ALCUNE CONSIDERAZIONI SULL’ECONOMIA PASTORALE DEL PALAZZO DI CNOSSO

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ISBN 978-88-95672-10-6 © S.A.R.G.O.N. Editrice e Libreria Via Induno 18b I-35134 Padova [email protected] I edizione Padova maggio 2010 Proprietà letteraria riservata DISTRIBUZIONE HERDER Editrice e Libreria, Piazza Montecitorio 117-120, 00186 Roma http://www.herder.it CASALINI Libri S.p.A. Via B. da Maiano 3 50014 FIESOLE - Firenze http://www.casalini.it Stampa a cura di: Centro Copia Stecchini Via S. Sofia 58 I-35100, Padova

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ACTA SILENI

Direzione Scientifica

Francesca Cavaggioni Alessandro Greco Giuseppe Mariotta Simonetta Ponchia

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ACTA SILENI – 3

STRUMENTI E TECNICHE DELLA RISCOSSIONE DEI TRIBUTI

NEL MONDO ANTICO

ATTI DEL CONVEGNO NAZIONALE FIRENZE 6-7 DICEMBRE 2007

A CURA DI

MICHELE R. CATAUDELLA ALESSANDRO GRECO GIUSEPPE MARIOTTA

________________ ________________ S.A.R.G.O.N. Editrice e Libreria

Padova 2010

INDICE

Michele. R. Cataudella

Introduzione ......................................................................................................p. 1

Michele Faraguna Tassazione diretta e tassazione indiretta: la legge granaria ateniese del 374/3 a.C..........................................................p. 13

Adalberto Magnelli Sulla funzione dei karpodaîstai a Gortina......................................................p. 35

Cristina Soraci Riflessioni storico-comparative sul termine stipendiarius..................................p. 43

Alessandro Greco Alcune considerazioni sull’economia pastorale del palazzo di Cnosso .................p. 81

Elisabetta Poddighe Riflessioni sul fondamento etico-legale e sul carattere finanziario dell’eisphora ateniese tra V e IV sec. a.C. ..........................................................................p. 97

Giuseppe Mariotta Il sissizio come strumento di riscossione tributaria ...........................................p. 119

Ilenia Achilli Ipotesi sull’eijsforav dei Potideati ..................................................................p. 131

Michele R. Cataudella Contribuenti e Pubblica Amministrazione: punti di vista a proposito di H. A., Vita Claudii, 14, 14 ...................................................................p. 147

ALCUNE CONSIDERAZIONI SULL’ECONOMIA PASTORALE DEL PALAZZO DI CNOSSO

Alessandro Greco

I testi rinvenuti nel cosiddetto archivio delle pecore del palazzo di Cnos-so attestano un vasto censimento ovino, costituito da nove serie di tavolette, le serie denominate Da, Db, Dc, Dd, De, Df, Dg, Dm e Dv1. Tale gruppo documentario testimonia un totale di capi che arriva all’incirca a 100.000 u-nità2, riuniti sotto la custodia di circa 4503 pastori e distribuiti in una quaran-tina di località del territorio cretese. Le greggi sono composte di pecore, a-rieti, montoni e diversi tipi di agnelli. La maggioranza dei testi registra greggi complete che contano numeri regolari di animali; solo una piccola percen-tuale, all’incirca il 4% del totale, registra animali indicati con il determinativo o che sta per o-pe-ro, ossia animali dovuti, o mancanti.

1 D’ora in poi Dagv. Le serie Dn e Dk(2) non sono prese in considerazione

poiché la prima rappresenta un documento riassuntivo, mentre la seconda è il rendiconto della lana prodotta dagli animali presenti nelle altre serie.

2 J.-P. Olivier, La série Dn de Cnossos, «SMEA» 2, 1967, 71-93; J.-P. Olivier, La série Dn de Cnossos reconsidérée, «Minos» 13, 1972, 23-28; J.-P. Olivier, KN: Da-Dg, in J.-P. Olivier – T. Palaima (eds.), «Texts, tablets and scribes, studies in Mycenaean epigraphy and economy offered to E. L. Bennett Jr.», Salamanca, Suppl. a Minos, 1988, 219-267.

3 P.H. Ilievski, Observation on the Personal Names from the Knossos D Tablets, in J.-P. Olivier (ed.), «MYKENAÏKA». Actes du IXe Colloque international sur les textes mycéniens et égéens organisé par le Centre de l’Antiquité Grecque et Romaine de la Fondation Hellénique des Recherches Scientifiques et l’École française d’Athènes (2-6 octobre 1990), Athens 1992, 321-349; M. Civitillo, I pastori di Cnosso, «Atti della Accademia Nazionale dei Lincei» anno CCCXCVIII - 2001, Classe di scienze Morali, Storiche e Filologiche, Rendi-conti, Serie IX, vol. XII - fascicolo 1, 45-92; H. Landenius-Enegren, The People of Knossos: Prosopographical Studies in the Knossos Linear B Archives, Uppsala 2008.

