Postura ed Ipnosi (considerazioni preliminari

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SIIPE Corso di specializzazione in Ipnosi e Psicoterapia Eriksoniana - II anno Postura ed Ipnosi (considerazioni preliminari) 1

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SIIPE

Corso di specializzazione in Ipnosi e Psicoterapia Eriksoniana - II anno

Postura ed Ipnosi(considerazioni preliminari)

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Tesi del II Anno del Dr. Alessandro Fedi

INTRODUZIONE

La postura è sempre più oggetto di ricerche e studi.

Le controversie metodologiche risiedono principalmente nel fatto

che è un campo traversale a molte discipline come neurofisiologia,

la psicofisiologia, la chinesiologia, l’ortopedia,la medicina e la

terapia riabilitativa, la clinica psicosomatica,l’odontoiatria,

l’oculistica, la vestibologia etc.

In molte delle definizioni proposte è infatti possibile

rintracciare una veduta di parte, riduttiva. Solo a titolo di

esempio se ne riportano alcune:

1) La postura è la capacità del nostro corpo di assumere e

cambiare posizione nell'ambiente di vita. 2) La postura umana è

l'assetto tridimensionale spaziale dei vari piani e segmenti del

corpo somatico. 3) La postura è la posizione che il corpo assume

per controbilanciare la forza di gravità in una situazione di

riposo o in movimento. 4) La postura è la posizione che il corpo

assume per controbilanciare la forza di gravità in una situazione

di riposo o in movimento. 4) La postura è la posizione che il

corpo assume sia da fermo che in movimento. 5) La postura è la

posizione che il corpo assume nella vita di relazione ed è

corretta quando le varie parti del corpo si dispongono in maniera

fisiologica. 6) La postura è la disponibilità e la capacità di una

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persona di mettere in relazione le varie parti del corpo in modo

da assicurare ora e per il futuro la massima efficienza nella

funzione comportamentale e nel funzionamento psicologico. 7) La

postura è la scienza del corretto allineamento e della corretta

gestione motoria del corpo umano in rapporto alla forza di

gravità. 8) La postura é la sinergia con cui le varie parti del

corpo nella loro interezza psicofisica concorrono all'attuazione

di qualsiasi gesto. 9) La postura è il linguaggio non verbale del

soggetto. 10) La postura è ciascuna delle posizioni assunte dal

corpo contraddistinta da particolari rapporti tra i diversi

segmenti somatici.

Già nel 2000 Scoppa (1) lamentava come lo spazio dedicato allo

studio degli aspetti psicologici nel campo della posturologia

fosse insufficiente ed incerto nei suoi confini, malgrado gli

aspetti psicosomatici della postura costituiscano quasi un luogo

comune nei detti della saggezza popolare. Portarsi il mondo sulle

spalle, fare le spalle tonde, sentirsi schiacciato dalla

responsabilità, farsi avanti, chinare il capo, etc. sono

locuzioni descrittive di un atteggiamento posturale che trova

riscontro in atteggiamenti psicologici. Il monismo di Lakoff,

quello di altri studiosi contemporanei e gli studi più recenti di

neuroscienze sembrano porre fine definitivamente al dualismo

cartesiano mente-corpo.

L’importanza degli stati psicoemotivi sull’atteggiamento

posturale e sulle conseguenze che questo può comportare in termini

di messa in tensione neuromuscolare e osteotendineoligamentosa

con tutte le implicazioni patologiche conseguenti è quindi

meritevole di studi approfonditi in un ambito interdisciplinare in

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cui la psicologia deve rientrare a buon diritto in modo paritario

con gli studi biomeccanici di cui c’è messe più abbondante di

pubblicazioni. Ma non è l’unico aspetto di questa tematica.

Sarebbe ancora una volta riduttivo indagare in una solo verso di

direzione questo rapporto: è tuttavia ancor meno indagata la

qualità e tipologia di un reverse, ovvero di un cambiamento

positivo psicologico in soggetti sottoposti a trattamenti

manuali fisioterapici o medici.

Questo scritto non intende essere una rassegna completa dello

stato dell’arte in materia e, aderendo ad una teoria mente-corpo

monistica, piuttosto vuole riportare le rilevazioni personali del

sottoscritto su quanto esiste pubblicamente in materia e sulla

propria sia pur limitata esperienza, rilevando un aspetto

particolare ovvero l’elicitazione non prevista di cambiamento

psicologico in termini positivi eriksoniani in pazienti trattati

esclusivamente o per lo meno preponderantemente per problematiche

somatiche in ambito posturale.

Nei propri pazienti l’approccio metodologico dell’autore è stato

basato esclusivamente su terapia manuale e in ogni caso il

contratto terapeutico era esclusivamente medico. Inoltre il canale

di comunicazione è stato esclusivamente cinestesico, non potendo

tuttavia escludere qualche complemento verbale sfuggito alla

coscienza dell’operatore, in trance anch’egli in momenti focali

della terapia.

Per chiarezza interdisciplinare, pur essendo questo scritto

elaborato per la SIIPE, verranno usati anche termini propri della

medicina e dell’odontoiatria, dandone spiegazione del

significato. Infatti l’esperienza personale proposta è quella

propria di un’attività professionale interdisciplinare , in primis4

stomatognatica ( problematiche dello STOMA o bocca e del GNATOS o

mascella), conseguentemente posturale globale in visione

olistico-sistemica e quindi anche psicologica sulla base di

quanto suddetto.

I PROLEGOMENI sulle terapie posturali

Il sottoscritto esercita privatamente nel proprio Studio di

Odontoiatria e di Ortognatodonzia in cui l’attività di gnatologo è

personalmente condotta con cura ed attenzione da almeno 25 anni.

La Gnatologia è quella parte della Odontoiatria che nell'uomo

studia, in fisiologia e patologia, le funzioni della mandibola

(masticazione, deglutizione, fonatoria, posturale) e pertanto

studia i rapporti tra le ossa mascellari, i denti, le

articolazioni temporo-mandibolari di destra e sinistra, i muscoli

che muovono i mascellari, il sistema nervoso e la lingua.

