Tra violenza e "buona creanza": trovatelli a Firenze e in Toscana (secc.XVI-XVIII) in Archivi...

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&-NUovArrALrA ARCHIVI D'INEANZIA Per una storiografia della prima età a cura di Egle Becchi e Angelo Semeraro

Transcript of Tra violenza e "buona creanza": trovatelli a Firenze e in Toscana (secc.XVI-XVIII) in Archivi...

&-NUovArrALrA

ARCHIVID'INEANZIAPer una storiografiadella prima età

a cura di Egle Becchi e Angelo Semeraro

INDICE

Prefazione di Egle Becchi e Angelo Semeraro

Parte ITe srI

,rlnfanzia>> nel <<Poema pedagogico>> di A.S. MakarenkoJi Nicola Siciliani de Cumìs

Tra Makarenko ed Ekk. I1 romanzo, il film, la prima etàdell'<.uomo nuovo>>di Dorruenico Scalzo

-\ei paradigma magico di de Martinodi Angelo Semeraro

1. Una premessa, p. 42. - 2. Il paradigma magistico, p. 45. - 1. iliema della nascita, p.47.- 4. Ii vincolo madre-figlio, p.49. - 5.Ditèsa magico-rituale dopo la nascita, p.54. 6. Rimedi contro ilmalocchio, p. 58. 7. Altre informazioni, p. 60. 8. I1 rituale delcanto funebre, p. 61. 9. Giochi e fiabe, p.$. - 10. Valutazioni:ritiche, p. 61, - 11. Postscriptum, p. 68.

Parte II-\PPRoccI

"La mia maestra era bella>>: L'tnfanzia nella memoria deglianzianidi Simonetta Uliuieri1. Storia orale e storia dell'infanzia, p. T. - 2. Fonti orali e soggettideboli e/o ai rnargini, p.7 6. - ). La relazione educativa attraverso la:estimonianza autobiografica, p. 7 9. - 4. La ricerca, p. $, - 4.1. Lai-amiglia, p.84. - 4.2. La scuola, p. 88. - 5. Dar voce alle voci, p. 90.

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1)

Le «istruzioni>, ai programmi per la scuola elementare dallalegge Casati al periodo giolittiano: un'analisi tipologica etestualedi Anna Bondioli. Marco Mazzoleni1. Precedenti e intenti della ricerca, p.92. - 2.I1 corpus, p.%. -

3 . Metodoiogia: le piste e 1e griglie di analisi, p. 93 . ) .1. La rico-struzione dell'universo mitico-ideologico, p. 94. - 1.2. I ruoli dimaestro ed ailievo, p.98. - )3.Lo studio de11e espressioni delladirettività, p. 102. -,1. Stato dei lavori e primi risultati, p. 105. -

Bibliografia, p. 106.

Bambini, consumo e <<gap» intergenerazionaledi Heinz Hengst

1. I1 problema, p. 109. - 1.I. Scripts o «copioni», p. 109. - 1.2.Breve sguardo al passato, p. 111. - 1.1. IVlutamenti del disliveliodi porere, p. 113. 1.,1. «Bl kids, for kids>r, p. 116. - l.j. Culturadel bambino e culrura de1l'adulto: ,nr ruora relazione, p. 117. -

1.6. Cultura de1 bambino come cukura informale dell'apprendi-mento, p. 119. - 2. Un breve bilancio prorvisorio: depedagogiz-zazione intenzionale e funzionale della cultura del bambino, p.120. - ).I1 progetto er.olutivo e pedagogico e il mercato, p. 122.

. l. Un9 sguardo a1 futuro, p. IT. - 5. Conclusioni, p. 12.1 - Bi-bliografia, p. 125.

Alle radici degli affetd e della socialitàdi Carlo Fratini1. La psicoanalisi e l'intànzia, l:. 127 . - 2. Alle radici della socia-lità infanrile, p. 131. - 3- La rappresentazione dell'esperienza sog-gettiva, p. 131. - 4. Alle radici dell'odio e della disruttivirà uma-na, p. 118. - 5. Verso un modello integrato dello sviluppo delbambino, p. 1,10. - (r. La storia di Donna, p. 141.

Parte IIISALI,aRE, PRoTEGGERE, PUNIRE

Una sinagoga per i <<gettatelii» nella Lecce di fine Quat-trocentodi Maria Rosaria Tarublé

Tra violenza e .<buona creanza>>i trovatelli a Firenze e inToscana (secc. XVI-XVIII)di Lucia Sandri

1. Intanzia abbandonata e sroria delf infanzia. p. 16). 2. \'ita datror.atelli nell'ospedale: l'educazione dei masc6i. p. 168. - i. Tro-vatelli fuori, in campagna, ai <<renutari>>, p. 115.

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127

DT

VT

*Falso anormale». Dalle classi differenziali al correzionale

:: Fernanda Rizzo

, Le ragioni del punire: una storia intinita, p. 18f:. 1.1. La puni-

-:.e coìrporal., p. laZ. - 1.2. Lallontanamento dalla cas? patema- :Ja scuola, p. iSA. - Z. Il contenuto dei documenti del Tribunale

:,e: i minorenni: primi parametri per definire il «bambino fascico-,:,.. p. 189. - 1. Lì punizione a scuola, p 191. - 4. Gli istituti della

==rrrriote, p. l9i. - 5. «Bambini fascicolor: tra Istituto e classe

:-:-,erenziale, p. 194. - 6. Verso nuove direzioni, p. 197.

-enere autobiografiche di bambini abbandonati in URSS

':)21-1936\.:: Dorena Caroli' Lc autobiografie dei besprizornye. p 202. - 2. Come vivevano

. .:sprì:ornyei, p.209. - 2.i. Bespiizo-in1e negli orfanotrofi e sulle

....i.. p. 212. --2.2. Besprizornye affamati neile famiglie, p. 220.

3:-mbini poveri e istituzioni assistenziali neila Toscana del-

-'Ottocento:: Giulia Di Bello

- I bambini e i censimenti, p. D2. - 2. Educare, tutelale e istrui-

-: f infanzia, p. B). - l. Òrfani, .gettarelli,, ,,quasi orfani>> e

.,o.almente'atbandonati, p. D5. ' 4-. Monelli, discoli e derelitti,: T9. - 5. I-lassistenza, i bambini e 1e famiglie, p. 242, - 6. Premi

: punizioni: le sanzioni nonnalizzatrici, p. 2$.

Parte IVFlrttcLlr

Il piccolo principe e il suo dover essere

àt llonica Ferrari

I Istruzioni e ordini circa la famiglia del principe in formazione,

:.2fi. -2. Lettere e testamenti, i.Z>S - l. Profili di un'educa-)ione al femminile, p.263. - 4. La «famiglia» del principe per im-

:lagini, p. 26).

Bambine e cure paternedi Cannela Couato

1. \lemorie paterne, p.275. - 2. Nuove cure fra p-ossesso e biso-

eno di pateÀità. Il càso di Mie Mie, p. 278. - 3. Lesperienza diPietro Verri, p. 284.

Diari d'infanzia: proposta perl'organizzazione di un archivio

di Egle Becchi

t. Soseetti e scritture, p. 290. - 2. Diari di fantasia, p. 295. - ). Teo-

.ie. sii"opie, profili, esempi, casi clinici, p. 297. 4. Quaderni, album,

taccolte fotografiche, testi guida, p.102 - Appendice, p. 307.

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VII

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Parte VIsrnurnp E DILETTARE

Movimenti e istituzioni pro-infanzia ne1la Pugiia degli anni

Ventidi Cosima.Nasszsi

1. Associazioni private e bonifica culturale, p')17. 2. Libertà e

responsabilità, p.ne . l. Scuola del popolo e regione, p 329'

Fanciulli <.virrLrosil> nel1a tradizione musicale di terra d'Otrantodi Luisa Cosi

1. Educazione musicale di signorini e signorine, p. )36. - 2.11 pro-

gresso clell'inciuilimento: bande di artigiani e scuole di eccellenza,

p. )46.

Parte VIRrrl E nrrualt

11 lavoro <<sacro» de1 <<puer» romanodi Rosella Frasca

1. Premessa, p. )57 . - 2.Yinfans e il numinoso, p. 158. 2.1' Nei-1a notte, a1la luce delie fiaccole, p.)58. -2.2.17puer sacer/sanctus,

p. 160. - ). La voce profetica- dell'infans' p. )62.' - 1.1. Lelo-qu"na religiosa de1l'afasia infantile, p. )65. - 3.2 II ptre' e r sacrd,

p. 368.

Seppellire g1i infanti: un caso nel Salentodi Anna Merendino

Gli autori

11)

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385

L . Infanzia abb andonata e storia dell' infanzia

Se la storia dell'infanzia in generale deve molto del suo -pro-gr.rro agli studi sulla famiglia àiéatatte.re storico ma anche, e forse

iil, urrràpoiogico e sociol-ogico, la storia dell'infanzia abbandonata

à"r" -"1,à, ioi..", al fiorirJe al prosperare degli studi suila povertà

e. soecialmente, all'interesre cres.et te per la demografia storica'-' -' -Cii studi sulla povertà1, infatti, hanno messo in evidenza_il pro-

bl.-, d.i Àrrginali, una vera e propria folla, venuta alla ribalta nel-

l,ambito della storia sociale, svilùppatasi particolarmente in Francia,

,[u,l"oh di Marc Bloch e Lucien Febvre2, più o meno negli anni in

.l.ri l'Errropu fu sconvolta dalla seconda guerra mondiale'

Le isiituzioni assistenziali, sorte a partire dal XI11 secolo-per il,ort"gno à.ile masse degli indigenti, cònseguen"a del.generale au-

;;;;il;;;àii.o " dil'urbaiesimo, sonò il fulcro di molti studi

;;ifi;;rrà ii centro d'osservazione prediletto delle società delle

1 Mi limito a rimandare, per il Medioevo, ai tanti scritti di M. Moilat, spe-

.irl-.ri.l.'i'p;r;,; ;rii;;;;"ii.rria. it.. Roma-Bari' Laterza'.le9l e ai lavori di

B. Geremek, ira cui I bassilondi di Parigi nel M^edioeuo' trad' tt Koma-riarl',La-

ierza, 1990; per l'epoca moderna a: B. Pullan, Po.ueri. mendicanl.t e udS,bond^I tn

.i,.r*)ltl,riiI.-'Ar;iiil Diilrrdolrti*o alcapitalismo, Torino, Einaudi,L978r S.