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Gli studiosi hanno rilevato che tale percentuale rappresenta un dato a-nomalo4, molto più basso della media della mortalità annua che si riscontra normalmente nelle greggi d’allevamento, che si aggira intorno al 15%. Kil-len5 ha tentato di spiegare questo basso tasso di ammanchi ipotizzando che i pastori palatini fossero tenuti ad integrare direttamente gli animali andati perduti, senza che ciò venisse rilevato nell’archivio. Quando invece un am-manco veniva registrato per mezzo del determinativo o, l’indicazione valeva come prova del mancato ottemperamento all’obbligo di mantenere intatto il gregge.

Halstead6 condivide l’impianto interpretativo proposto da Killen e a suo sostegno adduce l’analisi di alcune tavolette che, a suo dire, potrebbero pre-sentare traccia delle operazioni di integrazione e sostituzione degli animali mancanti ipotizzate da Killen7. È il caso di Dd 1201, sotto riportata, tavolet-ta in cui la cancellatura di pe OVISm 4 viene letta come indizio che i capi di tipo pe siano stati sostituiti con capi anziani, ossia di tipo pa. Un altro caso sarebbe quello di Dd 1157, in cui l’indagine epigrafica ha messo in evidenza che gli animali femmina, originariamente 44, sono stati corretti dallo scriba, in un momento successivo alla prima stesura, in 42. In questa circostanza, sarebbe stato aggiunto il riferimento ai capi anziani pa OVISm 2.

Dd 1201

OVISm 34 OVISf 60 du-ni ,/ ra-ja pa OVISm 6 [[pe OVISm 4]]

60 su [[ OVISf...2]]

4 J.T. Killen, Records of Sheep and Goats at Mycenaean Knossos and Pylos, «Bulletin of

Sumerian Agriculture» 7, 1993, 211; P. Halstead, Missing Sheep: On the Meaning and Wider Significance of O in the Knossos SHEEP Records, «BSA» 94, 1999, 147-148.

5 Killen, Records of Sheep…, art. cit. 211, Halstead, Missing Sheep…, art. cit., 146-148.

6 P. Halstead, Linear B Evidence for the Management of Sheep Breeding at Knossos: Pro-duction Targets and Deficits in the KN Dl(1) and Do Sets, «Minos» 31-32, 1996-1997 (1998), 187-199 e in particolare 194-195; Halstead, Missing Sheep…, art. cit., 153-154 e 161-162; P. Halstead, Texts, Bones and Herders: Approaches to Animal Husbandry in Late Bronze Age Greece, «Minos» 33-34, 1998-1999, 156.

7 Halstead, Missing Sheep…, art. cit., 152.

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Dd 1157 we-we-si-jo-jo OVISm 56 OVISf 42 a-wo-ti-jo/ pa-i-to , pa OVISm 2 42 corretto al posto del precedente 44

Halstead legge queste testimonianze come prova di un’avvenuta sostitu-

zione di capi giovani e femmine mature con capi anziani8. Ciò lo induce ad una conclusione dalle implicazioni assai più rilevanti; lo studioso, infatti, i-potizza che i pastori incaricati dal palazzo di curare le sue greggi fossero li-beri di farlo a prescindere dalla natura e dall’età degli animali stessi9. In altri termini, il pastore sarebbe stato autorizzato a sostituire un maschio adulto in piena maturità con un agnello, o con una femmina, o anche con un animale anziano10. In questo meccanismo di reintegro, infine, sarebbe da riconoscere la principale fonte di guadagno per i pastori11.

Il tentativo di interpretazione di Halstead mette in evidenza un elemento

di grande interesse che caratterizza il sistema pastorale cnossio e la sua am-ministrazione: la puntigliosa attenzione posta al numero dei capi che com-ponevano le sue greggi. Monumentale prova di tale scrupolosità è proprio la serie Dagv, la quale, come si è visto, conteggia almeno 100.000 capi di be-stiame, distinguendone, uno per uno, età, caratteristiche fisiche e natura fi-scale.

8 Per una trattazione completa della problematica si veda A. Greco, Omologazio-

ne, integrazione, sostituzione: le procedure di aggiornamento dei documenti inerenti alle greggi del palazzo di Cnosso, «Creta Antica» 3, 2002, 217-246 e in particolare 233-235.

9 Halstead, Missing Sheep…, art. cit., 158; ipotesi ribadita anche in Halstead, Texts, Bones and Herders…, art. cit., 156.

10 Halstead, Linear B Evidence…, art. cit., 194-195, Halstead, Missing Sheep…, art. cit., 161-162.

11 Ma si confronti, in merito allo stesso argomento, il più recente lavoro di S. Lupack, Deities and Religious Personnel as Collectors, in M. Perna (ed.), «Fiscality in Mycenaean and Near Eastern Archives», Proceedings of the Conference Held at Naples, 21-23 October 2004, (Studi egei e vicinorientali 3), Napoli 2006, 89-108.

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Il motivo di tanta cura è palese: una ferrea e limpida gestione dei propri animali avrebbe enormemente limitato la possibilità che gli appaltatori delle greggi potessero commettere frodi a danno del palazzo.

