Finco 2013 La flessione nominale tra plurale sigmatico e plurale palatale - considerazioni storiche...

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LINGUA E CULTURA LINGUA E CULTURA LINGUA E CULTURA LINGUA E CULTURA NELLE ALPI NELLE ALPI NELLE ALPI NELLE ALPI STUDI IN ONORE DI JOHANNES KRAMER _________________________________ _________________________________ _________________________________ _________________________________ ARCHIVIO PER L'ALTO ADIGE ARCHIVIO PER L'ALTO ADIGE ARCHIVIO PER L'ALTO ADIGE ARCHIVIO PER L'ALTO ADIGE Rivista di Studi alpini ________ ________ ________ ________ ANNATE CVI-CVII - 2012-2013 ANNATE CVI-CVII - 2012-2013 ANNATE CVI-CVII - 2012-2013 ANNATE CVI-CVII - 2012-2013 ________ ________ ________ ________ FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE ISTITUTO DI STUDI PER L’ALTO ADIGE ISTITUTO DI STUDI PER L’ALTO ADIGE ISTITUTO DI STUDI PER L’ALTO ADIGE ISTITUTO DI STUDI PER L’ALTO ADIGE 2013

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LINGUA E CULTURALINGUA E CULTURALINGUA E CULTURALINGUA E CULTURANELLE ALPINELLE ALPINELLE ALPINELLE ALPI

STUDI IN ONORE DI

JOHANNES KRAMER____________________________________________________________________________________________________________________________________

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FIRENZEFIRENZEFIRENZEFIRENZEI S TI TU TO D I ST U DI P E R L ’ A LT O A DI GEI S TI TU TO D I ST U DI P E R L ’ A LT O A DI GEI S TI TU TO D I ST U DI P E R L ’ A LT O A DI GEI S TI TU TO D I ST U DI P E R L ’ A LT O A DI GE

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STABILIMENTO GRAFICO COMMERCIALE – FIRENZE –OTTOBRE 2013

ARCHIVIO PER L’ALTO ADIGE CVI-CVII (2012-2013)

LA FLESSIONE NOMINALE TRA PLURALE SIGMATICO EPLURALE PALATALE: CONSIDERAZIONI STORICHE E

CONFRONTI TRA VARIETÀ LADINE E FRIULANE1

Zusammenfassung. Der Übergang vom lateinischen Nominalsystem zumromanischen Nominalsystem war graduell. Eine Zwischenstufe mit zwei Kasus istim Französischen und Provenzalischen bis Anfang des vierzehnten Jahrhundertsdokumentiert, aber es ist umstritten, ob ein solches System in der ganzenRomania verallgemeinert war. Die Daten der rätoromanischen Mundarten derDolomiten und des Friauls ermöglichen ein Zwei-Kasus-System auch für diesesGebiet zu rekonstruieren. In diesen Mundarten hat sich der sygmatische Pluralverbreitet, der aus den lateinischen Endungen des Akkusativs (-ĀS, -ŌS, -ĒS)abgeleitet worden war. Allerdings gibt es auch eine andere Pluralbildung, diesich durch einen Wechsel des letzten Konsonanten (Koronal ~ Palatal) durch dieAnwesenheit einer ursprünglichen und dann ausgefallenen i-Endung geltendmacht. In den rätoromanischen Gebieten entstand dann in vorschriftlicher Zeiteine Zwei-Kasus-Deklination, die die Anwesenheit der beiden Pluralbildungenerklären würde: Nom pl ANNI > an ‘Jahre’, Acc pl CARROS > ćars ‘Wagen’.Bisher wurde jedoch darauf nicht hingewiesen, dass der palatalische Plural sichauch auf Nomina der 3. lateinischen Deklination ausgebreitet hat, d.h., das Zwei-Kasus-System hatte andere Flexionklassen beeinflusst: *HOMĬNI (furHOMĬNES) > umin ‘Männer’, *DENTI (fur DENTES) > dinć ‘Zähne’ (sing.dint), *PARENTI (fur PARENTES) > parinć ‘Verwandte’ (sing. parint), usw. Esgibt auch Fälle, in denen die beiden Pluralbildungen erhalten werden: einelexikalisierte, eine andere, die sich in Ortsnamen kristallisiert hat: zum BeispielNom pl *CŎLLI > kueľ > kuei (sing. Kuel ‘Hügel’) und Akk pl CŎLLES >kuels > kuals (Quals als Dorfname).

1 La trascrizione fonetica impiegata in questo contributo è di tipo semplificato. Qui diseguito si forniscono i corrispondenti simboli IPA tra parentesi quadre: ć [c], č [tʃ], ǵ [ɟ], ǧ[dʒ], g [ɡ], ľ [ʎ], ñ [ɲ], ö [ø], š [ʃ], ʃ [z], ž [ʒ]. Le abbreviazioni impiegate nel testo: bad. =badiotto (Val Badia), class. = classico, fass. = fassano (Val di Fassa), frl. = friulano, gard. =gardenese (Val Gardena), lad. = ladino, lat. = latino, top. = toponimo, var.= variante.

