Esperienze di democrazia in rete? Obama, Indignados, WikiLeaks a confronto

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Esperienze di democrazia in rete? Obama, Indignados, WikiLeaks a confronto Giuliano Bobba * Abstract Obama, Indignados, WikiLeaks: E-Democracy Experiences in a Comparative Perspective The scientific debate concerning the changes generated by the ICTs and, more precisely, by the advent and rapid spread of the Internet in contemporary democ- racies has often involved, in the last twenty years, considerations on the changes and the crisis affecting democracy. New information and communication technolo- gies have often been considered a tool to revitalize democratic societies, especially to mitigate the increasing mistrust affecting the relation between governors and governed. The definition of the Internet —and which should therefore be its role in democratic regimes— is then a crucial issue. The meaning attributed to the In- ternet is not self-evident, as it may seem at first glance. In fact, the concept itself is open to many variations, sometimes very different from one another. In particular, the political and social actors emphasize those aspects that are functional and coher- ent with the attainment of their objectives. Their different concepts are very closely linked to the idea of democracy that they advocate or represent. In this perspective, the competition to define the type of regulations and the role that the Internet plays in contemporary societies seems to be attributable to a competition between alternative proposals for the establishment of a particular conception of democracy. The article explores the consequences of the current development and spread of the Internet on the functioning of democratic regimes. In particular, the main theo- retical reflections on the so-called e-democracy are compared with the complexity that emerges from the empirical analysis of three case studies, highlighting alterna- tive ideas and uses of the Internet: the Obama administration; the Indignados and the Occupy Wall Street movements; and the non-profit organization WikiLeaks. Although none of these experiences have discussed nor developed new models of democracy, their different actors use the Internet in a functional way to support a particular vision of society centred on institutions (Obama), citizens (movements) or the media and journalism (WikiLeaks). Keywords: E-democracy. Public Sphere. Newsmedia. Indignados. WikiLeaks. Obama. TEORIA POLITICA. NUOVA SERIE, ANNALI II 2013: 67-86 * Università di Torino, [email protected].

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Esperienze di democrazia in rete? Obama, Indignados, WikiLeaks a confronto

Giuliano Bobba *

Abstract

Obama, Indignados, WikiLeaks: E-Democracy Experiences in a Comparative Perspective

The scientific debate concerning the changes generated by the ICTs and, more precisely, by the advent and rapid spread of the Internet in contemporary democ-racies has often involved, in the last twenty years, considerations on the changes and the crisis affecting democracy. New information and communication technolo-gies have often been considered a tool to revitalize democratic societies, especially to mitigate the increasing mistrust affecting the relation between governors and governed. The definition of the Internet —and which should therefore be its role in democratic regimes— is then a crucial issue. The meaning attributed to the In-ternet is not self-evident, as it may seem at first glance. In fact, the concept itself is open to many variations, sometimes very different from one another. In particular, the political and social actors emphasize those aspects that are functional and coher-ent with the attainment of their objectives. Their different concepts are very closely linked to the idea of democracy that they advocate or represent. In this perspective, the competition to define the type of regulations and the role that the Internet plays in contemporary societies seems to be attributable to a competition between alternative proposals for the establishment of a particular conception of democracy. The article explores the consequences of the current development and spread of the Internet on the functioning of democratic regimes. In particular, the main theo-retical reflections on the so-called e-democracy are compared with the complexity that emerges from the empirical analysis of three case studies, highlighting alterna-tive ideas and uses of the Internet: the Obama administration; the Indignados and the Occupy Wall Street movements; and the non-profit organization WikiLeaks. Although none of these experiences have discussed nor developed new models of democracy, their different actors use the Internet in a functional way to support a particular vision of society centred on institutions (Obama), citizens (movements) or the media and journalism (WikiLeaks).

Keywords: E-democracy. Public Sphere. Newsmedia. Indignados. WikiLeaks. Obama.

TEORIA POLITICA. NUOVA SERIE, ANNALI II2013: 67-86

* Università di Torino, [email protected].

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Il dibattito scientifico relativo ai cambiamenti generati dalle ICT e, più precisa-mente, dall’avvento e rapida diffusione di internet nelle democrazie contempora-nee si è spesso intersecato, negli ultimi vent’anni, con le riflessioni sui mutamenti e la crisi della democrazia. Le nuove tecnologie dell’informazione e della comuni-cazione sono state sovente considerate in grado di rivitalizzare le società democra-tiche, in particolar modo riducendo, in maniera simbolica o reale, la distanza e la sfiducia che contraddistingue sempre più il rapporto tra governanti e governati.

Ragionando sulle conseguenze che l’attuale sviluppo di internet produce sul funzionamento dei regimi democratici, l’articolo confronta le principali rifles-sioni teoriche relative alla cosiddetta democrazia elettronica con la complessità che emerge dall’analisi empirica di tre casi studio che evidenziano concezioni e modalità alternative nell’uso di internet. Si tratta delle esperienze dell’ammini-strazione Obama, del movimento di protesta degli Indignados e di WikiLeaks, l’organizzazione non-profit fondata da Julian assange —casi selezionati per la loro centralità sia nel dibattito pubblico sia nel dibattito scientifico.

1. Come le tecnologie digitali stanno cambiando le democrazie

Il termine e-democracy è tanto popolare e diffuso, quanto poco definito e chia-ro. buona parte del suo successo risiede proprio in questa elasticità di confini, che lo rende a ben vedere un concetto catch-all. Da un punto di vista puramente descrittivo c’è un sostanziale accordo nel definire la e-democracy come l’esito dei cambiamenti prodotti dalle nuove tecnologie digitali della comunicazione e dell’informazione sul funzionamento e l’organizzazione dei regimi democratici 1. Implicito in questo assunto è che le nuove modalità di interazione rese possibili dalla rete modifichino profondamente i rapporti tra governanti e governati, oltre che tra gli stessi cittadini.

Se non ci sono dubbi sul fatto che i nuovi media stiano contribuendo a ri-definire i comportamenti collettivi nelle società occidentali, ancor prima che gli equilibri istituzionali, gli studiosi diventano decisamente meno concordi sulla direzione che questo processo imprima alle parabole democratiche. In estrema sintesi si potrebbe dire che una prima fase del dibattito si è orientata a discutere le implicazioni dei nuovi media attraverso la contrapposizione tra «tecnologie della libertà» e «tecnologie del controllo» 2. Dalla fine degli anni Ottanta si sono susseguite differenti interpretazioni tra chi vedeva nello sviluppo tecnologico i prodromi di una nuova stagione “più democratica”; chi, riconoscendo virtù e limiti dei mutamenti in atto, ne proponeva una lettura più critica e disincantata; chi, infine, enfatizzando le possibilità di controllo insite nei nuovi strumenti digi-tali, prefigurava l’avvento di nuove forme autoritarie di governo.

1 Sulla molteplicità di significati ed accezioni del termine si veda, per esempio, Pittèri, 2007. Cha-dwick (2003) sottolinea come le divergenze sulla definizione, ed in particolare l’uso dei termini e-gover-nment e e-democracy, più che a identificare processi differenti, tenda a riprodurre una contrapposizione accademica tra specialisti di amministrazione, management e politiche pubbliche, da un lato, e studiosi della comunicazione politica, delle teorie democratiche e dei movimenti sociali, dall’altra.

2 La citazione è da Rodotà, 2004. Per una ricostruzione di questa antitesi si vedano Castells, 2001; bentivegna, 2002; Mosca, 2010.

