Malattia e san(t)ità nei Dialogi di Gregorio Magno. Note preliminari, in Studi Bitontini 99-100...

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STUDI BITONTINI 2015 - 99-100 • ISBN 978-88-7228-789-7 • Edipuglia s.r.l. • www.edipuglia.it

Centro Ricerche di Storia e ArteBitonto

STUDI BITONTINI 2015 - nn. 99-100

E S T R A T T O

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Studi Bitontini, rivista scientifica semestrale del Centro Ricerche di Storia e Arte-Bitonto, fondata nel 1969 epubblicata regolarmente – con cadenza quadrimestrale fino al 1989 –, si propone quale sede privilegiata perricerche, approfondimenti, confronti su temi, documenti, eventi nonché problemi di tutela e gestione relativialla storia, al paesaggio, al patrimonio tradizionale e alla cultura materiale della Puglia, con particolare riferi-mento al contesto di Bitonto.

Direttore editorialeCustode Silvio FiorielloComitato Scientifico

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Sommario

In ricordo di Michele CastellanetaCustode Silvio Fioriello, Presentazione

Nicola Pice, Introduzione

SAGGI

Fabio De Chirico, Fugacità terrena e anelito d’eternità. La riflessione sullamorte nelle arti figurative tra Medioevo ed età moderna

Lorenzo Ornaghi, Le tracce del sacro nella società-cultura postmoderna

Fjodor Montemurro, «Dottore, che lingua parla?». Forme di espressione dellamaschera del medico dalla scena greca a Moliére

Giuseppe Roma, I santi Medici e i Bronzi di Riace

Giovanni Cipriani, Invocare la protezione divina in latino. Istruzioni per l’uso daun popolo di contadini e pastori

Vito Sivo, Medicina e taumaturgia nel Medioevo

Immacolata Aulisa, Medicina umana e medicina divina nella polemica tra giu-dei e cristiani: le fonti agiografiche altomedievali

Laura Carnevale, Dalla figura di Giobbe alla medicina contemporanea: per unariflessione su malattia e stigma

Angela Laghezza,Malattia e san(t)ità nei Dialogi di Gregorio Magno. Note pre-liminari

Antonio Sicolo, L’iconografia dei Santi Medici nelle arti figurative a Bitonto

Nicola Pice, Il codice londinese Add 37534 P 7944: il liber miraculorum dei SantiMedici Cosma e Damiano

RECENSIONI

Giuseppe Ceraudo (a cura di), Puglia (Maria Luigia Dambrosio)

Maria Cerzoso, Alessandro Vanzetti (a cura di), Museo dei Brettii e degli Enotri.Catalogo dell’esposizione (Giuseppe Schiavariello)

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SCHEDE BIBLIOGRAFICHE

Nicola Pice, Bitonto è in un mare di ulivi (Pasquale Tempesta)

Chiara Cannito, Antonio Sicolo, La stòrie de re Sande Mìidece (Enrica D’Acciò)

Nunzio Mastrorocco, Populus Apuliae. Atlante demografico del numero dei “fuo-chi” (nuclei familiari) e della popolazione dei 258 comuni di Puglia dalXIII secolo ad oggi (Carmela Minenna)

Roberto Longo, La colla (Giuseppe Schiavariello)

Salvatore Palese, Michele Bellino (a cura di), Domenico Del Buono a Ruvo e Bi-tonto (1925-1929). Un prete barese, vescovo del primo Novecento (AngelaLuiso)

Francesco Savino, Vincenzo Robles, Stefano Milillo, Francesco Nacci, Mons.Aurelio Marena Vescovo (1950-1978) (Angela Luiso)

Chiara Cannito, La sirenetta e i rifiuti in mezzo al mar (Liliana Tangorra)

NOTIZIE ED EVENTI

CeRSA-Bitonto. Calendario degli eventi

Bitonto, chiesa del Purgatorio: restaurata la tela del Sacro Cuore

Nuovi studi sull’Abbazia Castello di Santo Stefano a Monopoli

STUDI BITONTINI. INDICE GENERALE PER ARGOMENTO (a cura di C. Cannito e F. Moretti)

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In ricordo di Michele Castellaneta

Sollecitato da alcuni amici, l’ing. Michele Castellaneta predispose il progetto per larealizzazione della ‘Cappella per gli ex-voto della Basilica dei Santi Medici’ e ne intesel’impostazione nello spazio laterale del giardino del Santuario.

Qui alcune tavole di quella che è stata l’ultima sua progettazione.

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6 IN RICORDO DI MICHELE CASTELLANETA

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Nell’ambito delle iniziative promosse per ricordare il cinquantesimo anniversariodella ‘Traslazione delle Sacre Immagini dei Santi Medici Cosma e Damiano’ dalla chiesadi San Giorgio alla Basilica Santuario dei Santi Medici in Bitonto, è stato celebrato ilConvegno di Studi Temp(i)o della sofferenza, Temp(i)o di Dio. Malattia e Religione traantico e moderno, promosso dall’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, dalla Basilica Santuario deiSanti Medici di Bitonto e dal Centro Ricerche di Storia e Arte-Bitonto.

Il convegno, articolato in tre sessioni e in tre sedi diverse (Galleria Nazionale dellaPuglia Girolamo e Rosaria Devanna, chiesa di San Giorgio, Auditorium Emanuele e An-gela Degennaro), si è sviluppato in forma di dibattito tra studiosi di discipline umanisti-che e medico-scientifiche impegnati a riflettere sul rapporto tra malattia, dolore, medi-cina, guarigione, religione, declinato nel tempo e sotteso alla vicenda della condizioneumana: aspirando al recupero del benessere, anche solo consolatorio, spesso la sofferenzatradisce il timore atavico, indulge alla dipendenza ancestrale, rischia lo scoramento esi-stenziale, cede alla sfiducia nella vita e – per chi crede – anche al rifiuto di Dio. Pur nel-la consapevolezza che la fede non sostituisce la cura terapica né rifiuta il progresso scien-tifico, una relazione tra medicina e religione si può intravedere nella lotta contro il male

e nella sollecitudine per la per-sona nella sua integrità. E pe-raltro rifugiarsi nell’assimila-zione e sostituzione della infan-te fede religiosa con la efficien-tistica dottrina tecnologica hapiegato in forma ossimorica ilnesso fede/ragione-religione/me-dicina, finendo per limitare laconsistenza della dignità umanae la stessa consapevolezza del le-game tradizionale con le formedel culto, della devozione, dellareligiosità sottese alle modalitàespressive della cultura mate-riale e della antropologia cul-turale.

Gli autorevoli Relatori, at-tingendo a un vasto paniere difonti compulsate, di ricerchecondotte, di esperienze vissute,hanno disegnato un percorso diricerca e di interpretazione del-la condizione di malattia/guari-

Presentazione

Bitonto, processione dei Santi Medici (elab. M. Cioce - 2013).

