Costruire spazio esterno.

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116 COSTRUIRE SPAZIO ESTERNO Michele Galella La rigenerazione di aree urbanizzate, ossia la progettazione della e nella città consolidata, il costruire sul costruito e l’organizzare spazi e relazioni tra l’esisten- te, si è ormai affermata come la principale questione urbana della città contem- poranea. Il recupero di aree urbane non complete, dismesse o obsolete perché non coe- renti con la trasformazione e l’uso della città attuale, insiste sul progetto dell’in- timo rapporto, morfologico e relazionale, tra costruito e spazio aperto, tra spazi privati e spazio pubblico, tra ambiente naturale e artificiale. Questo rapporto è reso complesso perché coinvolge esistente e nuovo e si attua attraverso sottrazioni, aggiunte, sovrapposizioni, slittamenti, ecc., che originano nuovo valore al fatto urbano. “(...) si va più lontano a partire da qualcosa che già esiste, piuttosto che se parti da zero... Assemblaggio, ibridazione, trasformazione, si generano delle com- plessità alle quali non si potrà mai arrivare cancellando l’esistente.” J.P. Vassal. Il progetto urbano si condensa in questo spazio diaframma tra costruito e spazio aperto, tra esistente e nuovo. La nozione di “spazio esterno” può raccogliere in se tale complessità, i differenti luoghi in cui si conformano le relazioni e i temi di sostegno per la rigenerazione urbana. Luoghi in cui potenziare tematiche attuali come il recupero ambientale, la produ- zione energetica, la creazione di cittadinanza attiva e collettiva. Nella città costruita, questi spazi tendono a non essere sufficientemente disponi- bili. Più volte sono artificiosamente costruiti. La generazione di spazio esterno, coinvolge il costruito esistente, dando origine a spazi semi-privati in facciata, in copertura, ai piani terra, elementi appartenenti tanto allo spazio pubblico quanto a quello privato; si costruisce del nuovo per “moltiplicare il suolo” o creare spazi intermedi tra spazio aperto e spazio interno, margini transitori e intermedi. Anche in questo senso il laboratorio ha inteso il progetto urbano per il PP4 - par- co fluviale (e l’approfondimento sull’ambito A2 Lungofiume Nord-via Valle Ro- veto), puntando a realizzare un progetto di spazio esterno e di conciliazione tra costruito e non costruito. In quest’ottica si è ritenuto necessario uscire dalla logica dei comparti edificatori prestabiliti (pur mantenendo una relazione tra volumetrie e singole proprietà) e riorganizzare la morfologia dell’area attraverso una perequazione delle cubature in grado di costruire, per positivo, un riordino del tessuto edilizio e, in simultanea per negativo, un sistema di spazi aperti con valenze urbane più che di prossimità. L’ambito A2 è un nodo di grande interesse per Pescara, esso stesso un diafram- ma urbano, caratterizzato dall’essere accesso al sistema naturale del fiume (qui iniziano le sponde vegetate del Pescara verso la sorgente) e ingresso al sistema centro urbano (cuore amministrativo - commerciale della città).

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COSTRUIRE SPAZIO ESTERNOMichele Galella

La rigenerazione di aree urbanizzate, ossia la progettazione della e nella città consolidata, il costruire sul costruito e l’organizzare spazi e relazioni tra l’esisten-te, si è ormai affermata come la principale questione urbana della città contem-poranea.Il recupero di aree urbane non complete, dismesse o obsolete perché non coe-renti con la trasformazione e l’uso della città attuale, insiste sul progetto dell’in-timo rapporto, morfologico e relazionale, tra costruito e spazio aperto, tra spazi privati e spazio pubblico, tra ambiente naturale e artificiale.Questo rapporto è reso complesso perché coinvolge esistente e nuovo e si attua attraverso sottrazioni, aggiunte, sovrapposizioni, slittamenti, ecc., che originano nuovo valore al fatto urbano.

“(...) si va più lontano a partire da qualcosa che già esiste, piuttosto che se parti da zero... Assemblaggio, ibridazione, trasformazione, si generano delle com-plessità alle quali non si potrà mai arrivare cancellando l’esistente.” J.P. Vassal.

Il progetto urbano si condensa in questo spazio diaframma tra costruito e spazio aperto, tra esistente e nuovo. La nozione di “spazio esterno” può raccogliere in se tale complessità, i differenti luoghi in cui si conformano le relazioni e i temi di sostegno per la rigenerazione urbana. Luoghi in cui potenziare tematiche attuali come il recupero ambientale, la produ-zione energetica, la creazione di cittadinanza attiva e collettiva.Nella città costruita, questi spazi tendono a non essere sufficientemente disponi-bili. Più volte sono artificiosamente costruiti.La generazione di spazio esterno, coinvolge il costruito esistente, dando origine a spazi semi-privati in facciata, in copertura, ai piani terra, elementi appartenenti tanto allo spazio pubblico quanto a quello privato; si costruisce del nuovo per “moltiplicare il suolo” o creare spazi intermedi tra spazio aperto e spazio interno, margini transitori e intermedi.

