Piani e progetti per l’Albania, connubio tra architettura razionalista e tradizione locale

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1057 Piani e progetti per l’Albania, connubio tra architettu- ra razionalista e tradizione locale FRIDA PASHAKO, Politecnico di Bari, Facoltà di Architettura L’Ufficio Centrale per l’Edilizia e l’Urbanistica dell’Albania La nascita dell’Ufficio Centrale per l’Edilizia e l’Urbanistica dell’Albania nel 1939 1 rappresenta il culmine di un graduale processo di acquisizione e trasformazione dello stato albanese in colonia, ritenuto ormai maturo per trasformarsi in “una pro- vincia orientale dell’Impero Italiano” 2 . L’Italia dal momento della proclamazione delle Repubblica Albanese 3 si era impegnata a risollevarla e portarla sulla strada della modernità. Seguiva la fondazione della SVEA (Società per lo Sviluppo Economico in Albania) e della Banca Nazionale d’Albania, dove fu versato l’ingente prestito destinato ai lavori pubblici. Il programma 4 di opere pubbliche riguardava tutti i settori economici e tramite mirate strategie di sviluppo e il po- tenziamento del sistema infrastrutturale riusciva in pochi anni a trasformare l’immagine di tutte le zone urbanizzate del paese. Tuttavia le politiche del regime fascista annunciavano un ul- teriore crescita e una vasta pianificazione territoriale, possibile solo con l’istituzione 5 di un organo tecnico competente. L’attività dell’Ufficio Centrale consisteva nel controllo delle at- tività costruttive pubbliche e private, nella redazione dei piani regolatori, regolamenti edilizi ed urbanistici, nonché nel poten- ziamento e controllo di tutte le infrastrutture e degli impianti per uno sviluppo organico delle città e dei territori adiacenti ad esse. Inoltre il suo operato risultava di duplice valenza, da un lato strumento politico centralizzato per lo sviluppo territoriale mentre dall’altro garante della qualità progettuale. Di fatto, contemporaneamente alla progettazione diffusa e coordinata e alla gestione razionale del territorio si conduceva la ricerca di un nuovo codice compositivo che avrebbe condotto ad una unità di stile e di linguaggio architettonico. L’ organo tecnico era composto, secondo la convenzione intra- presa dai due stati nel 1940 6 , da un gruppo di sette tecnici (tre architetti e quattro disegnatori) e da quattro impiegati d’ausilio (tre assistenti, un segretario e un dattilografo). Un regolamento, stipulato sempre nel’40, determinava le cate- gorie d’intervento, la modalità di presentazione dei progetti, le professionalità coinvolte, al fine di perfezionare il processo pro- gettuale; mentre la parte esecutiva degli interventi riguardava il Ministero dei Lavori pubblici albanese. Questo si traduceva

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Piani e progetti per l’Albania, connubio tra architettu-ra razionalista e tradizione locale

FRIDA PASHAKO,Politecnico di Bari, Facoltà di Architettura

L’Ufficio Centrale per l’Edilizia e l’Urbanistica dell’Albania

La nascita dell’Ufficio Centrale per l’Edilizia e l’Urbanistica dell’Albania nel 19391 rappresenta il culmine di un graduale processo di acquisizione e trasformazione dello stato albanese in colonia, ritenuto ormai maturo per trasformarsi in “una pro-vincia orientale dell’Impero Italiano”2.L’Italia dal momento della proclamazione delle Repubblica Albanese3 si era impegnata a risollevarla e portarla sulla strada della modernità. Seguiva la fondazione della SVEA (Società per lo Sviluppo Economico in Albania) e della Banca Nazionale d’Albania, dove fu versato l’ingente prestito destinato ai lavori pubblici. Il programma4 di opere pubbliche riguardava tutti i settori economici e tramite mirate strategie di sviluppo e il po-tenziamento del sistema infrastrutturale riusciva in pochi anni a trasformare l’immagine di tutte le zone urbanizzate del paese. Tuttavia le politiche del regime fascista annunciavano un ul-teriore crescita e una vasta pianificazione territoriale, possibile solo con l’istituzione5 di un organo tecnico competente.L’attività dell’Ufficio Centrale consisteva nel controllo delle at-tività costruttive pubbliche e private, nella redazione dei piani regolatori, regolamenti edilizi ed urbanistici, nonché nel poten-ziamento e controllo di tutte le infrastrutture e degli impianti per uno sviluppo organico delle città e dei territori adiacenti ad esse. Inoltre il suo operato risultava di duplice valenza, da un lato strumento politico centralizzato per lo sviluppo territoriale mentre dall’altro garante della qualità progettuale. Di fatto, contemporaneamente alla progettazione diffusa e coordinata e alla gestione razionale del territorio si conduceva la ricerca di un nuovo codice compositivo che avrebbe condotto ad una unità di stile e di linguaggio architettonico.L’ organo tecnico era composto, secondo la convenzione intra-presa dai due stati nel 19406, da un gruppo di sette tecnici (tre architetti e quattro disegnatori) e da quattro impiegati d’ausilio (tre assistenti, un segretario e un dattilografo).Un regolamento, stipulato sempre nel’40, determinava le cate-gorie d’intervento, la modalità di presentazione dei progetti, le professionalità coinvolte, al fine di perfezionare il processo pro-gettuale; mentre la parte esecutiva degli interventi riguardava il Ministero dei Lavori pubblici albanese. Questo si traduceva