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gione, che il Centro Ricerche di Storia e Arte-Bitonto ha inteso raccogliere, custodire, di-vulgare affidandone i salienti contenuti a questo volume di Studi Bitontini. Un numero‘speciale’ peraltro, non solo perché specificamente teso a proporre gli atti di un semina-rio di studi così importante – e nell’argomento trattato e nella cornice storica che essovalorizza, in Puglia e a Bitonto, rispetto alla vicenda devozionale legata ai Santi Medi-ci –, ma anche perché segna il traguardo delle ‘cento uscite’ della Rivista. Un obiettivoragguardevole che così sancisce e a un tempo premia la magnanima tenacia e la solidaprospettiva del Centro Ricerche di Storia e Arte-Bitonto nella sua attività di conoscenza,tutela e valorizzazione del patrimonio culturale regionale.

A questo impegno diuturno, solerte e intenso, mai sciatto ed erudito, del Centro Ri-cerche di Storia e Arte-Bitonto verso la promozione dei beni culturali e del paesaggio con-tribuiscono dal 1969 i tanti sodali e sostenitori che, con compiti, sensibilità, dinamichee ruoli diversi, dentro e fuori l’Associazione, hanno costruito e continuano a esperire, col-tivare, studiare e presentare forme nitide e coraggiose di consapevolezza storica identi-taria e di coscienza di luogo intese quale servizio di attenzione propositiva rivolto alterritorio.

E proprio durante la impostazione e gestione di questo volume, purtroppo ci hannolasciato due di questi Amici: Franco Amendolagine – cofondatore e direttore responsa-bile di Studi Bitontini nonché testimone imparziale e lettore attento di molti lustri di sto-ria locale cui ha dedicato tanta parte della sua premonitrice capacità umana e sagaceattività professionale – e Gianpio Demeo – fautore e collaboratore in numerose inizia-tive della nostra Associazione nonché cittadino consapevole, colto e solerte innovatore,innamorato della ‘bellezza’ della nostra terra –. Al loro impegno socio-culturale, allaloro onestà intellettuale, alla loro antica e sincera amicizia, al loro caro, grato e com-mosso ricordo queste pagine sono dedicate.

Custode Silvio FiorielloDirettore editoriale di Studi Bitontini

8 PRESENTAZIONE

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In questo numero ‘speciale’ di Studi Bitontini vengono raccolti i contributi proposti nelConvegno di Studi Temp(i)o della sofferenza. Temp(i)o di Dio. Malattia e Religione traantico e moderno (Bitonto, 16-19 marzo 2013), la cui organizzazione si deve alla siner-gia operativa di più persone e di più Istituzioni, a cominciare dal Rettore della Basilicadei Santi Medici in Bitonto, don Ciccio Savino, oggi vescovo di Cassono allo Ionio.

Il Convegno si è articolato in sessioni e sedi diverse, sviluppandosi in forma di dibat-tito tra studiosi di competenze differenti, di area non solo letterario-umanistica, ma anchemedico-scientifica. Dalle relazioni che si sono susseguite sono venute efficaci indica-zioni per tratteggiare il profilo di una questione suggestiva, quale è appunto quella del rap-porto tra ‘malattia’ e ‘religione’, visto nel suo dispiegarsi nel tempo, vasto quanto lo puòessere la medesima storia dell’uomo: un uomo da sempre segnato dal male di cui la ma-lattia è una sorta di epifonema e, nel contempo, da sempre proteso verso l’esperienza fon-

damentale dell’incontro con il Divinonella sua vita. L’attualità del confrontotra malattia e religione, ovvero medicinae religione, è fin troppo evidente, es-sendo peraltro oggi assai spesso con-trapposto aspramente sino ad alimentareun conflitto talora virulento che porta aseparare ciò che andrebbe in armonia.Piace ricordare a riguardo un’iscrizionein versi dedicata al sacerdote e medicoanargyrosDionisio, vissuto intorno al Vsecolo, che attesta la conciliazione delledue professioni, quella della medicina equella della fede: «Ars veneranda fidem,fidei decus extulit artem». Dunque l’artemedica deve venerare la fede, e il de-coro della fede esalta l’arte medica. Ma-lattia e sofferenza difatti pongonosempre interrogativi che vanno al di làdella stessa medicina per toccare l’es-senza della condizione umana. Chi sof-fre è facilmente soggetto a sentimenti ditimore, di dipendenza e di scoraggia-mento. A causa della malattia sonomesse a dura prova non solo la sua fi-ducia nella vita, ma anche la sua stessafede in Dio e nel suo amore di Padre.Questo aspetto trascendente della ma-

Introduzione

Bitonto, chiesa di San Giorgio. Il portale e il simula-cro dei Santi Medici (elab. I. Maggio - 2013).

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lattia è inscritto profondamente nella natura umana. La fede non sostituisce la medicina,non rifiuta il progresso scientifico, ma aiuta ad assumere un atteggiamento che trascendela malattia e la salute.

La presenza di autorevoli interventi qui proposti permette così di ripercorrere alcunetappe della ‘polemica’ tra scienza e fede che hanno portato all’attuale senso etico della ma-lattia, alla concezione del dolore e dei limiti terapeutici, con una apertura alle connesseproblematiche sociali. L’incontro di saperi diversi qui infatti non è tanto a svolgere un ex-cursus storico-scientifico quanto a sostenere una ricerca di ‘sensibilità altre’ nei confrontidella malattia, sia nelle fonti letterarie e artistiche sia nelle testimonianze di ‘operatori sulcampo’. Del resto la malattia è un tratto tipico della condizione umana, al punto tale chepuò diventare una realistica metafora, come sant’Agostino ben esprime in una sua pre-ghiera: «Abbi pietà di me, Signore! Vedi: non ti nascondo le mie ferite. Tu sei il medico,io sono il malato; tu sei misericordioso, io misero» (così pure Benedetto XVI). E se nelleparole del cristiano Agostino l’immagine medica è ombra, è velo della terapia divina,non meno forti appaiono le parole di Th. Mann ne La montagna incantata: «I sintomidella malattia non sono altro che una manifestazione mascherata della potenza dell’amore;e l’intera malattia è soltanto amore trasformato» (così in S. Sontag, Malattia come meta-fora. Il cancro e la sua mitologia, Torino 1979, qui 18 [trad. ital. E. Capriolo]).

Tempio e tempo, templum/tempus con la comune radice *tem che è anche quella di ‘té-menos’ in greco, ‘recinto sacro’, ovvero luogo in cui una umanità dolente incontra il suoDio di misericordia.

Nicola PicePresidente del Centro Ricerche di Storia e Arte-Bitonto

10 INTRODUZIONE

Bitonto, chiesa di San Giorgio. I devoti ai Santi Medici (foto I. Maggio - 2013).

