20 - Due nuovi frammenti di calendario romano

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Nella sua multiforme attività, la studiosa in onore della quale sono stati raccolti gli scritti di questo volume, non ha mancato di occuparsi, con generale profitto, anche del calendario romano. Al suo intuito ed alla sua dottrina si deve, ad esempio, la felice restituzione del nome di Hora Quirini nei frammentari calendari Anziate Maggiore e degli Arvali, precisamente al 23 di agosto 1 . Ho pensato dunque che non le sarebbe spiaciuto trovar pubblicati in questa sede due nuovi frammenti, sia pur assai modesti, di ca- lendario romano, i soli, per quanto io sappia, restituiti dal suolo di Roma dopo la monumentale edizione dei Fasti anni Numani et Iuliani curata dal Degrassi 2 se si eccettuano i frammenti del grande calendario dipinto trovato sotto S. Maria Maggiore recentemente pubblicati dal Magi 3 . Il frammento che presento per primo (fig. 1) è stato trovato sporadico nel 1971 durante lavori di ripulitura nell’ormai famosa area sacra di S. Omobono, alle pendici del Campidoglio tra il vicus Iugarius e la piazza del Foro Boario 4 . Ne devo la prima conoscenza alla cortesia del Prof. A.M. Colini, che me ne diede comunicazione per lettera e me ne inviò insieme una fotografia. Successivamente ebbi modo di vederlo e di farlo rifotografare nei depositi archeologici annessi all’area di scavo, dove il frammento si conserva tuttora. Si tratta di un piccolo frammento di lastra marmorea mancante da ogni lato, meno a sinistra, dove conserva il margine liscio originario. Le misure sono: cm 16 (alt. mass.), cm 9,2 (largh. mass.), cm 3 (spess.); le lettere maggiori oscillano attorno ai cm 2,2, le minori misurano circa 1 cm. Il testo preservato, di facile lettura tranne nella prima riga ove la superficie del marmo è, a tratti, molto consunta, è il seguente: ------ É //// N [---] E III N F PR N LV ´D [---] G EID [---] 5 H XIIX N Æ XVII Ëô[---] ------ Si tratta chiaramente di parte del mese di aprile secondo il calendario giuliano e precisamente dei giorni dal 10 al 15. Il fatto che le idi cadono il XIX giorno prima delle calende del mese successivo eli- * Arch. Class., 25-26, 1973-74, pp. 481-490. 1 M. GUARDUCCI, Hora Quirini, in Bull. Comm. Arch. Roma, 64, 1936, pp. 31-36. 2 Inscriptiones Italiae, vol. XIII, fasc. II: Fasti anni Numani et Iuliani. Accedunt ferialia, menologia rustica, parapegma- ta, curavit Atilius Degrassi, Roma 1963. 3 F. MAGI, Il calendario dipinto sotto S. Maria Maggiore (con appendice sui graffiti del vano XVI a cura di Paavo Castrén), in Mem. Pont. Ac. Arch., ser. 3, 11, 1972, in part. pp. 23-48. 4 Bibliografia e illustrazioni orientative in NASH, Dictio- nary 2 , I, pp. 411-417, figg. 507-510. II, 15 - DUE NUOVI FRAMMENTI DI CALENDARIO ROMANO* <481> <482>

Transcript of 20 - Due nuovi frammenti di calendario romano

Nella sua multiforme attività, la studiosa in onore della quale sono stati raccolti gli scritti di questo volume, non ha mancato di occuparsi, con generale profi tto, anche del calendario romano. Al suo intuito ed alla sua dottrina si deve, ad esempio, la felice restituzione del nome di Hora Quirini nei frammentari calendari Anziate Maggiore e degli Arvali, precisamente al 23 di agosto1. Ho pensato dunque che non le sarebbe spiaciuto trovar pubblicati in questa sede due nuovi frammenti, sia pur assai modesti, di ca-lendario romano, i soli, per quanto io sappia, restituiti dal suolo di Roma dopo la monumentale edizione dei Fasti anni Numani et Iuliani curata dal Degrassi2 se si eccettuano i frammenti del grande calendario dipinto trovato sotto S. Maria Maggiore recentemente pubblicati dal Magi3.

