Testimonianze per una disputa matrimoniale ad Alatri nel XIII secolo, (in collaborazione con S....

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Cassino 2013 EDIZIONI UNIVERSITÀ DI CASSINO Per Gabriella Studi in ricordo di Gabriella Braga a cura di Marco Palma e Cinzia Vismara Tomo I Marco Palma – Cinzia Vismara Per Gabriella. Studi in ricordo di Gabriella Braga I 120,00 ISBN: 978-88-8317-072-0 Copyright © 2013 Università degli Studi di Cassino e del Lazio meridionale Via G. Marconi 10 I - 03043 Cassino (FR) (quattro tomi indivisibili)

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Cassino 2013 EDIZIONI UNIVERSITÀ DI CASSINO

Per GabriellaStudi in ricordo di

Gabriella Braga

a cura diMarco Palma e Cinzia Vismara

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€ 120,00ISBN: 978-88-8317-072-0

Copyright © 2013 Università degli Studi di Cassino e del Lazio meridionaleVia G. Marconi 10I - 03043 Cassino (FR)

(quattro tomi indivisibili)

EDIZIONI UNIVERSITÀ DI CASSINO

COLLANA DI STUDI UMANISTICI

6

Per Gabriella Studi in ricordo di

Gabriella Braga I

a cura di

M PALMA VISMARA

EDIZIONI UNIVERSITÀ DI CASSINO

2013

ARCO INZIAe C

Copyright © 2013 – Università degli Studi di Cassino e del Lazio meridionale Via G. Marconi 10 – Cassino (FR) ISBN 978-88-8317- -0

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Viale Rosario Rubbettino, 8

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SEBASTIANO BISSON – ANTONELLA MAZZON

Testimonianze per un disputa matrimoniale ad Alatri nel XIII secolo

L’Archivio della Curia Generalizia Agostiniana conserva un pre-zioso ma poco conosciuto fondo diplomatico che è testimone delle vicende patrimoniali e istituzionali di tre enti romani in età medie-vale: la chiesa parrocchiale di San Trifone, il convento di Sant’Ago-stino e l’ospedale di San Matteo in Merulana1. In realtà, solo per alcuni dei documenti conservati è possibile rilevare un esplicito riferimento all’ente ecclesiastico di appartenenza (quietanze fatte al priore, mandati di procura, elezione del nuovo priore, ecc.); per molti altri il legame è meno evidente e può essere dedotto solo tra-mite ipotesi e congetture. Ci sono poi casi in cui anche le conget-ture non bastano e il legame rimane del tutto oscuro. La perga-mena conservata sotto la segnatura D19 costituisce un valido esem-pio in tal senso, mancando allo stato attuale indizi sicuri sulla sua provenienza e soprattutto una giustificazione della presenza nel fondo agostiniano. Si tratta infatti di materiale apparentemente estraneo ai diversi ‘blocchi documentari’ finora individuati2, e forse converrà rassegnarsi a pensare sia confluito in tale sede semplice-mente in virtù delle maggiori garanzie di tutela che offrivano all’e-poca gli archivi ecclesiastici. Ad ogni modo, quale che sia l’origine della scelta conservativa, essa ha consentito che giungesse sino ai giorni nostri un documento interessante nell’ottica dello studio dell’istituto del matrimonio in Italia nel medioevo3.

1 VAN LUIJK 1958, p. 397; MAZZON 2007. 2 MAZZON 2000; ID. 2006; ID. 2008a; ID. 2008b, pp. 633-635. 3 Per un inquadramento generale si veda SEIDEL MENCHI 2000. Le difficoltà nel re-

perimento di scritture pertinenti ai processi matrimoniali nel basso medioevo sono ve-

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Il documento è scritto su una pergamena di notevoli dimen-sioni – è infatti lunga quasi tre metri – che presenta la parte ter-minale lacerata con conseguente perdita del testo, e su un lembo i fori attraverso i quali era cucita ad uno o più pezzi. La lacuna ci impedisce di conoscere sia il nome del notaio che vergò il docu-mento, sia la data di stesura dello stesso. Disponiamo soltanto di una data post quem, vale a dire il 29 aprile 1299. Il documento ri-guarda la causa matrimoniale vertente fra Bartolomea figlia di Ri-chus, mulier de Alatro, e Giovanni di Benedetto Raonis4, sempre di Alatri, istituita di fronte al sapienti et discreto viro magistro Francesco Azzaro, vicario di Niccolò vescovo di Alatri5. Nella parte iniziale della pergamena, il notaio riassume le prime fasi della vicenda richiamando le date delle precedenti udienze, fra le quali la più recente è appunto quella del 29 aprile 1299. Considerata la rela-tiva vicinanza fra una convocazione e l’altra, ci sembra comunque verosimile ipotizzare che il nostro documento sia di poco succes-sivo.

Prima di presentare per esteso il contenuto del documento, converrà brevemente richiamare quanto è noto in merito alle pra-tiche matrimoniali in uso all’epoca6, con particolare attenzione a quelle attestate nel Lazio7, desunte anche grazie ai riferimenti pre-senti negli statuti cittadini8. L’unione matrimoniale era distinta in

rosimilmente la conseguenza di una conservazione «in sedi diverse da quelle dell’archivio di curia che le ha prodotte», in quanto legata alla figura del notaio. Cf. ORLANDO 2006; ID. 2010, pp. 49-57. Fra le pubblicazioni recenti che si sono occupate di documen-tazione medievale relativa al matrimonio segnaliamo BALLETTO 2009.

4 Un documento datato 29 aprile 1251 riporta una richiesta di annullamento di matrimonio di Raone, figlio di Tommaso conte del Molise, a cui seguì una sentenza emessa dal vescovo di Alatri (cf. MINNUCCI 1991). Dato che nel documento agostiniano il ‘marito’ è Iohannes Benedicti Raonis, è possibile ipotizzare che il Raone del primo do-cumento non sia altri che il nonno del nostro Giovanni (GARUFI 1937).

5 Prima vescovo di Motola (nella provincia di Taranto), poi vescovo di Alatri dal 21 gennaio 1299, dal primo gennaio dell’anno precedente secondo CAPPELLETTI 1750, p. 447; cf. EUBEL 1913, pp. 80, 353; GAMS 1957, p. 661.

6 OWEN HUGHES 1996, in particolare le pp. 23-43 dedicate ai riti nuziali. 7 MOSTI 1983; DI CARPEGNA FALCONIERI 1995; PIACENTINI 2004. 8 D’ALATRI – CAROSI 1976; ESPOSITO 2004; ID. 2005-2006.