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Gregorio Magno, vescovo di Roma dal 590 al 604, è tra le personalità più significa-tive dell’epoca che ha sancito il passaggio dalla tarda Antichità al Medioevo 1. La suacentralità trova fondamento nell’«eccezionalità qualitativa e quantitativa delle testimo-nianze relative alla sua figura, non soltanto per quello che altri hanno visto e raccontato,ma soprattutto per quanto egli stesso ha voluto consapevolmente affidare alla memoriascritta 2».Dalle opere e dalle circa novecento lettere raccolte nel Registrum epistularum, che

testimoniano la sua attività nei quattordici anni di pontificato, emerge il profilo di un pa-store attento, amministratore scrupoloso, fine intellettuale, politico avveduto in un VI se-colo travagliato da ogni tipo di avversità. Calamità naturali, la decadenza dell’Italiaromana, l’assenza del governo imperiale, la guerra greco-gotica, lo stanziamento dei Lon-gobardi in vaste aree dell’Italia settentrionale e centro-meridionale sono i fattori princi-pali di una crisi profonda che determinò l’esigenza di trovare soluzioni concrete peralleviare i disagi della popolazione: di tutto questo Gregorio si fece carico, con un impe-gno costante sul fronte pastorale, politico e amministrativo 3.Nella pletora dei temi trattati nelle opere gregoriane, quello della malattia è tra i più

interessanti e validi per ricostruire aspetti del suo pensiero e cogliere la profondità mo-rale, la finezza psicologica e la competenza sociologica dell’autore 4. Non va dimenti-cato, a questo proposito, che Gregorio dedicò la prima delle sue opere al libro di Giobbe(Moralia in Iob), epopea del malato per eccellenza 5. Nella sua Weltanschauung la malattiafisica si configura anche come male della società: «il vissuto e il sofferto nella dimensione

1 L.G.G. Ricci (a cura di), Gregorio Magno e l’invenzione del Medioevo. Archivum Gregorianum. 9,Firenze 2006.

2 S. Boesch Gajano, Gregorio Magno. Alle origini del Medioevo, Roma 2004, 15.3 Sull’argomento si rinvia a S. Gasparri, La situazione storica al tempo di Gregorio Magno, in Gre-

gorio Magno e l’invenzione… cit., 27-40; Idem, s.v. Italia, in G. Cremascoli, A. Degl’Innocenti (a curadi), Enciclopedia gregoriana. Archivum Gregorianum. 15, Firenze 2008, 194-198; B. Saitta, Crisi de-mografica e ordinamento ecclesiastico nell’Italia di Gregorio Magno, in Romanobarbarica 19, 2006-2009, 189-229. Sulla vita e sulle opere di Gregorio Magno, S. Boesch Gajano, Gregorio I, inEnciclopedia dei Papi. I, Roma 2000, 546-574.

4 S. Boesch Gajano, s.v. Psicologia, in Enciclopedia gregoriana… cit., 282-284.5 Tra gli innumerevoli contributi si veda L. Carnevale, Giobbe dall’Antichità al Medioevo. Testi, tra-

dizioni, immagini, Bari 2010, qui 93-99, con bibliografia.

Studi Bitontini Angela LAGHEZZA99-100, 2015, 169-178

Malattia e san(t)ità nei Dialogi di Gregorio Magno. Note preliminari

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umana esorcizzato e sublimato dalla parola di Dio e dai simboli biblici costituisce infattila dimensione che accompagnerà tutto il suo pontificato permeando la sua stessa ese-gesi» 6. Egli affronta il concetto di malattia su un duplice piano: simbolico, declinandoloin carestie, calamità naturali, epidemie, invasioni, guerre, saccheggi, violenze, interventidel demonio, e strettamente patologico, a partire anche dalla sua personale condizione dimalato. Si tratta di una condizione che si evince con chiarezza dai suoi scritti, nei qualiricorda come invalidanti – per esempio – i forti dolori allo stomaco – causati probabil-mente da un’ulcera –, tali da impedirgli spesso il normale svolgimento delle attività di pa-store e predicatore, tenendolo lontano dall’amato popolo. In particolare, nelle Homiliaein Evangelia lamenta di non riuscire a sostenere personalmente la lettura pubblica a causadel suo stato di salute e si rammarica nel constatare che questo distacco provoca un calodi interesse da parte dell’assemblea: «Multis vobis lectionibus, fratres carissimi, per dic-tatum loqui consuevi, sed quia, lassescente stomacho, ea quae dictavero legere ipse nonpossum, quosdam vestrum minus libenter audientes intueor» 7.Gregorio soffriva inoltre di mancamenti, di sincopi, che lo ostacolavano nelle prati-

che devozionali: «Nam cum quodam tempore in monasterio positus incisionem vitaliumpaterer, crebrisque angustiis per horarum momenta ad exitum propinquarem – quam me-dici molestiam graeco eloquio sincopin vocant –, et nisi me frequenter fratres cibo refi-cerent, vitalis mihi spiritus funditus intercidi videretur, paschalis supervenit dies» 8.Per quanto concerne invece lo stato malinconico cui spesso fa riferimento, ricondu-

cendolo ai propri malanni ma soprattutto alle difficili situazioni cui doveva far frontedopo l’elezione a vescovo di Roma, è azzardato inquadrarlo nella moderna categoria no-sografica di ‘depressione’; esso lascia pensare piuttosto a un artificio retorico e/o a untopos letterario, certo derivato anche dalla sua esperienza biografica: è spesso collegatoinfatti al tema dell’abbandono del monastero, al passaggio dalla vita contemplativa allavita attiva 9, un tema assai frequente nella letteratura cristiana antica e medievale.In questa sede ho intenzione di indagare il tema della malattia nei Dialogi 10, l’opera

agiografica di Gregorio, composta tra 593 e 594 11. Essa si presenta sotto forma di dialo-

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6 L. Giordano, L’immagine del medico in Gregorio Magno: dall’esperienza personale al simbolo, inE. Dal Covolo, I. Giannetto (a cura di), Cultura e promozione umana. La cura del corpo e dello spiritonell’antichità classica e nei primi secoli cristiani, Troina 1998, 362. Sulla condizione di malato, la-mentata ripetutamente da Gregorio, si veda inoltre A. Pinzone, Malattia e provvidenza nel Registrum epi-stularum di Gregorio Magno, in Mediterraneo antico. Economie società culture 10.1-2, 2007, 333-341,passim.

7 R. Étaix, G. Blanc, B. Judic (a cura di), Grégoire le Grand. Homélies sur l’Évangile XXI. II, Paris2008, 28 (SCh 522).

8 Dial. III, 33, 7. L’edizione qui utilizzata è quella di S. Pricoco, M. Simonetti (a cura di), GregorioMagno, Storie di santi e di diavoli. I, Roma 2005; II, Roma 2006.

9 Questo topos ricorre sia nelle lettere che nelle opere del pontefice. Tra i loci maggiormente notivanno annoverati l’epistola dedicatoria dei Moralia in Iob, Ep. ad Leandrum 1: CCSL CXLIII, 1-2 eDial. I, prol. 1-5.

10 Sul tema si veda anche A. Laghezza, Malattia, salute e salvezza nei Dialogi di Gregorio Magno,in VeteraChr 50, 2013, 197-211.

