Stefano Medas, Due relitti con carichi lapidei rinvenuti al Bacàn (Bocca di porto di Lido, Laguna...

16
an international journal for archaeology, history and archaeometry of marbles and stones 8 · 2012 pisa · roma fabrizio serra editore mmxiii estratto

Transcript of Stefano Medas, Due relitti con carichi lapidei rinvenuti al Bacàn (Bocca di porto di Lido, Laguna...

a n i n t e r nat i o na l j o u r na lf o r a r c h a e o lo g y, h i s t o ry

a n d a r c h a e o m et ry o fm a r b l e s a n d s t o n e s

8 · 2 0 1 2

p i sa · romafabr iz io serr a ed itore

m m x i i i

estratto

Direttore · Editor

Lorenzo Lazzarini · Università i.u.a.v. (Venezia)

*

Comitato scientifico internazionale · International Scientific Committee

Archeologia e Storia dell’Arte · Archaeology and History of Art

Clayton Fant · Università di Akron (oh)Anna Maria Giusti · Opificio delle Pietre Dure (Firenze)

Olga Palagia · Università di AtenePatrizio Pensabene · Università di Roma «La Sapienza»

Isabel Rodà · Università Autonoma di BarcellonaRolf M. Schneider · Università di Monaco di Baviera

Archeometria · Archaeometry

Aurelio Álvarez Perez · Università Autonoma di BarcellonaClaudio D’Amico · Università di Bologna

James A. Harrell · Università di Toledo (oh)Norman Herz · Università di Georgia (Athens, ga)

Marino Maggetti · Università di Friburgo (ch)Myrsini Varti Matarangas · i.g.m.e. (Atene)

*

«Marmora» is an International Peer-Reviewed Journal.The eContent is Archived with Clockss and Portico.

due relitti denominati del Bacàn 1 e del Ba-càn 2 sono stati rinvenuti alla bocca di por-

to di Lido della laguna di Venezia (Fig. 1a-b)nel corso delle indagini archeologiche su-bacquee in appoggio alle opere per la realiz-zazione del sistema di regolazione dei flussi

di marea (mose). Gli interventi, realizzati dalMagistrato alle Acque-Consorzio VeneziaNuova, si sono svolti sotto la direzione scien-tifica della Soprintendenza per i Beni Ar-cheologici del Veneto in varie fasi, tra il 2004e il 2010.1

* Address for correspondence: Istituto Italiano di Archeologia e Etnologia Navale. Recapito personale: Via Galli28, i 47838 Riccione (rn, Italia); [email protected].

1 Si ringraziano la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto per aver cortesemente autorizzato que-sta pubblicazione scientifica e il Prof. Lorenzo Lazzarini per il cortese invito a inserire questo contributo in «Mar-mora».

I

DUE RELITTI CON CARICHI LAPIDEIRINVENUTI AL BACÀN

(BOCCA DI PORTO DI LIDO, LAGUNA DI VENEZIA)

Stefano Medas*

Abstract

Two wrecks of the late Middle Ages have been discovered near the Bacàn shallows at the Lido port-mouth, Venice lagoon, both with a limestone freight (slabs at the Bacàn 1 wreck and parallelepipeds atthe Bacàn 2). The underwater archaeological campaigns of 2009 and 2010 allowed to study both wrecks(freights and hulls remains) and to recover the whole freight of the first wreck. The geomorphologyof the port-mouth is considerably changed from the time of shipwrecks that occurred near the ancientsea-shore represented by Sant’Erasmo island. In a preliminary way, we suppose to identify the hulls re-mains with the boats mentioned as marani or marrani by the contemporary written sources. After den-drochronological and radiocarbon analyses, both wrecks are datable within the 15th century.

keywords: Venice, shipwreck, stone slabs, hulls, marano/marrano.

Fig. 1a-b. Ubicazione della bocca di porto diLido nella laguna di Venezia e dettaglio

con la posizione dei relitti.