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Nell’ultimo decennio le riflessioni si sono invece dedicate maggiormente ad approfondire i cambiamenti che l’uso esteso delle nuove tecnologie ha pro-dotto sulle pratiche politiche e partecipative, individuando —come ben preci-sato da Mosca e Vaccari— tre distinti filoni interpretativi 3. Il primo è quello dell’«eguagliamento» 4 secondo cui il web renderebbe finalmente effettivo il prin-cipio di uguaglianza tra cittadini, permettendo l’accesso al campo politico anche ad attori normalmente marginali poiché privi o scarsamente dotati del sostegno di un partito, risorse economiche, notorietà. Una seconda interpretazione è quel-la della «normalizzazione» che insiste, al contrario, sul mantenimento dei divari sociali online, dal momento che nel lungo-medio periodo il web si limiterebbe a riprodurre gli equilibri e i rapporti di forza presenti offline. Infine, l’ultima ipote-si, quella del «rafforzamento», sostiene che gli attori politici tradizionali possano usare internet, a livello organizzativo e comunicativo, come risorsa aggiuntiva per perseguire in maniera più efficace i propri obiettivi.

Tratto comune è la convinzione che la rivoluzione delle tecnologie digitali si fondi sul concetto di rete e in particolare sulla convergenza tra contenuti di network audiovisivi e informazioni prodotte e veicolate da utenti collegati tra loro via computer o telefono. Internet è il centro nevralgico intorno al quale si è sviluppata e si sta organizzando l’intera architettura comunicativa e informativa. Questo perché è al contempo canale di comunicazione, fonte di informazione, luogo di discussione pubblica e plurale, strumento di accesso smaterializzato al sapere e alla conoscenza, porta di accesso a reti sociali online.

Tuttavia, lungi dall’essere uno spazio neutrale e privo di vincoli, internet, in questa fase storica, appare oggetto di contese da parte dei principali attori poli-tico-sociali ed economici, che competono a livello nazionale e internazionale per imporre il proprio indirizzo allo sviluppo di internet. I processi intorno ai quali questa contesa sta prendendo forma sono molteplici. Senza pretese di esaustività si vogliono qui richiamare alcune tra le principali situazioni in divenire:

a) il governo di internet, con particolare riferimento al ruolo dello Stato nella regolamentazione dell’accesso e dell’uso, e nella gestione della dimensione infrastrutturale;

b) le forme di inclusione dei cittadini nei processi deliberativi e i limiti a esse collegati;

c) gli effetti provocati da un incremento di trasparenza istituzionale e dalla crescente domanda di una democrazia più inclusiva e capace di rispondere ai problemi dei suoi cittadini;

d) la ridefinizione del ruolo e della natura dei mediatori nelle società con-temporanee.

La definizione di internet, e la discussione sul suo possibile ruolo all’interno dei regimi democratici, appare allora una questione cruciale. Il significato attri-

3 Mosca e Vaccari, 2011. Si noti che, mutatis mutandis, a distanza di trent’anni dalle prime ri-flessioni teoriche i tre filoni interpretativi riproducono, attualizzandolo e precisandolo, il dibattito tra favorevoli, contrari e critici.

4 al termine «equalizzazione» usato da Mosca e Vaccari si è qui preferito «eguagliamento» etimo-logicamente più affine al concetto di eguaglianza da cui deriva.

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buito a internet non è chiaro e univoco come può apparire a un primo sguardo. In realtà il concetto stesso si presta a declinazioni anche molto diverse fra loro. Sono in particolare gli attori politico-sociali che ne plasmano il significato enfa-tizzandone quegli aspetti che risultano funzionali e coerenti con il perseguimento delle loro finalità. La concezione che essi ne hanno è quindi strettamente con-nessa all’idea di democrazia di cui si fanno promotori, interpreti o garanti. Vista in questa prospettiva, la competizione per definire la regolamentazione e il ruolo che internet riveste nelle società contemporanee sembra poter essere ricondotta a una competizione tra proposte alternative per l’affermazione di una particolare concezione di democrazia.

guardando a esempi concreti, le profonde differenze nel modo di conce-pire internet e democrazia dell’amministrazione Obama, del movimento degli Indignados/Occupy Wall Street e di WikiLeaks permettono di approfondire e di documentare almeno in parte la competizione in atto per indirizzare l’evoluzione dei sistemi democratici occidentali.

2. Obama Administration: il web come supporto alle dinamiche rappresentative

Dopo che negli Stati Uniti l’esperienza della presidenza bush aveva porta-to a una ridefinizione e riduzione della trasparenza e delle modalità di accesso alle informazioni sulle attività del Presidente e del governo 5, barack Obama, fin dalla campagna elettorale del 2008, ha invece fatto della trasparenza un punto cardine del suo programma 6. Quale fosse la rilevanza di questo tema per il nuovo presidente, apparve chiaro già il giorno successivo al suo insediamento alla Casa bianca, il 21 gennaio 2009, quando emanò il Memorandum for the Heads of exe-cutive departments and Agencies on Transparency and Open Government.

My administration is committed to creating an unprecedented level of open-ness in government. We will work together to ensure the public trust and estab-lish a system of transparency, public participation, and collaboration. Openness will strengthen our democracy and promote efficiency and effectiveness in gov-ernment. government should be transparent [...] participatory [and] collabora-tive 7.

Questo documento accompagnato da due ordini esecutivi —che richiedo-no alle agenzie governative di considerare con la massima elasticità le domande relative al Freedom of Information Act (fOIa) sulle attività del governo e di garantire l’accesso pubblico ai principali documenti presidenziali— si propone di raggiungere i propri obiettivi principalmente attraverso l’uso della tecnologia. Universalmente riconosciuto come il primo «high-tech President» 8, Obama ha

5 Cfr. Kirtley, 2006, e Jaeger, 2007.6 Jaeger, Paquette e Simmons, 2010.7 b. Obama, Transparency and Open Government. Memorandum for the Heads of executive de-

partments and Agencies, 21 gennaio 2009: whitehouse.gov/the_press_office/TransparencyandOpenGov-ernment.

8 Cfr. zeleny, 2009.

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dato un forte impulso allo sviluppo di modalità di interazione via web tra citta-dini e governo federale.

In questo campo, gli Usa non sono un’eccezione. Processi simili di e-gover-nment —che possiamo definire come l’informatizzazione delle pubbliche am-ministrazioni e le conseguenze che ciò ha comportato in termini di mutamento organizzativo, razionalizzazione e ottimizzazione del lavoro, relazione con il pubblico— sono rilevabili nella maggior parte delle democrazie contempora-nee. Questo avviene innanzitutto perché internet ha notevolmente ridotto il costo di archiviazione, distribuzione e accesso alle informazioni governative 9. Ma anche perché l’ormai capillare diffusione della rete ha spinto un numero sempre crescente di cittadini a cercare online le informazioni o i servizi di cui necessita 10.

L’amministrazione Obama, tuttavia, si è spinta oltre la semplice digitalizza-zione e smaterializzazione della burocrazia statale. L’intenzione del Presidente era (e continua a essere) quella di incrementare le possibilità di partecipazione e interazione degli individui ai processi di policy-making: «dal momento che il governo non ha tutte le risposte, i funzionari pubblici devono attingere a ciò che sanno cittadini» 11.