Il frammento che presento per primo (fi g. 1) è stato trovato sporadico nel 1971 durante lavori di ripulitura nell’ormai famosa area sacra di S. Omobono, alle pendici del Campidoglio tra il vicus Iugarius e la piazza del Foro Boario4. Ne devo la prima conoscenza alla cortesia del Prof. A.M. Colini, che me ne diede comunicazione per lettera e me ne inviò insieme una fotografi a. Successivamente ebbi modo di vederlo e di farlo rifotografare nei depositi archeologici annessi all’area di scavo, dove il frammento si conserva tuttora.

Si tratta di un piccolo frammento di lastra marmorea mancante da ogni lato, meno a sinistra, dove conserva il margine liscio originario. Le misure sono: cm 16 (alt. mass.), cm 9,2 (largh. mass.), cm 3 (spess.); le lettere maggiori oscillano attorno ai cm 2,2, le minori misurano circa 1 cm.

Il testo preservato, di facile lettura tranne nella prima riga ove la superfi cie del marmo è, a tratti, molto consunta, è il seguente:

------É //// N [---]E III NF PR N LV́D [---]G EID [---]

5 H XIIX NÆ XVII Ëô[---]------

Si tratta chiaramente di parte del mese di aprile secondo il calendario giuliano e precisamente dei giorni dal 10 al 15. Il fatto che le idi cadono il XIX giorno prima delle calende del mese successivo eli-

* Arch. Class., 25-26, 1973-74, pp. 481-490.1 M. GUARDUCCI, Hora Quirini, in Bull. Comm. Arch. Roma,64, 1936, pp. 31-36.2 Inscriptiones Italiae, vol. XIII, fasc. II: Fasti anni Numani et Iuliani. Accedunt ferialia, menologia rustica, parapegma-ta, curavit Atilius Degrassi, Roma 1963.

3 F. MAGI, Il calendario dipinto sotto S. Maria Maggiore (con appendice sui graffi ti del vano XVI a cura di Paavo Castrén), in Mem. Pont. Ac. Arch., ser. 3, 11, 1972, in part. pp. 23-48.4 Bibliografi a e illustrazioni orientative in NASH, Dictio-nary2, I, pp. 411-417, fi gg. 507-510.

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mina automaticamente, oltre a febbraio, i mesi di marzo, maggio, luglio e ottobre. La coincidenza della lettera nundinale G con le idi stesse consente d’altra parte di eliminare tutti gli altri mesi ad esclusione G con le idi stesse consente d’altra parte di eliminare tutti gli altri mesi ad esclusione Gappunto di aprile.

Il margine conservato a sinistra fa pensare che ogni lastra del calendario fosse destinata a contenere tre mesi (poco verosimile un mese per lastra) come, ad esempio, nei Fasti Verulani5.

I giorni dal 10 al 15 aprile sono conservati, più o meno estesamente, oltre che nel nuovo frammento, da altri sette esemplari dei Fasti6, come segue:

Caeretani Maffeiani Tusculani Ostienses10. – D N LVD · IN

CIR – D N IN CIR[-]

11. – E N – E N12. – F N LVDI

CERERI – F N LV́DI · C[-]

13. – GEID · NPLVDI

[· · ·] D LVD

[--]G EID [---]

X[--]

14. H N LOEDI C H N LVDI [ · ] N LVD H N LVDI

15. A FORDNP LOEDI C A FORD · NP LVDI [· · ·]R[--] A FOR[--]

Praenestini Vaticani Quirinales10. D[· · · ·]N [--]IVM· MAXIMV[·]

[--] FORTVNAE · PRIM[·]G · VTRO · EORVM · DIE

[--] ORACLVM · PATET · IIVIRI · VITVLVM · ILVDI · IN · CIRCO · M · D · M · I · IN · PAL[--] QVOD · EO · DIE · AEDIS · EI

DEDICATA · EST

D IIII N LVD[--] [--] [---------]DEV[---------]IN P[---------]