FRANCO FINCO

Com’è ben noto ai romanisti, il sistema nominale latino subì unaprogressiva riduzione delle funzioni e del numero dei casi morfolo-gici che portò verso il tipo acasuale romanzo (con l’eccezione delrumeno). Esso fu un processo graduale, avvenuto per tappe e convarie ristrutturazioni del sistema stesso:2 probabilmente vi fu unafase caratterizzata da un sistema tricasuale con nominativo, accusa-tivo e obliquo (genitivo/dativo) (DE DARDEL 1964; DE DARDEL,WÜEST 1993, 29; CALABRESE 1998, 115-116; ZAMBONI 1998a, 137-141);3 questo si ridusse poi a un sistema bicasuale (cas sujet e casrégime) che è quello attestato nei suoi esiti provenzali e francesifino all’inizio del XIV secolo. L’evoluzione ulteriore, osservabile neitesti medievali galloromanzi, vide il progressivo trasferimento allacomponente sintattica dell’espressione delle funzioni grammaticali,riducendo il ruolo e l’uso delle marche morfologiche. In tal modosi pervenne all’attuale sistema nominale acasuale in cui general-mente si continuano le forme del cas régime (originariamente ac-cusativali/ablativali) e solo in pochi casi quelle nominativali del cassujet.

Tra gli studiosi è ancora oggetto di discussione la questione se ilsistema nominale a due casi fosse generalizzato in tutto il dominioromanzo o limitato a una sua parte. Al di fuori delle aree gallo-romanza e rumena, gli argomenti per postulare una tale fase bica-suale sono soprattutto d’ordine ricostruttivo (ma anche tipologico):la coesistenza di forme nominativali e accusativo-oblique (es.sarto/sartore, uomo/omine), la persistenza residuale di un caso a séper la specificazione genitivale fissato in composizione (es.pettirosso), etc. (ZAMBONI 1998a, 137, 139-141). I dati provenientidalle varietà retoromanze (o ladine) dell’area dolomitica e del Friulihanno permesso di ricostruire l’esistenza – in epoca pre-documen-taria – di un sistema nominale bicasuale anche in queste zone.4

2 La bibliografia sull’argomento è molto vasta, ci limitiamo qui a segnalare DE DARDEL,WÜEST 1993 e ZAMBONI 1998a.

3 Se la questione dell’esistenza di una fase tricasuale con una distinzione fra accusativoe obliquo (genitivo/dativo) è ancora aperta riguardo la flessione nominale, per quellapronominale esistono invece prove indubitabili di una fase a più di due casi. Ne fanno fedele varietà romanze che conservano una distinzione di tre diverse forme, pur con unadistribuzione di volta in volta diversa delle loro funzioni (DE DARDEL 1964, 7, 23; DE

DARDEL, WÜEST 1993, 43). Ad esempio in friulano si hanno: jo, tu (Sogg.) / a mi, a ti(Dativo) / me, te (Ogg. Dir. e Obl.).

4 Tracce dell’esistenza di una flessione nominale bicasuale si hanno anche nelle varietàretoromanze occidentali. Per i Grigioni, depone in tal senso la conservazione in

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Infatti, l’evoluzione fonologica e morfologica di queste parlate haconsentito di preservare meglio che altrove le tracce del sistema adue casi, che un tempo (forse fino all’epoca carolingia) si estendevaall’intera Italia settentrionale e, con caratteristiche differenti, anchea quella centro-meridionale (SABATINI 1965a, 979 segg.; FORMEN-TIN 1996; ZAMBONI 2000, 243-244; LOPORCARO 2001; FORMENTIN2004, 105-106).

Uno dei tratti considerati peculiari del gruppo retoromanzo, eche lo differenziano dagli altri dialetti dell’Italia settentrionale, ècostituito dal cosiddetto plurale sigmatico: la formazione delplurale dei nomi (maschili e femminili) avviene generalmentemediante l’aggiunta finale di un morfema in sibilante. Nella se-guente tabella si riportano alcuni esempi tratti da fassano, badiottoe friulano centrale:

fassano badiotto friulanočan čans čan čans ćan ćans “cane/-i”čamp čàmpes čamp čamps ćamp ćamps “campo/-i”čèr čères čar čars ćār ćārs “carro/-i”pèrt pèrts pèrt pèrts part parts “parte/-i”nét néts nöt nöts ñot ñots “notte/-i”bèla bèles bèla bèles bièle bièlis “bella/-e”čaʃa čaʃes čaʃa čaʃes ćàʃe ćàʃis “casa/-e”pel pels pel pels pièl pièls “pelle/-i”

Tab. 1

Si tratta di un processo morfologico che trae origine da unfenomeno di natura fonologica: la generale conservazione della -sfinale latina.5 È questo uno dei principali tratti linguistici che, apartire dai Saggi ladini di GRAZIADIO ISAIA ASCOLI (1873, 102),definiscono il ‘tipo’ linguistico retoromanzo in contrapposizione

soprasilvano di una doppia forma dell’aggettivo maschile singolare (rifunzionalizzata peresprimere l’opposizione fra attributivo e predicativo): es. il mir ei alvs “il muro è bianco”,con -s nell’uso predicativo, di contro a il mir alv “il muro bianco”, nell’uso attributivo(LINDER 1987, 251). All’inizio della tradizione scritta (XVI sec.) in alto engadinese,soprasilvano e sottosilvano restava poi il relitto costituito dalla doppia forma del nomedivino Dieus / Diu: es. Dieus pertgiri “Dio protegga” / rugar Diu “supplicare Dio” e creren Diu “credere in Dio” (LINDER 1987, 251; sugli esiti nelle diverse varietà romance: id.251-269).