Come definito nel Memorandum, e grazie alla messa a punto di portali web e strumenti digitali, il governo si è quindi impegnato a essere:

a) trasparente, improntato cioè a una maggiore apertura e accessibilità per gli utenti, e a un incremento della responsabilità e dell’efficienza dei suoi or-gani;

b) partecipativo, finalizzato cioè alla definizione di meccanismi che per-mettano al cittadino di contribuire con la propria competenza al processo di decision-making;

c) collaborativo, capace cioè di individuare soluzioni innovative ai problemi collettivi attraverso la cooperazione tra le diverse agenzie federali e il cittadino.

La traduzione pratica di queste linee guida ha ridisegnato il sito della Casa bianca e dato vita a una galassia di portali riconducibili principalmente al pro-getto di Open Government (tab. 1). Senza entrare nel merito del funzionamento e dell’efficacia dei singoli strumenti web 12, ai nostri fini è invece interessante ragionare sulle implicazioni che questa nuova architettura digitale ha sul funzio-namento dei meccanismi democratici.

Le funzioni assolte dai siti dell’amministrazione Obama sono principalmente tre. La prima è la classica funzione informativa e di documentazione. ampia-

9 Roberts, 2006: 17.10 Cfr. Smith, 2010, e Kubicek, 2008. Sulla correlazione positiva tra l’uso di internet come fonte

informativa e la richiesta di accesso ai dati relativi all’azione di governo negli Usa si veda Cullier e Piotrowski, 2009.

11 Noveck, 2009: whitehouse.gov/blog/enhancing-Citizen-Participation-in-decision-Making.12 Per un bilancio ufficiale dei risultati del programma di e-government si veda il documento re-

datto dall’Office of Management and budget, Report to Congress on the Implementation of The e-Government Act of 2002, 7 marzo 2012: whitehouse.gov/sites/default/files/omb/assets/egov_docs/fy11__e-gov_act_report.pdf. Per un’ampia e documentata analisi con riferimento a casi empirici si veda Lathrop e Ruma, 2010.

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mente diffusa attraverso i principali social network 13, l’informazione prodotta dell’amministrazione Obama ha un duplice fine: da un lato, la pubblicizzazione dell’agenda e dell’attività del presidente 14; dall’altro la condivisione e l’acces-so online di dati, norme e regolamenti federali 15. Ispirato alla trasparenza, un secondo tipo di siti permette invece un costante e immediato controllo della performance e dell’accountability dei singoli dipartimenti in relazione al grado di realizzazione degli obiettivi e all’allocazione delle risorse 16. L’ultimo gruppo di strumenti web, infine, incoraggia e promuove il coinvolgimento dei cittadini nell’attività del governo attraverso forme collaborative e interattive di crowd-sourcing che permettono il miglioramento della legislazione esistente, l’inclusio-ne di temi specifici nell’agenda governativa (anche attraverso lo strumento della e-petition 17), l’individuazione di soluzioni innovative su temi proposti dai singoli dipartimenti.

Oltre al progetto OpenGov, dal sito della Casa bianca si accede a un’ulteriore serie di applicazioni interattive che sollecitano la partecipazione dei cittadini su alcune issues ritenute importanti dall’amministrazione. Poiché variano nel tempo non se ne può fornire un elenco esaustivo, ma a titolo esemplificativo si possono ricordare: a) iniziative a sostegno di specifiche politiche pubbliche presenti nel programma presidenziale quali la riforma del sistema sanitario 18 o le misure per scongiurare il cosiddetto Fiscal Cliff; b) iniziative che si propongono di affron-tare collettivamente questioni che coinvolgono particolari fasce della popolazio-ne, come per esempio il reinserimento dei militari nel contesto civile 19, oppure emergenze più diffuse come quella dell’obesità infantile 20; c) iniziative che hanno l’obiettivo di rivitalizzare il tessuto sociale a livello locale (offline), producendo messaggi patriottici a livello centrale (online) 21. Mentre all’interno del primo tipo è possibile soltanto sostenere l’azione del presidente, condividendo la propria esperienza personale (Share Your Story), nel secondo e terzo caso è anche pos-sibile proporre autonomamente idee e soluzioni grazie a procedure prestabilite dalle diverse agenzie che gestiscono i progetti.

In un quadro così delineato, il ruolo che Obama e la sua amministrazione riservano a internet appare piuttosto chiaro. La rete serve a migliorare il fun-

13 Sul sito della Casa bianca è presente una sezione chiamata Social Hub che racchiude i canali e i profili dell’amministrazione su Facebook, Twitter, Google+, YouTube, Flickr, Linkedin, Foursquare, Vimeo, Slideshare, Github. Cfr. whitehouse.gov/engage/social-hub.

14 Oltre ai già citati social network, operano in questa direzione le sezioni The White House Blog, Photo of the day, White House Schedule.

15 É questo il caso di data.gov, FederalRegister.gov, RegInfo.gov, sviluppati all’interno delle Open Governement Initiatives. Cfr. tab. 1.

16 Si vedano i siti riconducibili alla categoria Performance and Accountability nella tab. 1.17 L’iniziativa chiamata, We the People: Your Voice in Our Governement, permette di creare pe-

tizioni online direttamente accessibili dal sito della Casa bianca. Entro 30 giorni dalla pubblicazione, una petizione deve aver ricevuto almeno 150 firme per essere inclusa nell’archivio e rimanere quindi visibile. Se viene invece raggiunta la soglia delle 25.000 firme, le petizioni ottengono una risposta dalla Casa bianca. Cfr. petitions.whitehouse.gov.

18 Cfr. healthreform.gov.19 Cfr. il progetto Joining Forces: whitehouse.gov/joiningforces.20 Cfr. il progetto Let’s move!, voluto dalla first Lady, Michelle Obama: letsmove.gov.21 Cfr. il progetto Champions of Change: whitehouse.gov/champions e il progetto United We Serve:

serve.gov.

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zionamento delle istituzioni e quindi a ridurre il malcontento della cittadinanza intorno al loro rendimento. Da un lato, il processo di digitalizzazione ha com-portato maggiore trasparenza, efficienza nei servizi e una più facile circolazione delle informazioni tra stato centrale e cittadini, dall’altro le ICT hanno reso possibile sviluppare forme nuove di inclusione dei cittadini nei processi deci-sionali.

affinché questi obiettivi possano essere perseguiti e raggiunti, i processi messi in atto dall’amministrazione Obama devono essere saldamente controllati a livel-lo centrale. In altre parole, secondo questa declinazione, il web non è concepito come uno spazio di interazione inter pares. al contrario il governo usa la rete per gestire un flusso one-to-many che prevede raramente la completa bidirezionalità della comunicazione, mentre molto più spesso limita le risposte a un feedback di tipo reattivo o a risposte controllate 22.

Tab. 1. La galassia di siti dell’amministrazione Obama

Informazione sull’attività del Presidente e dell’amministrazione

data.gov L’obiettivo è incrementare l’accesso a banche dati di pubblica utilità di proprietà del governo federale.

Federal Register accesso libero al giornale quotidiano del federal gover-nment.

Reginfo.gov Strumento informativo sugli atti normativi federali in fase di valutazione da parte dell’Office of Management and Budget.

The White House Blog blog contenente gli approfondimenti sulle principali attività del Presidente e della sua amministrazione.

Social Media Hub Permette di connettersi al profilo del Presidente sui principali social network.

Performance e accountability

IT dashboard Consente di verificare i dettagli degli investimenti federali re-lativi all’ICT.