«marmora» · 8 · 2012

Bacàn 1

Bacàn 2

116 stefano medas

Il relitto del Bacàn 1 fu scoperto nel giugno del2004 grazie all’emergenza di alcuni grossi la-stroni litici nell’area di bassofondo antistantel’isola di Sant’Erasmo, nota localmente co-me Bacàn. Subito dopo la scoperta si è svoltaun’indagine preliminare destinata ad accer-tare la natura dell’anomalia archeologica,per la quale si era inizialmente ipotizzata unarelazione con i resti del cosiddetto Faro dipietra o Faro della Pissotta documentato dallacartografia storica. La georeferenziazionedelle carte, infatti, indicava una significativaprossimità tra l’ubicazione del faro e quelladel rinvenimento dei lastroni. L’indagine hainvece permesso di verificare che sotto i la-stroni giacevano i resti di uno scafo, dunquedi identificare l’anomalia con un relitto.

La sua posizione, riportata sempre su car-

tografia storica, ha permesso di riconoscereche il naufragio è avvenuto ai margini del pa-leoalveo di un canale oggi scomparso, ma ri-dotto a livello residuale già alla fine del xviiisecolo (Fig. 2), che conduceva al porto situa-to sul versante occidentale dell’isola di San-t’Erasmo; porto chiuso a più riprese dallametà del xiv secolo e definitivamente nell’ul-timo quarto del xv secolo, per favorire lo svi-luppo del vicino e più importante porto diSan Nicolò (Marcon 1878, Morachiello1991). In considerazione della datazione deirelitti (infra) e dell’evoluzione geomorfologi-ca delle bocche di porto (Bondesan, Mene-ghel, a cura di, 2004), il naufragio è dunqueavvenuto in ambiente marino costiero, pres-so il canale che tagliava il bassofondo a ridos-so del versante di Sant’Erasmo rivolto a Sci-rocco (a sud-est), che costituiva il litorale

Fig. 2. Posizione dei relitti su cartografia storica(carta del De Bernardi, 1844, basata su rilievi del 1763).

due relitti con carichi lapidei rinvenuti al bacàn 117

marino prima dell’avanzamento della lineadi costa verso l’attuale Punta Sabbioni e del-la strutturazione ottocentesca dei grandimoli foranei.

Il monitoraggio dello stato di giacituradel relitto proseguì negli anni seguenti e nel2005 sono state messe in opera due schiere dipalancole, disposte ad arco, per proteggerecon opportuno margine di sicurezza l’areaarcheologica dall’erosione generata dallecorrenti di marea in entrata e in uscita dallalaguna.

Successivamente, il relitto fu oggetto diuna campagna di scavo preliminare nel 2006,quindi di un monitoraggio periodico e infinedi due campagne di scavo nel 2009 e nel 2010,destinate, la prima, al recupero del carico, laseconda allo scavo, alla documentazione e al-la protezione finale in situ dei resti lignei del-lo scafo. Gli interventi sono stati realizzatidalla società Archeotecnica p.s.c.a.r.l. di Ve-nezia (scoperta, campagne preliminari e monitoraggio 2004-2008, campagna aprile-giugno 2010) e dalla società Sitmar-Sub s.c. di

Venezia (campagna aprile-luglio 2009), conla direzione archeologica operativa delloscrivente. Sono attualmente in corso pressoil Laboratorio di Analisi dei Materiali Antichidi Venezia le analisi archeometriche condot-te dal Prof. Lorenzo Lazzarini per identifica-re l’esatta natura e provenienza della pietratrasportata da entrambe le imbarcazioni,che risulta essere comunque calcarea, comeconferma la colonizzazione da parte dei lito-domi. I risultati saranno quindi pubblicati inun prossimo numero di questa stessa rivista.

Il relitto è stato scoperto in fondale dellaprofondità media compresa tra -3,50 e -4 msul livello del medio mare. Al momento del-la scoperta alcuni lastroni litici risultavano af-fioranti sul piano di fondo, ma il nucleo prin-cipale del carico era ricoperto da uno stratodi sedimento limo-sabbioso della potenza va-riabile tra 40 e 80 cm, mentre le strutture li-gnee dello scafo sono emerse a quote com-prese tra -60 e -160 cm dal piano di fondooriginale. Le indagini hanno consentito diconstatare che la potenza del sedimento non

Fig. 3. Relitto del Bacàn 1: resti di una lattina di alluminio per bibita edi un contenitore di plastica, rinvenuti ‘sigillati’ tra il fasciame interno eil fasciame esterno, nel campo tra due ordinate (fotografie per corteseautorizzazione della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto).

