Nuovi documenti sulla Cappella della Purità

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CHIERICI REGOLARI TEATINI

LE COLONNE DEL DECUMANOPresidenza

Carmine Mazza C.R.

FONTI TEATINE – STUDI E TESTI

Comitato scientificoValentín Arteaga y Sánchez-Guijaldo C.R. - Flavio ColussoVincenzo Cosenza C.R. - Domenico Antonio D’AlessandroMariano Palumbo C.R. - † Gaetano Rossell i Clivillers C.R.

Coordinamento editorialeSilvia De Palma - Paolo Maria Vitiello

AlessAndro BArAttA - nicolAs Perrey (qui attribuita)San Gaetano Thiene e il beato Giovanni Marinoni ricevono dal viceré don Pedro

de Toledo nel 1538 la chiesa di San Paolo Maggiore, in Vita Sa(n)cti Caietani Thienaei Ordinis Clericorum Regular(ium) Fu(n)datoris. A P. D. Ioanne Baptista Castaldo Clerico Regulari olim edita. Nunc eiusdem opera Imaginibus expressa. Veronae Superiorum permissu 1619, tav. n. 35. Nell’incisione la chiesa di San

Paolo Maggiore è raffigurata dal pronao del Tempio dei Dioscuri, riconoscibile al di là della porta disegnata nella parete di fondo.

MAestrAnze nAPoletAne

Cantoria per l’organo, 1652. Napoli, San Paolo Maggiore, lato destro della navata centrale anteriore.

SANT’ANDREA AVELLINO

E I TEATINI NELLA NAPOLI

DEL VICEREGNO SPAGNOLO

Arte religione società

a cura di

DOMENICO ANTONIO D’ALESSANDRO

* *

M. D’AURIA EDITORE

Il corredo iconografico di questo volume è stato realizzatocon un contributo della Libreria Neapolis di Annamaria Cirillo

ISBN 978-88-7092-330-8

© 2012 LE COLONNE DEL DECUMANO© 2012 M. D’AURIA EDITORE

Calata Trinità Maggiore 52-5380134 Napoli

tel 081.5518963 fax [email protected]

siMonA stAritA

Nuovi documenti sulla Cappella della Madonna della Purità

nella chiesa teatina di San Paolo Maggiore di Napoli

L’indagine archivistica svolta per conoscere più diffusamente le vicen-

de collegate alla costruzione della Cappella della Madonna della Purità ha portato alla luce una serie di documenti che aggiungono nuovi elementi alle notizie già note attraverso le fonti antiche e la bibliografia moderna.1 Una

* Le ricerche qui presentate in forma estremamente sintetica s’inseriscono nel conte-sto più ampio di una tesi di dottorato discussa nel gennaio del 2012 su Andrea Falcone e la scultura a Napoli dal 1650 al 1675, pertanto ringrazio il professor Francesco Caglioti che mi ha guidato in questo lavoro con i suoi preziosi consigli; ringrazio inoltre il professor Tomaso Montanari, il professor Domenico Antonio D’Alessandro, Fernando Loffredo e Federica De Rosa, per i suggerimenti e le informazioni che generosamente mi hanno elargito. Indicherò come tav./tavv. le illustrazioni collocate in appendice al saggio e come fig./figg. quelle pubbli-cate a corredo generale dei due volumi di questi Studi.

