Baratti G (2009). La necropoli. (ipogea di Buche delle Fate).

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MATERIALI DA COSTRUZIONE E PRODUZIONE DEL FERRO Studi sull’economia populoniese fra periodo etrusco e romanizzazione a cura di Franco Cambi, Fernanda Cavari, Cynthia Mascione Bari 2009 E S T R A T T O Bibliotheca Archaeologica Collana di archeologia a cura di Giuliano Volpe 20

Transcript of Baratti G (2009). La necropoli. (ipogea di Buche delle Fate).

MATERIALI DA COSTRUZIONE E PRODUZIONE DEL FERROStudi sull’economia populoniese

fra periodo etrusco e romanizzazione

a cura di Franco Cambi, Fernanda Cavari, Cynthia Mascione

Bari 2009

E S T R A T T O

Bibliotheca ArchaeologicaCollana di archeologia

a cura di Giuliano Volpe

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Le indagini effettuate alla cava antica di Panchina diBuche delle Fate hanno permesso di acquisire anche in-teressanti dati e spunti di ricerca relativi alla necropoliipogea, già oggetto di indagini nell’Ottocento e soggettada allora a una massiccia e devastante opera di scavoclandestino 1.

Nel 2003 era stato effettuato, da chi scrive con LuciaMordeglia dell’Università degli Studi di Milano, un ri-lievo generale dell’area volto alla georeferenziazionepreliminare delle evidenze emergenti sul terreno, conparticolare attenzione alle tracce ancora in situ di strut-ture tombali ipogee; il rilievo era stato programmato invista di un intervento di scavo a cura della Cattedra diArcheologia dell’Italia preromana dell’Ateneo milanesein collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Ar-cheologici della Toscana. In tale circostanza, oltre al po-sizionamento preliminare dei principali fronti di cava, èstata eseguita anche una battuta di punti topografici fi-nalizzata alla rappresentazione digitale della morfologiadel versante occupato dalla necropoli 2. Ulteriori motividi interesse per l’area cimiteriale ipogea sono peraltroemersi dalle nuove ricerche che, per una sopraggiuntaemergenza di tutela, l’équipe dell’Università di Milano,in collaborazione con la Soprintendenza toscana, ha con-centrato nell’area direttamente sottostante, disposta inprossimità della linea di costa (nota convenzionalmentee contrassegnata anche dalla cartografia ufficiale con ilmedesimo toponimo “Buche delle Fate”) 3. Qui la sco-perta di una necropoli con sepolture a fossa, rinvenuteperlopiù intatte, con corredi riferibili cronologicamenteal III-II sec. a.C., ha spinto a interrogarsi inevitabilmentesul rapporto che legava questa zona con quella ipogea,indiziando la possibilità che tutto il versante, dalla fa-scia caratterizzata dall’emersione di Panchina fino inprossimità della costa, fosse stato interessato dalla pre-senza di una vasta area cimiteriale 4.

Le nuove indagini dell’Università di Siena con il ri-lievo al dettaglio tridimensionale dei fronti di cava e

degli accessi alle tombe, lo scavo dei depositi, la catalo-gazione generale e il riesame completo delle evidenzerelative all’intera area 5, offrono ora un ulteriore apportoper la definizione delle strutture ipogee e nella com-prensione dei caratteri della necropoli (fig. 1).

In particolare, le verifiche effettuate nella zona inte-ressata dalla presenza delle tombe del fronte 8 e lo scavodel deposito posto in prossimità del dromos della tomba1 hanno chiarito come, in questo punto, la necropoliprese avvio una volta completate le attività di coltiva-zione della cava e la massiccia opera di scarico del ma-teriale di risulta; l’analisi del deposito prossimo allatomba 1 infatti risulta integralmente riconducibile al-l’attività di cava 6 e il dromos, che si apre direttamente inprossimità del deposito, venne scavato proprio all’in-terno di questo accumulo. Un ulteriore indizio in questosenso è offerto proprio dal rapporto tra l’andamento deldromos e la morfologia del piano di Panchina (oggi vi-sibile a lato) che si presenta inclinato in senso oppostoalla direzione della discesa nella camera ipogea (fig. 2);il piano roccioso poi, rispetto al probabile punto di par-tenza del dromos, emergeva ad una profondità tale danon consentire l’incisione della parte iniziale del corri-doio direttamente all’interno della calcarenite. Lo scavoper l’apprestamento della camera ipogea doveva dunqueessere iniziato partendo da un piano di calpestio similea quello attuale, procedendo con l’asportazione dei de-positi di scarico della cava all’interno del quale potevanoessere stati sagomati anche i gradini; con l’apertura deldromos veniva quindi raggiunto il piano risparmiato dicalcarenite, sepolto ma facilmente identificabile.