5 Va però detto che non tutte le -s finali latine sono state conservate: lat. PLŪS, TRĒS,MAGIS > frl. plui, trei/trē, mai; bad. plü, trëi, mai; fass. più, trei, mai.

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alle altre varietà dialettali italiane, nelle quali la -s finale latina èscomparsa. Come già detto in precedenza, tale fenomeno è impor-tante non solo dal punto di vista della fonetica storica, ma soprat-tutto per i suoi effetti sulla struttura morfologica delle parlateretoromanze. In esse la -s finale risalente alle desinenze delloaccusativo plurale latino (-ĀS, -ŌS, -ĒS) è divenuta il morfema delplurale (BENINCÀ, VANELLI 1978: 276-279).6 Questo tratto acco-muna il gruppo retoromanzo con le lingue romanze occidentali, inparticolare con le varietà galloromanze, mentre lo separa dalloitaliano e in generale dai dialetti italiani.

Nelle varietà ladine dolomitiche e friulane è però compresenteanche un altro tipo di formazione del plurale, sebbene limitata apoche classi di nomi di genere maschile. In essa l’opposizionesingolare ~ plurale si manifesta attraverso un’alternanza della con-sonante finale: a una consonante coronale dentalveolare nel singo-lare si oppone una palatale nel plurale.7 Nella seguente tabella siriportano alcuni esempi tratti da badiotto, fassano (varietà cazét) efriulano centrale:8

6 La conservazione della -s finale latina ha avuto conseguenze anche nella flessioneverbale marcando le desinenze della seconda persona singolare e plurale: es. lad. tu čàntes,vos čantèis; frl. tu ćàntis, o ćantàis.

7 VANELLI LAURA, 2005, “Formazione del plurale e processi di palatalizzazione infriulano”. In: BENINCÀ, VANELLI 2005, 273-304. Non presentano casi di plurale palatale inomi uscenti in vibrante -r pur essendo anch’essa una coronale dentalveolare, nonesistendo un pendant palatale nell’inventario fonologico di queste parlate. Nelle varietàladine dolomitiche, ma non in friulano, il plurale palatale si applica anche a nomiterminanti in occlusiva dorso-velare -k: es. bad. e fass. bank ~ banč / benč “banco/-chi”,bosk ~ bošč “bosco/-chi”, tok ~ toč “pezzo/-i”, etc.

8 L’uscita -i nei plurali dei nomi terminanti in -l costituisce l’esito attuale di un’anticalaterale palatale -ľ documentata nei testi antichi, poi delateralizzata in epoca moderna(BENINCÀ, VANELLI 1998, 67, 71; VANELLI 2010, 125-126).

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LA FLESSIONE NOMINALE TRA PLURALE SIGMATICO E PLURALE PALATALE

friulano fassano badiottodut duć dut duč döt düč “tutto/-i”puèst puèšć pošt pošč pošt pošč “luogo/-ghi”tant tanć tant tènč (tan) – “tanto/-i”pas paš pas paš pas paš “passo/-i”nās nāš nès nèš nês nêš “naso/-i”an añ an èñ an añ “anno/-i”bon boñ bon boñ bun buñ “buono/-i”ćavàl (ćavàľ >)9 ćavài čavàl čavài čavàl čavài “cavallo/-i”

Tab. 2

La compresenza nelle varietà ladine dolomitiche e friulane deidue tipi di formazione di plurale, in sibilante (sigmatico) e inconsonante palatale, è stata analizzata soprattutto dal punto di vistastorico.10 Gli studiosi che se ne sono occupati11 hanno riconosciutonella palatalità della consonante finale l’intacco prodotto dalladesinenza -I (originariamente desinenza del nominativo pluraledella II declinazione latina) che ha causato lo spostamento del pun-to di articolazione (palatalizzazione) della consonante precedente eche poi è scomparsa per effetto della caduta generale delle vocaliatone finali (eccetto -A).

Ad ogni modo, nelle varietà ladine e friulane il tipo di pluralepiù frequente è quello con morfema in sibilante (plurale sigmatico),risalente alla desinenza dell’accusativo plurale latino.12 Pertanto, tra

9 Nei testi friulani medievali la laterale palatale era variamente trascritta come ‹lg›, ‹gl›,‹gll›, ‹llg›, ‹lgl›; ad es. 1361 Damian fo mandat i(n)basadò ad-Udin chu(n) iij chiaualg(VICARIO 1998, 46) “Damiano fu mandato ambasciatore a Udine con tre cavalli”.

10 Per quanto riguarda i dialetti romanci dei Grigioni, che costituiscono il grupporetoromanzo occidentale, essi non conoscono oggi altra forma di plurale che quellosigmatico, ma rimangono tracce (soprattutto in soprasilvano) di un plurale in -i neiparticipi passati maschili (GARTNER 1883, 82; LIVER 1986, 399-406; LIVER 1998, 398-399).