118 stefano medas

poteva considerarsi come un fattore stabile,a causa dei forti processi di erosione e di ac-cumulo generati alternativamente dalle cor-renti di marea, che hanno determinato, in va-rie fasi e anche in tempi molto recenti, lapressoché completa scopertura del relitto e lasua successiva ricopertura. Il sedimento chericopriva il relitto, dunque, è risultato del tut-to privo di stratigrafia originale, essendo co-stituito da un accumulo recente e omogeneo.Un chiaro indizio di questa dinamica è rap-presentato dal ritrovamento di materiali di ri-sulta riferibili ai nostri tempi (un barattolo dilatta, alcune lattine di alluminio per bibitecon apertura a strappo, un contenitore di pla-stica), incastrati nelle parti più basse del relit-to, negli interstizi tra le superfici di contattodei lastroni litici con lo scafo e perfino al disotto dello stesso scafo (Fig. 3). In considera-

zione del fatto che il relitto, dal momento delrinvenimento nel 2004 alla campagna di sca-vo del 2009, è sempre rimasto completamen-te coperto da uno strato di sedimento più omeno omogeneo, che lasciava emergere dalfondo solo la sommità dei lastroni più alti, ri-sulta evidente che i materiali di risulta sopraricordati sono potuti incastrarsi sotto i la-stroni e sotto lo scafo solo in una fase di com-pleta scopertura del relitto stesso; circostan-za occorsa dunque in anni recenti, cometestimonia la tipologia degli oggetti, comun-que prima del 2004.

Figg. 5 e 6. Relitto del Bacàn 1: il caricodi lastroni litici dopo il recupero.

Fig. 4. Relitto del Bacàn 1: fase del recuperodi una grossa lastra litica.

due relitti con carichi lapidei rinvenuti al bacàn 119

Per la stessa ragione, durante lo scavo so-no stati rinvenuti pochissimi reperti, alcunidei quali sono certamente intrusivi – dunquenon appartengono al contesto dell’imbarca-zione e del naufragio – altri sono incerti, co-me accade nel caso di una pentola di ramerinvenuta incastrata tra i lastroni sul versan-te settentrionale del relitto. Date le dinami-che di giacitura e di sedimentazione sopradescritte, infatti, non è possibile stabilire concertezza se si tratti di reperti in situ fin dal-l’origine o di oggetti trasportati dalle cor-renti di marea e finiti nel contesto del relittoin una fase in cui questo si trovava scoperto.

Nel corso della campagna 2009 sono statirecuperati centotredici lastroni litici (Fig. 4),i più grandi dei quali raggiungono una lun-ghezza di ca. 2 m e uno spessore di 25 cm(Figg. 5-6). Si tratta di elementi semilavora-ti, che in diversi casi si presentano deteriora-ti dall’azione dei litodomi (Fig. 7), altro se-gno delle fasi di completa scopertura chehanno interessato il relitto nel corso dellasua giacitura.

Nonostante le modificazioni subite dal-l’assetto del carico per il collasso dello scafo,

è stato possibile riconoscere che i lastroni dimaggiori dimensioni erano sistemati in posi-zione orizzontale al centro della stiva, so-vrapposti uno sull’altro fino ad un massimodi quattro (Fig. 8), mentre le lastre più pic-cole (di lunghezze comprese tra 50 e 80 cm)erano sistemate in posizione periferica e perlo più di taglio, a riempire gli spazi vuoti alledue estremità dell’imbarcazione e quelli trail nucleo centrale del carico e le fiancate. Ilcollasso di queste ultime, avvenuto verosi-milmente poco tempo dopo il naufragio peril deterioramento delle strutture lignee, hadeterminato il crollo dei lastroni stivati inposizione marginale.

La campagna 2010 ha invece permesso diindagare le strutture dello scafo conservateal di sotto del carico, che ha svolto una fun-zione protettiva degli elementi lignei preser-vandoli dall’erosione e dall’azione distrutti-va degli organismi xilofagi. Nel complesso, iresti dello scafo si conservano solo entro imargini d’impronta del carico soprastante:presenta una lunghezza massima di 10,70 me una larghezza di ca. 3 m (misura relativa al-la struttura coerente, cioè al nucleo unitario

Fig. 7. Particolare della superficie di una lastra litica del relitto del Bacàn 1,in cui sono evidenti i fori praticati dai litodomi.