Da ciò che resta del dromos della tomba 3 (fig. 3) èpossibile acquisire un ulteriore dato sull’apprestamentodegli ipogei; qui infatti si conservano lungo le pareti duemuretti a secco costituiti da pietre di pezzatura mediache fungevano da spallette laterali, come contenimentodel materiale friabile scavato (fig. 4). Un indizio di unaprocedura analoga nell’apprestamento dei dromoi diret-

1 Per un quadro delle vicende e delle problematiche connessecon questa necropoli ipogea, si veda da ultimo Baratti 2007, 131-135, con bibliografia precedente.

2 Una più dettagliata disamina delle operazioni di rilievo e dellaproblematiche emerse dalla nuova lettura in Baratti 2006, 359-363, fig. 2; Baratti, Mordeglia 2005.

3 Chiaramonte Trerè 2004-2005, 000; Ead. 2006, 372-373.4 Baratti 2006, 366-367.5 Mascione, La cava e la necropoli di Buche delle Fate. Ri-

cerche svolte e metodologie applicate, in questo volume.6 Baratti, Coccoluto, in questo volume.

La necropolidi Giorgio Baratti

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Giorgio Baratti

tamente nel suolo, può essere individuato nella tombaipogea identificata nei nuovi scavi dell’Università degliStudi di Milano in prossimità del mare (tomba 23), rin-venuta depredata e contenente solo scarsi frammenti dietà tardoellenistica: la camera ipogea (crollata) era stataaperta all’interno di un nucleo di Macigno e collegatacon l’esterno da un dromos a gradini sagomati diretta-mente nel suolo argilloso dell’orizzonte di base 7.

Lo schema operativo, cosìcome l’avvicendamento del-l’attività di coltivazione con ladestinazione sepolcrale, ri-chiama quanto emerso dallostudio del Fondo Scataglini aTarquinia. Qui è stato infattipossibile ricostruire, nell’am-bito dell’edizione dello scavo,come la necropoli ellenisticadovesse essere stata approntataquando i piani di vita si eranoormai rialzati e le profonde in-cisioni della cava colmate ingran parte con il materiale discarto 8. La stessa tomba mo-numentale della famiglia degliAnina che oggi, a seguito delleoperazioni di scavo archeolo-gico, si affaccia direttamentesu una sorta di piazzale rica-vato nella calcarenite, era inorigine accessibile dall’alto, at-traverso un lungo dromos in di-scesa, scavato nel materiale dicava 9; il piazzale (con relativastrada alla medesima quota)era stato in verità aperto du-rante le fasi di vita della cava equindi successivamente oblite-rato con materiale di scarto dalprocedere della coltivazione. Illungo corridoio scosceso eraqui completato da due muri la-terali di blocchi in calcarenitegiustapposti con analoga fun-zione dei più sommari murettidi Buche delle Fate 10.

Nel settore ipogeo di Buchedelle Fate, una volta raggiuntoil fronte di Panchina, la paretedoveva essere poi risistemataper adattarla alla nuova fun-zione sepolcrale; è probabile,sulla base degli elementi rile-vati sui fronti, che anche parti

delle pareti di Panchina venissero liberate dal materialedi scarto e in parte rilavorate, come indiziato dalla pre-

7 Baratti, Mordeglia 2008, 290-294, fig. 4.8 Linington, Serra Ridgway 1997, 121-129.9 Idem, 95.10 Idem, tavv. XXXVIII-XXXIX.

Fig. 1 - Planimetria dell’area di cava e necropoli di Buche delle Fate.

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La necropoli

senza di probabili nicchie e altri intagli presenti attornoagli accessi delle tombe e difficilmente attribuibili, pertecnica e funzionalità, alle opere di cava (fig. 5). Che ap-parati anche monumentali sulle facciate e nei pressi delletombe fossero presenti nella necropoli di Buche delleFate è comunque attestato dal rinvenimento della testa inmarmo dagli strati di abbandono della necropoli 11 e da

un busto in riolite recuperato negli anni ’80 sempre dal-l’area di questa necropoli 12.

Come ben segnalato dall’analisi dei materiali raccoltidurante le indagini 13, il grande nucleo più meridionalesembrerebbe costituire un insieme unitario, predispostoquando in quella zona la coltivazione doveva essersiesaurita e il versante ridisegnato nel profilo dal grandeimpatto delle attività di scarico del materiale di scarto.

L’identificazione di tracce di muretti a secco in ma-cigno, per quanto gravemente compromessi nello statodi conservazione e attualmente difficilmente leggibili,nonché la disposizione topografica delle tombe, spessoaffiancate (fig. 1) lungo piani abbastanza lineari, po-trebbe essere verosimilmente riferita, oltre che al lascitodei precedenti fronti di coltivazione, alla presenza di ap-prestamenti finalizzati alla riqualificazione del versante;l’operazione dovette essersi resa necessaria in vista del-

11 Baratti, Coccoluto, Lo scavo, in questo volume; Mascione,Peresso, in questo volume.

12 Mascione, Peresso, in questo volume 00.13 Pagliantini, Salerno, in questo volume 00.

Fig. 2 - Area del fronte di taglio 8. In primo piano il dromos dellatomba 1 e sullo sfondo la tomba 3.