11. E[· · ·N] E III N E N12. F PR[---] E PR N LVDI CERIAL F N LVDI CE[--]

13. G EID [--] G EID · NP[--] G EID [----]14. H XIIX N[--] H XIIX N –15. H XVII FO[---]

[ - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - ][----]OSCVM ET · SA[---------][----]A·HIRTIVS · C · CAES[-------][-----]T NOSTROS D[-------]

A XVII FORÉ[--]–

Un confronto tra loro di questi altri calendari, tutti compresi, per quanto riguarda la datazione, tra la fi ne del I sec. a.C. e l’inizio del I sec. d.C., rivela | che (prescindendo dalle caratteristiche particolari del calendario prenestino7 essi sono, nelle parti conservate, sostanzialmente concordi per quanto riguarda le

5 Inscr. It., XIII, 2, p. 170, tav. LV.6 Inscr. It., XIII, 2, p. 64, tav. XI (Caeretani); p. 75, tav. XIX (Maffeiani); p. 102, tav. XXXI (Tusculani); p. 105, tav. XXXII (Ostienses); pp. 128 sg., tav. XLI (Praenestini); p.

171, tav. LVI (Vaticani); p. 228 (Quirinales). Si omette il confronto con 1’Anziate maggiore, precesariano, e con i tar-di calendari di Filocalo e di Polemio Silvio.7 Inscr. It., XIII, 2, pp. 141 sgg.

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annotazioni. Si distinguono soltanto i Fasti Tusculani, che omettono la nota diei al 13 e al 14, e i Fasti Vaticani, che tralasciano l’indicazione dei ludi Cereri al giorno 14 (e analogamente omettono questa indicazione il giorno 16 mentre gli altri la registrano)8.

Poiché quest’ultima omissione, quale ne sia la spiegazione9, si riscontra anche nel nuovo frammen-to il quale presenta con i Fasti Vaticani anche un punto di contatto formale che più avanti si vedrà, ne consegue che proprio questi ultimi costituiranno verosimilmente il miglior modello per l’integrazione del nuovo esemplare, che potrebbe essere:

Aprilis10. D [IIII]IIII]IIII n(efastus). [Ludi in Circo]11. E III n(efastus). 12. F pr(idie) n(efastus). Lúd[i Cerial(es)]13. G eid(us) [np. Ludi]14. H XIIX n(efastus)15 A XVII Fo[rd(icidia), np.]

Non è qui il caso di soffermarsi a parlare, né delle litterae nundinales, né delle notae dierum (tra cui l’enigmatica np.), né degli antichi ludi Megalenses o Ceriales, né, infi ne, dei Fordicidia poiché su nes-suno di questi argomenti il nuovo frammento dice alcunché di nuovo e sarà dunque suffi ciente rivolgersi all’ampio commentario del Degrassi10.

Se mai, potrebbe interessare, per un miglior inquadramento del nuovo pezzo, la particolarità for-male (che lo accomuna con un certo numero di altri esemplari di Fasti, tra cui, come si è detto, con i Vaticani), costituita dall’indicazione costante del rapporto del giorno con le none, le idi e le calende me-diante un numerale − o la sigla pr(idie) − frapposti tra le litterae nundinales e le notae dierum. Poiché questa particolarità si riscontra però anche nel secondo dei nuovi frammenti, si preferisce rinviarne di poco l’esame.

8 Questa omissione è sfuggita a H. LE BONNIEC, Le culte de Cérès a Rome, Paris 1958, p. 316 (la menzione dei ludi si avrebbe in questo caso soltanto al 12 perché questo sarebbe il solo giorno conservato integro) e pare anche a quanti altri si sono occupati di queste festività; non però al DEGRASSI, Inscr. It., XIII, 2, p. 184.9 Si potrebbe pensare che vi sia stato un periodo, anche dopo la riforma cesariana del calendario, in cui i ludi non si estendevano ininterrottamente dal 12 al 19 (il calendario anziate precesariano non menziona questi come altri), ma conoscevano due pause al 14 e al 16. Tale periodo dovrebbe però esser cessato già prima del 12 a.C. poiché anteriormente a questa data si collocano i Fasti Caeretani che menzionano al 14 e al 16 i loedi C(ereris). In tale ipotesi, i Fasti Vaticani,datati tra il 15 e il 37 d.C., si rifarebbero, per questa parte senza aggiornarlo, ad un modello almeno di qualche decen-nio anteriore. Ma, anche se non sappiamo in effetti quando i ludi abbiano assunto l’estensione che troviamo in età im-periale, si tratta di ipotesi assai fragile (non si comprende

