eur, la parrucchiera Paola Facchini di 36 anni. I due sono scappati con una 128 rossa portandosi via 600.000 lire, anelli e cateni­na d'oro.

Il colpo più consistente della giornata l'hanno fatto due rapinatori in una far- ]

macia in via San Paolo di Dono all'Ardeatlno. I mal- . viventi sono entrati verso le 13 e pistola In pugno hanno costretto la titolare Iole De Luca a consegnare l'incas­so (350.000): poi hanno de­rubato altre 350.000 lire ad un cliente e un anello d'oro con brillante alla magazzl-niera Loredana Carpella.

andato all'aria per la scelta del Psi di trattare contem­poraneamente con la De (ma non con tutta, solo con un gruppo di «dissidenti*). Tutto è rimasto fermo, la lotta per i nuovi incarichi tra De, Psi e Psdi (i repub­blicani hanno scelto di nuovo l'opposizione) ha impedito che si eleggessero il sindaco e la nuova giun­ta. I comunisti hanno ten­tato tutte le vie per costrin­gere l'ex sindaco a riunire il consiglio e affrontare al­cuni problemi d'emergen­za: l'abbandono del litora­le, l'abusivismo e l'inizio dell'anno scolastico. Alla fine è rimasta solo la carta dell'occupazione del Co­mune.

DOMENICA 8 SETTEMBRE 1985

Emer­genza casa

l 'Unità - ROMA-REGIONE 19

Arrivano ottomila sfratti II sindacato: «Chiediamo al Comune di muoversi »

Altre 40mila esecuzioni entro sei mesi - «Vogliamo che siano subito rinnovati per due anni i contratti di locazione» - È sbagliata la legge che vuole sostituire Pequo canone

La tregua è di nuovo sca­duta. Fra due settimane, il 22 settembre ricomincia il lungo inverno degli sfratti, la penosa attesa dell'ufficia­le giudiziario da parte di mi­gliaia e migliaia di famiglie.

Sono ottomila quelli che aspettano ma fra sei mesi ne diventeranno molti di più: qualcosa come 40mila fami­glie, pari a una città media di 120mila abitanti riceveran­no la notifica di sgombero. Mentre 141.424 nuclei fami­liari vivono già in coabita­zione (fra citta e provincia) e 861 addirittura per la strada. Allora, si ricomincia. Cgil-Cisl-Uil, il sindacato degli edili, quello degli inquilini hanno preparato le loro armi fatte di documenti, leggi, ar­gomentazioni e hanno dato il via alla nuova stagione di lotta.

«Abbiamo già chiesto un incontro al sindaco Signorel-lo — spiega Manuela Mezze-lani, della segreteria della Camera del lavoro —. E in­sieme a lui vogliamo incon­trare l'assessore alla casa e all'edilizia. Vogliamo sapere come il Comune intende af­frontare l'emergenza. La passata amministrazione aveva delle idee, erano state risolte alcune emergenze. E la nuova? È quanto chiede­remo a Signorello».

Due mesi fa le slesse orga­nizzazioni sindacali presen­tarono un «promemoria» unitario che inviarono alle autorità cittadine. Sono sempre valide queste propo­ste? «Certamente — conti­nua Manuela Mezzelani —. Ci pare che i disegni di legge presentati dal governo siano molto lontani dall'annullare le esigenze di sfrattati e sen­zatetto. Per esempio: siamo i soli (anche come sindacato) in tutta Italia ad aver propo­sto il rinnovo per due anni dei contratti invece della

proroga degli sfratti. Ci sia­mo detti che un rinnovo può servire ad approvare le mi­sure necessarie allo sblocco del mercato dell'affitto e alla sistemazione definitiva della legislazione sulla casa e l'edi­lizia. Ma finora nessuno ha risposto».

Cosa pensate del tentativo di riforma dell'equo canone avanzato dal ministro?

«Non ne abbiamo discusso in sede unitaria. Ma la mia opinione è che verranno au­mentati i fitti in maniera straordinaria e senza che sia questa una via per riequili­brare il mercato».

Come si ricorderà un mese fa le commissioni lavori pubblici e giustizia del Sena­to approvarono un disegno di legge presentato dal go­verno che, stravolgendo l'e­quo canone dà libero corso al più selvaggio liberismo.

Che fare invece? «Noi pen­siamo che l'equo canone va­da cambiato soprattutto eli­minando le parti più ingiu­ste, prima fra tutte lo sfratto per finita locazione — conti­nua Manuela Mezzelani —. Inoltre bisognerebbe speri­mentare forme di convenzio­ne fra Comune e piccoli pro­prietari che rassicurino que­sti ultimi e aiutino chi cerca casa. Senza contare alla ge­stione pubblica del patrimo­nio degli enti che finora è in­controllata».

La proposta unitaria del sindacato affronta anche l'e­mergenza: si tratta di «com­pletare i lavori di ultimazio­ne degli alloggi del patrimo­nio exCaltagirone — si legge nel «promemoria» — e proce­dere alla definizione delle graduatorie. E di realizzare rapidamente la costruzione dei 1900 alloggi comunali e 2560 dell'Iacp».

E poi ci sono le riforme di •struttura» che le organizza­

zioni sindacali chiedono a gran voce: quella del catasto, proprio «per poter realizzare una riforma dell'equo cano­ne che sblocchi 11 mercato (tra l'altro con nuove norme per il controllo sui cambia­menti di destinazione d'u­so)»; e quella del regime dei suoli, «separando chiara­mente il diritto di edifi­cazione da quello di proprie­tà». E un problema questo molto serio se si pensa che già ora si rischia di non tro­vare le aree edificablli per realizzare 6mila stanze del 1° piano di edilizia economica e popolare e per costruire le

Blmlla del 2°. Le idee, le proposte ci so­

no. Ma chi, quali «gambe» le faranno camminare? Fra qualche giorno la federazio­ne unitaria Incontrerà tutte le categoria, l'immenso pa­trimonio di lavoratori del quale è composta. Ad essi chiederà un impegno mag­giore che nel passato. «Lavo­ratori e cittadini bisognosi di una casa sono ormai la stes­sa cosa — commenta Gianni Prescluttl segretario della Flc —. Gli edili lo hanno ca­pito da tempo».

Maddalena Tulanti

113mila alloggi vuoti Sono un milione e 87.769 le abitazioni a Roma. La maggior

parte di esse è staU costruita tra il '46-'60 (il 31%) e fra il '61V71 (33%). Nella sola area cittadina sono 113.468 gli appartamenti non occupati dei quali ben 81mila fuori mercato. Il «tasso di inoccupazione» calcolato, dunque, è deH'11,17%: quattordici anni fa — nel '71 — era appena del 4,2%. Nonostante ci sia stata negli ultimi dieci anni la corsa all'acquisto, il fitto resta la forma più seguita dal mercato: in affitto è il 48,56% delie abitazioni (contro il 50% del '71 e il 60% del '61), mentre in proprietà è il 47% (nel >71 era il 38%, nel *61 il 29%).

Il 58% degli immobili appartiene ai privati mentre il 37% a immobiliari. Oggi si registra una stasi anche nell'acquisto perché chi esprime il Bisogno della casa è in generale anche il più disa­giato economicamente. Intanto solo il 7,6% delle abitazioni libere e offerto in affitto. Quanto al patrimonio pubblico, SOmìla abita­zioni appartengono all'Iacp mentre è sconosciuto quello degli enti perche non esiste un'anagrafe.

Da registrare un altro fenomeno di questo ultimo periodo. L'at­tività edilìzia rispetto agli anni 70 si è dimezzata. Dal '75 in poi essa era stata soprattutto di iniziativa pubblica e in special modo

lacp risso un obiettivo di costruzione pari annue, il 60% delle quali da costruire nelle zone della «167», e il 40% nelle esterne. I programmi nelle prime sono rispettati per il 45%, nelle seconde per il 40%. Da sottolineare che il 70% delle concessioni riguardano l'edilizia economica e popolare. L'iniziati­va privata è invece crollata per la «rischiosità del credito e l'alto costo fattori produzione».

Il settore pubblico intanto vive problemi di riduzione dei finan­ziamenti: sono finiti i soldi della legge 25, utilizzati in gran parte per costruire Tor Bella Monaca; quelli stanziati dalla 94 sono impegnati nella realizzazione di 1900 alloggi del Comune, mentre gli appartamenti da costruire con i finanziamenti della 457 ri­schiano di non partire perché c'è stata una contrazione del flusso di denari del 25%.

Tutti i dati riportati sono ripresi dall'ultima ricerca del Cresme sul mercato delle abitazioni a Roma.

Due settimane e poi le ero-nache dei giornali torneran­no a riempirsi di storie di sfrattati, povera gente che ancora si vede negato uno dei diritti fondamentali del cittadini, quello alla casa. Latinità» lo ha già fatto e continuerà a farlo. Questo (f-po di storie non è necessario nemmeno cercarle, arrivano in redazione, il più delle volte per telefono o per posta. Co­me questa testimonianza che pubblichiamo oggi.

«Cara Unità, ho venticin­que anni e mi chiamo Elena Lisciandrelli, coniugata Be­nedettini. Ho quattro figli e ho fatto più di una volta do­manda di casa popolare. Da quando mi sono sposata non rio mai avuto una casa mia. Oggi abito da una nonna materna, al Collatino, dalla quale sono confluite lenta­mente altre sfrattate della famiglia, una zia, mia madre e mia sorella, vedova e sen­zatetto. Cosicché siamo in 9 in 65 metri quadrati. Quando sono uscite le graduatorie lacp sono corsa in via Gio­berti e dopo aver fatto una fila di 214 persone, accollati

«Viviamo in 9 in

65 metri quadrati»

alla gonna i miei quattro fi­gli, sono riuscita ad entrare nel benedetto ufficio. E cosa ho scoperto? Che il mio co­gnome non esisteva neppu­re. Dopo un'ora di attesa, l'impiegato è tornato con un fascicolo nascosto chissà do­ve e mi ha detto che la mia situazione non doveva essere grave dato che raggiungevo solamente tre punti; Altro che i sedici dei primi in gra­duatoria. Senza perdermi d'animo mi sono allora reca­ta presso la circoscrizione per verificare la mia posizio­ne nell'elenco "Caltagirone". l ì è andata anche peggio: so­no stata addirittura scarta­ta. Pare che non ho i "requi­

siti". Cioè il fatto che mio fi­glio maggiore dorme con la zia, che nel mio Ietto matri­moniale siamo In quattro e che in un altro buco di came­ra si rinchiudono in tre, non rappresenta "un requisito".

"C'è chi sta peggio di lei" mi hanno detto. Ma io penso che se fosse vero ci sarebbe uno straordinario numero di disgraziati in questa città, mentre invece vedo che tanti più "furbi" o più "in gamba" di me la casa se la prendono con la forza e la violenza e che a quelli li si lascia tran­quilli. Come quelli che ho vi­sto a Tor Bella Monaca. Neanche un'assistente socia­le ho potuto avere perché non avevo i "requisiti". In­somma in questa città per la legge esistono solo l ricchi si­gnori e i barboni? I "poveri", quelli come me, non hanno diritto nemmeno a chiedere l'assistenza? Forse dovrei fa­re una "sciocchezza". Sì, me lo hanno consigliato in molti di salire al Colosseo insieme ai miei quatro figli e buttar­mi giù. Ma non ne ho ancora avuto il coraggio. Almeno fi­nora. Tanti saluti».

GIORNI D'ESTATE Ieri a Roma minima 16°

massima 31°

lì referendum, l'economia e un po' di Sordi

FESTE UNITA

• VILLA VESCHI (via Baldo degli Ubatdi). Prosegue la festa organizzata dai comunisti della XVIII zona. Questa sera alle ore 19 dibattito con Scheda. Abete e Bettim. Alle 21.30 concerto di Ron (L. 6.000); mentre alle 22.30 nello spazio cinema si rivedrà Alberto Sordi ne «Il marchese del Grillo». Domani, invece, si discuterà se Roma

Può diventare più verde, con Vittoria Calzolari. abnzio Giovenale e Piero Salvagni (ore 19.30).

Alle 22.30 sullo schermo due film: «Madonna che silenzio c'è stasera» di Francesco Nuti e

«Ricomincio da tre» di Massimo Troisi. • VILLA PASSINI (via Tiburttna). «Il futuro di Roma nella battaglia dei comunisti» è il tema del dibattito di stasera (ore 19). a cui intervengono Angelo Dainotto e Antonello Falomi. • FIDENE. Ugo Vetere. ex sindaco della capi­tale, parteciperà al dibattito organizzato in chiu­sura della festa (ore 19). • OSTIA ANTICA SALINE. Di giovani si par­lerà questa sera, in chiusura, con il compagno Roberto Sciacca.

Platea d'estate dall'aria autunnale

MUSICA

Non è da sottovalutare il bel Festival internazionale di Ro­ma. che ha avviato la sesta edi­zione m questi giorni. La «Ten-dastnsce» sulla via Cristoforo Colombo è mobilitata per spet­tacoli di balletto. Ha incomin­ciato la compagnia di danza di José Limon con due splendidi programmi, e giovedì si aspetta Carla Fracci con la sua Compa­gnia del balletto italiano. La no­stra straordinaria danzatrice in­

terpreterà una particolare Fran­cesca da Rimini, con regìa di Beppe Menegatti e coreografie di Pistoni. Rodriguez. Gay e Po-pescu. Un collage di situazioni. con musiche di Gaikovski. Liszt e Rachmanmov.

La Basilica dell'Ara Coeh. in­vece. é il luogo detta musica. L'altra sera la lunga scalinata era fascinosamente presa dai lumi (e dai fumi} delle lampade ad odo. Oomani sera suona il

• TEMPIETTO (informazioni e prenotazioni telefondando al 790695). Questo pomeriggio, alle ore 18. Stefano Palamidessi eseguirà con la sua chitarra musiche di Bach. Giuliani. Petrassi. Torroba. Alle 19: tPoesia dal tempietto», Iriche di autori classai. Alle 19.45: «Canto incantato del giardino d'oro» • coro, musiche di Jannoni Sebastiani™ e Moscetti. • 2* FESTIVAL INTERNAZIONALE DI CASTEL GANDOLFO «VIVERE IN MUSICA». Questa sera, alle ore 2 1 . nell'auditorium «S. Paolo», al km 23.350 della via Appiè, sarà presentato «Ritrat­to d'autore: Karol Szymanowski».

chitarrista Narciso Yepes, mentre giovedì c'è il Nuovo Quartetto (la viola è quella stu­penda di Piero Farulli) che offre una esecuzione preziosa: il Quartetto in fa minore di Giu­seppe Verdi (fu composto ed eseguito a Napoli nel 1873), tra una pagina di Bocchenni e quello di Ravel. Una buona oc­casione. anche per togliere un po' Verdi dalla polvere melo­drammatica.

«Platea-Estate '85» dà già la ricchezza dell'autunno in que­sto scorcio estivo. Un concerto come quello dreno da Massi­mo Predella, l'altra sera. all'Ara Coeli. con la partecipazione efi Pina Carminelli. intensa inter­prete del Concerto per violino e orchestra di Beethoven, è infat­ti un avvenimento più che «au­tunnale»: può rientrare nell'im­pegno di una manifestazione «invernale», se nel giro delie stagioni vogliamo dare a quella più fredda •! segno della musica più calda. Tant'é. si corre a de­stra e a manca, in alto e in bas­so. poi troviamo che la buona musica si fa anche a Roma. Ro­ma è Amor ed è fortunatamen­te un Amor anche rivolto alla musica. Se ne sono accorti i romani (spesso ignorano le bel­lezze della città), e l'Ara Coeli era affollatissima, fé. v.).

Alberto Sordi e Mark Porel in «Il marchese del grillo»

Si chiude e c'è Gatto con Gassman

Si danza stasera si suona

TEVERE EXPO'

Sarà uno spettacolo di danza presentato dal Roma dance studio ballet la proposta «spet­tacolare» di questa sera della rassegna delle regioni. Si co­mincia alle ore 2 1 . Domani, in­vece. gli «Auge» terranno un concerto alle ore 2 1 . mentre alle 23 i Cantato»; faranno una

Vittorio Gassman

Immaginando un'altra esta­te. Cosi si congeda Love City e la nona Estate romana targata «Nicolmi». A salutare una sta­gione ricca ed emozionante sa­rà il nuovo assessore alla cultu­ra. Ludovico Gatto, che rispon­derà atte domande dei giornali­sti e del pubblico della città dell'amore. Al termine Gatto si allontanerà su una barca, lungo il fumé, dando ('arrivederci a tutti al prossimo anno. Poi se­guiranno gli spettacoli: una per­formance d* danza su una co­reografia tratta da West side story. Sergio Cittì e Ninetto Davoli con un brano del loro «Mille e una notte». Poi Valeria Monconi e Vittorio Gassman saluteranno il pubblico dell'e­state romana. La serata si chiu­derà con una passerella di turo i personaggi più significativi di queste nove edizioni (inizio ore 21).

carrellata dei più antichi motivi delia canzone romana e napole­tana.

La mostra è aperta tutti i giorni dalle ore 18 all' 1. tranne la domenica: infatti i botteghini anticipano di un'ora l'apertura. ma la chiusura è invariabilmen­te alle 24.

Cala il sipario sulla scena

Chamaleon, storia tutta americana

CINEMA

• ARENA ESEDRA (via del Viminale. 9). Una punk story per questa serata domenicale, con un film di John Wares. novità assoluta per l'Italia. «Desperate living». Alle 22.30, invece, il Godard americano, Jon Jost. racconta la storia di un camaleonte-sco spacciatore di eroina, seguito lungo l'arco di una giornata. Il film è «Chamaleon». Domani alle 21 un film new wave dalla fantasia più estremista «Liquid sky». di Slav Tsukerman. Poi alle 22.30 la replica del film di John Waters.

TEATRO

• MONTEROTOONO-MENTANA. Si apre oggi il festival «ol­tre l'attore», arrivato alia 3* edizione e che ha come tema «We are the puppets». Sono trenta spettacoli dedicati all'Africa. (I festival. che chiuderà il prossimo 15 settembre, comincia con un corteo inaugurale delle compagnie africane (ore 17). Quindi alle ore 21 il primo spettacolo presentato dalia compagnia del Togo. Infine, alle 23. Autumn portraits. dell'americano Eric Bass. Domani, invece. alle 17 The wol story del Train theatre dì Gerusalemme. Le marìs-gè de Yamenah. dei fratelli Fadili marocchini (19); alle 21 Eric Bass e infine alle 23 Macbeth dell'Are en terre, francese.

• TEATRO DELL'OROLOGIO (via dei Filippini 17-A). Oomani sera alle ore 21 anteprima del recital straordinario de «Il Vangelo acquanano» • seconda parte. Lettura scenica di Edoardo Tonicella. una novità assoluta. Lo spettacolo si replica martedì sempre alle 2 1 . Nella sala grande, invece, la compagnia Dell'Atto presenta «Ti darò quel fior...» dì M. Mete, con R. Campese. G. Cannavaciuofo, G. Sapio; al pianoforte A. Messina. Tutte le sere alle ore 21.45. la domenica alle 18. il lunedi riposo. • L'ALTRA META DELLA SCENA (Terme di Caracafla). Piera Degli Esposti replica il suo recital di poesie ade ore 2 1 . Alle 23 nella sezione cinema: «Roma» di Marguerite Duras e «Giro turisti­co senza guida» dì Susan Sontag. Domani, invece, ultimo appun­tamento con Irene Papas che terrà un recital di poesie (ore 21). Seguirà (ore 23) il film di M. Kakoyanms «Zorba il greco». Piera degli Esposti

D Salò ole 120 giornate di Sodoma Ritorna sugli schermi, dopo dieci anni di censura, il film più imale -detto» nella carriera, pur ricca di titoli che suscitarono polemica, di Pier Paolo Pasolini. Ambientando nella repubblica sociale di Salò le atrocità immaginate dal marchese De Sade nel romanzo «Le 1 2 0 giornate di Sodoma», Pasolini pro­pone un'agghiacciante metafora della violenza (culturale, politica, di classe) che percorre la società mo­derna. Tremendo, ma imperdibile.