120 stefano medas

del relitto, escludendo gli elementi sconnes-si che giacevano all’esterno di questo).

Dello scafo si conserva soltanto il fondo,che risulta completamente piatto, con mini-ma stellatura solo verso l’estremità ovest(Fig. 9). Soltanto alcune ordinate, quellemeglio conservate, si prolungano fino al-l’impostazione del ginocchio (limitatamen-te alla parte iniziale, dove il fondo comincia

a sollevarsi), con un’elevazione massimanon superiore a 15-20 cm rispetto alla super-ficie piana dell’ordinata stessa. Relativamen-te alla porzione superstite, il relitto è con-servato abbastanza bene; sono presentitutte le principali strutture longitudinali etrasversali: chiglia, paramezzale, fasciameesterno, fasciame interno e ordinate (ma-dieri e staminali), a cui si aggiungono solo

Fig. 10. Particolare di due ordinate del relittodel Bacàn 1, costituite dall’accostamento

di un madiere e di due staminali intestati incorrispondenza del lato superiore della chiglia.

Fig. 8. Relitto del Bacàn 1: particolare di trelastroni sovrapposti in posizione orizzontale,

nella parte centrale della stiva.

Fig. 9. Estremità ovest del relitto del Bacàn 1.

Fig. 11. Particolare del paramezzale del relittodel Bacàn 1, con il massiccio in cui è ricavata

la scassa d’albero.

due relitti con carichi lapidei rinvenuti al bacàn 121

pochi elementi sconnessi riferibili a struttu-re diverse.

Lo stato di conservazione del legno è ab-bastanza buono. Soprattutto lungo i marginidel relitto si riscontrano però i danni genera-ti dalla teredine (teredo navalis) e dall’erosio-ne, che interessano in particolare le estremi-tà delle ordinate.

In rapporto al pesante carico trasportato,gli elementi strutturali dello scafo appaionopiuttosto leggeri. La chiglia, di sezione ret-tangolare, ha un’altezza di soli 11 cm e unalarghezza non superiore ai 9 cm. Le ordinatesono costituite ciascuna dalla coppia madie-re-staminali (Fig. 10); precisamente, ciascunmadiere è adiacente ad una coppia di stami-nali che si intestano lungo l’asse di chiglia. Lasezione trasversale, tanto per i madieri quan-to per gli staminali, è quadrata e misura mediamente cm 9 × 9. Il passo con cui si al-ternano le ordinate è però molto stretto,compreso mediamente tra 14 e 16 cm, carat-teristica che conferiva solidità allo scafo. Il fa-sciame interno presenta uno spessore di soli2 cm.; quello esterno spessori compresi tra2,2 e 2,5 cm. Le connessioni con le ordinateerano ottenute con chiodi di ferro di sezionequadrata (lato di 0,8 cm).

La scassa d’albero è ricavata direttamentenel paramezzale, nel tratto in cui la sezione siespande notevolmente a formare un massic-cio (Fig. 11); presenta una lunghezza di 14,5cm, una larghezza di 9,5 cm e una profonditàdi 8 cm. La posizione della scassa nel primoterzo del relitto partendo da est, a ca. 250 cmdall’estremità orientale del relitto stesso, po-trebbe costituire un indizio per identificare inquesto settore il quarto di prua dell’imbarca-zione. Lungo tutto lo sviluppo superstite delparamezzale, infatti, non si sono identificatealtre scasse.

In quanto alle essenze lignee, tutti gli ele-menti dello scafo sono stati realizzati con legno di quercia, ad eccezione del fasciame interno che è risultato essere di abete. In as-senza di stratigrafia originale e di materiali dicontesto certi, le analisi radiocarboniche

condotte sui campioni lignei sono risultatefondamentali per la definizione cronologicadel relitto, che può collocarsi nel xv secolo.1

Il relitto del Bacàn 2 fu scoperto nel settem-bre del 2006 a ca. 600 m di distanza dal pre-cedente in direzione sud-est, nell’ultimotratto dell’attuale canale di Treporti, in fon-dale compreso tra -5 e -6 m sul livello del me-dio mare. Anche in questo caso, si tratta dun-que di un naufragio avvenuto in mare, inprossimità dell’antico litorale costituito dal-l’isola di Sant’Erasmo; il relitto si colloca al-l’incirca in allineamento col precedente, lun-go il paleoalveo residuale del canale che nellacarta del De Bernardi risulta tagliare il bas-sofondo con direzione sud-est–nord-ovest,per dirigersi verso il porto di Sant’Erasmo.