perché vi sarebbero state queste pause del tutto anomale) onde sarà preferibile pensare anche in questo caso ad una delle tante omissioni senza motivo che si riscontrano qua e là nei vari esemplari dei Fasti; per quanto riguarda il com-portamento dei calendari verso i ludi principali si vedano le tavole comparative in Inscr. It., XIII, 2 p. 435 (Megalenses),p. 439 (Ceriales), p. 449 (Florales), p. 477 (Apollinares), p. 485 (Victoriae Caesaris), p. 506 (Romani o Magni), p. 525 (Victoriae Sullanae), p. 528 (Plebei), con vari casi di omis-sione. Sulla data dei Fasti Vaticani vd. sotto, alla nota 22.10 Inscr. It., XIII, 2, pp. 324 sg. (litterae nundinales), pp. 331-337 (notae dierum), pp. 435-438 (ludi Megalenses, 4-10 aprile), pp. 439-443 (ludi Ceriales, 12-19 aprile), pp. 440-442 (Fordicidia). Sulle litterae nundinales e, in particolare, sulle notae dierum, vd. ora anche A. KIRSOPP MICHELS, The Calendar of the Roman Republic, Princeton 1967, pp. 31-89, con la recensione di A. DEGRASSI in Latomus, 28, 1969, pp. 463-468 (Scritti Vari di Antichità, IV, Trieste 1971, pp. 357-362).

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Per la datazione si dispone in pratica della sola paleografi a, che tuttavia è noto essere nei calendari notevolmente conservativa11. Né tragga in inganno la forma eidus in luogo di idus poiché nei calendari lapidei noti il suo uso si estende anche ai più tardi, cioè a quelli di età tiberiana e fuori dei calendari è riscontrabile persino in un’iscrizione del 222 d.C.12. Tuttavia è chiaro che non si dovrà scendere tanto tardi (oltre tutto all’11 aprile sarebbe stato diversamente ricordato il natalis Severi o divi Severi come nei calendari di Filocalo e di Polemio Silvio)13. Considerato che le lettere, pur nella loro conservatività, sembrano aver già perso molto della rigidezza e della proporzione quadrata che presentano nei calendari più antichi, inserirei il frammento nel gruppo dei più tardi Fasti fi n qui conosciuti, cioè tra quelli di età tiberiana.

Devo il permesso di pubblicare il secondo frammento alla cortesia della Dott.ssa Giuseppina Pisani Sartorio che l’ha trovato nel 1965 durante scavi | da lei diretti nel complesso palaziale della villa di Mas-senzio sull’Appia14. Si conserva sul posto con numero d’inv. VM 13. È un frammento di lastra marmorea (fi g. 2) ancora più minuscolo del precedente e mancante da ogni lato15. Altezza mass. cm 5, largh. mass. cm 7, spess. cm 2,7; altezza delle lettere maggiori intorno ai cm 1,7; lettere minori cm 0,7. Sono evidenti tracce di linee guida verticali e orizzontali. Tutto quanto si legge è:

------[---] E VII C[---][---] F VI C[---]------

Ciò è suffi ciente nondimeno per identifi care a quale mese ed a quali giorni il frammento si riferisca poiché non è dato incontrare un’eguale associazione di litterae nundinales e notae dierum se non al 7 ed 8 di dicembre.