§i."1f:P;:;;; *irrrto. Poriii| aìssistenza nell'Età moderna, trad' it Roma-Bari' La-

terza,1988.'"'"-' , ù;;. Bloch, in particolare, sosreneva.la necessità di fare una storia nuova

che..interoreta, e.spiega, e nolì una semplice tregisqazione di dati'' come era

stata sino àd ,llor, la'cosiddetta stotia éuéryemcntielle. Enuambl glt stoflcl,f urono

i"iàiti i fondatori delle *Annales», rivista dedicata appu.to ?tgh* studr dr storra

,*i;i;. cii- p.. questo, iii. Éi..ir, jrrr- e storia (a cura di E. Bloch), lntrodu-

zione di F. Piiocco, Torino, Einaudi, 1997.

TRA VIOLE,NZA E «BUONA CREANZA»;TROVATELLI A FIRENZE E IN TOSCANA

(secc. XW-XVI[)di

Lucia Sandri

l6)

varieeDoche'Luogodiraccoltadeipoveriedegliinfermi.leistitu-,i""i

""tlti""ziali,"pur nella varietà cronologica e,regionale' sono

;;h" il luogo dell'àccoglienza dell'infanzia abbandonata' t)a parte

ffi ; l.";;;iÀ;;i d;;s'afia.stori.ca-non potevano non approda-

re, sia pure perui" "'.oi-ii"ulita

diff"t"ntì' ail'esplolYlft^*1"*"a"rà" fonti assistenziali,vivaio di dati anche per epoche cne ne

sono generalmente sPror'viste'"'"'fl-;;ti;J. à'inlrio i"Uo studio delle tematicl" ::o:ltlllt11e

u

r-,il o m'"nn il medesimo per tutte: la seconda metà del XX secolo e'

:;ffiffi;i", il ,"rr', pu'ii'" dal 1e60 in poi' Ma è solo dagli

ànni Settanta che l'infanzia abbandonata' sia come branca deile lnoa-

"i"i-".ti.fr" ,rlt, por.rt,-tht to*" applicazione pt:.t1.tl:tt? dai de-

ffi#ii"if^."i* pr"i"-ai ri..r.É suila mortalità intantrle' la

i;5;;i,;ì; ;,;;ù;;;;'À'u t' famiglia in genere' ha iniziato ad atti-

;;;; ;;ot" piu I'attenzione degli stldiosi di varie dis,ciplin"'. ,,,.

Un'panorama oltremodo prospero di studi' rtvoltt ormal au In-

,"ro ,J.ri'*ìo à"11u p."i.olrl, i''ol" ào-p"'"' risp.etto al quale la pur

;;;;.i" 'intesi

di i;i;; il;*;il' de[à fine degli anni ottanta' de-

dicata all'infanzia abbandonata nel panorama europeo' rlsulta ormal

t"&;;;t-iul" itud"gua.tezza nasce.in parte dal progresso com-

;i;;;ì;ì;.,,ì,t,in.,i ai?ì;;;;'iàugli'tudi in materia' in parte dal

";;;tdJ", ;;i 'oo"rr; g.r",àU, a.flu storia dell' inf anzia abb ando -

;;;;;;;iripà ii i"i^")iu ullontunata, cresciuta fuori dalla fami

;lt;. ò;t pft_-àlir.hirui ubbu,do.,ati nell'antichità ai paggi,. ai picco-

ii"Ufrri i"iu"Jio"uo, questi ultimi inviati fuori di casa piu per te-

ner fede ad un sisteml àr=_-.utiuo che non per un vero e proprio ab-

bandono."*"Ilu-rroria dell'infanzia abbandonata, almeno-qy.9iq cui ci riÌe

riamo in quesro .ori"tio, cojncide con la storia dell'infanzia istitu-

zionalizzata," .ia ,*1""" *lo u pu'ti'e dal basso Medioevo' 4 XII

XIII secolo, it .on.o*ion,u ton lu notevole ripresa demografica ed

economica dell'Occidente, sino a tempi a noi molto vtclnl' cloe Ln

' Per Firenze e la Toscana' cui mi limiro' s.i-v.eda: C'A' Corsini' M ate'i'tli : ''tc, stud.iiritii),,tsliii""r^,iìii"i '''i'ti ivl'xrx' gti 1t3!ti":9^:.19^"ll

.'''riri,i7i,-ii;it i{.C Tr"*1"'. Fatniglia e potet-e a^Firenzc 4et Ktndsctntento' 'N\.\r

J

i,ìi,,,"'i.ri|i.ì.Ènàal^'iirri;;.ì-ò'pÉ. r-;z,pt ca,it.Cha,itt anl ct't;j'-

in re,1aiss,tn,'e Florcnce.ii,'r'ot'pìi't'/1ii.t"i'i"." t1t0;t,i *0. f i,ì,ti."l I1

:iligr;"P;;;;. isso, l-. Sandri. L'ospeJ'rle di Saqta.Y:t'i' J't.!:,.):.:l:1,1i ''f'^ '

i'ìiìio,,"t QttLtttro(?ilto. C.ntributo allo storia dcll.'inlanzia abbandontt,t. rirn ..

ia <lella.Misceltrn.n ,,oi., 'i;il V^1;;1;;;'' * +' r'i'*"' Pacini' 1932r G Di E''

lo. Sentd nonte né fatnig'ù"i;;;'b;;;,i-ùinioo'oti ttell'Òtfticettto' Fire.rze l'1-ztroli. l'189. , .t .t n-,..-".""'I i'An.we]:, Labbandono tlei bambini in Etropa ttc,tlcntalt..D:l-':-:1.'' 'ciri,,, "''rriiiiii)itTriiJi'a"''t"R-u'ut'/'i'nt''''

tracl' it'Milano' Rizzoli' 1qq1

1&

pratica sino ai grandi cambiamenri riguardanti la normativa della fa-

miglia, dell'affidamento, dell'adozione." Oggi l'rnfanziaabbandonata ha un nuovo volto, non è più is.ti-

t rioniirzata, non si identifica più necessariamente con la storia dei

ooveri e desli emarginati. Ciò non vuol dire che non si possa trova-

re un nesso"tra i vari fenomeni nelle diverse epoche. La costante esi-

ste ed è l'lnfanziastessa; sta allo storico dire come essa viene recepi-

ta ogni volta, nei diversi contesti socio-economici, con le differenti

.à.ià1"*" jemografico-ambientali, nell'ambito dell'evoluzione di

normative sociali,'istitu zionali, familiari, nelle varie realtà religiose-

Parallelamente alla storia delf infanzia delle classi elitarie, ha

p."ro.orpo , graziealle fonti istituzionali dunque, anche I'infanzia dei

porreri, ,ià pi.. non immediatamente e non ancora totalmente re-

i.pitu .o*É trl", essendo a lungo tali istituzioni indicate come il luo-

go'J"il u*ittenz',a det soli illegiltimr, !om9 dire, nella percezione di

irolti, una <<sottospecie>> del genere infanzia. Eppure, è parere comu-

ne <legli storici dei settore, i quali-lo hanno ampiamente dimostrato,

.É" lu'*rggior parte degli abÈandonati provenisse da famiglie pove-

re, non necessaflamente in estrema miseria, e che raramente fossero

fieli illeeimimi.' È iorr" questo il motivo, di una connotazione cioè, peral*o tar-

diva, àeil'abbàndonato con l'illegittimo, il figlio della,colpa, P.rofon-ar-L"i.*aicara nella mentalitàiociale, ad aver ritardato e a ritarda-

."'tu ,i.o-posizione delle due infanzies, Eppure nel tardo Medioevo,

"oo.u .h" ia vide prender forma come una delle sue più alte specia-

lirurion assistenziali, 1' assistenza a1l' tnfanzia abbandonata fu il segno

diiirri"rlo"e delle società urbane di allora,le più colte, ie più ricche

e meslio ofsanizzàte.La desttnazione, specie tra x[V e XV secolo, di

,prrf ,"ri"r'i di ospedali. talvolta (vedi il caso fiorentino) di intere isti-

il;;i, "11;r..ogli"t,

degli abbandglati, segnò infatti il punto di

;;;;;r;.; lo i,iluppodàllu .,rt, dell'infanzià, doLla conoscenza del

turnbi"o, ch" ptog.èàì di pari passo con quella del suo corpo'-- tt f."o*èrro?.['infinzii abbandonàta, come fenomeno di ul-

teriore comprensione dell'infanzia e della famiglia,_ necessita dun-

àu. ,n.oru ài studi e di riflessioni. Fenomeno principalmente <<me-

iir"rrrr.o, (ltalia, Spagna. ma anche Portogallo). divenuto di por-

iuì, "rrop",

solo con i XV1n secolo, aspetta ancora di essere to-

t Si der,e ad un'opera recente, Sto-rid dell'infdnzid, a cura di.F, Becchi e D'

lulia. 2 voll., Roma-Bari. Laterza. lgqrr. la giusta integrazione deu rntànzìa abban-

donata nella storia dell infanzia in genere. sia pure.con magP,lore amplezza e plu

art.icolato ventaglio di conoscenze per l epoca moderna rispetto alle cpoche pre-

cedenti, medievàle e rinascintentale in particolare'

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talmente compreso e finanche accettato6' Le due cronologie - I'o-

risine peninsulare ttii*' iàrl';ilF-'? dei bambini nel tardo

irf"di"§;;"f rii"..f-,,-enro successivo ne-l resto del continente -sono ruttavia anche #:"#tu*;;;.;"1" di una evoluzione' di