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due momenti, corrispondenti a due differenti cerimonie, gli spon-sali e il matrimonio. Alla prima fase, ossia la desponsatio, corrispon-deva la solenne promessa di matrimonio, alla seconda le ‘nozze’ vere e proprie. Renzo Mosti, utilizzando come fonti gli atti nota-rili tiburtini9, indicava con le fidantie la promessa da parte del pa-dre di dare in sposa la figlia con una dote stabilita, mentre con la stipulazione dell’obligatio, solitamente nello stesso giorno e nella medesima località, si registrava l’impegno da parte del giovane spo-so nell’ottemperare a quanto concordato. A quel punto egli dava in pegno, in tutto o in parte, i propri beni, mobili e immobili, in cambio della dote, e inoltre concedeva una donatio propter nuptias alla futura moglie. Seguiva la seconda fase, detta arraglia o subar-ratio, che sanciva la definitiva unione tra i due sposi con la pronun-cia dei verba de presenti10 e con la donatio, ossia il dono da parte dello sposo dell’anello alla sposa; solitamente si svolgeva nella casa paterna di uno degli sposi e non in un luogo pubblico, come invece accadeva per gli sponsali11 . La cerimonia di benedizione – durante la quale gli sposi partecipavano alla Santa Messa e ricevevano la benedizione con cui il matrimonio diventava indissolubile – è am-piamente attestata nei rituali, benché nella pratica ricorra in ma-niera piuttosto irregolare. Essa va comunque collegata ad un’ul-teriore fase, quella della traditio, corrispondente al momento in cui la sposa, trasferendosi dalla casa paterna a quella del suo sposo, si fermava in chiesa dove si svolgeva la cerimonia.

Per l’analisi del nostro caso la fase che ci interessa è quella del-la subarratio. Durante questa fase era solitamente presente un no-

9 MOSTI 1983. 10 In merito agli sponsali e al matrimonio alla luce della distinzione tra verba de futuro

e verba de presenti si veda MARONGIU 1984, pp. 38-79. 11 MOSTI 1983, pp. 218-221. La cerimonia matrimoniale è stata descritta anche

tramite un modello articolato in tre fasi: la prima, nota come ‘abboccamento’, prevede un accordo tra gli sposi – rappresentati in realtà dai propri familiari o da dei veri e pro-pri procuratori – ratificato da una semplice stretta di mano e da un bacio scambiato tra i familiari dei futuri sposi; la seconda detta ‘fidanze’ consiste nella registrazione del pa-gamento della dote e sancisce le clausole da applicare in caso di rescissione del contratto matrimoniale; la terza corrisponde alla subarratio (cf. MIGLIO 2001).

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taio che procedeva all’accertamento verbale del consenso dei due sposi (subarratio per verba de presenti): li interrogava chiedendo a ciascuno se voleva ricevere l’altro come legittimo coniuge; ottenu-ta risposta affermativa (volo), impegnava ufficialmente la coppia in-filando l’anello nel dito anulare della mano destra della sposa e pronunciando la formula tratta dal precetto evangelico: In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti, amen. Quod Deus coniunxit homo non separet (Mt 19, 6)12 . La subarratio aveva luogo più di frequente in casa della sposa, alla presenza di parenti, amici e vicini di casa; lo sposo doveva sedere alla destra della sposa, ed entrambi di fronte al notaio13 .

Come già anticipato, nel momento in cui viene redatto il do-cumento ‘agostiniano’, la causa fra Bartolomea di Richus e Giovan-ni di Benedetto Raonis ha già conosciuto alcuni momenti salienti. Tutto pare aver avuto inizio con un libellum – sottoposto a Fran-cesco Azzaro, vicario del vescovo facente funzione di giudice – nel quale la donna ha raccolto una serie di accuse contro il ‘marito’, reo di non voler onorare il contratto realizzatosi per verba de pre-senti, qualche tempo prima. Giovanni rifiuta le accuse e a propria difesa intende dimostrare che il matrimonio fu contratto contro la sua volontà, cioè non fu il risultato di una scelta volontaria, ma fuit per vim. Alle diverse udienze assistono anche Giovanni di Milone e Bartolomeo di Gerardo, scelti nel frattempo da Bartolomea come propri procuratori.

Per tre volte il giudice aveva convocato i due litiganti, chie-dendo prove concrete delle affermazioni di Bartolomea, puntual-mente negate da Giovanni. Per sbloccare la situazione il procura-tore Bartolomeo di Gerardo, volendo dimostrare che Giovanni sta mentendo, convoca otto testimoni – a cui si aggiungerà poi un no-no, fratello di uno dei precedenti – che erano nei pressi della casa

12 Cf. MOSTI 1983, p. 221. 13 A Roma, durante la subarratio, sul capo degli sposi viene tenuta una spada (cf.

MIGLIO 2001, p. 320).

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al momento della subarratio o che addirittura vi assistettero per-sonalmente.

Fino al punto in cui il documento si interrompe a causa della lacerazione della pergamena, è possibile leggere le parole dei primi sette testimoni, mentre la deposizione dell’ottavo risulta interrotta e non rimane traccia dell’ultima. Se a queste seguissero le dichia-razioni di testimoni convocati dalla difesa non è dato sapere, tut-tavia Giovanni, come vedremo, potrebbe essersi trovato nella con-dizione di non averne necessità. Ad ogni modo le persone elencate come interrogate dal giudice sono le seguenti: Leone di donna Teo-dora, Rainaldo Insalato14 , Giovanni di Tommaso, Palmerio Calsa-rella, Maria Pinnataria, un’altra donna non meglio specificata di no-me Maria, Guglielmo Factuhamano15 , Nicola Papa. Il nono testi-mone dovrebbe essere stato Guglielmo di donna Teodora16 , fratello di Leone.

La modalità di svolgimento della cerimonia, sulla base di quan-to riportato nelle testimonianze, sembra essere stata nella sostanza quella già evidenziata in casi di studio precedenti. Siamo infatti in casa della sposa, alla presenza di un notaio, e ai due promessi ven-gono poste le domande di rito, ovvero se vogliono prendere l’altro come legittimo coniuge. La risposta, per entrambi affermativa, non viene però ripetuta (semel contraxerunt), mentre l’uso comune pare fosse quello di dare conferma della propria volontà almeno una o anche più volte. Un certo rilievo era attribuito anche all’ordine e al modo nel porre le domande, ossia se ad essere interrogato fosse prima il marito oppure la moglie, e se la promessa venisse scam-biata fra loro o per tramite di altra persona; su tali aspetti il ricor-do dei testimoni è purtroppo vago e dunque di scarso aiuto. Fon-

14 Si tratta di uno dei ventotto nobili alatrini che sottoscrivono il giuramento di pace il 3 giugno 1293, alla presenza del cardinale Benedetto Gaetani e Giacomo Colonna, pacieri nella lotta dei partiti cittadini: Archivio Capitolare di Alatri, cass. sec. XIII seg. n. 55.

15 Il 15 febbraio 1299 acquista la metà di un terreno sito in Accoli, territorio ala-trino, da Pietro domini Rainaldi miles Alatrinus: cf. documento conservato presso l’Ar-chivio Capitolare di Alatri, cass. sec. XIII, seg. n. 26.