Questi giorni sono noti da altri quattro calendari lapidei16, come segue:

Maffeiani Praenestini Amiternini Antiates ministrorum7. E C – E VII C E VII C[---]8. F C F VI C[---] F VI C TIBERINO IN

INSULAF VI C[---]

Poiché tanto i fasti Praenestini quanto gli Antiates ministrorum sono frammentari subito dopo la nota del giorno 8, non è possibile ricavare se fosse uso più costante nei calendari ricordare in questo giorno le cerimonie religiose Tiberino in insula (come nei Fasti Amiternini) od ometterne la menzione | (come nel Maffeiani). Una minima traccia di lettera, che sembra esistere in margine di frattura e che potrebbe appartenere alla sbarra superiore di una T,T,T farebbe pensare che anche nel nuovo frammento le

11 Sul carattere conservatore della scrittura dei Fasti: GOR-DON − GORDON, Contributions, p. 92, cfr. p. 215; Inscr. It.,XIII, 2, p. 381.12 CIL, VI 1454 cfr. 31659 = ILS 6109.13 Inscr. It., XIII, 2, pp. 244 sg. (Filocalo), p. 267 (Polemio Silvio).14 I risultati dello scavo sono in corso di pubblicazione in un volume della collana Monumenti Romani dell’Istituto di

Studi Romani, curato dalla stessa Dott.ssa Pisani Sartorio.15 L’impressione che sia conservato a sinistra un tratto del margine è illusoria come si ricava da un esame diretto del pezzo.16 Inscr. It., XIII, 2, p. 38, tav. XX (Maffeiani), pp. 136 sg., tav. XLVI (Praenestini), pp. 198 sg., tavv. LXII-LXIII (Ami-ternini), p. 210, tavv. LXV-LXVI (Antiates ministrorum).17 Inscr. It., XIII, 2, pp. 534 sg.

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cerimonie fossero ricordate; ma l’esistenza della lettera non è del tutto sicura per cui sarà meglio trascri-vere il frammento cosi:

December7. E VII c(omitialis)8. F VI c(omitialis). [Tiberino in insula?]

Per il poco che si sa sul culto di Tiberinus nell’isola si rinvia anche in questo caso al commentario del Degrassi ed alla bibliografi a ivi citata17.

Un confronto paleografi co, più che il leggero divario delle misure18 e più che la distanza dei luoghi di ritrovamento, di per sé non decisiva (è noto quanto le lastre iscritte viaggino), è suffi ciente ad esclu-dere che questo frammento sia accostabile al precedente. Eseguito senz’altro con più cura, ma anche leggermente più legato, dal punto di vista paleografi co, alla conservazione di moduli repubblicani (si vedano le proporzioni della F e della E), esso mi appare più antico del precedente, sia pure di poco. Valutazione certamente soggettiva ed incerta, poiché si sa quanto peso abbia sull’aspetto di un’epigrafe, non soltanto la data in cui fu eseguita, ma anche, per piccole oscillazioni di datazione, l’età stessa del la-picida e le capacità di aggiornamento della bottega in cui lavorò; comunque è certo che i due frammenti non poterono appartenere ad un unico esemplare dei Fasti.

Come si è detto, essi hanno, ciò non di meno, una particolarità degna di considerazione in comune tra loro e con un gruppetto di calendari già noti: quella dei numerali interposti tra litterae nundinales e notae dierum. Su un totale di 45 esemplari di Fasti noti prima del ritrovamento dei due nuovi frammen-ti19, tale particolarità è riconoscibile soltanto in 12 e sono precisamente | i Fasti denominati: Venusini,Cuprenses, Praenestini, Vallenses, Verulani, Vaticani, Allifani, Amiternini, Antiates ministorum, viae dei Serpenti, insulae Tiberinae, Tauromenitani20. La loro datazione oscilla tra la fi ne del I sec. a.C. ed i primi decenni del I sec. d.C., è cioè la stessa della stragrande maggioranza degli altri calendari noti, cosicché non si può pensare che questo gruppo rifl etta l’uso di un particolare e distinto periodo. Se mai, si può pensare che del nuovo calendario, dopo la riforma cesariana, circolassero più modelli uno dei quali con questa particolarità che si riscontra anche nei Praenestini, dipendenti, come si sa, da un’opera sul calendario di Verrio Flacco21.

Come che sia, è questo un fatto che risulta di notevole aiuto quando ci si ponga la domanda se uno dei frammenti, o tutti e due, non appartengano per caso ad esemplari dei Fasti già parzialmente noti. Esso restringe infatti la ricerca agli altri frammenti provenienti da Roma che presentino la medesima caratteristica.