""r1", iff"rente percezione' . r r^ r\,(^r:^-,,^ oÀ F.tà mr

E specialme"" "i pasJ'uggio f'^tardo Medioevo ed Età mo-

derna. trà )ry " xu-frdr;;il;Sh9 i''.Itali-a e in Europa t:::t''

ffiiliffi d, p;";iìivasabondi' fra i qualila presenza srovanile'

dei fanciulli in pu*'toi#"' è";;l';^JI;' iarestie'e crisi epidemiche

:#;iil;;r; Htd ;i;."È J"li" f r- igìie. le pi ìr Dovere. own que p tc -

coli vagabona, pittoìi"itlf,iJu"ti;ili*"t"t'' ,oot'tlli' discoli' pic-

coli ribelii. Una parte ài"r#n;;J.p-a;1[ istituzioni assistenziali, do-

ve sono accolti p"t b;T"à";ilt;tì;d"*'i-ullu t'uttitu' alla strada'

dalla strada di nuovo'ril"à"*ri ai c.onservatori, arle carceri, in un

flusso continuo, di risalc;:Ai;bu"donati della strada sono in gran

;il"";:;ij, i; f;'i'x;' prostitute o serve' sono comunque <<orsa-

rizzate>>.oppresse ma in qualch" Tolo-i:1t1iat""' dai padroni' dalle

;;*;il1'd"nquemaeeiormentetstttrszionahzzate'È i, qrr".t'"nJ:'ii;v'ìixvf il xvII secolo' che awengo-

no. documèr,rur" duùl'ti""'àr* ji *à t;; Bologna e Firenze' le

esolosioni di violenzà"d"e ii^eù Àiàl:h' delle donnen' dei pove-

ri, degli "murginati'

"Àìi iii""À.Ài^ divienà I'espressione''il solo

linsuassio .ono,t'u'l?;;;;'d;;: ai rasazzidi strada'tra i quali'

il:f ifl iff iil'],::,"'1:f li;i.:;#iffi::ft :f:t:,*H"'ffi :iì::n"|f :1?,:'##:'il;;J;;;;, oi,,.,,*"i'"'*o i trovatelli>>1o'

,,.,".J;i,',:',l,li:,:":ii:;P;;W;i,:;;.i*..§+ilWif1fl #J,H"f,'iii",r{:*;":i!r:r,:":ff :iz#!ff1;Éiei'iìÉ's'pìi;x"7»lpvzt

72: del medesimo ,i u.oui'Juà.tLì" l*.ia"*ri";l11piàit. i L;inuenzione'dell'as-

sistenza apli esposri -net'i''ài'iit O"tnoge(2 * aiiili'ii"-ini il Pqrta' maledetto

chi ri manda'. L'inJonz'o')i'iùoii'ìoto nel *T'iueneio""ii'iiA xv'xi{)' a cura di C'

Grandi,Treviso.saai.^i"{""i^,ion?'e-;n'uonttf:*if f i:,'K;iÀl1r1ff;"i,ii';:inii;'mzt;r,#:o:f ,';::,";')'f ihiY-\'ziii2ài'ìùoìzio'uo'tt

o'i'f iiiità àt s,:t:::{:;:)';"', ,n^:.r*,r.o.^Niccoli' It seme delta uiotenza ,Putti'8.cfr.. per tu,.u'oiil:-1,::1)Fiii,';.Y'i))))i,.'n .,-e,ti,Larcrza,1ee,: 4.

fanciulli e ma'mmoli nell'ltalia tra C.inque,e Setcen'

' iii,?."' n' i ù ; l ; a i, i " i ) i"' ii' i fu i t i [ / l i f ? i :: ! i

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;f ;o ;,Y;X' :." :?,ITiiiir;r.'iurri.ni di un sruppo liminale dat mona

dio. Niccoli' pi"n""P"#i5 ^ii',c,;1';7,-17']:,Eo;)ll.'ll'occidente,dir. da G'

,,u,,i!ti.).fTJi"r:ffi 'ffi '?'iilili;#i,"-.*;:l;o',,ii3l)"*"'Davii, A. Farge' trad,it' Koma-barr' \-o"t11;,",'^i\..i.i"''iìi:r,unoa medieuale e

Io S, Bertelli, ti'iià""a-'T p'i t:- 'o

deL t"'ttere nell'Europa medt'

moderna,Firenze, ponr."riÉ ò;r;i;, 1995' specialmetrte alle pp 229-D1' 5u que-

166

E noto come nei primi decenni del Quattrocento, a Firenze,città più r.olte chiamata in causa in questo contesto, la popolazioneai di sotto dei quindici anni rappresentasse almeno un terzo del-l'intero novero di abitanti. Quella al di sotto dei venti eru 1143"hdel medesimo totaie11. Da questo ammontare erano esclusi i piccoiiabbandonati. Non solo, la loro presenza non è rintracciabile neppureattraverso i libri dei battesimi di cui Firenze, quasi unica trà le cittàdeila penisola, conserva la memoria dal XV secolo. La gran parte diloro, infatti, giungeva gtàbattezzata dal contado. Uammontare demi-co cittadino dunque risente della mancanza d'integrazione di talidati, scaturiti da una popolazione di assistiti provenienti dall'ester-no12. Nel caso dei piccoli assistiti, l'approdo in città diviene difaniin gran parte permanente. I ragazzi crescono in città e la maggiorparte vi resta: future servette, apprendisti e garzoni.

Una realtà sociaie, quella dei piccoli abbandonati, ancora oggiattuale: basti pensare ai bambini dell'America latina, la quale neces-

sita per la sua comprensione di studi che tengano conto delle con-giunture economiche, demografiche, culturali, sociali, nelle diverseepoche storiche. Una realtà che attende una ricomposizione delie ri-cerche già fatte a dar corpo, pur nella loro specificità ad una storiadell'infanzia, ma anche della famiglia nella sua totalità.

I1 movente della ricerca che segue, in parte è già dunque statoanticipato e trova risposta via via nei paragra{r dei capitoli che locompongono, dedicati all'analisi di alcuni aspetti relativi alla storiadell'infanzia abbandonata in epoca moderna, tra XVI e XVIII seco-

1o. E in quest'epoca che ha termine l'identificazione dell'infanzia de-gli abbandonati con quella dei poveri e si concretizza invece la sua

connotazione con l'illegittimità, in una società che considera gii ille-gittimi, ma anche i poveri, come i suoi reietti, caratterizz'àti cioè daogni sorta di male e espressione di ogni tipo di violenza.

Gli abbandonad dei parugrafi che seguono sono stati colti inambiti significativi per la loro esistenza: all'interno deli'ospedale du-

sto purlto, di una maggioranza di trovatelll tra i ragazzi di strada-, dissente A. Zorzr,Rituali di uiolenza, cit., p. 187, che sostiene essere presenti anche rnolti..scolari>r.

1r Rimando per questi dati ai lavoro basilare di Ch. Klapisch-Zuber, D.Herlihl', I tr,st'ttrtit'le loròfaruiglie.LJno studio sulcatastofiorentlno del 1127,trad.ir. Bologna. ll i\lulino. Iq88.

ti Str questo punto, de1l'asser-rza cioè nell'ammontare demico cittadir-ro deiricoverati, nelio sp.éifico dei forestieri e clegli strarleri, negli ospedali in genere, si

veda oltre al mio Ospedali e utenti dell'assistenzd nella Firenxe del Quattrocetttc.t in Lasocietà del bisogno.Pouertà e assistenza nella Toscana rnedieuale, a cura di G. Pinto.Firenze, Salim6eni, 1989, pp. 61 100, anche C.A. Corsinl, I-a dernc,grafia fiorentinanell'età di Lorenzo il Magilfico, in La Toscana al tetnpo di Lorenzo il MagntficoPohtica, Economia, Cultuia, Arte,vol. III, Pisa, Pacini Editore, 1996, pp.769'798'che concorda su tale punto.

t67

rante gli anni severi dell'educazi*"." d:ll,1,f io al lavoro' in vista del

loro reinserim"nto n"[iu'*cietà e fuori '1"1]iospedale' negli anni ri-

,.h ;,ì ;; È uri * i'o' " poiààn"

-'qrt a11"i:i:l:1il:,ffiT'f [' ;:;

i";i; ;il;;mbrano ispi rarsi' p'ql.ugn"1t-::

sicità, aila no,' nou"'lT"it' 'lU'i"fanzia con protagonisti rigorosa-

";";;g orfani e trovatelli' , rue, in sintesi. i due esrre-

Violenza e <'buona creanza>> sono dunq

mi entro i quali 'i '";;;;;"L too'd'ute di qtresto lavoro' lvrer-

canteggiati du un .ttniì"io"uii'^ftt" i pn5chi oreferiscono andare

ad ingrossare te torre ieip*"ti tf.r" jnvadono all'epoca (il XVII ma

Hi, 3' J ; ùr t t,.'ot J' ì 5li*a" a aL^::;;' l-tiffii::"':iiii:Jbac]a come possono' con la-sottomlsslone-

z,a m^anche. tuluottuìioà ia,Provocazione' I'ignoranza e-glt abust

dei padroni, dundo rondo ad'ogni.loro scaltrezza' che valga alme-

no la sah'ezza della l:;: dt;i';?iiuntiull"' libere almeno dt segut

re i sacramenti e di ;;;;"";; '''l apprendere la dottrina c.strana'

ln ognuno a"i p"igtifi cheseguono ho cercato' inf rne' dt con-

vogliare riflessioni ";ff;;;;i di lavoro' tese a dimostrare o no' se-

..,ndo i casi, come ':i;;#l;i'ùit a"i t^gà"i "

a"u" fanciulle deri-

vasse anzituto dal lo'i-e55s19 'ingann'ti'?u un'a realtà isritu'zionale

che ri cresceru.a "à].'r* ..,,"i.rigri". t;;;; i parametri lleali

stico-rinascrm"nt"[i'o]itine' immettendoli poi in una realta so-

ciale mutata 'o '

ttiilu""if 'àtiuli "" "u'l'"Àpre così? o leslio

alla redenzio"' ' ^iì[J:iii'i'ìlì"[ 'pi;;i";;';o Jestinati gli ab

bandonati d"l Ot]*;;tti'ài'' '"!ativa'nei conFronti degli emargt-

nati, specie '" *t""?rìi:i;; il;'t-t"d"tla norma: <<iilegittim}>'