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in un controllo totale del progetto e l’esplorazione a tutte le sue scale attraverso allegati che vanno dai piani economici di sviluppo e gestione fino ai dettagli esecutivi delle strutture e infrastrutture urbane e degli spazi ed edifici pubblici. Alla fase progettuale seguiva un continuo monitoraggio dello sviluppo urbano, paesaggistico e territoriale da condurre in collaborazio-ne con i municipi locali (Bashkije)7.L’ulteriore innovazione che il regolamento dell’ufficio introdu-ceva era la creazione di una banca dati di tutta l’attività edilizia in Albania, attraverso il deposito obbligato di una copia di tutti progetti realizzati nell’archivio dell’ufficio. Questa pratica non la si riscontra in nessuna altro paese e risulta sostanziale per le ricerche di qualsiasi natura, da quelle storiche, edilizie, statisti-che fino a quelle tributarie.Il primo consulente e direttore di questo ufficio è stato Ghe-rardo Bosio8, al quale si riconosce il merito di aver tradotto gli standardizzati articoli del regolamento in concreti ed efficaci strumenti urbanistici. Agli inizi del 1940 Bosio, a causa di una grave malattia, veniva costretto ad assegnare la direzione dell’ufficio in maniera temporanea all’ ingegnere Giuseppe Paladini, che si dimetterà per contrasti con Bosio dopo un anno. Seguirà la direzione dell’architetto Leone Carmignani ed in fine l’ingegnere Ferdinando Poggi che rimarrà in carica fino al giugno1942, quando l’Ufficio Centrale perde la propria autonomia diventando una sezione del Ministero dei Lavori Pubblici d’ Albania.L’operato di questi architetti riscuote il merito di aver dato al piano una funzione fortemente sociale in un paese in via di sviluppo dove risultava necessaria una programmazione territo-riale centralizzata. Nonostante il breve periodo di attività (solo quattro anni) e il sopraggiungere della guerra che non permise l’attuazione dell’intero programma, veniva dato un esempio metodologico della gestione del progetto e della pianificazione territoriale, ancora attuale poiché capace di cogliere e svilup-pare le vocazioni territoriali salvaguardando le stratificazioni storiche ed etniche.L’ attività dell’ufficio risulta sicuramente influenzata dalle lo-giche propagandiste del regime, intento a diffondere il mito della romanità tramite simboli e promozioni nell’impaginato delle architetture e delle città. Di rilievo era anche il peso del dibattito culturale che avveniva in patria sui temi della salva-guardia (leggi del 1939), sull’introduzione dei piani territoriali di coordinamento (legge del 1942)e della connessa facoltà di espropriazione nelle zone di espansione. Sono gli anni delle grandi opere con i progetti per l’espansione di Roma, le città di nuova fondazione e le nuove colonie. Tuttavia è evidente un’ autonomia disciplinare degli architetti che si dimostrano in

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grado di effettuare una sintesi di tutte le influenze sia politiche che culturali provenienti dalla patria, attuando una mediazio-ne tra razionalismo e tradizione locale. Del resto il complesso programma dell’Ufficio Centrale, articolato tra la ricerca di un nuovo codice compositivo e la formulazione del progetto urba-no come strumento di controllo e sintesi tra interessi estetici e sociali, poteva essere attuato solo da architetti capaci di fondere il sapere scientifico alla cultura umanista. Pertanto rappresen-tanti nelle terre d’oltre mare del’architetto integrale come lo intendeva Giovannoni, primo fra tutti il dirigente dell’Ufficio Centrale Gherardo Bosio.