1 Per le fonti antiche cfr. PoMPeo sArnelli, Guida de’ forestieri, curiosi di vedere, e d’in-tendere le cose più notabili della regal città di Napoli, e del suo amenissimo distretto […], 1a ed., Napoli, Giuseppe Roselli, 1685, p. 102; cArlo celAno, Delle notitie del bello, dell’antico, e del curioso della città di Napoli, per i signori forastieri […] giornata seconda, 1a ed., Napoli, Giacomo Raillard, 1692, p. 173; doMenico Antonio PArrino, Napoli città nobilissima, antica, e fedelissima, esposta à gli occhi, et alla mente de’ curiosi, divisa in due parti. Contenendo in questa prima parte le sue più belle vedute intagliate in rame, chiese, castelli, fabbriche, magnifi-cenze, notizie degli antichi dogi, regnanti, arcivescovi, vescovi, nobiltà, popolo, tribunali, quadri, statue, sepolchri, librarie, e ciò che più di notabile, bello e buono in essa si contiene […], 2 voll., Napoli, «Nella nuova stampa del Parrino», 1700, vol. I, p. 336, tutte disponibili nel sito http://www.memofonte.it, nella sezione “Guide - Napoli” a cura della Fondazione Memofonte; c. celAno, Delle notizie del bello, dell’antico, e del curioso della città di Napoli, per i signori fo-rastieri […] in questa seconda edizione corrette, ed accresciute, giornata seconda, Napoli, Gio. Francesco Paci, 1724, p. 135; giusePPe sigisMondo, Descrizione della città di Napoli e suoi borghi [...], 3 voll., Napoli, Fratelli Terres, 1788-1789, vol. I (1788), p. 218; luigi d’AFFlitto, Guida per i curiosi e per i viaggiatori che vengono alla città di Napoli in cui si dà conto di tutti gli oggetti di belle arti antichi e moderni che attualmente ivi esistono, e de’ luoghi ove sono, colla descrizione ancora delle cose più rimarchevoli che si osservano ne’ suoi contorni da Pozzuoli sino a Pesto; divisa perciò in due parti, colla cronologia delle differenti dinastie che hanno governato ne’ regni delle due Sicilie, e de’ loro viceré, 2 tomi, Napoli, Tipografia Chianese, 1834, t. I, p. 86; gennAro AsPreno gAlAnte, Guida sacra della città di Napoli, Napoli, Stamperia del Fibreno, 1872, ed. mod. a cura di Nicola Spinosa, Napoli, Società Editrice Napoletana, 1985, p. 113; luigi gAlAnti, Guida storico-monumentale della città di Napoli e contorni, ed. modificata ed ampliata da Lorenzo Polizzi, 2a ed., Napoli, Luigi Chiurazzi, 1882, p. 382. Per la bibliografia moderna cfr. sAlvAtore scotti c.r., La chiesa di San Paolo Maggiore in Napoli. Cenni storici ed artistici, Napoli, M. D’Auria, 1922; silvAnA sAvArese, San Paolo Maggiore: un tempio, una chie-

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risorsa inesauribile di informazioni è la documentazione custodita presso la Sezione Manoscritti della Biblioteca Nazionale di Napoli “Vittorio Emanue-le III” (fondo San Martino) e presso l’Archivio di Stato di Napoli. Attraverso i manoscritti appartenenti al fondo San Martino è possibile ripercorrere i momenti più significativi della storia della cappella riguardanti la donazione del dipinto della Madonna della Purità, le celebrazioni fatte in occasione dell’elezione a patrona dell’Ordine teatino, la decorazione marmorea del sa-cello e, infine, la richiesta per il titolo della corona d’oro per l’immagine della Vergine.

Il processo che mise in moto la costruzione della cappella, che fu intito-lata alla Madonna della Purità, trova origine in un contratto notarile che atte-sta la donazione avvenuta nel 1641 del dipinto raffigurante una Madonna col Bambino da parte del sacerdote don Diego de Bernaudo y Mendoza a don Giuseppe Caracciolo, preposito della Casa di San Paolo Maggiore, perché si esponesse in una delle cappelle della chiesa.2 Il quadro, come si apprende dalla relazione sulla festa di patronaggio della Madonna della Purità,3 venne collocato «nella prima cappella dell’ala a man dritta» ovvero quella che, se-condo lo Stizzo della Relatione per l’Incoronatione della Vergine Santissima della Purità,4 «era la prima della nave maggiore di detta chiesa», suscitando presto un grande afflusso di devoti. La Madonna fu quindi eletta patrona di San Paolo, e la nuova cappella fu ornata di grandi apparati. La costruzione, tuttavia, cominciata già nel 1641 con l’intervento del marmorario Francesco Valentini,5 ebbe un grande impulso nel 1656,6 a peste scemata, quando il 7 ottobre don Diego de Bernaudo stipulò un contratto con Bartolomeo Mori e Pietro Antonio Valentini (figlio di Francesco),7 scultori e marmorari attivi