Tale definizione , sempre valida sensu stricto, si è

opportunamente già da qualche da tempo estesa. Vediamo per esempio

la definizione che ne dà il Prof. Mario Molina nella introduzione

al proprio manuale (2) ≤ Per "Gnatologia" si intende lo studio di

tutti gli organi o apparati che dal lato fisiologico o patologico

possono essere collegati all'occlusione dentaria≤.5

È una definizione dunque più ampia, redatta da uno studioso

tradizionale della materia e nella quale si dà spazio a

correlazioni con molti altri organi o apparati: la funzione

linguale, la respirazione polmonare, la cosiddetta respirazione

cranio-sacrale (termine di Scuola osteopatica: la respirazione

cranio-sacrale o "movimento respiratorio primario"indica il

presunto movimento ritmico di espansione e flessione delle ossa

del cranio[The cranial bowl ed. originale 1939 trad. italiana La

sfera craniale ed 2004 per i tipi di Futura), la deglutizione

mediata dall'osso ioide con i muscoli lo collegano con mandibola,

le ossa temporali del cranio, il manubrio dell'osso sternale, le

clavicole, le prime coste toraciche, le scapole, le vertebre

cervicali.

In realtà non è ancora a nostro parere una definizione esaustiva.

Nel 2004 il sottoscritto, nel tentativo di sintetizzare quanto gli

appariva ormai evidente nella sua clinica e in quanto confrontava

con altre discipline come la chiropratica e l’osteopatia nonché

nelle sue letture dilettevoli di psicologia elaborò la seguente

definizione: “La postura è l’espressione somatica della relazione

della persona con la propria interiorità e con l’ambiente”, dove

per interiorità intendeva l’aspetto recondito dello psicosoma: la

Psiche.

Con questa definizione si intendeva allora uscire dal paradigma

riduzionista e meccanicistico degli gnatologici classici ed

entrare in un ottica sistemica ponendo bene l’accento su tre

postulati

1) la postura corporea è una funzione integrata individuale su cui

psiche, soma e ambiente esterno agiscono con un enorme numero di6

variabili. L'analisi completa ed esaustiva (che può rimanere

l’obiettivo teleologico di alcune ricerche, ma non della clinica

quotidiana) di tutte le variabili è attualmente IMPOSSIBILE.

2) un professionista seriamente impegnato in questa clinica col

suo buon corredo di semeiotica medica magari coadiuvata da

un’analisi strumentale veloce, economica e sufficiente può

evidenziare le variabili geometriche più importanti in confronto

ad una norma statistica ed intervenire positivamente.

3) è infatti POSSIBILE sempre migliorare la postura individuale

con un appropriato intervento loco regionale, ma per ottimizzarla

in modo stabile occorre indispensabilmente la collaborazione del

soggetto: questi si dovrà impegnare personalmente nel percorso

terapeutico suggerito e non pretendere di essere solamente

"aggiustato" sui denti, sui piedi o in altri punti. E' importante

che il paziente assuma nel livello cosciente l'obiettivo salute

come parte della propria individuazione.

Le espressioni “nel livello cosciente” e ”individuazione” di

derivazione Junghiana sottolineavano quanto ritenevo allora, e

cioè che il paziente dovesse assumere oltre ad una forte

motivazione personale anche la comprensione razionale dello

schema corporeo distorto e di come modificarlo per addivenire ad

una riposturazione in cui identificasse la sua nuova immagine

corporea per una correzione stabile. In realtà fino allora non

aveva potuto constatare che innumerevoli fallimenti nella costanza

dei risultati. I pazienti venivano trattati polidisciplinarmente e

nonostante dei miglioramenti temporanei e malgrado una intensa7

rieducazione ginnica recidivavano costantemente, sia pur con

frequenze variabili. La stabilizzazione dei trattamenti era un

miraggio.

Esercitava allora e da tempi precedenti come collaboratore nel

mio studio un chiropratico di scuola canadese che si occupava dei

suoi propri pazienti oltre che dei miei riferiti. Inoltre talora

“aggiustava” i componenti del personale di studio per dolori

abbastanza periodici come cefalee, cervicalgie e lombalgie .

Capitò così che, portato ormai dall’esperienza imitativa e dagli

studi teorici a esercitare autonomamente terapie manuali globali

me ne occupassi alternativamente anch’io constatando la netta

differenza di durata del risultato positivo, di pochi giorni e di

alcune settimane rispettivamente tra il suo e il mio operato.

Imputai allora il miglior risultato ad una maggiore attenzione da

parte mia al distretto stomatognatico e cominciai a rivolgere un

approccio misto manuale globale e gnatologico personalmente ad una

platea sempre più allargata di pazienti con soddisfacenti

risultati nella durata del miglioramento che mi premuravo di

controllare con la compilazione da parte pazienti, ad ogni seduta,

di questionari di autovalutazione.

Fu in quel periodo che mi accorsi di un fenomeno che non sapevo

spiegarmi e che addirittura mi inquietava: nel caso in cui non

riuscissi subito ad individuare i distretti da manipolare (in

questa sede rinuncio per la tematica proposta ad approfondire le

modalità di manipolazione) in base agli schemi teorici delle

cascate posturali classiche, chiudevo gli occhi e mi appellavo a

quello che avvertivo come una “guida istintiva” che mi portasse

ad esprimere nella giusta intensità il contatto manuale e nella

giusta localizzazione e direzione la manipolazione somatica.8

Questo metodo funzionava bene, tanto che col tempo mi ci abituai

e lo utilizzavo tutte le volte che lo reputavo necessario, ma non

smisi mai di chiedermi di che si trattasse. Non intendevo cedere

ad interpretazioni spiritualistiche malgrado letture di questo

tono come per esempio (3) Mani di luce di Barbara Brennan, un

fisico sensitivo americano, o di tono misto tra lo spiritualismo

e la psicologia come un testo (4) di John Pierrakos , psichiatra

allievo di Reich e collega di Lowen nonché fondatore della Core-

Energetics , non mancassero nella mia biblioteca.

