ORIGINI STORICHE DEL SALENTO MESSAPICO di Fernando Sammarco

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L’antica Orra (Oria) ORIGINI STORICHE DEL SALENTO MESSAPICO Fernando Sammarco Nel corso del V sec. a.C. la civiltà messapica presentava già caratteri ben definiti nei vari ambiti: culturale, geografico, etnico, politico e strategico- militare. L'etimo antico Metapia poi Messapia (terra di mezzo) si riferisce alla penisola salentina, posta tra il mondo greco ed il territorio occupato dagli Itali. Japudìa o Japùdia (Japigia), che, secondo alcuni autori moderni, è all'origine di Apulia, è un termine di derivazione illirica che è attribuito all'intero territorio pugliese. Sin dagli albori della civiltà, la Puglia fu crocevia di importanti migrazioni di popoli che provenivano prevalentemente dal versante balcanico. Alcune di queste genti, tra le quali la stirpe predominante era quella degli illirici Japigi, occuparono stabilmente l'intera regione e si fusero con le etnie indigene. Dauni, 1

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L’antica Orra (Oria)

ORIGINI STORICHE DEL SALENTO MESSAPICO

Fernando Sammarco

  Nel corso del V sec. a.C. la civiltà messapicapresentava già caratteri ben definiti nei vari ambiti: culturale, geografico, etnico, politico e strategico-militare.   L'etimo antico Metapia poi Messapia (terra di mezzo)si riferisce alla penisola salentina, posta tra il mondogreco ed il territorio occupato dagli Itali. Japudìa oJapùdia (Japigia),  che, secondo alcuni autori moderni,è all'origine di Apulia, è un termine di derivazioneillirica che è attribuito all'intero territoriopugliese. Sin dagli albori della civiltà, la Puglia fu croceviadi importanti migrazioni di popoli che provenivanoprevalentemente dal versante balcanico. Alcune di questegenti, tra le quali la stirpe predominante era quelladegli illirici Japigi, occuparono stabilmente l'interaregione e si fusero con le etnie indigene. Dauni,

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Peucezi e Messapi furono tribù japigie che siinsediarono in queste zone durante la grande migrazioneillirica dell'età del ferro. Nei secoli  IX-VIII-VII  laMessapia, in particolare, assorbì elementi etnici eculturali nuovi, che provenivano non solo dalle terreilliriche che si estendevano sull'altra sponda del mareadriatico, fino al promontorio acrocerauno, ma anche dainsediamenti del versante greco-epirota. La Messapia più delle altre aree pugliesi fu meta dicolonizzatori fin dai tempi protostorici. Chissà quantinaviganti in tempi remoti approdarono alle suetranquille insenature e porticcioli naturali. Quantinaufraghi inoltre guadagnarono le dorate spiagge  escoprirono incantati una natura generosa, ricca diboschi, sorgenti e selvaggina.

Mura messapiche di Manduria (3° Cerchia/III sec. a. C.)

Secondo Erodoto, furono i Cretesi, di ritorno dallasfortunata campagna in terra siceliota, a fondare alcunisiti protourbani del versante occidentale messapico, trai quali Hyria (Oria), Hyreton  (contrada Vereto),ecc.Altri autori parlano di approdi micenei in varie partidella costa salentina ed altri ancora di successiveondate migratorie provenienti prevalentemente da Creta,da Rodi e da altre isole egee che mutarono alquanto lecaratteristiche culturali dei precedenti invasori.

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La tripartizione della stessa penisola salentina intre distinte etnie territoriali ( i Messapi a nord-ovest, delimitati a sud dall'antica  fiumara dell'Arneo;i Calabri disposti lungo l'estrema fascia della costaadriatica e i Sallentini lungo quella jonica) é  indicedel fatto che molteplici furono le sovrapposizioni dirazze e tribù durante i secoli precedenti. E' certo,comunque, che in un'epoca più prettamente storica, nel Vsec. a.C., i vari gruppi etnici, pur diversi fra loro,si erano ormai amalgamati e presentavano una faciesculturale piuttosto unitaria.                       Ivillaggi, in breve tempo, erano cresciuti, divenendosempre più popolati e ricchi. Il territorio circostantepresentava una nuova realtà economica che era anchefrutto dell’operosità dei suoi abitanti. Prosperarononumerosi lanifici, caseifici, industrie tintorie ediverse altre attività, come la pesca e la produzionedel vino e dell’olio. Grazie ai fiorenti scambimercantili, commerciali, di uomini e di idee, si eranodiffuse nuove metodologie agricole, che avevanoaccresciuto e variegato i raccolti; si eranorazionalizzati la cura e l'allevamento del bestiame, inspecial modo di cavalli. Si erano inoltre perfezionatenuove conoscenze tecniche nel campo dell'edilizia urbanae delle fortificazioni, della fusione e della forgia deimetalli, della lavorazione delle ceramiche e dellatessitura: tutto ciò aveva reso forti ed imponenti gliantichi insediamenti come tuttora mostrano le poderosestrutture difensive di alcune cittadine salentine. 