11 Da citare almeno: ASCOLI 1880-83, 436-438; GARTNER 1883, 77, 82; GARTNER 1910,205-208; ELWERT 1943, 116-117; PELLEGRINI 1975, 117-118; KRAMER 1976, 31-32;BENINCÀ, VANELLI 1978, 276-288; BELARDI 1983, 136-138; BELARDI 1985, 62-64; ZAMBONI

1995, 63; BENINCÀ, VANELLI 2005, 145-155.12 Sebbene meno frequenti rispetto al ladino dolomitico, possiamo trovare ulteriori

testimonianze in friulano di plurale palatale nelle varietà più conservative o periferiche. Ad

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le forme nominali maschili che discendono dalla II declinazionelatina, oggigiorno troviamo sia nomi con plurale palatale (pereffetto della desinenza nominativale -I), sia nomi con pluralesigmatico (esito della desinenza accusativale latina). Ad esempio:

BONI > boñ, buñANNI > añ, eñSANI > sañ, señSONOS > sons, sunsTONOS > tons, tunsPLANOS > plans

In base a questa osservazione, gli studiosi (vedi nota 11) hannoricostruito l’esistenza di una declinazione bicasuale nelretoromanzo pre-documentario, che renderebbe conto dellacompresenza nella formazione del plurale sia della -i del nomi-nativo (cas sujet), che ha causato la palatalizzazione della conso-nante precedente e poi è caduta, sia della -s dell’accusativo (casrégime), che si è conservata nel resto del lessico.

Gli studi precedenti si sono giustamente concentrati sulrapporto tra i casi di plurale palatale e la loro discendenza da nomiappartenenti alla II declinazione latina. In questa sede però si èvoluto allargare l’indagine analizzando e confrontando ulterioridati, giungendo così alla constatazione che, sia nelle varietà ladinedolomitiche sia in quelle friulane, sussistono numerosi casi diplurale palatale in nomi che appartenevano originariamente alla IIIdeclinazione latina. Anche in questo caso si tratta di sostantivi eaggettivi maschili uscenti in consonante coronale dentalveolare, cheviene sostituita da una palatale nella forma del plurale: sono lestesse condizioni riscontrate nei plurali palatali di nomi risalentialla II declinazione latina. Si vedano i seguenti esempi tratti dalladino fassano (varietà cazét) e dal friulano centrale.

lat. plur. sing.

PARENTES *PARENTI > parìnć> parènč

parìnt frl.parènt fass.

“parente”

DENTES *DENTI > dinć dint frl. “dente”

esempio il plurale di dēt / déit “dito” nelle varietà friulane centrali è dē(t)s / déi(t)s (tiposigmatico), mentre ha la forma palatale déić a Lovea (Arta Terme), Poffabro, Tramonti diSopra, Tramonti di Sotto, e déič a Cordenons, da confrontare con i plurali dèič, dëič (sing.dèit, dëit) del ladino dolomitico.

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DECURRENTES *DECURRENTI > diurìnć> degorènč

diurìnt frl.degorènt fass.

“travicello del tetto”

GRANDES *GRANDI > granć grant frl. “grande”

PONTES *PONTI > penč pent fass. “ponte”

MONTES *MONTI > monč mont fass. “monte”

VIR(I)DES *VIRDI > verč vert ass. “verde”

HOMINES *OMINI > ùmiñ, òmiñ13

> òmeñom(p) frl.om fass.

“uomo”

Tab. 3

Per poter spiegare queste forme di plurale è necessarioricostruire, come punto di partenza dello sviluppo foneticosuccessivo, una fase caratterizzata dalla desinenza plurale -i pro-veniente dalla II declinazione latina ed estesa ai nomi origina-riamente di III declinazione.14 Si noti che i primi esempi dellatabella 3 mostrano lo stesso esito fonetico dell’uscita del numeralelatino VĪGINTĪ > frl. vinć, con palatalizzazione della t etimologicadavanti alla i finale, poi caduta.

Agli esempi friulani aggiungiamo anche il termine infànt“ragazzo, fanciullo” e “giovane servitore” (PIRONA 446), oggidesueto e sostituito dal derivato fantàt (ant. infantàt) o dalgenerico ǧòvin, ma compare nei testi friulani fin dal XIV sec. eperdura fino alla prima metà del XIX.15 Il plurale di questosostantivo era di tipo palatale infànć (variamente trascritto come‹infangh›, ‹infanchg›, ‹infanç›, ‹infanch›, ‹infang›, etc.) che risale auna forma *INFANTI per il latino class. INFANTES di III declinazione:1370-71 per glu infanç chu aiudarin carga “per i ragazzi cheaiutarono a caricare” (VICARIO 2007-09: I, 204); 1396-97 per gl-infanç chu inplantarin lu may “per i ragazzi che piantaronol’albero di maggio” (VICARIO 2007-09: III, 379); 1513 Signors e voodugh quangh / polzettis ed infangh [...] “Signori e voi tutti quantiragazze e giovani...” (PELLEGRINI 1984, 31, 33n, 100); fine XVI sec.

13 In molte varietà friulane la nasale finale si è velarizzata in ùmiŋ, òmiŋ.14 Si possono confrontare qui gli esempi di plurale che SABATINI (1965b, 35) trae da

testi latini alto-medievali dell’Italia settentrionale: 740 ca. parenti in un documento diComo, inizio X sec. denti nel Glossario di Monza, 930-968 ponti nel ‘Versus de Verona’,etc.