OpenGov dashboard Traccia il progresso generale rispetto agli obiettivi fissati nella Direttiva OpenGov e quelli specifici di ogni agenzia.

Performance.gov Mostra i progressi dell’amministrazione nel creare un governo efficace, efficiente, innovativo e capace di dare risposte.

Recovery.gov

fornisce un facile accesso ai dati relativi alle spese connesse al Recovery Act (intervento straordinario del 2009 per far fronte alla crisi economico-finanziaria) consentendo la segnalazione di possibili frodi, sprechi e abusi.

Usa Spending.gov Permette di ricevere informazioni sulla destinazione degli in-troiti provenienti dalle tasse.

22 Per una discussione sui modelli di cyber-interattività si veda ferber, foltz e Pugliese, 2007.

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Tab. 1 (cont.)

Coinvolgimento dei cittadini

Regulations.gov Consente la visualizzazione e il commento dei regolamenti fe-derali.

Challenge.govCollega i dipartimenti di Stato e il pubblico per selezionare le migliori idee, le migliori soluzioni, i migliori talenti per risolve-re le sfide più urgenti della nazione.

Partner4Solutions Permette di condividere soluzioni per migliorare l’efficienza del governo federale e la sua attività amministrativa.

We the People Permette di presentare una petizione online all’amministrazio-ne Obama.

Healthreform.govInvita i cittadini a sostenere la riforma del sistema sanitario, a condividere la propria storia e ad agire per incrementarne il consenso presso l’opinione pubblica.

Let’s Move! Dedicato ad affrontare e risolvere il problema dell’obesità in-fantile.

Joining Forces Collega i militari, i veterani e i familiari con le risorse di cui han-no bisogno per trovare lavoro una volta tornati dal fronte.

Champions of Change Permette di condividere, votare e premiare le migliori idee ed esperienze innovative provenienti dai cittadini americani.

United We Serve

Servizio dedicato all’organizzazione del servizio di volontariato nazionale. Permette di trovare le opportunità di volontariato nella propria comunità, ma anche di creare e condividere nuo-ve iniziative.

L’enfasi posta da Obama sulla partecipazione in campagna elettorale, sem-bra trasformarsi in una richiesta di sostegno alle iniziative presidenziali in fase di governo 23. Così facendo, l’attuale presidente, in totale continuità con i suoi predecessori, sembra muoversi seguendo i tradizionali principi della permanent campaign 24 che prevedono che l’azione di governo punti a coniugare in un unico processo l’attuazione di politiche pubbliche e la realizzazione di strategie comu-nicative al fine di gestire e, se possibile, incrementare il consenso. aggiornando il repertorio di strumenti mediali e, in particolare, individuando nel web e nei social network il principale strumento per rivolgersi direttamente all’opinione pubblica e al bacino dei suoi sostenitori attivi, Obama sfrutta le potenzialità di internet principalmente per rafforzare le dinamiche politiche tradizionali, men-tre l’inclusione dei cittadini nei processi deliberativi appare più retorica che so-stanziale 25. Quella proposta dall’amministrazione Obama —benché veicolata

23 Kes-Erkul e Erkul, 2009.24 Introdotto nel 1976 da Patrick Caddell, consigliere del Presidente americano Jimmy Carter, il

concetto venne codificato nel 1982 da Sidney blumenthal nel libro The Permanent Campaign.25 Il problema dell’efficacia degli strumenti proposti da Obama si riflette nello scarso interesse dei

cittadini per queste iniziative. Si pensi che per stimolare la partecipazione il sito Challenge.gov mette in palio premi in denaro per chi propone la soluzione vincente alla “sfida” lanciata da una delle agenzie

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attraverso mezzi interattivi— si contraddistingue per essere una partecipazione digitale octroyée, calata dall’alto, ideata essenzialmente per ampliare i canali di sostegno alle proposte governative, ma non per estendere o modificare gli equi-libri del sistema rappresentativo.

3. Indignados e #OccupyWS: il web come strumento per la democrazia diretta e partecipativa

Negli stessi anni in cui il Presidente Obama concludeva il suo primo man-dato, in tutto il mondo occidentale si sono sviluppati numerosi movimenti di protesta la cui natura e le cui rivendicazioni possono essere ricondotte sotto la bandiera degli Indignados, nati in Spagna, e di Occupy Wall Street (OWS), svi-luppatosi a New York 26.

La crisi economico-finanziaria che dal 2008 sta coinvolgendo gli Usa e l’Eu-ropa ha prodotto un forte malcontento e disagio sociale, sfociati in una serie di dimostrazioni e rivendicazioni al di qua e al di là dell’oceano. Il gruppo che diede il via a questi moti, divenuti poi internazionali, è stato il collettivo ¡democracia Real, Ya! che ispirandosi al saggio di Stéphane Hessel, Indignez-vous! 27, il 15 maggio 2011 organizzò una manifestazione per protestare, tra l’altro, contro la gestione del debito pubblico, la disoccupazione, la situazione economica, i pro-blemi abitativi, i tagli all’istruzione. Culminata con l’accampamento a Puerta del Sol (Madrid), la protesta ha assunto nei giorni successivi significati più ampi e dato vita a un vasto movimento i cui membri sono stati chiamati los indignados 28. Per due settimane consecutive, le piazze delle più importanti città spagnole di-ventarono sede di accampamenti, mentre l’intero paese —chiamato alle urne per il rinnovo del parlamento il 21 maggio— fu attraversato da un’ondata di prote-ste. bersaglio del movimento non era solo la classe politica, incapace di affronta-re i problemi dei cittadini. Sotto accusa vi erano anche i meccanismi democratici, ritenuti ormai insufficienti a realizzare una «reale democrazia».

Ispirato dalla cosiddetta primavera araba oltre che dalle proteste spagnole, e stimolato dalla sfida lanciata dalla rivista Adbusters a presentarsi a Wall Street il 17 settembre «portando una tenda» 29, il movimento OWS radunò alcune miglia-ia di attivisti nel quartiere finanziario di New York City dando vita a un accam-pamento in zuccotti Park. L’ondata di proteste si estese rapidamente in molte città degli Stati Uniti tra cui atlanta, boston, Chicago, Los angeles, Portland, San Diego. In poche settimane, le occupazioni si diffusero in tutto il mondo, ve-dendo la partecipazione di centinaia di migliaia di persone 30. Il messaggio chiaro

federali coinvolte. Malgrado ciò il progetto più con più iscritti ne conta poco meno di quaranta mila (ultimo accesso: dicembre 2012).

26 Movimenti analoghi si sono sviluppati in tutta Europa e nel resto degli Stati Uniti. Per un’analisi e una fenomenologia si veda la Special Issue: Occupy! di «Social Movement Studies: Journal of Social, Cultural and Political Protest», 11, 3-4, 2012.

27 Hessel, 2011.28 Per una ricostruzione approfondita si veda Castañeda, 2012.29 Cfr. #occupywallstreet. A shift in revolutionary tactics, 13 luglio 2011: adbusters.org/blogs/ad-

busters-blog/occupywallstreet.html.30 Cfr. Schneider, 2011.

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e inequivocabile di queste manifestazioni —sintetizzato dallo slogan we are the 99%— era rivolto alle élites, quelle economico-finanziarie e quelle politico-isti-tuzionali 31. Contestando principalmente le banche e il governo, il movimento si contrapponeva a quell’uno per cento di popolazione ritenuto artefice delle re-gole di «un’economia globale ingiusta» che preclude e determina il futuro della parte restante della popolazione 32.

benché queste esperienze si siano sviluppate definendo peculiarità proprie e mettendo spesso al centro delle rivendicazioni questioni nazionali o locali, due tratti hanno accomunato il movimento nel suo complesso: il ruolo giocato da internet e l’obiettivo dichiarato di modificare i meccanismi democratici.