Anche in questo senso il laboratorio ha inteso il progetto urbano per il PP4 - par-co fluviale (e l’approfondimento sull’ambito A2 Lungofiume Nord-via Valle Ro-veto), puntando a realizzare un progetto di spazio esterno e di conciliazione tra costruito e non costruito.In quest’ottica si è ritenuto necessario uscire dalla logica dei comparti edificatori prestabiliti (pur mantenendo una relazione tra volumetrie e singole proprietà) e riorganizzare la morfologia dell’area attraverso una perequazione delle cubature in grado di costruire, per positivo, un riordino del tessuto edilizio e, in simultanea per negativo, un sistema di spazi aperti con valenze urbane più che di prossimità. L’ambito A2 è un nodo di grande interesse per Pescara, esso stesso un diafram-ma urbano, caratterizzato dall’essere accesso al sistema naturale del fiume (qui iniziano le sponde vegetate del Pescara verso la sorgente) e ingresso al sistema centro urbano (cuore amministrativo - commerciale della città).

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Congiuntamente al riordino della morfologia e delle multiple reti a servizio dell’a-rea, il progetto urbano mette in atto alcuni dispositivi urbano-architettonici per l’ampliamento e la produzione di spazio esterno; ora orizzontali, ora verticali, ma sempre con ricadute in termini relazionali e interazionali con l’urbano e il cittadino.Questi dispositivi estendono gli spazi a servizio dell’area, gestiscono il rapporto tra spazio privato e pubblico, diventano diaframma attrezzato su due fronti.Sono dispositivi abilitanti, ideati non come oggetti ma come attivatori di relazione e rapporti tra soggetti e spazi. Spesso strumenti non del tutto esauriti dal proget-to, piuttosto concepiti come sistemi aperti a uno o più gradi di labilità con cui il cittadino può interagire per adattarne il funzionamento alle proprie esigenze. In quest’ottica sono da intendere i dispositivi presentati in questi esempi:

• la teca di “(m)argini urbani”: uno spazio raccoglitore in cui poter estendere le dotazioni delle residenze con nuove funzioni (ufficio, palestra, magazzino, serra coltivabile) in un grande spazio collettivo e relazionale;

• la piastra di “riconnettere gli spazi”, e “crossing”: realizza una stecca porosa di servizi al piano terra rivolta da un lato verso la città (via del Circuito) e dall’altro verso la grande corte urbana del parco aperta sul fiume; uno spazio a due livelli in cui spazi coperti e scoperti, privati e pubblici tendono a fare della loro relazione lo sviluppo po-tenziale della spazialità;

• lo spazio pubblico verticale di “moltiplicazione dei suoli”; estende il sistema parco-piazza su più livelli, scompone l’idea di edificio per ripensare una città pubblica multilivello integrata con gli spazi privati (residenziali lavorativi commerciali) e ampliando la capacità di suoli a disposizione per la collettività;

• la pelle-facciata di “ekoloop”: ingloba il tema della luce e della produ-zione energetica, fornendo uno spazio di espansione per le residen-ze e in stretta relazione con la piastra pubblica a terra;

• la copertura di “green corridor(s)”: attiva un prezioso ed intimo spa-zio coperto-aperto in cui armonizzare funzioni urbane, di vicinato e di controllo micro-bioclimatico.

• la modellazione del suolo di “keep in moving”: disegna con un con-tinuo cambio di quote uno spazio pubblico flessibile e in movimento in cui la dialettica tra naturale e artificiale è matrice della complessità spaziale.

La sfumatura tra progetto urbano e architettonico, tende a racchiudersi e a dis-solversi all’interno di questi dispositivi.

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1 - (M)ARGINI URBANINausica Maiorano_Vincenzo Maulucci

Visione d’insieme del progetto

Masterplan

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Planimetria, sezione e prospettiva dell’edificio

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Antonello Amelii _ Marco Luigi Lucidi _ Luca Martino

2 | RICONNETTERE GLI SPAZI

Viste del progetto

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Francesco Ciccarelli

Pianta, assonometria e sezione del complesso edilizio

3 | GREEN CORRIDOR(S)

Masterplan

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Viste del progetto

4 - MOLTIPLICAZIONE DI SUOLI Andrea Leone _ Fabio Levante _ Federico Spada

Masterplan

fascia tematica prima deformazione_spazio pubblico

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Strategia e schemi

Prospettiva dell’intervento architettonico

seconda deformazione_spazio privato risultato

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5 | EKOLOOPFabio Belpulsi _ Lorenza Di Lisa _ Luigi Pietroniro

Masterplan

Sezione e viste del progetto

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6 | CROSSINGGraziella Soleti _ Ivo Spitilli _ Mariaida Pomante

Vista del progetto

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7 - KEEP IN MOVINGAndrea D’ercoli _ Vincenzo Di Giansante _ Fabrizio Sclocco

Masterplan

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Vista e sezione urbana

Sezioni architettoniche