Linee guida nei piani per le città albanesi

Sulla base delle ricerche svolte negli archivi albanesi e della let-teratura dell’epoca e quella attuale, risulta che l’attività pianifi-catrice dell’Ufficio Centrale abbia riguardato le seguenti opere: il piano regolatore di Tirana, quello dei tre porti principali: Durazzo, Valona e Saranda (Porto Edda), i piani regolatori di alcuni centri agricoli del centro-ovest: Elbasan, Lushnje, Fier e Berat ,l’organizzazione del’area centrale delle città di Scutari e Coritza ed in fine il piano regolatore di alcuni piccoli centri con importanza strategica come Milot, Burrel e Permet (fig. 1).I tecnici dell’Ufficio Centrale nella fase preliminare della reda-zione dei piani seguivano una prassi comune per tutte le città considerando in un secondo momento le variabili dovute ai diversi contesti. Le invarianti consistevano nella conoscenza storica, nella tipologia d’approccio con la città esistente e nella sua connessione con la nuova espansione.L’ approfondimento storico era incentrato sulla rivalutazione delle emergenze monumentali e dei caratteri tradizionali, in particolare per quelli orientali che donavano alle città un aspet-to pittoresco. Questi aspetti insieme a quelli ambientali alimen-tavano le politiche di valorizzazione delle risorse turistiche e immobiliari.Il rapporto con la preesistenza risentiva dell’ambiguità del di-battito italiano, specialmente nelle città albanesi più stratificate storicamente ed etnicamente. Da un lato troviamo applicato il principio giovannoniano del diradamento (opposto ai massici sventramenti) mentre dall’altro si legittimano sostituzioni dif-fuse nel tessuto minuto, per riportare alla luce monumenti e simboli che donano all’area un nuovo valore di rendita9.La connessione tra nuova città a quella esistente era subordi-nato al sistema dei tracciati, alle fasce di verde ed in particolar modo ad un asse direttore di natura commerciale o monumen-tale.

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In tutte le città costiere furono applicate le politiche del regime, già in atto in Italia dagli anni ’20, per il potenziamento del turismo balneare. Tramite promozioni e incentivi finanziari si promuovevamo tutte le tipologie di servizi ricettivi per un in-cremento attrattivo.Nella redazione di tutti i piani il ricorso al paradigma del corpo umano era ricorrente, considerando la città come un organi-smo vivente ed in continua trasformazione era possibile gestire e pianificare al meglio il suo sviluppo.

I piani per le città di Tirana e Durazzo

I primi interventi dell’Ufficio Centrale riguardarono i piani regolatori per la città di Tirana e Durazzo, avendo queste un forte potenziale di sviluppo; la prima nel settore amministrati-vo e terziario mentre l’altra in quello industriale,marino e come importante nodo di interscambio. Il piano regolatore di Tirana aveva il primario compito di dare un nuovo volto alla città, rendendola una degna capitale di uno stato coloniale. Gli autori del piano erano Bosio, direttore dell’Ufficio Centrale e capo-consulente, l’ingegner Poggi, con-sulente, e Lambertini, architetto progettista. I quali sulla base del progetto di massima del ’3910 (scala 1:5000) si occuparono della stesura del piano regolatore definitivo (scala 1:2500), ap-provato nel 1943 (fig. 2).Il piano prevedeva, in una prospettiva temporale di sessanta anni, la crescita fino ad 130 000 abitanti, su una superficie di 1100 ettari e con un indice di densità pari a 130 abitanti per et-taro. Si annunciava, inoltre, la creazione di una zona extraurba-na con due quartieri satellite con le caratteristiche di una città giardino; uno subito oltre il fiume della città mentre l’altro nel-le colline a sud-est della città. Con questa ulteriore espansione la città raggiungeva i 2800 ettari, dei quali 1700 erano destina-te a zone militari, aeroporti ecc. e considerando i 660 ettari di riserva si arriva ad una superficie pianificata di 3400 ettari.Gli obiettivi principali che il piano regolatore di Tirana inten-deva raggiungere e risolvere erano sintetizzati nei seguenti tre punti11: - la creazione di un nuovo centro urbano “degno per la capita-le di un paese pienamente sviluppato”12; - riqualificazione e zooning funzionale della struttura urbana; - organizzazione della rete viaria esistente e la creazione di una circonvallazione.La progettazione del centro urbano coinvolse alcune importan-ti arterie, prosecuzioni delle direttrici esterne che collegavano Tirana con il resto del paese, e l’asse monumentale che colle-