Su questo secondo punto, in particolare, il ragionamento, muovendo dalla profonda insoddisfazione nei confronti della classe dirigente e per l’ingerenza dei poteri economici nelle scelte pubbliche, propone di superare la logica rap-presentativa attraverso il ricorso a principi e pratiche di democrazia diretta e partecipativa 33. Questa posizione, che presupporrebbe un cambio di paradig-ma nell’organizzazione della società, appare tuttavia più retorica che sostanziale. Quando infatti si analizzano le proposte concrete di cambiamento, la loro por-tata risulta ridimensionata e si colloca quasi interamente all’interno dei confini classici di un sistema rappresentativo.

Le principali rivendicazioni riguardano il riequilibrio del rapporto di forza tra governanti e governati. Nel caso spagnolo la richiesta di una più ampia e siste-matica inclusione dei cittadini nei processi democratici si dovrebbe realizzare at-traverso un ricorso frequente all’istituto del referendum, la modifica del sistema elettorale in chiave proporzionale al fine di tutelare le minoranze e valorizzare, almeno simbolicamente, le scelte degli elettori che si esprimono attraverso sche-de bianche e nulle 34, l’istituzione di meccanismi efficaci a garantire la cosiddetta “democrazia interna” ai partiti politici 35.

anche per OWS è centrale ridefinire il ruolo dei partiti, ribaltando l’equilibrio a favore dei cittadini. Le proposte contenute in un documento significativamente intitolato «People before Parties» si limitano però a formulare delle raccomandazioni per una riforma elettorale che permetta «esperimenti di autogoverno democratico, dal basso verso l’alto». Come nel caso spagnolo, malgrado l’enfasi contenuta in questi documenti, le richieste non prospettano un nuovo modello di democrazia, bensì individuano problemi e soluzioni per un miglior funzionamento della democrazia statunitense. Così le principali indicazioni si riferiscono all’introduzione di sistemi di voto alternativi al modello uninominale a turno unico che garantiscano una maggiore rappresentanza

31 Per una ricostruzione dei principali momenti della protesta, anche attraverso testimonianze di persone che vi hanno preso parte, si veda: Van gelder, 2011.

32 Cfr. occupywallst.org/about.33 Nel caso statunitense il primo dei Principles of Solidarity, approvato il 23 settembre 2011, recita

«engaging in direct and transparent participatory democracy», #occupywallstreet New York City Gen-eral Assembly: Principles of Solidarity: nycga.net/resources/documents/principles-of-solidarity.

34 La rappresentanza di queste schede dovrebbe proporzionalmente tradursi nella non assegna-zione di seggi.

35 Si veda la proposta numero 7, Libertades Ciudadanas Y democracia Participativa: democraciarealya.es/documento-transversal.

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proporzionale 36, alla ridefinizione il più possibile imparziale dei confini dei collegi elettorali al fine di minimizzare gli effetti del cosiddetto gerrymandering, a procedure semplificate per indire referendum e presentare proposte di legge. Unica proposta che si allontana da una definizione di democrazia rappresentativa classicamente intesa, poiché mina alla base la concezione consolidata della rappresentanza, è quella che invoca la possibilità per i cittadini di esprimersi sulla revoca del mandato per qualsiasi rappresentante eletto 37.

Queste rivendicazioni politiche sono basate sull’idea, più o meno esplicita-mente dichiarata, che il web sia uno strumento che favorisce nuove forme di eguaglianza democratica e un ruolo più attivo dei cittadini all’interno dei proces-si decisionali. La centralità di questo nuovo mezzo è riconosciuta nella richiesta di garantire che internet sia accessibile a tutti e gratuito 38, e che i suoi contenuti siano liberamente modificabili e condivisibili 39.

Sfruttando in maniera consapevole le opportunità offerte dal web di seconda generazione 40 —e contribuendo al contempo al suo sviluppo— questi movimen-ti di fatto assumono internet come un elemento costitutivo della loro natura, essenziale in ogni fase della loro azione. La rete è stata usata come:

a) strumento organizzativo: le tecnologie digitali permettono forme di «or-ganizzazione senza organizzazioni» 41, cioè forme organizzative orizzontali, col-laborative e non gerarchiche, che si rivelano estremamente efficienti nella dif-fusione di messaggi e nella definizione di scelte logistiche in tempo reale, senza

36 In particolare si fa riferimento a sistemi quali: il ranked choice voting che consente agli elettori di esprimere fino a tre preferenze precisando l’ordine di scelta in modo tale che un candidato possa ottenere la maggioranza, senza ricorrere al ballottaggio; l’approval voting che permette di esprimere la preferenza per tutti i candidati in lista; il range voting attraverso il quale i cittadini esprimono un voto (normalmente tra 0-9 o tra 0-99) per ogni candidato. Si noti che tra i sistemi elettorali viene anche inclusa la liquid demo-cracy secondo cui le decisioni sui temi principali vengono prese attraverso l’uso di referendum organizzati via web (in particolare attraverso il software open-source Liquid feedback: liquidfeedback.org) in cui è, tra l’altro, prevista la possibilità di delegare a terzi il proprio voto. Va però notato che quest’ultimo esem-pio non è un sistema elettorale (per designare rappresentanti), ma una procedura di decisione.

37 Cfr. #occupywallstreet New York City General Assembly People Before Parties: Recommendations For electoral Reform. A Proposal of the Politics and electoral Reform Group at Occupy Wall Street, 12 ottobre 2011: nycga.net/resources/documents/people-before-parties.

38 Per OWS, si vedano i già citati Principles of Solidarity; per gli Indignados, la proposta numero 7, Libertades Ciudadanas Y democracia Participativa.

39 OWS prende posizione sull’accordo internazionale dell’aCTa (Anti-Counterfeiting Trade Agreement), un accordo commerciale finalizzato alla lotta alla violazione del copyright su internet al quale hanno aderito nell’ottobre del 2011 i principali stati occidentali. Il testo, accusato di favorire gli interessi delle imprese multinazionali a scapito del diritto di espressione e della privacy dei cittadini, è oggetto di uno specifico documento, Statement Against the Anti-Counterfeiting Trade Agreement, in cui il movimento denuncia i rischi per la libertà individuale derivanti da un controllo globale di inter-net. Cfr. #occupywallstreet New York City General Assembly: Statement Against the Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA), 9 febbraio 2012: nycga.net/resources/documents/statement-against-the-anti-counterfeiting-trade-agreement-acta.

40 Si veda l’ormai classica definizione di T. O’Reilly, What Is Web 2.0 design Patterns and Busi-ness Models for the Next Generation of Software, 30 settembre 2005: oreilly.com/web2/archive/what-is-web-20.html.

41 Cfr. Shirky, 2008. In particolare l’autore sottolinea come l’avvento di software, piattaforme col-In particolare l’autore sottolinea come l’avvento di software, piattaforme col-laborative e strumenti di condivisione (da WordPress a Twitter, da Wikipedia a Flickr), abbattendo i co-sti organizzativi, abbia favorito lo sviluppo e la sperimentazione di nuove idee e progetti che si basano sull’autoregolazione dei membri e non necessitano di un’istituzione che li coordini.