Il loro numero è d’altronde assai limitato e da questo vanno subito tolti i Fasti Vaticani (fi g. 4), da un lato in quanto conservano gli stessi giorni del frammento di S. Omobono, dall’altro perché, anche se il campione disponibile per il confronto è assai ridotto, risulta evidente una loro diversità paleografi ca

18 Spessore delle lastre e altezza delle lettere.19 Inscr. It., XIII, 2, pp. 1-276 nrr. 1-43; p. 547 nr. 60 (Taurome-ni tani; si veda per questi ultimi anche G. MANGANARO, in Cron.Arch., 3, 1964, pp. 238-252; A. DEGRASSI, Epigra phi ca III, in Epigra phi ca III, in Epigra phi ca IIIMem. Ac. Linc., ser. 8, 13, 1967, pp. 27-29 = Scritti Vari di Anti-chità, III, Trieste 1967, pp. 121-124); MAGI, locc. citt (nt. 3).20 Inscr. It., XIII, 2, pp. 55 sgg. (Venusini), 69 sgg. (Cupren-

ses), 107 sgg. (Praenestini), 146 sgg. (Vallenses), 157 sgg. (Ve rulani), 171 sgg. (Vaticani), 177 sgg. (Allifani), 185 sgg. (Ami ternini), 201 sgg. (Antiates ministrorum), 213 sgg. (viae dei Serpenti), 222 (Insulae Tiberinae), 547 (Tauromenitani);per questi ultimi vd. anche la bibliografi a posteriore alle In-scr. It., citata alla nota precedente.21 Inscr. It., XIII, 2, p. 141.

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rispetto al frammento della villa di Massenzio22. Restano i Fasti Vallenses, quelli di via dei Serpenti e quelli detti dell’isola Tiberina.

Quanto rimane dei primi, e si conserva nel Museo Nazionale di Napoli, è riprodotto fotografi ca-mente alla (fi g. 6), dal cui esame appare evidente | (non fosse altro per l’ampia spaziatura tra litterae nundinales e notae dierum) la differenza che li separa da entrambi i nuovi frammenti romani.

Anche i Fasti di via dei Serpenti, ora ai Musei Capitolini, vanno eliminati in quanto paleografi ca-mente assai diversi dai nostri (fi g. 5).

Resta il minuscolo frammentino visto nel magazzino del Museo Nazionale Romano delle Terme di Diocleziano dal Vaglieri e dall’Hülsen e pubblicato da quest’ultimo, senza facsimile né misure, in CIL, VI 32502, XXII, come proveniente dall’alveo del Tevere, presso l’isola Tiberina. Esso risulta di particolare interesse perché alla somiglianza tipologica aggiunge la vicinanza, rispetto al frammento di S. Omobono, del luogo di ritrovamento. L’occasione è anche opportuna per una riedizione del pezzo che il Degrassi, avendolo ricercato invano nel 1937 e nel 1957 nel Museo delle Terme, non poté riprodurre fotografi camente nella sua edizione dei Fasti. In realtà il frammentino si conserva tuttora nel Museo ed è stato da me rintracciato e fotografato curando, di recente, il riordinamento del magazzino epigrafi co23. Si tratta (fi g. 3) di un piccolo frammento di lastra marmorea mancante da ogni lato, meno a sinistra ove conserva integro un breve tratto del margine liscio. Le misure sono: alt. mass. cm 7,5; largh. mass., cm 8,7; spess. cm 2,2; l’altezza delle lettere maggiori doveva essere prossima ai 3 cm. Nello schedario della Soprintendenza il luogo di ritrovamento è così indicato: “Tevere. 10 ottobre 1829, tra ponte Sublicio e ponte Rotto”, ove non è ben chiaro che cosa s’intenda per ponte Sublicio24. La lettura deve essere leg-germente modifi cata come segue:

------E III[I ---]F [III ---]------

Dopo la prima littera nundinalis si scorgono tre linee del numerale e non due come imprecisamente indicato dallo Hülsen, la cui integrazione è peraltro esatta. Non può trattarsi infatti che di un quattro perché, in tutto il calendario, mai la lettera nundinale E si accoppia con il numerale due oE si accoppia con il numerale due oE tre e per solito nei calendari il sei viene indicato con cinque più uno.

