ALCUNI ASPETTI RITUALI EVIDENZIATI NEL CORSO DELLO SCAVO DELLA NECROPOLI COLLATINA (ROMA)

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1 Si ringraziano Adriano La Regina ed Angelo Bottini, Soprintendenti Archeologici di Roma, per aver favorito l’e- secuzione dello scavo archeologico, suggerendone i meto- di e condividendone modi e finalità. Si intende inoltre ri- volgere un cordiale ringraziamento al collega Fiorenzo Ca- talli per il costante e prezioso supporto fornito nello studio dei reperti numismatici, così come al Settore Re- stauro della Soprintendenza, coordinato da Giovanna Bandini. È infine doveroso ricordare la Società TAV srl che, nell’ambito dei lavori per la realizzazione delle opere connesse alla realizzazione delle linee ferroviarie ad Alta Velocità Roma-Napoli ed FM2 Roma Lunghezza, ha soste- nuto economicamente i numerosi cantieri di indagine ar- cheologica, quelli della necropoli Collatina in particolare, ed ha comunque garantito un costante ausilio anche nel- l’ambito della difficoltosa gestione delle aree di scavo. 2 Gli scavi si sono sviluppati all’incirca dalla Stazione Tiburtina sino al confine tra i territori del Comune di Ro- ma e di Gallicano. 3 La documentazione grafica dei cantieri di scavo og- getto di questo lavoro è stata curata dallo Studio Pragma di Roma di Massimo Sabatini, da Giampaolo Luglio – in particolare l’elaborazione informa- tica riportata – e dallo studio SIMA di M. Bianchini; la do- cumentazione fotografica dallo Studio Mario Letizia di Roma. 4 Tanto la necropoli quanto i tracciati viarii risultavano sconosciuti, precedentemente alle indagini archeologiche del 1997. Per lo studio preliminare della necropoli si veda S. Musco, L. Petrassi, S. Pracchia (a cura di), Luoghi e paesaggi archeologici del suburbio orientale di Roma, Ro- ma, 2001, p. 175-176 5 È stata altresì avanzata l’ipotesi di una loro datazione più antica, ad epoca arcaica, ipotesi priva tuttavia, almeno al momento, di precise conferme da parte degli scavi. ANNA BUCCELLATO, PAOLA CATALANO, STEFANO MUSCO ALCUNI ASPETTI RITUALI EVIDENZIATI NEL CORSO DELLO SCAVO DELLA NECROPOLI COLLATINA (ROMA) 1 con la collaborazione di C. CALDARINI, G. COLONNELLI, G. FORNACIARI, M. GRANDI, S. MINOZZI, W. PANTANO, C. TORRI, F. ZABOTTI Gli accertamenti archeologici richiesti dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologi- ci di Roma preliminarmente alla realizzazione della ferrovia ad Alta Velocità Milano-Napoli ed all’ammodernamento della linea Roma-Sul- mona, iniziati nel 1997 e tuttora in corso, han- no interessato una fascia di territorio del su- burbio orientale di Roma estesa per circa 21 chilometri di lunghezza 2 ed hanno permesso l’acquisizione di dati archeologici di grandissi- ma rilevanza, in special modo se si considera che una percentuale, pari a cima l’80%, delle presenze storiche e archeologiche rinvenute ri- sultava in precedenza sconosciuta 3 . Di particolare rilevanza l’individuazione, per oltre 20 chilometri, di un tracciato viario antico, in parte riferibile alla Via Collatina con- venzionalmente conosciuta in letteratura; in corrispondenza del primo tratto della Collatina antica, presso Via della Serenissima, è stata inoltre rimessa in luce un’estesissima necropo- li, relativamente alla quale sono state scavate, fino ad ora, oltre 2200 deposizioni. (figg. 1-2). All’altezza di questo punto la Collatina antica veniva intersecata da due tracciati viarii (A-B) 4 , uno dei quali (A) sicuramente non più in uso nel I sec. d.C., da riconoscere in altrettanti ele- menti di un sistema stradale di collegamento, fra l’altro, tra le Vie Prenestina e Tiburtina già a partire dall’età medio-repubblicana 5 .

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1 Si ringraziano Adriano La Regina ed Angelo Bottini,Soprintendenti Archeologici di Roma, per aver favorito l’e-secuzione dello scavo archeologico, suggerendone i meto-di e condividendone modi e finalità. Si intende inoltre ri-volgere un cordiale ringraziamento al collega Fiorenzo Ca-talli per il costante e prezioso supporto fornito nellostudio dei reperti numismatici, così come al Settore Re-stauro della Soprintendenza, coordinato da GiovannaBandini. È infine doveroso ricordare la Società TAV srlche, nell’ambito dei lavori per la realizzazione delle opereconnesse alla realizzazione delle linee ferroviarie ad AltaVelocità Roma-Napoli ed FM2 Roma Lunghezza, ha soste-nuto economicamente i numerosi cantieri di indagine ar-cheologica, quelli della necropoli Collatina in particolare,ed ha comunque garantito un costante ausilio anche nel-l’ambito della difficoltosa gestione delle aree di scavo.

2 Gli scavi si sono sviluppati all’incirca dalla StazioneTiburtina sino al confine tra i territori del Comune di Ro-

ma e di Gallicano.3 La documentazione grafica dei cantieri di scavo og-

getto di questo lavoro è stata curatadallo Studio Pragma di Roma di Massimo Sabatini, da

Giampaolo Luglio – in particolare l’elaborazione informa-tica riportata – e dallo studio SIMA di M. Bianchini; la do-cumentazione fotografica dallo Studio Mario Letizia diRoma.

4 Tanto la necropoli quanto i tracciati viarii risultavanosconosciuti, precedentemente alle indagini archeologichedel 1997. Per lo studio preliminare della necropoli si vedaS. Musco, L. Petrassi, S. Pracchia (a cura di), Luoghi epaesaggi archeologici del suburbio orientale di Roma, Ro-ma, 2001, p. 175-176

5 È stata altresì avanzata l’ipotesi di una loro datazionepiù antica, ad epoca arcaica, ipotesi priva tuttavia, almenoal momento, di precise conferme da parte degli scavi.

ANNA BUCCELLATO, PAOLA CATALANO, STEFANO MUSCO

ALCUNI ASPETTI RITUALI EVIDENZIATI NEL CORSO DELLO SCAVODELLA NECROPOLI COLLATINA (ROMA)1

con la collaborazione di C. CALDARINI, G. COLONNELLI, G. FORNACIARI, M. GRANDI, S. MINOZZI, W. PANTANO,C. TORRI, F. ZABOTTI

Gli accertamenti archeologici richiesti dallaSoprintendenza Speciale per i Beni Archeologi-ci di Roma preliminarmente alla realizzazionedella ferrovia ad Alta Velocità Milano-Napolied all’ammodernamento della linea Roma-Sul-mona, iniziati nel 1997 e tuttora in corso, han-no interessato una fascia di territorio del su-burbio orientale di Roma estesa per circa 21chilometri di lunghezza2 ed hanno permessol’acquisizione di dati archeologici di grandissi-ma rilevanza, in special modo se si considerache una percentuale, pari a cima l’80%, dellepresenze storiche e archeologiche rinvenute ri-sultava in precedenza sconosciuta3.

Di particolare rilevanza l’individuazione,

per oltre 20 chilometri, di un tracciato viarioantico, in parte riferibile alla Via Collatina con-venzionalmente conosciuta in letteratura; incorrispondenza del primo tratto della Collatinaantica, presso Via della Serenissima, è statainoltre rimessa in luce un’estesissima necropo-li, relativamente alla quale sono state scavate,fino ad ora, oltre 2200 deposizioni. (figg. 1-2).All’altezza di questo punto la Collatina anticaveniva intersecata da due tracciati viarii (A-B)4,uno dei quali (A) sicuramente non più in usonel I sec. d.C., da riconoscere in altrettanti ele-menti di un sistema stradale di collegamento,fra l’altro, tra le Vie Prenestina e Tiburtina già apartire dall’età medio-repubblicana5.

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6 Una limitata porzione del sepolcreto, successivamen-te alle indagini archeologiche, è stata demolita al fine direndere possibili le opere ferroviarie connesse alla costru-zione della linea ad Alta Velocità Roma-Napoli ed all’am-modernamento della linea Roma-Lunghezza.

7 Si veda Z. Mari, in Lexicon Topographicum Urbis Ro-mae. Suburbium II, a cura di A. La Regina, s.v. «CollatinaVia», Roma 2004, p. 127-131, con bibliografia precedente.Si veda altresì Carta storica archeologica monumentale e

paesisitica del Suburbio e dell’Agro Romano, Roma 1987,edita a Cura del Dipartimento X AA.BB.AA. del Comune diRoma, Foglio 16, n. 288s

8 Si veda Th. Ashby, Gli Acquedotti dell’antica Roma,Roma 1991, p. 199-212 (ed orig. Oxford, Clarendon Press,1935); V. Nicolazzo, L’Acqua Vergine, Roma, senza data,con bibliografia precedente. Si veda altresì Carta storicaarcheologica cit., Foglio 16, n. 268a.

Fig. 3 – Veduta del tracciato della Via Collatina antica.

La necropoli risulta essere stata parzial-mente danneggiata dal passaggio della lineaferroviaria Roma-Sulmona, costruita alla finedel XIX secolo, che ha attraversato l’area se-polcrale in senso Est-Ovest, dividendola in duesettori posti rispettivamente a Nord ed a Suddella ferrovia ed oggi definitivamente separatil’uno dall’altro6.