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limitazioni spaziali e garantendo la massima inclusività. I social network online sono stati i canali più usati in questa prospettiva, autentico anello di congiunzio-ne e coordinamento tra l’individuo e il movimento, tra le realtà locali, nazionali e sovranazionali, tra la protesta online e quella offline 42.

b) fonte di informazione e canale di comunicazione: internet garantisce un’in-formazione pluralista consentendo lo sviluppo di fonti alternative, quali blog e siti di controinformazione, accanto ai tradizionali canali mainstream. La condi-visione online di documenti, testimonianze, immagini e filmati ha permesso la diffusione degli ideali del movimento e la loro continua (ri)definizione e precisa-zione, favorendo la collaborazione e l’azione collettiva.

c) luogo per la deliberazione e il confronto: social network, forum e i siti dei movimenti (vere e proprie piattaforme multimediali che mettono a disposizione risorse informative e strumenti per la partecipazione), oltre ad essere mezzi di comunicazione, sono anche il luogo in cui si sviluppa il discorso pubblico dei movimenti. Strutturato come un flusso di interventi provenienti dai diversi am-bienti (in particolare Twitter, Facebook, Flickr, Youtube), internet favorisce la trasformazione delle istanze individuali aggregandole in domande collettive, re-alizzando un network di sfere pubbliche in cui a diversi livelli i cittadini discuto-no, condividono esperienze, propongono nuove idee. basato sul crowdsourcing, vale a dire sulla collaborazione via internet degli attivisti e ispirato ai concetti di intelligenza collettiva e connettiva 43, questo processo produce una modalità inclusiva di assunzione di decisioni.

I movimenti degli Indignados e di OWS agiscono quindi con piena consape-volezza delle opportunità disponibili in quella che più autori hanno definito la fase dell’«abbondanza comunicativa» 44 in cui alla moltiplicazione dei canali si somma la possibilità di produrre, modificare e diffondere facilmente l’informa-zione. L’ambizione di questi movimenti è duplice. Da un lato c’è l’obiettivo di rendere internet accessibile a tutti, collegando i cittadini attraverso un’interazio-ne organizzata secondo logiche orizzontali, many-to-many. Dall’altro la speranza è che ciò possa condurre a modificare gli equilibri dei regimi democratici, attra-verso forme di condivisione del potere e di inclusione diretta dei cittadini nei processi decisionali di interesse collettivo.

4. WikiLeaks: il web come canale per i media watchdog

fondata nel 2006 da Julian assange 45 e definita come un «sistema incensu-rabile per la pubblicazione di documenti segreti» 46, WikiLeaks (WL) ha diffuso note e dispacci diplomatici confidenziali riguardanti, tra gli altri, il trattamen-

42 Cfr. Vallina-Rodriguez, Scellato, Haddadi, forsell, Crowcroft e Mascolo, 2012; anduiza, Cri-stancho e Sabucedo, 2012; Postill, 2013; Costanza-Chock, 2012; gaby e Caren, 2012.

43 Cfr. Levy, 1996 e de Kerckove, 1999.44 Cfr. bimber, 2003; blumler e Kavanagh, 1999.45 Cfr. Lundberg, Friend or Foe? Wikileaks and The Guardian, 2011. Per una ricostruzione giorna-

listica della nascita di WikiLeaks e della vita del suo fondatore si vedano: assange, 2011; Luke e David, 2011; Sifry, 2011; Star, 2011.

46 Khatchadourian, 2010: newyorker.com/reporting/2010/06/07/100607fa_fact_khatchadourian.

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to dei detenuti nella base militare di guantanamo, il funzionamento della setta Scientology, un incidente avvenuto in un impianto nucleare iraniano nel 2009, le discariche di rifiuti tossici in Costa d’avorio, la corruzione dell’ex presidente del Kenia Daniel arap Moi, la corrispondenza tra climatologi di fama internazionale relativa al riscaldamento globale, la censura di alcuni siti web internet da parte dei governi di australia, Danimarca e Tailandia. Il 2010 è però l’anno in cui WL raggiunge la ribalta grazie alle rivelazioni su tre clamorosi casi. Il primo, nel mese di aprile, riguarda un filmato —girato durante la guerra in Iraq e noto come «Collateral Murder» 47— nel quale si documenta l’uccisione di dodici civili iner-mi tra i quali due inviati dell’agenzia Reuters le cui telecamere furono scambiate per armi 48. La seconda importante rivelazione avvenne a luglio quando sul sito di WL furono pubblicati 75.000 documenti riservati relativi a operazioni militari svoltesi dal 2004 al 2009 durante la guerra in afghanistan. Contemporaneamente una selezione dei principali dispacci fu messa a disposizione dei giornalisti di The Guardian, der Spiegel, The New York Times e la loro pubblicazione por-tò le rivelazioni all’attenzione dell’opinione pubblica internazionale 49. Infine, in novembre furono diffusi oltre 250.000 dispacci diplomatici provenienti da 274 ambasciate americane di tutto il mondo 50. anche in questo caso, grazie alla col-laborazione con i principali quotidiani a larga diffusione (oltre ai precedenti, furono inclusi Le Monde e el País), le rivelazioni ebbero un’eco internazionale.

Come è immaginabile, una parte consistente della letteratura si è occupata del fenomeno principalmente da un punto di vista giuridico, in particolar modo comparando i principi che regolano la libertà di espressione con quelli che ga-rantiscono la sicurezza interna 51. Un secondo filone di ricerca ha invece studiato WL ponendo al centro dell’attenzione le conseguenze sulla sua comparsa sulla scena internazionale in relazione al sistema dei media, al giornalismo, all’opinio-ne pubblica 52. Il manifesto con il quale l’organizzazione di assange descrive la propria attività permette di chiarire quali siano i punti cardine intorno ai quali l’organizzazione basa la propria visione della società e interpreta il proprio ruolo al suo interno.

Il principio fondante è la trasparenza nelle attività di governo, il cui consegui-mento porterebbe «a un livello ridotto di corruzione, a governi migliori e a de-mocrazie più forti» 53. Secondo WL, soltanto una chiara e onesta comunicazione tra cittadini e istituzioni può produrre questi risultati, disincentivando la corru-zione tra i governanti e generando maggiore consenso e fiducia tra i governati 54.

47 Cfr. collateralmurder.com.48 Cfr. Leaked U.S. video shows deaths of Reuters’ Iraqi staffers, «Reuters», 5 aprile 2010: reuters.

com/article/2010/04/06/us-iraq-usa-journalists-idUSTRe6344FW20100406.49 I tre quotidiani hanno dedicato una sezione specifica dei loro siti web alle rivelazioni di WikiLeaks. der

Spiegel: spiegel.de/international/world/0,1518,708314,00.html; The Guardian: guardian.co.uk/world/series/afghanistan-the-war-logs; The New York Times: nytimes.com/interactive/world/war-logs.html.