sa, «Napoli nobilissima», s. III, XVI, 1977, fasc. 5, pp. 177-192; renAto ruotolo, Documenti sulla chiesa napoletana di S. Paolo Maggiore, in Scritti di storia dell’arte in onore di Raffaello Causa, a cura di Pierluigi Leone de Castris, Napoli, Electa Napoli, 1988, pp. 297-304 (d’ora in poi ruotolo 1988), rist. in «Regnum Dei. Collectanea Theatina», a. LVIII, vol. 128, 2002, pp. 195-216; geMMA cAutelA, San Paolo Maggiore, in Napoli Sacra. Guida alle chiese della città, 7° itinerario, a cura della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Napoli, Napoli, Elio de Rosa, 1994, pp. 433-445.

2 Si veda l’appendice documentaria, doc. 1.3 Si veda l’appendice documentaria, doc. 2.4 Si veda l’appendice documentaria, doc. 6.5 Cfr. eduArdo nAPPi, Le chiese e le case teatine a Napoli durante il viceregno spagnolo

attraverso i documenti dell’Archivio Storico dell’Istituto Banco di Napoli - Fondazione, nel vol. I di questi Studi (docc. 90, 94), d’ora in poi nAPPi-teAtini, e Archivio di stAto di nAPoli (d’ora in poi ASNa), Notai del secolo XVII, notaio Luca d’Onofrio, scheda 278, prot. 21, cc. 518v-520v, che contiene il documento di quietanza del 14 novembre 1654 tra don Diego de Bernaudo e Francesco Valentini per i lavori eseguiti nella cappella fino a quella data.

6 Si veda l’appendice documentaria, docc. 3a-b.7 Si veda l’appendice documentaria, doc. 5. Per altre realizzazioni dei due scultori-

marmorari, cfr. Ricerche sul ’600 napoletano. Catalogo delle pubblicazioni edite dal 1883 al

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alla metà del Seicento a Napoli e spesso sotto la direzione di Cosimo Fanza-go. I due furono incaricati di decorare i pilastri «maggiori» con le relative nicchie ai lati della cappella, che avrebbero poi accolto le statue raffiguranti due delle quattro virtù cardinali: la Temperanza e la Prudenza. Tra il 1704 e il 1705 il rivestimento marmoreo fu esteso poi ai due pilastri del vestibolo a cura di Nicola Tammaro, che realizzò anche le nicchie per le statue delle altre due virtù: la Giustizia divina e la Fortezza. Dopo la consacrazione del sacello, avvenuta il 7 maggio 1672, s’inoltrò la richiesta al Capitolo generale della Santa Sede d’insignire del titolo della «corona d’oro» la Madonna della Purità (tavv. 5-7), ed in virtù di tale domanda veniva illustrata in maniera estesa il culto ad essa collegato e le opere d’arte realizzate per la cappella.8

La profusione di marmi policromi tradotti in motivi fitomorfi che la caratterizzano è il tratto distintivo della decorazione, largamente diffusa a quell’epoca, e che riconosce nella Certosa di San Martino, nella Cappella Ca-cace in San Lorenzo Maggiore e nella Cappella Firrao, realizzata nella stessa chiesa di San Paolo Maggiore, gli esempi più alti e conosciuti del commesso marmoreo napoletano. Con il repertorio decorativo elaborato dal più celebra-to architetto e compositore d’ornati, quale fu Cosimo Fanzago,9 il contributo

1990, riguardanti le opere di architetti, pittori, scultori, marmorari ed intagliatori per i secoli XVI e XVII, pagate tramite gli antichi banchi pubblici napoletani, a cura di Eduardo Nappi, Milano, Lanconelli & Tognolli, 1992 (d’ora in poi nAPPi 1992), pp. 153, 169.

