Resoconto, trent’anni dopo, di un confronto tra fautori e detrattori dell’autenticità della...

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MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITà CULTURALI E DEL TURISMO Direzione Generale per l’Antichità Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini” Bullettino di Paletnologia Italiana La Fibula Prenestina volume 99 2011-2014 ESPERA ROMA

Transcript of Resoconto, trent’anni dopo, di un confronto tra fautori e detrattori dell’autenticità della...

ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo

Direzione Generale per l’Antichità

Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini”

Bullettino di Paletnologia Italiana

La Fibula Prenestina

volume 99

2011-2014

esPera

roma

Indice

Premesse

F. di gennaro

vii Dare a Numasios quel che è di Numasios

l. la rocca

xi Le vicende della Fibula

e. mangani

1 La Fibula Prenestina: oltre un secolo di discussioni d. Ferro, e. Formigli

43 Risultati delle recenti indagini archeometriche sulla Fibula di Manios

m. Buonocore

73 Helbig, Mommsen e la Fibula Prenestina: una settimana prima della presentazione ufficiale del 7 gennaio 1887

g.l. carancini

83 Resoconto, trent’anni dopo, di un confronto tra fautori e detrattori dell’autenticità della Fibula Prenestina

g. colonna

95 Ripensando la Fibula

c. de simone

101 Un sostenitore dell’autenticità della Fibula e dell’iscrizione: ricordi personali e considerazioni attuali

a. Franchi de Bellis

103 La Fibula Praenestina è autentica: ulteriore conferma da recenti indagini archeometriche

d.F. maras

113 La prima stesura dell’iscrizione di Manios e l’uso epigrafico dell’interpunzione espuntiva

P. Poccetti

123 Il ‘teorema’ della falsificazione della Fibula: la fine di un romanzo ‘fin de siècle’

m. sanniBale

147 La Fibula Prenestina: maestri d’arte, committenza e pratica della scrittura nell’Orientalizzante

155 Norme redazionali

159 Indice delle località

gian luigi carancini*

Resoconto, trent’anni dopo, di un confronto tra fautori e detrattori dell’autenticità della Fibula Prenestina

Il contributo è finalizzato a mettere in evidenza l’opera di manipolazione messa in atto da Margherita Guarducci – oltre trent’anni fa – nei confronti del pensiero dello scrivente, che “osò” schierarsi a favore dell’autenticità della cosiddetta Fibula Prenestina sia in occasione di incontri tra studiosi sia per iscritto, in una lettera (vedi aPPendice) che invano la Guarducci chiese di ritirare dalla pubblicazione. Con il suo lavoro sulla Fibula edito nelle Memorie dei Lincei, Margherita Guarducci, grazie anche all’incondizionato credito accordato al suo “esperto” di fiducia, Pico Cellini – per altro poco uso alla frequentazione dei materiali protostorici – ritenne di poter dimostrare inconfutabilmente la falsità della Fibula, affossando così per un lungo periodo di tempo la credibilità di uno dei primi documenti della lingua latina.

The article aims to highlight the work of manipulation practiced by Margherita Guarducci – over thirty years ago – against the thought of the author, who “dared” to take sides in favor of the authenticity of the so-called Fibula Prenestina both during meetings between scientists and in writing, in a letter (see aPPendix) that Guarducci asked in vain to withdraw from publication. With her work on the Fibula published in the Memorie dei Lincei, Margherita Guarducci, also thanks to the unconditional credit granted to her trusted “expert”, Pico Cellini – however little accustomed to the knowledge of proto-historical materials – thought she could prove unquestionably the falsity of the Fibula, thus burying for a long period of time, the credibility of one of the first documents of the Latin language.