15 Il termine è ancora vivo nelle varietà ladine dolomitiche: bad. fant, pl. fanč“servitori”; fass. (cazét) pl. fènč “giovani”.

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Glis polzettis, gl’infangh, gl’amors, glis armis / glis balfuerijs,plasès e i grangh rumors [...] “Le ragazze, i giovani, gli amori, learmi, le bravate, le cortesie e i grandi rumori...” (PELLEGRINI 1987,145); ante 1692 preait dug di cur, fruz ed infang “pregate tutti dicuore, bambini e ragazzi” (COLLOREDO, 37); ante 1841 duchg jujnfanchg “tutti i ragazzi” (MARIUZZA, 87).

Anche nei nomi che discendono dalla III declinazione latinatroviamo sia nomi con plurale sigmatico (esito della desinenza -ĒS),sia nomi con plurale palatale (per effetto della desinenzanominativale -I originariamente di II declinazione). Ad esempio infriulano:

*PARENTI > parìnć*DENTI > dinć*DECURRENTI > diurìnćPONTES > puìnts, puntsSERPENTES > sarpìntsSAP(I)ENTES > savìnts

I dati esposti sopra dimostrano che nel retoromanzo pre-documentario la declinazione bicasuale non caratterizzava solo inomi discendenti dalla II declinazione latina, ma anche quellioriginariamente di III declinazione. Ciò porta a pensare che si siaverificata una ristrutturazione del sistema nominale, quanto menonel plurale dei nomi di genere maschile, che ha prodotto unadeclinazione a due casi caratterizzata dalla desinenza -s per il casrégime (esito delle desinenze accusativali -ŌS, -ĒS) e dalla desinenza-i, sovrestesa rispetto all’originaria classe nominale, per il cas sujet.Poi, nell’evoluzione successiva, la perdita del sistema a due casi el’instaurazione dell’attuale sistema acasuale ha generalmenteportato a selezionare e lessicalizzare il plurale sigmatico (erededelle desinenze accusativali) come morfema di default. In alcuneclassi di parole e in singoli casi si è invece fissato il plurale palatale(esito della desinenza -I) per effetto di particolari condizionifonologiche, morfosintattiche, lessicali, frequenziali e forse anchesemantiche (BELARDI 1985, 64-65; BENINCÀ, VANELLI 2005, 151-155, 303-304).

Sebbene nei singoli lessemi si sia generalmente imposta una solaforma di plurale, possono talvolta sopravvivere le tracce anchedell’altro tipo di formazione, ad esempio nelle forme rimastecristallizzate nei toponimi. Questi fossili morfologici costituisconoun’ulteriore prova della presenza di un sistema bicasuale in questearee. Nel caso che verrà presentato nelle righe seguenti, si è avuta –

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a livello lessicale – la fissazione della forma di plurale palatale,erede della desinenza -i del cas sujet che ha palatalizzato la lateraleprecedente e che poi a sua volta si è delateralizzata in ľ > i.

Fin dalle prime attestazioni documentarie (XIV sec.), ilsostantivo friulano kuèl, kuàl “colle, collina” presenta un plurale ditipo palatale, esito della forma *COLLI > kuèľ'16 > kuèi.17 Ma nellatoponomastica del Friuli troviamo (accanto alle varie località Cuèi,Cuài, Cuòi) anche alcuni continuatori del plurale latino COLLES diIII declinazione (CORGNALI 1940):18 it. Qualso, frl. Cuàls (loc. kuàlse kuâs) frazione di Reana del Rojale (Udine); it. Sequàls, frl. Secuàls(loc. sekuàls) comune in provincia di Pordenone; altri toponimiminori Cuâs e Quâs (da un precedente Quals)19 nei comuni diRaveo, Tramonti di Sotto, Tramonti di Sopra e Trasaghis, inoltreCuòls a Montereale Valcellina. Riportiamo qui le più anticheattestazioni documentarie dei primi due toponimi. Qualso: 1072apud Colles, 1136 apud Colles, 1184 apud Colles, 1217 Henrici deCols, 1222 Henricus de Collibus, 1254 Henrico de Quals, 1255Henrico de Quals, 1256 villa de Cols, 1341 Quals, etc.; Sequals:1139 in Subcollibus, 1174 de Subcolles, 1174 in Subcolles, 1187villam de Socols ... plebem de Sucols, 1196 in villa Succolibus,1196 iuxta villa sub colles, 1197 de Subcolles, 1219 de Subcol, 1286de Subcolle, XIV sec. de Sequals, etc. (CORGNALI 1940, 40-42).Come si può dedurre dalle forme antiche, il toponimo Sequàlsrisale a SUB COLLES con precoce univerbazione (CORGNALI 1940,44).

16 Negli antichi testi friulani scritto ‹quegl›, ‹quelg›, etc.: ad es. 1397-98 apruf glu quelgde spedal “presso i colli di Ospedaletto (di Gemona)” (VICARIO 2007-09, III, 444).Nell’evoluzione fonetica si è avuto il dittongamento di Ŏ breve tonico latino che ha portatoagli esiti attuali uè, uà, uò.