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gava piazza Skanderberg con una nuova piazza al di sotto della collina di San Procopio (figg. 3-4). Il nuovo boulevard, che prese il nome di viale dell’Impero, ave-va un andamento nord-sud ed era il proseguimento del viale Vittorio Emanuele. Bosio occupandosi personalmente della sua progettazione tentava di conferito un carattere monumentale e celebrativo, attraverso una ampia sezione e l’affacciarsi di una serie di edifici di rappresentanza come l’hotel Dajti e il Palaz-zo Luogotenziale13 (fig. 5). Il tutto era dominato dalla visione prospettica del edificio della Casa del Fascio, attorno al quale si organizzava il nuovo polo politico-sportivo di piazza Littoria. Per le altre arterie stradali già esistenti Bosio stabiliva una den-sità adeguata alla larghezza e alla funzione della strada, con edi-fici importanti arretrati rispetto al filo stradale e prospicienti su un parallelo giardino con alberi di alto fustoLa zonizzazione presentava una netta distinzione fra i vari quar-tieri in base alle classi sociali che vi avrebbero soggiornato; le abitazioni signorili erano prevista sulle colline verso Elbasan, dominate dalla villa Luogotenenziale. Ad ovest e ad est della città si estendevano le abitazioni borghesi. I quartieri operai venivano sistemati ad ovest, in una pianura ai margini dell’ area destinata all’ aeroporto e alle zone industriali. Per la collocazio-ne delle caserme si suggeriva la creazione di due nuclei militari ad ovest e a sud della città, di ampiezza sufficiente e con sicure vie di fuga14.Per quanto riguarda la rete viaria, tutto il traffico proveniente dalle direttrici che collegavano con Durazzo, Elbasan e Dibra, veniva convogliato in una circonvallazione che lo smistava nelle strade a sezione limitata verso i quartieri residenziali.Ispirandosi a quello di Tirana e al suo predecesore degli anni ’30 il piano regolatore definitivo di Durazzo applicando con-cetti sovra-settoriale configurava nuovi ed organici assetti di sviluppo. Esso, redatto dall’arch. Carmignani, veniva approvato nel ’42 dopo due anni di studi preliminari (fig. 6).Gli interventi più significativi riguardavano la zona portuale, la progettazione del litoraneo, la sistemazione della zona indu-striale industriale ed il tracciamento di importanti arterie di traffico. Si provvedeva inoltre alla programmazione delle nuove espansioni ed alla definizione planivolumetrica della piazza del Municipio15.Lo sviluppo infrastrutturale del porto comprendeva anche la sistemazione del piazzale d’accesso, di fronte la Banca d’Alba-nia, con la riqualificazione degli edifici esistenti e la costruzione della stazione marittima. Lo smaltimento del traffico pesante portuale avveniva tramitte “una nuova via larga e diretta che interferisca il meno possibile nell’interno della città”16, e che re-stituiva al passeggio e al commercio strade coinvolte dal traffico

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Fig 1.

Fig 3. Fig 4.

Fig 5.

Fig 6.

Fig 2.