Per quanto concerne la Via Collatina anti-ca, tracciato ipoteticamente ritenuto d’originemolto antica, il suo percorso in corrisponden-za di Via della Serenissima era genericamentenoto in letteratura7, quantunque sino ad oggiprivo di conferme derivanti da indagini ar-cheologiche. Dopo aver attraversato il moder-no quartiere di Casal Bertone (al cui internoperaltro non se ne conosce con puntualità l’e-satto tracciato), l’antica strada scavalcava lavalle al cui interno scorreva il Fosso della Mar-ranella (importante corso d’acqua oggi scom-parso al disotto della moderna Via di Porto-naccio) e risaliva quindi il versante orientaledella valle, per poi ridiscendere nell’ampia bas-sura del Fosso di Gottifredi, al cui interno è lo-calizzata la necropoli Collatina. In corrispon-denza di questo settore la sede stradale, intera-mente lastricata da grosse scaglie basaltiche diforma poligonale, si presenta di limitate di-mensioni, con una sede carrabile di solim 2,40 di larghezza, segnata da almeno quat-tro solchi di carriaggi che hanno inciso in pro-fondità il basolato con un interasse dì metri0,90 e 1,10 (fig. 3). Ai due lati le crepidines, rea-lizzate con elementi basaltici posti di taglio,sono conservate quasi ovunque. Partendo dal-l’estremità occidentale del tratto scavato dellastrada (all’incirca all’altezza della StazionePrenestina), il tracciato segue un andamentoall’incirca Est-Ovest e si mantiene costante-mente a Nord dell’Acquedotto Vergine8. Lungodi esso si dispongono, a ridosso del suo margi-

ne settentrionale, numerose strutture a carat-tere funerario che si differenziano per dimen-sioni e tecniche murarie. La mancanza di edi-fici sepolcrali e lo sviluppo della necropolilungo il lato meridionale della strada è chiara-mente determinata dalla presenza condizio-nante del tracciato sotterraneo dell’Aqua Virgo.Tale situazione si mantiene costante fino al-l’intersezione della Collatina con il più occi-

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9 Si veda L. Quilici, «La Via Collatina.Analisi topogra-fica dell’antico percorso I. Da Porta Tiburtina all’«AcquaBollicante», in Bull. Com., 79, 1963-1964, p. 99-106 (conbibliografia precedente)

10 Il completo sviluppo in direzione Sud non è più veri-ficabile a causa delle costruzioni realizzate in corrispon-denza.

11 I reperti numismatici sono stati studiati da Fiorenzo

Catalli.12 Va altresì segnalato come in corrispondenza della ne-

cropoli Collatina, sia lungo il percorso della Via Collatinache dei tracciati A e B che la intersecano, siano presentitombe a camera scavate nel substrato piroclastico riferibi-li ad epoca medio e tardo-repubblicana. La trattazione diquesto aspetto non è stata contemplata in questa sede esu-lando dai limiti cronologici imposti.

dentale (A) dei due tracciati viarii che incro-ciano con essa.

I dati forniti dagli scavi confermano, inparte, quanto già noto in letteratura circa lapresenza di un’estesa necropoli costituita dauna fascia di deposizioni e di edifici monu-mentali allineati lungo il primo tratto subur-bano della Via Collatina, quello più a ridossodella Porta Tiburtina9, sistemazione rispettoalla quale si registra una variazione proprio al-l’altezza di Via della Serenissima, ovvero incorrispondenza di uno sviluppo della necropo-li Collatina propriamente detta in direzioneSud. Quest’ultima porzione del sepolcreto, se-zionata in due settori posti rispettivamente aNord ed a Sud della linea ferroviaria già dallafine del 1800, a differenza di quanto riscontra-to in precedenza, si sviluppa in corrisponden-za del lato meridionale della strada10, ed è inol-tre verosimilmente in stretta correlazione spa-ziale con i tracciati viarii (A-B) sopra descritti,oltreché essere delimitata da due strutture mu-rarie sui lati Est ed Ovest (fig. 2). Come dettoin precedenza, a ridosso del lato meridionaledella Collatina corre il percorso, sotterraneo,dell’Acquedotto Vergine antico : in relazione atale situazione non è stato possibile verificarese la deposizioni abbiano intenzionalmente ri-sparmiato una fascia di terreno in corrispon-denza dell’acquedotto poiché, per motivi di si-curezza, non è stato possibile effettuare inda-gini a ridosso del medesimo, tuttora inesercizio.

Lo scavo della necropoli ha permesso di ri-conoscere, oltre a numerosi mausolei, tombead inumazione e più rare deposizioni ad inci-nerazione, conservate in genere in urne. Letombe ad inumazione sono tipologicamente ri-conducibili a fosse, sia terragne, sia ricavatenel deposito piroclastico litoide : molte di que-ste, solitamente le più profonde, mostrano una

risega intermedia con conseguente restringi-mento della fossa di deposizione sottostante.

Si può ipotizzare che tutte le tombe fosserooriginariamente chiuse da tegole e laterizi di-sposti a cappuccina o posti in piano; talvoltaalla chiusura si doveva sovrapporre una sortadi tumulo realizzato con scaglie di tufo : que-sto dato sembra emergere con chiarezza incorrispondenza delle tombe localizzate nell’a-rea di maggiore densità.

Le sepolture ad inumazione presentano uncorredo costituito quasi unicamente da unabrocchetta monoansata in ceramica comuneacroma, a volte con orlo a fascia, altre voltecon orlo trilobato. In alcuni casi è presenteuna lucerna, in altri unguentari, secondoun’associazione che non sembra rispondere aparametri codificabili. Particolarmente inte-ressante è l’associazione di tazzette monoansa-te in ceramica a pareti sottili con deposizioniriferibili ad individui d’età giovanile, secondo idati forniti dalle indagini antropologiche effet-tuate nel corso dello scavo.

Gli elementi datanti, forniti dai rinveni-menti numismatici11 ed epigrafici correlati almateriale ceramico, collocano la maggior par-te della necropoli tra la seconda metà del I edil II sec. d.C., ma rimangono ancora irrisoltialcuni interrogativi sulla cronologia e soprat-tutto sul rapporto tra la strada basolata e losviluppo degli edifici funerari.

In particolare, nel settore della necropoliCollatina esteso a Sud della ferrovia Roma-Sulmona (identificato come area di Via Basi-liano), la trasformazione cimiteriale del sito hainizio con l’abbandono del percorso viario (A),che corre all’interno di una delle due profondetagliate, identificabili come arterie di collega-mento tra le vie Prenestina e Collatina12. A par-tire dalla tarda età augustea (fig. 4), colmanol’invaso strati successivi di terra e battuti tufa-

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13 Per lo studio preliminare di questo settore della ne-cropoli : A. Buccellato, P. Catalano et alii, «Il comprenso-rio della necropoli di via Basiliano (Roma) : un’indaginepreliminare», in MEFRA 115-2, 2003, p. 311-376.

14 Lo scavo dei due edifici funerari presentati in questasede è stato effettuato nell’anno 2000 da Susanna Argenti-

ni, con il coordinamento scientifico di Federica Zabotti.Dal punto di vista antropologico, M2 è stato scavato e do-cumentato da Simona Minozzi, M18 da Lisa Nencioni

15 La struttura muraria in reticolato è visibile solo incoincidenza con il muro meridionale di M2.

Fig. 4 – Area a Sud della ferrovia (Via Basiliano) :percorso viario A. Fase di abbandono.

cei sulla cui superficie vengono ricavate fosseterragne per inumazioni e sporadiche incine-razioni. Particolarmente significativo risulta,sia in virtù della monumentalizzazione dellestrutture funerarie, sia per la coesistenza deiriti, il III livello (figg. 5-6) che associa loculi,risparmiati nelle pareti tufacee o parzialmentecostruiti in muratura per incinerazioni entroolle, a deposizioni ad inumazione : sui piani dicalpestio si riconoscono percorsi pedonali fun-zionali ai fini cultuali con variabili legate allasovrapposizione delle fasi13.

Per quanto concerne il presente contributos’intende proporre tre situazioni particolar-mente interessanti in relazione agli aspetti ri-tuali. La prima si riferisce ad un mausoleo mo-numentale (Area III, Mausoleo 2) localizzatolungo il tracciato della Via Collatina antica, lacui cella sepolcrale è stata trovata ricolma diresti ossei animali unitamente a deposizioni diinumati. Il secondo caso è relativo ad un pic-colo mausoleo (Area III, Mausoleo 18), limitro-fo a quello precedentemente citato, al cui in-terno erano presenti sepolture d’individui conevidenti malformazioni fisiche : entrambi que-sti esempi sono relativi alla fascia di deposizio-ni che fiancheggia il lato settentrionale del

tracciato della Via Collatina. Nel terzo caso sipropone lo studio di un livello di frequentazio-ne della necropoli posto a Sud della linea fer-roviaria e caratterizzato dalla presenza conte-stuale di resti animali con deposizioni di inci-nerati ed inumati, all’interno della tagliata diuno dei tracciati stradali (A) che intersecavanol’antica Via Collatina.

Il Mausoleo M2 (Area III)14.

Si tratta di un piccolo monumento funera-rio (M2), realizzato in opus reticulatum con ca-tene angolari esterne in parallelepipedi di tufo.Ha pianta rettangolare di m 3.80 × 4.00 ca.,con il lato lungo orientato in senso N/S (fig. 7).Si colloca lungo il lato settentrionale della viaCollatina, nel punto in cui questa corre all’in-terno di una profonda tagliata (fig. 8). Appareinteressante il fatto che l’edificio «reinterpre-ti», come vedremo, un modello già utilizzatonelle strutture funerarie poste ad Ovest (M1) ead Est (M3). Rispetto a queste, apparentemen-te simili, M2 si presenta di dimensioni mag-giori e si dispone in posizione significativa-mente più arretrata verso Nord.

Al momento del riconoscimento il monu-mento non mostrava particolarità di rilievo, adeccezione del fatto che, rispetto ai due edificigià citati, i quali accoglievano una sola sepol-tura ad inumazione, fosse stato certamenteutilizzato più volte. All’interno sono stati rin-venuti i resti di quattro inumati e sono staterecuperate alcune ossa combuste poste in duediverse fosse; altri resti di incinerati eranocontenuti all’interno di un dolio, riempito conparticolare cura, come vedremo in seguito.

La tomba più antica (T.5) è scavata ad unaquota inferiore rispetto alle altre, nel substratopiroclastico, e si colloca nella metà meridiona-le dell’edificio.

Lo scavo della fossa ha riportato alla luceun muro sottostante a quello dell’alzato, an-ch’esso in opus reticulatum15, ma ottenuto con

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Fig. 6 – Area a Sud della ferrovia (Via Basiliano) : percorso viario A. Livello III, panoramica parete Est.

l’impiego di cubilia notevolmente più grandi.Questo ritrovamento suggerisce una preceden-te fase di vita del monumento, forse correlabi-le proprio alla deposizione della tomba 5.