Fatto sta che i miei pazienti ( sottolineo che si trattava di

pazienti giunti alla mia attenzione per problematiche gnatologico-

posturali ) si addormentavano spesso profondamente durane la

terapia manuale ed io attribuivo questa fenomenologia allo stato

di quiete ambientale e al ristoro dallo stress da cui sembravano

essere affetti: insomma un sonno riparatore dalle fatiche mentali

quotidiane in una situazione che lo rendeva possibile . E stavano

bene, almeno sensibilmente meglio, per lungo tempo.

Dalla mia prima constatazione di questa fenomenologia così

particolare sono passati dieci anni in cui ho avuto modo do

aumentare il mio grado di conoscenza delle terapie manuali e di

apprezzare i seguenti argomenti , che ci verranno in soccorso

per una comprensione della facilità con cui si può verificare ed

essere in vario modo teorizzata una embricazione della terapia

manuale con terapia psicologica, per quanto generalizzata e non

chiarita mai nosograficamente.

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Terapia chiropratica :

Alla base della chiropratica , scienza riconosciuta in larga parte

del mondo come disciplina medica autorevole e negli USA equiparata

alla Medicina, c’è una filosofia in cui albergano tra gli altri

questi principi:

1.Tutti siamo dotati di una INTELLIGENZA INNATA NATURALE.

2. Un’intelligenza che si occupa di noi e ci guarisce quando ci

ammaliamo.

3. Un’intelligenza che mantiene ARMONIA ed EQUILIBRIO.

4. Una intelligenza che ci permette di CRESCERE, ADATTARCI e

PROSPERARE.

5. Questa intelligenza naturale, in Chiropratica si chiama

INTELLIGENZA INNATA.

6. L’intelligenza innata controlla e coordina le nostre funzioni

corporee: 24 ore al giorno,

7 giorni su 7 , ogni giorno della nostra vita.

7. In ogni essere vivente c'è un’intelligenza innata che indica la

strada verso la salute

“Mutatis mutandis” rimane il fatto che “Nomina sunt consequentia

rerum”. E’ facile riconoscere negli attributi dell’intelligenza

innata le connotazioni dell’inconscio positivo eriksoniano.

Alla base pratica della professione chiropratica c’è sempre

stato storicamente invece l’intervento sulla sublussazione

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vertebrale: “la sublussazione vertebrale è (secondo il Presidente

dell’Associazione dei chiropratici francesi Dr. Ahmet Ralph Belig)

un’alterazione funzionale di una o più vertebre che può produrre

disturbi di compressione alle radici nervose, oppure molto più

spesso può essere associata a una tensione meccanica anomala del

midollo spinale e del cervello( n.del r. : tensioni meningee).

Queste sublussazioni vertebrali avvengono quando il sistema

nervoso non è in grado di gestire e di rilasciare completamente

l’energia e l’informazione, contenute in traumi fisici, situazioni

tossiche, stress mentali ed emotivi. Si possono considerare come

parte di un adattamento generale che diminuisce la flessibilità e

l’adattabilità dell’individuo.( n.del r. concetto mutuato da Hans

Selye :”The stress of life”). Perché succede questo? Si pensa, ed

è probabile che le informazioni troppo conflittuali per essere

accettate dal nostro cortex cerebrale, vengono reindirizzate verso

altri centri nervosi ( es. sistema limbico….) dove possono

acquisire una carica emotiva, con il risultato finale di un

accumulo di tensione meccanica nel corpo (n.del r.: e’ una

accettazione della teoria di Vittoz)”.

Secondo quindi i chiropratici più evoluti l'aggiustamento è

determinato dalla risposta del corpo al tocco effettuato che il

chiropratico applica in modo leggero o più deciso, a seconda delle

necessità. Continua il Dr. Belig “Ma come può un tocco così

leggero, correggere la sublussazione e la forte tensione che

esiste nel corpo? La verità è che l’aggiustamento non corregge la

sublussazione, ma permette al "cortex cerebrale" di porre

attenzione ad una situazione di distorsione che non identificava

più, per poi auto correggersi utilizzando il respiro e vari

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movimenti muscolari. L’integrità funzionale della colonna

vertebrale e del sistema nervoso, garantisce sincronie e sinergie

nel lavoro delle parti del nostro corpo”.

Come si può non riconoscere un appello ad una risoluzione

autonoma attraverso l’inconscio delle problematiche somatiche di

ciascun individuo? E come può avvenire tutto ciò?

METODO DI COURCHET (LA RESPIRAZIONE DINAMICA RILASSANTE - R.D.R.)

E’ un metodo di rieducazione psico-motoria che nasce per

rieducare l'insufficienza respiratoria cronica. ne ampia gli

indirizzi e le indicazioni con esercizi dinamici, muscolari e

fasici (il recupero in rilassamento completo. Negli esercizi,

effettuati in ortostatismo, da seduti ed in decubito orizzontale

(i tre decubiti della vita, secondo l'Autore), vengono coinvolti

essenzialmente i muscoli del collo, della spalla, del bacino e del

tronco. Il metodo, che il suo creatore ha definito "psico-

ventilatorio", va appreso in un programma da svolgere nell'arco di

due mesi, attraverso fasi successive ed in parte concomitanti di

rieducazione respiratoria, training autogeno di Schultz ed

esercitazioni di suggestione psichica. Sembra qui spiccare un

accento su aspetti mentali mutuati dalla filosofia orientale;

qui il soggetto è portato a situarsi in un dato atteggiamento

mentale di fronte alla presa di coscienza degli atti respiratori

addominali, in cui si susseguono le fasi successive di

concentrazione, meditazione e contemplazione.