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Fig 1. Le città d’interesse. Disegno elaborato durante la tesi di laurea: L’Ufficio centrale per l’urbanistica e l’edilizia dell’Albania: architetture e città. Il Palazzo luogotenziale: progetto di restauro e riqualificazione. A.A. 2008/2009; Studenti: A. Di Lernia, F. Ferrante, D. Natalini, F. Pashako, F. Santamaria, N. Volpe; Relatore: A.B. Menghini; Tutor: M. Stigliano.Fig 2. Tirana. Piano regolatore. Zonizzazione. (1943, arch. I. Lambertini e ing. F. Poggi, AQTN);Fig 3. Tirana. Piano regolatore. Sistemazione di piazza Skanderbeg. (1939, arch. G. Bosio, AQTN).Fig 4. Tirana. Planovolumetrico di piazza Scanderberg e del Bazar.(1940, AQTN).Fig 5. Tirana. Piano Regolatore. Particolare di Via dell’Impero.(1940, arch. G. Bosio, AQTN).Fig 6. Durazzo. Piano Regolatore. Zonizzazione. (1942, arch. L. Carmignani, AQTN).Fig 7. Durazzo. Piano Regolatore.Veduta della piazza del Municipio. (1942, arch. L. Carmignani, AQTN).Fig 8. Porto Edda. Piano Regolatore.Veduta d’insieme. (1939-40, arch. G. Bosio e G. Palladini, AQTN). Fig 9. Valona. Piano Regolatore.Veduta d’insieme e della piazza della cattedrale. (1939, AQTN).Fig 10. Elbasan. Piano Regolatore.Veduta d’insieme e della piazza comunale. (1942, arch. I. Lambertini e F. Poggi, AQTN).

Fig 8.

Fig 9.

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portuale.La zona industriale era prevista lungo la strada per Tirana e ve-niva raccordata al porto da grandi strade e dalla ferrovia. La“creazione di una vera città balneare”16 metteva a frutto le principali vocazioni del territorio e la sua capacità attrattiva nei confronti della vicina capitale e non solo. La realizzazione di imponenti lottizzazioni residenziali lungo la costa prevedeva l’allineamento di veri e propri centri urbani.Le nuove espansioni erano previste a Nord sia all’interno che all’esterno della circonvallazione. Esse seguivano le indicazioni del vecchio piano e la parcellizzazione esistente. Si guardava al modello della città giardino con tipologie intensive nelle aree più interne e semi-intensivo nelle aree adiacenti alla circonval-lazione e in quelle collinariIl centro amministrativo si consolidava grazie al progetto per la piazza del Municipio. Dove sui lati nord e sud si prevedeva la costruzione di due nuovi edifici (Borsa e Federazione del Parti-to). Lungo gli altri lati troviamo gli edifici delle Poste e Telegra-fi, un albergo, gli edifici di banche, assicurazioni, uffici, giardini pensili antistanti la moschea Si pensava ad una sopraelevazione del Municipio e si adottava il porticato come elemento di rac-cordo formale, mentre al centro della piazza era posizionata una statua di Skandenberg (fig. 7).Nonostante la scarsa considerazione per le tracce della città ot-tomana, il discutibile rapporto con le aree di valore ambientale, la mancata conoscenza dei resti di età romana (l’anfiteatro sco-perto negli anni ’60), l’esperienza di Carmignani rappresenta comunque l’atto fondativo della città contemporanea, le radici dalle quali è opportuno ripartire per la riqualificazione attuale.

Le altre città

La capacità di programmazione e la cura per il dettagli riscon-tra fino ad ora nell’attività dell’Ufficio Centrale la ritroviamo anche nei piani per le altre città dell’Albania. Tuttavia il so-praggiungere della seconda guerra ha interrotto bruscamente il programma delle sue attività lasciando ad uno stato embrionale o abbozzato molti piani. I quali richiedono uno studio più at-tento e approfondito che viene lasciato ai futuri sviluppi della ricerca. Qui verranno solo menzionati e descritti nei loro carat-teri di massima.Riprendendo le vicende urbanistiche dei porti nazionali ri-portiamo il caso di Porto Edda, dove il progetto di massima presentava lo spostamento del porto e degli impianti militari per l’acquisizione di nuovi spazi nella zona costiera. Il progetto prevedeva edifici di tipo estensivo e di un grande albergo sul

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mare (fig. 8). Lo sviluppo del porto di Valona, invece, era legato alla vicina zona industriale e alle zone militari, ubicate in aree decentrate ma adiacenti alle grandi arterie di traffico. Non si trascurava, tuttavia, la zona centrale della città con la sua piazza e i suoi giardini (fig. 9). Il piano regolatore di Elbasan comprendendo la natura della città, crocevia storico delle strade per Coritza e Tirana, inten-deva potenziare il sistema infrastrutturale. Inoltre prevedeva un intervento di riqualificazione del centro definendo delle zone di rispetto e l’isolamento della città fortificata in nome dei princi-pi estetici, igienici e di valorizzazione. Bosio, invece, si occupò della progettazione della piazza della Bashkija e dell’imbocco della via lungo le mura, portata a termine da Lambertini (fig. 10). Nello stesso periodo furono pensate le sistemazioni delle piazze centrali di Scutari e di Coritza, con le definizioni formali dei relativi edifici pubblici. Per le città di Berat e Argirocastro si seguiva un procedimento più conservativo, progettando per la prima città solo il mercato aperto mentre per la seconda la piazza centrale.