2.Yttada trovatelli nell'ospedale: l'educ aziooe dei maschi

<<Et tl maestrc't ui sia-presso a uedere et correggere chi non sta et pro-

cede ,la bene ntto»"

Alla m et à d el cin que c ent o' don It:::#." J"fi

l&llà f"'i llitb.n"d"iii"o' vaiente tilologo e umanlsta' li';;i;;r;" piu uolr" 'il;;;;;;i di Firenze' che avremo modo or

cuesro conresto p", ,""ir,ìà"azioni apportare all'educazione dt tan-

ciulli e fanciulle '"r tà"o Jti'uo p'iliu'o' rammentava' riguardo at

'' Archivio dell'uspedale degli Inrrocentl'li Firenze' d'ora in'lanri' \otr'

or,':lìtti ocr li lonciulli Ji ttliiiiì "iii''"'" dal priore Settit'tnttt q)i il ù princt di otto'-

hr. tt,ix,Affari. fi]za »l '.:i'iii '.ig Si

''u'iu del ieeoìamento ctti trremo rtterr-

rlcnto in quest'o Paragralo

168

ffovatelli affidati alle sue cure, che sempre era stato <<compito della

casa insegnare loro ""rir"fri.ì"ù"rrà

trito t;o che può et particolar-

menre ha renuto ,"*p*:;;T; "iir"tlti di leggère, scrivere et di

gramatico> tunto tht.- "-tl"ti"dtuu con a.ccenti"d"i Daterna soddisfa-

zione - <<ne sono *.-i;i;;;;;iìiii"' ài '"tcovi

et altri uomini di

ffii:,, ;;i;ip'"r ài a*,,' h;;'; fatto de,l bene agli.altri"'1''

A distanza di J;;;;;;'""i a'u' -o'tà di Borghini' nel

1618, il priore Sotitii"ì t"aigtva in forma ufficiale' sulla scorta

delle indicario* aur""i, prol-;rito dal suo illustre predecessore,

una sorta di regolamà"' i"ti'"aucazione dei fanciulli di casa' sia

;iìiJ::i1:h{:l1is"{f *::*r':*"h[:rm:*'::;piamo awlate precocerlìcrrr'."'"];,':^:^":i:;: o l.oo"r" e a scri-della seta, i-puruu^"oì"itu"iu anch'esse almeno a leggere e a sc

vere, senza godere À;,'tl'riit-b'u' dei priviiegi dei coetanei'

maestri compresi. L'ì;;;;;;iu'\on"era rimissa infatti alle donne

più anziane, alla ttprior»', alle maestre tessitrici' tufte dimoranti nel

<<convento>>,,rtu ."""ofJ'^? ;;i;;;J'l"' d""it' uta sino dall' ori -

nit" ,a uso esclusivo delle donne'

Per au." u.t'ia"'ìài-',-,Ààto de.i maschi' cui era' diretto ii re-

solamento del lt: rs' ti pìi'p";t"ttht su un totale di circa un mi-

ilirio di trovatelli d"nuntiuii in casa (altri mille' e forse piu' tra "di-iezzi,,e <<a latte>>. "'utìoi'"ti

)' la presenza maschile oscillasse tra i

200 e i 250, di.,i ti;;; ri-o '*11"^"ti>>

e il rimanente più o meno

eouamente dluiro t" ilotu'i' ltti"tici (non più di una àozzina) e

putti .ritornati dal baliatico"'Da una pt'*u'i"ii'* J"l

"golu-"nto'.appare innanzitutto

.h" ill;"ÉaJl *ut'*o era non soÉ quello deli'insegnante dl scuo-

la ma, più propriaJ;;;;';;dt" d"ll'ittlt"tote' ii precettore incari-

cato di seguire i'ug;'i pi' f intero arco- della giotli:1:99,Tiu""

del siorno appare ';fft'i;;#i* à''* "'enta

organizzazjone del

t.,,po, tale da ""' i;':ì;;;"ui 'ugu"i in n"ssun -6do l' facoltà di

iniziat'e rr,ono-e,*f t'*'t"lli"tano distinti in tre categorie: i

<<bottesai,', i,ngu'À' p;u-grandi' già in qualche modo 'scolarizzati'

"".H;:ffi;,iiilrr5.",'i trmbi"ni e i tànciulli .che sranno a scuo-

1a>> e i <<chiericil>; q;;;i t'[i*i un gruppo a parte di ragazzi pat-it''

colarmente dotati, scelti per essefe al'viati a carriere importantl'

non solo ecclesiastiche'

laAolF.Considerazionìsopral,allogareLedonnetJellilnnocentifuoradelrua-

,itorc o io'i.''olc' Aifari' iilza 17' c lq' rri dei'Cia ai tttpi dti Éotgl-.rini' inf"ti' nel l5(rl comDarivano nel conLrà

,r"r,,i gì':J,i;i:'';È'll ililil;;;"i' 'utro simrli a queui esaminati in qu(sto

conresro, to1. Grctrnaie t is's,t-tsbll.s. I l. n. 18, c' 90'

l

15C

I <<bottegai>>, sono pet forza di cose i meno tstituzionalizzatq

il loro tempo trascorre àfatti in gran parte al lavoro nelle diverse

il"%h;""ùr^.i,iat. i"ttavia aiche l'educazione dei bottegai è

iifiiitual maestfo, incaricato di guardare e correggere seve.ramen-

t.^.fri"r".fr" t.u loro nà, ,i fossà comportato' come si insiste più

volte, <.da bene nato>r.---'Lagiornatatipodeibottegai.iniziat'.aalsuonodell'AveMaria'

ner dare loro il tempo Jirttitt"é aile «prime messe>>' ricer''ere il t?'-I"';ll;;;;;h;;;;;6È";.on"-"o fuori durante la giornata.' e diri-

;;;"i ..in coppia, aila ttsatttitsima Nunziata>>' la vicina chiesa cu-

iàa"'* un'imÀagine miracolosa della Vergine' dove' presente anco-

ra il maestro, inuo.auano da Dio ttbt'ona fortuna» per.se stessi e i

,."r.i benefattori, p.i-o fra tutti il ttserenissimo Granduca>'' Rien-

i;;i;;";;l;;i,*;' quando gli altri compagni' gli scolari' erano

sià a letto, iragazzi s'immergevano nuovamente nella vlta lstltuzlo-

ffi ;;ài;;?;;;shi;,. E.rn,i' quali le litanie, it qui habita.t;il

TcDeunt,recitate e cintrti durante itragitti da un ambiente all'al-

ir., a^tt^'.Ài"r, A refetrorio, dal refettòrio al dormitorio. Precise

,"òii.i*;.|1.ir; a"f ,"rr" uulid" per rutti, quali il lavaggio delle ma-

;l?"ri#; dopo i purii "

di devòzione,.come la benedizione serale

e 1i ringrazia-"nto, precedevano e seguivano la cena' da consumar-

si in «sllentio e con ,rrurru» e che coltituiva per loro l'unico pasto

completo della giornata.Per il mant..ti*."to deil'ordine era ampiamente udlizzata la

denuncia dei compagni. a dar vita ad un sistema di subordmaztone

il;G;Ài;;'#"; rveva molto pesoÌ'erà e non ultimo il tem-

;;;;;;;. medesimo dei trovatelli' Alcuni dei rugazzi' chiamati per

i-" i;;" i;;ri.-..i*ri". *rcfettorai" e. in-gcnere, tutti i-ragazzi,piÙ

grandi. erano infatti tenuti a coadiuvare il maestro' I ptu grandt' tn

oarticolare, ".rno .rn*ti «a portarsi meglio. de.gli altri"' pena,l'anti-

.iou*"nro della ..partita di casa" o' a seconda det cast' I tmpedlmen-

;J;;ù;;;";;;;r": L'ospedale pare'a non aspettare.altro' tanto piu

;r-i;;hi pàt i.qruii come si ribadiva nèl regolamento' non si

avevano remore, ne itdifficoltà a scaricarsene>>17'-' - Òualche anno ;;r." ;J 1602, f istituzione si era irrigidita nel

"." ;1".;;t;;à"à un giovane apprendista' un certo Domenico

l,.Si vetla. uer l'invio al lavoro.l..i trovarelli. llnioFanciullt efaaciu,lle

"'porttcon altri, oll'ot|rdnl, Jegli l-nnocenti di Fire.n:c '\otc Der und sloltd det tauorn"i,'ilrà;it,' ,,ìiin ìr,lurJo iài iit prr,,l'oce.nt' in Senza lamiglia Mode.lli.de.nograli-'r'i ,'ioi,lìrt,Lìtt'inlarziarLiriirìr,rrdell assisren:aiilraliarsecc X\'-XX).acura

ài C. ij^ rvtàtin,'Bari, Cacucci Editori,.1997, Pp.22l'252'* " "/^oùl-e;*i";;;;;;''ipiil;oilogo'i l"'donne delli tnnocenti' cit'' c' le'

t7{}

detto «il Giallo». punito per a\rere di sua volontà lasciato Lln mae-stro per un altro, un <<pittore>>, con i1 quale era stato qualche tempo<<a macinar colorirr. I1 priore di allora non ritenne in quel frangen-te di essere obbligato, come ebbe a dire, dato che 17 ragazzo avevafatto di testa sua, <<a riceverlo tutto il tempo>>18.