In questo senso, l’amministrazione cnossia, così come si delinea dai suoi archivi, si presenta in linea con gli standard burocratici che emergono dalle coeve amministrazioni dei palazzi Vicino Orientali. Com’è noto, gli archivi orientali sono straordinariamente più ricchi di quelli micenei; appaiono tut-tavia evidenti anche le strette analogie nei sistemi amministrativi, in partico-lare con gli archivi di Ugarit, Alalah e, più in generale, con gli archivi neo-sumerici12.

Di particolare interesse per la nostra ricerca sono quei testi che docu-mentano l’esistenza di contratti tra palazzi o privati e diverse categorie di pastori incaricati di gestirne le risorse animali. Come nella documentazione

12 F.R. Kraus, Staatliche Viehhaltung im altbabylonischen Lande Larsa, Amsterdam

1966; J.J. Finkelstein, An Old Babylonian Herding Contract and Genesis 31: 38 f, «JAOS 88» 1, 1968, 30-36; J.N. Postgate, Some Old Babylonian Shepherds and Their Flocks, «JSS» 20, 1, 1975, 1-21; M. Heltzer, The Rural Community in Ancient Uga-rit, Wiesbaden 1976; M.A. Morrison, Evidence for Herdsmen and Animal Hus-bandry in the Nuzi Documents, in M.A. Morrison − D.I. Owen (eds.) «Studies on the Civilization and Culture of Nuzi and the Hurrians» in Honor of Ernest R. Lacheman on his Seventy-Fifth Birthday, April 29, 1981, Winona Lake 1981, 257-296; M. Heltzer, The Internal Organization of the Kingdom of Ugarit, Wiesbaden 1982; J.N. Postgate, Early Mesopotamia, Society and Economy at the Dawn of History, London-New York 1992; M. Sigrist, Drehem, Bethesda 1992; W. Heimpel, Zu den Bezeichnungen von Schafen un Ziegen in den Drehem- und Ummatexten, «Bulletin on Sumerian Agriculture» 7, 1993, 115-160; G. del Olmo Lete, Sheep and Goats at Ugarit: Alphabetic Texts, «Bulletin on Sumerian Agriculture» 7, 1993, 183-197; J. Sanmartin, Sheep and Goats in the Akkadian Economic Texts from Ugarit, «Bulle-tin on Sumerian Agriculture» 7, 1993, 199-207; M. van De Mieroop, Sheep and Goat Herding According to the Old Babylonian Texts from UR, «Bulletin on Sumer-ian Agriculture» 7, 1993, 161-182; G. van Driel, Neo-Babylonian Sheep and Goats, «Bulletin on Sumerian Agriculture» 7, 1993, 219-258; W. Heimpel, Plow Animal Inspection Records from Ur III Girsu and Umma, «Bulletin on Sumerian Agricul-ture» 8, 1995, 71-171; M. Sigrist, Neo-Sumerian Texts from the Royal Ontario Mu-seum. The Administration at Drehem, Bethesda 1995; P. Steinkeller, Sheep and Goat Terminology in UR III Sources from Drehem, «Bulletin on Sumerian Agriculture» 8, 1995, 49-70.

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cnossia, anche da questi testi appare evidente l’attenzione che proprietari ed amministrazioni avevano per il numero di animali dati in appalto.

A Nuzi, per esempio, è stata rinvenuta una bulla ovoidale, risalente al XV secolo a.C., che recava inciso, sulla superficie esterna, l’elenco degli animali di un gregge affidato ad un pastore. Al suo interno vennero trovati 48 sasso-lini, che corrispondevano al numero di capi registrati sulla superficie supe-riore della bulla stessa. Contestualmente è stato rinvenuto un altro docu-mento che recava le medesime informazioni13. Tale doppia redazione fu stilata ad uno scopo ben preciso: la tavoletta era probabilmente affidata al proprietario del gregge, il quale, forse un letterato, poteva consultarla tenen-dola come prova del contratto stipulato. La bulla con i sassolini, invece, era destinata al pastore, il quale, sicuramente illetterato, era in grado, al momen-to della verifica annuale, di controllare materialmente ed in modo semplice il numero di capi a lui affidati.

Questo esempio costituisce soltanto una delle numerosissime testimo-nianze della perizia e puntigliosità degli scribi orientali, i cui standards arriva-rono a vette probabilmente insuperate nell’antichità già durante l’epoca neo-sumerica, quasi mille anni prima degli archivi micenei. Un caso per tutti, è rappresentato dagli archivi della città di Puzriš Dagan (l’odierna Drehem), nel sud dell’alluvio mesopotamico. Questa città, durante la terza dinastia di Ur, ebbe il ruolo di centro collettore di tutti gli animali del regno, arrivando a registrare nell’arco di 60 mesi fino a 350.000 ovini14. Gran parte del be-stiame catalogato era destinata a rispondere all’enorme richiesta di animali per il sacrificio e per i banchetti che si tenevano nei complessi templari e re-gali delle città di Ur, Uruk e Nippur15. L’archivio, che attualmente conta cir-ca 10.000 documenti, concerne esclusivamente questo tipo di bestiame, mentre quello relativo ai pastori ed alle greggi del regno rimane ancora ine-splorato. Di ogni singolo animale vengono fornite dettagliate indicazioni re-lative alla provenienza, destinazione, periodo e luogo di soggiorno presso la città.