16 Anch’egli risulta presente tra i firmatari della pace cittadina (cf. supra n. 14).

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damentale, facendo un passo indietro, è comunque la presenza di un ufficiale pubblico che non solo doveva partecipare, ma era al-tresì tenuto a redigere poi un instrumentum. Dei nostri testimoni solo due, Giovanni di Tommaso e Nicola Papa, affermano che la richiesta di stesura di un documento venne effettivamente rivolta a Bartolomeo di Gerardo, ma tutti concordano sulla sua presenza in scena in qualità di notaio. Non mancano tuttavia indizi che pos-sono far pensare ad una cerimonia non del tutto ‘regolare’, come il fatto che i due sposi – così ricorda Giovanni di Tommaso – non erano seduti, bensì stabant. Ancora più curioso è rilevare la totale assenza di riferimenti all’anello, facendo sospettare che il suo im-piego fosse previsto in un’altra fase del matrimonio o addirittura non lo fosse affatto.

Come in tutti i procedimenti di investigazione, è molto dif-ficile poter valutare a priori l’attendibilità degli otto testimoni, sia perché alcuni di essi dichiarano apertamente di non ricordare al-cuni aspetti – e di conseguenza vi è il rischio incorrano in qualche imprecisione nel ricostruire gli eventi –, sia perché va sempre te-nuta presente la possibilità che il teste stia mentendo, in partico-lare considerando il fatto che vi sono diversi vincoli di parentela o amicizia fra i personaggi coinvolti. L’incrocio e il confronto delle testimonianze dovrebbe tuttavia permettere di ricavare alcuni dati concreti e di identificare una serie di rilevanze, se non certe, per-lomeno molto probabili.

L’attività inquisitoria, come si è detto, si concentra sulle mo-dalità con cui si svolse la cerimonia della subarratio. Le domande rivolte ai vari testimoni tornano insistentemente sui medesimi punti, allo scopo di avere un quadro il più chiaro possibile di quanto accadde in quel frangente, analizzando tanto le parole dei presenti quanto le loro azioni, nel tentativo di comprendere – questa è ap-punto la sostanza – se gli impegni presi nell’occasione furono o meno frutto di una libera volontà. Di ciò ad Alatri evidentemente

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si mormorava, e all’epoca la fama publica, ovvero quod est illud quod dicitur per gentes, aveva un valore rilevante17.

Cercando innanzitutto qualche indicazione cronologica, è la testimone Maria l’unica a darci delle coordinate, affermando che il fatto risale a due anni prima, nel giorno della festa della beata Mar-gherita; dagli altri testimoni non si ottiene praticamente nulla, se non la conferma che il tutto avvenne de nocte, ad un’ora imprecisata. La reciproca promessa venne pronunciata dunque nel 1297, ma in quale giorno? L’ipotesi più plausibile è che la beata in questione sia Margherita Colonna, nobildonna romana morta poco prima, nel 1284, ma che godette fin da subito di una devozione molto sen-tita18 . Saremmo allora alla sera del 30 dicembre, nel periodo inver-nale, e la circostanza troverebbe indiretta conferma nell’abito in-dossato da Bartolomea, un guarnello, ampia e lunga sopravveste usa-ta solitamente per difendersi dal freddo e dalla pioggia19 .

Il luogo è la casa di Richus, padre di Bartolomea, ad Alatri in contrada Santa Lucia20 , corrispondente all’attuale rione VII. È un’abitazione sollarata, a due piani, ed è al piano superiore che si raccolgono le persone per assistere allo scambio delle promesse. Si tratta di una cospicua assemblea, infatti nessuno dei testimoni pare in grado di ricordare i nomi di tutti i presenti, che erano comun-que non meno di quindici. Oltre a Giovanni e a Bartolomea con suo padre Richus, c’è Guglielmo Factuhamano che ha l’incarico di porre le domande ai due promessi. Assistono i fratelli Leone e Gu-

17 Ad ogni interrogazione il giudice Francesco Azzaro, tramite formule simili ma non identiche, chiede conferma all’interrogato su quale sia la fama publica in merito alla que-stione, nonché cosa si intenda con tale termine, ricevendo di volta in volta risposte dif-ferenti, sulla falsariga di quella appena riportata.

18 Cf. BARONE 1983; ID. 1992. 19 È il testimone Nicola Papa a fornire qualche particolare in merito ai vestiti indos-

sati dai due promessi: Interrogatus quibus vestibus [e]rant induti dicti contrahentes, dixit quod dicta Bartholomea de guarnello [e]t dictus Iohannes de rummannolo nigro. Accenna all’abito di Giovanni anche Palmerio Calsarella, ma secondo il suo ricordo l’uomo era vestito de virgata, ossia di una stoffa con strisce di diverso colore.

20 L’indicazione si ricava dalla testimonianza di Giovanni di Tommaso. Anche nel nostro caso dunque la subarratio ha luogo nella casa di famiglia di uno dei due sposi.

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glielmo di donna Teodora, probabilmente parenti di Giovanni. In qualità di notaio viene indicato Bartolomeo di Gerardo che, come abbiamo visto, in seguito sarà scelto da Bartolomea come suo rap-presentante nella causa. Si tratta di un chierico, forse cugino della stessa Bartolomea, ed è l’unico a portare con sé un’arma. Un altro parente di casa Richus è Nicola Papa, è infatti lui ad aprire la porta per accogliere alcuni dei testimoni. Vengono poi nominati diversi personaggi, sia gli altri convocati dinanzi al giudice (Rainaldo In-salato, Giovanni di Tommaso, Palmerio Calsarella), sia persone pre-cedentemente non citate nel documento: Stazio, Giacomo di Ago-stino, il presbitero Salagrino (anch’egli parente di Bartolomea). La lista è senz’altro incompleta dato che le testimonianze riportano spesso la frase et plures alii, ma di certo abbiamo qui elencati gli attori principali della vicenda.

Il numero delle persone in scena è dunque notevole, ma non tutte sono state espressamente invitate. La sera in questione, infat-ti, molti dei testimoni raccontano di aver udito del trambusto (ru-mor) e di essersi presentati alla porta per capire quanto stesse ac-cadendo; a quel punto assistono al reciproco giuramento fra Bar-tolomea e Giovanni. L’interpretazione che ciascuno di essi dà del-l’evento non sempre coincide con quella degli altri, anzi a volte si discosta nettamente. Le differenti versioni convergono tuttavia nel rilevare evidenti tensioni fra i protagonisti dell’episodio indagato: quella sera l’atmosfera in casa di Richus era di certo piuttosto pe-sante. Persino i due testimoni più tiepidi a tal riguardo – ossia gli unici che negano o sminuiscono l’importanza del suddetto rumor – accennano a motivi di tensione: Rainaldo Insalato ricorda che Gio-vanni ripeté più volte d’essere contrario al matrimonio e che fu poi minacciato dai parenti di Bartolomea; Guglielmo Factuhamano af-ferma invece che vi furono degli alterchi. Sembra quindi abbastan-za evidente che la bilancia del giudizio penda verso la tesi dello sposo, ossia che le espressioni udite nel corso della subarratio non

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furono né spontanee né libere, ma furono anzi viziate da qualche genere di ‘pressione’ esterna21.