Quest’ultima, priva di copertura, ospita uninumato deposto con orientamento E-W in po-sizione supina, leggermente ruotato sul fiancosinistro. La testa e le spalle si presentano solle-vate ed appoggiate alla parete Est, la fossa èinfatti più corta dell’individuo : la sua lunghez-za è di 145 cm, mentre per l’inumato si stimauna statura di almeno 165 cm. Lo scheletro èin cattivo stato di conservazione e non è com-pleto, in quanto la parte centrale del corpo ri-sulta danneggiata da un taglio circolare chescende per circa 20 cm al di sotto della sepol-tura, che contiene terra ricca di carboni eframmenti di ossa combuste e che si ipotizzaesser stato eseguito successivamente alla se-poltura. È anche probabile che la fossa sia sta-ta originariamente occupata da un altro sog-getto, rimosso per fare posto a quello rinvenu-to. Infatti, non solo la fossa è troppo piccolaper contenere l’individuo, ma sono stati ancheidentificati, tanto al disopra quanto al disottodella sepoltura, resti umani (ossa tarsali e fa-

langi, in particolare) appartenenti ad un se-condo individuo. L’esame tafonomico dei restidi T.5 indica che si tratta di una deposizioneprimaria e che il cadavere è stato ricoperto daterra dopo la sepoltura. Nel riempimento e trale tibie dell’inumato è stata rilevata la presenzadi : diversi denti ed alcuni frammenti di man-dibola di cavallo, insieme a numerosi carbonie resti ossei incinerati non identificabili, alcu-ni chiodi in ferro ed un piccolo manufatto inbronzo, che potrebbero essere ciò che rimanedi particolari riti funebri.

L’individuo è un uomo adulto di circa 30anni d’età, molto robusto e con inserzioni mu-scolari marcate, in particolare a livello dellegambe. Alcune alterazioni patologiche hannocolpito la faccia : un solco leggermente curvili-neo, lungo circa 20 mm, interessa la parte de-stra dell’osso frontale (fig. 9), mentre l’orbitadestra è deformata; anche l’osso mascellare ezigomatico sono alterati (fig. 10) : lo zigomo èdeformato da un callo osseo, il palato è pocoprofondo, i denti anteriori sono malposiziona-ti e sporgono in avanti : il tutto conferisce al-l’individuo un accentuato prognatismo. I dentiposteriori mascellari sono quasi tutti persi in

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Fig. 7 – Planimetria e sezione delle deposizioni interne del Mausoleo 2.

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Fig. 8 – Veduta del Mausoleo 2.

Fig. 9 – Mausoleo 2, Tomba 5 : solco nell’osso frontaledi T.5 dovuto ad un colpo inferto da un corpo contundente.

vita; sono presenti carie e usura marcata, col-legate alla malposizione. L’esame radiograficoha evidenziato una frattura del mascellare de-stro, che ha portato alla perdita dei denti. L’in-dividuo subì due traumi cranici, dovuti a colpiinferti da un corpo contundente; sopravvissecomunque a lungo, come è evidenziato dallareazione ossea nella fossa canina e dal riassor-

Fig. 10 – Mausoleo 2, Tomba 5 : prospetto anterioredel cranio con esito di frattura dell’osso zigomatico

e mascellare.

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16 Il manufatto è stato scavato e lasciato in situ al mo-mento della chiusura dell’area di scavo.

A B

Fig. 11 – Mausoleo 2, Tomba 5. Tibia destra, particolare della diafisi. A : forte periostite di origine traumatica;B : esostosi dovuta a strappo muscolare.

bimento alveolare. Anche i denti posteriorimandibolari di sinistra sono quasi tutti persiin vita, sono presenti : carie, riassorbimentoalveolare e difetti periapicali. L’epistrofeo e laterza vertebra cervicale sono fuse tramite pro-duzioni osteofitiche dei corpi vertebrali : l’esa-me radiografico suggerisce che il fenomenopossa essere congenito, ma non si può esclude-re che sia una conseguenza dello stesso trau-ma subito dalla faccia. Le altre vertebre nonsono interessate da fenomeni artrosici. La ti-bia destra presenta evidente periostite e segnidi traumi, con esostosi a metà diafisi a livellodella linea interossea, dovuta ad uno strappomuscolare (fig. 11). Evidenze di periostite diprobabile origine traumatica sono osservabilianche su tibia e fibula sinistre.

Verso il centro dell’edificio si ritrova un do-lio16, alto ca. 40 cm, con orlo a tesa, recante unbollo in cartiglio rettangolare purtroppo illeg-gibile. Il recipiente è inserito in una strutturacircolare in muratura del diametro di ca.m 1.10. Al suo interno il dolio contiene pochiresti scheletrici umani cremati e non identifi-cabili, mescolati ad un terreno molto ricco diceneri e carboni (fig. 12).

L’elevato livello di combustione, la scarsitàe frammentarietà dei resti scheletrici rinvenu-ti, non consentono di rilevare dati significativi.All’interno sono stati recuperati inoltre unaporzione di unguentario in vetro fuso, alcuni

frammenti di ceramica e 31 chiodi in ferro. Siipotizza che tutto ciò sia quanto rimane di unustrinum posto probabilmente nelle vicinanze,ma non ritrovato nel corso dello scavo.

Al di sopra, si trova una tomba ad inuma-zione (T. 1), la cui copertura, intatta, è formatada scaglie piroclastiche e cubilia legati da unamalta violacea. Questa sigilla una sottostantechiusura a doppio spiovente in bipedali(fig. 13), la cui realizzazione ha intercettato edanneggiato proprio parte della struttura cir-colare in muratura contenente il dolio. L’a-sportazione del primo livello di copertura evi-denzia la presenza di un cordolo perimetralein cementizio, su cui poggiano le tre coppie dibipedali della cappuccina.

Il coperchio fittile pertinente al sottostantedolio, avente un diametro di cm 38 e recantesulla superficie esterna quattro segni ad S inci-si ante cocturam, spezzato a metà, è stato riuti-lizzato nella copertura ad Est e ad Ovest dellatomba. Non sono stati rinvenuti elementi dicorredo. La sepoltura è in buono stato di con-servazione e lo scheletro è completo. L’inuma-to, deposto con orientamento E-W, è in posi-zione supina, con gli arti distesi e le mani lun-go i fianchi, le gambe giacciono al di sopra deldolio. Si tratta di un uomo adulto di circa 20-30 anni, con una corporatura robusta ed inser-zioni muscolari marcate. La statura si aggiraattorno ai 166 cm. L’esame tafonomico indica

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17 OP(us) DOL(iare) EX PRAED(is) AVG(usti) N(ostri)FIG(linas) (ocea)NAS MAIORE(s); Cfr. CIL XV, 1891 :

371 b (se la ruota è a 6 raggi) o CIL XV, 371 a (se la ruota èa 8 raggi).

Fig. 12 – Mausoleo 2 : dolio.

Fig. 13 – Mausoleo 2, Tomba 1 : copertura. Fig. 14 – Mausoleo 2, Tomba 2 : copertura.

che la deposizione è primaria, che la decom-posizione è avvenuta in uno spazio vuoto, cheè inoltre probabile che il cadavere sia stato fa-sciato, almeno a livello degli arti inferiori.

Addossata alla parete Sud della struttura fu-neraria, collocata all’angolo S/E dell’edificio, èsituata una seconda sepoltura ad inumazione(T. 2). Analogamente a quanto osservato perT. 1, il primo livello di chiusura si compone discaglie di tufo e cubilia legati da malta. Al disotto è presente una copertura ad unico spio-vente (fig. 14) formata da tre tegole e da un bi-pedale bollato che pone un terminus post quemper la realizzazione della tomba, riferibile adetà severiana. Il bollo, orbicolare e lacunoso,recita : OP DOL / PRAED AVG N FIG /NASMAIORE17. La tomba non ha subito violazioni,ed è priva di corredo. Lo scheletro, completo edin buono stato di conservazione, è in posizionesupina, con gli arti distesi ed il braccio sinistrosotto al bacino. Si tratta di una deposizione pri-maria, con decomposizione del corpo avvenutain uno spazio vuoto. L’inumato non presentasegni di compressione dovuti a fasciatura; aisuoi piedi è stato rinvenuto un osso metatarsaledi cavallo. Non sono presenti elementi di corre-do. Si tratta di un uomo morto attorno ai 20-23anni, di dimensioni robuste, con inserzionimuscolari marcate, una statura di circa 160 cme diverse alterazioni di tipo patologico (fig. 15).

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18 R. Winne-Davies, C. M. Hall, A. G. Apley,. Atlas ofskeletal dysplasias, Edimburgh, London, 1985; D. Resnick,

Bone and joint imaging, Philadelphia, 1989.

Fig. 15 – Mausoleo 2, Tomba 2 : deposizione.

Fig. 16 – Mausoleo 2, Tomba 2. Omero destro e sinistro aconfronto. A : prospetto anteriore; B : prospetto posteriore.

Fig. 17 – Mausoleo 2, Tomba 2. Ottava vertebra toracicacon indicatori di osteocondrosi.

L’infiammazione del cornetto nasale medio disinistra, suggerisce una rinite cronica, mentrenumerosi denti sono cariati ed almeno due mo-lari sono stati persi in vita. L’usura è piuttostomarcata ed è presente del tartaro. La presenzadi ipoplasia dello smalto indica che l’individuosubì alcuni episodi di stress nutrizionale o dimalattia durante l’infanzia. L’alterazione sche-letrica più evidente interessa l’omero destro,che è circa 5 cm più corto del sinistro ed ha latesta deformata, ruotata e schiacciata (fig. 16),a causa di una condrodisplasia circoscrittacongenita, ossia di un’anomalia della crescitadell’osso che ha parzialmente interessato anchela colonna vertebrale. Le vertebre infatti pre-sentano diverse alterazioni : ernie, erosioni,compressioni e osteocondrosi (fig. 17), checonfermano una distrofia di crescita associataanche a problemi statici e a stress funzionaleda carico e flessione. La lieve artrosi, in un sog-getto così giovane, sembrerebbe confermare ladiagnosi. La condrodisplasia è una malattia ra-ra, che può anche essere associata ad altre ano-malie quali : ritardo mentale, anormalità nellafaccia, lesioni dermatologiche e disturbi car-diaci (Wynne-Davies et al. 1985, Resnick1989)18. Le alterazioni descritte causavano alsoggetto un buon grado di invalidità, che co-munque non gli impediva l’attività lavorativa :infatti, alcuni indicatori scheletrici funzionali

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19 A. Aufterheide, C. Rodrìguez-Martìn, The CambridgeEncyclopedia of Human Paleopathology, Cambridge, 1998,p. 102-104; D. J. Ortner, W. G. J. Putschar, Identificationof Pathological conditions in human skeleton remains

(Smithsonian Institution Press), Washington, 1985, p. 411-415; C. Roberts, K. Manchester, The archeology of disease,Sutton, 2001, p. 99-122.