13 T. Abush, Notes on a Pair of Matching Texts, a Shepherd’s Bulla and an Owner’s Re-

ceipt, in M.A. Morrison − D.I. Owen (eds.), «Studies on the Civilization and Culture of Nuzi and the Hurrians» in Honor of Ernest R. Lacheman on his Seventy-Fifth Birthday, April 29, 1981, Winona Lake 1981, 2-3.

14 Postgate, Early Mesopotamia…, op. cit., 161, Sigrist, Drehem…, op. cit., 34. 15 Sigrist, Drehem…, op. cit., 19 e Sigrist, Neo-Sumerian Texts…, op. cit., 13-15.

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Da questi archivi, cui si devono aggiungere anche quelli di Girsu e Larsa, e molti altri16, emerge chiaramente anche che le amministrazioni procedeva-no alla quantificazione degli animali di loro competenza al fine precipuo di tutelarsi da eventuali perdite, e a tal fine prevedevano una clausola specifica, che imponeva ai pastori l’obbligo di riconsegnare, alla scadenza del contrat-to, la stessa identica quantità d’animali che aveva ricevuto.

Nelle fonti orientali, però, alla precisa indicazione del numero di animali di pertinenza di amministrazioni e privati si aggiunge costantemente un altro dato: quello anagrafico. Ciò implica che la cura riservata all’enumerazione dei capi che componevano le greggi non prescindeva mai dalla precisa defi-nizione della loro età.

Tale uso rimane pressoché costante nei documenti contrattuali tra pasto-ri e proprietari fino all’avvento della società industriale. Per esempio, l’etnologo Barth riferisce che presso le tribù dei nomadi Besseri17, nella Per-sia dei primi anni del secolo, esisteva un tipo di contratto denominato Dan-dune che prevedeva, alla sua scadenza, che il pastore riconsegnasse al pro-prietario un gregge composto non solo dal medesimo numero di animali ma, e diremmo soprattutto, da animale della medesima età di quelli dati ini-zialmente. Un analogo sistema è riscontrabile anche sullo stesso suolo crete-se per tutta l’età classica fino ai tempi nostri. Per l’epoca moderna, Chanio-tis18 riferisce che a Creta erano in vigore contratti di affidamento secondo cui il pastore doveva riconsegnare al proprietario lo stesso numero di capi, con la medesima età di quelli ricevuti. Ciò era possibile soltanto ammetten-do che il pastore, per tutta la durata del suo contratto, provvedesse ad una oculata gestione degli animali, affinché per mezzo delle femmine che di an-no in anno figliavano, riuscisse a restituire al proprietario un gruppo di ani-mali identico a quello ricevuto.

L’interesse riservato all’età degli animali è direttamente connesso alla

questione della loro qualità. Non a caso, le amministrazioni vicino orientali

16 W. Heimpel, Zu den Bezeichnungen..., art. cit.; Heimpel, Plow Animal..., art. cit.; Postgate, Some Old Babylonian Shepherds…, art. cit.; van Driel, art. cit.

17 E. Barth, Nomads of south Persia: The Basseri Tribe of the Kamesh Confederacy, Bos-ton 1961, 13-14.

18 A. Chaniotis, Problems of “Pastoralism” and “Transhumance” in Classical and Helle-nistic Crete, «Orbis Terrarum» 1, 1995, 38-89 ed in particolare 47.

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testimoniano una puntigliosa cura nel definire, oltre alla quantità di animali che componevano le loro greggi, anche l’esatta quantificazione delle loro capacità produttive. Palazzi e proprietari conoscevano perfettamente lo sta-to di salute e le potenzialità in termini di latte, carne e lana dei propri anima-li, al punto da poterne prevedere con un margine di sicurezza pressoché as-soluto anche le capacità produttive per gli anni successivi.

Ad esempio, una serie di documenti relativi alle greggi del principe a-chemenide Aršam19 documenta normative precise intese ad una distribu-zione regolamentata e rigorosa dei prodotti del gregge tra proprietari e pa-stori. Secondo tali contratti, i pastori erano tenuti a fornire 67 nuovi agnelli per ogni 100 femmine di comprovata fertilità, una mina e mezza di lana (cir-ca 1 kg) per ogni animale adulto e almeno una forma di formaggio ed un piccolo quantitativo di burro per ogni femmina che avesse figliato20.

Confrontando tali dati con l’ipotesi formulata da Halstead emergono

immediatamente alcuni elementi che potremmo definire di incompatibilità. Ammettere, infatti, che i pastori micenei potessero liberamente prelevare dalle greggi palatine un animale giovane e sostituirlo con uno anziano impli-ca supporre che, per l’amministrazione cnossia, animali giovani, maturi e anziani fossero equivalenti in termini di produttività. Halstead tenta di risol-vere il problema sostenendo che il palazzo, interessato esclusivamente alla produzione laniera delle sue greggi, non si sarebbe curato di controllare co-me gli eventuali ammanchi apertisi nelle greggi venivano integrati, purché venissero rispettate le loro dimensioni originarie e la loro capacità produt-tiva in termini di lana21.