Se tutti i testimoni concordano, come di fatto è, sull’avvenuta reciproca promessa di matrimonio – ripetuta una sola volta in ri-sposta alle domande di Guglielmo Factuhamano22 – molto meno facile è in ogni caso stabilire di quale genere di minacce possa es-sere stato fatto oggetto Giovanni. Vi dovevano essere delle que-stioni in sospeso, forse di natura economica, tra Giovanni e Richus, come lascerebbe intendere la frase nella deposizione di Palmerio Calsarella:

Iohannes dicebat Riccho patri dicte Bartholomee: «dives es, quia fecisti me affidare filiam tuam, redde mihi admodum cultellum», et sic restituit sibi dictus Riccus cultellum.

Quel fecisti me affidare suona come un’imposizione, una sorta di ricatto, che rimanda ad una trattativa complicata, già in essere da qualche tempo e alla quale Giovanni si sottopone di mala vo-glia; aggiungendo il coltello che passa da una mano all’altra, dopo una precedente sottrazione, si ottiene uno scenario davvero poco rassicurante23 . Non vi è modo di sapere con precisione cosa accad-de quella sera, ma diversi testimoni asseriscono che si udì un tram-busto causato dalle grida di Bartolomea che, spaventata, chiedeva soccorso. C’è chi sostiene che Giovanni arrivò ad assalirla, altri di-cono che si fosse scagliato invece contro i parenti di lei, tanto che poi gli stessi lo minacciarono di condurlo alla curia per essere giu-dicato. In realtà Giovanni respinge ogni accusa. Di fatto, e su que-sto le deposizioni sono unanimi, lo sposo appare fin da subito in-

21 Basterebbe questo a Giovanni per invalidare l’atto, in quanto «l’autorità ecclesia-stica riconosceva senza troppe difficoltà la nullità di un matrimonio non contratto in piena libertà, ma in presenza di qualsiasi tipo di coercizione» (cf. BALLETTO 2009, p. 10).

22 È curioso non sia il notaio a procedere all’accertamento verbale del consenso degli sposi, secondo quanto avveniva solitamente: cf. MOSTI 1983, p. 221.

23 Un caso simile di matrimonio forzato con minacce inflitte allo sposo si trova do-cumentato in BALLETTO 2009, pp. 10-11.

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quieto e agli occhi di tutti è evidente come egli sia costretto a ri-manere, non abbia cioè facoltà di muoversi liberamente. La breve testimonianza di Maria Pinnataria aggiunge un interessante ele-mento alla ricostruzione della scena. La donna afferma di aver udi-to gli uomini che erano in casa gridare a Giovanni: «arrala, arrala»24 , ossia prendila come tua promessa sposa. Possiamo allora ipotizzare che Giovanni, giunto a casa di Richus per adempiere all’impegno di promettersi a Bartolomea, abbia inizialmente ceduto ad un gesto di ribellione, forse pure violento, provocando una colluttazione che ebbe come immediata conseguenza il mettere in agitazione l’intero vicinato.

Il quadro dipinto dalle diverse testimonianze ci restituisce una scena vivace, teatralmente efficace nel far muovere i personaggi raccolti quella sera in casa di Richus ad Alatri. Tuttavia la trama rimane incerta, non del tutto chiara all’occhio dello spettatore che cerca di cogliere un senso nel raffronto tra le prospettive offerte da ciascun testimone. Alla fine non possono che rimanere diversi dub-bi su cosa veramente accadde – e forse per lo stesso giudice Azzaro non fu semplice giungere ad una sentenza.

24 L’etimologia è da far risalire ad arrha, termine d’origine semitica in uso in età ro-mana per indicare una cauzione data come garanzia sul contratto di futuro matrimonio. Cf. OWEN HUGHES 1996, p. 27.

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APPENDICE

[1299 post 29 aprile] Interrogazioni testimoniali circa la forma di un matrimonio nella curia di Alatri tra Bartolomea figlia di Ricchus e Giovanni di Bene-detto Raonis, entrambi di Alatri. Originale, AGA, C5, D19, [A]. Pergamena in discreto stato di conservazione; due fori, relativi alle righe 20-26, hanno causato la parziale perdita di testo, mentre la parte terminale del supporto risulta strappata in seguito ad una lacerazione e alla caduta della membrana; mm 137l × 2958h.

Sul verso le segnature archivistiche del secolo XVII: «L E n° 28»; «i N N 12».

Reg.: ASR, Agostiniani in S. Agostino, b. 17, Registro delli Istrumenti fatto nel 1601 maggio 1° da Fra’ Giulio Binarino, p. 300 (f. 175r).

In nomine Domini, amen. Anno nativitatis eius millesimo du-centesimo nonagesimo nono, / pontificatus domini Bonifacii pape .VIII. anno quinto, indictione .XII., mense mar/tii, die vicesima tertia. Bartholomea, filia Richi mulier de Alatro, ex | una parte, et Iohannes Benedicti Raonis ex altera, comparuerunt / coram sapienti et discreto viro magistro Francisco Acçaro vicario generali / ve-nerabilis patris et domini domini fratris Nyccoli, Dei gratia episco-pi Alatrinensis pro causa / matrimoniali que vertitur inter ipsam Bartholomeam et ipsum Iohannem, / que Bartholomea dedit in iudicio quemdam libellum continentie cal(umnias) / coram vobis magister ‹sic› Francisce ‹sic› Acçarie, canonic(o) Alatrinensi domini episcopi Alatrinensis / vicarie ‹sic› generalis ‹sic›. Bartholomea filia Richi de Alatro proponit contra Iohannem / Benedicti Raonis civi-tatis eiusdem dicens quod cum ipsa contraxerit matrimo/nium per verba de presenti cum ipso Iohanne mutuo inter ipsos accedente

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con/s[en]su et etiam subarravit eam, petit dicta Bartholomea pre-fatum Iohannem / sibi per vos summaliter adiudicari in virum et mandari eidem quod eam / maritali affectione pertractet. De quo libello data est copia / predicto Iohanni et datus est terminus ipsi Iohanni ad proponendum omnes exceptiones, / dilatorias et decli-natorias trium dierum proxime venturarum alias ad responde/n-dum ipsi libello et utrique parti ad comparendum et procedendum in causa / quantum de iure fuerit. Eodem die predictus Iohannes Benedicti fecit / suum procur(atorem) apud acta quotiens ipsum abb[esse conting]erita ad omnia et singula / que ipsemet facere posset in causa predic[ta...] interesset discre/tum virum iudicem Iohannem de s[…]omict […]b / etcetera. Die .XXVII. d[ict(i) mens(is) martii, termino advenien]te, su[pradicti]c / Bartholomea et Iohannes Be-nedicti […]td. Qui / Iohannes Benedicti litem contestando respon-det […]sae porrecto per predictam / Bartholomeam filiam Richi neg(avit) narrata vera esse ut narrantur et / dic(ere) petita fieri non debere, salvo iure inepte petitionis et sal/vis et reservatis sibi om-nibus exceptionibus competentibus et competituris / usque ad finem cause. Item eodem die iuratum est de calumpnia / et de veritate dicenda in causa predicta per predictos Barth/olomeam et Iohan-nem / Benedicti coram domino Francisco vicario supradicto. Qui dominus vicarius / prefixit terminum predicte Bartholomee quinque dierum proxime venturarum ad proba/ndum in dicta causa pro pri-ma dilatione et al(tera) utrique parti ad conparendum / et pro-cedendum in causa quantum de iure fuerit. Die ultima dicti / mensis martii, termino adveniente, supradicti Bartholomea et Iohannes / Benedicti coram dicto domino Francisco vicario comparuerunt. Que Ba/rtholomea exhibuit in iudicio quasdam positiones conti-