Fig. 18 – Mausoleo 2, Tomba 4.

Fig. 19 – Mausoleo 2, Tomba 4. Colonna vertebraledella donna inumata con fusione dei corpi vertebrali.A : prospetto laterale sinistro B : prospetto anteriore.

indicano iperattività – sia negli arti superiori,sia negli inferiori – di tipo occupazionale, co-me : una marcata entesopatia al legamento co-stoclavicolare nelle clavicole ed un’esostosi lo-calizzata lungo la linea aspra del femore.

La tomba rinvenuta nella metà Nord del-l’edificio funerario consiste in una fossa ovalemolto piccola, lunga 98 cm, larga 48 cm e pro-fonda 35 cm, scavata nel banco tufaceo e privadi copertura, nella quale è deposto un inumatoin posizione fetale, con orientamento N-S (T.4)(fig. 18). Il terreno di riempimento contiene al-cune ossa combuste che non appartengono allasepoltura. Lo scheletro è completo, ma in catti-vo stato di conservazione. La deposizione è pri-maria, ma parzialmente rimaneggiata. Il corpofu ricoperto da terra dopo la deposizione; alcu-ne evidenze fanno supporre che sia stato com-presso con forza nella fossa : il braccio destro,disteso al di sotto del corpo, presenta la manoripiegata in modo innaturale e forzata contro ilpube (il polso sembra essere stato persino spez-zato per assumere tale posizione), mentre ilbraccio sinistro è flesso con la mano sotto almento; il cranio presenta una frattura del pa-rietale destro, con leggera deformazione dellacurvatura della teca cranica, in corrispondenzadella superficie poggiante sul fondo della fossa.

La tipologia della frattura e la deformazionedella teca sembrano suggerire che si tratti di unevento avvenuto al momento della morte o su-bito dopo, a causa della forte compressione su-bita. Poiché il rigor mortis subentra dopo 5-6ore dal decesso e scompare dopo 4-5 giorni,l’individuo dovrebbe essere stato sepolto al difuori di questo intervallo, per poter essere statopiegato in posizione retratta ed inserito in unafossa tanto piccola. L’inumato è di sesso fem-minile, con un’età compresa tra i 45 ed i 55 an-ni, ed è affetto da spondilite anchilosante,un’artropatia cronica che colpisce la colonnavertebrale provocandone la fusione19 (fig. 19).La maggior parte delle vertebre sono infatti sal-date assieme, conferendo alla spina un anda-mento ricurvo ad S, con una cifosi toracicamolto accentuata. Questa grave deformazionedoveva provocare nell’individuo una postura ri-curva, con la testa rivolta in avanti. Questa po-

73SCAVO DELLA NECROPOLI COLLATINA

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20 Si colloca a – 60 cm dal riconoscimento del muro inreticolato più antico.

stura è stata mantenuta per un lungo periodoprima della morte, come suggerito dalla defor-mazione della diafisi del femore e da alcune va-riazioni delle inserzioni muscolari, legate ap-punto ad una postura scorretta. È stata stimatauna statura approssimativa di circa 150 cm. Laquasi totalità dei denti posteriori mascellari emandibolari è stata perduta in vita, resta in situun solo incisivo mandibolare fortemente usu-rato e cariato.

Nell’angolo N-W dell’edificio è stato rinve-nuto un taglio nel banco al di sotto della quotapavimentale. La fossa ha forma rettangolare(circa 50 × 60 cm) ed è profonda circa 50 cm.Al suo interno sono stati rinvenuti frammentidi ceramica, un chiodo in ferro, molti carbonie resti ossei combusti, umani e animali; è statorinvenuto anche un dente umano non combu-sto (probabile canino mandibolare definitivo).Non sembra comunque trattarsi di una tomba.

È singolare che in un’area sepolcrale ri-stretta come quella di questo monumento fu-nerario siano stati rinvenuti ben tre individui,su quattro osservabili, affetti da patologie de-formanti. Infatti i traumi cranici subiti da T.5dovevano aver segnato fortemente il volto diquest’uomo, che probabilmente presentava :profonde cicatrici, denti storti e sporgenti, edun forte prognatismo, che certo non gli confe-rivano un bell’aspetto.

Non conosciamo il volto di T.2, ma è pro-babile che avesse sembianze anomale, con unbraccio corto e deforme, associato ad una po-stura e ad un’andatura menomata. Infine T.4era una piccola anziana donna, completamen-te sdentata, che si muoveva con la schiena pie-gata e la faccia rivolta verso l’alto.

Il seppellimento di T.5 sembra avvenutocon poche attenzioni : deposto in modo scom-posto riutilizzando una tomba che non gli ap-parteneva; quello dell’anziana donna sembraavvenuto in modo ancor peggiore : schiacciataa forza in una piccola buca nel pavimento. Alcontrario, T.2 aveva avuto una degna sepoltu-ra, in una tomba ben costruita, ma senza al-cun elemento di corredo.

Non possiamo certo trarre delle conclusioni

sulle relazioni tra deformità e rituale funerario,ma rimane suggestiva la possibilità di valutarel’impatto di queste evidenze sulla sfera emotivae sul contesto socio-culturale dell’epoca.

Concludendo, possiamo dire che il monu-mento funerario M2, di dimensioni maggioririspetto agli adiacenti M1 e M3 ed utilizzatoper più deposizioni, suscita un certo interesse,in quanto stabilisce un mutamento nell’appli-cazione di un modello usuale nella necropoli,legato alla resa monumentale della singola de-posizione, con la costruzione di un recinto dimodeste proporzioni.

L’interrogativo da noi posto è se questocambiamento sia legato ad un’intenzionalitàprecisa e ad un intervento organico o se derivi,quale esito finale, da interventi successivi, traloro privi di connessione.

La lettura del monumento è piuttosto com-plessa, ma alcuni indicatori archeologici ap-paiono significativi e chiarificatori : innanzi-tutto è importante sottolineare la sua posizioneanomala, arretrata rispetto a quella degli edificiadiacenti (fig. 2), entrambi spostati verso Sud.A tal proposito è necessario ricordare che loscavo del vicino M1 (anch’esso in opera retico-lata) ha evidenziato la sovrapposizione del mo-numento all’antico basolato, sottostante di al-meno 70 cm (fig. 20). L’evidente obliterazionedel percorso lastricato permette di ipotizzarel’esistenza di un asse viario più volte rigenerato,oggetto di rialzamenti in terra battuta, con suc-cessivi mutamenti della sede carrabile. Gli edi-fici M1 e M3 si riferiscono e si allineano pertan-to ad un tracciato più tardo, spostato più a Sude cambiato, seppur di poco, nella sua direttrice.

La posizione di M2 sembra invece rispetta-re l’andamento dell’antica strada basolata, es-sendo spostato più a Nord. In quest’ottica, ri-cordiamo che lo scavo della profonda T. 5 haevidenziato la presenza di un sottostante muroin reticolato di fattura diversa. Gli elementi anostra disposizione lasciano supporre l’esi-stenza di un edificio più antico, allineato con ilbasolato, posto lungo la tagliata stradale : T. 5,posta ad una quota sensibilmente diversa ri-spetto alle altre20, si riferirebbe proprio a que-

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21 Curata da Angela Caspio.22 Gli esemplari trovano confronto con quelli pubblicati

da S.L. Dyson, Cosa, The Utilitarian pottery, Roma, 1976(MAAR, 33), fig. 40, PD 148-158.

Fig. 20 – Mausoleo 1 : veduta della sovrapposizione del Mausoleo rispetto al sottostante livello basolato della Via Collatina.

sta fase. In seguito, ragionevolmente dopo lacostruzione di M1 e M3, lo spazio residuo tra idue edifici venne sfruttato utilizzando, qualefondazione di M2, uno dei muri dell’anticomonumento.

A questa seconda fase, che ha fornito adM2 l’attuale fisionomia, si lega la «monumen-talizzazione» dei resti combusti, avvenuta conla costruzione della struttura circolare. La di-versa morfologia di M2, con un’estensione piùsignificativa rispetto a quella degli adiacentiM1 e M3, può essere dovuta ad una differentetipologia funeraria legata alla cremazione o,più propriamente, ai riti ad essa connessi.

Infine, in epoca sensibilmente più tarda,l’edificio è stato riutilizzato e vi hanno trovatoposto le due sepolture ad inumazione con co-pertura in laterizi (T1 e T2), riferibili ad epocapost-severiana.

Appare significativo che nella chiusura dientrambe le tombe trovino largo impiego i cu-bilia, provenienti dalla spoliazione dei muridell’edificio stesso, segno inequivocabile di unutilizzo tardo dello spazio sepolcrale, legato adun significativo rialzamento del precedentepiano di calpestio.

L’analisi dei materiali ceramici21 sembraconfortare la seriazione cronologica proposta.È stato possibile riconoscere infatti, nello stra-to inferiore (US 2105), la testimonianza dellafase più antica della struttura. Il materiale esa-minato è costituito per il 39% da ceramica avernice nera; tra quella di uso comune si se-gnalano alcune brocche del tipo Duncan, For-ma 27, ed almeno 7 balsamari fittili22. Anchetra la ceramica da fuoco la percentuale più al-ta è costituita da forme la cui produzione e cir-colazione non va oltre la fine del I sec. a.C.; la

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23 S. J. Keay, Late Roman Amphorae in the Western Me-diterranean. A typology and economic study : the Catalanevidence, Oxford, 1984 (BAR, International Series, 196).

24 Ricordiamo il divario cronologico presente tra i ma-

teriali provenienti dal livello inferiore, ricchi di reperti dietà tardo-repubblicana, e lo strato più superficiale, conte-nente la Keay LII.

presenza però di elementi databili nel corsodel I sec. d.C., fa ragionevolmente supporreche la sistemazione di M2 nelle sue forme at-tuali sia avvenuta in questo periodo.

La conferma di questa ipotesi si può ri-scontrare anche nella presenza di alcuni fram-menti di anfore, tra cui la Tripolitana II, e didue contenitori monoansati del Tipo AgoràF65 e 66. Queste anfore, la cui produzione ini-zia nel corso del I sec. d.C., coprono un arcocronologico molto ampio.