* Già professore ordinario di Protostoria Europea presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Perugia. [email protected]

84 g.l. carancini

Fin dall’inizio del mio coinvolgimento nella que-stione dell’autenticità della Fibula, che risale al pe-riodo tra l’estate del 1978 e la primavera del 1979, due cose mi apparvero evidenti:

a) la volontà della professoressa Margherita Guarducci di mettere in difficoltà chiunque non avesse dato un supporto alla sua tesi circa la falsità della Fibula;

b) la scarsa familiarità con la metallurgia e l’oreficeria protostoriche da parte del professore Pico Cellini, scelto, tuttavia, dalla Guarducci come esperto per demolire la credibilità del manufatto e respingere le argomentazioni a favore dell’auten-ticità della Fibula da qualsiasi parte fossero arri-vate (naturalmente quelli da tenere a bada erano, soprattutto, gli archeologi protostorici chiamati a dare un loro giudizio: Fulvia Lo Schiavo – che tut-tavia non partecipò ad alcun incontro collettivo – e lo scrivente)1.

Un primo fatto da chiarire, e che considero es-senziale, riguarda proprio le date in cui si svolsero le due riunioni che videro il mio coinvolgimento:

1 Sono grato al Soprintendente del Museo Pigorini, dott. Francesco di Gennaro, per avermi dato l’opportunità, dopo oltre trent’anni dalla pubblicazione del lavoro sulla Fibula Prenestina, di aggiungere, in qualità di estensore di un giudizio a favore dell’autenticità del manufatto formu-lato per scritto nell’ormai lontano 1979, alcune indispen-sabili – sebbene tardive – precisazioni, resesi necessarie dopo l’uscita a suo tempo della lunga e fin troppo appas-sionata Memoria per l’Accademia dei Lincei curata dalla professoressa Margherita Guarducci.

Del lavoro dell’insigne studiosa esistono due versioni: la prima, quella originale, pubblicata nell’ambito delle edi-zioni a cura dell’Accademia Nazionale dei Lincei (guar-ducci 1980), la seconda edita da Bardi Editore (guarducci 2007), copia anastatica della prima (ma con doppia nu-merazione delle pagine: in alto quella originale, in basso quella riferita alla ristampa, non coincidenti tra loro).

Nel presente contributo da questo momento non si cite-ranno più le due edizioni, ma soltanto Guarducci 1980, e le pagine nella doppia versione (tra parentesi quadre quelle della riedizione, sottintesa, del 2007).

mentre nel diario dei lavori in guarducci 1980 (pp. 462-470 [54-62]) risultano esatti luogo e giorno del secondo incontro tenuto presso l’Istituto Centra-le del Restauro nella sede di San Pietro in Vincoli (il 9 febbraio 1979: cfr. guarducci 1980, p. 465 [57]), appare invece errata, e di fatto sottaciuta, la data del mio primo, fondamentale, confronto con l’ora-fo Pico Cellini, avvenuto in precedenza, agli inizi dell’estate 1978 presso la nuova sede del Museo Pi-gorini, all’EUR.

Nella nota 218, compilata dalla Guarducci a commento della mia lettera di testimonianza circa l’autenticità della Fibula (guarducci 1980, pp. 559-561 [151-153] e in aPPendice al presente articolo), si afferma laconicamente: “Il prof. Carancini vide per la prima volta la Fibula il 5 gennaio 1979, nel Museo Pigorini”2. A questa data non corrisponde nel dia-rio della Guarducci nessuna riunione collettiva, mentre conservo ancora un ricordo indelebile del primo approccio con la Fibula incriminata, avve-nuto presso il Museo Pigorini, all’EUR, nel corso della già ricordata, animatissima, riunione nel luglio del 1978, nella quale erano presenti, tra gli altri, l’allora Soprintendente del Pigorini, dott. Maria Ornella Acanfora, la stessa Guarducci ed il suo esperto di fiducia, Cellini. Di questa riunione alquanto burrascosa la Guarducci – sottolineo an-cora una volta – non fa inspiegabilmente alcuna menzione nel diario dei lavori.

Ricordo che in quell’occasione Cellini, per so-stenere la falsità della Fibula Prenestina, addusse diversi argomenti, peraltro gli stessi riportati dal-la Guarducci (guarducci 1980, pp. 462-470 [54-62]), ma riferiti ad un’altra riunione, quella del 18 dello stesso mese (guarducci 1980, p. 463 [55]), avvenuta,

2 Ma in quella data, sono certo, ero fuori Roma per le feste natalizie, come risulta da una sorta di diario fotografico che da decenni vado realizzando.