Tale ipotesi, però, non solo è incoerente con il quadro storico che emer-ge dalla documentazione orientale, ma risulta difficilmente comprensibile anche dal punto di vista amministrativo. Verrebbe da chiedersi, di fatto, per quale motivo lo scriba H 117 ed i suoi colleghi si siano presi la cura di regi-strare per mezzo di un complesso sistema di ideogrammi e determinativi (OVISm, OVISf, o OVISm, pe OVISm, pa OVISm) i precisi riferimenti fisiologi-ci e anagrafici di ogni singolo animale del regno, per poi considerarli tutti

19 van Driel, art. cit., 222-223. 20 van Driel, art. cit., 223. 21 Halstead, Missing Sheep…, art. cit., 153.

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equivalenti in termini di produzione laniera, ossia proprio nell’aspetto che maggiormente interessava, come è noto, il palazzo.

Se poi si osservano le tavolette relative alla riscossione della lana in rela-zione agli agnelli e alle loro madri, la serie Dl, si riscontra come il palazzo di Cnosso, in modo del tutto analogo a quanto si è potuto verificare per le amministrazioni vicino orientali, fosse in grado di definire le quantità di lana che ogni singolo gregge avrebbe prodotto per l’annata fiscale a venire. I di-versi standards produttivi delle greggi registrate nella serie Dl (pecore femmi-na e agnelli) e il gruppo Dagv (animali adulti di entrambi i sessi) costitui-scono in questo senso una prova inequivocabile che, a seconda del tipo di animale, il palazzo era perfettamente in grado di stabilire un preciso quanti-tativo di lana prevedibile e quindi esigibile22.

Va considerato, infine, il dato zootecnico. Se agli occhi dell’amministra-zione animali maschi, femmine, giovani e anziani fossero stati fiscalmente identici, dovremmo altresì ammettere che il palazzo non tenesse in alcuna considerazione il fatto che la produzione di lana, latte e agnelli varia pro-fondamente a seconda dell’età degli animali. Per quanto concerne, nello specifico, il dato che Halstead desume dalla tavoletta Dd 1201, dovremmo in ultima analisi ammettere che il palazzo permettesse al pastore du-ni di sot-trarre al proprio gregge due pecore femmine adulte – e quindi nel pieno dell’età produttiva – ricevendone in cambio due capi anziani, pur sapendo che gli animali anziani sono cattivi produttori di lana e latte e, soprattutto, risultano infertili.

Come si è visto, Halstead23 ipotizza che la principale fonte di guadagno

dei pastori fosse costituita proprio dalla possibilità di gestire liberamente le sostituzioni di quegli animali che per qualche motivo venivano a mancare nelle greggi originarie. In questo modo i pastori erano in grado, a seconda delle proprie esigenze, di operare delle sostituzioni finalizzate da un lato a

22 Per un approfondimento A. Greco, The Pastoral Calendar and the Importance of the

Growth Rate of Lambs in the Management of Breeding: the Case of the Knossos Archive, in B. Santillo Frizell (ed.), «Pecus. Man and Animal in Antiquity». Proceedings of the Conference at the Swedish Institute in Rome, September 9-12, 2002, (The Swedish Institute in Rome. Projects and Seminars, 1), Rome 2004, 8-15.

23 Ma si confronti, in merito allo stesso argomento, il più recente lavoro di Lu-pack, art. cit.

Alcune considerazioni sull’economia pastorale del palazzo di Cnosso 89

mantenere sani e prolifici i propri animali, e dall’altro a garantire che il greg-ge loro affidato rispettasse gli standards produttivi di lana richiesti dal palaz-zo. Lo studioso finisce in questo modo per riconoscere che il volume di scambi di animali tra pastori e palazzo fosse sfavorevole a quest’ultimo24.

Anche in questo caso, tale ipotesi non risulta coerente con le informa-zioni provenienti dalle amministrazioni vicino orientali. Per quanto concer-ne le operazioni di sostituzione di animali all’interno di branchi o greggi af-fidate a usufruttuari o fittavoli, infatti, la documentazione orientale presenta un quadro affatto diverso. Ad esempio, nelle tavolette provenienti dalla città di Girsu25 risulta evidente che per le amministrazioni la procedura di sostitu-zione di un capo con un altro, per qualsiasi motivo, era affare di primaria importanza26. I motivi che portavano alla sostituzione di un animale erano molti, ed in merito esistevano norme e casistiche precise. La principale cau-sa era ovviamente l’avvenuto decesso dell’animale. Nel caso un animale mo-risse nel corso dell’anno, qualunque fosse stata la causa, il pastore era tenuto a portare al legittimo proprietario la pelle e i tendini dell’animale morto co-me testimonianza della sua buona fede e a spiegare le dinamiche dell’acca-duto27.