Di un’ulteriore frequentazione, legata cer-tamente alla deposizione delle Tombe 1 e 2, re-sta evidente traccia nelle stratigrafie superiori(US 2082) dove, accanto ad una bassa percen-tuale di materiale «residuo», si rinvengono nu-merosi frammenti pertinenti ad anfore tipoKeay LII23.

Infine, nonostante sia difficile provare l’in-tenzionalità di seppellire individui dall’aspettodeforme in uno spazio sepolcrale preposto, co-me potrebbe essere l’edificio in esame, ipotesiche nello specifico implicherebbe una memo-ria storica di oltre due secoli24, non può nonsuscitare curiosità ed attenzione il carattere diunicità del monumento esaminato, dovutoproprio alle numerose patologie scheletricheriscontrate.

Il Mausoleo M18 della necropoli di Vialedella Serenissima (Area III).

Il mausoleo 18 (M18) è un edificio a piantaret tangolare di modeste proporzioni ,m 5.20 × m 4.70, realizzato in opus reticula-tum, situato lungo il lato settentrionale del-l’antica Via Collatina, in posizione arretrata dica. m 5 rispetto al presunto andamento dellastrada. L’edificio si inserisce in un’area già oc-cupata da due lunghi recinti funerari, anch’es-si in opus reticulatum, interrompendo così laprecedente disposizione armonica degli edificiafferenti il tracciato stradale (fig. 20).

Il monumento non trova evidenti paralleliall’interno della necropoli finora indagata, ed ètipologicamente assimilabile agli edifici fune-rari ad unica camera ipogea (fig. 21).

Anche se oggi il mausoleo ci appare spo-glio, esponendo parte del suo conglomeratocementizio, restano ancora, disperse sul terre-no, cospicue tracce di quello che un tempo do-veva costituirne il fastoso rivestimento. Nume-rosi sono infatti i frammenti di cornici moda-nate ed ornate a ghirlande e bucrani rinvenutinell’area circostante (fig. 22).

La volontà di monumentalizzare la faccia-ta rivolta al passaggio dell’antica strada siesprime anche con la scelta di utilizzare ma-teriale eterogeneo per la costruzione del basa-mento. Sono state infatti impiegate lastre inpeperino su tre lati, riservando l’uso del tra-vertino a quello meridionale, prospiciente lavia Collatina.

Lo sforzo di interpretare il sepolcro inchiave monumentale e celebrativa sembra co-munque esaurirsi all’esterno. L’interno apparescarsamente rifinito. Il piano pavimentale nonmostra apparati decorativi ed è ricavato nelsubstrato litoide. Inoltre, né le pareti, in reti-colato, né la volta a botte, su cui si leggonochiaramente le impronte del tavolato dellacentina, recano tracce di un eventuale rivesti-mento.

Alla camera si accedeva dall’angolo N-E,mediante una scala larga cm 40, tuttora per-corribile, composta da 11 scalini in cementiziopiuttosto irregolari, che coprono un dislivellodi ca. m 2.50 (fig. 23-25). Il ritrovamento, insitu, di una lastra di travertino lunga m 1.30,dello spessore di cm 65, posta in modo trasver-sale alla scala in prossimità dell’ingresso, sem-bra possa essere interpretata come dispositivodi chiusura del monumento, un sigillo chesbarrava l’accesso o lo rendeva quantomenodifficoltoso.

Il mausoleo sembra essere stato originaria-mente predisposto per accogliere una sola se-

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Fig. 21 – Mausoleo 18 : planimetria esterna.

poltura. Non sono presenti né nicchie, né altrispazi atti a contenere deposizioni successive.Al centro dell’ambiente è presente un sarcofa-go in travertino (T.1) di fattura piuttosto gros-solana, certamente collocato all’interno dell’e-dificio nel corso della sua costruzione. Le sueproporzioni, di fatto, di m 1.22 × 0.75 × 0.70non ne avrebbero altrimenti permesso l’intro-

duzione. La cassa lapidea, liscia e di forma ret-tangolare, era chiusa da un coperchio a dop-pio spiovente dello stesso materiale, rinvenutoparzialmente in situ.

Il monumento sembra dovuto ad un inter-vento organico, avvenuto entro la prima metàdel I sec. d.C. e non presenta alcun tipo di rifa-cimento.

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25 Il materiale ceramico è stato studiato da A. Caspio.26 Si segnalano, tra gli altri, il balsamario in ceramica

comune tipo Camilli 1999, Forma C, Serie 11.4 (A. Camilli,Ampullae. Balsamari ceramici di età ellenistica e romana,

Roma, 1999), una lucerna tipo Bailey B-Dressel 11, un’ollain rozza terracotta tipo Curia II, fig. 256, nn. 107-109(C. Morselli, E. Tortorici (a cura di), Curia, Forum Iulium,Forum Transitorium, II, LSA, 14, (1990).

Fig. 22 – Mausoleo 18 : veduta del Mausoleo.

Tuttavia lo scavo ha evidenziato un succes-sivo utilizzo dello spazio sepolcrale interno, le-gato alla deposizione di almeno 15 individui,(US 2238) disposti in modo piuttosto caoticoad Est e ad Ovest del sarcofago. In particolare,la situazione appare decisamente più comples-sa ad Est di T. 1 in quanto lo spazio angusto ri-cavato tra il sarcofago e il vano della scala, inprossimità quindi dell’ingresso, accoglie ben 11delle 15 sepolture totali. La lettura di alcuneporzioni scheletriche ancora in connessione el’assenza di fratture verificatesi in antico sem-brano suggerire un’attività avvenuta in un las-so di tempo piuttosto breve.

Al momento dello scavo l’edificio si presen-

tava parzialmente colmo di terra e mostravaevidenti i segni di una violazione avvenuta fo-randone la volta con un ampio scasso qua-drangolare (di ca. m 3.00). Introducendosi al-l’interno, i profanatori del sepolcro hanno in-tercettato il sarcofago, ne hanno rotto ilcoperchio ed hanno violato la sepoltura (T.1)di cui restano in situ solo parte dei piedi, per-mettendoci di stabilire l’originario orienta-mento del defunto.

Dall’analisi dei reperti25 rinvenuti nellostrato di frequentazione interno al mausoleo(US 2238), si può ipotizzare una prima faseriferibile ad un arco cronologico compresotra l’età augustea e l’età flavia26, presumibil-

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27 A. Carandini et al. Ostia I, Le terme del Nuotatore,Scavo dell’Ambiente IV (STMisc. 13), Roma, 1968, TipoOstia I nn. 257-258; Lucerne Romane. Breve storia dell’illu-minazione nell’antica Roma (Catalogo della mostra. Bolo-

gna, Museo Civico Archeologico, 25 marzo-22 giugno1997), Bologna, 1997, p. 28, fig. 92.

28 Atlante delle forme ceramiche, Suppl. I, EAA, Roma,1982, tav. CVII n. 6.

Fig. 23 – Mausoleo 18 : planimetria interna, livello I.

mente correlabile alla deposizione del sarco-fago.

Ad un momento successivo, riconducibilecronologicamente almeno alla metà del II sec.d.C., ma più probabilmente a partire dalla fi-ne di questo secolo, sono riferibili buona par-te dei materiali integri rinvenuti sulla superfi-cie dell’US 2238 (fig. 24), livello di deposizio-

ne plurima. Tra questi si segnalano unalucerna thymiaterion di età antonino/severia-na27 ed una casseruola in ceramica africanada cucina28 la cui circolazione è compresa inun periodo che va dal II sec. d.C. agli inizi delV sec. d.C.

La stratigrafia superiore (US 2187) si carat-terizza per la presenza di materiali pertinenti

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29 Tra la ceramica comune da mensa ricordiamo,adesempio, la Forme 25 e 27 del Duncan e, tra le anfore, i ti-pi Dressel 1b ed Haltern 70.

30 Lo scavo ed il recupero dei reperti antropologici èstato curato da Lisa Nencioni.

Fig. 24 – Mausoleo 18 : planimetria interna, livello II.

ad ambiti cronologici profondamente diversi.Infatti si riconoscono reperti di età tardo-re-pubblicana29 e basso-medievali a vetrina spar-sa, anche se lo strato conserva un nucleo dimateriale prodotto tra il I ed il III sec. d.C.

Tra i frammenti riconosciuti sempre all’in-terno dell’US 2187, assumono particolare rile-vanza quelli di travertino pertinenti, origina-riamente, al coperchio del sarcofago, evidenzache consente di ascrivere la formazione di que-

sto deposito, rimaneggiato, al momento dellaviolazione dell’edificio.

L’indagine antropologica30 e archeozoologi-ca condotta all’interno del Mausoleo 18 miraall’interpretazione della complessa situazioneemersa nel corso dello scavo. A tal fine è risul-tato fondamentale il contributo dell’elabora-zione grafica, senza la quale qualsiasi tentativosarebbe stato vano. Infatti, in uno strato di ter-ra profondo circa 35 cm, concentrati per lo più

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Fig. 25 – Mausoleo 18 : planimetria interna, livello III.

nei due terzi a Nord della camera sepolcrale,ad Est e ad Ovest del sarcofago che ne occupala parte centrale, sono stati evidenziati repertischeletrici relativi almeno a : 16 esseri umani,20 cani e, anche se non completamente rap-presentati, 2 cavalli, 1 asino, 2 buoi, 1 pecoraed 1 cervo.

Come se il tutto non fosse già sufficiente-mente complesso, non bisogna dimenticareche le continue infiltrazioni d’acqua, cui l’am-biente è stato soggetto per lunghissimo tempo– come testimoniano inequivocabilmente lepareti dell’edificio – hanno ulteriormente com-plicato la situazione.

Lo strato di reperti scheletrici più superfi-ciale (fig. 26) è composto principalmente dai

cani, i quali, pur se ritrovati solo parzialmentein connessione anatomica, sembrano «sigilla-re» i reperti umani sottostanti; il loro esametafonomico consente di ipotizzare che – di di-verse razze, età e dimensioni – siano stati de-posti contemporaneamente.