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secondo l’autrice – senza la mia partecipazione – nella vecchia sede del Pigorini, in via del Collegio Romano3.

Dunque, in occasione della mia reale convoca-zione alla prima riunione dell’EUR, Cellini espose, tra l’altro, tre motivi, da lui considerati fondamen-tali, per proclamare l’indubbia falsità della Fibula, successivamente da lui ribaditi per iscritto (guar-ducci 1980, pp. 543-545 [135-137]):

«1) La fibula è sbilanciata, aritmica, con arco privo di slancio, e perciò ben diversa dall’autentica fibula della Tomba Bernardini oggi conservata nel Museo di Villa Giulia.

2) Sono molto sospette le due piccole sfere, che ap-paiono fuse in un sol pezzo, pur presentando rispettiva-mente l’aspetto di due semisfere accoppiate e sfalsate; segno ch’esse furono ricalcate da globuli ammaccati in un modello antico.

3) L’oro non è friabile (“agro”), come si aspettereb-be in un oggetto di scavo, ma stranamente flessibile (lo dimostra l’ardiglione, che può essere avvolto e disteso in tutti i sensi (fig. 1) …» (guarducci 1980, p. 463 [55]).

Si riportano qui di seguito le obiezioni che ricordo di aver avanzato in quella riunione in contrappo-sizione ai punti 1, 2, e 3 del Cellini:

1) La Fibula, in relazione agli altri esemplari appartenenti alla stessa famiglia (fibule a drago) non appare affatto “sbilanciata, aritmica, con arco privo di slancio”, ma al contrario, assai slanciata ed armoniosa, semmai con staffa maggiormente pro-lungata rispetto alla media, forse proprio in previ-sione dell’apposizione di una scritta dedicatoria,

3 Tuttavia si fa notare che il trasferimento del museo nella nuova definitiva sede dell’EUR in quella data era già com-pletato, poiché lo spostamento ebbe luogo tra il 1975 e il 1977.

evidentemente già programmata dall’artigiano incaricato del lavoro di oreficeria. Ricordo anche, a questo proposito, che il Cellini, aggirandosi per il Museo, prese in mano una fibula ad arco di vio-lino per dimostrare il carattere equilibrato, armo-nioso, ecc. di quell’esemplare contro la disarmonia ecc. della Fibula incriminata; la mia risposta fu che quella che a lui sembrava una macroscopica diffe-renza di attributi di carattere estetico tra una fi-bula autentica ed una “palesemente” falsificata in realtà derivava da una differenza cronologica tra le due fibule di oltre quattrocento anni;

2) La Fibula appare composta da più pezzi, e ciò in piena coerenza con quanto osserviamo in molti esemplari di fibule a drago protostoriche, soprattutto quelle più preziose prodotte in orefi-ceria con il concorso di tecniche diverse: fusione separata (spesso a cera persa, ma più spesso con la tecnica di fusione bivalve) delle diverse parti dell’oggetto, e loro successivo assemblaggio grazie a progressive sopraffusioni o saldature eseguite per lo più mediante brasatura, fino all’ottenimen-to dell’oggetto completo.

Riguardo, in particolare, ai globetti laterali, su cui Cellini appuntava con un certo accanimento la sua attenzione per trarre l’indebita conclusio-ne che la loro conformazione, e soprattutto l’am-maccatura di uno dei due, dovessero costituire elementi decisivi di prova della falsità della Fibu-la, essi appaiono entrambi fusi separatamente, e successivamente infilati e fissati, probabilmente mediante brasatura4, al perno trasversale di soste-

4 Successivamente, nel 1992, Edilberto Formigli – grazie a micro-analisi al microscopio elettronico ed a radiogra-fie effettuate tra il 1984 e il 1989, che gli permisero di di-chiarare l’autenticità della Fibula – notò, tra l’altro, che il fissaggio dei due globetti laterali inseriti nel perno tra-sversale, era avvenuto mediante l’impiego di un filo: vedi Formigli 1992, p. 332, tav. 89.4; p. 335.