17 Gli esiti friulani di CŎLLE(M) sono kuèl, kuél, nel Friuli occidentale kuòl, kòl e menofrequentemente kuàl (ad es. a Tramonti di Sopra). Anche nelle varietà ladine dolomitiche ilplurale di kòl “colle” è di tipo palatale: kòi. Nel friulano odierno la classe dei nomi maschiliuscenti in laterale prevede sistematicamente il plurale di tipo palatale, applicato anche aineologismi e spesso ai prestiti (BENINCÀ, VANELLI 2005, 277; ROSEANO 2013, 34-36).

18 Inconsistente l’ipotesi di CADORINI (1996, 473) che per Qualso / Cuàls postula un cassujet singolare in -s, basandosi sul confronto con il provenzale antico. La ricostruzione delfriulano preletterario di CADORINI viene discussa e confutata con solidi argomenti daVANELLI 1999.

19 La caduta della laterale preconsonantica è frequente in friulano, soprattutto nei testiantichi, e produce allungamento di compenso della vocale tonica precedente (BENINCÀ,VANELLI 1998, 68-69).

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Le testimonianze offerte dalla toponomastica, dunque, possonosuffragare ulteriormente la ricostruzione di un’antica faseintermedia caratterizzata da due casi formalmente distinti, dei qualisolo uno (il plurale palatale) è stato poi selezionato nel lessico,mentre l’altro (il plurale sigmatico) è accertabile grazie al carattereconservativo dei toponimi:

COLLES nom. *COLLI cas sujet > kuèi, kuài COLLES acc. COLLES cas régime > kuàls top. (Cuàls,

Secuàls, Cuâs)Per sintetizzare quanto finora esposto, possiamo dire che l’analisi eil confronto delle varietà ladine dolomitiche e friulane permettononon solo di ricostruire un’antica flessione nominale a due casi,erede della II declinazione latina, ma lasciano intravedere unprocesso di ristrutturazione dell’intero sistema nominale checoinvolge anche le altre classi flessionali, particolarmente evidentenei nomi maschili originariamente appartenenti alla IIIdeclinazione latina.

Procedendo verso la conclusione di questo intervento, vogliamoqui accennare al fenomeno della progressiva estensione del pluralesigmatico con conseguente riduzione d’uso di quello palatale, unprocesso che ha avuto origine in epoca pre-documentaria ma ètutt’ora operante. L’espansione del plurale sigmatico, che va adaffiancare o sostituire quello palatale, è indotto da moltepliciragioni: la maggior regolarità e predicibilità nella formazione delplurale sigmatico, la qualità acustica e percettiva intrinseca allasibilante (particolarmente distintiva in fine di parola), la presenzadi prestiti italiani (o da altri dialetti) con desinenza plurale -i cheporta a fenomeni di reazione iperdialettale, etc. Per lo studio delfenomeno nelle varietà ladine dolomitiche si rinvia a BELARDI(1983, 138), DI GIOVINE (1987, 32) e CHIOCCHETTI (2001) rispetti-vamente per il gardenese, il badiotto e il fassano; manca inveceun’analisi complessiva sulla formazione del plurale in friulano.20

Uno degli aspetti in cui si manifesta questa progressivaestensione del plurale sigmatico è la sua applicazione anche aforme di plurale palatale, in particolare nei nomi terminanti innasale. Ad esempio nel badiotto e gardenese: san / sañ e sañs“sani”, dan / dañ e dañs “danni”, ton / toñ e toñs “tuoni”,artežàn / -àñ e -ans, cristiàn / -àñ e -ans (KRAMER 1976, 41;BELARDI 1983, 175-176). Questa doppia marca di plurale costitui-

20 Sulla scelta del tipo di plurale applicato ai prestiti si veda ROSEANO 2013.

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LA FLESSIONE NOMINALE TRA PLURALE SIGMATICO E PLURALE PALATALE

sce una ridondanza morfologica che produce forme irregolari,ovvero imprevedibili, rispetto alla matrice morfologica. Anche infriulano troviamo forme con il solo plurale palatale nei dialetti piùconservativi o periferici (bon “buono, capace” / boñ pl., an“anno” / añ pl.), mentre in altre varietà oltre alla nasale palatalecompare anche il morfema in sibilante (boñs [bóins] “buoni”, añs[àins] “anni”).21

La documentazione scritta in friulano, che si estende per oltresette secoli, permette di fare qualche considerazione sull’età diinsorgenza e diffusione delle forme con questa doppia marca diplurale. Sulla base di un ampio spoglio, si può constatare che neitesti friulani medievali e cinquecenteschi compaiono soloattestazioni di plurale palatale e non sono presenti forme condoppia marca di plurale.22 Ad esempio: 1327 Furmintin per iijang pasaç [...] Iacu dhet Lupo per ij ang “Formentino per i treanni passati ... Giacomo detto Lupo per due anni” (VICARIO 2007-09, I, 30); 1371 alarin a vedey glu madons si elg fosin ben choç esi elg fosin bong “andarono a vedere i mattoni se fossero ben cottie se fossero buoni”, Françischin dela Villa per ij ang“Franceschino della Villa per due anni” (VICARIO 2007-09, I, 203,207); 1426 p(er) ij liris di vueli di doy agn “per due libbre di oliodi due anni” (VICARIO 2000, 26); 1431 p(er) co(n)selg dalg bonghumini dela fradagla “per il consiglio dei buoni uomini dellaconfraternita” (VICARIO 2000, 63), etc.