Nel corso dello scavo è stata evidenziataun’elevata concentrazione di materiali, in par-ticolare nell’area ad Est del sarcofago. Data lacomplessità della situazione, per un rileva-mento più preciso dei dati, il riempimento delmausoleo (US 2238) è stato suddiviso in più li-velli, denominati con le lettere dell’alfabetogreco per il lato Ovest (a e b) e latino per quel-lo Est (A-F). Tale suddivisione è correlata mag-giormente ai diversi individui che si presenta-

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Fig. 26 – Mausoleo 18. Veduta dei materiali e dei reperti scheletrici rinvenuti sulla superficie della US 2238.

no in connessione anatomica, anche se parzia-le, piuttosto che alla profondità dei singolielementi scheletrici, sebbene quest’ultima au-menti in maniera approssimativa dal livello Aa quello F (lato Est) e da quello a al b.

US 2238 :

LATO OVESTLATO EST

Livello a ⇒ fauna Livello A ⇒ faunaLivello b ⇒ Ind. 4 Livello B ⇒ Ind. 1Livello C ⇒ Ind. 2

Livello D ⇒ Ind. 3

Tra D ed E ⇒ Ind. 6 Livello E ⇒ Ind. 5Livello F ⇒ Ind. 7 e 8 Livello G ⇒ Ind. 9

La situazione è stata schematizzata nelle fi-gure 23, 24 e 25 dove, sono indicati gli indivi-dui che si sono potuti identificare nel corsodell’indagine di campo : si auspica che le ana-lisi di laboratorio possano fornire risultati piùesaustivi. Si ipotizza che la violazione non ab-

bia coinvolto questo strato; si osserva inoltre,per il lato Est, che le ossa dei vari inumati edegli animali non sono separate da strati diterra, cioè che la decomposizione è avvenutain uno spazio vuoto. Secondo i dati in nostropossesso, il loro seppellimento è forse avvenu-to simultaneamente, anche se ne ignoriamo ilmotivo.

L’attribuzione individuale delle ossa di etàinfantile, in pessimo stato di conservazione, èal momento approssimativa, essendo stataprevalentemente effettuata sulla base della po-sizione reciproca degli elementi scheletrici.Per una valutazione più precisa dei caratterimorfologici delle ossa si rimanda ad ulteriorianalisi di laboratorio.

Lato EST : Infante 1 (Età : 3-6 anni)Infante 2 (Età : 0-3 anni)Lato OVEST : Infante 3 (Età : 7-12 anni)Infante 4 (Età : 0-6 anni)Infante 5 (Età : 0-3 anni)Infante 6 (Età minore di 2 anni).

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Per quanto riguarda gli individui di etàadulta, segue una breve descrizione dei singoliindividui :

Individuo 1

Lo scheletro è deposto immediatamentesotto lo strato di resti faunistici. L’inumato èdeposto supino, con le braccia in origine diste-se e le gambe distese, distanti tra loro. Il cra-nio risulta dislocato, così come le vertebre cer-vicali ed il cinto scapolare, probabilmente acausa dell’irregolarità dello strato sul quale èstato deposto e della successiva deposizionedegli animali, che in parte lo coprono. Il sessoè probabilmente maschile e l’età alla morte ècompresa tra i 20 ed i 30 anni. Lo scheletro èquasi completo (non sono state rinvenute solole ossa delle mani). Il femore destro presentaun callo osseo, probabilmente esito di unafrattura.

Individuo 2

L’individuo 1 copre gran parte degli elemen-ti scheletrici dell’individuo 2. Le vertebre cervi-cali e le prime vertebre toraciche sono depostesu un grosso frammento di tufo e rappresenta-no le uniche ossa in parziale connessione, loca-lizzate a contatto con la parete Est della strut-tura. L’attribuzione individuale è stata effettua-ta sia sulla base del confronto della morfologiae della robustezza delle varie parti scheletriche,sia osservando la loro posizione reciproca. L’o-rientamento dello scheletro è stato dedotto dal-la posizione delle vertebre (E-W). Il sesso del-l’inumato è probabilmente maschile, l’età allamorte è approssimativamente stimata comeadulta.

Individuo 3

Lo scheletro dell’individuo 3 è collocato al-l’angolo N-E del mausoleo, a ridosso della sca-la di entrata. Si presenta in posizione prona,con il braccio destro flesso a 90o in direzionelaterale verso l’angolo della struttura, mentre ilsinistro risulta dislocato. Le gambe sono flessein maniera quasi innaturale sotto il tronco,ruotate e spostate leggermente verso destra :tutto ciò suggerisce un’intenzionalità al mo-

mento della deposizione. Lo scheletro è attri-buibile ad un individuo di sesso probabilmen-te maschile ed età compresa tra i 20 ed i 30 an-ni. Si osservano forti inserzioni muscolari,specialmente a livello del tricipite brachiale.

Individuo 4

Lo scheletro è stato rinvenuto a ridosso dellato Ovest del sarcofago, parzialmente in posi-zione anatomica. Il cranio, la mandibola, levertebre, le coste, la scapola e l’omero sinistro,i piedi, le fibule, il coxale sinistro sono in giaci-tura primaria. L’inumato, di sesso probabil-mente maschile ed età compresa tra 30 e 40anni, è deposto supino, con il braccio sinistroin origine disteso, mentre quello destro è as-sente. Le gambe sono distese ed il cranio èruotato verso destra. Essendo il pavimento delmausoleo in pendenza da Est verso Ovest, èpossibile che l’acqua abbia potuto determinaredei movimenti dello scheletro; si tende però adescludere che questi siano conseguenza di unaviolazione.

Individuo 5

L’individuo 5 si trova sotto il 3 ed il 6, adEst del sarcofago, nella parte centrale dell’a-rea. Lo scheletro è quasi completo. L’inumato,un individuo di sesso probabilmente femmini-le ed età compresa tra i 20 ed i 30 anni, è in po-sizione supina, con il braccio destro disteso,quello sinistro dislocato. La mano sinistra èpoggiata vicino al pube. Il femore sinistro è di-steso, mentre la tibia è flessa e forma con que-sto un angolo di 90o. Il femore destro si so-vrappone al sinistro e lo incrocia, mentre la ti-bia segue la direzione del femore destro stesso.

Individuo 6

Sembra che questo individuo sia stato de-posto dopo il 5. Non ci sono purtroppo indica-zioni per stabilire se sia stato sepolto primal’individuo 4 o il 6. Il cranio si trova ad Est,sotto la rampa di scale che scende dall’entrata.Il sesso dell’inumato sembra essere femminile,mentre l’età alla morte è compresa tra i 30 ed i40 anni.

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Individuo 7

Lo scheletro attribuito all’individuo 7 è col-locato a Est del sarcofago, sopra l’individuo 9,coperto dal 6 e dal 2. La connessione anatomi-ca tra i vari elementi scheletrici è mantenutasolo parzialmente. Il cranio è rovesciato, legambe flesse, poggiate sul lato sinistro. Tibia efemore destri sono disconnessi. Il sesso del-l’inumato è probabilmente maschile, mentrel’età alla morte è compresa trai 30 ed i 40 anni.

Individuo 8

Sono stati recuperati resti scheletrici in cat-tivo stato di conservazione e privi di ogni con-nessione anatomica, localizzati approssimati-vamente nella fascia centro-meridionale dellaparte Est dell’ambiente, attribuibili ad un indi-viduo probabilmente di sesso femminile e dietà adulta.

Individuo 9

L’individuo 9 rappresenta l’ultimo inuma-to in parziale connessione anatomica. È de-posto ad Est del sarcofago, nella parte Suddell’area delimitata dal sarcofago ad Ovest edal muro del mausoleo ad Est. Dello schele-tro, in cattivo stato di conservazione, appaio-no in connessione le vertebre, le coste, i coxa-li ed i femori. La gamba destra è flessa versol’esterno e l’orientamento dello scheletro èNE-SW. Come per gli altri scheletri apparte-nenti a questo strato, la posizione degli arti edella colonna lascia ipotizzare che non siastata applicata molta cura nel deporre l’inu-mato. Il sesso è dubbio, l’età è approssimati-vamente adulta.

Per quanto riguarda i resti faunistici, esa-minati al momento in modo preliminare, ilcampione è rappresentato prevalentementedal cane (Canis familiaris). Tra la fauna dome-stica sono presenti anche : il cavallo, (Equuscaballus) (NMI = 2 A), l’asino (Equus asinus)(NMI = 1 A), il bue (Bos taurus) (NMI = 2 : 1SA e 1 A) e gli ovicaprini (Ovis/Capra)(NMI = 1 A).

I resti di cavallo e di bue non presentanotracce di macellazione, lasciando potizzare illoro uso nella trazione piuttosto che nell’ali-mentazione umana.

I reperti osteologici di cane sono riferibiliad almeno circa 20 individui, di cui 6 giovani-li e un sub-adulto. L’esame preliminare deglischeletri di Canis familiaris rinvenuti in que-sto mausoleo riveste particolare importanzanello studio delle dimensioni e della morfolo-gia dei cani del periodo romano-imperiale. In-fatti l’analisi relativa alle dimensioni craniali epost-craniali negli individui adulti ha messoin evidenza la presenza di differenti razze ca-nine, selezionate dall’uomo già da allora. Po-trebbe trattarsi di animali sacrificati con lafunzione di guardiani della sepoltura, oppuredi fedeli compagni che seguono la sorte deiloro padroni.

Interessante inoltre risulta il rinvenimentodel cervo (Cervus elaphus) (NMI = 1 A) e dellatartaruga (Testudo hermanni).

Ulteriori studi condotti in laboratorio po-tranno approfondire le analisi archeozoologi-che fin qui condotte.

Area di via Basiliano

Per quanto concerne il settore della necro-poli individuato a Sud della Ferrovia (altri-menti indicato con la denominazione di «ne-cropoli di Via Basiliano») l’analisi delle strati-grafie e dei reperti, in particolare di unasignificativa quantità di ossa animali presentiin alcune deposizioni del III livello all’internodell’invaso A, ha posto le premesse per questostudio sulle tracce riferibili a rituali funerariromani, confrontando e contestualizzando idati forniti da altri studi specifici e dalle fontiantiche. La ricerca, basata imprescindibil-mente su un incontro sinergico tra archeolo-go, archeozoologo e antropologo, ha avutodunque come obiettivo il confronto di alcunidati significativi, scaturiti dagli studi all’inter-no delle specifiche discipline, con i risultaticondivisi nella letteratura archeologica, al finedi formulare in via preliminare, alcune propo-ste di interpretazione delle informazioni offer-te dal contesto in esame. L’ipotesi di lavoroha privilegiato i fattori utilizzabili ai fini dellaricerca sia in merito alla valutazione specificadei resti faunistici sia alla correlazione di essicon i dati archeologici riferibili ai riti (localiz-zazione spaziale ed associazione con determi-nate categorie di reperti).