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gno inserito sul gomito nel tratto della Fibula più vicino alla staffa (concetto, quest’ultimo, messo anche per iscritto nella lettera da me inviata suc-cessivamente alla Guarducci: vedi guarducci 1980, pp. 559-561 [151-153] e appresso, in aPPendice); ogni globetto, a sua volta, è stato ottenuto mediante microfusione con l’impiego di due minuscole val-ve simmetriche a calotta emisferica fatte comba-ciare tra loro5. A questo proposito ricordo di aver fatto osservare che nel tratto mediano di ogni glo-betto (cioè, in coincidenza della loro massima cir-conferenza), si notava un sottilissimo solco quale probabile traccia del punto di contatto tra le due microvalve: impiego di due microvalve, che aveva comportato anche qualche leggero sfasamento tra le due metà del globetto, che lo stesso Cellini aveva giustamente notato, ma non necessariamente in-dice di falsità della Fibula.

Per inciso, questa mia spiegazione, omessa nella versione scritta, perché da me ritenuta trop-po specialistica e prolissa per il contesto rappre-sentato dalla lettera – deve aver comunque suscita-to una certa suggestione (ma nel contempo essere 5 Da osservazioni fatte altresì da Edilberto Formigli (vedi

Formigli 1992, p. 332, fig. 1e; p. 336) risulta trattarsi di globetti cavi – di qui la probabile spiegazione della pre-senza dell’abbozzatura, peraltro lodevolmente rilevata dallo stesso Cellini su uno dei due globetti –, che obbliga a presupporre che, pur confermata la fusione di ciascun globetto mediante due valve emisferiche combacianti tra loro, queste dovessero avere al loro interno, al momento della fusione, una mini-anima in cotto o di materiale or-ganico, successivamente rimossa grazie alla presenza del foro passante. A questo proposito, senza dover scomoda-re le migliaia di esempi di fibule a sanguisuga della prima età del ferro giunte a noi con ancora incorporata l’anima in cotto, ritengo opportuno menzionare alcuni tipi di spilloni a capocchia cava rinvenuti in Italia, ma presenti anche in aree transalpine, risalenti addirittura al Bronzo antico, a testimonianza della lunga tradizione dell’im-piego di questa tecnica fusoria: vedi carancini 1975, tavv. 29-30, nn. 874-885 (spilloni con capocchia cava tipo Ca’ de’ Cioss); tavv. 30-32, nn. 886-931 (spilloni con capocchia cava perforata obliquamente).

risultata alquanto ostica) nell’animo dell’esperto Cellini, poiché egli avrebbe poi scritto nella sua re-lazione definitiva, quasi a polemizzare a distanza con quanto da me detto in proposito nel corso del-la riunione “fantasma”, ed evidentemente equivo-cando su quanto io avevo precisato in quell’occa-sione riguardo alle modalità di fusione di ognuno dei globetti: “Le semisfere dei globuli risultano sfalsate, e perciò non fatte a parte e saldate a due metà, ma fuse insieme in un sol pezzo ricalcato da un globulo di fibu-la antica dissestato dal tempo“ (confesso che, ancora oggi, ho qualche difficoltà a cogliere il senso pieno della frase testé citata di Cellini – che sembra una maldestra e mal digerita replica alle mie osser-vazioni fatte in proposito –, mentre continuo ad ignorare quale sia l’oscuro motivo in base al quale l’imperdonabile sfalsatura, oltre alla presenza di ammaccature (!) rilevate dall’esperto su varie parti del manufatto “incriminato”6, dovesse costituire prova fondamentale della falsità della Fibula).

3) Per quanto riguarda il terzo punto di Celli-ni, secondo il quale l’oro della Fibula risultava non “friabile”, bensì flessibile, ho fisso indelebilmente nella memoria il gesto clamoroso compiuto dal Nostro in concomitanza con questa affermazio-ne: prese la Fibula e cominciò a piegarne in tutte le direzioni l’ago, a dimostrazione dell’elasticità dell’oro impiegato, indice inequivocabile della sua modernità (l’operazione è immortalata alla fig. 1 della p. 463 [55] in guarducci 1980).