11 Nell’impossibilità di ripercorrere in maniera esaustiva la ricca bibliografia sui Dialogi si segna-lano: R. Godding, Bibliografia di Gregorio Magno (1890-1989), Roma 1990, 111-156; Boesch Gajano,Gregorio Magno. Alle origini… cit., 326-350; F.S. D’Imperio, Gregorio Magno. Bibliografia per gli anni1980-2003. Archivum Gregorianum. 4, Firenze 2005, 60-117; G. Cremascoli, Leggere i «Dialogi» di

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ghi tra il pontefice e Pietro, diacono e suo amico 12, e narra storie di santi, i viri Dei, e dimiracoli ambientati in Italia, soprattutto nell’area centrale e a Roma, tra la seconda metàdel V e la prima metà del VI secolo 13. È divisa in quattro libri: il primo e il terzo raccol-gono miracoli e virtù di numerosi santi; il secondo contiene la biografia di Benedetto daNorcia; il quarto ha un’impostazione teologica e verte su tematiche escatologiche.Gregorio Magno presenta nei Dialoghi santi di origine italica, tra i quali si annoverano

monaci, presbiteri, sacrestani, laici, ma soprattutto abati e vescovi, ai quali attribuisceeventi prodigiosi di diversa natura, distinti in miracoli operati su beni materiali, su ele-menti naturali, su animali; miracoli punitivi, miracoli post mortem; esorcismi, guarigioni,resurrezioni, profezie, visioni; manifestazioni straordinarie della virtus dei santi stessi.Accanto alla narrazione di tali prodigi, che aveva ascoltato dalla voce di testimoni qua-lificati 14, egli porta avanti l’esercizio esegetico nella convinzione che l’esemplarità debbaradicarsi nella tradizione per renderla viva e adatta ai tempi: per questo ogni miracolo èspiegato alla luce del riferimento alle Scritture 15. Gregorio fornisce altresì notizie sul vissuto quotidiano delle diocesi, dei monasteri e delle

comunità rurali sorte attorno a essi 16, prendendo come punto di riferimento miracoli o fattieccezionali che coinvolgono semplici fedeli e rappresentanti della gerarchia ecclesiastica,con l’intento di dimostrare che anche l’Occidente ha avuto i suoi santi 17. La lettura dell’operaoffre uno spaccato della società dell’epoca, presentando non soltanto situazioni ed eventitratti dalla quotidianità, ma anche questioni esistenziali e teologiche. Nei Dialogi sono men-zionate diverse affezioni fisiche e psichiche: cancro della mammella 18, cecità 19, depres-

MALATTIA E SAN(T)ITÀ NEI DIALOGI DI GREGORIO MAGNO. NOTE PRELIMINARI 171

Gregorio Magno, in V. Lunardini (a cura di), Gregorio Magno esegeta e pastore d’anime, Spoleto 2012,255 sgg. Si veda inoltre la collana Archivum Gregorianum, fondata nel 2004 da SISMEL in occasione delXIV centenario della morte del pontefice, che raccoglie gran parte degli studi più recenti anche sull’opera.

12 Su Pietro, figura storica, si veda A. Degl’Innocenti, s.v. Pietro, in Enciclopedia gregoriana… cit.,267-268.

13 Per un identikit dei viri Dei, G. Cracco, Uomini di Dio e uomini di Chiesa (Per una reinterpreta-zione dei Dialogi di Gregorio Magno), in Ricerche di Storia Sociale e Religiosa 12, 1977, 173-177;Idem, Ascesa e ruolo dei Viri Dei nell’Italia di Gregorio Magno, in E. Patlagean, P. Riché (a cura di),Hagiographie, cultures et sociétés IV-XII siècles. Actes du Colloque organisé à Nanterre et à Paris (2-5mai 1979), Paris 1981, 283-297; G. Cremascoli, I viri Dei dell’Umbria nei Dialogi di Gregorio Magno,in Umbria cristiana. Dalla diffusione del culto al culto dei santi (secc. IV-X). Atti del XV Congresso In-ternazionale di studio sull’Altomedioevo (Spoleto, 23-28 ottobre 2000), Spoleto 2001, 257-270.

14 A. Laghezza, Fonti e testimoni dei Dialogi di Gregorio Magno, in VeteraChr 46, 2009, 261-291,con bibliografia. Riguardo al processo di riconoscimento collettivo del miracolo, S. Boesch Gajano,Guarigioni di fede. Testimonianze, certificazioni e riconoscimento ecclesiastico del miracolo, in M.Borsari (a cura di), Salute e salvezza, Modena 2001, 105-131, qui 119, con bibliografia.

15 Dial. I, prol. 9.16 V. Recchia, Gregorio Magno e la società agricola, Roma 1978, 11-55.17 Dial. I, prol. 7-10.18 Dial. IV, 14, 3: «[Galla] cancri ulcere in mamilla percussa est».19 Dial. I, 2, 4: «Quaerentes saevientesque Franci […] ipsum [scil. Libertinum] videre non poterant.

Sicque sua caecitate frustrati a monasterio vacui sunt regressi»; I, 10, 8: «Dum oculorum quidam lumenamisisset, ad hunc [scil. Fortunatum] deductus intercessionis eius opem petiit et impetravit»; III, 2, 3:«[scil. Iohannis] roganti caeco lumen reddidit et manu superposita oculorum tenebras fugavit»; III, 5,1: «Isdem vir [scil. Sabinus] longo iam senio oculorum lumen amiserat, ita ut omnimodo nil videret»;III, 29, 3: «Arrianus vero episcopus […] subita caecitate percussus est»; IV, 11, 1: «Eius [scil. Spei ab-

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sione 20, dermatite/eruzione cutanea 21, dolor lateris 22, morbus elephantinus 23, fratturadelle ossa 24, gotta 25, mutismo 26, paralisi 27, pazzia 28, peste 29, sincope 30.

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batis] namque oculos per quadraginta annorum spatium continuae caecitatis tenebris pressit [scil.Deus], nullum ei lumen vel extremae visionis aperiens».

20 Dial. I, prol. 1: «Quadam die, nimiis quorumdam saecularium tumultibus depressus, […] secre-tum locum petii amicum moeroris».

21 Dial. II, 27, 3: «Qui [scil. adversarius], quamvis vitam auferre non valuit, cutis tamen coloremmutavit, ita ut diffusa in corpore eius varietas leprae morem imitari videretur»; III, 6, 1: «Vir vitae ve-nerabilis Cassius […] cui ex consparsione semper facies rubere consueverat»; IV, 14, 2: «Huic autemcum valde ignea consparsio corporis inesset, coeperunt medici dicere quia, nisi ad amplexus viriles re-diret, calore nimio contra naturam barbas esset habitura; quod ita quoque post factum est».

22 Dial. III, 1, 9: «De cuius [scil. Paulini] etiam morte apud eius ecclesiam scriptum est quia, cumdolore esset lateris tactus, ad extrema perductus est»; IV, 27, 2: «Cumquodeus […] in hac urbe [scil.Roma] ante biduum lateris dolore defunctus est». In questo caso, il Simonetti traduce con ‘pleurite’.