84 ANNA BUCCELLATO, PAOLA CATALANO, STEFANO MUSCO

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31 Lo studio antropologico ha evidenziato la presenza diuna frattura in corrispondenza dell’ulna sinistra dell’inu-mato.

32 Si tratta di un bambino affetto da idrocefalia che neha causato il decesso.

33 Per i termini e relative fonti antiche, v. E. Cuq, in

C. Daremberg-E. Saglio, Dictionnaire des Antiquités Grec-ques et Romaines, III, s.v. «Funus».

34 J. Scheid, «Contraria facere : renversements et dé-placements dans les rites funéraires», in AION ArchStAnt,6, 1984, p. 117-139, in partic. p. 127-136.

Fig. 27 – Deposizione 219. Copertura a cupa.

Relativamente all’analisi archeozoologica,si è proceduto attraverso un preliminare rico-noscimento per specie dei resti osteologicianimali rinvenuti, focalizzando lo studio suireperti che, in considerazione dell’interessespecifico e della intenzionalità della presenza,assumono nel contesto funerario un ruolo diparticolare interesse rituale. Il campione esa-minato è rappresentato dai reperti osteologicidi cavallo (Equus caballus), maiale (Sus scro-fa) e cane (Canis familiaris). Non sono staticonsiderati i resti ossei animali rinvenuti instrati di riempimento o di abbandono oppureaccidentalmente all’interno di singole sepoltu-re : come l’urna cineraria (T. 400/3) priva diresti ossei umani, contenente scheletri appar-tenenti ad almeno quattro micromammiferi,di cui probabilmente un talpide e tre erinacei-di : si tratta probabilmente di animali intrusi-vi infiltratisi successivamente al momentodella deposizione.

Di rilevante importanza, al fine di definirel’uso cultuale dei reperti faunistici associatialle sepolture, è la presenza di ossa animali inpunti specifici all’interno della tomba, consi-derando sia i resti a contatto diretto con loscheletro dell’individuo sia quelli localizzatinelle vicinanze. Nel primo caso sono compre-si frammenti rinvenuti all’interno di urne ci-nerarie (fig. 27) (T. 219/4, T. 400/3, T. 400/6,T. 400/8 e T. 451/2) e nelle seguenti sepolturead inumazione o resti di esse : la US 1742 e laT. 465. Nella US 1742 un frammento di coxaledi cavallo è stato rinvenuto a ridosso delle fa-langi dei piedi di un individuo adulto, mentrenella T. 465 una vertebra di macromammife-ro è localizzata in prossimità dell’epifisi del-l’omero destro di un individuo adulto di sessofemminile31. Nel secondo caso, relativo al rin-venimento in prossimità dell’individuo, si an-noverano : la T. 466, in cui frammenti vari eun epistrofeo di cavallo sono presenti in pros-

simità della gamba destra di un individuo in-fantile32; ancora nella T. 219 (fig. 28), la posi-zione di una tibia sinistra di cavallo all’ingres-so del loculo sembra riconducibile a un attovolontario e intenzionale, probabilmente lega-to a un uso cultuale non interpretabile.

Passando alla definizione dei rituali fune-rari, secondo quanto acquisito da studi speci-fici per il periodo romano, si è ritenuto op-portuno operare due distinzioni fondamenta-li : a) riti contestuali alla sepoltura : porcapraesentanea, silicernium; b) riti e celebrazio-ni posteriori o rinnovabili in determinati pe-riodi : Parentalia, Lemuria, etc.33. Per l’inqua-dramento storico antiquario di questi rituali,è fondamentale lo studio di J. Scheid34 chehaevidenziato le difficoltà di interpretazioneunivoca delle informazioni desumibili dallefonti antiche, ma al tempo stesso ne ha pro-posto una approfondita chiave di lettura sto-rico-antropologica : in particolare le osserva-zioni sulle cerimonie legate alla sepoltura esul banchetto funebre sono state il punto dipartenza sia per motivare l’effettiva presenza

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35 Per residui di pasto funebre rinvenuti nella necropolidi Isola Sacra, v. in partic. I. Bragantini in S. Angelucci etalii, «Sepolture e riti nella necropoli dell’«Isola Sacra», inBolld’Arch 5-6, 1990, p. 49-113, in partic. p. 61-62; resti dirituali nella necropoli di Pianabella, in A. Carbonara,A. Pellegrino, R. Zaccagnini, «Necropoli di Pianabella :vecchi e nuovi ritrovamenti», in M. Heinzelmann, J. Or-talli, P. Fasold et alii, Römischer Bestattungbrauch undBeigabensitten in Rom, Norditalien und den Nordwest pro-vinzen von der späten Republik bis in die Kaiserzeit. Cultodei morti e costumi funerari romani. Roma, Italia setten-trionale e province nord-occidentali dalla tarda Repubblicaall’età imperiale (Internationales Kolloquium, Rom, 1-3April 1998, Palilia, 8), Wiesbaden, 2001, p. 139-148.

36 J. Ortalli, «Il culto funerario della Cisalpina romana.Rappresentazione e interiorità», in Heinzelmann ... Römi-scher Bestattungbrauch... cit. a nota 5, p. 215-242, in par-tic. p. 230-231. Il ritrovamento di resti animali e vegetalicombusti correlati a vasellame da mensa viene riferito allacelebrazione di riti, anche con l’utilizzo di apprestamentispecifici.

37 V. ad es. la necropoli di Nave, in L. Passi Pitcher,«Riti funerari particolari : negazione della vita e congedo.

Il caso della necropoli di Nave» in Heinzelmann..., Römi-scher Bestattungbrauch..., cit. a nota 5, p. 257-262, in par-tic. p. 261, fig. 7; la necropoli di Lugone presso Salò, inS. Massa, «Il sepolcreto del Lugone (Salò) : elementi ri-tuali e struttura sociale», ibid., p. 263-269, in partic.p. 266.

38 Uno studio accurato sui resti faunistici e il loro signi-ficato nel contesto di una necropoli di V secolo, è in D. eN. Soren (ed.), Roman Villa and a late Roman Infant Ceme-tery. Excavation at Poggio Gramignano, Lugnano in Teveri-na (Bibliotheca Archaeologica, 23), Roma 1999, in partic.p. 533 – 545, 547-550. Per i banchetti funebri tardoantichie i refrigeria cristiani, v. in partic. M. Giuntella, G. Bor-ghetti, D. Stiaffini, Mensae e riti funerari in Sardegna. Latestimonianza di Cornus, (Mediterraneo tardoantico e me-dievale. Scavi e ricerche, 1) Taranto, 1985, in partic. p. 18,27; 29-53.

39 M. Bandini Mazzanti (ed.), Voghenza. Una necropolidi età romana nel territorio ferrarese, Ferrara 1986, in par-tic. per i riti funebri, G. Parmeggiani, «Voghenza, necro-poli : analisi di alcuni aspetti del rituale funerario»,p. 203-219; le tombe citate sono rispettivamente a p. 129,no 38; p. 141, no 46.

Fig. 28 – Deposizione 219. Particolare delle inumazioni.

di ossa animali in quantità significativa nelnostro sito, sia per ipotizzare se e in che mo-do tali rituali vi avessero lasciato tracce og-gettivamente riscontrabili e possibilmente inchiaro rapporto alle varie fasi di frequenta-zione.

La possibilità di interpretare un certo tipodi emergenze archeologiche come attestazionimateriali di attività rituale o comunque cul-tuale nelle necropoli romane è un fatto ormaiacquisito laddove lo scavo archeologico è con-dotto e pubblicato secondo i più moderni cri-teri e con l’interazione di professionalità speci-fiche (antropologi, archeozoologi, paleobota-nici). Testimonianze di rituali, con datiproposti in trattazioni non sempre specifiche ospecialistiche, sono state riconosciute in diver-se necropoli della prima e media età imperiale,dal territorio ostiense35 alla Cisalpina36 ed ingenerale nell’Italia centro-settentrionale37, consopravvivenze in epoca tarda sostanzialmentericonducibili ai refrigeria cristiani38. Specificointeresse rivestono le ricerche condotte nellenecropoli di Voghenza nel territorio ferrarese,che hanno interpretato come resti di pasto fu-nebre le ossa di bovidi ed equidi rinvenute sul-la copertura di una inumazione o contigue aduna fossa di cremazione39 ed inoltre a Colle-

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40 C. Sorrentino, «Il Sus Scrofa L. come offerta fune-bre : la sua distribuzione nelle tombe della necropoli ro-mana di «Cantone» a Collelongo (L’Aquila, Abruzzi, Ita-lia)», in P. Méniel (ed.), Animal et pratiques religieuses :les manifestations materielles (Actes du Colloque Interna-tional de Compiègne, 11-13 novembre 1988), Compiègne,1989 (Anthropozoologica. Numéro spécial; 3). p. 119-126.

41 In tal senso potrebbe essere interpretata la presenzadi un coxale di Equus caballus a diretto contatto con i restidi un inumato (US 1742).

42 Lo studio degli individui incinerati è stato eseguitoda Elena Santandrea.

43 V. numerosi contributi in A. Ferdière, Monde desmorts. Monde des vivants en Gaule rurale (Actes du Collo-

que ARCHEA-AGER (Orléans 7-9 février 1992. Revue Ar-chéologique du Centre de la France), Tours, 1993, p. 37-44, in partic. per le modalità di ritrovamento, v. interventidi R. Boiron, «Les nécropoles des «Clavelles» et de «Saint-Martin» (Alpes-de-Haute Provence) I-VII siècles de notreère», p. 325-332 et P. Marinval, «Étude carpologique d’of-frandes alimentaires végétales dans les sépultures gallo-romaines : réflexions préliminaires», p. 45-65.

44 Scheid cit. a nota 4, p. 128-129.45 Per le difficoltà di interpretazione, v. Scheid cit. a no-

ta 4, p. 129-130. Cfr. H. Lindsay, «Eating with the Dead :the Roman Funerary Banquet», in I. Nielsen, H. SigmundNielsen (ed.), Meals and Social Contexts, Aarhus, 1998,p. 67-80.

longo presso L’Aquila, in cui le ossa animali divarie specie ed in particolare di Sus Scrofa L.all’interno di fosse ad inumazione sono stateriferite a riti contestuali alla deposizione40.