C A P R A N I C H E T T A

O Chi più spende più guadagna Dopo le storie « dure» e avventuro­se dei «Guerrieri della notte», di « 4 8 ore», di «Strade di fuoco». Walter Hill approda alla commedia con la complicità di Richard Pryor. il più popolare comico di colore statunitense. E lo fa raccontandoci le peripezie di Monty Brewster. spiantato giocatore di baseball co­stretto a sperperare in un mese 3 0 milior.; di dollari per intascare un eredità ancora più cospicua. Sem­bra facile, ma vedendo il film vi convincerete del contrario.

E M B A S S Y

• Le due vite di Mattia Pascal Pirandello al cinema è ancora di moda? Pare proprio di sì. Dopo l'«Enrico IV» di Marco Bellocchio. ecco «Il fu Matt ia Pascal» riletto da Mario Monacelli. E curiosamente. nei due f i lm, il mattatore è il mede­simo, quel Marcello Mastroianni che forse proprio in questi due ruo­li pirandelliano trova la propria, de­finitiva consacrazione. Stavolta l'attore si cala con passione nella vicenda di Matt ia Pascal, l 'uomo che finse di morire per avere l'irri­petibile chanche di vivere una nuo­va vita. '

A R I S T O N

O Partitura incompiuta per pianola meccanica Film per palati fini, ma anche per tutti coloro che pensano che il tea­tro filmato sia sinonimo di cinema noioso e accademico: questa sma­gliante rilettura del «Platonov» di Cechov. ad opera del bravissimo regista sovietico Nikita Michalkov («Óblomov». «Schiava d'amore») farà loro cambiare idea. E occhio agli attori, uno più bravo dell'altro.

A U G U S T U S

O Tutto in una notte

Thriller burlesco che è anche un omaggio al cinema che John Lan-dis ama di più. Il regista di «Blues Brothers» racconta un sogno lun­go una notte: quello vissuto (o i m ­maginato.) da un ingegnere aero-Spaziale che soffre di insonnia. Du­rante una delle sue tormentate pe­regrinazioni notturne. Ed Oakin in­ciampa nell'avventura, che ha le fattezze conturbanti di una bionda da favola inseguita dai killer della Savak (l'ex polizia dello Scià). Spa­ratorie inseguimenti, camuffamen­ti e 17 registi (da Roger Vadim e Don Siegel) in veste di attori.

A I R O N E - C A S S I O - M A D I S O N

Birdy Gran premio della giuria a Cannes questo «Birdy» non è piaciuto mol ­to alla critica che lo ha trovato le­zioso e «arty». In realtà. Alan Par­ker ha impaginato un film a affet­to. molto elegante, che però non si risolve nella solita lamentazione sulla guerra del V ietnam. Al centro della vicenda due ragazzi distrutti dalla esporca guerra»: «Birdy». un ragazzo fracile e sognatore che ha sempre sognato di volare, e Jack. più compagnone e solido, che cer­ca di curare l'amico da una specie di trance.

A R C H I M E D E

Legend Dopo aver aperto la Mostra di Ve ­nezia. arriva a tambur battente su­gli schermi italiani il quarto fi lm dell'inglese Ridley Scott , già auto­re di «I duellanti». «Alien» e «Biade Runner». li film è una fiaba in cui il vero protagonista (al di là della lot­ta tra Bene e Male combattuta dai personaggi) è l 'effetto speciale, il cinema tecnologico e spettacolare qui dispiegato in tutta la sua po­tenza. A M B A S S A D É - A T L A N T I C - R I T 2

• Il cavaliere pallido

Si . è un western. Dopo tanti anni. Cfint Eastwood è ritornato (come regista e attore) ai vecchi amori deOa frontiera. E lui ri «cavaliere padidoa del titolo, un prete ex p i ­stolero che arriva a raddrizzare tor­ti in un paesino popolato da pacifi­ci minatori e crudelissimi pistoleri. Per poi , invitto, ripartire verso nuove avventure. Un occhio a Leo­ne un altro ai classici Ford e Wa lsh . Eastwood non confeziona un capolavoro, m a a? fans del w e ­stern basteranno una pistola e uno spolverino per tornare a sognare. C O L A Of R I E N 2 0 - S U P E R C I N E -

M A

• Tex e il signore degli abissi

fi più celebre fumetto western ita-tan o approda finalmente sugli schermi, dopo anni di tentativi non andati in porto. Gli amanti di Tex (che sono molti) si divertiranno a ritrovare nel frlm le battute classi­che del loro eroe preferito, anche se non sempre & trasferimento dal­la pagina all ' immagine in movi­mento va del tut to fcsoo. Regia dì Duccio Tessari. Tex (c'è bisogno di drto?) è Giuliano Gemma. R E A L E - f t O U G E E T N O I R -

R O Y A L

D OTTIMO O BUONO • INTERESSANTE

DOMENICA 8 SETTEMBRE 1985

Prime visioni

ADRIANO L. 7.000 Ltfltnd <* R «*«T Scott - A Piazza Cavour. 22 Tel. 322153 (16.30-22.30)

AFRICA Via Galla e Sdama

L. 4.000 Tel. 83801787

Chiusura estiva

AIRONE L. 3.500 Tutto in un» notte di John Land* • BR V.aLK*a.44 Tel. 7827193 (16.30-22.30)

ALCIONE L. 5.000 •• P i e t r e di Joe D'Amato (V.M. 18) Via L. d. Lesina. 39 Tel. 8380930 (17-22.30)

Spettacoli D E F I N I Z I O N I — A : Avventuroso; B R : Brillante: C : Comico; D A : Disegni animat i ; D R : D r a m m a t i ­co; E: Erotico; F: Fantascienza; G : Giallo; H : Horror; M : Musicale; S A : Satirico

SCREENING POLITECNICO 4.000 Tessera bimestrale L. 1.000

ViaTiepok>13/a Tel. 3611501

Chiusura estiva

AMBASCIATORI SEXY L. 3 5 0 0 Via Montebello. 101 Tel. 4741570

Film per adulti ( 10-11.30-16 22.30)

AMBASSAOE L. 5.000 Accademia Ag-ati. 57 Tel. 5408901

Legend di Ridley Scott • A (16.30-22.30)

AMERICA Via N. del Grande. 6

L. 5.000 Tel. 5816168

Porkys 3 la rivincita di James Komacfc • BR (17-22.30)

ARISTON L. 7.000 Le due vita di Mattia Pascal di Mario Mo-Via Cicerone 19 Tel. 353230 nicelli. con Marcello Masuoianm • BR

(17.30-22.30)

ARISTON II L. 7 0 0 0 Porkys 3 la rivinciti di James Komack . Galleria Colonna Tel. 6793267 BR (17.30-22.30)

ATLANTIC V. Tuscolana. 745

L. 5.000 Tel. 7610656

legend di Ridley Scott • A (17-22.30)

AUGUSTUS C.so V.Emanuele 203

L. 5.000 Partitura incompiuta per pianola mecca-Tel. 655455 nica di NAita MAhakov - DR (17-2230)

AZZURRO SCIPIONI Ore 15: Il diavolo probabilmente di R. V. degli Scipioni 84 Tel. 3581094 Bresson. Ore 16.30: Amour è mort di A.

Resnais. Ore 18.30: Corpo a cuore di P. Vecchia!). Ore 20.30: Le notti della luna piena di E. Rohoner. Ore 22.30 La camera verde di F. Truffaut. Ore 24: Noi tre di P. Avati

BALDUINA L. 6.000 Amadeui di M. Forman - OR P.za Balduina. 52 Tel. 347592 (16.30-22.30)

BARBERINI L. 7.000 Witness. il testimone con Harrison Ford • Piazza Barberini Tel. 4751707 DR (17.30-20.15-22.30)

BLUE M 0 0 N Via dei 4 Cantoni 53

L. 4.000 Tel. 4743936

Film per adulti 116-22.30)

BOLOGNA Via Starno. 5

L- 6.000 Tel. 426778

Chiuso per restauro

BRANCACCIO L. 6.000 Maledetta estate di P. Borsos - DR Via Meru'ana. 244 Tel. 735255 (16.3022.30)

BRISTOL Via Tuscolana. 950

L. 4.000 Tel. 7615424

I guerrieri del vento con R. Hudson - DR (16-221

CAPITOL Via G Sacconi

L. 6.000 Tel. 393280

Turk 182 di Bob Clark (17-22.30)

CAPRANICA L 7.000 Piazza Capranica. 101 Tel. 6792465

Era una notte buia e tempestosa • di A. Benvenuti - C (17-22.30)

CAPRANICHETTA L- 7.000 P.za Montecitorio. 125 Tel. 6796957

Salò o le 120 giornate di Sodoma - di Pier Paolo Pasolini • OR (18-22.30)

CASSIO L. 3.500 La storia infinita di W. Petersen - FA V.a Cassia. 692 Tel. 3651607 (17-22.15)

COLA DI RIENZO L. 6.000 Piazza Cola di Rienzo. 90 Tel. 3505B4

Il cavaliere pallido con Clini Eastwood • A (prezzo L. 7000) (17.30-22.30)

DIAMANTE Via Prenestina. 232-b

L. 5.000 Tel. 295606

Missìng in action di L Hool - A

EDEN L. 6.000 P.zza Cola di Rienzo. 74 Tel. 380188

B'ood Simple di Joel Coen • OR (17-22.30)

EMBASSY L. 7.000 Chi più spende più guadagna di Walter Via Stoppani. 7 Tel. 870245 Hill - BR (17-22.30)

EMPIRE L. 7.000 Vie Regina Margherita, 29 T 857719

La donna delle meraviglie di Alberto Bevi­lacqua (16.15-22.30)

ESPERO L 3.500 ' guerrieri del vento con R. Hudson - DR V.a Nomentana. 11 Tel. 893906 (17-22.30)

ETOILE Piazza in Lucina. 41

L. 7.000 Tel. 6797556

Nightmere dal profondo della notte di Wes Craven - H (17-22.30)

EURCINE V.aUszt.32

L. 6.000 Maledetta estate di P. BOrsos • OR Tel. 5910986 (16.45-22.30)

EUROPA Corso d'Italia. 107/a

L 6 000 Maledetta estate di P. Borsos • DR Tel. 864868 (16.45-22.30)

FIAMMA ViaBissolati.51 SALA A: Star's Lover» con N. Kinsky Tel. 4751100 - (17.10-22.30)

SALA B: Un corpo da «piare con Sylva KristeUVM 18) - E (17.10-22.30)

GARDEN L. 4.500 Un corpo da spiare con Sytva Kristel (VM Viale Trastevere Tel. 582848 18) - E (160-22.30)

GIARDINO L. 5.000 " codice del silenzio di Andy Davis Pz/a Vulture Tel. 8194946 (16.45-22.30)

GIOIELLO Via Nomentana. 43

L. 6.000 Tel. 864149

Amadeus di Milos Forman • DR 11645-22.30)

GOLDEN Via Taranto. 36

L. 5000 Tel. 7596602

Porky's 3 la rivincita di James Kamak — BR (17-22.30)

GREGORY Via Gregorio VII, 180

L. 6.000 Tel. 380600

L'ultimo drago di Berry Gordy - A (17-22.30)

HOLIDAY Via B. Marcello. 2

L. 7.000 Tel. 858326

Turk 182 di Bob Ciak - BR (17-22.30)

INDUN0 L. 5.000 Nightmere dal profondo della notte di ViaG.Induno Tel 582495 Wes C r a v e n - H (17-22.30)

KING Via Fogliano. 37

L. 6.000 Tel. 8319541

Chiusura estiva

MADISON Via Chiabrera

L. 4.000 Tel. 5126926

Tutto in una notte di J Landis - BR (16.30-22.30)

MAESTOSO ViaAppia.416

L 6.000 Tel. 786086

Missing in action di di L. Hool • AV (17.15-22.30)

MAJESTIC Via SS. Apostoli. 20

L. 6.000 Tel. 6794908

Turk 182 di Bob Clark - BR (17-22.30)

METRO DRIVE-IN Via C. Colombo, km 21

L. 4.000 Tel. 6090243

Una poltrona per due di John Laudis - SA (20.40-23)

METROPOLITAN Via del Corso. 7

L. 7.000 Tel. 3619334

Missing in action di L. Hool • A (17.15-22.30)

M0DERNETTA Piazza Repubblica. 44

L. 4.000 Tel. 460285

Film per adulti (10-11.30-16-22.30)

MODERNO Piazza Repubblica

L. 4.000 Tel. 460285

Film per adulti (16-22.30)

NEW YORK Via Cave

L. 5 0 0 0 Tel. 7810271

L'ultimo drago di Berry Gordy • A (17-22.30)

NIR Via B.V. del Carmelo

L. 6.000 Tel. 5982296

L'ultimo drago di Berry Gordy - A (17-22.30)

PARIS Via Magna Grecia. 112

L. 6.000 Tel. 7596568

Blood Simple di Joel Coen - DR (16.45-22.30)

PUSSICAT Via Cavoli. 98

L 4.000 Tel. 7313300

Blue Erotic Video Sistem (VM 18) (16-231

QUATTRO FONTANE Via 4 Fontane. 23

L. 6.000 Tel. 4743119

La donna delle meraviglie di A. Bevilacqua con Ben Gazzarra - OR (17.15-22.30)

QUIRINALE L. 6.000 II piacere di Joe D'Amato (VM 18) Via Nazionale. 20 Tel. 462653 (17.30-22.30)

QUIRINETTA Via M. Mmghetti. 4

L 6 000 I favoriti della luna di Otar losseliani • SA Tel.679Ó012 (16.30-22.30)

REALE Piazza Sonnino. 5

L 5.000 Tel. 5810234

Tex e il Signore degli abissi con Giuliano Gemma (16.30-22.30)

REX L. 6.000 La rosa purpurea del Cairo d W. Alien • Corso Trieste, 113 Tel. 864165 SA (17.30-22.30)

RIALTO L. 4.000 Indiana Jones e il tempio maledetto cb S. Via IV Novembre Tel. 6790763 Spielberg - FA (16.30-22.30)

RITZ Viale Somalia. 109

L. 6.000 Tel. 837481

Legend di Ridtey Scott (16.30-22.30)

RIVOLI L. 7.000 La rosa purpurea del Cairo di W. Alien Via Lombardia. 23 Tel. 460883 con Mia Farrovr - SA

(18-19.30-21-22.30)

ROUGE ET N0IR L. 6.000 Tex e il Signore degli abissi con Giuliano V a Salaria. 31 Tel. 864305 Gemma (16.30-22.30)

ROYAL L 6 0 0 0 Tex e il Signore degli abissi con Giuliano Via E. Filiberto. 175 Tel. 7574549 Gemma < 16.30-22.30)

SAVOIA Via Bergamo. 21

L. 5 000 Femmine in fuga di Michele M. Tarantini -Tel. 865023 DR (17.15-22.30)

SUPERCINEMA Via Viminale

L 7.000 Tel. 485498

Il cavaliere pallido con Chnt Eastwood - A (17.30-22.30)

UNIVERSAL Via Bari. 18

L. 6.000 Tel. 856030

Mondo cane Documentario (17-22.30)

VERSANO Piazza Verbano. 5

L 5 000 Tel. 851195

Chiusura estiva

VITTORIA P.zza S. Maria Liberatrice

L 5 0 0 0 Tel. 571357

Chiusura estiva

Visioni successive

ACHIA La storia infinita di W. Peteroen • FA

ADAM ViaCasilma 1816

L. 2.000 Tel. 6161808

Phenomena di D. Argento • H

AMBRA J0VINELLI Piana G. Pepe

L.3.000 Tel. 7313306

Il dolce peccato • E

ANIENE L. 3 0 0 0 Film per adulti Piatta Sempione, 18 Tel. 690817

(16-22)

AQUILA Via L-Aquila. 74

L 2.000 Tel. 7594951

Non pervenuto

AVORIO EROTIC MOVIE L. 2.000 Via Macerata. 10 Tel. 7553527

Quella viziosa di mia moglie - E

BR0ADWAY Via dei Narcisi. 24

L. 3.000 Tel. 2815740

Film per adulti

DEI PICCOLI Villa Borghese

L. 2.000 Chiusura estiva

ELDORADO Viale dell'Esercito, 38

L. 3.000 Tel. 5010652

La discoteca di N. D'Angelo • M

ESPERIA P.zza Sonnino, 17

L. 4.000 Tel. 582B84

Il piacere di Joe D'Amato (VM 18)

MERCURY Via Porta Castello. 44

L. 3.000 Tel. 6561767

Chiusura estiva

MISSOURI L. 3.500 Un piedipiatti a Beverly Hills con A. Mur-V. Bombelli. 24 Tel. 5562344 phy - A

MOULIN ROUGE Via M. Corbino. 23

L. 3.000 Tel. 5562350

Film per adulti (16-22.30)

NUOVO Largo Ascianghi. 1

L. 3.000 Tel. 588116

The Break fast club di John Hughes - OR (16.30-22.30)

ODEON Piazza Repubblica

L. 2.000 Tel. 464760

Film per adulti (16-22.30)

PALLADIUM P.za B. Romano

L 3.000 Tel. 5110203

Ghostbusters di I. Reitman - FA

PASQUINO Vicolo del Piede. 19

L. 3.000 Tel. 5803622

Corion Club (16-18.15-20.30-22.40)

SPLEN0ID Via Pier delle Vigne 4

L 3.000 Tel. 620205

Film per adulti (16-22.30)

ULISSE Via Tiburtina. 354

L. 3.000 Tel. 433744

The Pink Floyd - M

VOLTURNO L. Via Volturno. 37)

3.000 (VM18) Pussy Talk il sesso parlante e riv. spoglia­rello

Cinema d'essai

ARENA ESEDRA Via del Viminale. 9

Desperate living ore 2 1 ; Chameleon ore 22

ARCHIMEDE D'ESSAI L 5.000 Via Archimede. 71 Tel. 875567

Birdy, le ali della libertà di Alan Parker • DR (17.30-22.30)

ASTRA L 3.5000 Ghostbusters é J. Reitman - FA Viale Jonio, 225 Tel. 8176256 (16.30-22.30)

DIANA L. 3.000 (Via Appia Nuova, 427 Tel. 7810146

Biade Runner di Ridley Scott, con Harrison Ford - FA

FARNESE L 4.000 Biade Runner di Ridley Scott, con Harrison Campo de' Fiori Tel. 6564395 Ford - FA (16.30-22.30)

MIGNON Via Viterbo. 11

L 3.000 Ghostbusters (Gli accMappatarrtasmi) di TeL 869493 - L Reitman. con B. Murray e D. Aykroyd

. - . .. ,_ . - (16.30-22.30)

NOVOCINE D'ESSAI L 3.000 Via Merry Del Val. 14 Tel. 5816235

The Breakfast club di John Hughes • OR (16.30-22.30)

KURSAAL Via Paisiello. 24b

Chiusura estiva Tel. 864210

TIBUR Via degli Etruschi. 40 Tel. 495776

Fenomeni paranormali incontrollabili - F

Cineclub |

GRAUCO Via Perugia, 34 Tel. 7551785

IL LABIRINTO Via Pompeo Magno. 27 Tel. 312283

Riposo

SALA A: Stranger than paradise di J. Jar-mush (19-20.45-22.30) SALA B: Reuben Reuben 6 Robert E. Mil­ler (19-20.45-22.30)

Sale diocesane |

CINE FI0RELLI Via Terni, 94

DELLE PROVINCE Viale delle Province. 41

NOMENTANO Via F. Redi. 4

ORIONE Via Tortona. 3

tei. 7578695

S. MARIA AUSILIATRICE P.zza S. Maria Ausiliatrice

TIBUR Via Etruschi

Riposo

Riposo

Riposo

Ore 21. La Traviata - M

Riposo

Fenomeni paranormali incontrollabili di M. Lesta - H

Arene |

NUOVO (Arena)

TIZIANO

The Breakfast club di John Hughes • DR

Terminator di J. Cameron - FA

Fuori Roma '*• 1

OSTIA

KRYSTALL (EX

Via dei Palkmini

SISTO Via dei Romagnoli

SUPERGA Vie della Marina. 44

CUCCIOLO L. 5.000

Tel. 6603186

L 5.000 Tel. 5610750

Tel. 5604076

Il cavaliere pallido con Clini Eastwood - A (17-22.30)

Tex e il Signore degli abissi con Giuliano Gemma - W (16.30-22.30)

Legend di Ridley Scott (17-22.30)

FIUMICINO

TRAIANO Tel. 6440045 Urla del silenzio di R. Joffé • OR (18-22.15)

ALBANO

ALBA RADIANS

FLORIDA

Tel. 9320126

Tel. 9321339

Rsmbo con S. Stallone - A

Un corpo da spiare con Sylva Kristel IVM18)- E (15-22.15)

MACCARESE

ESEDRA Storia infinita - FA (20.30-22.30)

FRASCATI

POLITEAMA

SUPERCINEMA

Tel. 9420479 Porkys 3 la rivincita (17.30-22.30)

li piacere di Joe D'Amato - E (VM 18)

! GROTTAFERRATA

AMBASSADOR Tel. 9456041 Chiusura estiva

VENERI Tel. 9457151 La rosa purpurea del Cairo di W. Alien. con Mia Farrow • SA

Prosa

A G O R À 8 0 (Via della Penitenza. 33 ) Riposo

A L L A R I N G H I E R A (Via dei Riarì. 81 ) Riposo

A N F I T E A T R O Q U E R C I A D E L T A S S O (Passeggiata del Giantco-Ic - Tel. 5 7 5 0 8 2 7 ) Riposo

A N F I T R I O N E (Via S. Saba. 2 4 • Tel. 5 7 5 0 3 2 7 ) Riposo

A N T E P R I M A (Via Capo D'Africa. 5 /A - Te>. 7 3 6 2 5 5 ) Riposo

A R G O S T U D I O (Via Natale del Grande. 2 7 - Tel. 5 8 9 8 1 1 1 1 Sono aperte le iscrizioni al semina­rio per attori cb cinema e di teatro tenuto da Anme G'ardot ( l O O al­lievi più 2 0 0 auditori). Per informa­zioni e l'iscrizione rivolgersi alla se­d e - T e l . 5 8 9 8 1 1 1 .