Non a caso, ma proprio per ow,iare a simili trasgressioni e nel-1cl stesso tempo far valere la presenza istituzionale anche in ambitolavorativo, il maestro era tenuto a recarsi il sabato, come si dice, .<a

visitare i fanciulli che vanno a bottega et parlare ai maestri che gliinsegnino con amore et anco vedere che lavori faccino et se non im-parano arrertisca 1o priorerrle. Per molti dei ragazzi infatti, come delresto era la regola nell'apprendistato, si pagava 1'artigiano che inse-gnava 1oro.il mestiere2o. In caso di scarso rendimento e cattivo impe-gno, pol, srccome <<questi che vanno alle botteghe sogliono inclinar-si più al tristo degli altrirr, i maestri avevano l'obbligo di punirli seve-

ramente, cosa che doveva ar,t,enire, come da regolamento, puntual-mente, nei giorni di festa. In assenza di punizioni, 1a domenica era

previsto invece anche per loro, secondo le precise indicazioni sca-

turite in tal senso dal concilio di Trento, l'insegnamento della dot-trina cristiana, che arrueniva collettivamente con gli altri compagni.Era importante che i ragazzi imparassero a memoria i dieci coman-damenti da recitarsi in chiesa dopo il vespro a <<mo' di dialogor> con1'assistenza dei maestro, insieme a\ Pater noster, all'Aue Maria e al

canto delle laudi. Solo allora venivano tutti licenziati e si concede-va loro finalmente .,di trattenersi con modestia per l'atrio>>. Ancheper i «bottegab> si ha l'impressione che I'istituzione, per quanto po-tesse, cercasse di limitare il più possibile Ìa promiscuità con i coe-tanei che studiavano. La motivazione era probabilmente la medesi-ma che per le fanciulle, divise da baiie e donne di fuori: i'awenutocontatto con il mondo esterno e i suoi pericoli, da cui provenivaquelf inclinazione al <<tristo>> che tanto palesemente nuoceva ai pic-coli tror,atelli.

La giornata degli scolari iniziava un po' più tardi, dopo la par-tenza dei piccoli artigiani, alla chiamata del rispettivo <<lettaio>>, cheaveva il compito di farli stare nel dormitorio sino a che non fosserotutti vestiti. Spettava al <<lettaio>> dare <<aiuto a' più piccoiini», fan-ciulli in una fascia di età presumibilmente compresa tra i cinque e isei anni. mentre quelli ancora minori, da poco ritornati dai baliati-

t8 AotI, Lettcrd al Grantluca del 2 luglto 1602, AlIari, filza 27, c. 2.re .\c)iL-, C)rdini per li fanciulli di ctrsd, cit.,:" Cfr,, per ie norrne dell'apprendistato, anche L. N'Iarce11o. Andare t; botte ga.

Adolescenza e'apprendisteto nalle'irti (secc. XVI-X\,'U),ir lnfanzie, cit., pp. »1'251.

t7r

co. intorno ai due-tre anni di età' venivano. tenuti nella sezione del-

l'osoedalc destin ata,fi '

;;;;;'ìispen satrici,d i cure qto :l-".:ll:tl":Xii.Lì À'.;i;;;; il;"';;:i 'ài"'aà

deila giornata' seguita da

il;i;*l,;ttig. a"if"-i.r"r," ir, -uno, li asoèttava ia colazione,

or s.anizzat ad ul ri,p"tii'o "reflettorai o"' e preceduta dallc abluzioni

#"#::.;;;'r;;11;h'po', e dal cambio degli abiti: <<et a mu-

tarsi doppo,Nel frattempo il maestro aveva.già dato inizio alle lezioni pre-

senti i <<chierici>>, i pit'g"tàiìtà gfi tta^ri', suscettibtlt t1-1, 1,1:t:

anche di un trattamerrtJ dirr"tto e' come vedremo, per certl versl'

;;iÉ;...òÀir-,,iiri;il;, i pl': piccoli cioè e <<data la letione

a ouelli che imparano a leggere"' era compito del maestro far stare

i,I§ffi'àt d;;'il Àii1 auuna parte è chiamare a sé quelli che

avevano..da imparar" g"À"it"'' cui assegnava i compiti' Così di-

l'"fiJil'f à t"" t" 'i""o maestio' i fanciulli

visi, sia pure nel mec

.ir" *olt^"ano a leggere e quelli che imparavano granlmatlca' re-

stavano a scuola ,ino?d ohorà tompetente»' allorché r'enivano chia-

mati tutti a ripetere 1,1#;;:i;ii1'à a91' mattinata prevedeva' do-

po le preghier"-a^ ."ti'ì"i ùi"ttf i" lPater noster' Aue N4aria e Sal-

ue Resina) un u,.'".i'''1;;;;#;;;i; neila corte in attesa della cam-

oanella che annunciu"";'i;"; Silenzio e "buona creanza>> scandi-

Yffi"J',ii-,;;; il;;,i. Ji"ir. r, minaccia di punizioniche anda-

;ffi HX; ,ìr,I"f"*f":cchiati sul pavimenro per tutta ,a durata del

desinare ad una ""t;';;;;ti"ì"I*t.' the àonsiste"a nel far bere

u.quu "

poi ancora acquà aI'ittisp€ttoso malcapitato'

A conclusio,," Ji qu""u piima metà della gior.nata' era con-

.o.", ooli scolari unr-r.ìi, rrlla loggia. quclla pràspicicnte la pub-

;ì,'; :ffi5';Jì;;;;;; i;;;;''u'u'd u'p""'à il -'""'o che ner

f#i",Yl;f;;;;ì;id",t,"," ìr pomeriggio era dedicato alla scrit-

tura. Particotur" ;n-,io''iun )i "t'l a^'^ ufii tottt'ione dei mancini'

in numero u"ru*"'i'"" "tt-,;;";-giuàit^tt dalle lamentele del

priore, il quale,.t *l;;;'-ifi4"'tlé tht fossero abituati tutti <<a

man ritta,,. Nel tardo pomeriggio' «a vespto»' il maestro li avrebbe

esaminati e fatto l.,o til;;;;T!lt'i""i dé[a mattina pe'r in'iarli poi'

nuovamente *r.n,,"'i'ipi;;;, ;;X^ solita corte sino all'ora di 'cena'

ffi;;;;, sti,;;ir;i òlevano invece rrartenersi sono la loggia.

Corte e toggirl't'[gi.'l aperti e circoscritti e dunque lacilmcnte

controllabili, ,o,,o ittilit? gÌi 'it'ti spa.zi' come si è visto sin qui' con-

sentiti ai ragazzi.N;;;;ili t g.'1tai"i' qeraltro allora particolarmen-

;';; ;,;;. ,l i''b;'i';;;E"il o'P"à't":Ii'.i:f :::: f' :t[l... t^.;i,r (il lancio dei sassi. che poteva costltulre un mczzo ur

L";; "ri.ir""'ii'àir-ir-""i", "r1 proibito), consentiti su .pietre

e

ammattonati' Lu gioÀui' a"gliscolari terminava all'Ave Maria' quan-

-.-'e;+.lrFffi

do, dette le solite orazioni e litanie, li aspettava il dormitorio, doveuna <<lampana>> accesa li avrebbe confortàti durante la notte.

- I «chiericil>,la cui giornata scorreva in tutto simile a quella deglialri scolari ma ai quali, come si è detto, erano destinate 1É lezioni?igramnratica, erano sicuramente i ragazzi più dotati dal punto di vistadell'apprendimento. Una settimana-al7auòltr, u turno, due di loro, gli,,ebdomadarif>, si prendevano cura della chiesa, caratteristica questache li distingueva da tutti gli altri trovatelli. Era loro il compito dialzarsi all'alba per servire la prima messa, non far mancare le ostie. lacera, tener pulita chiesa e altari e ogni altra cosa atrinente. Tra i com-piti dei chierici c'era anche quello di imparare a cantare, oltre che<<star pulitil> più degli altri, e abituarsi a ..fàr le reverentie intorno aglialtari con creànza, portar le viti bene, dar I'incenso et altre choserr.Insomma i «chierici>> erano tenuti in tutto e per tutto a comportarsi,come si raccomandava specifìcamente, <<con tutte le virtù iome sefossero figlioli di famiglia noLrile». Non solo, se il maesrro si fosseaccorto della presenza ffa Toro di «qualcheduno che inclinassi al-l'abbaco, alle matematiche, o altre virtù>>, doveva awertire il prio-re che, da parte sua, non avrebbe guardato a <<cosa alchuna peifadiimparare». Del resto lo studio delle discipline marematichè, la di-dattica dell'abbaco21 e la musica, aueuunò assunto un'importanzarilevante ovunque già dai Quattrocento. C'è da credere'che taieconoscenza risultasse oltremodo utile per la conduzione medesimadella grande <<azienda ospedaliera, degli Innocenti. Lo stesso Bor-ghini, I'illustre umanista sopra ricordaio, ne aveva riconosciuto l,e-strema utilità delf insegnamento e già nella seconda metà del XVIsecolo, al tempo del suo prioraro, le tpese per i «libretti di abba-co>>, per i fanciulli di casa, ricorrevano frequentemente nei registricontabili dell'ospedale22. Ugualmenre si p.rò dire per la musi-ia, ilcui insegnamento riguardava anche allora specialmente i chierici eche era impartita, con una varietà sorprendènte di strumenti, qualiorgano, trombone, cornetto e monocordo, dai frati serviti dell An-nunziata. Nella seconda metà del Cinquecento, l'ospedale era infatti,sotto l'impulso della direzione <<borghinianarr,la séde di una scuoladi cantori, sull'esempio di quella del Duomo e di San Lorenzo, que-ste ultime ampiamenre rinomate in ambito fiorentino già dalla metà

'' Cff., per lo studjo dell'abaco: E. Gar.in, Lirtruagrne del barnbino ne lLr trat-r0rt.\tt:L.tt !ìedagogict del Quttttrocento in storia dell'infanlia, vol. r, Dall'Axrìchitti al\etc,,ttu. cit.. p.202 ed t. Becchi. I'rt7,1,1, 1j,,1g c Rinn,.1,,11,116. ivi. up. L),-llS.,, .t'Cfr, per la tipologia degli acquisri deÌmateriale t{idatrico i'n quest'ep,.ca,L'assisterid rei prirui due secoli di ttttiiìtà,it G/i Lmc.taurt e Fir.enze ,ii trroii. L,,,osP«lak, ur ax:huto, una cttttì, a cura di L. Sanclri. Firer.rze. SPES. 1997, pp.70-75.