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Fortificazioni murarie della messapica Aoxenton (Ugento)

 All'inizio del secolo suddetto, i Messapi (ormaicomunemente identificati dai Greci come gli abitantidella penisola salentina), proiettati irreversibilmentein un bacino politico-culturale di forte influenzaellenica, si unirono in una Sacra Lega per tutelareprincipalmente i propri interessi e per meglioconservare l'autonomia politica ed economica dell'interaregione.    La Dodecapoli Messapica (o Confederazione delle dodicicittà principali) si basava su un sacro giuramento chesanciva la fratellanza fra le sue tribù. Questaimportante istituzione portò ad una maggiore coesionefra le varie etnie, che nel recente passato erano anchericorse brutalmente alle armi per risolvere alcunedispute interne, e instaurò un legame più forte tra diesse, garantito da  un   nuovo  spirito  di collaborazione e da una nuova politica centralizzata chemirava a difendere i diritti di tutti contro ognisopruso e contro qualsiasi usurpatore, interno odesterno, che volesse  infrangere tale alleanza. L'entrata in scena della Lega Messapica costituì unulteriore baluardo  contro l'espansione della fiorente

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colonia spartana di Taras, che mirava ad annettere iterritori confinanti.      La città del Golfo si trovò così accerchiata da forzeben agguerrite e diverse tra loro. Ad occidentepremevano le tribù montanare dei Kaoni e degli Enotri, asud-ovest le colonie magno-greche della costa jonica, anord i Peucezi e ad est i Messapi. Ma, il suo forteesercito e la sua flotta navale scoraggiaronomomentaneamente questi popoli dall'intraprendere azionidi guerra nei suoi confronti; i Tarantini erano moltotemuti, anche perché nel passato avevano costantementetentato di forzare i confini, esercitando violenza edimponendo condizioni umilianti ai loro rivali. Kroton, a capo della Lega Italiota, costituì unelemento di rottura nell'assetto strategico dell'areajonica colonizzata dagli Elleni. I suoi abitanti, dopoaver distrutto la città di Sybaris, minacciarono diespandere il proprio dominio fino alla stessa koratarantina.      I popoli japigi avvertirono questa tensione nel mondogreco a loro vicino e temevano che gli stessi Tarantini,una volta vinti gli arditi Krotoniati, si rivoltasserocontro di loro. I Messapi e i Peucezi si unirono dunque in una mutuaalleanza con l'intesa di  difendere i loro territori dainvasioni esterne. La Messapia di quel tempo aveva comunque scambicommerciali non solo con Taras e le altre colonie grechedell'Italia meridionale, ma anche con città della BassaIlliria, le isole ioniche e gran parte delle terre chesi affacciano sull'Egeo. La penisola salentina disponevadi numerosi approdi e fondachi che offrivano ospitalitàai navigli che vi giungevano direttamente  o chetransitavano verso altre località costiere. All'internodi essa scorrevano importanti vie di comunicazione; frale più frequentate dai traffici erano: la ViaSallentina, che da Taranto portava fino al promontoriojapigio di Leuca, passando per Manduria, Nardò,  Alezioe Ugento; la Via Idruntina, che da Brindisi arrivava aLeuca, passando per Cavallino e Otranto; la ViaBrentyria (termine convenzionale composto dall'unionedei toponimi Brentesion e Hyria) che portava a Taranto,passando per Oria e Grottaglie.