50 Cfr. wikileaks.org/cablegate.html e cablegatesearch.net.51 Si vedano in questa prospettiva fenster, 2012; Hood, 2011; Peters, 2011; Stone, 2011.52 Si vedano per esempio i contributi al numero monografico di «global Media Journal», Wikile-

aks: Journalism and the 21st Century Mediascape, 5, 1, 2011.53 Cfr. wikileaks.org/wiki/WikiLeaks:About.54 «It is only when the people know the true plans and behaviour of their governments that they

can meaningfully choose to support or reject them. [...] The public scrutiny of otherwise unaccount-

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Di qui la necessità di forme di controllo diffuso che garantiscano il corretto fun-zionamento dei regimi democratici. In questa prospettiva, WL nasce per ridare forza e credibilità ai media, esaltandone la funzione watchdog e investigativa pro-pria del modello giornalistico liberale 55, ma prospettando «un nuovo modello di giornalismo» 56 che permette al lettore di verificare l’autenticità delle informazio-ni, non agisce in base a logiche di profitto, ed è invece improntato alla collabora-zione con le principali organizzazioni mediali ed editoriali internazionali.

L’impatto che la nascita di WL ha avuto rispetto ai media tradizionali è tut-tavia controverso 57. L’interpretazione più significativa in relazione al sistema di bilanciamento dei poteri, a cui tipicamente concorrono i mezzi di comunicazione nelle democrazie, è quella che considera WL centrale nella strutturazione di un nuovo modello di sfera pubblica 58. Secondo Yochai benkler, l’organizzazione di assange sta contribuendo a un processo di transizione (ancora in divenire) che produce una commistione tra il modello tradizionale di giornalismo e il mo-dello imperniato sulla «networked public sphere», in cui i media tradizionali si confrontano e si ibridano con strumenti informativi differenti e in continuo divenire 59. Oltre a WL si pensi, per esempio, ai siti basati sulla collaborazione degli utenti e sull’aggregazione di notizie (il cui caso più famoso è rappresenta-to dall’Huffington Post), oppure a forme non-profit di giornalismo realizzate da professionisti indipendenti come nel caso di FactCheck.org, che fa capo all’an-nenberg Public Policy Center dell’Università di Pennsylvania.

able and secretive institutions forces them to consider the ethical implications of their actions. Which official will chance a secret, corrupt transaction when the public is likely to find out? What repressive plan will be carried out when it is revealed to the citizenry, not just of its own country, but the world?», in wikileaks.org/about.html. Come notato da Sarat, Douglas e Merrill Umphrey, nell’interpretazione semplificata della realtà proposta da WL la «segretezza» corrisponde ad oppressione, autoritarismo e, più generalmente, soprusi, mentre la rivelazione di informazioni segrete è indiscutibilmente giusta, poi-ché colpisce la corruzione ed è un deterrente per chiunque intenda agire solo per il proprio interesse a scapito della collettività. gli autori rilevano come una posizione di questo tipo presupponga che si pos-sa chiaramente distinguere ciò che è giusto da ciò che non lo è in base ad un giudizio obiettivo, sul quale fondare quelle che WL chiama «rivelazioni etiche». Cfr. Sarat, Douglas e Merrill Umphrey, 2012: 1-3.

55 In particolare il riferimento è al volume di Hallin e Mancini, 2004: 220-222. gli autori distin-guono tra modello mediterraneo o pluralista-polarizzato, modello dell’Europa centro-settentrionale o democratico corporativo, modello nord-atlantico o liberale. I tratti principali di quest’ultimo, la cui forma più «pura» si è sviluppata negli Usa, sono: a) una grande espansione della stampa commerciale e la sua prevalenza su altri tipi di stampa; b) un rapido sviluppo delle televisioni commerciali; c) un’ac-centuata professionalizzazione del giornalismo; d) il consolidamento del concetto di obiettività e della cronaca «incentrata sui fatti».

56 «WikiLeaks has provided a new model of journalism. because we are not motivated by making a profit, we work cooperatively with other publishing and media organisations around the globe, instead of following the traditional model of competing with other media. We don’t hoard our information; we make the original documents available with our news stories. Readers can verify the truth of what we have reported themselves. Like a wire service, WikiLeaks reports stories that are often picked up by other media outlets. We encourage this. We believe the world’s media should work together as much as possible to bring stories to a broad international readership». Cfr. wikileaks.org/About.html.

57 «a healthy, vibrant and inquisitive journalistic media plays a vital role in achieving these goals. We are part of that media», wikileaks.org/About.html. L’orientamento politico di WL è in realtà og-getto di discussione tra le posizioni di chi sostiene che rappresenti un ibirido di «liberal and socialist values» (cfr. fuchs, 2011) e chi invece ritiene che WL sostenga posizioni liberali, compatibili con il liberismo (cfr. Comas Oliver, 2011: 52).

58 Cfr. flew e Rui Liu, 2011; Comas Oliver, 2012.59 Cfr. benkler, 2011.

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La cooperazione tra WL e i media tradizionali, che trova la sua massima re-alizzazione nel momento di diffusione delle rivelazioni, non è solo finalizzata alla pubblicizzazione di contenuti. L’ambizione più ampia di WL è quella di invertire il processo di delegittimazione che coinvolge i newsmedia nelle demo-crazie contemporanee, sostenendo la centralità del giornalismo come mediatore tra cittadini e governo. La diffusione di internet è una delle cause che ha portato ad un forte indebolimento del giornalismo, favorendo in particolare la tendenza ad aggirare, scavalcare o comunque neutralizzare il filtro giornalistico attraverso pratiche che riportano al centro la relazione diretta fra cittadini, informazione e politica. L’azione di WL contrasta questo processo di disintermediazione 60 e favorisce invece processi di re-intermediazione che, da un lato, riconoscono la rilevanza (e in alcuni casi anche l’autorevolezza) del sistema dei media, mentre, dall’altro, ne integrano i contenuti con documenti riservati o censurati che un qualsiasi cittadino può inviare via web in maniera anonima e protetta, qualora ne entri in possesso 61.

In questa prospettiva WL appare quindi come interprete di una forma sem-plificata di contro-democrazia 62, in cui l’equilibrio tra governanti e governati è raggiungibile soltanto attraverso una costante e diffusa sorveglianza dell’operato dei decisori. Compito che si prefigge l’organizzazione di assange è quello di raccogliere rivelazioni e denunce, promuovendo questa pratica nella società. ai media tradizionali spetta invece il compito di diffondere e pubblicizzare questi contenuti garantendo vigilanza civica e controllo diffuso.

a differenza degli altri casi analizzati, per WL le potenzialità di internet in re-lazione alla democrazia non risiedono nella possibilità di interazione, inclusione, generazione di nuove soluzioni, tra cittadini nel loro rapporto reciproco e con le istituzioni. Secondo assange le società contemporanee sono attraversate da una forte tensione tra le libertà individuali dei cittadini e le limitazioni poste dagli Stati. Il ruolo di internet in questa contrapposizione appare ambiguo. Da un lato WL considera la rete funzionale allo sviluppo di un nuovo bilanciamento tra i poteri poiché rappresenta un potenziale «strumento di emancipazione» che può produrre «privacy for the weak, transparency for the powerful» 63. allo stesso tempo però rappresenta anche una minaccia perché può al contrario essere usa-ta dagli Stati per determinare un controllo sociale totale, al punto che assange denuncia il rischio che internet possa diventare il più pericoloso facilitatore del totalitarismo che la storia abbia conosciuto, sostenendo che «the internet is a threat to human civilization» 64.

60 Cfr. bobba, 2011; Chadwick, 2007; Cuono, 2013; Diamanti, 2012; grossi, 2011.61 «Wikileaks will accept restricted or censored material of political, ethical, diplomatic or histori-

cal significance. We do not accept rumor, opinion, other kinds of first hand accounts or material that is publicly available elsewhere. [...] Our drop box is easy to use and provides military-grade encryption protection. Submitting documents to our journalists is protected by law in better democracies. for other countries, the electronic drop box is there to offer help and protection. It is particularly designed to keep your identity hidden from everyone, including WikiLeaks. We never keep logs of who uses the drop box or where they are coming from». Cfr. wikileaks.fdn.fr/Submissions.html.