B E A T 7 2 (Via G C. Belli. 72 - Tel. 3 1 7 7 1 5 ) Riposo

BELLI (Piazza S. Apollonia. 1 1 / a -Tel. 5 8 9 4 8 7 5 ) Riposo

B E R N I N I {Piazza G L. Bernini. 2 2 -Tei. 5 7 5 7 3 1 7 ) Riposo

C E N T R A L E (Via Cesa. 6 - Tel. 6 7 9 7 2 7 0 ) Riposo

C E N T R O T E A T R O A T E N E O (Piazzale Aldo Moro) Riposo

C O N V E N T O O C C U P A T O (Via del Colosseo. 6 1 ) Riposo

D E I S A T I R I «Piazza Grotta Pinta. 19 - Tel. 6 5 6 5 3 5 2 - 6 5 6 1 3 1 1 ) Riposo

DELLE A R T I (Via & c * a 5 9 • Tel. 4 7 5 8 5 9 8 ) Riposo

DEL P R A D O (Via Sora. 2 8 - Tel. 6 5 4 1 9 1 5 ) Riposo

E T t - C U M I N O (V>a Marco Mughet ­ti . 1 - Tel 6 7 9 4 5 8 5 ) Riposo

ETT-SALA U M B E R T O (Via deOa Mercede 5 0 - Tel. 6 7 9 4 7 5 3 ) Riposo

E T I - T E A T R O V A L L E (Via del Tea­tro Vaile 23 -a - Tel 6 5 4 3 7 9 4 ) Riposo

G I A R D I N O D E G Ù A R A N C I (Via <* Santa Satxna - Tel. 5 7 5 4 3 9 0 ) Riposo

G H f O N E (Via deie Fornaci. 3 7 - Tel. 6 3 7 2 2 9 4 ) Riposo

G f U U O C E S A R E (Viale G<u*o Ce­sare. 2 2 9 • 1*. 3 5 3 3 6 0 ) R<x>so

L A C H A N S O N (Largo Brancaccio. 8 2 / A - T e l . 7 3 7 2 7 7 ) Riposo

L A P I R A M I D E (Via G. Benzeni. 4 9 5 1 - T e l . 5 7 6 1 6 2 ) Riposo

R. T E M P I E T T O (Ter. 7 9 0 6 9 5 ) Ri­poso

L A S C A L E T T A (Via del CoOegio Romano. 1 - Tel. 6 7 8 3 1 4 8 1 Riposo

L A M A D D A L E N A (Via deRa Stel­letta 18) Riposo

M E T A - T E A T R O (Via Mameli. 5 -Tel. 5 8 9 5 8 0 7 ) R'poso

MONGIOVINO (Via G. Genocchi. 15) Ore 2 1 : La Compagnia Teatro d'ar­te di Roma presente «Recita per Garcia torca a New York e lamen­to per Ignazio Sanchez Meias». Prenotazioni ed informazioni dalle ore 17 .

M O N T A G G I O DELLE A T T R A ­Z I O N I (Via Cassia. 8 7 1 • Tel. 3 6 6 9 8 0 0 ) Riposo

P A R r O U (Via G. Borsi 2 0 - Tel. 8 0 3 5 2 3 ) Riposo

P O L I T E C N I C O (Via G B . Tiepoto 13 /a - Tel. 3 6 0 7 5 5 9 ) Riposo

S A L A T E A T R O T E C N I C H E S P E T T A C O L O (Via) P a f e M t o , 3 9 - T a l 8 5 7 8 7 9 ) R iposo

T E A T R O A R G E N T I N A (Largo Ar­gentina - Tel. 6 5 4 4 6 0 1 ) Campagna abbonamenti stagione 1 9 8 5 - 8 6

T E A T R O C I R C O S P A Z I O Z E R O (Via Galvani. 6 5 • Tel. 5 7 3 0 8 9 ) Riposo

T E A T R O DELLE M U S E (Via Forti 4 3 - Tei. 6 6 2 9 4 9 ) Riposo

T E A T R O DELL 'OROLOGIO (Via dei Filippini. 17-A - Tel. 6 5 4 8 7 3 5 ) SALA GRANDE: Ore 2 1 . 4 5 «Ti da-

" rò quel fior...» di M . Mete • Con R. Campese. G. Cannavaouolo. G. Sapto. Al pianoforte A. Messina.

S A L A C A F F É T E A T R O Ore 2 1 . Recital straordinario de «Il vangelo Acquattano» - Lettura scenica di Edoardo Tomcefla (novità assolu­ta)

S A L A O R F E O : R ipoao T E A T R O ELISEO (Via) NeTionala ,

1 8 3 - T e i . 4 * 2 1 1 4 )

o i o n * S S - S 6 . P a r in formaz ion i t a l . 4 7 9 4 0 4 7 - 4 7 4 3 4 3 1 -4 8 2 1 1 4 - 4 S S O M . Orar io b o t -t o g N n o o r a 1 0 - 1 9 . 1 0 - 1 3 . Faathrt i

T E A T R O F U M A N O (Via S Stefano del Cecco, 15 • Tel. 6 7 9 8 5 6 9 ) Da oggi apertura campagna abbo­namenti i s s s B b . Per mtormazio-n. tei. 4 7 5 4 0 4 7 - 4 7 4 3 4 3 1 . Ora­no boneghino 10 -19 . Sabato 1 0 - 1 3 . Domenica chiuso.

T E A T R O M T R A S T E V E R E (V<o-lo Mororn. 3 a - Tel. 5 8 9 5 7 8 2 ) SALA A: Riposo S A L A B : Reoso S A L A C : Riposo

T E A T R O O L I M P I C O (Piazza G da Fabriano. 17 • Tel. 3 9 6 2 6 3 5 ) Riposo

T E A T R O D U E (Vento Due Macelli. 37» R«x>so

T E A T R O P I C C O L O ELISEO (Via Nazionale. 183 - Tel. 4 6 2 1 1 4 ) Riposo

T E A T R O D E I C O C C I (Via Galvani. 6 1 ) Reoso

T E A T R O S I S T V f A (Via S a r o . 1 2 9 - T d . 4 7 5 6 8 4 1 ) Riposo

T E A T R O T E N O A S T R I S C E (Via Cristoforo Colombo. 3 9 5 - Tel. 5 4 2 2 7 7 9 ) Giovedì 12. Ore 2 1 . P la taa Bata ­t a 8 9 . V I Festival Internazionale di Roma presenta

i «la M M M . Regia efi Beppe Menagatti. Musiche di C ie*o-wrskay. Listi. Rechmanme. Pre­vendita Teodastnsce Tel. 5 4 2 2 7 7 9 a Orbis tal. 4 7 4 4 7 7 6 .

T E A T R O T E N D A (Piazza Mancini -Tel. 3 9 6 0 4 7 1 ) Riposo

T E A T R O R O M A N O D I O S T I A A N T I C A (Tel. 5 6 5 1 9 1 3 ) Riposo

T E A T R O T O R D I N O N A (Via degli Acquasparta. 16 • Tel. 6 5 4 5 8 9 0 ) Riposo

T E A T R O T R I A N O N (via Muzio Scevola. 101) Riposo

T E A T R O D E L L ' U C C E L U E R A (Vil­la Borghese - Tel. 8 5 5 1 1 8 ) Riposo

V I L L A M E D I C I (Viale Trinità dei Monti. 1 - T e l . 6 7 6 1 2 5 5 ) Riposo

V I L L A A L D O B R A N D f N I (Via Na­zionale) Riposo

Per ragazzi

C E N T R O S O C I O - C U L T U R A L E R E B t t B I A M S K M E (Via Luigi Speroni. 13) Riposo

T E A T R O T R A S T E V E R E (Orcon-vacazione Gianicolense. 10) R{K>SO

M U S E O N A Z I O N A L E D ' A R T E O R I E N T A L E (Via Merutana. 2 4 3 ) Riposo

Musica

T E A T R O DELL 'OPERA (Via Firen­ze. 72 - T e l . 4 6 3 6 4 1 ) Riposo

A R A C O E U (Piazza Ara CoeJi. 1) Domani. Ore 2 1 . P la tea E s t a t a ' 8 5 . 6 ' Festival internazionale et Roma presenta recital dei chitarri­sta Narciso Yepes. Musiche di Al­fonso El SabiG Scarlatti. Bach. Sor. Rodrigo. Aberruz. Pens. Tar-rega. Prevendita Tendastrtsce tei. 5 4 2 2 7 7 9 e O r b * tei. 4 7 4 4 7 7 6 .

A S S O C I A Z I O N E A R T I S T I C O C U L T U R A L E A R T S A C A D E M Y (Via Madonna de* Monti. 101) Martedì 10 . Ore 2 1 . Presso Chiesa SS. Trenta, via Condotti, largo Gol­doni. Integrale defle sonate per cla­vicembalo di Domenico Scarlatti. Solista Eduardo Aguero Zapata.

A S S O C I A Z I O N E C O R A L E N O V A A R M O N I A (Via A. Fnggen. 8 9 Riposo

A S S O C I A Z I O N E A . L O N G O (V.a Sprovales. 4 4 - Tel. 5 0 4 0 3 4 2 ) Rposo

A C C A D E M I A D I F R A N C I A - V * . -L A M E D I C I (Via Tnmta dei Monti . 1 - T e l . 6 7 6 1 2 8 1 ) Riposo

A S S O C I A Z I O N E M U S I C A L E R O M A N A Martedì IO . Ore 2 1 . Presso Chiesa di S. Luigi dei Fran­cesi. XVHI Festival intero, dr orga­no. Andre 8ernard (tromba). Aure-ho lacolemma (organo).

A C C A D E M I A N A Z I O N A L E D I S A N T A CECRJA (Via Vittona. 6 - Tel. 6 7 9 0 3 8 9 - 6 7 8 3 9 9 6 ) Riposo

ASSOCIAZIONE CULTURALE CAMERATA OPERISTICA RO­MANA (Via Naa«B, SS . TaL 483339)

ACCADEMIA FILARMONICA R O M A N A (Via Flaminia. 118 -tei. 3 6 0 1 7 5 2 ) Sono in vendita gli abbonamenti per la stagione 1 9 8 5 / 8 6 che si inaugura H 2 5 settembre con l'ora­torio di Haendel «Israel in Egypt» diretto da John Eliot Gardiner - La segreteria è aperta tutti i giorni fe­riali (salvo il sabato pomeriggio) dalle 9 alle 13 e dalle 16 9'te 19-

A S S O C I A Z I O N E A M I C I D I C A ­S T E L S . A N G E L O (Lungotevere Castello. 1 - Tel. 3 2 8 5 0 8 8 ) «Selezione nazionale giovani con­certisti». Inviare domande entro il 3 0 settembre ' 8 5 a via Flaminia. 7 8 5 . 0 0 1 9 1 Roma. Audizioni a novembre.

A S S O C I A Z I O N E M U S I C A L E I N ­T E R N A Z I O N A L E R O L A N O O M C O L O S I Riposo

A S S O C I A Z I O N E M U S I C A L E I T A L I A N A P A U L H I N D E M I T H (Viale dei Salesiani. 8 2 ) Riposo .

A S S O C I A Z I O N E P R I S M A Riposo A R C U M (Piazza Epiro. 12)

Riposo A S S O C I A Z I O N E M U S I C A L E

C O R O F . M . S A R A C E N I (Via Bassarione. 3 0 ) Rposo

A U D I T O R I U M D E L F O R O I T A L I ­C O (Piazza Lauro De Bosis) Riposo

B A S I L I C A D I S . N I C O L A I N C A R C E R E (Via del Teatro Marcel­lo) Ore 18: Stefano Palmidessi (chi­tarra). Musiche di Bach. Giuliani. Petrassi. Torroba. Ore 19: Inerte di autori classici. Ore 19 .45 : C a n t o i n c a n t a t o d a l giardino d 'e ro Coro. Musiche di A. F. lannam Se­bastiani™ e G. Mescetti (Prenota­zioni al 7 9 0 6 9 5 ) .

C E N T R O I T A L I A N O M U S I C A A N T I C A - C I M A (Via Borgatti. 11) Riposo

C O O P A R T (Via Lisbona 12 • Tel. 8 4 4 4 6 5 0 ) R<x>so

C O R O P O L I F O N I C O V A I X I C E L -L I A N O (Via Francesco D'Ovidio. 10 - Tel. 8 2 2 8 5 3 ) Riooso

G E N Z A N O - A R E N A C O M U N A ­LE Riooso

G H I O N E (Via deUe Fornaci. 3 7 ) Riposo

G R U P P O M U S I C A I N S I E M E (Via della Borgata della Magliana. 117 Riposo

I N T E R N A T I O N A L C H A M B E R E N S E M B L E (Via Cimone. 9 3 / A ) Riposo

I S O L I S T I D I R O M A Riposo

I N T E R N A T T O N A L A R T I S T I C A N D C U L T U R A L C E N T R E (Ca­stel De Ceveri - Formelto - Tel. 9 0 8 0 0 3 6 ) Riposo

I S T I T U Z I O N E U N I V E R S I T A R I A D E I C O N C E R T I (Via Fracassali. 4 6 - T e l . 3 6 1 0 0 5 1 ) Riposo

M U S I C I S T I A M E R I C A N I (Via del Corso. 4 5 ) Riposo

O R A T O R I O D E L G O N F A L O N E (Via del Gonfalone 3 2 / A - Tel. 655952) Riooso

P O N T I F I C I O I S T I T U T O M M U S I ­C A S A C R A (Piazza S. Agostino. 2 0 / A ) ^ ^ Riposo

R O M E F E S T I V A L (Via Venaron Fortunato. 77) Riposo

S P E T T R O S O N O R O (Lungotevere Melimi. 7 - Trt. 3 6 1 2 0 7 7 ) Riposo

S A L A B O R R O M I M ) (Piazza deRa Chiesa Nuova. 18) Riposo

T E A T R O DELLE F O N T A N E D I V O L A TORLOfWA - Frascati Riposo

Jazz - Rock

A L E X A N D E R P L A T Z C L U B (Via Ostia. 9 - Tel. 3 5 9 9 3 9 8 ) Riposo

B I L U E H O L I D A Y J A Z Z C L U B (Via degli Orti di Trastevere, 4 3 ) Riposo

B IG M A M A (V.lo S. Francesco a Ripa. 18 - T e l . 5 8 2 5 5 1 ) Riposo

F O L K S T U D I O (Via G. Sacchi. 3 -Tel. 5 8 9 2 3 7 4 ) Riooso

GRIG IO N O T T E (Via bei Fienaroli. 3 0 / B ) Riposo

M A N U I A (Vicolo del Cinque. 5 6 -Tel. 5 8 1 7 0 1 6 ) Dalle ore 2 2 3 0 Musica brasiliana Con Jim Porto.

M I S S I S S I P P I J A Z Z C L U B (Borgo Angelico. 16 • Tei. 6 5 4 5 6 5 2 ) Concerto con il Quartetto della pia­nista Cinzia Gizzi.

M U S I C I N N (Largo dei Fiorentini. 3 - Tel. 6544934) Riposo

S A I N T L O U I S M U S I C C I T Y (Via del CardeMo. 13a - Tel. 4 7 4 5 0 7 6 ) Reoso

S A I N T L O U I S J A Z Z S C H O O L -IVia dell AngeJetto. 7 - Tel. 4 6 4 4 4 6 9 ) Sono aperte le iscrizioni ai corsi di musica. La segreteria é aperta dal­le 16 alee 2 0 da lunedì a venerai

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L A P O E T E C A (Vicolo dei Soldati. 4 7 - Piazza Navona - Tel. 6 5 5 4 4 0 ) Musica dal vivo Jazz-Afro-Soul-Folk. Poesia, Giochi, performance. Sfizi, bar 2 2 . 3 0 - 5 - Tutti i giorni

S C U O L A P O P O L A R E D I M U S I ­C A DEL T E S T A C C I O - (Via Gal­vani. 2 0 Tel. 5 7 5 7 9 4 0 ) Dal 2 settembre (orario di segrete­ria 1 6 - 2 0 - Tel 5 7 5 7 9 4 0 ) si apro­no le iscrizioni per l'anno 1 9 8 5 - 8 6 . Corsi dì strumento e la­boratori tecnici e pratici.

S C U O L A P O P O L A R E D I M U S I ­C A D I V I L L A G O R D I A N I (Via Pi-sino. 2 4 ) Riprendono a settembre le iscrizio­ni ai corsi ed ai laboratori musicali. ai corsi di lingua ed alle altre attivi­tà.

U O N N A C L U B (V.a Cassia. 8 7 1 -Tel. 3 6 6 . 7 4 . 4 6 ) Riposo

Cabaret

B A G A G U N O (Via Due Macelli. 7 5 -Tel. 6 7 9 1 4 3 9 ) Chiusura estiva

B A N D I E R A G I A L L A (Via della Pu­rificazione. 4 3 - Tel. 4 6 5 9 5 1 • 4 7 5 8 9 1 5 ) Riposo

B A R R A C U D A (Via Arco dei Ginna-='. 14 - Largo Argentina - Tel. 6 7 9 7 0 7 5 ) Riposo

H. P IP ISTRELLO (Via Emilia 2 7 / a -Tel. 4 7 5 4 1 2 3 ) Riposo

G I A R D I N O F A S S I (Corso a" Italia. 4 5 ) Intrattenimento orchestra musiche R e v i v a l * (ore 21 ) .