Ripresomi dal trasalimento provocato da quel gesto alquanto azzardato, obiettai che per dimo-strare la falsità della Fibula sulla base dell’elasti-

6 Riguardo alla presenza di ammaccature, Cellini appare saldo nei suoi convincimenti ed assai coerente nel rica-varne un inoppugnabile giudizio di falsità della Fibula: “Anche in altri punti si osservano danni e ammaccature che poi, all’esame, risultano calcate da modelli antichi danneggiati” (guarducci 1980, p. 545 [137].

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cità dell’oro impiegato sarebbe stato necessario disporre di una serie considerevole di analisi non distruttive di manufatti protostorici in oro, quale base statistica significativa in grado di garantire una comparazione credibile con l’oro impiegato per la costruzione della Fibula.

Per dirla in termini sportivi, la Guarducci, gra-zie alle “inoppugnabili” argomentazioni espresse dal suo esperto, fece pressing continuo su tutti gli studiosi di diverse discipline da lei chiamati in causa, sia nel corso delle riunioni sia attraverso ripetute telefonate, tenendoci via via informati riguardo alle “crescenti, schiaccianti prove di fal-sità” della Fibula fornite anche dagli esperti sul versante fisico-chimico.

Di fronte a questa campagna intimidatoria della Guarducci molti studiosi finirono per riti-rarsi, forse anche per sottrarsi alla pesante opera di coartazione messa in atto dalla studiosa nei confronti di tutti coloro che si opponevano alla sua condanna della Fibula. Io resistetti e alla fine di questo braccio di ferro misi nero su bianco con l’invio della lettera alla studiosa, nella quale espri-mevo parere a favore dell’autenticità della Fibula (vedi aPPendice).

Fu a quel punto che la Guarducci fece un estre-mo tentativo, nel corso di una lunga ed estenuante telefonata, per convincermi a ritirare il mio testo dalla pubblicazione, portando anche come argo-mento di persuasione il fatto che già altri miei colleghi avevano rinunciato alla propria testimo-nianza scritta, “convinti ormai della falsità del ma-nufatto”.

Dopo tale ultimo e inutile tentativo di convin-cimento, Margherita Guarducci si arrese e si trovò costretta a mandare in stampa la mia lettera.

Tuttavia, da un attento esame della pubblica-zione della studiosa emerge come siano state da

lei perpetrate pesanti interferenze per “ridimen-sionare” la portata dei miei interventi (e di quelli di Fulvia Lo Schiavo) a favore dell’autenticità della Fibula, sia attraverso la cruciale omissione del pri-mo incontro-scontro da me avuto con il suo esper-to all’EUR, sia con l’aggiunta di un commento al testo della mia lettera, al fine palese di attenuare l’impatto sui lettori di una delle due sole testimo-nianze scritte – l’altra è quella di Lo Schiavo7 – ri-maste a contrastare la sua tesi.

Infatti da parte della Guarducci viene messa in atto una vera e propria distorsione del giudizio di autenticità della Fibula espresso da entrambi gli archeologi protostorici, allorché nel diario dei la-vori la studiosa riporta alla data del 19 luglio 1979 (guarducci 1980, p. 468 [60]), riassumendolo, il con-tenuto della mia lettera appena consegnata e so-prattutto il concetto fondamentale da me espresso – la mia presa di posizione a favore dell’autenticità del manufatto –, al contrario, in forma dubitativa: “Il giudizio del prof. Gian Luigi Carancini sul tipo della Fibula s’identifica, nella sostanza con quello della dott. Fulvia Lo Schiavo: la Fibula potrebbe es-sere autentica” (guarducci 1980, p. 468 [60]).