a Lacuna dovuta a guasto della pergamena, integrata in base al formulario. b Lacuna dovuta a guasto della pergamena, con perdita di circa tre centimetri di testo. c Lacuna dovuta a guasto della pergamena, con perdita di circa sei centimetri di te-

sto, integrabile in base al formulario e al testo con dict(i) mens(is) martii, termino ad-veniente, supradicti.

d Lacuna dovuta a guasto della pergamena, con perdita di circa sette centimetri di testo. e Lacuna dovuta a guasto della pergamena, con perdita di circa due centimetri di testo.

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TESTIMONIANZE PER UN DISPUTA MATRIMONIALE AD ALATRI NEL XIII SECOLO

nentie ‹sic› cal(umnias) / ponit ‹sic› Bartholomea filia Richi de Alatro suo iuramento et probare inten/dit si negabitur ex adverso quod ipsa contraxit matrimonium per verba de prese/nti cum Iohanne Benedicti Raonis mutuo inter ipsos accedente con/sensu, videlicet quod ipsa Bartholomea recepit dictum Iohannem in virum / et e converso ipse Iohannes recepit dictam Bartholomeam in uxorem, silicet / negare dicit tamen quod si appareret quod fuit per vim. Item quod de hoc / est publica vox et fama in civitate Alatri et maxime in convici/nio ipsorum Iohannis et Bartholomee. Quibus positionibus eodem / die responsum fuit per predictum Iohannem Benedicti coram dicto domino / Francisco vicario sicut scriptum est. Eodem die supradictus dominus / Franciscus vicarius prefixit terminum dicte Bartholomee .VIII. dierum / proxime venturarum ad probandum in dicta causa pro (sera) dilatione et altera utri/que parti ad comparendum et procedendum in causa prout ordo dicta-verit / rationis. Item eodem die supradicta Bartholomea fecit, con-stituit et ordinavit / suos procuratores apud acta quotiens ipsam abbesse contingerit discre/tos viros Bartholomeum Girardi cle-ricum et Iohannem Miloni laycum prese/ntes quemlibet eorum in solid(um) ita quod non sit melior condicio occupa[ntis] / ad omnia et singula faciendum que ipsamet facere posset in c[ausa] / predicta si personaliter interesset, promictens se ratum et firmum ha[be]/re quic-quid per predictos procuratores vel eorum alterum actum, factum et / procuratum fuerit in causa predicta sub obligatione bonorum suo-rum. / Die .VIII. mensis aprilis, .XII. indictione, supradicti iudex Iohannes, procurator / dicti Iohannis Benedicti, procuratorio no-mine ipsius, ex una parte et Bartholomeus / Girardi, procurator dicte Bartholomee, procuratorio nomine ipsius, ex altera coram dicto / domino Francisco vicario comparuerunt. Qui dominus vi-carius prefixit / terminum predicto Bartholomeo Girardi, procu-ratorio nomine quo supra, quinque dierum post octavam Resur-rectionis Dominif ad probandum in dicta causa pro tertia et ultima

f Ad probandum in dicta causa aggiunto dallo stesso rogatario, preceduto da un segno di richiamo vicino alla prima s.

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dilatione et / perempt(oria) et al(ia) utrique parti ad compa-rendum et procedendum in causa quantum / de iure fuerit. Qui Bartholomeus Girardi, procuratorio nomine quo supra, / eodem die ad probandum supra dictas positiones per predictum Iohan-nem Benedi/cti negatas produxit hos testes videlicet Leonem do-mine Theo/dore, Raynaldum Insalatum, Iohannem Thomasii, Pal-merium Calsa/rella, Mariam pinnatariam, Mariam dompnam, Ny-colaum Papa / et Guillelmum Factuhamano. Qui testes presente dicto iudice Iohanne / procuratore dicti Iohannis Benedicti iura-verunt super positionibus seu articulis / predictis et presente etiam dicto Bartholomeo Girardi et dictus iudex / Iohannes, procura-torio nomine quo supra ante ipsorum testium iuramentum pro-testatum / fuit quicquid posset dicere et obicere contra personas et dicta testium predictorum. / Item eodem die supradicte partes com-miserunt mihi notario iuramenta testium / et quod possim in earum absentia testes recipere et iurare facere. / Die penultimo dicti mensis aprilis supradictus Bartholomeus Girardi, pro curatorio / nomine quo supra produxit in testem ad probandum positiones supradictas ne/gatas Guillelmum domine Theodore, qui testis superdictis positionibus iu[ra]/vit dicere veritatem, remoto hodio, amore, prece vel pretio cum om[nibus] / aliis capitulis iuramenti. /

Leo domine Theodore testis iuratus presentibus partibus et interrogatus super / primo articulo seu positione que incipit “ponit et cetera” verum esse quod / continetur in eo de causa scientie, dixit quia vidit, audivit et interfuit. / (S) / Interrogatus que verba intervenerunt, dixit quod Guillelmus Factamanu interroga/vit dic-tum Iohannem Benedicti: «vis tu in tuam legitimam uxorem Bar/tholomeam Richi?». Qui respondit et dixit: «volo» et econver-so interroga/vit ipsam Bartholomeam: «vis tu in tuum legitimum virum Iohannem / Benedicti Raonis?». Que respondit et dixit: «vo-lo». Nescit tamen quem / primo interrogavit. Interrogatus si semel vel pluries contraxerunt, dixit quod se/mel. Interrogatus si in-tervenit ibi notarius qui inde faceret instrumentum, dixit quod e/rat ibi Bartholomeus Girardi; non audivit quod esset rogatus quod inde fa/ceret instrumentum. Interrogatus de presentibus,