La presenza significativa di ossa animali inassociazione con sepolture ad inumazione edincinerazione permette di supporre l’esistenzadi rituali funerari. Per quanto riguarda, invece,la presenza di vasi potori riferibili a libagioni,le frequenti attestazioni di frammenti nell’areaantistante le deposizioni entro loculi fornisco-no conferme all’ipotesi di celebrazione di ri-tuali ma l’assenza di definizioni areali dovutaagli sconvolgimenti di epoca successiva nonpermette di circoscrivere aree utilizzate per ta-le attività. Non sono riconoscibili, infine, inquesto settore della necropoli apprestamentiarchitettonici o comunque fissi. Tuttavia la li-mitatezza dello spazio disponibile, la genera-lizzata povertà strutturale delle sepolture e so-prattutto la sovrapposizione continua dei livel-li di frequentazione, che annovera fenomeni diintercettazione anche nelle giaciture primarie,possono aver determinato la mancanza o laperdita di tutto ciò che era accessorio o ester-no alle tombe stesse41.

Il confronto tra i dati archeologici ed ar-cheozoologici ha permesso di focalizzare lostudio su olle cinerarie (T 219/4, T 400/8, T451/2)42 e su sepolture ad inumazione (T 219, T465, US 1759 nei pressi della tomba T 466, US1742) con la presenza significativa di due spe-cie animali : Sus scrofa e Equus caballus.

Nel caso del Sus scrofa si tratta di ossa rin-venute combuste tra le ceneri delle olle di alcu-ni loculi (TT 219/4, 400/8, 451/2). La presenzadi questo animale non è casuale : sembra ra-

gionevole supporre che parte del maiale siastato bruciato nel rogo funebre probabilmenteinsieme ad altri tipi di offerte, di cui non si hatraccia, e che, pertanto, sia stato raccolto nelleolle al momento della sepoltura. Questo tipo dirinvenimento è, d’altra parte, attestato in moltisiti gallo-romani, dove i resti combusti di pa-sto funebre (ossa, frammenti di vasi, reperticarpologici) vengono solitamente rintracciatifra le ceneri delle fosse di cremazione e delleurne43. Si tratterebbe comunque di un’attesta-zione materiale del sacrificio della porca prae-sentanea, le cui valenze cultuali sono stateesaurientemente messe in evidenza da J. Sche-di nello studio sopracitato44 : dei riti celebratipresso la tomba questo era veramente fonda-mentale, in quanto l’uccisione della porca inonore di Cerere «in presenza» del morto, equindi prima della sepoltura, ne assicurava ladefinitiva collocazione nell’oltretomba, purifi-candone al tempo stesso la famiglia contami-nata dal lutto, almeno secondo Veranio in Fe-sto, p. 296-298L : «Praesen⟨tanea?⟩ porca dici-tur, ut ait Veranius, quae familiare purgandaecausa Cereri immolatur, quod pars quaedameius sacrifici fit in cospectu mortui eius, cuiusfunus instituitur». Aspetto non meno impor-tante, sappiamo che questo sacrificio legaliz-zava la tomba, sulla scorta di Cicerone, De legi-bus. II, 27 : «Nec tamen eorum ante sepul-chrum est quam iusta facta et porcus caesusest».

L’uccisione di Sus Scrofa poteva avveniredurante il silicernium la cui interpretazione èin parte ancora controversa45 ma comunquecollegata al banchetto, che, come si è detto fa-ceva parte anch’esso del rito della sepoltura :

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46 Sorrentino, cit. a nota 10.47 S. Lepetz, «Les restes animaux dans les sépoltures

gallo-romaines», in Ferdière, Monde des morts..., cit. a no-ta 12, p. 37-44, in partic. p. 40-41.

48 Archivio S.A.R.49 Per questi aspetti, v. Ad es. P. Méniel, «Les animaux

dans les practiques religieuses des Gaulois» in Méniel,

Animal et practiques religieuses..., cit. a nota 10, p. 87-97.50 J. De Grossi Mazzorin, A. Riedel, A. Tagliacozzo,

«Horse remains in Italy from the Eneolithic to the Romanperiod», in Proceedings of the XIII International Congressof Prehistoric and Protohistoric Sciences, Forlì, 1996, p. 87-92, in partic. p. 90.

51 V. in partic. Lepetz, op. cit. a nota 16.

Fig. 29 – Deposizione 466. Particolare delle inumazioni.

Fig. 30 – US 1746. Particolare della sepoltura di cane.

un’ipotesi specifica di pasto funebre non for-mulabile nella sua complessità si può avanza-re, per localizzazione, eterogeneità delle speciee tracce di macellazione, in merito ai restiosteologici rinvenuti presso la tomba 466 (US1759) (fig. 29).

Una simile interpretazione sacrificale sipuò formulare anche nel caso della T 455, chepresenta accanto ad un inumato in fossa terra-gna, resti di maiale non combusti, evidente-mente deposti integri nel corso del sacrificiolegato al rituale funerario, ipotesi confermatadagli esempi di Collelongo (L’Aquila) dove Susscrofa, in percentuale elevatissima, è depostoaccanto al defunto direttamente nel terreno46

ed inoltre, nell’ambito gallo-romano, con unapresenza maggioritaria di animali giovanili esubadulti, offerti in parti selezionate47. Ipotesianaloghe d’interpretazione sui resti faunisticiriferibili a Sus scrofa prevalentemente combu-sti sono in via di elaborazione in altre necro-poli del suburbio di Roma (zona di Osteria delCurato, Quarto Cappello del Prete e altri48).

Per quanto riguarda l’Equus caballus, lapresenza in rapporto ad alcune inumazioni (T219, T 239, probabilmente T 465, US 1742) haposto interrogativi di difficile soluzione. Il ca-vallo, solitamente escluso (tranne rarissimi ca-si) dall’alimentazione durante l’età romana,non è inserito nella categoria delle offerte ali-mentari49, ma neanche riconducibile ad unpreciso rituale funerario, documentato in di-versi casi di distante inquadramento cron-logico (età eneolitica e medievale)50. Allo statoattuale delle ricerche, non può essere conferitopiù che un generico valore simbolico e cultua-le all’attestazione di membra isolate intenzio-nalmente associate alle deposizioni, in analo-gia alle ipotesi formulate negli studi dei siti fu-nerari gallo-romani (Epias-Rhus, Bath, etc.)51.

Risulta, infine, di particolare interesse ilrinvenimento di una sepoltura di cane (Canis

familiaris) (fig. 30), in deposizione primaria,appartenente alla US 1746, situata in prossimi-tà dell’ingresso della T. 400 e accanto ad un’a-rea ad incinerazione (US 1747), caratterizzatadalla presenza di frammenti ossei umani com-busti non riconoscibili : impossibile individua-re con assoluta certezza l’associazione a sepol-ture umane limitrofe. L’individuo è deposto la-teralmente a sinistra, con gli arti posteriori

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52 G. Colonelli, «Analisi archeozoologica», in Il com-prensorio della necropoli di via Basiliano (Roma) : un «in-dagine multidisciplinare», cit. a nota 13, p. 359-376.

53 V. rispettivamente per Olbia, F. Manconi, «Olbia. SuCuguttu 1992 : i reperti faunistici», in A. Mastino, E. Rug-geri (ed.), Olbia in età antica, Sassari, 1996, p. 447-460; perClasse, P. Farello, «I cani tardo-antichi rinvenuti in uncondotto fognario di Classe (RA)», in Atti del I Convegnonazionale di Archeozoologia (Padusa Quaderni, 1), Rovigo,1995, p. 34-62; per la Meta Sudans (Roma), J. De GrossiMazzorin, «La fauna rinvenuta nell’area della Meta Su-dans nel quadro evolutivo degli animali domestici in Ita-lia», ibid., p. 309-318. Per l’uso dei cani nei riti funebri, v.

anche Id., «L’uso dei cani nei riti funerari. Il caso della ne-cropoli di età imperiale a Fidene-via Radicofani», inM. Heinzelmann, J. Ortalli, P. Fasold et alii, RömischerBestattungbrauch und Beigabensitten in Rom... cit. nota35, p. 77-82.

54 F. Maspero, Bestiario antico. Gli animali simbolo e illoro significato nell’immaginario dei popoli antichi, CasaleMonferrato, 1997, p. 150-154.

55 J. De Grossi Mazzorin, C. Minniti, «Le sepolture dicani della necropoli di Età imperiale di Fidene-via Radico-fani (Roma) : alcune considerazioni sul loro seppellimen-to nell’«antichità», in Atti del II Convegno nazionale di ar-cheozoologia, Asti, 1997, p. 387-398.

flessi fin quasi a toccare il torace; la peculiarevicinanza delle estremità distali degli arti e lagenerale compostezza dello scheletro potreb-bero far pensare che, nella fase di deposizione,l’animale presentava gli arti legati. Lo schele-tro è conservato interamente, eccetto le verte-bre caudali, in connessione anatomica e senzasegni di incisioni o tagli. In base alla dentizio-ne caratteristica dell’età adulta e alla non com-pleta saldatura delle epifisi delle ossa lunghe,sembra trattarsi di un individuo subadulto/adulto di dimensioni molto piccole; in base aidati metrici delle ossa lunghe confrontati conquelli di alcune razze di cani attuali, è possibi-le dedurre le dimensioni, tipiche dei cani elli-pometrici-ipometrici, confrontabili con quelledi un chihuahua52.

Già in epoca romana si annovera la presen-za di razze di cani domestici, individuate in al-

cuni siti archeologici italiani (Olbia, Classe,Meta Sudans a Roma)53 che documentano i ca-si di individui con arti brachimelici. Risulta,inoltre, attestato che gli esemplari di Canis fa-miliaris appartenenti a razze caratterizzate dadimensioni piccole dovevano essere considera-ti pregiati e di compagnia in considerazionedei numerose attestazioni di piccole stele fune-rarie con iscrizione commemorativa54. Poiché,infine, l’animale era utilizzato sia nella cacciache come custode delle greggi e della casa, lapresenza di sepolture in associazione a quelleumane, in uso in pieno periodo romano55, è su-scettibile di molteplici interpretazioni : è pos-sibile ipotizzare, infatti, che i cani sepolti sia-no interpretabili come animali sacrificati conla funzione di guardiani della tomba, oppurefedeli compagni del defunto che seguono lasorte del padrone, in particolare di infanti.

Anna BUCCELLATO

Paola CATALANO

Stefano MUSCO