23Dial. II, 26: «Aptonius aiebat patris sui puerum morbo elefantino fuisse correptum, ita ut iam piliscadentibus cutis intumesceret atque increscente sanie occultare non possit»; III, 15, 7: «Nam quatuormonachi, qui eundem ursum occiderant, statim elefantino morbo percussi sunt, ut membris putrescen-tibus interirent».

24 Dial. I, 10, 14: «[Gothus] cum eo [scil. equo] corruit, et eius mox coxa confracta est, ita ut in dua-bus partibus os esset divisum»; II, 11, 1-2: «[…] Et malignus spiritus eundem parietem, qui aedifica-batur, evertit atque unum puerulum monachum, cuiusdam curialis filium, opprimens ruina conteruit.[…] Tunc isdem pater [scil. Benedictus] ad se dilaceratum puerum deferri iubet. Quem portare non nisiin sago potuerunt, quia conlapsi saxa parietis eius non solum membra sed etiam ossa contriverant».

25 Dial. I, 6, 1: «Eiusdem quoque Anchonitanae antestis ecclesiae vir vitae venerabilis Marcellinusfuit, cuius gressum dolore nimio podagra contraxerat, eumque familiares sui, sicubi necesse erat, inmanibus ferebant»; IV, 28, 3: «Nam manus eius [scil. Theophani] ac pedes, podagrae humore tume-scentes, versi in vulneribus fuerant et profluente sanie patebant».

26 Dial. III, 3, 1: «Cui [scil. Agapiti] adhuc pergenti quadam die in Greciarum iam partibus curan-dus oblatus est mutus et clodus, qui neque ulla verba edere neque ex terra umquam surgere valebat».

27Dial. III, 25, 1: «Cum quaedam puella paralitica in eius ecclesia permanens manibus reperet et dis-solutis renibus corpus per terram traheret […] Petrus ei per visionem adstititi»; III, 37, 15: «Carnifex[…] nam repente diriguit, et erecto in caelo gladio brachium inflexibile remansit»; IV, 15, 2: «Nam exquo illum [scil. Servulum] scire potuimus usque ad finem vitae paralyticus iacebat»; IV, 16, 3: «Romulaea, quam graeco vocabulo medici paralysin vocant, molestia corporis percussa est, multisque annis inlectulo decubans paene omni iacebat membrorum officio destituta».

28 Dial. II, 38, 1: «Quia quaedam mulier mente capta, dum sensum funditus perdidisset, per monteset valles, silvas et campos, die noctuque vagabatur, ibique tantummodo quiescebat ubi hanc quiescerelassitudo coegisset»; III, 35, 3: «Ibi autem quidam inter aegros alios mente captus iacebat, quem me-dicina graeco vocabulo freniticum appellat. Qui nocte quadam cum magnas voces scilicet insanus ede-ret cunctosque aegros inmensis clamoribus perturbaret, ita ut nulli illic capere somnum liceret, fiebatres valde miserabilis […]».

29 Tutti gli episodi sono collegati all’epidemia di peste che colpì Roma tra il 590 e il 591. Dial. IV,19, 2: «Qui [scil. filius] in hac ante triennium mortalitate percussus, venit ad mortem». Gregorio nonparla esplicitamente della peste come negli altri casi, tuttavia dà una coordinata temporale precisa antetriennium: S. Pricoco, Storie di santi… cit., II, 464. Dial. IV, 27, 6: «Mellitus […] adpropinquante vo-cationis die eadem clade percussus ad extrema deductus est»; IV, 27, 10: «In ea mortalitate […] Ar-mentarius percussus est et usque ad extremum deductus»; IV, 37, 7: «In hac pestilentia […] quidamvero miles in hac eadem nostra urbe percussus ad extrema pervenit»; IV, 40, 3: «In hac autem pestilentia,quae nuper huius urbis populum magna ex parte consumpsit, [Theodorus] percussus in inguine est per-ductus ad mortemi».

30 Si veda supra nt. 29.

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Si annoverano anche casi di febbre 31 e di altre malattie non meglio identificate 32.In linea di massima la menzione della malattia si può ricondurre a due circostanze

particolari: il miracolo e l’approssimarsi della morte.I miracoli collegati alla malattia possono avere – per così dire – segno positivo o ne-

gativo. La possibilità di guarire è legata all’intervento dei viri Dei e si attua attraversorituali semplici e efficaci contro tutte le patologie, ispirati ai Vangeli e alle pratiche li-turgiche e devozionali: preghiera 33, impressione del signum crucis 34, impositio ma-nuum 35, contatto 36, aspersione con acqua benedetta 37, celebrazione dell’eucarestia 38.Accanto a queste si registrano modalità alternative di guarigione: una monaca febbri-citante e delirante è risanata da Equizio col pensiero 39; un giovane colpito da elefan-tiasi guarisce alla sola presenza di Benedetto 40; una squilibrata rinsavisce dopo essereentrata nella grotta in cui lo stesso aveva vissuto da eremita 41; un tal Giovanni guari-

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31 Dial. I, 4, 4: «Contigit ut una earum [scil. virginum], quae iuxta carnis huius putredinem speciosavidebatur, febrire inciperet et vehementer anxiari magnisque non iam vocibus sed stridoribus clamare»;II, 37, 2: «[Benedictus] mox correptus febribus, acri coepit ardore fatigari»; IV, 12, 3: «Presbiter […]anno quadragesimo ordinationis suae inardescente graviter febre correptus, ad extrema deductus est»;IV, 17, 2: «[Tarsilla] mox febre correpta ad diem pervenit extremum»; IV, 18, 3: «[Musa] cum post vi-cesimum et quintum diem febre correpta est»; IV, 36, 2: «[Iohannis] ante triduum quam vocaretur ex cor-pore, febre correptus est»; IV, 49, 3: «[Frater Antonius] cum post quinque dies, febre correptus est».

32 Dial. III, 11, 4: «[Cerbonius] inruente aegritudine ad mortem venit»; IV, 13, 1: «Probus […] mihinarrare consuevit, dicens quia, propinquante vitae eius [scil. Probi Reatinae civitatis episcopi] termino,eum gravissima depressit aegritudo»; IV, 27, 4: «Gerontius […] gravi molestia corporis […] depressus»;IV, 37, 3: «Petrus quidam monachus ex regione ortus Hiberiae […] molestia corporis interveniente de-functus est»; IV, 37, 5: «Nam inlustris vir Stephanus […] molestia corporis superveniente, defunctus est»;IV, 40, 6: «At contra Crisaurius, sicut Probus propinquus illius, cuius iam superius memoriam feci, nar-rare consuevit, vir in hoc mundo valde idoneus fuit, sed tantum plenus vitiis quantum rebus, superbiatumidus, carnis suae voluptatibus subditus, in adquirendis rebus avaritiae facibus accensus. Sed cum totmalis Dominus finem ponere decrevisset, corporali hunc molestia percussit»; IV, 40, 10: «Quidam mo-nachus […] corporis superveniente molestia, ad vitae extrema perductus est»; IV, 49, 4: «Merulus […]mox molestia corporis occupatus, cum magna securitate animi atque hilaritate defunctus est»; IV, 49,6: «Huic [scil. Iohannis] aegrotanti atque ad extremum deducto per nocturnam visionem quidam senexapparuit et hunc virga tetigit eique dixit: “Surge. Ex hac enim molestia modo minime morieris. Sed pa-ratus esto, quia longum tempus his facturus non eris”. Qui dum iam esset a medicis desperatus, repentesanatus est atque convaluit, rem quam viderat narravit seque per biennum in Dei servitio, sicut prae-dixi, ultra aetatis suae annos exhibuit»; IV, 57, 8: «Quidam namque monachus, Iustus nomine, medicinaarte fuerat inbutus, qui mihi in eodem monasterio constituto sedule obsequi atque in assiduis aegritu-dinibus meis excubare consueverat. Hic itaque, languore corporis praeventus, ad extremum deductusest».