Note

1 Il 1939 è l’anno della conquista militare dell’Albania da parte dell’Italia con lo sbarco delle truppe italiane a Durazzo e della proclamazione di Vittorio Emanuele III re d’Italia e d’Albania2 Les archives secretes du Comte Ciano, Paris 1953, pg. 1903 Alla fine della prima guerra mondiale comparve sulla scena politica albanese Ahmet Zogu, il quale il 31 gennaio 1925 proclamò la repubblica e si fece eleggere presidente affidando agli italiani la riorganizzazione finanziaria e dell’esercito, sciolto alla sua elezione perché considerato ostile 4Il programma pubblico assunto dal regime fascista per l’Albania, in conti-nuità con le politiche di bonifica applicate in patria, intendeva sfruttare tute le potenzialità del territorio. La bonifica delle paludi avrebbe ridato 200 000 ha di terreno agricolo, lo sfruttamento massimale delle miniere e la scoperta di nuove fonti estrattive avrebbe fatto fronte alle necessita militari, gli studi idrologici e lo sfruttamento delle fonti idro-energetiche avrebbe favorito gli impianti industriali dell’estrazione delle materie prime5 L’istituzione dell’Ufficio Centrale per l’edilizia e l’urbanistica avvenne tramite il decreto luogotenenziale del 12.10.1939-XVII, n. 122 firmato dal luogotenente generale Francesco Jacomoni di Sansovino, e pure a sua attività era iniziata già dal luglio dello stesso anno. Tale decreto conteneva in oltre 12 articoli sulla funzione e l’organizzazione amministrativa dell’Ufficio Centrale, la composizione della Commissione edilizia ed urbanistica e le agevolazioni fiscali6 Convenzione del 28.03.1940-XVIII stipulata a Roma con la quale il gov-

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erno albanese si impegnava ad assumere tutto il personale necessario per lo svolgimento delle attività7 Cfr.: GIUSTI, M. A., 2006: Albania. Architetture e città 1925-1943. Fire-nze: Maschietto, pgg. 37- 438 Per un approfondimento sulla vita e le opere di Bosio in Albania e non solo consultare CRESTI, C. (a cura di), 1996: Gherardio Bosio, Architetto fioren-tino 1903-1941. Firenze: Angelo Pontecorboli9 Cfr.: GIUSTI, M. A., 2006: Albania. Architetture e città 1925-1943. Fire-nze: Maschietto, pgg. 67-6910 Cfr.: BOSIO, G., 1939: Progetto di massima per il Piano Regolatore della città di Tirana. Tirana: Zyra Qednrore e Edilicjes dhe Urbanistikes se Shqip-nis (Ufficio Centrale per l’Edilizia e l’Urbanistica dell’Albania), pg. 1111 Cfr.: MIHO, K., 2003: Shqiperia. Veshtrim Urbanistik (1912-1944). Ti-rana: Extra, pgg. 235-27112 LAMBERTINI, L.; POGGI, F., 1943: Relazione al Piano Regolatore di Ti-rana. Tirana: dattiloscritto in Arkivi Qendror Teknik i Ndertimeve, pg. 1013 Cfr.: BOSIO, G., 1940: Piano Regolatore di Tirana, Regolamento Urbanis-tico del viale dell’Impero. Tirana: Tipg. Gutenberg, pg. 414 Cfr. BOSIO, G., 1939: Progetto di massima per il Piano Regolatore della cit-tà di Tirana. Tirana: Zyra Qednrore e Edilicjes dhe Urbanistikes se Shqipnis (Ufficio Centrale per l’Edilizia e l’Urbanistica dell’Albania), pgg. 7-815 Ufficio Centrale per l’Edilizia e l’Urbanistica dell’Albania, Piano regolatore di Durazzo, Relazione. Nella relazione del piano ed in particolare nella tavola n.6 sono elencati gli edifici notevoli da rispettare e quelli da poter sacrificare.16 Ibidem, pgg. 8-10

Bibliografia

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