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METODO DI WINTREBERT

Questo metodo, particolarmente indicato nell'educazione

psicomotoria dell'infanzia, si basa sulla mobilizzazione passiva

in successione delle differenti parti del corpo. Il soggetto deve

proporsi di non opporre nessuna resistenza e di lasciarsi

passivamente manipolare, dapprima nelle singole parti, e poi in

tutto il corpo: deve lasciarsi rotolare, trasportare, trascinare

su di un telo, sia da parte dell'istruttore sia, sotto forma di

gioco, da parte di coetanei o dei compagni di gioco. Viene

sfruttato anche come "dialogo tonico", cioè come comunicazione

attraverso il contatto fisico e l'espressione corporea, nella

rieducazione psicomotoria. E’ squisitamente un metodo cenestesico

puro, interessante per questo aspetto ma non espressivo di

connotazioni psicosomatiche.

METODO DI JACOBSON

Senza entrare nei particolari teorici di questo metodo, diciamo

che è basato essenzialmente sulla percezione del rilassamento che

segue una contrazione o una tensione muscolare localizzata.

L'educazione di queste percezioni permette di sentire e di

realizzare il rilassamento totale di ogni gruppo muscolare e

infine del corpo intero. Consente di ottenere una risoluzione per13

le tensioni parassitarie e di conseguenza ( sic) per le tensioni

psichiche che esse esprimono. Questo metodo di rilassamento

permette anche, sul piano somatico, di prendere coscienza delle

tensioni più particolari e più localizzate, e consente di ottenere

una percezione anche delle più piccole cose. Realizza dunque, dal

punto di vista neuromotorio, una educazione progressiva delle

percezioni propriocettive nei minimi particolari. Dal punto di

vista psicomotorio, la posizione sdraiata, l'immobilità totale, il

rilassamento degli altri segmenti favoriscono la concentrazione

mentale sulla sensazione propriocettiva localizzata.

Il soggetto parte alla scoperta del suo corpo " dall'interno "

( n.del r. per via cenestesica). Da questa esperienza abbastanza

inconsueta sec. Jacobson deriva un arricchimento dell'immagine

mentale del corpo, cioè dello " schema corporeo".

Per esaltare il rilassamento affettivo è opportuno iniziare dai

muscoli del viso, ponendo i preliminari, grazie al ruolo da questi

sostenuto, per una maggiore disponibilità percettiva psicologica.

Quando si sono ottenute la calma e l'immobilità, si può passare a

un rilassamento segmentario, per lo più sec. l’autore iniziando

dal’arto superiore , per poi proseguire sul resto del corpo.

METODO DI VITTOZ

Il metodo di Vittoz fu da lui messo a punto nel 1907. Egli

osservò quello che oggi è un luogo comune della psicosomatica

ossia che vi è una specie di vicariazione somatopsichica, come nei

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vasi comunicanti : quando la tensione psichica diviene eccessiva

ne avviene una commutazione a livello fisico, come malattia

organica; da lì in poi i sintomi psichici diminuiscono o

scompaiono , mentre si aggravano i sintomi fisici, ai quali unici

il paziente attribuisce la causa del suo malessere .

Vittoz sostiene che tutto può essere controllato, sia i vissuti

mentali, che le condizioni fisiche , che da essi derivano, purchè

il paziente-discepolo si abbandoni dapprima alla presa di

coscienza di tutte le sensazioni che si sviluppano dal corpo;

perchè ciò accada è necessario porlo in uno stato di rilassamento

in cui possa osservare liberamente le nuvole di

sensazioni,percezioni e sentimenti , che si sviluppano in lui ;

in un secondo tempo, quando il paziente riesce a riconoscere e a

confrontare le proprie sensazioni, viene fatto concentrare, con

una tecnica che deriva dallo yoga, sulle singole parti del corpo e

infine viene aiutato a sviluppare un'analisi cosciente dei suoi

accadimenti interiori e a migliorare dunque il suo controllo su di

sè .

Va aggiunto che Roger Vittoz era stato all’inizio del secolo

fautore dell’Ipnosi che però abbandonò presto perché secondo lui

poco efficace nella sua pratica (Roger Vittoz: Traitement des

psychonevroses par la reéducation du controle cérèbral ) e

sostenne ila necessità della padronanza del cervello conscio sul

cervello inconscio.

METODO MEZIERES

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Un contributo enorme alle tecniche posturali è stato dato da

Francoise Mezières fin da quando nel 1947 venne pubblicato il suo

libro "Rivoluzione in ginnastica ortopedica: cause e trattamento

delle deviazioni vertebrali e algie di origine muscolare". Con

questo lavoro la Mezières mise in discussione i principi della

ginnastica allora vigente e dei trattamenti dei dismorfismi, dando

vita ad una vera e propria rivoluzione culturale, aiutata per

lungo tempo da un suo allievo Philippe Emmanuel Souchard. Molti

altri, soprattutto di scuola francese, da M. Bienfait a T.

Bertherat, hanno successivamente contribuito a sviluppare una vera

e propria scuola di pensiero che, forse impropriamente, viene

definita a volte come "antiginnastica", a volte come "ginnastica

dolce".

I principi del metodo possono essere così riduttivamente

riassunti:

1. I muscoli posteriori si comportano come una unica catena

muscolare.

2. A causa delle continue sollecitazioni per opporsi alla forza di

gravità, i muscoli della catena

posteriore sono rigidi e contratti; vanno quindi rilasciati e non

rinforzati.

3. Il rilasciamento deve essere fatto in toto e non sui singoli

muscoli.

4. La correzione settoriale causa lateroflessioni e rotazioni sia

della colonna che degli arti.16

5. La tensione della catena posteriore provoca la rotazione

interna degli arti ed il blocco del

diaframma in inspirazione.

6. Il diaframma bloccato in questo modo è il principale

responsabile della lordosi.

7. Ciò che si oppone ad una respirazione libera non è il blocco

del diaframma in sé ma la

retrazione della muscolatura posteriore.

Da questi principi consegue che qualsiasi rinforzo muscolare grava

sulla colonna e crea a lungo andare problemi strutturali;

qualsiasi stretching locale ottiene l'elasticità di un segmento a

spese di un altro, e quindi solo stirando tutto si possono avere

dei risultati, laorando contemporaneamente sulla respirazione.