Fig. 3 - Il dromos della tomba 3 visto da est. Sopra l’ingresso sonovisibili i segni di cava lasciati dall’estrazione dei blocchi.

Fig. 4 - Dettaglio del muretto del dromos della tomba 3, sul pianodi cava per contenere i detriti (vista dall’ingresso della tomba).

Fig. 5 - Nicchia a lato del dromos della tomba 71, ricavata nelfronte di taglio 100.

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l’approntamento del complesso cimiteriale dal momentoche l’area doveva apparire come una sorta di grande di-scarica caratterizzata da un instabile scosceso di mate-riale friabile.

Lo studio delle tipologie delle sepolture identificate,oggetto di approfondimento in una prossima pubblica-zione 14, offre un quadro abbastanza articolato dal qualeemerge in primo luogo l’esiguità in questa necropoli, adifferenza di quanto attestato alle Grotte 15, di tombe in-tegralmente scavate nella Panchina; più frequentementeuna volta raggiunto il filone residuo di calcarenite, la ca-mera ipogea veniva aperta all’interno delle stratificazionigeologiche sottostanti costituite essenzialmente da Ma-cigno alterato più friabile, mantenendo la Panchina comesoffitto. Nella tomba 1 è presente sul lato sinistro unabanchina ben sagomata, caso abbastanza isolato a Buchedelle Fate (fig. 6); tuttavia questa evidenza può esseremessa in relazione con la presenza in quest’area di unapiù profonda formazione calcarenitica compatta, sotto-stante il deposito più superficiale e sfruttato dalle atti-vità di cava (Pallecchi, in questo volume). Non si puòescludere che particolari apprestamenti fossero presentianche in altre camere, ma scavati in materiali più facil-mente soggetti all’usura del tempo e ai rimaneggiamentidegli scavatori clandestini. studio

Lungo i fronti sono presenti tombe con accessi conarchitrave piano o a volta; nel settore più settentrionaleè possibile apprezzare come a nord del fronte 203 (fig.1) i caratteri delle sepolture sembrino mutare, con unaparticolare predilezione per camere con accesso sensi-bilmente più basso e ingresso spesso marcatamente ar-rotondato (fig. 7). Particolarmente rilevante è il casodella tomba 72 (fig. 8), aperta proprio sul fronte 203 e ri-feribile a questa tipologia: il breve dromos con gradini

scavati nella Panchina intercetta, attraversandolo per-pendicolarmente e di fatto defunzionalizzandolo, quellodella tomba 35, caratterizzata da accesso più ampio e ar-chitrave piano. Qui la recenziorità dell’ipogeo, che se-gnala anche la ripresa di spazi precedenti con modalitàcostruttive mutate, facilmente identificabile dai segni la-sciati sulla calcarenite, è supportata dall’analisi dei fram-menti di anfore rinvenuti all’interno della tomba: lacronologia dei materiali risulta infatti genericamente col-locabile tra la metà e la fine del II secolo a.C., quindi po-steriore rispetto ai reperti raccolti nella tomba 35 che,parallelamente a quanto emerso per l’intero settore a suddi questa zona, riportano a una cronologia tra fine III emetà II a.C. 16.

Proprio l’analisi dei materiali ceramici raccolti in su-perficie segnala come, più o meno a partire da questifronti, il panorama verso nord sembri mutare con mor-fologie circoscrivibili tra metà e fine del II sec. a.C.; ildato dunque appare in linea con quanto già emerso dal-l’analisi delle strutture e permette di indiziare una pos-sibile ripresa, in un momento posteriore, dello sviluppodella necropoli che avrebbe così occupato, risalendo lependici del Poggio del Molino, verso nord, anche il set-tore immediatamente prossimo all’area residenziale el-lenistica identificata a monte dell’area di cava 17.

14 Uno studio più approfondita della necropoli di Buche delleFate è in preparazione da parte di chi scrive e sarà edita nella serieMateriali per Populonia.

15 Steingräber 2009, p. 25.16 Pagliantini, Salerno, in questo volume.17 Dallai 2002, 29-38; Bottarelli, Dallai 2003, 233-250, figg. 7-

8; Baratti 2007, p. 000.

Fig. 6 - Banchina all’interno della camera della tomba 1. Fig. 7 - Ingresso della tomba 57, ricavata in un piccolo fronte dicoltivazione (FR 207) nella zona settentrionale dell’affioramentodi Panchina.

Fig. 8 - I dromoi delle tombe 72 (di fronte) e 35 (sulla destra), ri-cavate nell’area di cava 203.

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