ì

r *i

del XV secolo2). Ma neppure.lu.Pilt"l; 1:u"l tempo' era stata di-

menricara e arcuni a"iruEirri,i piu dotati, prendevano lezioni di que-

st'arte, per la quale a"i t?tto'i'"GJul" p'àp"ndeva particolarmente'

av en do- a vu t o,' u. i " oi' i' 9ì".'! i* " ry

t"tn' :f :::,i if ::Ui'lt'ti,;[!l:iit§:i.;xt;f#'j:rffikruf ui::m"#**r.tartisti e sclenzlatl oel (

ei,ili*d;' ai u" Calileo Galilei' '. reiSesuivano o"i' i"tìiàt"^tà 'gli 'ordini» dati ai '1::lli'1

,art.'L**i" g""[tàìi'ai "buona cre'anza»' tra cui primeggtava t os-

sequio ai granducht d;#i;;ì"a1 '9r:'ppat"i" ,n7nò:-:::1'

.<reverenlia .ot tn'pJ'l' Jg"i "it' ttt" le loio c^rrozze f osscro state

:"il1;iil'Éu'iti"' ù; 1; buona creanza' te

awistate ',"'' p-'"''i:;;;:;ù;;;;

riiu 'u'u'

di cui bisognava averhuone manlere anoi

rtarc i propri abiti. allac;;;; turno, e alla ProPria Persona: rtsPc

ciarsi le scarpe,'"'"i'ii' o'ài"""lo" gettarsi per terra' C erano pot

Iuoshi <la evitarc t#Ji;t;;lià' r" 1""*""' i't"o' le volte' perché

solitari e mal l'requentati' così come 'i tuio-'ndava ai ragazzi di

non andare per le camert : tlt 1^ '"1" I1:'-iJ""to ""i loroletti ad

aspettare Ll sonno p"*-ao' Esisteva'cioè' al Ji fuori diora'ri' lezio-

ni e lavoro. unu 'oni!ìigJ' tt'" r'"t:!t:

-d"l nraestro non rruscl\'a a

penetrare e che si in'iìu7 fo""':n:: i,li:::ì.t1::;T': fl":,:i-'s.azz\. La pen a per

-ch i con t rawenr sse a t te

:::: :' ;":., h iiiJ al-t'sa: esser mandati t;:;i#;' ;uii' ""d''

senza possib'-l]'1'*:"tt

no. Era vietato i"J;; trt''*"itii 'ltunà' fare strepiti 1i:1?t:

t'

uioco e, quel che pù il^' gìàt1:':'bestemmiare e dire parole ln-

àecenti. Come "';'à"ì;;''i;"f'àiui'o' tà,nt 'i dice molto chiara

mente, <<srare u..rnlo'u'iu"ì il"-ri .ne sogriono venire alsole sor-

to la loggia"' Quest'ultimo passo ti up'"' i[fin"' uno'squarcio sulla

realtà della 'itu "'i#i'-';;';;;;; ill'àtp"d'1": Ie scalinate occupa-

ie. ieri . o,,' o g gi'' il'é;'' :;i I llf " t':, r:,1if;ilT:';t :1"?i:

lr;*;::;;i1"-,T'j"l'ilxfi $:i,;:ttffi ':;;'iTuini"na.'"t'confidenza .on

"if

iì*"ir pài' p""on'ggi tristemente notr

per le loro 'ib'1d"it3"'àpt.tiai ogni g"n"t" ma' più che altro' tn

cerca di "*u""u[à'L;;5;;;;;g[iogì" e attrarre' magari con il

2' per l.insegnamento..lslra musica vedi ancora ibidet,t..-per -re,scuole Ji

musica preserri i" ,'#")..'àiò".\irdi. rdrtiurti )')),erti fi*iuLli'in Irtlanzic' cir"

;f,t Pcr i,rapportitra,l'ospcdale e'ntl,o;i"J);'J'1;t;;:r,;':::;i' 3'':';;:

e scultttrei'll' ,lhiis' dell'ospedale' tt1 lJu tnil(

1 1l - 150.

t74

gioco (dei dadi e delle carte), le bestemmie, le indecenze appuntodel linguaggio2t. Un ,,fuori>r, dunque, nel quale l'ospedale si ergevaquale isola, a baluardo di un'innocenza e di un'lntanzia ideali. I ra-

tazzi, da parte loro, con la pratica della disciplina e l'esempio, do-vevano imparare a discernere il male, ma principalmente dovevancesserne difesi col tener loro perennemente occupati, con il lavoro e

con lo studio, mente e corpo, alimentando la prima, fiaccando, sem-

pre e comunque, iì secondo,

J. Trovatelli fuori, in campagna, ai <<tenutari>>

I ricorsi dei parroci

Le case dei contadini divengono, tra XVII e XWII secolo, illuogo d'elezione per inviarvi, tra gli otto e i dieci anni di età, fanciul-li e fanciulle dell'ospedale. Ed è nel corso del Settecento che ai «dico-no>> e ai «si dice>> dei vicini, informatori privilegiati dell'istituzione, si

sostituiscono, finalmente, i ricorsi puntuali di parroci e pievani, cuispetta ora, nell'ambito della cura delle anime del popolo loro affida-to, anche quella dei trovatelli. Si ratta in genere di bambine e bam-bini giunti appena maturata I'età dell'awio al lavoro, dopo aver rice-vuto nell'ospedale un'educaziane, a seconda delle attitudini, come si

è r,isto, più o n-reno approfondita ma per tutti comprendente il saperleggere e scrivere e i primi rudimenti di una qualche arte o mestiere.Ma è frequente anche il caso di fanciulle e fanciulli rimasti lì, dopo ilbaliatico, nella pieve, nella parrocchia, <<a tenuta>> presso i medesimibalii, senza mai tornare all'ospedale. Erano se mai quest'ultimi, cre-sciuti in casa dei balii, a difettare, come vedremo, di insegnamenti,

scolastici e norì, e a rappresentare nell'ambito dei ricorsi la categoriapiù assimilabile a quella delle vittime, il prodotto della miseria e del-I'ignoranza. Gli altri, i ragazzi giunti dopo, sono invece maggiormen-te identificabili come l'elemento di disturbo, il <<diverso>>, che si mani-festa nella forma di fanciulle e rugazzi, in modo tale che non si è abi-

tuati, né usi a sopportare, pericoloso perché contagioso e attaccatic-cio come è sempre il male cui il diverso, da sempre, è assimilato.

Per entrambe le categorie, queila delle vittime e queila deidiversi, la richiesta dei preti è sempre la medesima: la liberazione

2r Per i <<baronirr, clr. F. Fir-reschi,pubblico e disciplinanento dei farciulliInfanzie, cit., pp. 252-287.

I nmonellini', della Quarconia. Controlktin un istituto fiorentino de! Seicento, in

175

dalla ioro presenza, l'occultamento delie azioni che li vedono ora

vittime, ora protagonisti, il tiquadtamento di una realtà espansa

v.rso orizzoriti sconosciuti al mondo contadino e perciò temuti''-^""[

.;;;;nuto dei ricorsi verte principalmenre su due argomenti

.h" ;;;;;lu d,rpli..fu.cia di uniedesimo fenomeno: le angherie

ilÈii" àa,r"rarelfr a['inrerno dei nucleifamiliari e il comp-ortamen-

il;;trda"i À"a".Ài, il rutto secondo quanto. risulta dalle, testi-

Àorriurrr" dirette o variamente raccolte dei preti' vigili custodt dr an1-

;;;;;6ad.[u.o-*ira. luurolrn upasia dai tenutari ai trovatel-

li e vicevèrsa travolgente come un turbine'" " 'T;;;;;i;il;"to temuto dai ministri di Dio: la pubblica

manifesàzione del disordine, del <<maligno''**' T* il i7% el,17g7,l,ospedale, ne1la persona dell'allora prio-

re, si trovò a ricevere una sessantina di ricorsi' ovvero dl lette.re. m-

"iàr. àri vari pievani e parroci affinché fossero richiamati nell'isti-

;;;;";;,;;;ài" ir".*ite "figli dell'ospedale>>, dimoranti nei ioro

;;;;1i, ;ir-rt "e

di tenutari .oripo.o timor di Dio o essi stessi prota-'""àir,i di comportamerrti a loà ao'viso poco esemplari'.Se la mag-

Ei.*"rr'a"i .lri ,igurtda delle fanciu-Ile' per via i:1,J",1" ":::*

f.-or. in soprannumero oltre che maggiormente obbllgate' come

;[;i;i;,"rì"r"t. r"",iliari o istituzio"nali, è pur vero che i pochi

.rti?"tà"ri' relativi ai rugazzi bastano a tr acciare un profilo esau-

rientè anche del trovatello tiPo.I maltrattamenti a carià di trovatelli e 6ovatel1e, così come i

.i.o.ri dài parroci ." li pr"r",-ttano, tniziano dal vituperio.verbale'

il;;.;;dit" .o" l".p"r.orr", la mancanza di rispetto' la piva-

iiotrè & ogni genere di educazione'------per i" rigurr.più che i malrrartamenti i pa-rroci denunciano

lu oro*ir.oità] foriera di peccato e di violenze. Nel 1794 Caterina,

;H;-J;-;;;ir*Uu" diSan Godenzo, un comune del Mugello' è

,<*ult uttutucon pàrole improprie n9n sol-o {PPr9s;o quei di casa

ma altresi .o., g"rr," Ji fr&;,ip"t di più la fànciulla è oggetto di

;;i"r*;; pr.r"'a"ir, i"rrrrturiu à moti"o delle <<attenzionil> dedica-

iele da ,, iro cognato26, Per Umfian a, un'altta bambina di app-ena

;;"-rr"i,;i.ti"à" I'immediato fientro da Canonica, diocesi di Fie-

m;;llfi.dri., ,."rr"rrdo stata tenuta dl gy."i che fanno le veci di

prdr" "

madre promiscuamenre con altri figli loro naturali della me-

àesima o ancora di maggiore età senza verun tlguardo at pudore e

Àod.rtiur". Da San Briélo, sempre in quest'anno una denunctaan-

IIII

I

!

I-t

26 AorF, Ricorsi (1793-1797), c27 Ivi, c. 90.

cora più sconvolgente: una delle figlie dell'ospedale, tttlizzata perseguire le bestie al pascolo, poiché «il balio ha un solo iettorr, <<è co-

stretta a dormir con esso>> e, conclude il prete <<non vi sono nella casa

del baiio altre donne>>2E.