Quindi soltanto attraverso delle contrazioni isometriche

eccentriche è possibile allungare le catene muscolari, guadagnando

in forza ed elasticità.

Per ottenere tutto ciò, il paziente viene messo in una posizione,

o "postura", di stiramento globale, che evidenzierà gli squilibri.

Si procederà quindi ad un lavoro di eliminazione dei compensi e ad

un lavoro isometrico eccentrico di allungamento degli agonisti e

contemporaneamente di rinforzo degli antagonisti, il tutto curando

in modo preciso, senza tensione diaframmatica, la respirazione.

La Mezieres si rese conto benissimo che, mentre portava i corpi a

liberarsi di atteggiamenti, posture e tensioni acquisite nel

tempo, creava un processo di crescita interiore con tutte le sue

implicazioni emotive.17

Tuttavia ribadiva " non siamo psicologi …..il mio metodo non è

dolce….si rivolge all'elasticità

muscolare, non rinforza mai, non usa l'inspirazione e si rivolge

solo al fisico".

OSTEOPATIA

A rigore, l’osteopatia fin dalle origini si è interessata del

psicologia ponendola all’interno del proprio corpo dottrinale.

Risale al 1898 un articolo pubblicato sul Journal of Ostepathy

intitolato” Psychology and osteopathy “. In esso si afferma che il

sistema corpo mente dev’essere indagato sistematicamente e se

viene riscontrata una deviazione in una di queste due linee

occorre intervenire. Segue un lungo panegirico sulla fisiologia e

la psicologia che si conclude con l’impossibilità di avere un

corpus sanus senza mens sana e che le manovre . In seguito un ,

verso la fine degli anni settanta un osteopata americano,

Upledger, coniò il termine di rilassamento somatoemozionale per

il suo personale approccio osteopatico.Egli riprendeva l’antico

concetto della registrazione e sedimentazione corporea del trauma

psichico, liberato poi dalle sue manovre tattili e da talora

induzioni verbali.

Questa lista di metodiche corpo mente non è completa, anzi ci

sarebbe da aggiungerne un numero molto alto con ampia diffusione,

sia moderne come il metodo Trager e la Bioenergetica di Lowen, sia

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antiche come le posture estatiche ritualistiche studiate da

Felicitas Goodman, gli Asana dell’Hata Yoga, il massaggio cranio

sacrale di derivazione osteopatica, le tecniche proprie della

medicina tradizionale cinese come il Qi Gong ( Bianchi di

Castelbianco) e tante altre non meno importanti.

Quello che emerge da questa breve rassegna è la contaminazione

procedurale e sostanziale, che coinvolge in modo vario ma costante

lo psicosoma intero durante manovre rivolte a migliorare l’assetto

posturale con lo scopo esplicito di risolvere alterazioni

dell’equilibrio statico e dinamico, disordini muscolari ed

articolari, sintomatologie dolorose. Viene implicata

implicitamente o esplicitamente la risoluzione di psicopatologia

non ben chiarita o specificata nosograficamente, riallacciabile

genericamente ad un maggior benessere conseguito con rilassamento

e approccio cognitivo razionale, quando addirittura non la si

constati come fenomenologia secondaria di cui ( Mezières) si

dichiara esplicitamente di non volersene occupare.

Il successo di queste terapie e la loro diffusione dovrebbe

stimolare alla riflessione e ad una maggior tipizzazione delle

procedure in quanto efficaci anche sulla psiche, alla luce delle

nuove acquisizioni delle neuroscienze.

ESPERIENZE PERSONALI

Riporterò fra tutte quelle consimili l’esperienza che ho avuto

durante il primo anno di frequentazione della SIIPE con una donna

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di circa quarant’anni, già mia paziente squisitamente

odontoiatrica . Ella mi narrava della sua condizione lombalgica e

cefalgica , che raggiungeva spesso punte elevate con episodi di

sciatica e/o emicrania franca . Mi narrava che traeva beneficio

da sedute fisioterapiche effettuate presso un terapeuta laureato

in scienze motorie , di cui mi parlava con grande trasporto ed

ammirazione. Senonchè doveva ricorrere molto spesso a queste

manovre essendo breve l’intervallo di beneficio che ne derivava.

Trovandosi nel mio studio odontoiatrico e sapendo della mia

specializzazione gnatologica le venne naturale chiedermi se, come

pubblicizzato con esagerata enfasi dalla pubblicità sanitaria, il

proprio assetto gnatologico contribuisse all’innesco della sua

sintomatologia. Già con un breve sguardo mi parve chiaro che tale

negativa influenza non fosse evidente e le proposi dunque un

breve ciclo di due-tre sedute di terapia manuale, così come ho

finora sempre definito ai pazienti le mie manovre aptiche che

mutuano da un mix da me rielaborato delle tecniche

precedentemente menzionate e che non merita qui descrivere

puntualmente. La donna accettò di buon grado, essendo di

carattere aperto all’esperienza. Non sapevo granchè della sua vita

personale tranne che aveva una figlia che aveva tirato su da sola

e che la sua situazione sentimentale non era soddisfacente e

quella economica non fosse florida. Il suo aspetto era comunque

curato ed elegante, con una silhouette che denunciava un passato

sportivo ma un’attuale trascuratezza dello sport, come lei mi

confermò.

Essendo un allievo della SIIPE solo da pochi mesi avevo

incorporato alcuni fondamentali concetti, ma ancora non li avevo

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riversati ordinatamente nella pratica clinica a me consueta. La

prima seduta, di una durata di un’ora circa si concluse

ottimamente: si alzò dal lettino felice di sentire molto meno

dolore e tensione nel corpo , alquanto stranita come dopo un

risveglio e mi annunciò di volersi recare subito a casa propria e

riposarsi, ma mi chiese il permesso di bersi un buon bicchiere di

vino bianco, di cui mi sembrava anche un’intenditrice. Ovviamente

glielo accordai, ma non dissi altro mentre la guardavo con

cordialità e compliance, compiaciuto, come può capitare ai neofiti

dell’ipnosi, di aver evocato la fenomenologia della trance. In

quella seduta mi ero attenuto semplicemente a un codice di manovre

cenestesiche finalizzate ad un riallineamento posturale secondo

uno schema spaziale dei rapporti tra i segmenti corporei

riconducibile ad una norma. Fu lei stessa a telefonarmi per

organizzare una seconda seduta che si svolse dopo una settimana.