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AGRICOLTURA E AMBIENTE L'UNITÀ / DOMENICA O l 8 SETTEMBRE 1985 éta I

La convenzione italo-francese non ha risolto i problemi nella Cee

Vino tizio fragile

Nostro servizio NIZZA — Per sottoscrivere la .Convenzione di coopera­zione tra il governo della Re­pubblica Italiana ed il gover­no della Repubblica France­se per il settore viti-vinicolo» 1 ministri dei due paesi, Fi­lippo Maria Pandolfi ed Henri Nallet, hanno scelto gli austeri saloni di due anti~ che dimore. A Nizza il palaz­zo della vecchia Prefettura che fu in passato dei Savola e a Bordighera il palazzo reale denominato villa Margheri­ta di Savoia. Il primo sorgen­te di fronte alla piazza dove si svolge ora il mercato del pesce, il secondo lungo la vecchia strada Romana an­cora ricca di centenari pal­meti.

L'incontro tra ì responsa­bili dei dicasteri dell'agricol­tura dei due paesi non ha portato alla firma di un trat­tato di pace nella decennale guerra del vino, ma si sono gettate le basi per un armi­stizio. Due Commissioni, una composta di tecnici e l'altra di operatori del setto­re, sono state insediate con il compito di studiare il modo di fare convivere, senza scontrarsi brutalmente, ì vi­ticoltori italiani e quelli francesi, tenendo altresì conto che presto giungerà nella Cee un terzo incomodo, la Spagna, con il patrimonio dei suoi vigneti.

Se oggi, si dice, la produ­zione vinicola supera già il fabbisogno comunitario, tanto che si è costretti ad ar­

rivare alla distillazione pa­gando il vino a metà del prezzo di mercato, domani, con l'immissione della pro­duzione spagnola, cosa suc­cederà?

Da dieci anni ì vignerons del «midi» francese assaltano le autocisterne che portano vino italiano o spagnolo nei magazzeni dei commerciani marsigliesi e ne spandono il contenuto sull'asfalto delle strade nazionali. Oppure al porto di Séte impediscono lo sbarco di vino siciliano o di­struggono i magazzeni col­pevoli di ospitare II taglio del vino del Var e di Provenza con quello italiano; domani cosa succederà quando nella Cee saranno presenti l tre paesi maggiori produttori di vino?

E quindi si pensa di giun­gere ad uno sradicamento di vigneti, pagando l'operazio­ne con un indennizzo varian­te dai 10 ai 14 milioni di lire per ettaro per quanto riguar­da l'Italia, ad una distillazio­ne obbligatoria delle ecce­denze, a chiamare in causa ì satelliti perchè fotografino le coltivazioni e diano cosi un quadro della produzione ef­fettiva di ciascun paese evi­tando furbesche importazio­ni di vino da paesi terzi da immettere poi sul mercato comunitario come prodotto nazionale. Anche la guerra del vino avrà 1 suoi 007 e si avvarrà delle tecniche più moderne. I vignerons del •midi» in questo conflitto si dimostrano i più «muscolo-

Confcoltivatori: non c'è solo il Temik

Ce anche il tumore da insetticida

BOLOGNA — Non c'è solo il .temlk» su cui si è fatto tanto scalpore. L'impiego dei fitofarmaci in agricoltura ha in real­tà raggiunto — come denuncia una nota della Confederazio­ne italiana coltivatori dell'Emilia Romagna — un «pericoloso livello di guardia». Bisogna affrontare questo problema «sen­za nasconderne i rischi, per la difesa dei coltivatori*. Non è infatti una novità che nelle zone ad agricoltura specializzata •si usino quantitativi enormi di pesticidi con danni ai produt­tori, ai consumatori, all'ambiente». Nell'Emilia Romagna, ad esemplo, si fanno anche 18 trattamenti chimici all'anno (so­prattutto ai pen e ai meli), con punte di 140 kg di prodotti chimici per ettaro.

Un'indagine su campioni di frutta e verdura è stata fatta nel 1983 dall'Unità sanitaria locale 40 di Rimini. Sono stati riscontrati «resìdui di antiparassitari sospettati di essere cancerogeni nel 62,5% dei campioni di frutta e nel 24,7% dei campioni di verdura».

Non solo: il servizio oncologico dell'ospedale G.B. Morga­gni di Forlì ha individuato una gamma di insetticidi mutage­ni (che provocano mutazioni biologiche nell'individuo) e ha riscontrale una mortalità per tumore, maligno più alta nel­l'area rurale rispetto a quella urbana. È stata perciò proposta una indagine — bloccata dall'Unità sanitaria locale — «per quantificare il rischio oncogeno del pesticidi».

Ecco perché la Confcoltivatori ha avanzato alcune propo­ste, già in un convegno svolto in aprile a Cesenatico. Tra queste: stimolare la ricerca genetica per ottenere piante più resistenti alle malattie; chiedere la produzione di fitofarmaci biologici (a base di molecole organiche come virus, batteri, funghi); fornire un'assistenza tecnica controllata dai produt­tori e non dalle Industrie chimiche; applicare in modo gene­ralizzato la «lotta guidata*. Quest'ultima consiste nell'uso ridotto e mirato di insetticidi chimici più specifici, meno tossici e, quando è possibile, abbinati a mezzi blologoci (in­setti utili, trappole sessuali, ecc.). La «lotta guidata» sta pas­sando in Emilia Romagna dalla fase sperimentale a quella operativa. Il numero di aziende seguite nel 1985, in base al programma della regione, è stato di circa duemila. Sono stati impiegati 60 tecnici e il calo di trattamento verificato sino ad oggi è stato di circa 11 30 per cento.

E adesso arriva il terzo incomodo

Lo sradicamento dei vigneti sarà pagato dai 10 ai 14 milioni per ettaro - Le coltivazioni saranno fotografate attraverso i satelliti?

Produzione di vino in Italia Vendemmia 1983 83 milioni di ettolitri Vendemmia 1984 70 milioni di ettolitri Vendemmia 1985 previsti 73 milioni di ettolitri

Esportazione di vino italiano in Francia 1983 3 918 000 ettolitri 1984 5.800 000 + 49% 1983 per 159 miliardi di lire 1984 per 229 miliardi di lire + 43.7% Primi cinque mesi del 1984 2.146 000 ettolitri Primi cinque mesi del 1985 2.730 000 ettolitri + 27.2% Primi cinque mesi del 1984 per 84 miliardi di lire Primi cinque mesi del 1985 per 111 miliardi di lire + 33%

Esportazione vino italiano nei paesi Cee 1983 9.232.000 ettolitri 1984 10.980.000 ettolitri + 18.9% 1983 per 567 miliardi di lire 1984 per 640 miliardi di Ire + 12.8%

Esportazione vino italiano nel mondo 1983 13.725.000 ettolitri 1984 15.749 000 ettolitri + 14.7% 1983 per mille e 84 miliardi e mezzo di lire 1984 per mille e 283 miliardi di lire + 18% In Italia i vigneti occupano 1.135 000 ettari pari al 4 .8% della superficie agricola. ti reddito è dt 4rruta miliardi di tee pari al 13 per cento di tutta la produzione agricola.

si», nel senso che non esitano a passare alla azione brutale ed ancora di recente, il 24 di agosto scorso, hanno blocca­to nei pressi di Nimes autoci­sterne con vino italiano ed hanno aperto ì rubinetti. Il ministro francese Nallet lo ha definito un incidente le­gato però a fatti interni, ma il vino finito sull'asfalto era italiano. Ma gli inglesi sono più «fini» ed applicano dazi pesanti alla importazione (nonostante la decisione e la condanna dell'Alta Corte Europea) del nostro vino spumante e da tavola (3 mila lire per la bottiglia di spu­mante e 1.400-1.500 il litro per il vino comune) per favo­rire il consumo delia birra (400 lire di dazio al litro).

All'Interno della Cee la de­cennale guerra del vino vie­ne portata avanti su schiera­menti diversi; si accusa l'Ita­lia di importare vino nordafricano, gli inglesi gio­cano sui dazi, i francesi fan­no a pugni.

Odino Bo, che nella Con­fcoltivatori è responsabile del settore vitivinicolo, è dell'avviso che questa guerra debba essere affrontata con calma e conoscenza di causa partendo da una analisi di fondo, verificando in quale misura vi è sovraproduzione di vino nell'ambito della Cee e se la richiesta è soddisfatta o limitata dalla applicazione di dazi che ne rendono proi­bitivo, per il costo, il consu­mo.

Prima questa analisi, poi lo sradicamento dei vigneti come fatto volontario, ma non punitivo soltanto nel confronti dei viticoltori ita­liani. I vignerons francesi di­fendono la loro produzione senza «mezzi termini» con una guerra che ha conosciu­to anche una vittima. Ma l'importazione del vino ita­liano in Francia ha luogo perché richiesto dai com­mercianti per «tagliare» quel­lo nazionale mentre l'impor­tazione in Italia dei «doc» francesi e dello champagne avviene senza conflitto e lo stesso ministro Nallet, nel corso della conferenza stam­pa tenuta al palazzo della Prefettura di Nizza, non ha saputo indicare in quale mi­sura e per quale importo.

Nell'ambito della Cee sono in molti a fare i furbi e non soltanto nel settore vitivini­colo. Sui mercati della picco­la Europa affluiscono l fiori prodotti in Kenia ed in Co­lombia delle imprese tede­sche occidentali ed olandesi a tutto discapito dei floricol­tori italiani, tanto per citare un esempio.

La stipula della Conven­zione tra Italia e Francia per quanto riguarda il vino sem­bra avere lasciato scettici sui

risultati che potrà raggiun­gere i cugini francesi . La stampa non ha dato risalto all'avvenimento, e lo ha ri­portato soltanto per dovere di cronaca. Ha lasciato in­tendere che si tratta di un fatto di vertice ponendosi subito l'interrogativo: cosa ne pensano l vignerons? Co­me accetteranno la decisione di sradicare i loro vigneti per limitare la produzione? Monsieur Nallet nell'intro­duzione al suo discorso di sa­luto ha tenuto ricordare che già l'imperatore romano Do­miziano ordinò lo sradica­mento dei vigneti di Francia. Una battuta, un ricorso sto­rico, ma forse anche un mo­do per ricordare che già in passato, sta pure lontano, una penalizzazione l viticol­tori del suo paese l'hanno su­bita.

«Tutto si può risolvere con la correttezza, con lo spirito di collaborazione tra i due paesi» si è finito con l'affer­mare sia per bocca di Nallet che di Pandolfi. E solo così si potrà porre fine alla più lun­ga guerra europea, quella del vino che rischia di inasprirsi con la presenza della Spa­gna.

La libera circolazione del vino, senza dazi artificiosi, nei paesi della Cee conoscen­done quindi l'effettivav ri­chiesta, un catasto dei vigne­ti per sapere con esattezza quanto si produce, sembrano essere le basi per un serio di­scorso interessante un setto­re importante come quello della viticoltura.

Altrimenti finiranno sem­pre per scontrarsi i coltivato­ri.

Giancarlo Lora

Le «giornate dell'agricoltura» a Bagnoli della Rosandra (Trieste) dal 12 al 16 settembre

Sul Carso, per richiamare i giovani L'iniziativa ai confini della Jugoslavia promossa da tutti i Comuni della provincia - Il tema dominante è la cura

.l'ambiente - Un momento di riflessione e di aggiornamento professionale - I chioschi e il mantenimento dell1

Dalla nostra redazione TRIESTE — Valorizzare il settore primario e stimolare l giovani a lavorare la terra. Que­sto lo scopo delle «Giornate dell'agricoltura» che si terranno dal 12 al 16 settembre a Ba­gnoli della Rosandra, piccola località della omonima vallata carsica al confine con la Jugoslavia. L'iniziativa — giunta alla sua quinta edizione, promossa da tutti i Comuni della provincia di Trieste — vuole essere un momento di riflessione, occasione di aggior­namento professionale, ma anche festa, con ballo e gli immancabili chioschi enogastro-nomici.

Il tema dominante della «Giornate» sarà quello della cura e del mantenimento del­l'ambiente, osservato dal punto di vista delle attività agricole. Nelle cinque giornate sa­ranno affrontati i problemi tipici e fonda­mentali dell'agricoltura locale, da quello flo­ricolo a quello ortofrutticolo, a quelli dell'al­levamento e della vinificazione. Aila manife­stazione prenderanno parte agricoltori, orto­frutticoltori, allevatori, le cooperative, com-

Ha 29 anni la Cantina di Pistoia

PISTOIA — Ha ormai 29 an­ni la Cantina sociale dì Pi­stoia e oltre la metà dei 110 soci è costituita dal produt­tori della collina; 27 mila et­tolitri è la capacità di confe­rimento. Sono i dati che ac­compagnano la tradizionale •Festa dell'uva», giunta alla sua decima edizione. Avrà luogo da domenica 15 set­tembre a domenica 27 otto­bre e 11 calendario è ricco di

incontri, dibattiti, rassegne, feste.

II tutto organizzato ap­punto dalla Cantina sociale, orgogliosa di un vino che proviene dalle vigne di Quar-rata. Agliata, Serravalle e dalle colline di Montalbano e Collegigllato, circa cento et­tari di terreno. Lunedi 9 set­tembre è annunciata la con­ferenza stampa di presenta­zione, nella sala maggiore del palazzo comunale a Pi­stoia.

mercìanti di macchine agrìcole e di preparati fitofarmaceutici, latterie e formaggerie, tutti coloro che in qualche modo sono impegnati nella lavorazione della terra o nella tutela dell'ambiente, sia professionalmente, sia quali agricoltori part-time. Sul posto, oltre al vino, saranno posti in mostra e in vendita anche frutta e verdura, ortaggi, uva, patate, latte e formaggio, olio, miele, suini, bovini, nonché animali da cortile.

I problemi dell'ambiente in rapporto al settore primario saranno al centro di una ta­vola rotonda inaugurale, alla quale prende­ranno parte esponenti della regione e della Slovenia, mentre la relazione introduttiva è stata affidata al prof. Mario Prestamburgo. Nel corso della manifestazione saranno trat­tate inoltre alcune questioni specifiche del­l'agricoltura e verrà pure esaminato il rap­porto tra agricoltura e caccia. Infine va ri­cordato che nell'ambito delle «Giornate* il Consorzio agrario inaugurerà un nuovo im­pianto per la produzione dell'olio, situato nella vicina zona industriale.

Silvano Goruppi

Ormai vince Krimsontra i cocomeri

ROMA — È arrivato il cocomero americano e si chiama •Krimson». È a strisce verdi e bianche e può pesare fino a venti chilogrammi. Quello che troviamo sulle nostre tavole non supera però i 6-7 chilogrammi. Ma ormai soppiantato, nel mercato italiano, i nostrani «Faenza» e «Bagnocavallo», considerati troppo piccoli (al massimo 3 chilogrammi) e ver­di. L'anno scorso comunque in Italia sono stati prodotti 8200 migliaia di quintali di cocomeri di cui 5.400 nel centro nord e 2792 nel mezzogiorno. La superficie coltivata a cocomero è pari a '/3.000 ettari. La resa media è ottima (9633 quintali per ettaro) e gli agricoltori sono soddisfatti perché calano le ecce­denze (nel 1983 la produzione è stata di 8.236 migliaia di quintali su 24 mila ettari).

MAGAZZINI ALIMENTARI RIUNITI RIMINBSI

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CITTA DI TORINO SERVIZI CIMITERIALI

Avviso Sono scaduti t termini di concessione relativi ai campi di inuma­zione, ai locali ed alle cellette ossario qui di seguito elencati: C IMITERO GENERALE N O R D (Corso Novara. 151) — Adult i comune: 8° ampi, campo 6° dalla fs. 1 2 1 5 alla fs.

3 1 4 2 (salme indecomposte) — Infant i comune: 8° ampi, campo 9* riq. B dalla fs. 1 alla fs.

3 7 4 — Loculi 50 .H: Primitivo Pregadio E 2 9 8 bis destro e centro;

Primitivo Pregadio E 2 9 9 bis sinistro — Fosse SO.Ii: Primitivo Pregadio A e B — Cel le t te SO.Ii: 7 ' ampi, gruppo 5 scomparti: 7 2 - 7 3 - 3*

ampi, gruppo 4 scompartì: 148 , 149 , 150 . 1 5 1 . 1 5 2 , 153 C IMITERO GENERALE S U D (Via Bertani, 8 0 ) — infanti comune: campo 8 dalla fs. 4 0 7 alla fs. 5 8 5 — Fet i comune: campo 2 dalla fs. 9 7 6 alla fs. 1 0 6 4 C IMITERO DI SASSI (Str. Cimitero di Sassi n. 2 4 ) — Adult i comune: 2° ampi, campo B dalla fs. 9 2 atta fs. 1 6 8 — Quindicennali: Primitivo campo 3 dalla fs. 1 8 0 alla fs.

2 0 1 — 1 * a m p i . 3 0 . l e : campo 16 fosse nn. 8 4 , 8 6 , 8 7 , 8 9 . 9 1 .

9 2 , 9 5 . 9 8 — Cel le t te 50 . l i : scomparto ri. 5 celle nn. 1 , 2 C IMITERO DI C A V O R E T T O (Str. Cimitero di Cavoretto) — Adul t i comune: campo 2 fosse nn. 17 , 2 6 . 2 9 , 3 0 . 3 7 — Loculi 50 . l i : scomp. 19 loc. 3 , scomp. 2 0 loc. nn. 3 . 4 È intendimento della civica Amministrazione procedere, ai sensi degli artt. 4 1 e seguenti del vigente regolamento comunale per il servizio mortuario e dei cimiteri, alle conseguenti esumazioni ed estumulazioni, a decorrere dal 1* aprile 1 9 8 6 . Le famiglie interessate alla sistemazione dei resti sono invitate a presentarsi entro il 3 1 marzo 1 9 8 6 al competente ufficio sepol­ture del Cimitero generale Nord di corso Novara 151 per le incombenze relative ad esumazioni od estumulazioni di cui ai Cimiteri generale Nord. Sassi e Cavoretto. ed alla segreteria del Cimitero generale Sud per le incombenze riferite a tale cimitero. Dopo tale data potranno essere accolte richieste tardive di esumazione e sistemazione dei resti, se ancora esistenti, previa applicazione della tariffa prevista per le esumazioni straordina­rie. Di quanto sopra specificato sarà dato avviso mediante collo­cazione di apposite paline, in corrispondenza degli accessi ai vari campi interessati. Torino, agosto 1 9 8 5 .

IL SEGR. GEN.LE SUPPL. L'ASSESSORE dot t . V i t tor ino Prandi dot t . prof . Giuseppe A . Lodi

AZIENDA MUNICIPALIZZATA COMUNE MODENA

Avviso di licitazione privata è indetta licitazione privata per la stipula di un contratto di appalto. <fi tipo «aperto», relativo all'esecuzione di scavi, riempimenti e ripristini di pavimentazioni stradali nonché fondazioni ed opere accessorie e vane occorrenti per la costruzione e la manutenzione deDe reti di d&tribuzione dell'energia elettrica nel Comune di Modena e nel Comprensorio Mode­nese - periodo 1 gennaio 1986/31 dicembre 1986. L'entità e la tipologia di detti lavori, che si svolgeranno durante timo l'arco deiranno, verranno stabAte dì volta in volta nel corso della durata del contratto. Si precisa m particolare che l'appalto prevede robbligo ol garanwe, per finterà durata del contratto ed m modo continuativo — comprese le festività — la dispombtlitd. sia dì giorno che di none, m breve tempo di una squadra di pronto intervento dotata de* mezzi necessari. Importo contrattuale presunto: L. 1.400.000.000 La ^citazione si terra con B metodo di cui alTart. 1) - tenera al - della legge 2 febbraio 1973 n 14 e successive modificazioni e «ìtegraaorM. con offerte al massimo rfeasso o nummo rialzo unico percentuale Sui prezzi dell'apposito elenco prezzi dal Capitolato Speciale. Tato importo è fornito a titolo puramente indicativo. trattandosi dì appalto di tipo «aperto*, m relazione afta particolare natura dai lavori da esporre, che potranno suore notevofi variazioni sw nafte quantità che neee tipotogre.