La mancanza di ietti appare infatti come la causa prima dellapromiscuità della famiglia, trovatelli compresi2e.

i: il tlgl quando in grande <<segretezza>>. il parroco di Duddachiede i1 rientro immediato di Nunziata "poiché non avendo altroche un ietto ed avendo ella ila balial altri ligli» non si poteva per-mettere «simile promiscuità»; per di più la bambina era mandata inaltre case a far pasturare il gregger0. Anchc per Caterina, a Strada inChiar-rti. si denuncia che è messa a dormire addirittr-rra con i'anzianosuocero della tenutaria. Ma Caterina, in aggiunta, come si spiega daiparroco nel ricorso, <.soffre molta fame in detta casa. taltnente che ungiorno per ler,arsi la lan-re r''enclé un grcmbiuie di panno lino alla N{a-

ria Angiola», la tenutaria. Con il magro ricavato ia fanciulla.<si tece

comprare un pane di ,1 libbre e nel bosco ove guardava le pecore1o divorò». N a Ctrterina, che oltre aila famc solfre anche del1a spor-

ctzia in cui è tenuta, <<costretia inf-ino a farsi tosare» per i pidocchi,confida al parrocc-r di essere stat.l privJta pure di una ,.pezzola>> (un

tazzoletto), ,<che non ha potuto ritrot'arerrrL. Colpi-.cs, nel caso cii

Caterina, i'invidia suscitata persino dai pochi capi di corredo cia leipossed'.rti. conlezionati con ie compagne prima cli lasciare 1'ospeda-

le. N{a il lino era, colr-re srppiamrr, un tcssuto arnbito nel1e campagne

dove dominava principalmente 1'r-rtilizzo del1a ruvidti canapa.

Promiscuità, sporcizia, fame e ntaltrattamenti vari sono clun-que ia condanna cii n-rolte delle trovatelle, responsabile sen-rpre 1'e-

rìr"*, miseria dei tenutari, come appare dal caso. nuovamentc c1e-

ntrnciato da un prete, de1la ,,bambinella Nlaria Caterina>>. dimolan-te a Linari, che ,,non è in cattivo stato ma è lurida di panni, ed èprossima a trovarsi come nell'anno scorso [sirlmo ne] l7q5] a patireèstrernamente la fame. E ciò [continutr il prete] non per disonoredi chi 1'ha in custodia, ma pelia mancanzA di lavori. pella carestia

di grasce e per essere cresciute le bocche di detta famiglia»r2,Anche la mancanza di insegnamenti cristiani risulta importante

nel giudizio dei parroci. Costanza, come scrive ii canonico di San Lo

2s lr.i. c. 17.t'' Suila.seh,aggia promtscr-tirà» e il sucliciume tipici dei por-eri, cfr. S F.'

,\Iatten.s Grieco, (.c.,t'po, ,lspetto a sessuahttì in Storttt dclic Jonne' cit., pp. 5(r,7'1.rr.{titt, Ricorsi cit.. c.5.r1 h,i. c. 126.

'2 lr'i. c. )0.

111

renzo di Galiga, è <<assai male tenuta riguardo all'anima come al cor-po. Ella ignora la dottrina cristiana e nòn la frequenta. Ella è malve-stita e mal pasciura>>3r. Awiata al male è anche i.."ru della pieve diPontassieve, che riassume tutto il patimento che una t.ourtèlu è i'grado di sopporrare. Costretta , rrrbure lalanaper il balio, un batti-lano, Teresa ,.che non sarebbe di cattiva indolèr, dorme sulla solapag-[a ed è, a detta del pievano, <<nuda e scalzar> tanto che per recar-si alla confessione si è dor.-uta far prestare scarpe e gonn.ilàr.., Tutto, dali'utilizzo improprio delle trovateilè per guardar lebestie, mestiere da uomini, che le pone a rischio delia viia e dell'o-nore nella solitudine dei boschi, al disprezzo loro dimostrato conparole offensive e maltratamenti, sino à11'assoluta indifferenza perla loro innocenza come dimostra la promiscuità dei letti loro dÀtinati, fa intendere il triste destino d€lle ragazzine , adolescenti e poigiovani donner5.

Non che i coetanei maschi se la passassero molto megiio. perGherardino, nel U94, a renura nel popolo di San pietro u éubo.r.,si awisa l'ospedale che non solo <<è tenuto molto male>> ma è anchemoralmente in pericolo <<per essere in un borgo dove sono molti ra-gazzi, quali stanno continuamente insieme, puilrrro male e fanno co-se poco oneste>>16. Gherardino si awia dunque a divenire un <<ragaz-zo di strada», uno dei tanti abbandonati daila famiglia e dalle istltu,zioni, dediti a lavori salruari, guardiani di bestie, cu] anche il borgo,come la città, con ia sua vita, le case riunite, i vicoli, offre in q.,ulci.modo riparo e sostentamento. Per Andrea, che sta a San Donato inFronzano, nel Valdarno, si dice <<che oltre che l'essere causa di di-scussione tra fratelli e fratelli, è trattato con dispetto e strapazzo dachi [i tenutari] abonda di figli legittimi e natuiali»r7. Andiea dun-gue, a di{ferenza di Gherardino èh. ha ormai superato quesro sra-dio, patisce:ncora in pieno la sua siruazione di ùnza faÀlg[a e diillegittimo. Tra non molto, se l'ospedale non mette riparo, ,r,ih. Ar-drea sperimenterà la fuga e la stràda. Lanno dopo nÉl medesimo po-polo anche Raimondo, come a\,yerte ancora il parroco, è ,,una cÀa-tura mal governata nel temporale e pessimamèmte diretta nel mo-rale»r8. Sempre nel Valdarno, a Moniebonello, Antonio, un ragazzo

rr lvi, c.58.)a lvi, c. 47 .

r) Per la miserevole esisrenza de]Je ragazze di ca,pagna «sottonutrite, rachi-tiche. butrerate, lporche e piene di pidocchii,. cfr. o. HJ[rdn, Dorne rororà i/ini.gl ru, n 5 toria d ell e do n n e, cit., pp. 15 -5 7: citazione a p. 2).r" AOIF, Ricorsi, c. 102.

-

)i lvt, c. 5).rs Ivi. c. -J.

178

, JOr-

: -di,ain: atti-. sola'-aar'

i;rr 1e

.11'o-r con.l periesti-: poi

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lo

di circa sedici anni, è vittima anche lui di continui «gridi e schiamaz-zirre. Alrtonio, passato ad altro tenutario, prassi comune per i ma-schi che, una voita licenziati, non potevano tornare, come si è giàderto, nell'ospedale, a San Martino a Farneto, <<essendo stato morti-ticato>>, come relaziona ii nuovo parroco, <<questa passata notte pre-si r suoi panni nascostamente si è fuggito»a0. Antonio sceglie dun-que la strada; ricercato ancora per qualche tempo e dunque fuggitivo. presto diventerà vagabondo di professione. Anche Giuseppe, a

Dudda, su uno dei valichi che portano al \raldarno, è ormai una po-vera creatura di tredici anni che, «è partita dal balio e va tutto il gior-no elemosinando>r41.

Linsegnamento morale occupa un posto importante anche peri maschi: da Ferrano, in una lettera inviata al priore dell'ospedale, ilparroco lo arrverte che per Lorenzo «vi è il pane, ma manca l'essen-ziale che è il timor di Dio»a2. La mancanza di donne in casa è ele-mento di disapprovazione per la buona riuscita di un affidamentoanche per Giovanni Battista, un ragazzo di tredici anni che, a causadella vedova nza del tenutario, anche per lui si aw,erte che <<non puòavere egli queila educazione necessaria tanto nello spirituale che neltemporaler>+r.

Anche r ragazzi dunque, al pari delle coetanee, sono vittime diambienti famiiiari dove albergano, oltre alla miseria estrema, bru-talità e ignoranza, tali da minare irrimediabilmente corpo e spirito.Alcuni di loro già grandi orinano a letto, per la paura, le percosse,

"il gran freddo», come denunciò un altro trovatello anche lui di no-n-re Giuseppe, tanto che, si giustificava il povero ragazzo, «gli usci-ra senza awedersene>>, mentre ora che <<stava a letto caldo ciò nonsuccedeva più»ra. Giuseppe aveva infatti finalmente trovato un pa-drone più urrìano. Valga per tutti, infine, il caso di Romolo: ,<1a casa

dove Romolo abita è la casa del diavolo, ivi non si sentono che be-stemmie che fanno inorridire, risse, percosse, discussioni tra la mo-glie che è una furia con il marito, co' figli, e i circostanti che abitanovicino 1oro, possono dire se la notte, e quasi continuamente, dormo-no i suoi llorol sonni. Questo è allevare la gente alffui?rr+'.

I ricorsi dei parroci tuttavia non hanno per oggetto soltanto ladenuncia delle violenze subite dai tror,atelli maschi e femmine quan-

r'r lvi. c. 15.r! lrri. c. 26.r1 [r,i. c. ]4.r2 Ivi, c. )6.'r h,i, c. 99.;r lr,i, c. 220.5 lvi. c. 1lbis.

719

to anche f individuazione, nei ragazzi e nelle fanciulle, dell'attecchi-mento del male, invocando l'unico rimedio per loro pc''ssibile: I'al-lontanamento dei medesimi dal popolo affidato alla loro cura,

Veniamo ora all'analisi del comportamento dei trovatelli, così

come appare denunciato nelle lettere dei religiosi, non più vittimedunque, ma portatori di cattivo esempio e motivo di disordine nel-Ie comunità da loro dirette.