62 Cfr. Rosanvallon, 2006.63 assange, appelbaum, Muller-Maguhn e zimmermann, 2012: 1.64 Ivi, p. 141.

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assange ritiene però che il rischio di un incremento della sorveglianza via web da parte degli Stati possa essere evitato grazie alla crittografia che permette comunicazioni al riparo da intercettazione di massa, restituendo alla rete spazi liberi di interazione tra i cittadini: «in this way, people can oppose their will to that of a fully mobilized superpower and win. [...] Cryptography is the ultimate form of non-violent direct action» 65. L’apparente aporia tra uso di tecniche crit-tografiche e carattere trasparente e aperto della rete si spiega quindi alla luce di questa tensione irrisolta tra governi e cittadini sulla libertà e segretezza delle attività e delle comunicazioni telematiche. Secondo il movimento Cipherpunk 66, di cui assange è uno storico membro, soltanto la scrittura cifrata può garantire quella totale libertà e segretezza, indispensabili perché internet possa diventare un mezzo attraverso il quale innescare il cambiamento sociale e politico.

Per WL, internet assume quindi un duplice ruolo: è in primo luogo strumen-to efficiente di informazione e diffusione che consente di raggiungere pubblici transnazionali, integrare la propria azione con quella dei media tradizionali, con-tribuire alla formazione di una nuova sfera pubblica sempre più globalizzata 67. al contempo, è però anche il mezzo attraverso il quale WL intende creare un sistema di controllo diffuso dei governanti da parte dei governati, favorendo lo sviluppo di una forma peculiare di contro-democrazia. Non un nuovo assetto istituzionale, ma un rapporto più bilanciato tra governo e cittadini reso possibile da un rafforzamento del ruolo dei media come watchdog e da un controllo collet-tivo operato nei confronti dell’élite dirigente.

5. Discussione

I tre casi analizzati confermano che internet sta assumendo una rilevanza cre-scente nell’aggiornare le pratiche partecipative, le forme di interazione tra citta-dini e istituzioni, il ruolo dell’informazione e della comunicazione nelle società contemporanee. La diffusione di internet ha contribuito ad arricchire il dibattito in corso sulla crisi della democrazia rappresentativa. In particolare le critiche e le proposte hanno riguardato, da un lato, il problema della partecipazione dei cit-tadini e la loro inclusione nei processi decisionali; dall’altro, la deriva oligarchica delle élites di governo e la possibilità di esercitare su di esse un controllo diffuso tramite l’applicazione estesa del principio di trasparenza.

I casi presentati non permettono di chiarire se e come i cambiamenti in atto possano intervenire nella ridefinizione dei principi della democrazia rappresen-tativa. Emerge però una distanza rilevante tra la concezione di democrazia che sembra emergere sullo sfondo di ciascuno di essi e le proposte concretamente presentate. L’amministrazione Obama, il movimento degli Indignados/Occupy Wall Street e WikiLeaks si rifanno a tre distinte visioni della società incentrate su una diversa interpretazione del modo in cui il web possa essere usato per aggior-

65 Ivi, p. 5.66 Sulla storia e la filosofia del movimento Cypherpunk si veda: cypherpunks.to/faq/cyphernomi-

cron/cyphernomicon.html67 Sulla formazione di una sfera pubblica globalizzata e sulla rilevanza di attori non istituzionali in

questo processo si veda, tra gli altri, Castells, 2008.

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nare il rapporto tra cittadini e istituzioni. Obama, restando saldamente nell’al-veo della democrazia rappresentativa, prevede maggiore inclusione dei cittadini nelle attività del governo federale. I movimenti di protesta si rifanno invece a un’idea, solo parzialmente sviluppata, di democrazia partecipativa e deliberativa enfatizzando l’eguaglianza garantita dal web e la possibilità di realizzare forme dirette di assunzione di decisioni. L’organizzazione di assange, infine, esaltando il concetto di trasparenza, si ispira ad una concezione semplificata e manichea di contro-democrazia che contrappone i (buoni) cittadini ai (cattivi) governi.

Le differenze si riducono però enormemente passando a considerare le pro-poste concrete. Dalle fonti analizzate emerge infatti che la quasi totalità delle richieste non incide sugli equilibri democratici, ma si concentra su problemi di natura politica che rientrano pienamente all’interno del recinto della democrazia rappresentativa come classicamente intesa. Il Presidente americano, pur osten-tando retoricamente il tema dell’inclusione e della collaborazione tra governati e governanti, non ha come obiettivo quello di definire nuove forme di decision o policy making, alternative all’attuale sistema di governo. L’obiettivo del suo OpenGov è quello di rinvigorire i mediatori politici divenuti nel tempo sempre più deboli, facendo crescere la fiducia nei partiti e nelle istituzioni e rivitaliz-zando così i meccanismi della democrazia rappresentativa. Seppur con alcuni distinguo, un discorso analogo vale anche negli altri due casi. Infatti, per il mo-vimento degli Indignados e di OWS, benché la democrazia partecipativa com-paia ripetutamente nelle loro rivendicazioni, l’uso che ne viene fatto è spesso retorico, mentre le proposte non riguardano nuovi modelli democratici, ma più semplicemente temi come la riforma elettorale, una più rigida regolamentazione dell’attività dei partiti politici, procedure semplificate per accedere all’istituto del referendum e presentare proposte di legge di iniziativa popolare 68. anche le azioni e le rivendicazioni di WikiLeaks intendono irrobustire quel sistema di freni e contrappesi che garantisce il regolare funzionamento dei regimi democra-tici, assicurando, grazie al web, un controllo diffuso dei governati sui governanti e sostenendo il ruolo watchdog del giornalismo.

Rispetto alle interpretazioni dei cambiamenti che l’uso esteso delle nuove tec-nologie ha prodotto sulle pratiche politiche —eguagliamento, normalizzazione, rafforzamento— le evidenze raccolte propendono per la tesi del rafforzamento dei meccanismi democratici. Un rafforzamento che però assume un significato distinto a seconda dell'attore considerato. Per Obama, internet serve a rafforzare le istituzioni, in particolare quelle di governo, riavvicinandole ai cittadini. I mo-vimenti ribaltano invece la prospettiva, sostenendo la centralità del cittadino e il suo effettivo coinvolgimento nei processi decisionali. Per WL, il rafforzamento riguarda il ruolo dei media come controllori dei governi e garanti degli equilibri di potere.

benché in nessuna delle esperienze considerate si prospettino o siano stati elaborati nuovi modelli di democrazia, ciò non di meno queste tre diverse con-

68 Come ricordato l’unica eccezione che mina alle fondamenta il principio rappresentativo è la proposta legata alla revoca del mandato. Si tratta però di una singola iniziativa che non rientra, almeno allo stato attuale, in un quadro più ampio e articolato di riforma dei meccanismi democratici.

84 gIULIaNO bObba

cezioni evidenziano i tratti della competizione in corso per definire la direzione verso la quale le società democratiche si stanno sviluppando. La rilevanza che le istituzioni e la politica, i cittadini e i newsmedia avranno all’interno di un rinno-vato equilibrio di poteri rappresenta la sfida aperta nel percorso intrapreso verso la democrazia elettronica.

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