Nel caso in cui il pastore o il contadino fossero stati in grado di integrare personalmente un capo andato perduto, l’amministrazione accettava il rim-piazzo secondo norme assai meno permissive di quelle ipotizzate da Halste-ad per il mondo miceneo. Da un gruppo di tavolette di Girsu che trattano i buoi da lavoro delle fattorie palatine, emerge una casistica abbastanza preci-sa delle sostituzioni ammesse, ed è riscontrabile come tra le 146 sostituzioni documentate, soltanto in 7 casi l’animale che va a sostituire il precedente è più vecchio di questo di due anni, mentre non vi è alcun caso in cui il nuovo

24 Halstead, Missing Sheep…, art. cit., 158-161 e P. Halstead, Mycenaean Wheat,

Flax and Sheep: Palatial Intervention in Farming and its Implications for Rural Society, in S. Voutsaki – J.T. Killen (eds.), «Economy and Politics in the Mycenaean Palace States», Transactions of the Cambridge Philological Society suppl. 27, Cambridge 2001, 38-50 e in particolare 48-49.

25 Risalenti alla III dinastia di UR. Si veda Heimpel, Plow Animal…, art. cit., 112. 26 Heimpel, Plow Animal…, art. cit., 103-107. 27 Postgate, Some Old Babylonian Shepherds…, art. cit., 6, Heimpel, Plow Animal…,

art. cit., 103-112. Tali clausole sono state poste in evidenza anche dallo stesso Killen, Records of Sheep…, art. cit., 211.

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animale sia più vecchio di 3 anni. La gran parte delle sostituzioni è fatta con animali della stessa età di quelli deceduti o, al massimo, con animali di un anno più giovani o più vecchi.

È quindi evidente che in questa documentazione non vi è traccia di sosti-tuzioni di animali adulti o giovani con animali anziani. Il termine per anima-le anziano (libir-àm) compare, ovviamente, nelle liste delle sostituzioni, ma costituisce l’intestazione delle tavolette che ne decretano il rimpiazzo con soggetti giovani28.

Se il pastore veniva riconosciuto negligente, o non riusciva a dimostrare la propria innocenza, doveva fornire un altro animale o pagare una ammen-da corrispondente al valore del capo perduto. Nel caso in cui il soggetto non fosse in grado di ripagare l’amministrazione, si procedeva a prelevare l’ammontare della perdita dalle sue razioni e, dove necessario, da quelle della moglie e dei figli29.

Da un punto di vista più generale, pare opportuno notare che nel sistema

contrattuale vicino orientale la cura di controllare che il gregge affidato al pastore ritornasse al proprietario così come era partito era finalizzata ad im-pedire proprio la normale tendenza dei pastori a sottrarre o scambiare ani-mali dati loro in affidamento30. Se così non fosse stato, d’altra parte, tale tendenza avrebbe portato inevitabilmente il palazzo a possedere, in un bre-ve arco di tempo, una popolazione animale composta di quantità sempre maggiori di animali di scarsa qualità o anziani, con la conseguenza che, una volta che tali animali fossero morti naturalmente, di vecchiaia o malattia, l’onere del reintegro sarebbe interamente ricaduto sull’amministrazione e non sul pastore, il quale avrebbe potuto dimostrare che la morte non era avvenuta per colpa sua.

Un ultimo punto di debolezza del modello pastorale di Halstead è costi-

tuito dalla tesi secondo cui i pastori micenei godevano in toto o in gran parte dei prodotti ovini in eccedenza. Lo studioso arriva a ipotizzare che le possi-

28 Heimpel, Plow Animal…, art. cit., 109-110. 29 Heimpel, Plow Animal…, art. cit., 102-103. 30 Vd. nota precedente.

Alcune considerazioni sull’economia pastorale del palazzo di Cnosso 91

bilità di guadagno fossero tanto allettanti da indurre i pastori a prestare vo-lontariamente la propria manodopera31.

Il problema di come il personale pastorale di palazzo venisse remunerato è di particolare interesse e, in anni recenti, è stato affrontato, almeno per la parte concernente i collettori, da Susan Lupak32. A differenza di Halstead, Lupack ritiene che il guadagno del collettori provenisse essenzialmente dal surplus di prodotti animali. In linea generale appare assai verosimile che i pa-stori micenei venissero pagati per mezzo di prodotti ricavati dal gregge stes-so; resta tuttavia assai dubbio che i pastori potessero tenersi la totalità dei prodotti del gregge ad eccezione della lana.

Tale ipotesi risulta infondata alla luce del fatto che non avrebbe avuto senso per il palazzo privarsi del latte, del formaggio e di tanti agnelli (per non parlare degli animali migliori) solo perché interessato esclusivamente alla produzione laniera. I contratti di Aršam33 prima commentati testimo-niano come le amministrazioni fossero attentissime a tutti i prodotti delle proprie greggi, ma testimoniano anche che, se il palazzo di Cnosso avesse applicato un simile sistema contrattuale ai suoi pastori, avrebbe potuto in-camerare annualmente a fronte dei suoi 100.000 capi, oltre ai 1000 quintali di lana succida, almeno 10.000 agnelli, circa 13.000 forme di formaggio, nonché 1000 litri di burro. È impensabile che il palazzo di Cnosso si privas-se di gran parte di una tale fonte di ricchezza.

L’ipotesi di Halstead scaturisce dalla constatazione che da un lato il pa-lazzo di Cnosso esigeva una quota molto alta di lana dalle sue greggi, ed una quota altrettanto alta di un agnello per ogni animale femmina, e dall’altro che non vi è traccia di come il palazzo remunerasse i pastori. Va detto tutta-via che, ancora una volta, le fonti vicino-orientali ci permettono di constata-re che le amministrazioni avevano sistemi di pagamento diversificati.