Nelle fanciulle la caratteristica che maggiormente infastidisceè il linguaggio, troppo libero e licenzioso. Un modo di parlare che

non è quellò delle òntadine, timorate di Dio, ma piuttosto gyelrlo

delle serve rimaste a lungo nelle case dei padroni. Tuttavia, alfa fa'cilità della parola, alla predisposizione allasocializzazione, si uniscein loro frequentemenre una finezza di aspetto insolito in una con-

tadina, chsdi'u,iene il motivo del sospetto e dei richiamo. Per Feli-cita, mandata a Scarperia e accusata dal parroco di essere <<tutta

vanità>> il prete invoca: <<levatamela d'attorno detta tagazzà awez-,atu troppo delicatamente>>a6. Anche per Domenica, di sedici anni'si chiede senza mezzi termini di richiamarla <<in ragione di mala

educazione et per non mi ritrovare a quaiche impiccio>>a7. Persinonei confronti di Anna, messa a guardare le bestie, non c'è un'accu-sa precisa, ma, a sentire il prete,

"piegherebbe piuttosto al male per

ii suo vivace naturale>>, <<onde io temo - egli aggiunge - che per

essere un poco vivace non segua qualche sconcerto>>48"

Troppo vivaci e disinvolte dunque, ma raramente al punto cuigiunge Rimberta, inviata a Sant'Andrea a Candeli, presso Firenze,èh" òol suo <<licenzioso parlare e con racconti disonesti», <.scanda-

lizza una ragazza>> figlia del suo tenutarioae.Dall'analisi dei ricorsi si intuisce come alla base delle informa-

zioni ci siano prevalentemente le maidicenze e i pettegolezzi del vi-cinato, del1e donne in particolare, cui le <<nocentine>> appaiono co-

me potenziali e pericolose rivali. Emblematico in questo senso il ca-

so di Tetesa, una bambina di undici anni della pieve di San Detoio,per la quaie il prete, arrvisato che era tanto bastonata che era <.fatta

sbalorditar, si muove in un'attenta indagine, perché, nel contempoe in modo discordante con la primitiva denuncia, viene anche <<in-

formato dai vicini e dalle di lei compagne guardiane di pecore>>,

che Teresa <<è bugiarda>>. Le compagne, infatti, riferiscono che labambina <<appiatta e nasconde parte dello stame ossia altra materia

r" Ivi. c. 101.{7 Ivi, c. 107.a8 Ivi, c. 27.re Ivi. c. 46.

_:!

- ".1

:*

J

180

Ja ti,lare e dicie averlo perduto e cio è chiaro quando.con qualche

;;;i" ";tigo la.màndano a ricercare il perduto:.ella va a dirit-

:o senza cercare e prglia speditamente' Dunque ce.1'ha messo con

:.rrra volontà e la detta non ha altri difetti ["'] ma è stato necessa-

;-;".;;gg.rla o castigarla o con bacchetta o col sottrarle desinare

" .;; ;;"renda>>to. i.tt"r.ogutu dal parroco, giovane prete.al suo

rrimo incarico, ia bambina rivela la sua vera natura e maturlta' ia-

:.i;d;i. ;-iru,o. .<La riconobbi esser l'unica tra le contadine

.r;;;,il|ala dottrina come una dottoressa [...1 quando le d.o-

randai se era strapazzatà e che non temesse dimia segretezza che

.;; È; ,t..or."rlà ela mi Ispose: qualche ceffone e bacchettata

;.iJ;;*1" I'ho avuta perché.I'ho meritata ché alle volte ho ap-

,i"r^t 1o stame p., nò, filarlo. Insomma mi rispose a tutto da

;"ii. gi"airiosa e non da sbalordita [.,.] è sana, robusta, ben pian-

ilo, Ui?"., e rosa, insomma è una bella creatura e a Pasqua dlRes-

,;;";i;;.-tp".o ii metterla a comunione»'1' In questo. caso' Tere-

-." ,i"r." a spuntarla sulla..normativa della famiglia, della comlnità

d.iì"x;g;6, àel pretert', \u quante piccole Terese soccombeva-

r"l q;fir" uolt", .o-. nel caso di Teresa, la perfetta,conoscenza

iela àottrina cristiana, il saper leggere, scrivere e far di conto' ap-

p..ro ""11,orpedale,

si rivoltàva loro contro perché tfasgfessivo pel

Lna donna'r, sPecie se trovatella?- I àif.r,i dènunciati per i ragazzi andavano dalla poca m_oralità

,11, oo.t,roelia di la',ro.uìe. Per-Gaetano, a San Giovanni M-aSsio-

r". irlìrfar|no, it parroco lamenta la sua "poca o niuna.subordi-

nazione a' suoi di càsa"t per di piit L ragazzo <<continua ne solttt vt-

ii, "

,rulasciarsi ben di iado andare alla chiesa'54'- A;;h. per i maschi dunque la poca frequenza della chiesa, as-

,.r*. ,ouulàre discrimi.ruto.io, indlicativo di buona o cattiva edu-

.;;j;; S;;t;; nel medesimo popolo. si verificava la presenza di

più trovatÉlfi. In questi casi era naturale che ragazzi e ràgazze' mà

ip..iul*"t t e i ragazzi, i più liberi, si frequentassero a ritrovare me-

morie e intese comuni, in quanto «figli" del medesimo ospedale'

Tali amicizieerano malviste.-Apollinaré, di dicirttette anni, entra in

'o lvi, c. 65,

', i;l ; A. per l'importanza deil'insegnamento della dottrina cristiana at

gio'ani,.f.'ù.É;";;;,L;iii*r*" di ''ru

gio'an"'instoria delle donne' cit'' pp'

120-1i5.,2Cfr..oerlamentalitàruraleparticoiarmentea\ryefsaailegiovanidonne,S.

F. .\latteuls Crieco, Corpo aspetto e iessualità' cit '.p 92'' "-'.-i C:f.- sul .rro.rà.JÀ. rrurgr.r.l6ng,, M. Rosa, La religiosa,in L'uomo

b,trocco.r";;;;A R. til".i, Roma-Bàri, Laterza,1991' rist' 1998' pp 2)7 sgg':'i 6611" Ricorsi, c. 108, cit'

181

sospetto del prete proprio per questo, perché <<sviato da altro inno-centino>>, oltre che <<parte forse non piegato a tempo>>. Apollinare,come è il caso di quasi tuttiiragazzi oggetto dei ricorsi, ,rsertzafarparolar> lasciò la casa dei tenutari, inghiottito nel nulla della strada,libertà e condanna allo stesso tempo".

L'educazione ricevuta dai maschi, come quella delle fanciulle,appare dunque a parroci e padroni troppo permissiva, non adattaal duro lavoro dei contadini. Spesso i ragazzi, oltre che poco devo-ti e subordinati, sono anche autori di piccoli furti. Un aitro Gaeta-no, ospilato a Santa Maria a Cardetole, nella val di Bisenzio, accu-sato di <<aver fatto più fr-rrtarelli daile tasche dei padroni» ma piùche altro accusato di non ..voler dire le tante devozionirr, .<final-mente lunedì lasciò le bestie ne1la pastura e scappò». La liberazio-ne dei padroni dura poco perché, come avvertì il parroco, «dopotre giorni l'hanno ritrovato con un contadino il quale l'ha tenuto fi-no ad ora. sino l'ha provato e non ne r,uol sapererrt6. Gesualdo, in-fine, di quattordici anni, è un tagazzo <<di cattiva condotta e pessi-

mo naturalerrl il suo difetto «è in poche parole d'essere indocile,sparlatore. bestemmiatore e ladro e di più inclinatissirno e r,iziatod'ogni sorte di gioco>>, sia pure, come si aggiunge, <<proporzionatoall'età suarr. Non solo, non si è ,.padroni di comandargli, senza .,ri-portare continuamente cattive risposte>r'7. Gesualdo è un piccoio ri-belle di cui si perCono le tracce, ma ia cui sorte immaginiamo srmilea quelìa di lìornolo, un altro taga,zzo cliflicile per iì quale ci si ratr-marica che .,nc',r-r si è mai volsuto emendare di star fuori tutia ia nottea giocare del cor-itinuo a segno ule che ha i'enduto parte dci pannir>".

Non tutti r rag,azzi indociii linivano irumediatamentc sulia stra-da; spessc'r erano oggetto di transazione da un contadi'io ail'altro e,

come si è rristo, ponevano termine .la soii aì rappolto. C'è. in Darec-cli di loro, il ricercare tcstardauente e iì tutri i costi ul pad;:one " unafamiglia, un voler esscrc accettad che contrasta con ie cicscrizioni fat-te nei docr-rn-renti.

(ìioco, bestemmic, tLrrti-'', scarsa frcqucnza clet sacxarlcnti fisLil-tano a1la fine i,nsoppc,::ta'ui1i agli occhi deile piccole ,:or.:-tr;.nittì ilci viiiaggì, 1à dor.e in ciità, iìpprencìisii c galzoni sostavan*, scppule ieclar'

it h,i. c. 10t).i'' h'i. c. 1 I 1.

" h,i. r:. 1li.-' L i. c. )-5.:r uJL:J.l.i ,lil.'rri .rnìlri;1i'r-,r'. r'icorto-.ittti c r itrl'rr'rr't:i., .ii t.t,: i-zi 1,:,'

ragonisti riel 1i[rlo cL O. Niccoli. ll sauic ti,'ll,i t.'ìrrl,:rt:ri, cit., particr,]'tli-.-ret.lte cic'l

i-.iccolo Diod,it,r di p. i90.

t82

d

guiti aspramente, a giocare sulle scalinate dell'ospedale, frequentava-no alberghi e osterie nei momenti liberi dal lavoro.

S{tenatezza sessuale, immoralità, indifferenza re[giosa, sono ac-cuse che rendono i piccoli ribelli della campagna, in ultimo, quasi as-similabili ai criminali, ai banditi e perciò condannati ad andare ramin-ghi, braccati, rifiutati anche dall'unica parvenza di famiglia ar,ura, l'o-spedale, alla cui loggia, novelli <<baronil>, immaginiamo tuttavia tor-nassero nei giomi di bel tempo a prendere il sole, a spiare, aduggian-doJi, i compagni più piccoli intenti a giocare spensieratio.

60 Cfr., sia pure riferito al caso del ribelle politico, l'accostamento tra ban-dito e ribelle di R. Villari, ll ibelle, in Luomo baiocco, cir., p. 126.

L8)