A seguito di una prima indagine degli ele-menti che emergevano dal piano di fondo, ilrelitto è stato costantemente monitorato neitre anni successivi, infine indagato e docu-mentato nel corso della campagna di scavodel 2010, che si è svolta contestualmente aquella realizzata sul relitto del Bacàn 1.

L’identificazione del relitto è stata possibi-le ancora una volta grazie al carico, costitui-to da grossi blocchi litici squadrati (Figg. 12-14), di lunghezza mediamente compresa tra1 e 2 m, per una larghezza compresa tra 50 e80 cm e un’altezza tra 30 e 60 cm. Si segnala-no, tuttavia, anche blocchi di dimensionimaggiori; il più grande individuato presentainfatti una lunghezza di 370 cm, per 80 cm dilarghezza e 60 cm di altezza.

La forte energia dinamica generata sulfondo del canale dalle correnti di marea hainciso in misura fondamentale sulla giacitu-ra del relitto, che al momento della scopertaappariva quasi completamente libero da se-dimenti e pesantemente colonizzato da unospesso strato di molluschi (per lo più mitili).Il contesto stratigrafico era dunque comple-tamente assente e nel corso dei lavori di pu-lizia non si sono rinvenuti reperti.

I resti dello scafo, molto danneggiati, si so-no conservati in quantità decisamente infe-

1 Campioni prelevati durante la campagna 2010, analizzati dal «C14 Radiocarbon Dating Lab» dell’Università diRoma «La Sapienza» (Prof. G. Calderoni). Le datazioni dei campioni prelevati nel 2004 e nel 2006, eseguite a curadella società Dendrodata di Verona, hanno fornito un range cronologico con estremi compresi tra il xiv e la metàdel xvii secolo.

122 stefano medas

riore rispetto a quanto riscontrato per il re-litto «del Bacàn 1», concentrandosi esclusiva-mente al di sotto dei blocchi litici, che pre-sentano una disposizione meno coerenterispetto a quelli dell’altro relitto e che, diconseguenza, hanno fornito agli elementi li-gnei una protezione decisamente inferiore,parziale e irregolare.

Le caratteristiche strutturali dello scafosono simili a quelle del primo relitto, men-tre le dimensioni dei singoli elementi risulta-no di poco superiori. La chiglia ha una lar-ghezza di 18 cm e un’altezza di 7 cm; leordinate sono composte dall’accoppiamen-to di un madiere e di due staminali, di sezio-ne quadrata e di 10 cm di lato, e si alternanocon passo di 14 cm ca.; il fasciame esterno hauno spessore di 2,5 cm, quello interno di 3cm. Nel complesso, la porzione di relitto ri-conoscibile con continuità ha una lunghezza

massima di 3,20 m e una larghezza di 1,30 m(Fig. 15).

Come riscontrato nel primo relitto, anchelo scafo del «Bacàn 2» è stato realizzato conlegno di quercia, ad eccezione del fasciameinterno che risulta invece essere di abete.1 Inassenza di un contesto stratigrafico e di ma-teriali in situ, la datazione del relitto è stataaffidata alle analisi radiocarboniche di duecampioni lignei, che hanno fornito, rispetti-vamente, un range cronologico compreso trala fine del xiii e la fine del xiv secolo e la pri-ma metà del xv secolo.2 Il relitto del Bacàn 2sarebbe dunque di poco più antico rispetto aquello del Bacàn 1.

Al termine dei lavori (Fig. 16) i relitti sonostati protetti in situ con un sistema stabile,composto da teli di geotessuto, rete elettro-saldata e sacchi di sabbia (Fig. 17); quindi so-no stati ricoperti con sedimento di fondo.