33 Dial. I, 10, 8; II, 11, 2: in questo episodio Gregorio racconta che il corpo straziato di un giovanemonaco fu portato nella cella di Benedetto e adagiato sulla stuoia dove questi si inginocchiava per pre-gare; III, 33, 8; III, 35, 4.

34 Dial. I, 10, 8.35 Dial. III, 2, 3; III, 35, 4.36 Dial. II, 27, 3.37 Dial. I, 10, 15.38 Dial. III, 3, 2.39 Dial. I, 4, 4.40 Dial. II, 26.41 Dial. II, 38, 1: «Quadam vero die, dum [scil. mulier] vaga nimium erraret, ad beati viri Benedicti

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sce in seguito a una visione 42. Gregorio specifica che esiste una doppia tipologia di in-tervento dei santi: mediante la preghiera o in modo soggettivo, a seconda delle circo-stanze 43.I santi hanno il potere di restituire la salute, di riabilitare completamente il malato,

cancellando non solo i segni, ma anche il ricordo della malattia; il pontefice lo affermaripetutamente 44, anche nell’episodio che lo vede protagonista come malato: «[…] coepimirare quis essem, quis fuerim, quia et cum ad animum rediebat infirmitas, nihil in meex his quae memineram recognoscebam» 45.Il potere del santo può anche assumere segno negativo quando la malattia scaturisce

da un miracolo punitivo 46: questo avviene – per esempio – nel caso della cecità improv-visa che coglie dapprima un gruppo di Franchi, intenzionati a rapire l’abate Libertino, ein seguito un vescovo ariano che voleva occupare una chiesa cattolica; del morbus ele-phantinus che porta alla morte gli assassini dell’orso addomesticato del vir Dei Eutizio;della paralisi che ferma il boia nell’atto di decapitare il presbitero Santolo; della pesteche colpisce il bambino bestemmiatore 47. In ognuno di questi episodi la malattia in realtàva a risolvere situazioni che sarebbero altrimenti degenerate, a eccezione del raccontorelativo a Eutizio il cui intervento risulta vendicativo, una vera e propria maledizionecontro gli assassini del suo orso, della quale egli si pente amaramente 48. In un solo epi-sodio la malattia/punizione persiste in un periodo limitato di tempo: Fortunato di Todi pro-voca la caduta da cavallo di un goto, causandogli la frattura della gamba, e in seguito loguarisce, quando quegli, spaventato, recede dalle sue cattive azioni 49.L’intento punitivo nel manifestarsi delle patologie è talvolta velato e si può cogliere

in presenza di comportamenti devianti e immorali o indotti dall’intervento del demonio 50,

174 ANGELA LAGHEZZA

patris specum devenit, ibique nesciens ingressa mansit. Facto autem mane, ita sanato sensu egressaest, ac si eam numquam insania capitis ulla tenuisset. Quae omni vitae suae tempore in eadem quam ac-ceperat salute permansit». In tal caso è la sacralità del luogo, scaturita dalla presenza del Santo, a pro-durre l’esito positivo.

42 Dial. IV, 49, 6.43 Dial. II, 30, 2-4.44 Dial. I, 10, 15: «Mox ut aqua benedicta Gothi coxam contigit, ita omnis fractura solidata est et

saluti pristinae coxa restituta, ut hora eadem de lecto surgeret et ascenso equo ita coeptum iter age-ret, ac si nullam umquam laesione corporis pertulisset»; II, 11, 2: «Mira res: hora eadem hunc inco-lumem atque ut prius valentem ad eundem iterum laborem misit, ut ipse quoque parietem cum fratribusperficeret, de cuius se interitu antiquus hostis Benedicto insultare credidisset»; II, 26: «Quid ad virumDei ab eodem patre eius missus est, et saluti pristinae sub omni celeritate restitutus»; II, 38, 1: «Factoautem mane, ita sanato sensu egressa est, ac si eam numquam insania capitis ulla tenuisset. Quaeomni vitae suae tempore in eadem quam acceperat salute permansit»; III, 25, 2: «Sicque ex illa horaomnes in eius corpore nervi ac membra solidata sunt, ut solutionis illius signa ulterius nulla rema-nerent».

45 Dial. III, 33, 9.46 G. Klaniczay, Miracoli di punizione e maleficia, in S. Boesch Gajano, M. Modica (a cura di), Mi-

racoli, Roma 2000, 109-135, qui 114-117.47 Dial. I, 2, 4; III, 29, 3; III, 15, 7; III, 37, 15; IV, 19, 2.48 Spesso nei testi agiografici i miracoli di punizione e/o vendetta seguivano ad aggressioni contro i

beni del santo o persone da lui protette: Klaniczay, Miracoli di punizione … cit., 117.49 Dial. I, 10, 14-15.50 Dial. I, 4, 4; I, 10, 14-15; IV, 28, 3.

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un nesso che Sofia Boesch Gajano ha sintetizzato nella triade peccato-malattia-posses-sione 51: il diavolo infatti è sempre dietro l’angolo a minacciare e vessare l’uomo; perquesto la possessione può assurgere al rango di patologia, la più pericolosa perché in-tacca sia il corpo che lo spirito. Il confine tra intervento demoniaco e malattia, accomu-nati da sintomi e cure, è alquanto labile 52; per questo gli unici a poter agire efficacementesono Dio e i santi: i medici sbagliano diagnosi, i maghi peggiorano la situazione 53. La con-fusione tra possessione diabolica e patologia adombra il complesso nodo teologico dellamalattia come espressione di ‘male dell’anima’ e della salute come sinonimo di salvezza– oggetto di sterminata bibliografia, al quale accennerò in conclusione.In alcuni casi Gregorio usa la malattia come strumento di ulteriore esaltazione dei viri

Dei. Essi infatti, pur colpiti dai morbi, conservano la capacità di operare miracoli: Mar-cellino di Ancona, malato di gotta, trova la forza di sedare un incendio e Sabino di Ca-nosa, benché cieco, riconosce Totila, che gli si presenta sotto mentite spoglie 54.Analogamente Galla, Servolo e Romola risultano in grado di continuare nel proprio per-corso di perfezione cristiana benché infermi 55. La malattia non riesce a scalfirne dunquela virtus, che promana da Dio e si alimenta di qualità interiori, quelle stesse che Grego-rio riconosce equivalenti, se non superiori, al potere di resuscitare i morti 56.Nei Dialogi si individua una serie di topoi agiografici, studiati per la prima volta da