Questa volta, osservando la sua postura, mi trovai fuori dello

schema della volta precedente e come ho narrato precedentemente mi

appellai alla “guida istintiva” ovvero andai di proposito in

trance e come sempre mi capitava in questi casi mi sentivo

incorporato così bene nella sua corporeità da toccare, sfiorare,

allineare e stirare senza esitazioni . Allo scadere dell’ora di

trattamento la paziente sembrava dormire profondamente e il suo

risveglio fu graduale e lungo. In questa zona grigia mi limitai ad

osservare ancora una volta compiaciuto. Alzatasi e messasi seduta

mi guardò e mi annunciò con certezza e determinazione che

intendeva cambiare la sua vita senza altro specificare. Non mi

sembrò opportuno farle troppe domande e rimanemmo d’accordo di

fare altre sedute se lei lo avesse reputato necessario. In seguito

fui chiamato al telefono dal suo fisioterapista abituale che mi21

chiedeva un incontro per capire che cosa le avevo fatto: “ la

signora è cambiata, dice di stare bene , la trovo bene e non mi

ha saputo spiegare in alcun modo che cosa è successo. Me lo

potresti spiegare?”.

Come dice Erikson ( OPERE ed. Astrolabio 1983 pag 250) : “

all’origine dello stato ipnotico o come risultato di esso troviamo

un’attenzione ed una recettività a idee e concezioni , come pure

una pronta responsività alle idee stesse, senza bisogno di porle

come stimoli che emergono dalla realtà oggettiva, esistente

all’esterno del sé o che ad essa appartengano”, concetti che in

senso lato, anche se non appartenente alla intenzione originale

dell’autore l’esplicazione su manovre cenestesiche, possiamo

applicare al nostro caso.

Il nostro rapporto si è poi interrotto a causa di una sopraggiunta

peritonite che ha comportato pericolo di vita e una lunga

convalescenza.

I PARALIPOMENI psicologici e eriksoniani sulle

terapie posturali.

Come è emerso da quanto sopra, fu solo dopo l’accesso alla SIIPE

che ebbi conoscenza della fenomenologia della trance e ancora più

felicemente di quanto asseriva Erikson ossia che è possibile

sviluppare la propria partecipazione al rapport attraverso la

22

facilitazione di una condizione autoipnotica: “se sono in dubbio

sulla mia capacità di cogliere le cose importanti vado in trance.

Quando c’è qualche problema importante con un paziente e io non

voglio lasciarmi sfuggire il minimo dettaglio, vado in trance”.

Sempre nella SIIPE son venuto a sapere che studi neurofisiologici

hanno dimostrato che la trance è reciproca: non ci può essere

trance del soggetto senza trance dell’ipnotista. Quello che cambia

è sostanzialmente solo la direzione dell’attenzione. Mentre per il

soggetto l’attenzione è rivolta verso se stesso, per l’ipnotista

l’attenzione è rivolta primariamente verso il soggetto.

Questa conoscenza mi ha quindi confortato notevolmente,

chiarendomi sia lo stato personale in cui mi ero ritrovato durante

le mie sedute sia quello che mi era sembrato uno stato sonnolento

nei miei pazienti somatici.

Sul piano neurofisiologico ciò si esprimerebbe come:

1) attivazione dell’ippocampo

2) attivazione relativa dell’emisfero destro; ciò vuol dire che

alcune funzioni cognitive che sono prevalentemente espressione

dell’emisfero destro vengono attivate in misura superiore durante

la trance che non in stato di veglia.

Ciò si verificherebbe prima nell’ipnotista che nel soggetto.

Eva Banyai ha fatto esperimenti comparando i risultati

elettroencefalografici e i risultati di un elettromiografo

applicato al bicipite. L’attivazione dell’ipnotista precede quella

del soggetto. Il rilassamento precede ed è direttamente

proporzionale a quello del soggetto. Se non c’è questa sorta di

23

orientamento comune non ci sarebbe trance. Banyai afferma: “non

esiste nessun altro stato di modifica della coscienza così

strettamente collegato alla interazione tra due persone come

l’ipnosi”.

Quantunque in questo caso Erikson non parli di induzione

specificamente cenestesica chiarisce fin dal 1958 ( OPERE già cit.

pag 247 e segg) come nell’uso in medicina, in odontoiatria e

psicologia l’ipnosi in primo luogo ha di mira la comunicazione di

idee e concezioni allo scopo di suscitare un comportamento

responsivo a livello tanto psicologico che fisiologico. E ancora

spiega la fondamentale differenza di responsività in ipnosi o in

vigilanza. “Nella responsività vigile il background esperienziale

di apprendimento e condizionamento è quello in cui idee e

concezioni si ricevono da una situazione di realtà totale e in cui si

reagisce attribuendo al comportamento responsivo un certo

significato il quale a sua volta deve essere integrato nella

situazione di realtà. Ma la responsività ipnotica ha un carattere

affatto diverso. La situazione di realtà in cui ha luogo l’ipnosi

è già di per sè una realtà estrapolata che deriva a volte da

processi esperenziali interiori del soggetto e che ha scarso

rapporto o non ne ha affatto con la realtà oggettiva”.