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Ostrakon ritrovato a Soleto nel 2003con mappa della Messapia

  La Via Acheorum, invece, era una strada più antica,costruita dai primi visitatori achei che siavventurarono da queste parti durante il periodomiceneo. Essa, ancora in parte percorribile nel Vsecolo, seguiva un tracciato ad ellisse che daHydruntum  (Otranto) passava per Sybar Sallentina(Cavallino), Rhudia, Orra, Mesochoron (Grottaglie),Taranto e continuava fino a Metaponto. Si può immaginare, quindi, quanto la penisolasalentina fosse stata importante nel corso della storia,considerando anche il fatto che essa era meta di mezzo(Metapia) per i grandi traffici che seguivano la rotta apiccolo cabotaggio verso le regioni occidentali.  Il Mediterraneo orientale presentava uno scenarioabbastanza definito ai tempi della Lega Messapica. Dopola battaglia navale di Salamina nel 480 e la definitivasconfitta dei Persiani a Platea nel 479, Atene era ormaidivenuta la città guida di tutto il mondo greco e ilfaro di una nuova Koinè (comunità linguistica eculturale) che mirava ad estendere la propria egemoniaverso nuove terre. Ma, se fino ad allora la Grecia nelsuo insieme aveva espresso una linea politica estrategica comune, tesa a difendere il suolo patriodall'invasore straniero, subito dopo, Sparta ed i suoialleati del Peloponneso si resero conto che occorreva inqualche modo arginare il potere ateniese e osteggiare lavocazione imperialistica della capitale attica. Sigiunse così allo sfaldamento dell'unità greca. Dopo lamorte di re Leonida alle Termopili, la fuga diTemistocle da Atene e la destituzione di re Pausania aSparta, non vi furono più uomini in grado di rinsaldarela vecchia intesa e riportare alla luce quello spiritodi collaborazione che si era manifestato prima. Da quiin poi, i due sistemi si fronteggiarono, ognuno perdimostrare la propria superiorità. 

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La democrazia ateniese ebbe il suo  grande splendorecon Pericle, che fu l'interprete principale di questainnovativa forma di governo, che mirava allo sviluppodel demos attico; l'oligarchia spartana, invece,rimaneva ancorata ad una  casta aristocratica,costituita da guerrieri dominanti che privilegiavano ipropri interessi a danno degli altri ceti sociali.L'aristocrazia spartana si reggeva sulla sottomissionedei servi e sullo sfruttamento dei non cittadini, ma,allo stesso modo, anche la democratica Atene, giacchéall'interno regnava l'uguaglianza, fu costretta  acrearsi all'esterno una cerchia di sudditi sulle cuispalle essa poteva fondare e mantenere la propriaesistenza autarchica. La nuova lega navale (Lega Delio-Attica) ne offrì la possibilità ed in ultima istanzanessuno poté impedire che essa fosse sfruttata in quelsenso. La Messapia, pur conservando una posizione autonoma,e quindi indipendente  da qualsiasi diretta influenzastraniera, subì in qualche modo la forte attrazioneculturale, politica e strategica che Atene esercitava sugran parte delle terre che si affacciavano sulMediterraneo centro-orientale. Lo storico greco Tucidide, contemporaneo diquell'epoca, parla nel suo libro "La Guerra delPeloponneso" di un'alleanza messapico-ateniese basataanche su aiuti militari. Non fu un caso che nel 415 e413 gli Ateniesi in rotta verso Siracusa, fermandosi perapprovvigionamenti alle isole Cheradi (o Chorades),ricevessero una calorosa accoglienza da parte deiMessapi, che si prodigarono a far salpare sulle loronavi oltre a cavalli e lanciatori di giavellotto  ancheogni genere di vettovagliamento.

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Hetairoi della falange spartana

Quel patto di alleanza era però noto solo ai tempidel re Arthas, il più grande dinasta messapico dell'etàclassica, ma nulla si sa di essa nella prima fase dellaLega Messapica, quando si verificò il grande scontro trale stirpi autocnone del Salento e i colonizzatorilacedemoni di Taranto, i quali andarono incontro ad unadisastrosa sconfitta, di cui Erodoto parla come dellapiù immane disfatta che popolo greco non avesse maiconosciuto. Non è da escludere, che già allora, forzeateniesi o mercenari arruolati dalle stesse avesseroaiutato i Messapi a scacciare dal proprio territorio gliinvasori tarantini e a continuare la contesa fino allaloro capitolazione. Ma, se l'intesa con Atene era già inatto in quel periodo, forse non incontrava l'unanimitàdei consensi all'interno della Lega, poiché quest'ultimaaveva bisogno di affermare la propria autonomia e lapropria cultura entro confini sicuri e di non permetteread alcuna potenza straniera di influenzare le propriescelte politiche. Le vicende e i fatti storici salientidi gran parte del V sec. a.C. nel Salento antico ebberoinizio con la costituzione della ConfederazioneMessapica e si conclusero con la reggenza di Arthas. I Messapi ebbero sicuramente un carattere fiero edindomito nell’affermare la propria autonomia tribale, male aspettative della Lega si infransero con la caduta dire Opis (460 a.C.) che trascinò l’intero popolo della