Evelyn Patlagean in riferimento all’agiografia bizantina altomedievale 57. Tra questi ri-corrono specialmente il richiamo al modello neotestamentario, l’affermazione della me-dicina divina, mediata dai santi, come unica e sola possibilità di risanamento; l’avversionenei confronti delle pratiche magiche.A ben vedere tuttavia questi elementi risultano poco significativi e poco caratteriz-

zanti il discorso gregoriano sulla malattia, perché Gregorio non indugia nella descrizionedella sintomatologia né delle prassi curative e terapeutiche messe in atto dai viri Dei. Puòconsiderarsi indicativo – per esempio – che i soli due loci in cui l’autore accenna allastrumentazione del medico non attengono precipuamente alla malattia: nel primo rac-conta che il monaco Equizio, durante il sonno, era stato visitato da un angelo che gliaveva posto sulla lingua un flebotomum, un bisturi adatto all’incisione delle vene, simu-

MALATTIA E SAN(T)ITÀ NEI DIALOGI DI GREGORIO MAGNO. NOTE PRELIMINARI 175

51 Boesch Gajano, Gregorio Magno. Alle origini… cit., 271-290.52 Boesch Gajano, Demoni e miracoli… cit., 277-278; Eadem, Il demonio e i suoi complici, in S. Pri-

coco (a cura di), Il demonio e i suoi complici. Dottrine e credenze demonologiche nella Tarda Antichità,Soveria Mannelli 1995, 237-263, qui 248 sgg.

53Dial. I, 10, 2-5: una donna, che aveva avuto rapporti sessuali con suo marito la sera precedente unasolenne celebrazione liturgica, si reca in chiesa, ma subito viene posseduta dal diavolo. A nulla valgonoi tentativi di liberarla da parte del presbitero; per questo i suoi familiari l’affidano ai maghi che la sot-topongono a un rituale consistente nella immersione nelle acque del fiume accompagnata da incantesimi.Il risultato è devastante: la donna è assalita da una intera legione di demoni. Solo Fortunato di Todi,dopo preghiere assidue, riesce a sanarla.

54 Dial. I, 6, 1; III, 5, 5.55 Dial. IV, 14, 2; IV, 15, 3; IV, 16, 3.56 Di particolare rilievo sono la discussione che sorge tra Gregorio e il suo interlocutore sulla valu-

tazione dei meriti di Pietro e Paolo (Dial. I, 12, 4-6); il commento al miracolo operato da Santolo (Dial.III, 37, 18); la spiegazione del miracolo di Libertino (Dial. I, 2, 7).

57 E. Patlagean, Agiografia bizantina e storia sociale, in S. Boesch Gajano, Agiografia altomedievale,Bologna 1976, 203-204.

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lando un intervento chirurgico, in una sorta di rituale di investitura alla predicazione 58;nel secondo, descrivendo uno dei tanti travestimenti del diavolo, presenta un veterinario(mulomedicus) che gira per le campagne con un imbuto e tre lacci 59. Del resto l’opera nonsi focalizza su figure di grandi taumaturghi e nemmeno Benedetto da Norcia è presentatoin tale veste. La condizione del malato e l’intervento guaritore del santo vengono descrittirapidamente e subito inquadrati, attraverso il richiamo alle Scritture, all’interno della mo-rale sottesa al racconto 60.In questa direzione si potrebbe leggere l’apertura – pur velata – nei confronti dell’arte

medica e della medicina empirica, che si coglie qua e là nel corso della narrazione. Il giu-dizio di Gregorio Magno – come di altri Padri della Chiesa – sulla medicina oscilla trachiusura totale e fiducia nell’operato dei medici 61. Lo si coglie con sorpresa anche neiDialogi: generalmente infatti le fonti agiografiche vedono la contrapposizione di magia,scienza medica e intervento divino (diretto o mediato dagli intercessori) e l’unica possi-bilità di guarigione è assegnata a quest’ultimo. Pur svalutando l’azione dei medici 62, Gre-gorio invece non si esprime in termini di condanna 63, ma in due loci arriva ad accogliernela diagnosi: in riferimento a quanto accaduto a Giovanni, affetto da un male incurabile,essa serve a esaltare il miracolo che gli restituisce la salute per due anni 64; a proposito diProbo, il dato è ancor più forte perché i medici sentenziano l’approssimarsi della mortee questa puntualmente arriva 65.

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58 Dial. I, 4, 8: «Sed nocte quadam speciosus mihi per visionem iuvenis adstitit, atque in lingua meamedicinalem ferramentum, id est flebotomum, posuit dicens: “Ecce posui verba mea in ore tuo. Egre-dere ad predicandum”. Atque ex illo die, etiam cum voluero, de Deo tacere non possum», su cui Patla-gean, Agiografia bizantina… cit., 195; Pricoco, Storie di santi… cit., I, 258; A. Galdi, Guarire nelMedioevo tra taumaturgia dei santi, saperi medici e pratiche magiche, in P. Golinelli (a cura di), Agio-grafia e culture popolari. Hagiography and popular cultures, Bologna 2012, 105.

59 Dial. II, 30, 1: «Quadam die, dum ad beati Iohannis oratorium, quod in ipsa montis celsitudinesitum est, pergeret, ei antiquus hostis in mulomedici specie obviam factus est, cornu et tripedicam fe-rens».

60 Approccio e metodologia narrativa diversi si riscontrano nel contemporaneo Gregorio di Tours.La differenza tra i due Gregorio, in riferimento alla malattia, si inserisce nel confronto più generale sullaconcezione del miracolo. «C’est là que réside la grande différence entre Grégoire le Grande et Grégoirede Tours. Chez ce dernier, la narratio du miracle est beaucoup plus descriptive, objective, l’accent étantmis sur l’ “événement” et ses effets immédiats. Chez le pontife romain, la question événémentielle estaccessoire, c’est le but morale et spirituel qui compte. En d’autres mots, la croyance à la réalité estbonne, mais la compréhension et l’intériorisation du “signifié” sont plus importantes»: M. van Uyt-fanghe, La controverse biblique et patristique autour du miracle, et ses répercussions sur l’hagiogra-phie dans l’Antiquité tardive et le haut Moyen Âge latin, in Hagiographie, cultures … cit., 218-219. Siveda G. Cremascoli, Il miracolo nell’agiografia di Gregorio Magno e di Gregorio di Tours, in Lunar-dini (a cura di), Gregorio Magno esegeta e pastore… cit., 283-289. Sulle ricche e diversificate prassi te-rapeutiche dei santi descritte da Gregorio di Tours, A. Foscati, Tra scienza, religione e magia:incantamenta e riti terapeutici nei testi agiografici e nei testi di medicina del Medioevo, in Agiografiae culture popolari… cit., 117-118.