I contratti antico-babilonesi testimoniano che, se era certamente diffuso l’uso di retribuire i pastori per mezzo di prodotti del gregge (alcune clausole contrattuali da Larsa, per esempio, fissavano a priori il numero di capi che il

31 Halstead, Missing Sheep…, art. cit., 158-161 e Halstead, Mycenaean Wheat,

Flax…, art. cit., 48-49. 32 Lupack, art. cit. 33 E molti altri ovviamente; si vedano in merito quelli citati in Kraus, op. cit.;

Finkelstein, art. cit.; Postgate, Some Old Babylonian Shepherds…, art. cit.; Morri-son, art. cit.; Van De Mieroop, art. cit.

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pastore doveva ricevere come pagamento)34, questo rappresentava solo uno dei modi di remunerazione possibili.

Il personale pastorale, ad esempio veniva pagato in grano o in argento o per mezzo di altri beni. In un contratto paleobabilonese35 un pastore venne pagato per mezzo di razioni di grano, un quantitativo di argento, uno di tes-suto e, probabilmente, con una percentuale sul tasso di crescita del gregge.

Questi esempi possono facilmente rapportarsi anche alla realtà micenea. Se è assai probabile, infatti, che anche a Cnosso l’amministrazione pagasse i propri pastori per mezzo del surplus prodotto dalle greggi, risulta parimenti verosimile che li retribuisse utilizzando anche beni diversi, ossia per mezzo di razioni, tessuti, oggetti o altro.

A questo proposito, pur con le cautele dovute alla difficoltà di identifica-zione dei nomi36, le ricorrenze di antroponimi dei censimenti ovini nelle liste di personale palatino, come le serie Ap, As, As(1), As(2), V(3), V(4), ecc., potrebbero rappresentare quanto resta proprio di questo sistema di paga-menti; come è noto, infatti, tali documenti registrano personale che il palaz-zo teneva sotto il suo controllo e remunerava secondo il sistema della razio-ne mensile o giornaliera.

Si può quindi concludere che il palazzo provvedesse al pagamento dei pastori con un sistema funzionale ed integrato di remunerazioni, che per-

34 Postgate, Some Old Babylonian Shepherds…, art. cit., 2, 5 n. 1, 9-10; Postgate,

Early Mesopotamia…, art. cit., 160; van Driel, art. cit., 241. 35 Postgate, Some Old Babylonian Shepherds…, art. cit., 9. 36 Ilievski, art. cit.; H. Landenius-Enegren, A Prosopographical Study of Scribal Hand

103, Methods, Aims and Problems, in R. Laffineur – W.D Niemeier (eds.), «POLITEIA: Society and State in the Aegean Bronze Age», Proceedings of the 5° International Aegean Conference, Heidelberg 1994, «Aegaeum» 12, Liege, 1995, 115-123; H. Landenius-Enegren, Some Problems of the Prosopography of Knossos, in F. Rougemont – J.-P. Olivier (eds.), «Recherches récentes en épi-graphie créto-mycénienne», «BCH» 122, 1998, 418-421; H. Landenius-Enegren, The People of Knossos. Prosopographical Studies in the Knossos Linear B Ar-chives, PhD Thesis, Uppsala 1999, 42-45; Civitillo, art. cit.; H. Landenius-Enegren, Animal and Men at Knossos: the Linear B evidence, in B. Santillo Frizell (ed.), «Pecus. Man and Animal in Antiquity», Proceedings of the conference at the Swedish Institute in Rome, September 9-12, 2002, (The Swedish Institute in Rome. Projects and Seminars, 1), Rome 2004, 12-19.

Alcune considerazioni sull’economia pastorale del palazzo di Cnosso 93

metteva di diversificare le spese, senza in alcun modo rinunciare, in toto o in gran parte, ai prodotti delle sue greggi.

L’insieme delle tematiche affrontate da Halstead risponde, giustamente,

alla necessità di individuare e definire quale fosse la natura dei rapporti tra il palazzo ed i suoi pastori ed in che modo fosse giuridicamente amministrata. Le fonti micenee risultano in questo senso del tutto inadeguate, essendo li-mitate a tavolette di inventario, il cui formulario si riduce ad un nome, ad un toponimo e ad una sequenza di animali. La regolamentazione dei rapporti tra il palazzo e i suoi subalterni è destinata quindi a restare oscura.

Un piccolo spiraglio è rappresentato da alcuni documenti che testimo-niano come certi pastori fossero inquadrati dall’amministrazione nel sistema palatino di corvée noto con il nome di o-pa. Tali documenti sono costituiti principalmente da cretule provenienti da Pilo e Tebe, e, di particolare im-portanza per la nostra indagine, dalla serie Dm di Cnosso, di cui fa parte la tavoletta Dm 1184, qui sotto riportata.