Requsttc «ìdìspensabìe è rocraune air Atto Nazionale Costruttori per la cat. 6 della tabeOa di cu aBa Circolare n. 4162 del 16 luglio 1982 (ex cat. 7, 8A e 8B della precedente tabeSa) con importo di scrizione adeguato M'importo a»'appalto. Le imprese raggruppate dovranno dichiarare di volersi rawwe ai sensi del primo comma deT art. 2 0 della legge 8 agosto 1977 n. 584. «ideando. contestualmente, l'impresa che fungerà da capogruppo la quale potrà essere una qualsiasi deBe imprese nunende senza riguardo ala speoaiz-zanone o categoria fra queSe ncheste di iscrizione aTAtoo Nazionale Costruttori. Le «riprese singole o associate s<a verticalmente che oriz­zontalmente. purché m possesso deBe iscrizioni richieste tanto par gfc «nportt quanto per le categorie, possono associare altre imprese purché n possesso dell'iscrizione aH'ANC anche se per categorie o importi Ov*rs> ed a coridmone che i lavon est^uftte oneste U T H ^ no 1 2 0 par cento del" importo dei lavon oggetto dar appalto. Non é

& interessati possane chiedere di essere «rvitati aia gara entro I * or* 18.00 del giorno 25 settembre 1985. Aia richiesta d'invito dovranno essere aatigats le seguenti dfer«arazioni e referenze (da documentare successrvamente). tendenti ad accertare r idoneità economica, finanziaria • tecracs <MTimpresa a partecipare atta gara-

elencazione da lavon stessi e con «ideazione da Committenti: per lavori «soniar» a queS deT apparto di cut trattasi s'intende l'esecuzione di bauletti ai calcestruzzo (o poWore) per la posa S cavi (anche telefonici o di nominazione pubbfica). — dichiarazione ceca l'attrezzatura, i mezzi d'opera e rerjuctaogiamerv-to tecnico idonei per l'esecuzione dei lavon oggetto deT apparto; — dichiarazione indicante Torgantco med» annuo deT impresa, con riferimento agi urtimi 3 (tre) arm. In tale domanda gfi interessati dovranno deNarar* di non trovarsi in nessuna delle condizioni di esclusione previste data legge 13 settembre 1982 n 646 e 23 dicembre 1982 n. 936. La richiesta d'invito, che non vincola l'Aziende. va indaizzata aT A.M.CML - Ufficio Segreteria Generato - V.te Carlo Stgonio n. 3 * 2 > 4 1 1 0 0 Modena.

IL DIRETTORE GENERALE: oV. Santa Monte»»

22 l'Unità - SPORT DOMENICA 8 SETTEMBRE 1985

A Monza Senna e Rosberg in prima fila, il francese in terza, Michele in quarta* La visita di Agnelli

Prost ricaccia indietro Alboreto Cosi alla partenza

12 SENNA Lotus-Renault

5 MANSELL Williams-Honda

2 PROST McLaren-Tag

27 ALBORETO Ferrari

8 SURER Brabham-Bmw

17 BERGER Arrows-Bmw

22 PATRESE Alfa Romeo

19 FABI Toleman

23 CHEEVER Alfa Romeo

25 STREIFF Ligier -Renault

21 GHINZANI Toleman

29 MARTINI Minardi

33 JONES Beatrice-Loia

(Brasile) 1'25"084

(G.B.) V25-486

(Francia) V25-790

(Italia) V26"468

(Svizzera) V27"153

(Austria) V27"723

(Italia) V28"340

(Italia) V28"386

(Usa) V28"629

(Francia) r29"839

(Italia) V30"271

(Italia) 1'33"981

(Australia) V34"943

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[Finlandia) V25"230

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V26"044

(Francia) 1'27"020

(Svezia) V27"473

(G.B.) V28"112

(Belgio) V28"369

(Austria) V28"472

(G.B.) V28-793

(Francia) V30"166

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(Francia) V36"221

Dal nostro inviato MONZA — Ed ecco l'Avvoca­to. E spuntino dall'elicottero verso le IO de) mattino mentre le strade attorno all'autodromo erano intasate di macchine e la gente impazziva per le lunghe file. E venuto a Monza — rac­conta —- per incoraggiare la Ferrari in un momento delicato per la scuderia di Maranello. •Chi è quello, cosa devo fare?. dice smarrito Johansson ve­dendo Gianni Agnelli, seguito, in ordine di importanza dall'in-gener Ghidella, dal Luca di Montezemolo ed altri funzio­nari. «Togliti il casco e saluta deferente, gli consiglia Marco Piccinini, direttore sportivo della Ferrari. L'Avvocato gli stringe la mano, ma passa subi­to ad Alboreto. I due parlotta­no, si vede il milanese allargare le braccia. Gianni Agnelli lo la­scia per correre da Lauda. «Ci vediamo stasera a cena» gli sus­surra in un orecchio. E poi via, passando in rassegna come un generale alle sue truppe, si fa raccontare dall'ingenger Ghi­della, amministratore delegato della Fiat-auto e presidente della Ferrari, le caratteristiche di ogni bolide. Rammenta, con aria trasognata, che erano sei anni che non veniva a Monza, che le emozioni più belle le ha ricevute da Regazzoni una de­cina di anni fa, che si appassio­na alla ricerca tecnica in For-

• ALBORETO ai box con AGNELLI

mula 1. E alla fatidica doman­da: «Verrà anche domenica?», risponde sibillino: «Non credo, ma non si sa mai».

Ci siamo soffermati a lungo sulla visita dell'Avvocato alla Ferrari sia perché Gianni Agnelli fa sempre, comunque, notizia, sia perché ha aperto la lista dei personaggi celebri che verranno oggi a Monza (sicura­mente il presidente del Consi­glio, Bettino Craxi, si parla an­

che del presidente Cossiga ma l'Automobil Club dltalia

' smentisce), sia perché pensava­mo bastasse l'autorità e il fasci­no del rommendador Enzo a in­fondere impegno e carica agli uomini di Maranello. Che, in­vece, dovesse intervenire anche l'Avvocato a incoraggiare gli uomini delle «rosse» ha destato non poca preoccupazione. An­che perché la Ferrari, visti i tempi di venerdì e ascoltate le

dichiarazioni di ottimismo dei piloti, sembrava ormai uscita dalla crisi che l'aveva attana­gliata in Austria e in Olanda.

Ma cominciano le prove. Il pubblico trattiene il fiato. La domanda che si pongono tutti: Alboreto resisterà agli attacchi di Prost? Il milanese comincia bene: esce in pista e migliora di un secondo il tempo di venerdì. Monza applaude. Un pubblico strano: a volte il pilota della

Ferrari viene anche fischiato dalla tribuna centrale. Difficile capire il perché. Prost se ne sta sornione nella sua macchina. Sul circuito, intanto, c'è batta­glia. Rosberg ruba la «pole posi-tion» a Piquet. Un tocco di clas­se: il giro più veloce ottenuto senza poter usare la frizione e i freni gli sono mancati alla para­bolica. E il momento di Alain Prost, esce in pista quando manca un quarto d'ora al ter­mine delle prove. Sfuma subito il sogno di Alboreto: il francese gli è ancora una volta davanti. Monza ammutolisce. E quando il direttore di corsa sta per inti­mare l'alt, arriva la prodezza di Ayrton Senna: «pole position», la quinta della stagione per il brasiliano, pur avendo perso al­cuni decimi di secondo alla pri­ma curva di I^smo dove Senna aveva messo le ruote sull'erba. Il pubblico, sportivo in questo caso, lo ha osannato. Il brasilia­no ha compiuto una grande im­presa, da campione consumato, rispondendo ancora una volta, a suon di tempi, ai suoi deni­gratori.

Ma andiamo negli «spoglia­toi». Qual è il clima in casa Fer­rari e McLaren? Cominciamo subito dal team di Maranello. Stavolta Alboreto non si fa at­tendere a lungo. Non ha molto, purtroppo, da dire. Prost lo ha battuto, questo lo preoccupa. «Non perché i sorpassi siano

Concluso il Grand Prix all'Olimpico davanti a 58.000 spettatori con eccellenti prestazioni

Mary Decker accende la notte romana Sergei Bubka sfiora un nuovo mondiale

Brevi

DOMANI EUROPEI NON VEDENTI — Con la partenza dal Campidoglio a Roma delia fiaccola accesa dal sindaco della capitale (ore 17). iniziano domani i campmati europei di atletica leggera non vedenti. La staffetta. composta da podisti ciechi del iGS non vedenti» e del <GS Tor De Schiavi» di Roma, attraverserà il centro per raggiungere lo stadio dei Marmi, dove alle 18 è in programma la cerimonia di apertura. Gli «europe» si chiuderan­no il 14 settembre.

BECA CAMPIONE D'EUROPA DI BASEBALL — Battendo il Rovai Eagles Anversa per 4 -0 . la Seca Bologna ha concluso a punteggio pieno il girone finale della Coppa dei Campioni 1985 e bissato così il successo ottenuto dalla Fortitudo nel 1973. conservando, allo stesso tempo, in Italia il titolo continentale per la nona volta consecutiva. EUROPEI FEMMINILI DI BASKET — Cominciano oggi a Treviso e Vicen­za gli Europei femminili di basket. L'Italia nella prima giornata incontra l'Unione Sovietica.

MOVIOLA COMPUTERIZZATA — Al «Processo del lunedì», che ripren­do da domani su Rame, ci sarà una moviola speciale. Si tratta del movioter, una fusione tra il vecchio moviolone ed apparecchi computerizzati che fornirà immagini più chiare e definite frazionandole e ingrandendole. BASKET: SCELTE STRANIERI — Al secondo giro di scelte di giocatori stranieri solo quattro società hanno acquisito i diritti sul tesseramento (il che non significa che giocheranno con le squadre che li hanno prescelti). La Sebastiani Rieti ha puntato su Rudy Woods (ex Mu Lat Napoli), la Pepper Mestre su Marcellus Starks (ex Benetton Treviso), la Libertas Forlì su Antonio Costner (anch'egti ex Mu Lat). la Pallacanestro Trieste su Craig Shetton (ex Mestre).

DUE ANNI DI SQUALIFICA — Il calciatore venezuelano Iker Zubizarreta. del Deportivo Italia di Caracas, ò stato squalificato per due anni per avere aggredito un arbitro durante una partita. MARIANI OPERATO — Pietro Mariani, il ventitreenne attaccante del Torino, che giovedì scorso aveva riportato in allenamento la lesione del tendine d'Achille della gamba sinistra, è stato operato ieri mattina alle 7 nella clinica «Fornaca» di Torino. L'intervento, eseguito dal prof. Crozzoli. è durato 3 0 minuti. Per l'atleta si prevedono due mesi di inattività. INCIDENTE A STEVE CRAM — Steve Cram. detentore dei primati mondiali del miglio e dei 2000 metri, è uscito indenne da un inadente d'auto avvenuto ieri prima dell'alba a Walsend. nel nord-est del Regno Unito. L'atleta britannico è finito con la sua auto contro un lampione, cavandosela a buon mercato. La vettura ha subito invece danni rilevanti.

ROMA — Mary Decker, tempestosa e splendida atle­ta, imbattuta e imbattibile quest'anno ha sconfitto an­cora una volta la tigre rome­na Maricica Puica e la bam­bina scalza Zola Budd in quella che possiamo definire la più grande corsa di tutti i tempi sulla distanza dei 3.000 metri. «Little Mary» ha assalito ii leggendario record del mondo di Tatiana Ka-zankina e l'ha mancato per poco più di 3 secondi miglio­rando però il primato degli Stati Uniti con un fantastico 8'25"83 che equivale alla se­conda prestazione mondiale di sempre. «Little Mary» non si è fidata della collaborazio­ne delle due rivali e ha gui­dato per tutta la corsa. Da quando, l'estate scorsa a Los Angeles, finì contro le gam­be di Zola Budd ruzzolando sulla pista preferisce stare davanti così non va a sbatte­re contro nessuno. La tigre romena ha lanciato l'attacco a metà del penultimo rettifi­lo ma l'americana bionda era inattaccabile. Ha resisti­to e a sua volta è partita — e sembrava una folata di ven­to — distanziando progressi­vamente le grandi rivali. Ha vinto i 3.000 il Grand Prix del mezzofondo e quello assolu­to conquistando così il primo supertitolo mondiale dell'a­tletica leggera. Si è presenta­ta sul podio nella sgargiante tuta rossoazzurra della na­zionale americana. Sorride­va e scuoteva i riccioli bion­di. Dopo l'applauso dei 58

mila sugli spalti e il premio ha stretto la mano a Zola. Il passato è passato.

La brunetta bulgara Ste-fka Kostadinova sperava di vincere il supertitolo che ha premiato «little Mary» ma non le è bastato vincere tutto quel che c'era da vincere per­ché il regolamento — che va riveduto e corretto — favori­sce velocisti e mezzofondisti che possono prendere parte a gare in più specialità. Stefka invece non poteva che salta­re in alto. Ieri sera ha vinto la 24esima gara consecutiva battendo ancora una volta la cosacca bionda Tamara By-kova. La giovanissima bul­gara ha vinto superando quota 2 metri alla terza pro­va. Ha poi invano tentato 2,05. La stagione lunghissi­

ma, cominciata in gennaio con la conquista del titolo mondiale al coperto, comin­cia a pesare anche sulle sue gambe forti e nervose. Ha confermato comunque di es­sere largamente la numero uno. La sua azione è straor­dinaria, veloce, potente, qua­si violenta nello stacco. Al secondo posto con 1,98 si è classificata Louise Ritter e al terzo con 1,95 Tamara Bìko-va. C'era anche Sara Sìmeo-ni che dopo aver superato 1,80, 1,85 e 1,90 senza errori — e ogni salto era accompa­gnato dal boato della folla, sempre innamorata della grande atleta — ha dovuto arrendersi a quota 1,95..

E facile dire 6 metri. E an­che facile dire 5,95. Il difficile è arrivarci, lassù. Ieri sera

quelle quote disegnate nei cielo della notte, non le han­no raggiunto né Sergei Bu­bka (vincitore con 5,85) con Thierry Vlgneron (secondo con 5,80). I due hanno gioca­to una affascinante partita a-scacchi aerea e ancora una volta il meraviglioso acroba­ta sovietico ha avuto la me­glio. Sergei è entrato in gara alle 21,18 a quota 5,70 men­tre il francese aveva già su­perato 5,60 ài primo tentati­vo. Il giovane ucraino non ha avuto problemi. Ha poi ri­fiutato i 5,80 superati da Thierry alla prima prova. Il francese ha poi rifiutato 5,85 commettendo un errore strategico perché così Bu­bka, facilmente al di là di quella quota Io ha costretto a tentare 5,90 o 11 limite fran­cese a 5,95. Sia Thierry che

A Fenis finalmente

riscossa italiana: Botteon

FENIS — (ce.) Il quinto capitolo del bellissimo «romanzo» del Giro della Valle d'Aosta per dilettanti ha visto il ciclismo italiano tornare ad assaporare la gioia della vittoria. Dopo avere staccato tutti sull'arrampicata al Col de Joux (1640 metri) il ventunenne di Cornelio (Varese) Luigi Botteon si è fatto raggiungere da Carcano per poi batterlo con un lungo sprint sotto Io striscione d'arrivo ai piedi del castello di Fenis. Gli svedesi hanno mandato in fuga fin dai primi chilometri Serra per poi cucire le file con il leader Brykt e il secondo piazzato Nilsson, autentiti padroni del Giro che si conclude oggi ad Aosta.

Ordine d'arrivo: 1) Botteon Luigi (Bresciap!ast) 3 ore 40' 14" km. 136 alla media di 37,242; 2) Carcano (Passerini) s.t.; 3) Pava-nello (Mainetti) a 18"; 4) Serra (Svezia) a 57"; 5) Chesin (Fiat Agri) s.t.

Classifica generale: I) Bykt (Svezia); 2) Nilsson (Svezia) a l'52"; 3) Bulic (Serravalle) a 2'03'J; 4)Capo (Serravalle) a 3'33"; 5) Godio (Autotrasporti Collazuol) a 4'04".

Sergei hanno rifiutato 5,90 affidando il successo a un cielo più alto e mentre il pri­mo ha sbagliato il primo vo­lo a 5,95, l'ucraino, sicuro di aver ormai vinto, ha lasciato che la tensione logorasse il rivale. E Thierry infatti ha fallito nettamente i due resi­dui tentativi. Sergei Bubka ha così potuto concentrarsi con calma sulla misura del record del mondo, 6,01. II primo salto lo ha fallito ri­nunciando a completare l'a­zione. Il secondo e il terzo li ha falliti nella fase di salita urtando l'asticella coi piedi. Ha vinto il Grand Prix del­l'asta ma non 11 supertitolo mondiale che ha premiato un comprimario, l'america­no Doug Padilla vincitore dei 5.000 metri in 13*27"79, tempo appena discreto di una corsa lattica.

C'è da dire che il «Golden Gala» anche senza primati del mondo ha offerto una bella serie di grandi presta­zioni come i 44"e 87 dell'a­mericano Mike Franks sui 400 (Pierfrancesco Pavoni settimo in un modesto 46"29 il 54"38 di Giudi Brown sui 400 ostacoli, l'l'59"09 di Jar-mila Kratochvilova sugli 800. Calvin Smith, Kirk Bati­ste, Desal Williams e Jim Butler — e cioè i primi quat­tro dei 200 — hanno rimedia­to qualche fischio dopo aver gettato al pubblico le scarpe. Erano convinti di fare un do­no.

Remo Musumeci

MILANO — L'urlo di Tardelli e il suo volto fanatizzato dalla gioia del gol mundial ci ango­sceranno anche quest'anno: tutte le domeniche sera alle 21,40, più o meno precise, su Raiuno. Sì, La Domenica Spor~ tiva, la trasmissione più amata dagli italiani, ha scelto la. linea retorico-trionfalistica per la si­gla di aperture: beila la musica (di Danilo Rea e Roberto Gat­to), ma decisamente brutte le immagini. Tutte di calcio, come l'anno scorso del resto (in omaggio forse al nuovo sponsor del gol), tutte inneggianti ai momenti epici della nazionale italiana intramezzate da fore­ste di piedi in corsa, toreri e

ammiccanti danzatrici. Insom­ma una sigla degna del Proces­so del lunedì.

Comunque nessuna paura, il tutto dura pochi secondi e poi arrivano gli agognati gol. Tuo Stagno, agile e contenuto, con i tradizionali occhialoni raccon­ta il palinsesto: i servizi dalle sedi, qualche intervista, la Mo­viola, il Salotto e via con gli sport vari. Stagno, che torna come conduttore della trasmis­sione dopo sei anni (si alternerà con Alfredo Pigna), chiude su­bito il caso Bettega: «Ho sba­gliato io. Mi ero fidato di una stretta di mano e cosi a quattro giorni dall'inizio della stagione no saputo che Bettega era a Ca­

nale 5. Peccato. Nulla più. Di questo argomento non voglio più parlarne*.