Lo stesso fazioso impiego del condizionale compare alla pagina seguente (guarducci 1980, p. 469 [61]: “Alla conclusione raggiunta concorde-mente da due autorevoli specialisti quali il prof. Carancini e la dott. Lo Schiavo, che cioè la Fibula, pur essendo un unicum, presenta elementi attesta-ti in molti altri esemplari e potrebbe perciò essere autentica...”, accreditando di fatto come incerta la nostra netta presa di posizione a favore dell’auten-ticità della Fibula.

Infine, come accennato più sopra, la Guar-ducci sentì l’esigenza di chiosare il testo della mia

7 Vedi guarducci 1980, p. 558 [150].

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lettera con una nota (guarducci 1980, p. 561 [153], nota 218: vedi aPPendice), nella quale la studiosa, nell’evidente tentativo di minare il valore della mia testimonianza scritta e cercare di stravolgerne il senso, impiega argomenti, a mio parere speciosi ed incongrui, tesi ad una vera e propria falsifica-zione del mio pensiero:

La Guarducci scrive: “Circa l’affermazione del Carancini che, secondo i sostenitori della falsità della Fibula Prenestina, la fibula autentica della Tomba Bernardini sarebbe stata presa a modello per la falsa fibula, debbo precisare che ciò non è esatto. In realtà, la fibula della Tomba Bernardi-ni non fu presa a modello ma – cosa ben diversa – ispirò la creazione della fibula falsa. Questa infatti presenta, rispetto alla fibula autentica, innegabili differenze”.

A parte la sostanziale equivalenza linguistica e concettuale, a mio parere, tra “ispirare la creazio-ne” e “prendere a modello”, – locuzione, quest’ulti-ma, usata nella mia lettera come termine generico di comparazione per non chiamare in causa una formulazione più analitica e specialistica riferibile ad una tipologia nella sua complessa articolazione e distinzione tra tipi, varietà, varianti, unica, ecc. –, nella stessa mia frase, poco sopra alla parte in-criminata, si fa riferimento a “stringenti e signi-ficative analogie con molti esemplari della stessa foggia o di fogge analoghe, in oro, in argento e in bronzo”, tra cui appunto la stessa fibula della tom-ba Bernardini.

La Guarducci scrive ancora, attribuendomi un’affermazione erronea e da me mai pronuncia-ta: “Parlando poi dei globuli della Fibula Prenesti-na, il Carancini sembra ritenere ch’essi consistano in due piccole semisfere fuse separatamente e poi assemblate mediante brasatura, come si nota in vari esemplari di fibule a noi pervenute”.

Risulta evidente come, invece, la Guarducci – non è dato di capire se in buona o cattiva fede – di-chiara smaccatamente il falso, equivocando sulla mia frase: “Va sottolineato che almeno per quanto riguarda i globetti laterali, la fusione separata dal resto della fibula e il loro successivo assemblaggio al corpo centrale sono confermati da diversi rin-venimenti di fibule della medesima foggia, in cui uno o entrambi i globetti si sono sfilati dal perno di fissaggio posto trasversalmente” (v. aPPendice); una frase con la quale mi limito a mettere in evi-denza come il collegamento dei globetti alla fibula sia avvenuto in un momento successivo alla loro fusione, risparmiando al lettore i dettagli circa le modalità, peraltro da me espresse in precedenza – forse in un linguaggio un po’ troppo tecnico per lo sprovveduto “esperto” Cellini – durante il contrad-dittorio svoltosi nella prima riunione al Pigorini: quella, per intenderci, cancellata, anzi, “rimossa”, nella pubblicazione della Guarducci, ma evidente-mente a livello subliminale rimasta ossessivamen-te presente in entrambi gli studiosi.

E tutto ciò sembrerebbe avere un qualche fon-damento, se a queste mie precedenti argomenta-zioni la stessa Guarducci sente il bisogno, seppur tardivamente, confusamente ed incongruamente rispetto al contenuto della mia lettera, di dover ri-battere nella chiosa contenuta nella sua nota: “Ma – bisogna osservare – i globuli della Fibula Pre-nestina sono invece fusi in un sol pezzo, sia pur dimostrando l’impronta di due piccole semisfere sfalsate; indizio, come subito notò il prof. Cellini, di un calco da modello antico (vedi sopra, p. 545)”.