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TESTIMONIANZE PER UN DISPUTA MATRIMONIALE AD ALATRI NEL XIII SECOLO

dixit quod pater dicte Bartholomee, Ny/colaus patruus dicte Bar-tholomee et plures alii. Interrogatus si erant / armati, dixit quod erat ibi armatus predictus Bartholomeus Girardi. Interrogatus / de loco, dixit quod in domo Ricci. Interrogatus si ante contractum matrimonium / vel in ipso actu contrahendi vel post fuit rumor, dixit quod ante contra/ctumg matrimonium fuit ibi rumor ad quem rumorem ipse / testis cucurrit et invenit hostium dicte domus clausum et / Nycolaus Papa qui intus erat aperuit sibi. Inter-rogatus si dictus Iohannes erat / ibi securus, dixit quod non. In-terrogatus si dictus Iohannes potuisset exire dictam / domum libere et sine lexione persone si dictum matrimonium non con-tra/xisset contra voluntatem consanguineorum dicte Bartholomee, dixit quod non. / Interrogatus si fuit de die vel de nocte, dixit quod fuit de nocte, de / hora noctis dixit se non recordari. Interrogatus super articulo de fama, dixit / verum esse. Interrogatus quod est fa-ma publica, dixit quod est illud quod dicitur per gentes. /

Raynaldus Insalatus testis iuratus presentibus partibus esset / interrogatus super primo articulo seu positione qui incipit “ponit Bartholomea et cetera”, / dixit vera esse que in ipso articulo seu positione continentur […] h / scientie dixit quia interfuit et vidit. Interrogatus que verba intervenerunt / inter dictos contrahentes, dixit quod dictus Iohannes ad interrogationem Guillelmi / Fac-tahamanu primo respondit: «volo ipsam Bartholomeam recipere in uxo/rem» et dicta Bartholomea respondit incontinenti ad inter-rogationem / dicti Guillelmi: «et ego volo recipere ipsum Iohan-nem in virum». Interroga/tus que verba usus fuit dictus Guillelmus quando contraxerunt ad invicem dicti / Iohannes et Bartholomea, dixit quod dictus Guillelmus dixit eidem Iohanni: «vis tu in / uxo-rem Bartholomeam Richi?», et ille respondit: «volo», et incontinenti dixit / eidem Bartholomee: «vis tu in virum Iohannem Benedicti?»,

g A: contractractum. h Lacuna dovuta a guasto della pergamena, integrabile in base al formulario con in

eo de causa.

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et illa respondit / et dixit: «volo». Interrogatus si in ipso actu dicti contrahentes starent vel / sederent, dixit se non recordari. Inter-rogatus quibus vestibus erant induti dicti / contrahentes, dixit se non recordari. Interrogatus si dicti contrahentes contraxerunt / semel vel plures, dixit se non recordari nisi de una vice. Interro-gatus si / intervenit ibi notarius qui inde faceret instrumentum, dixit quod erat ibi Ba/rtholomeus Girardi, non recordatur tamen si fuit rogatus quod faceret / instrumentum. Interrogatus de pre-sentibus, dixit quod ipse testis, contrahentes, Leo / domine Theo-dore, Guillelmus eius frater, Guillelmus Factahamanu et plu/res alii. Interrogatus si erant ibi consanguinei dicte Bartholomee, dixit quod erant / ibi pater dicte Bartholomee, Bartholomeus Girardi et plures alii de / quibus non recordatur. Interrogatus si erant armati dicti consanguinei, dixit erat / Bartholomeus Girardi sic de aliis nescit. Interrogatus si dictus Iohannes erat / ibi solus an cum con-sanguineis suis, dixit quod solus. Interrogatus de loco, / dixit quod in domo patris dicte Bartholomee. Interrogatus si dicta domus erat / sollarata, dixit quod credit quod sit sollarata. Interrogatus in qua parte domus / fuit contractum dictum matrimonium, dixit quod in parte superiori. Interrogatus si in / ipso actu contrahendi fuit ru-mor vel post, dixit quod non, nisi quod dictus / Iohannes ante quam contraheret in actu contrahendi dixit pluries: «nolo ipsam / in uxorem», et postea dixit: «volo». Interrogatus si dictus Iohannes erat ibi securus / vel verisimiliter poterit dubitare dixit quod vi-debatur sibi quod ipse Iohannes / non erat ibi securus. Interrogatus si dictus Iohannes poterat exire de do/mo in qua contraxerunt con-tra voluntatem consanguineorum dicte Bartholomee / dixit quod non. Interrogatus si dicti consanguinei minabantur ipsi Iohanni ante contractum / matrimonium vel post, dixit quod ante contractum matrimonium minabantur / de curia dicentes: «volumus ipsum ducere ad curiam quia assallivit / nos ad domum et voluit vi-tuperare nos». Interrogatus si dicta verba di/cebant dicti con-sanguinei de voluntate dicti Iohannis in contra, dixit quod / contra voluntatem ipsius. Interrogatus si dictum matrimonium fuit con-tractum de / die vel de nocte, dixit quod de nocte. Interrogatus de

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TESTIMONIANZE PER UN DISPUTA MATRIMONIALE AD ALATRI NEL XIII SECOLO

hora noctis, dixit / se non recordari. Interrogatus si erat tempus nubilosum vel serenum dixit [se] / non recordari. Item interrogatus super secundo articulo seu positione de fama, dixit / vera esse que continentur in eo. Interrogatus quot homines faciunt famam / pu-blicam, dixit se nescire. Interrogatus quod est fama publica, dixit quod est illud quod / publice dicitur. Interrogatus unde habuit or-tum dicta fama et a quibus, dixit se nescire. /

Iohannes Thomasii testis iuratus presentibus partibus et inter-rogatus super primo articulo seu / positione que incipit “ponit Bartholomea et cetera”, dixit vera esse que conti/nentur in ipso de causa scientie dixit quod cucurrit ad rumorem qui fiebat / in domo Ricci ‹sic› et tunc vidit et presens fuit quando dicti contrahentes / contraxerunt. Interrogatus quibus verbis usi fuerunt dicti con-trahentes, dixit quod / dictus Iohannes dixit: «volo ipsam Bartho-lomeam in uxorem», et dicta Bartholomeai / dixit: «volo ipsum Iohannem in virum». Sed nescit quis fuit primus in respondendo. / Interrogatus si dicti contrahentes interrogavit unus alterum, dixit se non recordari. / Interrogatus si proprio motu an ad interrogatio-nem alterius contraxerunt, dixit quod non re/cordatur. Interro-gatus si statim post interrogationem secuta fuit responsio, dixit / quod sic. Interrogatus si in dicto actu desponsationis dicti contra-hentes stabant [vel]j / sedebant, dixit quod stabant. Interrogatus quibus vestibus erant induti dicti contrahentes, / dixit se non re-cordari. Interrogatus si semel vel pluries contraxerunt dicti con-trahe/ntes, dixit quod semel. Interrogatus si intervenit ibi notarius qui faceret / instrumentum de dicto matrimonio, dixit quod inter-venit ibi Bartholomeus Gira/rdi qui rogatus fuit ab utraque parte contrahentium quod faceret de dicto / matrimonio contracto inter ipsos publicum instrumentum. Interrogatus ad cuius petitionem interve/nit, dixit quod nescit. Interrogatus si publice vel occulte fuit rogatus dictus Bartholomeus / quod faceret de dicto matrimo-

i Sulla cucitura dei due pezzi di pergamena è apposto il signum del notaio. j Lacuna dovuta a macchia sulla pergamena, integrata con vel.