In base alle dimensioni degli elementistrutturali, si può ipotizzare che i due scafiavessero in origine una lunghezza di 15-16 mca. I madieri indicano che la stellatura erapressoché assente lungo tutta la parte cen-trale dello scafo, che presentava dunque unfondo ‘piatto’ e tendente a stellarsi solo alleestremità, come riscontrato per il «Bacàn 1».

Con ogni probabilità le due imbarcazioni

1 Analisi xilotomiche del Laboratorio Dendrodata di Verona.2 Analisi C14 del laboratorio «C14 Radiocarbon Dating Lab» dell’Università di Roma «La Sapienza» (Prof. G.

Calderoni).

Figg. 12-14. Relitto del Bacàn 2:elementi strutturali dello scafovisibili tra i grossi blocchi litici.

due relitti con carichi lapidei rinvenuti al bacàn 123

sono affondate mentre affrontavano una del-le fasi più pericolose del loro viaggio, ovverol’avvicinamento ai bassifondi che precedeva-no l’antico litorale di Sant’Erasmo, segnalatidal Faro di pietra o della Pissotta, presente al-meno dal xiv secolo, e dove si trovavano leimboccature dei canali di accesso alla laguna.Considerando la tipologia del carico e la po-sizione dei relitti, infatti, appare verosimileche si trattasse di due imbarcazioni che,giungendo dal mare, si preparavano ad en-trare in laguna (Fig. 18).

In una fase dell’evoluzione geomorfologi-ca in cui l’isola di Sant’Erasmo, non ancorapreceduta dall’attuale punta Sabbioni, costi-tuiva il litorale della laguna sul versante a ma-re, i venti del primo e del secondo quadrante,in particolare la bora, il levante e lo scirocco,dovevano generare condizioni critiche inprossimità dei bassifondi, dove la rapida ridu-zione di fondale trasformava le onde in peri-colosi frangenti. L’avvicinamento in condi-zioni di maltempo esponeva quindi leimbarcazioni a molti rischi, tanto più per de-gli scafi che trasportavano un carico pesantee problematico per la loro stabilità, oltre cheper la loro tenuta strutturale, come quellorappresentato dai grossi elementi litici dei no-stri relitti. Finire in secca con delle imbarca-zioni così appesantite e limitate nella mano-vra poteva facilmente trasformarsi in unevento fatale, dal quale sarebbe risultato mol-to difficile scampare. Arenandosi, gli scafi sa-rebbero rimasti facilmente in balia dei fran-

genti e il carico di pietra avrebbe contribuitoalla rapida demolizione delle loro struttureche, perduta la spinta idrostatica dell’acqua,non avrebbero tardato a collassare. Inoltre,considerando il peso del carico, sarebbero ri-masti completamente esposti all’azione ero-siva del mare e delle correnti, che li avrebbeportati ad un rapido processo di affossamen-to nei sedimenti sabbiosi e limosi del fondo.Anche molti naufragi dei nostri giorni docu-mentano come in simili condizioni, cioè du-rante una tempesta che investe un litorale ca-ratterizzato da basso fondale sabbioso edesposto all’azione del moto ondoso e dellecorrenti, uno scafo affondato può essere rico-perto dal sedimento in pochissimi giorni, finquasi a scomparire. Potrebbe dunque essere

Fig. 15. Relitto del Bacàn 2: l’estremitànord-ovest del relitto, dove risulta visibile la

porzione più ampia della struttura lignearesidua dello scafo.

Fig. 16. Relitto del Bacàn 1:fase della documentazione archeologica

dei resti dello scafo.

Fig. 17. Particolare del sistema protettivodel relitto del Bacàn 1.

124 stefano medas

questa una delle ragioni a cui imputare ilmancato recupero del carico, o un suo recu-pero solo parziale, unitamente alle difficoltàche dovevano presentarsi nello svolgere quel-l’operazione in basso fondale, considerandoche sarebbe stato necessario l’intervento diun’imbarcazione o di un pontone dotato diuna gru o almeno di una capra.