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Sallentina in un umiliante e sventurato periodo disudditanza verso i Tarantini, che non mancarono dicoronare la loro vittoria con un donario delfico cherappresentava lo sconfitto re messapico, ferito a morte,ai piedi dei cavalieri nemici. Nel 444 a.C., al tempo della fondazione della coloniapanellenica di Thurii, caposaldo ateniese nel GolfoJonico, Taranto dovette, però, affrontare un conflittobellico decennale con la nuova polis magnogreca, cheaveva occupato il ruolo della precedente colonia acheadi Sybaris, distrutta dai Krotoniati nel 510 a.C. IMessapi, sensibili alla linea politica periclea deigiusti equilibri e all’irrinunciabile opportunità digarantire i propri interessi strategici, ripresero learmi per riscattare l’onore e la libertà, approfittandodel momento delicato dei loro vicini. Un caduceo bronzeo, rinvenuto a Brindisi nel 1867, in Piazza Crispi, edinterpretato per la prima volta dal Momsen due anni più tardi, riporta,secondo il parere di molti epigrafisti, iscrizioni che rimandano adun’alleanza fra Thurini e Brendesini, che stabilisce la deliberata volontà deiMessapi di sostenere la causa antitarantina. Delle incisioni DamosionThurion - Damosion Brendesinon, quella che s’intende essere una scrittamessapica sembra, però, secondo alcuni dotti ricercatori, noncorrispondere a precisi canoni linguistici del periodo a cui si intendeattribuire il documento.

Elmo da guerra messapicocustodito presso il British Museum

L’epilogo di questa storia è noto: i Lacedemoni diTaras, dopo estenuanti campagne militari, vinsero iTaurini, anche se non riuscirono ad invadere il loro

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territorio. Per pacificare tutta la zona, essi,d’accordo con questi ultimi, fondarono una nuovacolonia, vicino a Siris. Il nome che le fu dato fuHerakleia, in onore del dio panellenico Herakles ed ilconflitto terminò nel 433 a.C. con una formaleattribuzione oracolare della fondazione della città adApollo Pizio. L’accordo fra la politica filospartana equella filoateniese pose fine alla brama di conquista diTaras verso i centri della Lega Italiota. Quel compromesso consentì ai tarantini di occuparegran parte della Siritide, ambita meta della loropolitica d'espansione, e di fissare, almeno per quelmomento, i nuovi confini a sud-ovest della città delgolfo jonico.                              La nuova situazione rappresentò una svolta negativa per la Messapia. I Tarantini avevano conquistato nuoviterritori e si erano resi consapevoli che nulla avrebbepotuto  da quel momento in poi impedire lorol'espansione verso l'intera penisola sallentina. Essi,infatti, ritornarono alla carica e, vincendo leresistenze messapiche, riconquistarono i puntistrategici, compresi  i porti di Anxa e Hydrunto pergarantirsi un migliore controllo delle rotte marittime. La Messapia andava così incontro ad un nuovo e forselungo periodo di sudditanza e di sottomissione allapotente Taras. Ma, un nuovo capo carismatico apparveall'orizzonte, imperioso e trainante, come un eroeleggendario che difende il suo popolo dai dentidell'Idra e lo conduce alla libertà. Il suo nome era Arthas. Egli era un fiero esponentedella casta nobiliare salentina e fece subito parlare disé non solo per le sue eccezionali doti agonistiche maanche e principalmente per le sue abilità dialettiche ediplomatiche.  In poco tempo la sua fama superò i confini dellaSallentina raggiungendo la Magna Grecia ed il vicinoOriente. Egli ebbe anche l'onore di rappresentare laMessapia alle Panatenee di Atene, dove fu onorato con laghirlanda di vincitore in una delle gare ufficiali. Alle isole Cheradi (o Choradi), il dynastes messapicoaccolse con grande senso di ospitalità i navarchiateniesi Alcibiade, Làmaco e Nicia (415 a.C.) eDomostene ed Eurimendonte (413 a.C.) durante una sosta

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delle loro flotte navali dirette a Suracusa. Fu in taleoccasione che fu opportunamente rinnovata la palaià philiache, da diverso tempo, legava Messapi ed Ateniesi ad unpatto di vera amicizia che attribuiva al basileus dellaSallentina il titolo di prosseno (autorevolerappresentante e garante della politica ateniesed’oltremare). Arthas fu il più grande re messapico di cui gliantichi storici parlano nelle cronache dell’epoca e permerito del suo ineguagliabile valore e delle sue gestaeroiche la Sallentina o Messapia conobbe un lungoperiodo di pace e prosperità.

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