61 Galdi, Guarire nel Medioevo… cit., 94-95, con bibliografia.62 Dial. IV, 14, 2.63 Di diversa opinione è Boesch Gajano, Gregorio Magno. Alle origini… cit., 280-281; Galdi, Gua-

rire nel Medioevo… cit., 95.64 Dial. IV, 49, 6.65 Dial. IV, 13.

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A questo atteggiamento di apertura fanno da pendant i riferimenti a strutture dedicatealla cura dei malati e alle persone che vi prestano servizio 66, alla presenza di un monacoesperto di medicina nel monastero di Gregorio 67, all’efficacia delle cure termali pro cor-poris salute 68. Il pontefice appare dunque diviso tra la finalità pastorale e la sua opinionepersonale sulla scienza medica, della quale sappiamo che aveva esperienza 69. Non sem-bri allora azzardato intravedere nell’orizzonte dei Dialogi l’esistenza di un margine diintervento umano sulla malattia fisica.Il manifestarsi della malattia in punto di morte è connesso al tema della centralità del-

l’anima 70 che attraversa tutta l’opera, trovando il suo compimento nell’escatologia delquarto libro. In numerosi episodi l’insorgere della patologia è preludio alla morte 71, iltramite attraverso il quale l’anima finalmente si libera dalla zavorra del corpo 72. Essa col-pisce uomini e donne che hanno condotto una vita secondo i valori evangelici, coltivandoquelle qualità morali che Gregorio ha esaltato nei primi tre libri mediante il racconto deimiracula patrum Italicorum. Lo schema si ripropone quasi sempre allo stesso modo: il/la‘prescelto/a’ si ammala, vive con serenità la sua condizione e, durante il lasso di tempoche precede la morte, generalmente riceve il dono della profezia o è raggiunto da una vi-sione dell’aldilà; lo stato di infermità è da intendersi come premio concesso da Dio persublimare la vita di alcuni giusti 73.Occupato a rappresentare il momento del trapasso, Gregorio, ancora una volta, relega

a ruolo marginale i particolari nosologici e terapeutici: più frequenti sono infatti i casi dimalattia generica, di febbre e di peste 74. Non è dunque fondamentale nell’economia della

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66Dial. III, 35. F.R. Strasolla, Modi e luoghi dell’assistenza nelle opere di Gregorio Magno, in L. PaniErmini (a cura di), L’Orbis christianus antiquus di Gregorio Magno, Roma 2007, 268-270.

67 Dial. IV, 57, 8.68 Dial. IV, 42, 3.69 Alcuni esempi: nella Regula Pastoralis utilizza largamente il linguaggio medico per descrivere

l’immagine del pastore perfetto, istituendo uno stretto parallelismo tra il medicus e il predicator, su cuiL. Giordano, L’immagine del medico in Gregorio Magno: dall’esperienza personale al simbolo, in Cul-tura e promozione umana… cit., 361-367. Altre notizie sui morbi più diffusi dell’epoca sono riportatenel Registrum epistularum: Pinzone, Malattia e provvidenza… cit., 333-341.

70 C. Dagens, Saint Grégoire le Grand. Culture et expérience chrétiennes, Paris 1977, 165-204; F.Santi, s.v. Anima, in Enciclopedia gregoriana… cit., 12-14.

71 Dial. II, 37, 2; III, 1, 9; 11, 4; IV, 12, 3; 13, 1; 14, 3; 15, 2; 16, 3; 17, 2; 18, 3; 27, 4, 6-8, 10-13; 28,3; 36, 2; 37, 3 sgg.; 40, 6, 10-12; 49, 4, 6-7; 57, 8 sgg.. Si rinvia a M. van Uytfanghe, L’eschatologie desDialogues grégoriens: experiences potentielles, assises idéelles, fiction littéraire, in Gregorio Magno nelXIV centenario della morte, Roma 2004, 257-279.

72 Dial. II, 16, 7: A. De Vogüé, De la crise aux résolutions: les Dialogues comme histoire d’une âme,in J. Fontaine, R. Gillet, S. Pellistrandi (éd.), Grégoire le Grand, Paris 1986, 305-314. I Prologhi alprimo e al quarto libro possono costituire il raccordo ideale rispetto a questa interpretazione: Gregorioindica come causa del suo stato depressivo l’abbandono della vita monastica a seguito della elezione pon-tificale, nel passaggio dalla vita contemplativa alla vita attiva, quando venne costretto ad occuparsi diproblemi pragmatici legati alla quotidianità; allo stesso modo Adamo, a causa del peccato originale, nonè più ammesso alla contemplazione della patria celeste e condanna alla stessa sorte tutta l’umanità.

73 In rari episodi la malattia è lo strumento per punire alcuni ipocriti che avevano dissimulato com-portamenti devianti; la sua manifestazione è accompagnata da terribili visioni infernali: Dial. IV, 40, 3,6-8, 10-13; 57, 8.

74 Supra.

STUDI BITONTINI 2015 - 99-100 • ISBN 978-88-7228-789-7 • Edipuglia s.r.l. • www.edipuglia.it

trattazione la tipologia del morbo, bensì il concetto sotteso alle manifestazioni patologi-che, fisiche e psichiche: la malattia come proprium della condizione umana, conseguenzadell’incarnazione e del peccato che, negli uomini comuni, mette a rischio anche l’anima 75.Un’interpretazione che chiama in causa una teoria di argomenti cardine trattati nel corsodei secoli dai Padri della Chiesa e da Agostino in particolare – considerato il principaleispiratore dell’esegesi gregoriana 76.Il concetto di malattia nei Dialogi sembra quindi superare la prospettiva agiografica,

essendo piuttosto funzionale al più ampio progetto teologico-dottrinale dell’autore, co-mune a tutta la sua produzione letteraria 77. È così che il nosomonde di Gregorio, il suomodo personale e originale di guardare alla malattia del corpo e alla cura, si riflette conforza, in termini allegorici, su un piano più alto: quello del destino spirituale dell’uomo78.Lo sguardo di Gregorio infatti è rivolto, più che alla salute del corpo, alla salvezzadell’anima 79.

178 ANGELA LAGHEZZA

75 Dial. IV, 30, 4.76 S. Gavielli, s.v. Agostino, in Enciclopedia gregoriana… cit., 5-7, con bibliografia.77 Sulla proposta agiografica dei Dialogi, Boesch Gajano, Gregorio Magno. Alle origini … cit., 187-

230, qui 209.78 B. Lançon definisce nosomonde il sistema simbolico relativo alla malattia costruito dagli autori cri-

stiani tardoantichi nell’ottica della persuasione pastorale: Attention au malade et téléologie de la mala-die: le «nosomonde» chrétien de l’antiquité tardive (IVe-VIe siècles), in V. Boudon-Millot, B. Pouderon(éd.), Les pères de l’église face à la science médicale de leur temps, Paris 2005, 217-230.

79 Dial. III, 17, 7: «[…] Si vero invisibilia pensamus, nimirum constat quia maius est miraculumpraedicationis verbo atque orationis solacio peccatorem convertere quam carne mortuum resuscitare.In isto etenim resuscitatur caro iterum moritura, in illo vero anima in aeternum victura».