Appare difficile identificare la tipologiaprecisa dei due scafi, certamente adatti sia al-la navigazione nelle basse acque dei canali la-gunari sia alla navigazione marittima, comeindica la stessa posizione dei naufragi. Si po-trebbe però ipotizzare che si tratti di due ma-rani o marrani, imbarcazioni destinate al tra-sporto di carichi pesanti come il legname e,specificamente, la pietra d’Istria, documenta-te dalle fonti scritte tra il xiv e il xvi secolo, madi cui non si possiedono riferimenti icono-grafici. In effetti, si tratta di una tipologiasfuggente, difficile da inquadrare entro unaclasse di naviglio precisa (Jal 1848, Gugliel-motti 1889, Tomasin 2002). Tuttavia, nono-stante abbia conosciuto nel tempo un’evolu-

zione funzionale e forse anche strutturale(sono ricordati anche come navi da guerra),sembra che in origine i marani fossero scafi dimedia/piccola portata, adatti alla navigazio-ne mista e molto diffusi a Venezia.

Una fonte all’incirca contemporanea deinostri relitti, il De navigatione di Benedikt Kotruljevic (manoscritto italiano pubblicatonel 1464), mercante, economista e umanistadi Ragusa, ricorda che i marani erano imbar-cazioni a fondo piatto e di poco pescaggio,armati con due alberi a vele latine, molto dif-fusi tra Venezia e l’Istria; grazie alla formadello scafo e nonostante le ridotte dimensio-ni, erano in grado di trasportare grossi cari-chi; ma non riuscivano a navigare all’orza eviaggiavano preferibilmente nelle andatureportanti, come fossero dei pontoni; di poppaprocedevano con le vele incrociate, corren-do per questo gravi pericoli. La presenza diuna sola scassa nel relitto del Bacàn 1 (nei po-chi resti del Bacàn 2 non è stata identificata)sembrerebbe indicare che esistevano dei tipiarmati con un solo albero.

Fig. 18. La bocca di porto di Lido; particolare di una mappa di Cristoforo Sabbadinodel 1556, in copia di Angelo Minorelli del 1695 (Dorigo 1995), che ci offre una delle

immagini della bocca di porto cronologicamente più vicina all’epoca dei duenaufragi. Con l’inevitabile approssimazione imposta dalla qualità della resacartografica, si sono evidenziate le aree di naufragio dei due relitti. A sinistra

del Bacàn 1 si può notare un edificio identificabilecon il Faro di pietra o Faro della Pissotta.

Bacàn 1

Bacàn 2

due relitti con carichi lapidei rinvenuti al bacàn 125

Bibliografia

Bondesan A., Meneghel M. (a cura di) 2004, Geo-morfologia della provincia di Venezia. Note illu-strative della Carta geomorfologica della provinciadi Venezia, Padova.

Dorigo W. 1995, Fra il dolce e il salso: origini e svi-luppi della civiltà lagunare, in G. Caniato, E. Tur-ri, M. Zanetti (a cura di), La laguna di Venezia,Verona, 137-191.

Guglielmotti A. 1889, Vocabolario marino e mili-tare, Roma.

Jal A. 1848, Glossaire nautique. Répertoire poliglottede termes de marine anciens et modernes, Paris.

Kotruljevic Benedikt (Cotrugli Benedetto)

1464, De navigatione liber, ms. it., ed. a cura di D.Salopek, [Benedikt Kotruljevic, De naviga-tione o plovidbi], Zagreb, 2005.

Marcon P. 1878, Cenni cronologici delle principalivicende cui andarono soggetti i fiumi del Veneto ne-gli ultimi loro tronchi con terminanti la laguna, de-stinati a servire di guida alla carta idrografico-sto-rica della diversione dei fiumi nella Veneta Laguna,e delle principali opere marittime, s.l. (ed. a curadi G. B. Stefinlongo, Venezia, 1995).

Morachiello P. 1991, Le bocche lagunari, in A. Te-nenti, U. Tucci (a cura di), Storia di Venezia, xii,Il mare, Roma, 77-110.

Tomasin L. 2002, Schede di lessico marinaresco mi-litare medievale, «Studi di lessicografia italiana»,xix, 11-33.