E Helenìo Herrera? Il mago non è ancora arrivato alla con­ferenza stampa, ma Stagno ras­sicura tutti: «Arriverà, arrive­rà.»». Ed infatti rinque minuti dopo eccolo lì. Abbronzato, ele­gantissimo (completo grigio, con accessori in varie tonalità di azzurro) disponibile al sorri­so e alla battuta. E lui la novità della Domenica Sportiva di quest'anno: annuncia che por­terà in studio una lavagna «per spiegare la zona, il fuorigioco, il 4-2-4. Tutti ne parlano, molti non sanno niente. In Spagna questa iniziativa ha avuto un

Ne vedremo delle belle

alla 'Domenica sportiva',

se don Helenio non

si farà imbalsamare

grande successo». Tutte le do­meniche siederà in quello che fu il salotto di Allodi (per la modica cifra di un milione a se­ra) e cercherà di animare la tra­smissione. Con Herrera do­vrebbe essere finita l'epoca dei complimenti e del «bravo presi­dente» cui ci aveva abituato Al­lodi; con il mago (se la televisio­ne non lo addolcisce troppo) so­no attese sorprese e diverti­mento. Tito Stagno armeggia con il suo enorme borsello e la parola passa a Carlo Sassi, il padre della moviola: «Quest'an­no tenteremo di far commenta­re gli episodi da qualche ex ar­bitro, da Herrera e da qualche personaggio famoso del mondo del calao. Ci occuperemo della

violenza (e se sarà il caso conse­gneremo i Mimati alla magistra­tura), riprenderemo anche tut­ti quegli episodi in cui sono protagonisti i giocatori e che possono essere considerati con­cause dello scatenamento di ti­foserie esagitate. E i commenti dei giornalisti Rai? Si ripete­ranno gli episodi alla Italo Ku-hne? «No, interverremo subito e con decisione», risponde Tito Stagno che garantisce che nes­sun giornalista può permettersi di essere tifoso quando parla al microfono. Non si parla dello sponsor del gol, la GIen Grant, che presenterà ogni settimana la rete più bella, ma si riesce a sapere che dall'Whiskey arrive­ranno due miliardi e mezzo.

Una bella cifra veramente. Per gli altri sport ci saranno

sempre Alfredo Pigna per quel­li invernali, Aldo Giordani per il basket («Le partite finiscono troppo tardi per poter ottenere più spazio-.») e forse ci sarà an­che Marino Bartoletti («Ci sono problemi di contratto») come esperto per gli sport motoristi-ci, in particolare il motocicli­smo. La regia è come sempre della brava Luciana Veschi D'Asnasch. Stasera si parte: ore 21,40 sulla rete 1, primo servizio dedicato alla Formula 1, ospite in studio Michele Al-boreto.

Silvio Trevisani

difficili a Monza — spiega — ma perché cercare di superare Prost significa prendere molti rischi. E quando si rischia, può andare anche male». Ma le vere preoccupazioni nascono dalle gomme. Dice il milanese: «La macchina va bene, è equilibra­ta, il motore non ci darà fastidi. Purtroppo ; pneumatici si de­gradano troppo velocemente. Sarò costretto a cambiarli? Non lo so ancora, decideremo prima della corsa».

Prost è più loquace. Aver messo Alboreto alle spalle lo rende euforico. Un unico mo­mento di stizza: gli si avvicina un signore e lo insulta, lui lo butta a terra con uno spintone. Ma dove sono le guardie del corpo? Arrivano trapelate: non sapevano neppure dove era fi­nito il francese. Spiega Prost: «I primi giri li ho fatti con le gom­me da gara per essere ancora più picuro di poter correre il Gran Premio d Italia con sere­nità. Poi ho montato quelle da qualifica. Purtroppo sono stato ostacolato da Surer. Un fatto, comunque, è certo: Alboreto è dietro, ho già mezza situazione in pugno». Scusi Prost, ma per­che si sente tanto certo di finire la corsa davanti alla Ferrari? •Questo è uno dei pregi della McLaren: la velocità in prova è la velocità in gara. La Ferrari, invece, perde uno-due secondi tra le prove e il Gran Premio

perché nelle qualificazioni usa motori più potenti. Lo confes­so, eravamo un po' preoccupati del nuovo bolide di Marello. Ora che lo abbiamo visto, la paura è scomparsa. Io a Monza posso correre senza stress, Al­boreto no. Per accontentare il suo pubblico, così passionale, dovrà prendere dei rischi, im­postare una gara d'attacco, sfruttare al massimo la mecca­nica. Date un'occhiata alla gri­glia di partenza: davanti c'è gente che tira, Alboreto sarà costretto a spingere per riuscire a rimanere in scia. Insomma, penso proprio che Monza mi porterà fortuna».

Poi via, insieme al pilota mi­lanese, su una macchina Fiat per il giro della pace in pista. Il pubblico li ha applauditi. Spe­riamo che anche oggi tutti fili liscio.

Sergio Cuti • Dp e i «verdi* hanno an­nunciato per oggi una mani­festazione davanti all'auto­dromo di Monza «per sensibi­lizzare spettatori e case auto­mobilistiche sul problema deU"'apartheid". Si chiede an­che che l'ultima prova del Mondiale di FI, prevista ap­punto in Sudafrica, venga spo­stata «in qualsiasi altra nazio­ne dove non venga praticata .'"apartheid"».

Cioni argento ma Checchi e

Falco son d'oro Tiro al piattello

Dal nostro inviato MONTECATINI (f.g.) — Il cecoslovacco Bednarik e 11 tedesco orientale Hochwald sono i nuovi campioni del mondo della «fossa» e dello «skeet». L'azzurro Cioni, 26 anni, artigiano, già campione del mondo a squadre, ha conquistato l'argento del­la «fossa» restando a un piattello dal cecoslovacco al termine delle ultime due serie. Tra gli juniores Andrea Checchi ha conquistato l'oro della «fossa» ed Ennio Falco quello dello «skeet» davanti a Salussoglìa che ha completato il trionfo italiano assicurandosi l'argento unico rammarico la sfortu­nata prova di Luciano Giovannetti che partito tra i grandi favoriti ha compromesso tutte le sue chances con due serie da 23). Fra le donne la cinese Li ha conquistato l'oro della «fossa» e l'americana Carlisle quello dello «skeet».

FOSSA — Miroslav Bednarik, cecoslovacco ventenne, sol­dato d: leva nei motociclisti, è il più giovane campione del mondo di tiro al piattello. Si allena otto ore a settimana su un massimo di trecento piattelli. Ha totalizzato, qui a Monteca­tini, 197 piattelli. Chi sperava in una sua debacle è rimasto deluso, a cominciare da Cioni che è rimasto a un solo piattel­lo. Il bronzo è andato al sovietico Lavrinénko (194). I grandi sconfitti della «fossa» sono stati Giovannetti, finito a sei piat­telli, e l'americano Carlisle finito, invece, quarto. Fra le don­ne la cinese Li è stata l'indiscussa protagonista, ha lasciato a sei piattelli la sovietica Sciscirina (argento) e a dodici l'ame­ricana Strodtman (bronzo). La più brava delle azzurre è stata ancora una volta l'indomabile Gentiletti (sesta a sedici piat­telli). Bravissimi gli juniores che si sono assicurati la Coppa del Mondo con Andrea Checchi, vent'annl, già quarto ai cam­pionati europei, dove ha dato un validissimo contributo alla conquista dell'argento a squadre. Il secondo posto è andato all'americano Valdron, il bronzo al sovietico Kull. SKEET — Il tedesco orientale Hochwald ha fatto suo l'oro dello «skeet» con una formidabile rimonta nelle ultime due serie. Per l'ar­gento si è andati ad un lungo appassionante barrage a sei che ha visto in lizza anche il nostro Benelli, autore di due «pieni» nelle ultime due serie. Dopo il primo round restano in gara in quattro ma al secondo «giro» l'azzurro si ferma a 23: è l'addio a ogni speranza di medaglie. Alla fine l'argento va ex-equo al coreano del Nord Sin Narn e all'europeo Thorwaldson. L'oro delle donne è andato all'americana Carlisle sulla cinese Liu. Fra gli juniores enplein azzurro, con Falco vincitore della Coppa del mondo e Salussoglia buon secondo.

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DOMENICA 8 SETTEMBRE 1985 l'Unità - SPORT 23

Atalanta-Roma I Bari-Milan Fiorentina-Samp | Inter-Pisa

D «via» alle ore 16

ATALANTA: Piottl; Mosti, Gentile; Bortoluzzi, Sotdè, Perico; Stromberg, Patera. Magrin, Donadoni. Cantarut-ti. (12 Malizia, 13 Umido, 14 Vailati. 15 Piovanelli. 16 Si-monlni). A disposizione: Prandelli. Infortunati: Rossi. ROMA: Tancredi: Gerolin. Oddi; Boniek. Nela. Righetti; Conti, Cerezo, Pruzzo. Gian­nini (o Ancelotti). Tovalieri. (12 Gregori. 13 Lucci, 14 Pe-titti, 15 Di Carlo, 16 Deside­ri). ARBITRO: Mattai

di Macerata

BARI; Pellicano; Cavasin, De Trizio; Cuccovillo, tosato, Pi-raccini; Terracenere, Sole, Bergossi. Sclosa, Rideout. (12 Imparato, 13 Guastalla, 14 Gridali), 15 Carboni, 16 Cupini). MILAN: Terraneo; Baresi, Galli; Tassotti. Di Bartolomei. leardi; Bortolazzi. Wilkins. Hateley, Evani. Virdis. (12 Nuciari. 13 Russo. 14 Maldi-ni, 15 Mancuso, 16 Stroppa). ARBITRO: Lanose

di Messina

FIORENTINA: Galli; Contrat­to, Carobbi; Maldera. Pin, Passerella; Berti. Massaro, Monelli. Battisttni. Iorio. (12 Conti. 13 Pascucci, 14 Pelle­grini, 15 Onorati, 16 Gentile). SAMPDORIA: Bordon; Man-nini, Galia; Pari, Vierchowod, Pellegrini; Scanziani, Sou-ness, Francis, Matteoli. Vialli. (12 Bocchino, 13 Aselli, 14 Salsano. 15 Lorenzo, 16 Mancini). ARBITRO: Casarin

di Milano

Juve-Avellino. | Napoli-Como | Udinese-Torino | Verona-Lecce

INTER: Zenga; Bergomi, Ma­rangoni Baresi, Collovati, Ferri; Fanne, Tardali!. Alto-belli, Brady. Rummenigge. (12Lorieri. 13 Mandolini. 14 Cucchi, 15 Pellegrini. 16 Sel­vaggi). PISA: Mannini; Colantuono, VolpecinB; Armenise, Ipsaro, Progne; Berggreen, Caneo, Kieft, Giovannetli, Baldieri. (12 Grudina, 13 Chiti, 14 Ma­riani. 15 Covalio, 16 Muro). ARBITRO: Lombardo

di Messina

JUVENTUS: Tacconi; Favero, Cabrini; Bonini, Brio, Scirea; Mauro, Manfredonia, Serena, Platini, Laudrup. (12 Graziani o Bodini, 13 Pioli, 14 Pin, 15 Bonetti. 16 Pacione). AVELLINO: Di Leo; Ferronl. Galvani; De Napoli, Amodio, Zandonà; Agostinelli, Bene­detti. Diaz, Colomba, A. Ber­toni. (12 Coccia, 13 Romano. 14 Vullo. 15 Boccafrasca, 16 Alessio). ARBITRO: Coppetelli

di Tivoli

NAPOLI: Garella; Bruscolotti, Filardi; Bagni. Renica, Mari­no; Bertoni. Pecci, Giordano, Maradona, Celestini. (12 Zaz-zaro. 13 Caffarelli, 14 Buria­na 15 Ferrara I. 16 Baiano). COMO: Paradisi; Tempestili), Guerrini; Centi, Albiero, Bru­no; Invernizzi, Fusi, Come-liusson, Dirceu, Casagrande. (12 Della Corna, 13 Todesco, 14 Borgonovo, 15 Maccoppi. 16 Notaristefano). ARBITRO: Bianciardi

di Siena

UDINESE: Brini; Galparoli, Baroni; Storgato. Edinho, De Agostini; Chierico, Colombo, Carnevale, Mieno, Crisciman-ni. (12 Abate, 13 Susic. 14 Gregori. 15 Gorino, 16 Pesa). TORINO: Martina; Corredini, Francini; Zeccare!!!, Junior. Beruatto; Pusceddu (Pileggl), Sabato, Schachner, Dossena, Comi. (12 Copparoni, 13 Cra-vero, 14Danova, 15 Ferri, 16 Pileggi o Pusceddu). ARBITRO: D'Elia

di Salerno

VERONA: Giuliani; Ferroni, Volpati; Tricello, Fontolan, Brloyel; Verza, Vignolo, Gai-derisi, Di Gennaro. Elkjaer. (12 Spuri, 13 Galbagini, 14 Bruni, 15 Sacchetti, 16 Ter-raciano). LECCE: Negrotti; Vanoli, Di Chiara S.; Enzo, Raise, Miceli; Causio, Barbas, Pasculli. Di Chiara A., Palese. (12 Ciucci, 13 Paciocco, 14 Orlandi. 15 Miggiano, 16 Nobile). ARBITRO: Lo Bello

di Siracusa

Il campionato del Verona nasce con la speranza di un grande equilibrio ma con una squadra superfavorita

Inter, la più forte? ma quante insidie Finalmente la vigilia è

finita. Da oggi ognuno avrà argomenti concreti con cui lanciarsi ne! diver­tente gioco delle previsioni e del pronostici.

Se non altro per liberarsi del martellante assalto di questi giorni al futuro del campionato. Tra fasce di merito, griglie di partenza e candidati allo scudetto l'unica certezza è che da oggi sarà 11 campo ad Im­porre la sua legge spesso bizzarra. È il campionato più scontato In partenza di questi ultimi anni. Ha già una fisionomia precisa, quello dell'incertezza, ma anche 11 nome della squa­dra che lo deve vincere, l'Inter. La cosa più proba­bile è che il pallone ancora una volta si ribelli e faccia a modo suo.

All'Inter non hanno fat­to quindi un gran favore indicandola tutti come la squadra da battere. Tra l'altro proprio uno dei punti deboli della squadra nerazzurra è sempre stato quello della Incapacità di gestire carichi di responsa­bilità, e non a caso tutte le avversarie, specie quelle più dirette, si sono affret­tate a sottoscrivere.

Certamente quello che parte oggi è un campiona­to che promette molto, sia sul piano tecnico sia su quello delle emozioni, ma è anche un campionato pie­no di rìschi. Ancora una volta vi è un enorme di­stacco tra quello che viene promesso al pubblico e gli interessi che vi sono coin­volti e l'efficienza della macchina organizzativa. Per l'establishement non è certo stata questa una estate esemplare, ma oggi tutto questo conterà poco

PLATINI: ancora capocannoniere?

e, forse, almeno per la pri­ma giornata di campiona­to è meglio cosi. Certo tan­ti segnali ci dicono che sempre poco è stato fatto di concreto per far calare il livello di esasperazione con cui le cose del pallone vengono buttate nella vita di tutti 1 giorni. Certamen­te non sembra la strada giusta in questo senso la decisione del Napoli di pre­miare un tifoso scelto tra gli abbonati, portandolo in ritiro con 1 giocatori. • Una squadra obbligata a vincere, l'Inter, almeno al­

tre otto date come favorite e un fiume di promesse esaltanti. Tutti garanti­scono spettacolo, nessuno ha avuto il coraggio di dire che per ogni squadra che vince una dovrà perdere e che questo fa parte sempli­cemente del gioco. Avrà quindi ancora una volta ragione Platini quando af­ferma che la cosa che me­no gli piace è l'assoluta in­capacità di perdere degli italiani. E questo .perché forse in nessun paese la vi­ta di migliaia di persone si identifica con i colori e le

Arbitri di B (ore 16)

Cagliari-Cremonese: Sguiz­zato Catania-Brescia: Cornietti Cesena-Ascoli: Redini Genoa-Campobasso: Cassi Lazio-Palermo: Esposito

Monza-Vicenza; D'Innocen­zo Perugia-Catanzaro: Luci Pescara-Bologna: Gabrielli Samb-Empoli: Leni Triestina-Arezzo: Tubertini

sorti della squadra del cuo­re.

Ecco perché all'Inter non è stato fatto un fa vore. Tra i suoi tifosi quella della vittoria è già una certezza eppure non basta una squadra indubbiamente attrezzata come non mai per avere garanzia di vitto­ria. Soprattutto della vit­toria finale.

Sul fronte dei pronostici ci sembra sensato quello che ha detto Helenio /fer­rerà che mettendo Inter, Juve e Sampdorla sullo stesso piano ha ricordato come la squadra nerazzur­ra parta avendo in sospeso ancora il problema del li­bero e quindi l'assetto del­l'intera difesa. E non è una cosa da nulla.

Delle tre squadre che tutti hanno messo in pri­ma fila si può dire che le prime due hanno molti tratti in comune nella loro spiccata vocazione offensi­va. Per Inter e Juve sarà più facile andare all'attac­co che difendersi. Resterà da vedere se questa carat­teristica altamente spetta­colare sarà sufficiente. Molto più equilibrata è la Sampdoria attesa dopo an­ni di verifica e di matura­zione alla prova del nove. Ha la famosa • panchina lunga ma ha anche gioca­tori di prima grandezza che giocheranno a portarsi via il posto l'uno con l'al­tro. Rummenigge, Serena e Vialli sono i giocatori più attesi di queste tre super-favorite. La Juve ha anche Platini che tutti vedono ancora una volta vincitore della classifica cannonieri a dispetto dei signori del gol italiani e stranieri.

Il torneo potrebbe essere

caratterizzato nella sua fa­se di. avvio più che dai grandi club da quelle for­mazioni che per prime hanno trovato una strut­tura compatta e che meno devono sperimentare e ag­giustare. Un anno fa la for­za del Verona fu proprio questa. Bagnoli si presentò alla partenza con una squadra perfettamente or­ganizzata, con la giusta ca­rica di agonismo, suffi­cientemente serena e quin­di disposta a rischiare.

Questa volta anche il Ve­rona presenta 11 volto in­certo di altre squadre, di altre favorite. Chi ne ap­profitterà? Un nome è sta­to alquanto trascurato in questa fase di precampio­nato, quello della Fiorenti­na. Forse perché non ha grandi nomi da sbandiera­re, ma la squadra di Agroppi è una delle poche che pare aver trovato in questa fase di preparazio­ne l'assetto migliore. Se così è già oggi, nella gara con la Sampdoria, si po­tranno avere segnali im­portanti. Un torneo incerto dunque, ma anche un tor­neo divìso in due. Si parla di scudetto ma c'è anche una retrocessione da evita­re e qui le concorrenti alle bocciature sono poche Avellino, Lecce, Bari, Pisa, Como e forse Atalanta. Le tdàhnabili* sono racchiuse in questo gruppo. Il loro non sarà però un campio­nato a parte, ma inciderà nella corsa allo scudetto. Sui loro campi non sarà fa­cile fare punti e già oggi potrebbero. esservene le prove. Roma e Milan sono avvisate.

Q. pi.

Contini mette nel sacco i big (Saronni e Argentin ritirati) Con la Coppa Placci ottava vittoria stagionale - Moser arrivato con un ritardo di oltre 1'

Nostro servizio . CATTOLICA — Si ritirano Sa­ronni e Argentin, è in affanno Moser, venticinquesimo clas­sificato con un ritardo di V 50" e la Coppa Placci è di Silvano Contini, vincitore in volata su cinque compagni di fuga. Solo tre azzurri (Leali. Amadori e Corti) nel drappello di punta, grossi nomi in disarmo, l'im­pressione, se non addirittura la certezza che molti capitani non hanno più nulla da spendere, che ad un mese dalla chiusura abbiamo un gruppo a luci spen­te, senza bagliori, senza speran­ze per le ultime classiche. Ieri, i più attesi sono stati i peggiori in campo e il discorso riguarda anche alcuni stranieri di buon nome, un Bauer e un Andersen, per esempio, quindi mi chiedo con quale plotone andiamo in­contro al Giro di Lombardia, di quale forze disponiamo, se la tela non è definitivamente ca­lata con Zoetemelk sul podio di Giavera del Montelio. •'••>•••'•

Era un sabato di biancoscuri, cielo grigio e mattino fresco

mentre si attraversava la cam­pagna romagnola che già profu­ma di vendemmia, un bel clima per i ciclisti, subito ingobbiti sul manubrio per un avvio tam­bureggiante. Da citare lo sviz­zero Vial, ripetutamente all'at­tacco come se il traguardo fosse a due passi, un robusto giova­notto accreditato di 3' e 20" se­condi quando siamo in quel di Riolo Terme. Il gruppo un po' reagisce e un pò molla, ad un cenno di Giovannetli, Baron-chelli e Gavazzi seguono fasi di dormiveglia e così Vial incame­ra numerosi premi speciali pari ad oltre un milione di lire. Si fa vivo anche Conti, un neopro­fessionista che sta mettendo le penne, sbuca Aliverti, gregario svelto in salita, e sono tre figure di secondo piano che per chilo­metri e chilometri danno tono alla corsa.