Dm 1184+ pa-i-to ,/ o-we-to , o-pa , OVISm 15 e-ka-ra-e-we

La formula trascritta in questo testo si presenta del tutto anomala rispet-

to agli standards del gruppo Dm37, tuttavia trova riscontro in altri documenti micenei. Il valore del termine o-pa non è ancora del tutto chiaro. Il Diccionario Micenico38 vi attribuisce un significato generico di “atélier”. Una seconda interpretazione venne elaborata da Melena e da Killen39; secondo

37 Per cui si veda A. Greco, La serie Dm: un sistema di corvée pastorali nella Cnosso del

Tardo Bronzo?, in AAVV. (eds.), «Cibo per gli uomini, cibo per gli dei», Atti del Convegno Internazionale, tenutosi a Piazza Armerina (EN) 5-8 maggio 2005, in corso di stampa.

38 F. Aura Jorro, Diccionario Micènico I-II, Madrid 1985-1993, s.v. 39 J.L. Melena, Further Thoughts on Mycenaean o-pa, in A. Heubeck – G. Neumann

(eds.), «Res Mycenaeae», Akten des VII Internationalen Mykenologischen Collo-quiums in Nürnberg vom 6.-10. April 1981, Göttingen 1983, 258-286 e J.T. Killen, Mycenaean o-pa, in S. Deger-Jalkotzy – S. Hiller – O. Panagl (eds.), «FLOREANT STUDIA MYCENAEA», Akten des X Internationalien Mykenologischen Colloquiums in Salzburg vom 1.-5 Mai 1995, Wien 1999, 325-241.

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questi autori o-pa sarebbe un obbligo di lavorazione, ossia una corvée40. Nel particolare, Melena intende questa corvée nel senso di “lavoro” da fornire al palazzo, mentre Killen vi riconosce un “incarico di rifinitura”41.

Per quanto concerne la tavoletta Dm 1184, Killen legge il termine o-pa come una corvée imposta dal palazzo al pastore o-we-to, il quale si impegnava ad ingrassare gli animali per le specifiche esigenze del palazzo. Che l’incarico primario fosse l’ingrassamento dell’animale viene dedotto dalla lettura che Lejeune fornisce del termine e-ka-ra-e-we, la cui radice potrebbe ricondursi al verbo gravw: in questo modo e-ka-ra-e-we si potrebbe ricostruire come un i-potetico *ejggraevÛe" da intendersi nel senso di “animale da ingrasso”.

Appare evidente, quindi, che in questo caso le materie prime sono costi-tuite dagli animali stessi, e la corvée consisteva nell’obbligo, da parte del pa-store, di selezionare i capi più adatti e procedere alla loro preparazione per il consumo, ossia al loro ingrassamento.

Per quanto quantitativamente limitata, la testimonianza del termine o-pa applicato alla gestione degli animali permetterebbe di concludere che anche per il mondo miceneo i rapporti tra palazzo e pastori erano, in qualche mo-do, regolamentati a livello amministrativo secondo contratti simili a quelli riscontrati nel Vicino Oriente.

Certo, per i micenologi resta impossibile definire i parametri di tali ac-cordi, anche perché i ‘contratti’ di tipo o-pa non concernono il rapporto tra gestori di greggi e palazzo, ma solo le specifiche necessità dell’ingrassamen-to di un’esigua quota di animali. Siamo cioè del tutto privi di qualsiasi do-cumento che testimoni contratti di tipo pastorale. Non è dato sapere se la causa di tale assenza debba imputarsi al caso, o a particolari procedure am-ministrative adottate dagli scribi di Cnosso, ma di certo rappresenta uno dei problemi maggiori per lo studio del fenomeno pastorale miceneo.

40 Melena, art. cit., 283-286. Ma si veda anche G. Mariotta, Sul wa-na-ka di PY Na

334, «PdP» 303, 1998, 439-441, e soprattutto, G. Mariotta, Struttura politica e fi-sco nello “stato” miceneo. Aspetti e problemi della storia greca delle origini, Padova 2003, 147-161, alla cui bibliografia si rimanda. Si veda infine anche A. Sacconi, Rifles-sioni sul significato del termine o-pa nei testi micenei, in A. Sacconi – M. Del Freo – L. Godart– M. Negri (eds.), «Colloquium Romanum», Atti del XII colloquio inter-nazionale di Micenologia (Roma 20-25 febbraio 2006), Roma 2008, 691-701.

41 J.T. Killen, Mycenaean o-pa…, art. cit., 326-327.

Alcune considerazioni sull’economia pastorale del palazzo di Cnosso 95

In conclusione, il sistema di gestione delle risorse ovine ipotizzato da Halstead non sembra economicamente compatibile con un efficace sfrutta-mento delle risorse del palazzo, soprattutto se confrontato con i coevi si-stemi pastorali del Vicino Oriente. Ciò nondimeno Halstead ha il merito di aver affrontato, per la prima volta in maniera sistematica, la spinosa que-stione di quale sistema gestionale abbia prodotto i documenti archivistici re-lativi all’allevamento, di quale fosse la natura del rapporto tra palazzo e pa-stori, e attraverso quali canali il personale palatino addetto alle greggi venisse retribuito.

La documentazione micenea risulta attualmente troppo ridotta e laconica per rispondere a queste pressanti questioni, ma nuovi e ulteriori spinti di ri-flessione potranno senz’altro aprirsi in futuro, attingendo in maniera più approfondita al materiale vicino orientale.