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niok instrumentum, dixit quod publice. Interrogatus de presen-tibus, / dixit quod Raynaldus Insalatus, Stacius, Guillelmus domi-ne Theodore, Leo eius / frater, Guillelmus Factahamanu et ipse te-stis et contrahentes ac pater / dicte Bartholomee et plures alii. In-terrogatus si erant ibi consanguinei dicte / Bartholomee, dixit se non recordari. Interrogatus si erat ibi aliquis armatus, / dixit quod erat ibi armatus Bartholomeus Girardi. Interrogatus si erat ibi ipse / Iohannes solus vel cum consanguineis suis, dixit quod erant ibi Guillelmus et / Leo domine Theodore eius frater qui actinent ipsi Iohanni ut credit. / Interrogatus de loco, dixit quod in domo Richi seu uxoris sue. Interrogatus si dicta / domus erat sollarata seu terrina ‹sic›, dixit quod sollarata. Interrogatus in qua / parte domus contractum fuit dictum matrimonium, dixit quod iuxta hostium / superius. Interrogatus si in domo vel extra, ante contractum ma-trimonium, fuit ru/mor vel post, dixit quod ante contractum ma-trimonium fuit rumor / in domo predicta. Interrogatus qui fa-ciebant ipsum rumorem, dixit quod hominesl / et mulieres stantes in ipsa domo qui dicebant quod Iohannes predictus / assalliverat Bartholomeam predictam. Interrogatus si dictus Iohannes erat ibi se/curus vel verisimiliter poterat dubitare, dixit quod nescit. In-terrogatus si / dictus Iohannes potuisset se defendere et exire de dicta domo libere / et sine lexione contra voluntatem consangui-neorum dicte Bartholomee qui / ibi erant, dixit quod non, ut cre-dit. Interrogatus si consanguinei dicte Bar/tholomee qui erant ibi minabantur predicto Iohanni, dixit quod non audi/vit. Interro-gatus si fuit dictum matrimonium contractum de die vel de nocte, / dixit quod fuit de nocte, de hora dixit se non recordari. Inter-rogatus si / erat tempus nubilosum vel serenum, dixit se non re-cordari. Interrogatus / super articulo de fama, dixit quod est fama publica de predictis in carcia25 Sancte / Lucie. Interrogatus quot

k La prima parte della parola, ossia matri, sembra riscritta su abrasione. l Alcune lettere in homines sono ritoccate. 25 Si intende contrada.

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TESTIMONIANZE PER UN DISPUTA MATRIMONIALE AD ALATRI NEL XIII SECOLO

faciunt famam publicam, dixit se nescire. Interrogatus quid est fama publica, dixit quod est illud quod dicitur per contratam. /

Palmerius Calsarella testis iuratus et interrogatus super primo articulo seu po/sitione que incipit “ponit Bartholomea et cetera”, dixit vera esse que contine/ntur in eo. Interrogatus de causa scien-tie dixit quia interfuit et vidit. Interrogatus que / verba inter-venerunt, dixit quod non recordatur de aliis verbis nisi quod ipse Iohannes / dicebat Riccho ‹sic› patri dicte Bartholomee: «dives es, quia fecisti me / affidare filiam tuam, redde mihi admodo cultel-lum», et sic restituit sibi / dictus Riccus ‹sic› cultellum. Interroga-tus si proprio motu an ad interrogationem alte/rius contraxerunt, dixit quod non recordatur. Interrogatus si dicti contrahentes in ipso / actu desponsationis stabant vel sedebant, dixit quod stabant. Interrogatus qui/bus vestibus erant induti, dixit quod dictus Iohannes erat indutus de virga/ta, de Bartholomea dixit se non re-cordari. Interrogatus si semel vel pluries / contraxerunt, dixit quod semel. Interrogatus si intervenit notarius qui inde faceret / instru-mentum, dixit quod erat ibi Bartholomeus Girardi; non tamen au-divit quod esset / rogatus quod inde faceret instrumentum. Inter-rogatus de presentibus, dixit quod Guillelmus Fa/ctahamani, Leo domine Theodore, Iacobus Augustini, presbiter Sa/lagrinus et plures alii. Interrogatus si erant ibi consanguinei dicte Bar/tholomee, dixit quod erant ibi pater, Salagrinus, Nycolaus Papa, av/unculi et dictus Bartholomeus Girardi frater consoprinus dicte Bartholomee. / Inter-rogatus si dicti consanguinei erant armati, dixit quod erat armatus / ibi Bartholomeus Girardi. Interrogatus si dictus Iohannes erat ibi cum consanguine/is suis, dixit quod erat ibi Leo domine Theodore qui dicebat quod erat / consanguineus suus. Interrogatus de loco, dixit quod in domo Richi patris / dicte Bartholomee. Interrogatus in qua parte domus contractum fuit dictum ma/trimonium, dixit quod iuxta hostium quod est a latere superiori dicte domus. / In-terrogatus si in dicta domo vel extra ante contractum matri-monium vel in / ipso actu contrahendi fuit rumor, dixit quod fuit intus in domo / ante contractum matrimonium. Interrogatus quis faciebat dictum rumorem, / dixit quod dicta Bartholomea, ad

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SEBASTIANO BISSON – ANTONELLA MAZZON

cuius rumorem ipse testis cucurrit. / Interrogatus qua de causa erat ibi rumor, dixit quod pro eo quod dictus Iohannes / erat in domo predicta. Interrogatus si dictus Iohannes erat ibi securus, dixit / quod non, ut credit. Interrogatus si dictus Iohannes potuisset exire dictam do/mum contra voluntatem consanguineorum dicte Bar-tholomee, dixit quod non. / Interrogatus si dicti consanguinei dicte Bartholomee minabantur eidem Iohanni, / dixit quod ipse non audivit. Interrogatus si dictum matrimonium fuit contra/ctum de nocte vel de die, dixit quod de nocte; de hora noctis / dixit se non recordari. Interrogatus si erat tempus nubilosum vel serenum, / dixit quod non recordatur; de anno, mense, die, dixit se non recordari. / Interrogatus super articulo seu positione de fama, dixit quod audivit dici. / Interrogatus quam partem vellet obtinere, dixit quod ius habentem. Interrogatus si / ea que dixit, dixit hodio, amore, prece vel pretio, dixit quod non. /

Maria pinnataria testis iurata et interrogata super primo ar-ticulo seu / positione que incipit “ponit Bartholomea et cetera”, dixit se tantum inde / scire quod dum ipsa testis esset in domo sua, audivit magnum ru/morem in domo Richi et audivit quod ho-minesm qui erant intus in /n dicta domo dicebant ipsi Iohanni: «ar-rala, arrala». Ad quem rumorem ipsa / cucurrit et incontinenti ti-more illorum qui intus erant recessit. Interrogata / super articulo seu positione de fama, dixit verum esse quod continetur in eo. / Interrogata quid est fama publica, dixit quod illud quod publice dicitur per terram. Interrogata / quam partem vellet obtinere, dixit quod ius habentem. Interrogata si ea que / dixit, dixit hodio, amo-re, prece vel pretio, dixit quod non, sed pro sola / veritate utenda. /

Maria dompna testis iurata et interrogata super primo articulo seu positione / que incipit “ponit Bartholomea et cetera”, dixit vera esse que continentur / in eo; de causa scientie dixit quod cum ipsa testis esset in domo sua, audi/vit dictam Bartholomeam clamantem et dicentem: «succurrite, succu/rrite», et tunc ipsa testis exivit de

m Homines riscritto su rasura. n Sulla cucitura dei due pezzi di pergamena è apposto il signum del notaio.