Per quanto riguarda, infine, il mio riferimento nella lettera alle analisi di fluorescenza X eseguite dal prof. Roberto Cesareo, grazie alle quali risulta-va dimostrata la compatibilità dell’oro impiegato nella fusione della Fibula Prenestina con quello di

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Abbreviazioni bibliografiche

carancini g. l.1975 Gli spilloni nell’Italia continentale («PBF», XIII, 2),

München.

Formigli E.1992 Indagini archeometriche sull’autenticità della fibu-

la prenestina, in RM, pp. 329-343.

guarducci M.1980 La cosiddetta Fibula Prenestina - Antiquari, eruditi

e falsari nella Roma dell’Ottocento. in MemAccLinc s. VIII, vol. XXIV, pp. 413-574.

2007 Fibula Prenestina. Tra antiquari, eruditi e falsari nella Roma dell’Ottocento, («Collana Rariora» 3), Bardi Editore, Roma, pp. I-VI, 1-250.

Resoconto, trent’anni dopo

altri manufatti protostorici, la Guarducci ne riba-disce unilateralmente la scarsa importanza scien-tifica: “Quanto alla relazione del prof. Cesareo, alla quale il prof. Carancini si appella, ho già dichia-rato quale importanza possa attribuirsi, in questo caso, ad un’analisi di fluorescenza X”8.

Del resto, e concludo, lo stesso giudizio liqui-datorio era già stato emesso nei confronti del va-lore della tipologia allorché, nelle Conclusioni circa l’oggetto (guarducci 1980, p. 469 [61]), nel giudicare l’operato di Lo Schiavo e Carancini – i due specia-listi protostorici chiamati improvvidamente a dire la loro –, l’autrice si era pronunciata in termini de-cisamente scettici, evidentemente delusa dall’in-capacità dimostrata da costoro a rilevare l’incon-trovertibile falsità della Fibula: “Da quanto ho scritto risulta che lo studio della tipologia non dà,

8 Cfr. guarducci 1980, p. 469 [61]): “Per quanto riguarda gli esami sperimentali l’analisi di fluorescenza X è senza dub-bio il meno significativo. Ad esso infatti sottrae valore, nel nostro caso, la certezza che (ammettendo la tesi del-la falsità) il metallo usato proverrebbe in ogni modo dalla fusione di frammenti di ori antichi, esistenti in minore o maggiore abbondanza presso i trafficanti in ’anticaglie’ nella Roma dell’Ottocento, e che, in ogni modo, il falsario sarebbe stato perfettamente in grado di affinare una lega rendendola identica a quella delle oreficerie antiche”.

in questo caso, un contributo decisivo alla soluzio-ne del problema se la Fibula, sia, o no, autentica. Alla conclusione raggiunta concordemente da due autorevoli specialisti quali il prof. Carancini e la dott. Lo Schiavo, che cioè la Fibula pur essendo un unicum, presenta elementi attestati in molti al-tri esemplari e potrebbe perciò essere autentica, si deve comunque obiettare che il presunto falsifica-tore possedeva con estrema probabilità, nei fondi del suo magazzino, esemplari di fibule antiche e che questi potevano offrirgli larghe possibilità di variare il disegno della fibula autentica prove-niente dalla Tomba Bernardini e di altre fibule già note. Per essere anzi più precisi, il carattere com-posito della nostra Fibula desta legittimi sospetti. Togliendo infatti coerenza al disegno dell’oggetto, esso costituisce (a me sembra) un argomento con-trario alla tesi dell’autenticità”.

In definitiva, un vero epitaffio sulla deludente prestazione dei due “autorevoli” specialisti pro-tostorici coinvolti senza scampo nella querelle, e rivelatisi, alla prova dei fatti, tanto sprovveduti e malaccorti da arrivare a dichiarare autentica quel-la fibula così smaccatamente falsa!

Resoconto, trent’anni dopo 91

aPPendice (da guarducci 1980)

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