Poiché il frammento conservava, a sinistra, parte del margine, l’Hülsen, seguito dal Degrassi, lo attribuì al 29/30 gennaio. Non si tratta peraltro di attribuzione del tutto sicura perché, se è vero che in luglio, mese con cui poteva cominciare una seconda lastra, non troviamo collocazioni possibili, una

22 Un’ottima edizione del maggior frammento dei Fasti Va-ticani dal punto di vista paleografi co in GORDON − GORDON, Album, I, pp. 73 sg. nr. 66 con foto del calco cartaceo a tav. 31 c. È evidente la forma affatto diversa della E; non vi sono tracce di linee guida. Sulla datazione dei Fasti Vaticani,proposta dal Gordon (15-31 d.C.), vd. le osservazioni del Degrassi a conferma della data tradizionale (15-37 d.C.) in Riv. Filol. Istr. Class., n.s., 37, 1959, p. 210 (Scritti Vari di Antichità, IV, cit. (nt. 10), p. 289) e in Inscr. It., XIII, 2, p. 176, cfr. GORDON − GORDON, Album, II, 1964, p. 5.23 Inv. 27519: mag. epigr. C, IV, 4.24 Ci si riferisce forse all’ubicazione dell’antico pons Su-

blicius poco più a valle dell’Isola Tiberina e quindi anche del Ponte Rotto od Aemilius, concordando così con l’indi-cazione di Hülsen. Il moderno ponte Sublicio, che scaval-ca il Tevere tra Piazza Emporio e Piazza di Porta Portese, costruito nel 1918, non esisteva al tempo del ritrovamento. Altra possibilità è che si faccia riferimento ai resti del pons Theodosii, visibili sino al 1877 all’altezza del porto di Ripa Grande; in essi infatti alcuni studiosi dell’800 riconosceva-no quelli del pons Sublicius, ad es. A. NIBBY, Roma nell’an-no 1838. Parte antica, I, Roma 1838, pp. 199 sg.; BECKER,De Romae veteris muris atque portis, Leipzig 1842, p. 78 nt. 56.

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nuova lastra poteva cominciare anche, per limitarci ai casi più probabili, con i mesi di aprile e di ottobre (nel caso di suddivisione in quattro) o con i mesi di maggio e settembre, se il calendario era distribuito su tre lastre. Altre collocazioni possibili risultano allora il 29/30 maggio, il 2/3 o 10/11 settembre, il 4/5 o 12/13 ottobre.

Dopo questa nuova edizione del frammento dal Tevere, possiamo affermare che neppure questo può essere accostato all’esemplare della villa di Massenzio o di S. Omobono: diverse risultano le misure, in particolare delle litterae nundinales, e consistenti anche le differenze paleografìche (si confrontino tra loro le lettere E).

In conclusione, i nuovi frammenti appartengono a due nuovi esemplari di calendario romano le cui attestazioni salgono pertanto da 45 a 4725.

25 Durante la stampa di questo articolo, un nuovo frammento dei Fasti Cuprenses (Inscr. It., XIII, 2, p. 69, tav. XII), relativo

ai giorni 18-23 aprile, è stato pubblicato da P. P. P BONVICINI, in Rend. Ac. Linc., ser. 8, 27, 1972 (pubbl. 1973), pp. 204-205.

NOTA COMPLEMENTARE - Solo il primo frammento è stato ripreso in AE 1975, 17. Per il secondo vd. ora anche G. PISANI SARTORIO – R. CALZA, La Villa di Massenzio sull’Appia, Roma 1976, p. 65 con fi g. 76b. Entrambi sono registrati da J. RÜPKE, Kalender und Öffentlichkeit, Berlin-New York 1995, pp. 82 e 70.

228 II – URBS ROMA

1 - Frammento di calendario inedito da S. Omobono.

2 - Frammento di calendario inedito dalla Villa di Massenzio. 3 - CIL, VI 32502, XXII.

15 - DUE NUOVI FRAMMENTI DI CALENDARIO ROMANO 229

4 - Fasti Vaticani.

5 - Fasti di via dei Serpenti.

230 II – URBS ROMA

6 - Fasti Vallenses.