Da quanto si è potuto constatare, le prime attestazioni di formecon doppia marca di plurale (nasale palatale e sibilante finale)compaiono a partire dalla seconda metà del XVII secolo, inparticolare nell’opera del conte ERMES DI COLLOREDO (1622-1692):Ierin po bogns chialzons “c’erano poi buoni calzoni (agnolotti)”;Simpri, a gustà e a cene, / vidiel e bogns chiapons, / fritulis echialzons / uei su la taule “Sempre, a pranzo e a cena, voglio sullatavola vitello e buoni capponi, frittelle e agnolotti” (COLLOREDO,77, 297).23 Successivamente nelle traduzioni friulane del goriziano

21 Si noti la scissione della ñ nei due fonemi palatale j e nasale n, che è oggi lapronuncia prevalente.

22 Questi plurali palatali sono variamente scritti negli antichi testi: ‹agn›, ‹ang›, ‹agny›,‹bogn›, ‹bong›, ‹bogny›, etc.

23 Più frequenti sono le forme palatalizzate asigmatiche: se fos l’estirpador dai bogncristians “se fossi l’estirpatore dei buoni cristiani”; e cun bong dindioz e cavrez grass “econ buoni tacchini e capretti grassi”; Simpri sin staz fedei e bogn amis “sempre siamostati fedeli e buoni amici” (COLLOREDO, 41, 198, 255), etc.

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GIOVAN GIUSEPPE BOSIZIO (1660-1743): E alcuns bogns che’ allavor bisugna ellei “e alcuni buoni [giorni] che al lavoro bisognaeleggere” (BOSIZIO, 18).24 Nella dottrina cristiana tradotta dalcurato carnico LEONARDO DE RIVO (Cercivento 1689-1753): 1746l’ha vivut trentatrei agns in chest Mond “ha vissuto trentatré anniin questo mondo”, just Zudis che premie i bogns [...] per daa aibogns per simpri il Paradis “giusto giudice che premia i buoni ...per dare ai buoni per sempre il Paradiso” (DE RIVO, 22, 77). Nelpordenonese GIORGIO COMINI (1715-1799): 1754 Ch’al stei nostriech ains almanco ancour “che stia da noi almeno ancora treanni”; fruz boins e dilicaz “frutti buoni e delicati” (JOPPI, 302,303).25 Nelle omelie di CARLO MICHELE D’ATTEMS arcivescovo diGorizia (1711-1774): (copia 1765 ca.) a non chiastià i bogns cuichiattifs “a non castigare i buoni con i cattivi” (PELLEGRINI 1990,321). In FIORINDO MARIUZZA (Campoformido 1766-1841): vo nòses boins [var. bogns] nome mangià e di bevi “voi non siete buoni(capaci) che di mangiare e bere” (MARIUZZA, 99, 102).

Ulteriori spogli, soprattutto nel materiale manoscritto,consentirebbero di precisare meglio le coordinate geografiche ecronologiche della comparsa e diffusione di tale fenomeno, cheprobabilmente è stato favorito anche dal modello dei pluralisigmatici dei nomi terminanti al singolare in nasale palatale -ñ (oggipronunciata per lo più scissa in j e n sia al singolare che al plurale):compañ “compagno, uguale” / pl. compañs, puñ “pugno” / pl.puñs, rañ “ragno” / pl. rañs, etc. Nei testi friulani antichi: 1361 glucho(m)pangs d-Arosaçis “i compagni di Rosazzo” (Vicario 1998,49); 1392 per ij legns di chastenar “per due legni di castagno”(VICARIO 2007-09, III, 193); 1399-1400 io dey a Toni ed a doy sieconpangs “io diedi a Toni e a due suoi compagni” (VICARIO 2007-09, III, 512); 1513 Io sint un gran rugnii di temporaal, /vualdins, miscliz, greoz sclagns e senglars “io sento un grangrugnire di maiali allevati in casa, maiali cresciuti nel bosco, maialiibridi, magri maiali semiselvatici e cinghiali” (PELLEGRINI 1984,

24 In BOSIZIO compaiono anche le forme palatalizzate asigmatiche: di bogn vencs parleà “di buoni vimini per legare”; Je d’umign bellicos mari magnanima “È d’uominibellicosi madre magnanima”; un viggel di doi agn “un vitello di due anni” (BOSIZIO, 17,43, 117).

25 Plait de barba Blas e de so nevout de Cordenons per la partenza de so celenziaAlberto Romieri prouviditour e capitani de Pordenon, compreso nei collettanei Componi-menti poetici per la partenza di S. E. il sig. Alberto Romieri, Ceneda, Cagnani, 1754.Qui già con la scissione di ñ nei due fonemi palatale j e nasale n.

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31); sec. XVII Ti pici giespis, ragns e scorpions “ti pizzichino vespe,ragni e scorpioni” (JOPPI 1878, 293), etc.