E ancora “ importanza anche maggiore per la distinzione tra

responsività vigile e responsività ipnotica ha la natura degli

scopi e degli obiettivi conseguiti. La responsività vigile tende

ad essere finalizzata ad una qualche forma di integrazione con la

realtà oggettiva, mentre la responsività ipnotica tende ad essere

fine a se stessa , completa in se stessa, senza alcun bisogno di

integrarsi alla realtà oggettiva”. Questa lunga citazione è

24

riportata per intero per la sua chiarezza estrema, non facilmente

replicabile . A nostro parere è il punto archi medico per una

maggiormente stabile riabilitazione posturale, che sancisce la

diversa risposta tra una riabilitazione psicomotoria considerata

come allenamento muscolare, come ripristino di muscolarità nei

confronti della forza di gravità, come rieducazione per

apprendimento razionale della disposizione spaziale del corpo in

un migliore schema, rispetto ad una elicitazione delle proprie

risorse inconsce che possa modificare lo schema corporeo o meglio

ancora la propria immagine corporea in modo autonomo.

Si pensi alla difficoltà di far stare dritta una persona

ripetendoglielo , come usano fare le mamme agli adolescenti

indolenti e impigriti : “stai dritto”. Appena fuori del momento

imperativo la postura ingobbita ritorna a manifestarsi. O alla

difficoltà per un istruttore di far adottare un postura statica o

dinamica finalizzata per esempio ad uno sport con la sola

spiegazione e il richiamo continuo ad essa durante l’esecuzione:

“abbassa l’anca quando curvi (sci), piegati sulle gambe quando

rispondi di dritto (tennis), etc”.

Ho potuto così cominciare a comprendere perché le manovre tattili

e di riorientamento dei segmenti corporei che eseguivo, essendo

effettuate in trance del soggetto (oltre che mia), sortivano un

effetto duraturo, molto più che le manovre eseguite in soggetto

vigile e condotte razionalmente.

Né è possibile stupirsi della induzione e della sua efficacia

ipnotica condotta con manovre squisitamente cenestetiche. La vita

stessa di Erikson e i suoi handicap somatici sono suggestivi sullo

stretto rapporto tra l’ origine e lo sviluppo del suo pensiero e25

della sua pratica clinica e la sua autorieducazione motoria e

sebbene sia piuttosto identificabile nella sua storia un senso

prevalente dalla mente al corpo non si può negare che si sia

verificata una biunivocità del rapporto.

Le considerazioni sull’opportunità e la validità di una induzione

cenestesica sono ben state analizzate da Claudio Mammini nel suo

articolo pubblicato nel 2004 , n.2 della Rivista italiana di

Ipnosi clinica e sperimentale “Induzione di trance per contatto e

comunicazione non verbale: l’intervento in un caso di sordità”.

Erikson la illustra bene in “Tecniche mimate nell’ipnosi e loro

implicazioni” (Erickson, 1982, pp. 373-385) in cui l’autore

dimostra che è possibile indurre ipnosi in un’infermiera

attraverso un’induzione per stretta di mano. Mammini trova delle

spiegazioni nell’elemento sorpresa del toccamento e nel fatto che

il soggetto si trova a dover interpretare cognitivamente un

accresciuto stato di tensione interna (arousal) e che sia

possibile (Shachter e Singer-1962), “dirigere” l’interpretazione

cognitiva dello stato d’arousal vissuto dal soggetto nella

direzione suggerita da un operatore consapevole . Scrive ancora

Mammini come lo sviluppo di uno schema corporeo sia alla base di

un corretto sviluppo psicomotorio trattandosi questo di una

“immagine del corpo” in movimento (organizzazione tempo-spaziale;

Le Boulch, 1975). Tale schema si formerebbe a partire dalle

informazioni neurosensoriali che pervenendo costantemente

dall’intero corpo, stabilizzerebbero un’unità fenomenologica di

riferimento non esclusivamente sensoriale, ma anche di tipo

emotivo, libidico e affettivo.

.

26

Storicamente il concetto di schema corporeo viene fatto risalire

alla fine del XIX secolo. Proposto da Bonnier, poi diffuso,

valorizzato e rielaborato da studiosi quali Lhermitte, Pick, Head,

il concetto di schema corporeo trova la sua consacrazione

scientifica nel 1935 con l’opera di Schilder “The image and

appearance of the human body” . Questa è la definizione di

Schilder: “lo schema corporeo è l’immagine tridimensionale che

ciascuno ha di se stesso: possiamo anche definirlo immagine

corporea”.

Secondo Ajuriaguerra-Hecaen: “lo schema corporeo è un dato

gnostico costantemente presente, che permette la coscienza del

nostro corpo come entità statica e dinamica”.

Secondo Vayer (1974); Picq-Vayer (1968): “lo schema corporeo è

l’organizzazione delle sensazioni relative al proprio corpo in

relazione ai dati del mondo esterno”.

Secondo Le Boulch (1975): “consideriamo lo schema corporeo o

immagine del corpo come una intuizione globale o una conoscenza

immediata che abbiamo del nostro corpo allo stato statico o in

movimento, nel rapporto delle sue diverse parti tra loro e nei

suoi rapporti con lo spazio circostante degli oggetti e delle

persone”.

L’aspetto per noi interessante è che con Le Boulch (1975), così

come con Fischer (1986), viene finalmente superata la distinzione

artificiosa e dicotomica tra i termini schema e immagine corporea,

essendo un modo di esprimere in due linguaggi diversi, l’uno

fisiologico, l’altro psicologico, “una sola e stessa realtà

fenomenologia che è quella del “corpo proprio”.

La differenza del linguaggio tra discipline diverse, come per

esempio quelle della salute dell’uomo ancora cartesianamente27

divise tra medicina e psicologia, mi ricorda spesso la biblica

torre di Babele e la punizione divina. Tale punizione in realtà

spesso ricade solo su chi cerca l’unificazione dei saperi andando

incontro alle resistenze di categoria, illustrate così bene da

Thomas Kuhn nella “ Teoria delle rivoluzioni scientifiche”. L’era

dell’informazione accessibile, in cui viviamo attualmente, rende

per fortuna più superabili ostacoli di questo tipo. Occorre

duttilità e apertura tra i saperi per una ricerca congiunta e

l’elaborazione creativa di nuove pratiche, in ordine con lo

spirito della nostra Scuola Eriksoniana.