I campioni? I campioni esco­no dal letargo dopo un distacco di 6' 05". Qualcuno è però vici­no alla resa, vedi Saronni che abbandona prima del cocuzzolo di Torriana. vedi Bombini, e in­tanto la recluta Bugno, Amado­ri, Corti. Lejarreta, Contini, Aiivèrti, Savini, Zimmermann, Petito, Hampsted e Cartinovis assumono il comando delle

operazioni in vista dell'arram­picata di San Marino dove si ferma Argentin e dove Moser è staccato di 1' 19". Siamo nei momenti cruciali della gara, dopo San Marino è un susse­guirsi di gobbe, di su e giù che dividono ì deboli dai forti, aria di collina con dossi spezzagam-be come quelli di Montefiore e si capisce che Moser non è in palla, che non ha la potenza e la scioltezza per entrare in prima linea. Davanti cedono Bugno, Hampsted, Lejarreta, Petito e Savini e giù verso Cattolica con un sestetto guidato da un Con­tini che sente odor di vittoria.

Silvano Contini è il più velo­ce della pattuglia di testa e per

Ordine d'arrivo 1) Silvano Contini (Ariostea* Oece) km. 225 in 5 ore 48' 45", media 38,709,2) Leali (Carrera-Inoxpran), 3) Cortinovis (Mu-rella-Rossin), 4) Amadori (Alpi-latte-Olrrio-Cierre), 5) Zimmer­mann (Carrerc-Inoxpran), 6) Corti, 7) Petito a 1' 25", 8) Lejar­reta, 9) Savini, 10) Grezet a 1' 48". '

questo motivo prima Zimmer­mann, poi Amadori, poi Corti, poi Leali cercano di squagliar­sela in extremis, ma Silvano è attento, vispo, pimpante e anti­cipa Leali in bellezza. E l'otta­vo successo stagionale dell'atle­ta in maglia Anostea-Oece, del corridore che durante la Ruota d'oro aveva fatto polemica per l'esclusione dalla nazionale az­zurra. polemica con un gestac-cio che forse gli costerà una squalifica, la seconda nell'arco di tre mesi poiché Silvano ave­vano parlato senza peli sulla lingua anche nel finale del Giro d'Italia. Un tipo, Contini, che sembra il ritratto della genti­lezza, ma che ogni tanto sbotta. Otto vittorie, dicevo, due all'e­stero (Midi Libre e Tour del-l'Aude) più il Giro di Puglia, la Ruota (foro, la Placci e qual­cos'altro, ma se il giudice della Lega ciclistica dovesse limitarsi ad una multa per la protesta di undici giorni fa. Contini po­trebbe cogliere altri bersagli. Infierire, d'altronde, sarebbe un danno per il nostro ciclismo che è uscito sconfitto dal cam­pionato mondiale e che è senza campioni, senza ali per il finale di stagione.

Gino Sala

con molte rivali

Nostro servizio Archiviato il mondiale del Montelio, il ciclismo

femminile si ripresenta oggi nelle vesti nazionali per l'aggiudicazione del titolo tricolore delle due categorie seniores ed juniores. La località di par­tenza è situata a Cittiglio, in provincia di Varese ad un tiro di schioppo dalle sponde ancora anima­te di turisti del lago Maggiore. Un paese che rac­conta la leggenda del suo concittadino più illustre, una leggenda vivente, quella di Alfredo Binda na­to in quelle contrade 83 anni fa. Su tutte, al di là del risultato, peserà il giudizio del primo campio­nissimo della storia delle due ruote, e la prima a

tenerne conto sarà quella che viene chiamata la «mammina volante* Maria Canina, che dovrà cer­care di interpretare la corsa come le è più conge­niale attraverso le asperità di un percorso che 6i annuncia impegnativo, se vorrà mantenere fino al termine i pronostici che la indicano alia partenza la favorita, non perdendo di vista però la concor­renza che vede nella Galli, Bonanomi, Chiappa e Menuzzo le avversarie più pericolose. Il via per la categoria juniores verrà dato alle ore 10, i chilome­tri sono 54, per la categoria seniores il via alle 14, 94 i chilometri da percorere.

Enrico Trezzi

24 l'Unità - CONTINUAZIONI DOMENICA 8 SETTEMBRE Ì985

Oggi a Foligno la tenzone secentesca

«Tutte accorrete o genti, a gioir

della Quintana!» I cavalieri in costume di dieci rioni impegnati in una diffìcile prova di velocità e destrezza - «Il Palio? Facile correre così»

FOLIGNO — Un momento della Giostra della Quintana

Dal nostro inviato FOLIGNO — Campanilisti scatenati e senza mezze misure, dicono In faccia quello che pensano: 'Il Palio di Slena? Bella tradizione e bella festa, ma è facile correre così. Per la Quintana, Invece, bisogna essere cavalieri sul serio. Insomma, non si sta soltanto a ca­vallo, ma si è vestiti In costume, si impugna una lancia e si devono infilare quei maledetti anelli che il "bambolone" Dio-Marte tiene In mano. Tutto al di sotto del minuto. E se chi gareggia perde anche una piuma del cappel­lo, viene penalizzato*.

E dunque oggi, alle 16,30, silenzio da sentir volare una mosca nel campo *de li giochi» (lo stadio comunale) quando prende il via la 'Giostra*. Venti, trentamila persone a guar­dare e altrettante fuori ad aspettare per una strana e straordinaria gara rinata quaran­tanni fa, ma che rìsale ad una sera del 10 febbraio 1613. Tenzone cavalleresca, dunque, In una antica Foligno, punto d'incontro e di commerci, quando la città umbra stava al centro di due o tre grandi linee di traffico: quella che dal Tirreno portava all'Adriatico e viceversa e quella che dal Nord portava a Sud e In particolare a Roma. Strana e diversa da tutte le altre città della regione, splendida­mente arroccate tra castelli e pievi sulle col­line, Foligno era Invece aperta al viandante e la ricca borghesia locale ricavava fortune da questo essere -luogo di posta* e di passaggio. Crescevano, così, i magnifici palazzi della città: modesti di fuori anche se puliti nella bella pietra serena, ma stupendi e affrescati all'interno, con grandi allegorie barocche e magnifici giardini e cortili.

Quella 'tenzone cavalleresca* (la Giostra della Quintana) fu ripresa quando la città, distrutta dplle bombe e con tutti i segni della guerra addosso, sentiva il bisogno, nella vo­lontà di rinascita, di vedere di nuovo ricchi costumi, sete splendide, bandiere piene di co­lori, belle *dame* e straordinari cavalieri. Gli ultimi cavalli che avevano sfilato In città, nel 1945, tiravano i cannoni del reggimento di artiglieria ippotrainata, sotto le bombe delle 'fortezze volanti* americane. Altri, Invece, fi­lavano sui monti e portavano in sella le staf­fette partigiane. In mezzo a qualche polemi­ca, fu così deciso di riprendere quell'antichis­simo gioco. Dice il bando che. Ieri sera, il sindaco Rolando Stefanetti ha letto davanti al municipio al figuranti in costume e a mi­gliala di turisti: *Tutte accorrete, o genti del rioni, tutte accorrete a gioir di vittoria, anco se arride altrui, che la concordia e l'amor de la clttade tutta, son pur vittoria e bella e grande*.

Ma come si vince la 'Giostra* e che cos'è esattamente? Ica valleri di dieci rioni cittadi­ni (Ammannltl, Badia, Cassero, Contrastan­ga, Croce Bianca, dotti. La Mora, Morlupo, Pugllll e Spada) scendono nel campo che è un percorso segnato come un grande otto. Sono esaltamente 750 metri delimitati a destra e a sinistra da bandierine. Idieci cavalieri, vesti­ti in costume secentesco con cappello, piume e stivaloni e per il cavallo finimenti d'epoca, hanno una lancia del peso di tre chili e devo­no coprire II percorso nel più breve tempo possibile. Nel punto di intersecazione del percorso a otto, c'è il grande «pupo» di legno massello (scolpito per la gara del 1600) che raffigura Marte e che sostiene, con una ma­no, uno scudo e nell'altra tre anelli del dia­metro di dieci centimetri. In tre passaggi, li cavaliere deve portar via quegli anelli che saranno consegnati alla giuria. C'è una se­conda e una terza *carriera» con altri anelli sempre più piccoli, da prendere a volo. Il vin­citore, naturalmente, ottiene l'ambito palio. Dice Marcello Formica, un comandante par­tigiano amatissimo anche se un po' brusco e ombroso: »II gioco rasenta la perfezione per­ché precisione e ardimento sono richiesti da un regolamento che non lascia più nulla al caso e offre il palio della vittoria solo a chi possiede, In misura superiore agli altri, que­ste due componen ti*. Il partigiano Formica è

uno del più grandi e conosciuti cavalieri del­la Giostra perché ha vinto la Quintana per ben dodici volte. Se questo è il giuoco che appassiona la città, è Incredibile il mondo e l'attività che, attorno alla Quintana, vivono e prosperano per tutto l'anno. È un po'come se tutti avessero scoperto un modo vivo di ag­gregazione, di stare insieme, di riscoperta di ogni strada e dei grandi e bel palazzi. E di tutto questo, a Foligno, si è quasi un po'gelo­si verso chi viene da fuori. Ci sono vere e proprie corporazioni, inaccessibili persino ai cittadini estranei al rione: figuriamoci per chi viene da altre parti. Ogni rione elegge un proprio tpriore*. una dama, un cavaliere; e ha una propria sede o 'taverna*. Il rione, ov­viamente, possiede o affitta un proprio caval­lo e 'cavallai* esperti lo accudiscono e lo ten­gono in consegna. Si tratta, in genere, di mezzisangue (bestie arabe con sangue sardo) agilissimi e resistentisslmiperché la Quinta­na sfianca, in pochi minuti, un animale qual­siasi. Naturalmente, c'è un Ente Giostra con un 'comitato centrale* aiutato e assistito da­gli enti locali.

Ma il cuore della Quintana (la gara di oggi verrà ripetuta II 15 prossimo e sarà la cosid­detta 'rivincita*) la tensione, il piacere dello 'Scontro*, l'attesa e la lunga preparazione, avvengono nel rioni in mezzo alla gente. Le 'taverne*, appunto, sono il punto chiave di ogni attività. Alcuni rioni hanno acquistato vecchi e bellissimi palazzi e ne hanno fatto la loro sede. Là dentro si discute, si litiga e si organizzano, per tutto il resto dell'anno, gare di ogni genere e tipo e per ogni sport Si man­gia e si beve, ci sono le scuole di tamburo e di tromba e si preparano e si studiano I costumi che saranno indossati dai figuranti, nei gior­ni della grande festa, nel mese di settembre quando si svolgono anche le mostre e gli spettacoli che vanno sotto il titolo 'Segni ba­rocchi*. Si studiano e si preparano, sempre nei rioni, anche l piatti seicenteschi che sa­ranno serviti nelle 'taverne* nei giorni della Quintana. Il lavoro è tutto volontario, ovvia­mente. E queste 'taverne* sono un incredibi­le punto d'incontro per ognuno. In questi giorni, là dentro si possono assaggiare piatti davvero speciali, con tutti gli ingredienti classici dell'Umbria e chi serve a tavola, na­turalmente è vestito in costume antico. Le luci elettriche sono bandite e le 'taverne*, co-me le strade, sono Illuminate da vecchi torce-ri a olio. Tutto, insomma, è come un grande teatro e tutti I folignati fanno da figuranti, da attori, da comprimari e da comparse: compresi, come non avviene in nessun'altra parte d'Italia, sindaco e giunta al completo nonché l rappresentanti degli enti locali. A cavallo o a piedi, tutti sciamano in uno straordinario corteo storico che sfila per le strade della città, imbandierate e con i colori dei rioni. È uno spettacolo grandioso perché i costumi (c'è un comitato artistico, un centro di studi storici e fra poco un museo del costu­me) vengono cuciti e ricamati, uno per uno, In ogni casa e in una grande e incredibile sartoria dell'Ente Giostra, situata strategi­camente in un antico palazzo del centro cit­tadino nel quale non si sa bene che cosa guardare tanta è la bellezza e la raffinatezza: se le sete e I broccati, gli splendidi soffitti a cassettone o gli antichissimi affreschi. E, ba­date bene: nessuno ride e nessuno prende a cuor leggero la Quintana. A Foligno, amano raccontare e raccontarsi questa favola sei­centesca che è di tutti e appartiene a tutti.

Quelle ragazze che passano in bicicletta In piazza della Repubblica, tra la lapidea Fran­cesco 'Il poverello» e quella alla Resistenza, mostrando le belle gambe abbronzate dal so­le dell'estate, Ieri hanno portato e Indosse­ranno oggi, con l'Ineffabile gioia dell'esibirsi In pubblico, costumi di broccati lunghi sino al piedi del peso di qualche chilo e del valore di alcuni milioni. La Quintana, certamente, loro non la dimenticheranno più.

Wladimir* Settimelli

Formica rivela: Goria isolato •Craxi non è affatto d'ac­

cordo con quel così detto "plano" per liquidare lo Sta­to sociale: il discorso che ha tenuto a Bari è tutto di segno contrario ai principi cui si ispira Goria. Per quanto ri­guarda gli altri, dirò che in Consiglio dei ministri la po­sizione del ministro del Te­soro ha goduto del silenzio da parte democristiana e ha sofferto della demolizione da parte degli altri, e soprattut­to di Vlsentinl. È singolare e significativo che gli argo­menti che lo già usai nel no­to scontro con l'allora mini­stro Andreatta (e cioè la pa­trimoniale, la tassazione del­le rendite finanziarie, la eli­minazione del divorzio fra Tesoro e Banca d'Italia), sia­no oggi non le polemiche di un piromane, quale lo fui al­l'epoca definito, ma il frutto di una serena e calma rifles­sione di un moderato Illumi­nato come Visentin!».

Certi giudizi di Formica, sono sostenuti da una serie di argomenti più di fondo sul quali — è forse bene ricor­

darlo — il governo nel suo complesso continua a tacere e che Invece ben servirebbe­ro a fare luce sulla natura vera di quello che Goria stes­so ha voluto definire come un «piano*.

— Stato e mercato, pubbli­co e privato, abbiamo chie­sto. Si torna a parlare, in autunno, dei conti dello Stato che sono in rosso. Che opinione ha in merito? «A settembre, mentre

stanno finendo le feste pa­tronali e quelle dell"'Unltà", è ormai tradizione che si tor­ni a parlare del conti pubbli­ci. La legge finanziaria è l'occasione obbligata di que­sti discorsi, almeno da qual­che anno. E sarà bene allora fare un po' di storia».

— Storia antica o recente? •Recentissima. È con 11

1981 che si parlò per la prima volta di "tetti" per l'inflazio­ne e per la spesa. Fu una svolta. Ne derivò moderazio­ne nella aspettativa di infla­zione e anche il primo sforzo del sindacato per contenere la crescita salariale entro i parametri programmati. Fu

un primo passo, ma non fu certo quella sfida organica al flagello Inflazione-stagna­zione, che travaglia i paesi Industriali sviluppati, di cui c'era e c'è bisogno. In assen­za di una politica coerente, con l "tetti" si può ottenere qualche calo di inflazione e qualche relativa moderazio­ne salariale, perfino una len­ta ricostruzione del tassi di profitto. Questo bene o male si è ottenuto, Insieme a qual­che Inevitabile sfondamento del "tetti". È qualcosa ma non è ancora ciò che serve. E infatti 1 mail sono più nel profondo e si chiamano di­soccupazione crescente, bas­sa produttività, crescita ri­dotta del reddito, alti tassi nominali reali, ampio deficit del bilancio pubblico, squili­brio della bilancia del paga­menti e crisi strutturale di Importanti settori dell'appa­rato produttivo».

— Sono le piaghe di cui sof­fre l'Italia, è un quadro fo­sco. «In parte lo è. In realtà il

problema non è tanto 11 fatto

che 1 "tetti" vengono rego­larmente sfondati, ma è quello, ben più catastrofico, dello sprofondamento del pavimenti. Ora, nei paesi in­dustrializzati che sono inve­stiti dal processo di inflazio­ne-stagnazione, due sono le linee possibili: 1) la linea se­condo cui l'inflazione è l'uni­ca vera manifestazione pato­logica del sistema; che essa è fenomeno solo monetario; che Infine ogni livello di di­soccupazione è sempre vo­lontario e naturale. 2) La proposta, più articolata e so­fisticata, fondata su un mi­sto di politica dell'offerta e di politica del redditi. E qui la discussione diventa difficile anche a sinistra».

— Difficile o impossibile? «Non è difficile arbitrare

uno scontro fra scuole, ma è difficile uscirne operativa­mente. Per una ragione che qui da noi è Insieme semplice e complessa. Il nostro e un sistema che per troppo tem­po è andato avanti senza la bussola essenziale della pro­grammazione, e così godia­

mo e soffriamo di tutto un po'. Per esemplo nessun mi­nistro del Tesoro (che ha una lunghissima tradizione mo­nocolore de) ha mal presen­tato un piano per eliminare gli sprechi della spesa. E tale non è certo quello attua'c di Goria».

Formica esprime qui il giudizio che abbiamo riferito all'inizio e quindi contesta che si possa parlare di tagli alla spesa sociale «quando 11 ministro non è nemmeno In grado di quantificare e valu­tare gli effetti della "spesa fi­scale" (cioè le agevolazioni, le esenzioni, le erosioni, i tra­sferimenti fiscali che grava­no sulle entrate senza figu­rare nel bilancio). Senza quei dati nessuno può poi stabili­re quali agevolazioni sociali sono giuste o non lo sono, e quali sono prioritarie. Ra­gionamenti simili si possono fare per quanto riguarda la riforma della formazione dei salari, che chiede una con­tropartita in politiche che in­centivino la concorrenza, in­troducendo anche 11 control­

lo sui prezzi e sugli eccessivi margini di profitto».

— Ma dunque che politica sta proponendo il ministro del Tesoro? «II punto vero non è affat­

to la riduzione dello Stato so­ciale, come si è detto, ma la riduzione dello spreco assi­stenziale: ciò che la De non è in grado di fare. Non meno Stato, ma meno Stato che si impicci di questioni gestio­nali, e più Stato che determi­ni indirizzi, orientamenti e controlli. La De è forza deci­siva di distruzione di ogni politica di programmazione, e quindi non è in condizione di presentare piani organici di spesa. In una economia a forte sviluppo come quella italiana, la mancanza di una politica di programmazione e di riferme scatena lobbies e corporazioni. Come sta av­venendo. È questo 11 verml-naio da eliminare, e non ser­ve prendersela con le mille lire che un poveraccio spen­de per le medicine».

Ugo Baduel

mercio internazionale è sta­ta preannunciata ieri, inopi­natamente. Ronald Reagan ha detto, con una formula un po' sibillina, che avrebbe chiesto ben presto al Con­gresso di impegnarsi, insie­me con lui, a escogitare «un sistema commerciale più li­bero e più leale». E poi a que­sto argomento ha dedicato la consueta, breve allocuzione radiofonica del sabato.