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Tabula gratulatoria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » VII

BRUNO ANDREOLLI, “Multa sunt vineta circa Bolçanum peramicitiam locata”. Evoluzione della vitivinicolturanell’Alto Adige medievale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 1

LUCA BELLONE, Un nuovo contributo allo studio della koinèpedemontana: spigolature linguistiche dalla Vita dellabeata Caterina da Racconigi (1522-1525) . . . . . . . . . . . . . . . » 23

PIERRE-HENRI BILLY, La toponymie des mottes castrales dansles Alpes françaises et les régions voisines . . . . . . . . . . . . . . » 49

ALESSANDRO BONACCHI, Alcuni consigli e ricette di MeisterAmbrosius (Rezeptbuch, Ms. germ. fol. 8, BerlinerStaatsbibliothek) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 71

SIMONA BOSCANI LEONI, Pitture esposte: i dipinti esternimedievali in Alto Adige. Funzioni e committenze . . . . . . » 95

REMO BRACCHI, Correnti lessicografiche nell’arco alpinooccidentale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 115

EVA-MARIA BUTZ – ALFONS ZETTLER, Probleme derpolitischen Geschichte Churrätiens im frühen Mittelalter » 151

RITA CAPRINI, Pala e balma: storia di due etimologie . . . . . . » 173

ESTER CASON ANGELINI, Il rapporto tra Johannes Kramer ela Fondazione Giovanni Angelini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 183

MASSIMO CERRATO, Terminologia socio-politica ai piedi delleAlpi: «miles» nel marchesato di Saluzzo . . . . . . . . . . . . . . » 189

INDICE

GABRIELLA CHIAPUSSO, La tesaurizzazione della toponimiadel Piemonte montano: dai dati di base alla base didati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 229

ENZO CROATTO, Il Cadore meridionale: un'anfizonalinguisticamente inesplorata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 257

ELISABETTA FAZZINI, La toponomastica walser di AlagnaValsesia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 269

DANIELA FEISTMANTL, Onymische Beziehungen zwischenHof-, Orts- und Personennamen in der WipptalerGemeinde Navis . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 287

CHRISTINE FELBECK – ANDRE KLUMP, Il teatro come mezzodivulgatore della lingua e della identità ladine? Messa afuoco sulla Val Gardena (Gherdëina) . . . . . . . . . . . . . . . . . » 303

FRANCO FINCO, La flessione nominale tra plurale sigmatico eplurale palatale: considerazioni storiche e confronti travarietà ladine e friulane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 341

WERNER FORNER, Alpenligurisch . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 359

FIORENZA GRANUCCI, Termini per ‘recinto’ nella toponimiaatesina: anger, beunt, bifang e braite . . . . . . . . . . . . . . . . . » 397

WOLFGANG HAUBRICHS, Von Zirl bis Zürich. Exonyme undihre Rolle bei der Germanisierung der nördlichenAlpenlandschaften . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 421

LUIGI LORENZETTI – VANESSA GIANNÒ TALAMONA, Una retescientifica per la storia delle Alpi tra multidisciplinarietàe multilinguismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 435

OTTAVIO LURATI, Storia del diritto, luoghi e nomi . . . . . . . . » 449

CARLA MARCATO, Note sul lessico del ladino d’Oltrepiave . . . » 463

MARIA PIA MARCHESE, La valle dell’Adige e la leggenda diDietrich von Bern in Saussure . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 473

CARLO ALBERTO MASTRELLI, Prealpino fogliarola ‘scòtano’. . . . » 483

ELDA MORLICCHIO, Voci dall'arco alpino nel LessicoEtimologico Italiano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 507

766

INDICE

ALBERTO NOCENTINI, Un probabile germanismo alpino: it.sàssola/sèssola ‘gottazza’ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »

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VINCENZO ORIOLES, Composizione plurilingue del territoriodel Friuli Venezia Giulia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 529

FEDERICA PESSOTTO, Saint-Étienne: una parrocchia cittadinaorientata verso la strada del Gran San Bernardo . . . . . . . » 545

MAX PFISTER, Prelat. *cibaria ‘barella, gerla’ e lat. cibarius‘appartenente al cibo’: due basi etimologiche indipendenti » 569

GUNTRAM PLANGG, Tiroler Familiennamen an derromanisch-deutschen Sprachgrenze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 583

HEINZ-DIETER POHL, Namen ladinischer Herkunft aus Kalsam Großglockner (Osttirol). Ein Überblick . . . . . . . . . . . » 599

GERHARD RAMPL, Romanisch-bairischer Sprachkontakt imOsttiroler Pustertal . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 615

RAINER SCHLÖSSER, ‚Büffeln’ in Padua . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 633

THOMAS FRANZ SCHNEIDER, Nessus und Wilder Andres:Kentauren im Berner Oberland? Etymologische Versuchezu den fünf Namen des Berges Niesen im Bericht desHumanisten Benedikt Aretius von 1561 . . . . . . . . . . . . . . » 643

WOLFGANG SCHWEICKARD, Von Padua nach Basel. AndreaGataris Cronicheta (1433-1435) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 671

HAN STEENWIJK, Quell’equivoco sulla “teoria turanica” diJan Baudouin de Courtenay . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 683

JÜRGEN STROTHMANN, Susa und Aosta als merowingischeMünzorte. Zu den Bedingungen der Kulturen im„Alpenraum“ in Antike und frühem Mittel-alter . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 693

FEDERICO VICARIO, Del suffisso -torem in friulano antico . . » 715

MARIA TERESA VIGOLO – PAOLA BARBIERATO, Note su alcuninomi alpini della erba tagliata e dei mucchi di fieno . . . » 733

Indice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 765

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