Rivista annuale · A yearly Journal

*

Indirizzo redazione scientifica · Scientific Committee AddressLorenzo Lazzarini · l.a.m.a. (Dip. di Storia dell’Architettura),

Università i.u.a.v., San Polo 2468, i 30125 Venezia, tel. + 39 041 2571413, -459,fax +39 041 2571434, [email protected]

*

Amministrazione e abbonamenti · Administration & Subscriptions

Fabrizio Serra editore®, Pisa · RomaCasella postale n. 1, Succursale n. 8, i 56123 Pisa,

tel. +39 050 542332, fax +39 050 574888, [email protected]

Uffici di Pisa: Via Santa Bibbiana 28, i 56127 Pisa, [email protected] di Roma: Via Carlo Emanuele I 48, i 00185 Roma,

tel. +39 06 70493456, fax +39 06 70476605, [email protected]

I prezzi ufficiali di abbonamento cartaceo e/o Online sono consultabilipresso il sito Internet della casa editrice www.libraweb.net.

Print and/or Online official rates are available at Publisher’s website www.libraweb.net.

I pagamenti possono essere effettuati tramite versamento su c.c.p. n. 17154550o tramite carta di credito (American Express, Visa, Eurocard, Mastercard).

*

Autorizzazione del Tribunale di Pisa n. 11 del 15 · 04 · 2005Direttore responsabile: Fabrizio Serra

Sono rigorosamente vietati la riproduzione, la traduzione, l’adattamento, anche parziale o per estratti,per qualsiasi uso e con qualsiasi mezzo effettuati, compresi la copia fotostatica, il microfilm,

la memorizzazione elettronica, ecc., senza la preventiva autorizzazione scritta dellaFabrizio Serra editore®, Pisa · Roma.

Proprietà riservata · All rights reserved© Copyright 2013 by Fabrizio Serra editore®, Pisa · Roma.

Fabrizio Serra editore incorporates the Imprints Accademia editoriale,Edizioni dell’Ateneo, Fabrizio Serra editore, Giardini editori e stampatori in Pisa,

Gruppo editoriale internazionale and Istituti editoriali e poligrafici internazionali.

Stampato in Italia · Printed in Italy

www.libraweb.net

issn 1824-6214issn elettronico 1826-8072

SOMMARIO

saggi

Beatrice Basile, Lorenzo Lazzarini, The archaeometric identification of the marblesof the Greek statuary and architectural elements of the «Paolo Orsi» Museum in Syracuse 11

Carmelo G. Malacrino, Architettura ionica nell’antica Kaulon. Alcune riflessioni sullecolonne e i blocchi lapidei rinvenuti a Capo Cocinto (Monasterace Marina, rc) 33

Katharina Galor, A marble fragment with menorah from the Jewish Museum of NewYork 55

Javier Á. Domingo, El coste del mármol. Problemas e incertidumbres de una metodología decálculo 75

Martina Rugiadi, Lorenzo Lazzarini, Marble sources and artifacts from Ghazni (Af-ghanistan), and their archaeometric characterization 93

Antonio Bartelletti, Alessia Amorfini, Emma Cantisani, Fabio Fratini, TheLate Medieval ‘marble’ inlays of the floor of the San Martino Cathedral in Lucca (Italy) 105

Stefano Medas, Due relitti con carichi lapidei rinvenuti al Bacàn (bocca di Porto di Lido,laguna di Venezia) 115

Roberto Bugini, Luisa Folli, Three important stones of Italian Baroque and Rococoarchitecture: Macchiavecchia, broccatello and rosso di Arzo (Ticino, Switzerland) 127

note e discussioni

Paola Novara, Appunti su una lastra marmorea frammentaria proveniente da Sant’Apolli-nare Nuovo di Ravenna 149

recensioni

Diana Craig Patch (ed.), Dawn of Egyptian Art (F. Carò) 157Anna Gutiérrez Garcia, Pilar Lapuente Mercadal, Isabel Rodà de Llanza (eds.), Inter-

disciplinary Studies on Ancient Stone, Proceedings of the ix asmosia Conference (L.Lazzarini) 158

Dario Del Bufalo, Porphyry. Red imperial porphyry, power and religion = Porfido rossoimperiale, potere e religione (L. Lazzarini) 159

Il manto di pietra della basilica di San Marco a Venezia. Storia, restauri, geometrie del pavi-mento, a cura di Ettore Vio (C. G. Malacrino) 161

Marcello Spanu, Diokaisareia in Kilikien. Ergebnisse des Surveys 2001-2006, 2, The Theatre of Diokaisareia (C. G. Malacrino) 162