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TESTIMONIANZE PER UN DISPUTA MATRIMONIALE AD ALATRI NEL XIII SECOLO

domo et ivit ad hostium domus / Ricci et audivit quantum Guillel-mus Factuhamanu interrogavit dictum / Iohannem Benedicti: «vis tu Bartholomeam recipere in tuam legitimam uxorem?», / qui respondit: «volo» et incontinenti interrogavit ipsam Bartholomeam: «vis / tu Iohannem Benedicti recipere in tuum legitimum virum?», queo respondit: / «volo». Interrogata si statim post dictum rumo-rem fuit contractum matrimo[ni]/um predictum, dixit quod sic. Interrogata de anno, dixit quod in festo beate Ma/rgarite proximo venturis erunt duo anni, de hora dixit quod de nocte. / Interrogata super articulo de fama, dixit verum esse quod continetur in eo. Interrogata quid / esset fama publica, dixit quod est illud quod publice dicitur per terram. Interrogata quam / partem vellet ob-tinere, dixit quod ius habentem. Interrogata si ea que dixit, / dixit hodio, amore, prece vel pretio, dixit quod non, sed pro sola ve-ritate / utenda.

Guillelmus Factuhamanu testis iuratus et interrogatus super primo articulo / seu positione que incipit “ponit Bartholomea et cetera”, dixit vera esse que in / ipso continentur. Interrogatus de causa scientie dixit quod vidit, audivit et interfuit / et ipse testis interrogatus ipsum Iohannem: «vis Bartholomeam Ricci in tuam bonam / et legitimam uxorem?», et ipse Iohannes respondit et dixit: «volo», et / ex adverso incontinenti interrogavit ipsam Bar-tholomeam: «vis Iohannem Bene/dicti Raonis in tuum bonum et legitimum virum?», et ipsam Bartholomeam / respondit et dixit: «volo». Sed non recordatur quem primo interrogavit. / Interro-gatus si dictus Iohannes et Bartholomea in ipso actu desponsatio-nis stabant / vel sedebant, dixit quod stabant. Interrogatus quibus vestibus erant induti dicti / contrahentes, dixit se non recordari. Interrogatus si dicti contrahentes contraxerunt / semel vel pluries, dixit quod semel. Interrogatus si intervenit notarius tempore / dicti matrimonii qui inde faceret instrumentum, dixit quod erat ibi Bartholomeus / Girardi, sed non recordatur si interfuit pro no-

o A: qui.

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SEBASTIANO BISSON – ANTONELLA MAZZON

tario. Interrogatus de presentibus, / dixit quod Raynaldus Insa-latus, Guillelmus et Leo domine Theodore, / Nycolaus Papa, ipse testis et dicti contrahentes et Riccus pater / dicte Bartholomee. Interrogatus si erant armati ibi, dixit quod erat ibi ar/matus Bar-tholomeus Girardi. Interrogatus si dictus Iohannes erat ibi cum / consanguineis suis, dixit quod non. Interrogatus de loco, dixit quod in domo / Ricci patris dicte Bartholomee. Interrogatus si in dicta domo vel extra / ante contractum matrimonium audivit ibi verba vel in ipso actu / contrahendi fuit rumor, dixit quod ante contractum matrimonium audi/vit ibi verba. Interrogatus si dictus Iohannes stabat in ipsa domo securus, dixit / quod videbatur sibi quod non. Interrogatus si ipse Iohannes potuisset exire secu/rus de dicta domo sine lexione persone contra voluntantem consan-gui/neorum dicte Bartholomee qui ibi erant, dixit quod non. Inter-rogatus si dictum matri/monium fuit contractum de die vel de nocte, dixit quod de nocte. / Super articulo de fama, dixit verum esse quod continetur in eo. Interrogatus quod est / fama publica, dixit quod est illud quod publice dicitur per gentes. Interrogatus quam partem vellet obtinere, dixit quod ius habentem. Interro-gatus si ea que / dixit, dixit hodio, amore, prece vel pretio, dixit quod non. /

Nycolaus Papa testis iuratus et interrogatus super primo arti-culo seu po/sitione que incipit “ponit Bartholomea et cetera”, dixit vera esse que / [c]ontinentur in eo, de causa scientie dixit quia interfuit et vidit. / Interrogatus que verba intervenerunt, dixit quod Guillelmus Factuhamanu / primo interrogavit Iohannem Benedicti Raonis: «vis tu recipere / Bartholomeam Ricci in tuam bonam et legitimam uxorem?», qui Iohannes / respondit et dixit: «volo», et ex adverso incontinenti interroga[vit] / ipsam Bartholomeam: «vis tu recipere Iohannem Benedicti Raonis in / [t]uum bonum et legitimum virum?», que respondit et dixit: «volo». / Interrogatus ad cuius petitionem dictus Guillelmus fecit dictam interrogatio-nem, / [d]ixit quod videtur sibi quod ad petitionem Leonis et Guillelmi domine / Theodore. Interrogatus si dicti contrahentes in ipso actu desponsati/onis stabant vel sedebant, dixit quod stabant.

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TESTIMONIANZE PER UN DISPUTA MATRIMONIALE AD ALATRI NEL XIII SECOLO

Interrogatus quibus vestibus / [e]rant induti dicti contrahentes, dixit quod dicta Bartholomea de guarnello / [e]t dictus Iohannes de rummannolo nigro. Interrogatus si semel contra/[x]e[runt]p vel pluries, dixit quod semel. Interrogatus si intervenit ibi / [notarius]q qui faceret inde instrumentum, dixit quod sic. Interrogatus quis fuit / [notarius]r, dixit quod Bartholomeus Girardi. Interrogatus si fuit rogatus quod / […]es faceret instrumentum, dixit quod fuit per Riccum patrem dicte / [Bartholomee. Interrogatus de pre]sen-tibust, dixit quod ipse testis, contrahen/ [tes, …Bar]tholomee et plures alii. Interrogatus / […] de anno, mense et […].

p Lacuna dovuta ad un foro sulla pergamena. q Lacuna dovuta a guasto della pergamena, integrabile in base al formulario, con no-

tarius. r Vd. voce precedente. s Ampia lacuna dovuta alla lacerazione della pergamena e alla perdita di uno o più

pezzi seguenti del documento. t Lacuna dovuta a guasto della pergamena, integrabile in base al testo con Bartho-

lomee. Interrogatus de.

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SEBASTIANO BISSON – ANTONELLA MAZZON

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