Il discorsetto presidenzia­le ha riaffermato in via di principio la sua scelta liberi­sta. Reagan è tornato a dirsi favorevole all'allargamento dei commerci e contrario al­le restrizioni e alle batterie protettive. Alla luce di que-

Reagan rilancia sta impostazione generale ha preso le seguenti decisio­ni: 1) ha ordinato di eseguire una inchiesta contro la Co­rea del Sud, che proibisce agli assicuratori statuniten­si di operare su quel merca­to; 2) idem per il Brasile che vieta le importazioni dei computers e di parti di com­puterà americani; 3) idem per II Giappone che vieta le importazioni del tabacco americano. In pari tempo il presidente ha ordinato di ac­celerare 1 tempi delle proce­dure di indagine già aperte

contro il Giappone per i limi­ti posti all'importazione del cuoio e contro 1 paesi della Comunità europea 1 quali fi-nanzieranno con sussidi i produttori di frutta In scato­la e di uva. E ha fissato il ter­mine del 1° dicembre perché queste pratiche cessino. In caso contrario gli Stati Uniti adotteranno misure di ritor­sione, cioè ricorreranno a misure protezionistiche.

Per spiegare le cause della svolta di Reagan sarà suffi­ciente ricordare che giaccio­no dinanzi al Congresso ben

300 proposte di legge di in-ziatlva parlamentare che re­clamano restrizioni all'im­portazione di ogni genere di merci, dalle camicie ai mate­rassi ad acqua, ai prodotti dell'industria manifatturie­ra, ai tessuti. I proponenti sono democratici e repubbli­cani, anche tra i più autore­voli e pi» vicini a Reagan. Non c'è giornale che non at­tribuisca all'invadenza dei prodotti stranieri la crisi che ha investito una serie di set­tori industriali. Pochi risal­gono alle radici più profonde del malessere e delle con­traddizioni che vive 11 mondo produttivo statunitense. Con un dollaro superquotato, è

evidente che le esportazioni americane sono danneggiate e quelle straniere favorite. E all'origine di questa anoma­lia c'è la politica economica e monetaria perseguita per fi­nanziare un deficit record del bilancio. Del resto, il ca­pitalismo americano si av­vantaggia anche degli squili­bri salariali con i paesi di più recente e selvaggio sviluppo (dalla Corea del Sud a Tai­wan, da Singapore al Giap­pone). In queste direzioni si indirizzano gli investimenti statunitensi. Ma se si può esportare il capitale, non si può, quando si raggiungono i livelli salariali americani,

esportare il lavoro. E infatti nell'ultimo anno sono stati liquidati 150 mila posti di la­voro nell'industria manifat­turiera. Eppure, grazie all'e­spansione del terziario, i di­soccupati sono diminuiti e, negli ultimi 33 mesi (lo ricor­dava Reagan proprio vener­dì) sono stati creati otto mi­lioni di nuovi posti di lavoro.

Non tutto va però nel mi­gliore dei modi possibili se il più fiero nemico del prote­zionismo si riduce ora a cambiare linea. Alle vittime di questa sterzata la Casa Bianca assicura, comunque, che saranno consultate.

Aniello Coppola

giorno dopo ero a "La Legua", in piazza. Avresti dovuto esser­ci, sembrava un territorio libe­rato, la commozione mi impe­diva di dire una sola parola. E così nelle università. Da tempo sapevamo che erano uno spazio di avanguardia ma ora sono di­ventate un vero centro di ini­ziativa politica, una spina nel fianco per il regime. I consigli sono quasi ovunque unitari, gli scioperi convocati unitaria­mente. Alta Cattolica è uno stu­dente democristiano il presi­dente e lo sciopero l'ha convo­cato lui. Al campus "Oriente" c'era assemblea permanente fi­no a ieri, così alla scuola di di­ritto. Hanno smesso solo dove è arrivato l'esercito, occupando e arrestando».

Poco prima Gustavo ci aveva raccontato degli scontri davan-

Arresti in Cile ti e dentro le università. «Que­sta volta la brutalità è stata ovunque spaventosa. Ma con­tro gli studenti ho visto un ac­canimento particolare. Carabi-neros ed esercito sono entrati ovunque, hanno distrutto libri e attrezzature, hanno arrestato centinaia di ragazzi trascinan­doli via mentre cantavano. Nei policlinici sono arrivati con i mitra spianati fino alle stanze dei malati, buttando tutto per aria, frugando ovunque, tiran­doli giù dai letti. Tu sai com'è Santiago quando è presidiata dall'esercito. Ma stavolta è sta­to anche peggio, i soldati erano in tenuta da guerra, avevano ordine di sparare nel mucchio,

a vista. Certo che la gente ha tentato di assalire i negozi. Cer­cavano pane, riso, latte e fari­na. Abbiamo uno studio recen­te della Vicaria che individua tre milioni e seicentomila cileni in condizioni di estrema pover­tà. La metà di loro hanno tra i cinque e i quattordici anni».

E ora? Che dicono i firmatari dell'accordo per una transizio­ne moderata, trattata con il re­gime, di questa protesta che di­laga, che nemmeno i mitra fer­mano più?

•Hanno — dice Patricio — qualche contaddizione in più. So che stanno preparando un documento. Ma l'accordo, con tutti i suoi limiti, resta un atto

politico importante. Hanno sottpscritto che Pinochet se ne deve andare prima dell'89 i di­rigenti di quei partiti della de­stra che dodici anni fa hanno voluto e preparato il golpe, che fino a qualche mese fa hanno, con il loro appoggio e con i lega­mi intemazionali, sostenuto il regime. Pinochet è solo, per questo minaccia "dictadura" mentre l'attuale sarebbe una "dictablanda". Sarà dura, inu­tile negarlo. Anche questa not­te è stata una notte di paura. Mi hanno appena telefonato di retate a Victoria e a La Legua. Sarebbero almeno cento gli ul­timi arrestati, complessiva­mente ben sopra i mille. Non sappiamo che accadrà loro, se li confineranno. E anche noi dob­biamo stare ben attenti. Non c'è un solo dirigente sindacale e

dell'Mdp che oggi non sia colpi­to da mandato di cattura. Ma vedi che la linea della mobilita­zione e della disobbedienza ci­vile sta dando risultati. Quando abbiamo cominciato, dopo la morte di Parada, Guerrero e Nettino, quando c'era ancora lo stato d'assedio, sembrava im­praticabile, sembrava che il terrore avesse la meglio».

«Ora — aggiunge ancora Pa­tricio — cose da fare ce ne sono. Come sinistre abbiamo scritto al cardinale Fresno, che ci ha discriminati dagli incontri per l'accordo, e gli abbiamo chiesto se gli sembra giusto escludere dalle decisioni e dalle iniziative chi ha sofferto e soffre gli effet­ti del regime. Ai partiti dell'ac­cordo faremo proposte di mobi­litazione nazionale, da fare tut­ti insieme, su temi precisi: il ri­

tomo degli esiliati, la libertà di stampa, i processi. Vedo di nuovo una situazione in evolu­zione. E, anche se tra un'ora de­vo presentarmi alla polizia e non so se e come ne uscirò, mi sento di nuovo ottimista».

«Povero popolo mio — ci ha detto subito dopo Dolores e parlava e piangeva — che non si merita Pinochet. L'altra not­te a San Miguel in cento spara­vano all'impazzata contro la gente. Poi andavano addosso alle donne e le trascinavano per i capelli e prendevano a calci i bambini che urlavano e tenta­vano di aggrapparsi alle madri. Per un pezzo di pane, nel 1985 si è calpestati, si è umiliati, si muore. Quando finirà questo inferno? Sono molto stanca, sento che le forze mi mancano».

Maria Giovanna Maglie

fuori la lingua) seguendo i co­mandi di un medico. Un alfabe­to minimo di gesti, l'alfabeto minimo della vita, un modo per accertare che non ci sia black out. che il cervello non abbia perso la capacità di comandare ti resto del corpo.

Sono stati i risultati positivi di questo test e il tranquillo de­corso notturno che hanno per­messo ai medici stamattina di esprimere un cauto ottimismo sull'evoluzione del male che ha colpito Io scrittore. Inoltre, sempre nella prima mattina, Calvino, liberato dall'ingombro dei tubi, poteva finalmente ri­spondere a qualche domanda senza dover più ricorrere al lin­guaggio muto dei gesti come era successo durante la notte.

Calvino onerato Un breve interrogatorio da par­te dei medici: gli e stato chiesto se avesse mal di testa. Ha rispo­sto di no. E tranquillo, gii è sta­to ancora domandato. Sì, ha ri­sposto. Erano le prime parole pronunciate a 19 ore dall insor­gere della crisi.

Visto le condizioni più che soddisfacenti dello scrittore il

Erimario, dottor Domenico Gambacorta, decideva di pro­

cedere all'intervento. Prima del passaggio in sala operatoria veniva consentito alla moglie, signora Chichita, di avere un breve colloquio con il marito. «Hai dormito?» gli ha chiesto la

moglie. «E tu?» ha replicato con un'altra domanda Io scrittore. Alle 9,15 il paziente veniva por­tato al pianterreno del vecchio ospedale dove c'è la sala opera­toria della divisione di neuro­chirurgia. Da quel momento cominciava il secondo tempo della difficile partita che Calvi­no sta giocando da venerdì. La moglie con la figlia Giovanna, una timida e graziosa ragazza di vent'anni, vestita di bianco, che cerca di non far trapelare all'esterno l'angoscia di queste interminabili ore, sedevano in attesa nel grande salone del vecchio ospedale. Nel corso di

questa lunga attesa il dottor Biancotti, dello staff medico che ha in cura lo scrittore ci esponeva i fattori a favore e quelli a sfavore come sono ri­sultati dall'anamnesi. Tra i dati positivi sono da considerare la condotta di vita dello scrittore e le ottime condizioni generali del cuore, dei polmoni e del­l'apparato respiratorio. Tra i fattori negativi la «tradizione» familiare che ha visto ben tre componenti della famiglia di Calvino morire per colpi im­provvisi. Tra le condizioni che possono aver generato la crisi c'è anche la notevolissima ten­sione psichica che ha accompa­gnato lo scrittore in questi ulti­mi mesi, dovuta all'impegno di

tenere alcune lezioni all'univer­sità di Harvard. Calvino era stato a lungo indeciso se accet­tare o meno questo invito. Alla fine ha optato per il sì e si era messo a lavorare con una ecce­zionale carica nervosa: il nome e il prestigio di Harvard Io met­tevano in ansia.

Alle 13, dopo dodici ore dal-l'insorgere dei male, l'attesa co­mincia a pesare. La signora Chichita ha un breve colloquio, un piccolo sfogo con i giornali­sti. «Sì — conferma — ho parla­to con Italo stamane. Era luci­do. Ma quei titoli, quei titoli deigiornàli. Che esagerazione!»

Tra i familiari in attesa c'è anche Massimo Calvino, 28 an­ni, nipote dello scrittore, figlio

del fratello minore, il geologo Floriano. «Mio zio è un uomo schivo, parla pochissimo e, al primo impatto, si può scambia­re questa ritrosia in superbia. Ma in famiglia siamo tutti mo­nosillabici». ci dice.

Alle 14 dalla sala operatoria esce un'infermiera con una caf­fettiera in mano. Annuncia che l'intervento sta per finire, ma un'ora dopo la porta è ancora chiusa.

Poi finalmente, quasi alle 16, l'annuncio liberatorio. Alle 19, infine, il bolletino medico: «Condizioni generali soddisfa­centi, attività cardiaca norma­le... Sta riacquistando coscien­za».

Antonio D'Orrico

tico di ambizione statale, corrispondente non ai nostri disegni e ai nostri desideri astratti ma alla concreta ne­cessità storica nazionale, qui e ora, e — al tempo stesso — lo sforzo di aderire alla com­plessità sociale. Le due cose non possono essere separa te. 'Simul stabunt*-., direbbe Bufalini. Né politici puri, né solo movimentisti. Era ec­cessiva la differenza di quel­la generazione verso le scien­ze sociali moderne di matri­ce europea e americana. Ma giusta era l'idea che la socie­tà non è innocente ed è mos­sa da tanti impulsi anche re­gressivi. Bisogna quindi la­vorare in essa con un dise­gno non solo politico ma isti­tuzionale capace di far emer­gere potenzialità, bisogni e anche culture e valori conci­lianti per II modo come le classi dirigenti hanno co­struito lo Stato. Insomma, calarsi nelle famose 'mille pieghe* per ricostruire una nazione.

Perché sono partito da qui? Perché così ricordo il giovane Bufalini negli anni del dopoguerra che segnaro­no la nostra formazione. Purtroppo non conservo nul­la e ho perso perfino I bigliet­ti in inchiostro verde che To­gliatti mi mandava quasi ogni giorno aW'Unità*. Ri­cordo però la passione che ci trasmetteva sia nel concepi­re la politica In grande (ap­profondite le analisi, scrive­te, non basta pensare, mette­te nero su bianco, preparate

Bufalini un saggio per 'Rinascita», se si sbaglia l'analisi si sbaglia tutto, prima di chiedervi che cosa giova al Pel chiedetevi che cosa giovi all'Italia per­ché solo così cresceremo an­che come partito: sono frasi testuali sue, ricorrenti) sia sulla necessità di procedere a una continua ricognizione del terreno nazionale. E quindi quel suo andare su e giù per l'Italia, ridefìnendo il senso della formazione dei ceti medi in Emilia, la que­stione della terra e della li­bertà come base dell'autono­mia siciliana, il rapporto tra classe operaia e popolino a Napoli, l'alleanza a Roma tra proletariato delle borga­te, artigiani del centro stori­co di matrice repubblicana e garibaldina e ceti Intellet­tuali e impiegatìzi, e tante altre cose. Io ero un ragazzo. I veri interlocutori di To­gliatti erano i fratelli mag­giori, i giovani, come Bufali­ni, Ingrao, Alleata.

Così ho conosciuto Paolo. Chi lo vede solo come un po­litico puro, un grande me­diatore, non sa che questo cardinale dì curia fu il più deciso a fare le valigie e a buttarsi nell'Abruzzo di allo­ra. Un Abruzzo Inimmagina­bile per I giovani sciatori di oggi: arretrato, feudale, ta­gliato fuori dal mondo, dove non solo Bufalini costruì il Partito ma mise in movi­

mento i contadini del Fucino guidandoli a occupare le ter­re. E ci furono i morti, il san­gue sparso dalla polizia di Sceiba. Così come furono violente, radicali ma vitto­riose le lotte nella Valle del Vomano che oggi, non a ca­so, per lo sviluppo economi­co e civile, sembra non ap­partenere più al Mezzogior­no. Poi Bufalini andò in Sici­lia. Fu lui l'ispiratore e il protagonista della grande stagione in cui ti movimen to, anch'esso sanguinoso, per la terra e contro il feudo e la mafia trovò sbocco In un di­segno politico ampio, origi­nale. moderno, quello dell'u­nità autonomistica che mise noi, allora, al centro delle speranze non solo del conta­dini ma della parte più avan­zata della borghesia sicilia­na.

Ci incontravamo a Roma. Si passeggiava per ore e si se­deva all'aperto Intorno al ta­volo di un'osteria ad ascolta­re questa specie di filosofo peripatetico. Paolo non ha troppo ascoltato il consiglio di Togliatti di mettere nero su bianco. La lezione più for­te che ne ho ricavato è ap­punto quella che ho detto: Il gusto per le Idee e la grande politica, ma insieme la pas­sione per l'Italia reale e gli uomini in carne e ossa. Il senso vìvo di che cos'è il po­polo Italiano, qualcosa che

spingeva Paolo a vedere nel­la gente soprattutto 11 lato buono, positivo. Egli è stato forse l'intellettuale che più mi ha fatto capire che verde è l'albero della vita quanto grigio è quello della teoria. Intendiamoci. Questo amore per l'uomo non è un fatto semplice. Nasce da un dato spontaneo, biografico, che è l'infanzia romana a contatto con i suol popolani, ma si in­treccia con il gusto per una certa cultura classica, un certo tipo di umanesimo (il Machiavelli che beve egioca a 'pari e caffo» nelle taverne e che poi veste *gti abiti cu­riali» per mangiare «quei pa­ne che solo è mio», cioè il pensiero). GII uomini sono complicati. Non sì capisce il pensiero politico senza vede­re la cultura di cui è nutrito, e la cultura quando è vera, autentica, diventa sentimen­to, stile morale di vita. Con­servo una lettera di Paolo. Morì suo padre In un ospeda­le. Egli trascorse lunghe ore accanto al cadavere e si mise a scrivere a me quasi una cronaca dei sentimenti, del gesti pietosi, delle donne che assolvevano le ultime biso­gne, del volto dell'uomo che era stato suo padre e che mo­strava I segni di tutto ciò che In lui era rimasto inespresso. Uno scritto senza un aggetti­vo, senza una parola In più, In cui Paolo parlava di se stesso, pacatamente, serena­mente, come di una terza persona.

L'uomo è questo. Perciò lo

capisco anche i suoi difetti, la sua stizza verso tutto ciò che offende la sua cultura e il suo modo di pensare. Ma non li giustifico. li mondo è anche volgare, gli intellet­tuali che si sono ridotti a scimmiottare le mode del momento sono ridicoli, ì giornali sono spesso illeggi­bili ma bisogna stare attenti a non buttare il bambino con l'acqua sporca. La Sicilia era quella, e non altra, e dentro quella ci siamo calati. Ora, il mondo è questo, e da qui ri­partiamo.

Eppure, le personalità ric­che e autentiche come Bufa­lini non sono facilmente ca­talogabili. In realtà, sono molto meno databili di tanti moderni. Questi sì esauri­scono presto e il giorno dopo sono decrepiti. Quelli attin­gono a misteriose riserse dì giovinezza.

Paolo è poco moderno, non legge quasi Igiornali ita­liani ma poi si scopre che la sua attenzione è vivissima sul veri grandi fatti del mon­do moderno, e cioè su quello che si muove e si decide a li­vello planetario, sulla politi­ca delle grandi potenze, sullo sviluppo degli armamenti nucleari, sul problemi del Terzo Mondo. Bisogna dirlo: le grandi svolte e le iniziative più coraggiose assunte dal Pel in questo campo non ci sarebbero state senza di lui. Ma tutta la storia del suol rapporti con Berlinguer me­riterebbe di essere scritta. Nel bene e nel male. È certo,

però, che pochi come lui hanno partecipa to alla gran­de ricerca beriingueriana di una via originale che rendes­se compiuta la democrazia italiana e affermasse la fun­zione di governo del Pel sen­za rinunciare alla necessità di costruire non una sempli­ce alternanza ma un nuovo blocco politico e sociale ca­pace di imporre un ricambio vero di classi dirigenti. Com­promesso storico, austerità, ruolo del movimento femmi­nile, «strappo» sono tutte co­se che videro non come spet­tatore questo conservatore.

Limiti e sbagli ce ne sono stati ma oggi non è giorno per tormentarsi in questi pensieri. Conviene piuttosto riflettere, anche alla luce del problemi del tutto nuovi di oggi, a questo tipo di comu­nista Italiano in cui passione rivoluzionaria e passione ci­vile, senso del Partito e senso dello Stato si fondono. Non è una conquista da poco. Il protagonismo delle masse non sì afferma se non si capi­sce che esse non sono la som­ma degli Indivìdui ma qual­cosa di molto strutturato, anche al di là del confini di classe, e che le istituzioni — quelle statati ma anche la Chiesa, i partiti, la famiglia — non sono gusci vuoti ma le forme in cui si accumula la storia, la lunga durata. Ed è su questa lunga durata che bisogna agire. Mi sembra questo 11 problema con cui Paolo Bufalini si è misurato.

Alfredo RatchKn