Il concetto di corpo proprio (“corps-propre”) ci ricollega alla

fenomenologia della percezione del filosofo Merleau- Ponty

(1945), in cui l’Io è sempre situato nel mondo in quanto è

corporeità: “il corpo proprio è nel mondo come il cuore

nell’organismo: mantiene continuamente in vita lo spettacolo

visibile, lo anima e lo nutre interiormente, e forma con lui un

sistema”. In questo contesto lo schema corporeo si identifica con

l’esperienza del corpo al mondo: lo schema corporeo è un modo di

esprimere che “il mio corpo è al mondo” . Possiamo leggerlo come

una specie di “Sum ergo sum” in cui il cogito , essendo implicito

nel sum non ha più bisogno di menzione.

Conclude Mammini nell’articolo citato : “ Le tecniche d’induzione

ipnotica non verbale sono tecniche molto potenti, stranamente

marginalizzate dalla letteratura, forse perché troppo associate a

pratiche magiche o rituali segreti. Ingiustamente, o forse

ingenuamente, molti le ritengono frutto di sperimentazioni antiche

o retaggio di un passato da dover dimenticare.

Noi pensiamo che siano tecniche potenti perché viviamo in un epoca

e in una civiltà “distanziante” in termini di prossemica, quindi28

molto “sensibile” al contatto. In una società che privilegia la

relazione verbale e visiva ma rifugge al contatto con l’altro, il

toccamento diventa potente elemento di ristrutturazione della

relazione, perché riservato alle persone di cui ci si fida e/o

alla sfera intima.

Non è la tecnica, cioè la successione dei contatti e lo specifico

dei luoghi dove toccare, ad essere fondamentale per l’induzione,

bensì il metodo attraverso cui si espleta. Un metodo che

riconduciamo alla prassi di fornire uno shock iniziale (arousal) e

poi suggerire la trance”.

Noi pensiamo che le attuali acquisizioni neuro scientifiche e la

teoria dell’embodiment possano suggerire ulteriori ragionamenti .

Il monista Lakoff ha infatti supposto fin dalla fine del secolo

scorso che il linguaggio e il pensiero siano primariamente

incarnati (incarnato è la brutta traduzione italiana di embodied

che a parer nostro suonerebbe meglio come incorpato) , espressione

di strutture cerebrali radicate nelle aree preposte alla

processazione delle informazioni sensomotorie.

Informazioni radicate a loro volta come patterns costituitisi in

un percorso ontogenetico e filogenetico, accessibili

cognitivamente a procedere dai livelli più generalizzati (livello

categoriale di base sec. Rosch). Oggi evidenze neuro scientifiche

dimostrano che l’ascolto di frasi che descrivono azioni attivano

gli stessi circuiti visuomotori che presiedono all’esecuzione di

azioni (Tettamanti riportato da Balugani in Ipnosi e scienze

cognitive ed.Franco Angeli 2011 pag 202) ma ancora più

interessante è la ricerca di Van Elke ( rif. Idempag 204) che

dimostra come l’attivazione motoria nella processazione del

linguaggio supporta primariamente il recupero e l’integrazione29

dell’informazione lessicale-semantica. E poiché i ragionamenti si

possono susseguire in concatenazioni logiche Gallese ipotizza

molte attività cognitive superiori insistano su analoghi

meccanismi di risonanza senso motoria, “simulazione incarnata”

codice anche per la comprensione degli stati della mente

altrui

( Gallese rif.idem pag 205).

Alla fin dei conti seguendo l‘ ipotesi di Lakoff secondo il quale

gli schemi motori sono i paradigmi fondanti del pensiero astratto

e la metafora concettuale è l’explanandum della mappa senso

motoria explanans perché non ipotizzare anche la possibilità che

il nostro cervello , in condizioni di trance , non riesca ad

eseguire un percorso inverso dal senso motorio agito dalle terapia

corporea manuale verso una nuova, fino allora negata dalla

coscienza, metafora ? Se è vero che in ipnosi spesso gli aspetti

impliciti e indiretti prevalgono su quelli espliciti e diretti ,

in un momento di trance e stimolazione corporea può avvenire

quella sottrazione dell’usuale schema di giudizio del paziente,

l’accettazione di un nuovo schema senso motorio direzionato dal

terapeuta manuale e la sua elaborazione in metafora del

cambiamento. I dati empirici che questo possa avvenire sono ben

evidenti ma sono sfuggiti per ora al repertorio della ricerca

scientifica. Ma ancora ci può sostenere in questa direzione

Glenberg (pag. 205 rif. idem) che ipotizza che durante lo

sviluppo della semantica lo schema motorio sia usato come

paradigma per fondare i significati astratti correlati.

La psicoterapia “può” dunque prescindere dall’uso della parola,

anche se abbiamo la sensazione che un potenziamento della

comunicazione cenestesica con verbalizzazione metaforica potrebbe30

essere ancora più efficace nell’ evocare un cambiamento di schema

senso motorio e conseguentemente una metafora di cambiamento che

se ne disincarni .

Sarà interessante negli anni futuri impostare dei disegni di

ricerca che possano verificare scientificamente e protocollare dei

comportamenti operativi più specificamente, attingendo anche alla

larga base empirica, talora teorizzata in maniera semplicistica e

generalizzante ma comunque ineludibile nella sua evidenza.

(1) SCOPPA F., Un approccio globale allo studio della

postura. Il Fisioterapista,4,61-65,2000

(2) MOLINA , "Concetti fondamentali di gnatologia moderna”

( Edizioni Ilic, 2002)

(3) BRENNAN BARBARA, Hans of light Ed.Bantam; Trade

paperback. edizione (1 giugno 1988)

(4) PIERRAKOS C. JOHN, Core Energetics: Developing the

Capacity to Love And Heal reperibile in AMAZON LIBRARY

Altra bibliografia nel testo

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