8 Si veda l’appendice documentaria, doc. 6. Due anni dopo la consacrazione del sa-cello, il 5 febbraio del 1674 don Diego de Bernaudo morì avendo nominato proprio «erede universale e particolare la Cappella della Madre SS.ma della Purità sita dentro la ven(erabi)le chiesa di San Paolo di PP. Teatini di q(uest)a Città, […]»; cfr. ASNa, Corporazioni religiose soppresse (d’ora in poi CRS), San Paolo Maggiore, 1070, pp. 759-761 (platea contenente le donazioni); ivi, 1149, cc. 218r-223r (copia del testamento del 1665), la cit. è a c. 219r.

9 Cfr. AntoniA nAvA cellini, Tracce per lo svolgimento di Cosimo Fanzago scultore, «Pa-ragone. Arte», a. XXII, vol. 251, 1971, pp. 38-66; Fred BrAuen, Cosimo Fanzago and seven-teenth century Neapolitan marble decoration, New York, Columbia University, Phil. Diss., 1973; AnneMArie winther, Cosimo Fanzago und die Neapler Ornamentik des 17. und 18. Jahrhunderts, Bremen, Hauschild, 1973 (Tübingen, Phil. Diss., 1970); georg weise, Il reper-torio ornamentale del Barocco napoletano di Cosimo Fanzago e il suo significato per la genesi del Rococò, I-V, «Antichità viva», XIII, 1974, fasc. 4, pp. 40-53; ivi, fasc. 5, pp. 32-41; ivi, XIV, 1975, fasc. 1, pp. 24-31; ivi, fasc. 5, pp. 27-35; ivi, XVI, 1977, fasc. 5, pp. 42-51; AurorA sPinosA, Cosimo Fanzago, lombardo a Napoli, «Prospettiva», 7, 1976, pp. 10-26; gAetAnA cAntone, Napoli barocca e Cosimo Fanzago, Napoli, Edizioni del Banco di Napoli, 1984; roBerto PAne, Marmi mischi e aggiunte a Cosimo Fanzago. Fanzago in S. Maria di Costanti-nopoli, Gesù Vecchio e Gesù Nuovo, in Seicento napoletano. Arte, costume e ambiente, a cura di R. Pane, Milano, Edizioni di Comunità, 1984, pp. 122-129; id., Marmi mischi e aggiunte a Cosimo Fanzago. La balaustra del cimitero dei certosini. Scheletri e teschi del Seicento napo-letano, ivi, pp. 112-117; vincenzo PAcelli, La Cappella Cacace in San Lorenzo Maggiore: un complesso barocco di una basilica gotica, in Ricerche sul ’600 napoletano. Dedicato a Ulisse Prota-Giurleo nel centenario della nascita, Milano, Lanconelli & Tognolli, 1986, pp. 171-180; ulisse ProtA-giurleo, Cosimo Fanzago (un manoscritto inedito con note di Renato Ruotolo),

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senz’altro decisivo di Giacomo e Dionisio Lazzari,10 e di Bartolomeo e Fran-cesco Antonio Picchiatti11 – architetti-decoratori che ebbero gl’incarichi più prestigiosi, su cui ad oggi si dispone di pochissimi contributi che prendono in esame parte dell’attività da essi svolta – e inoltre l’attivissima presenza nella capitale del viceregno di un folto gruppo di marmorari di origine carrarese, che seppero interpretare abilmente le nuove soluzioni barocche, si raggiunse il punto più alto della celebrazione fastosa della decorazione marmorea.

Sorte diversa toccò invece alla scultura che, oltre ad Andrea Falcone,12 trovò ben pochi interpreti negli anni compresi tra il 1656 ed il 1670. Basti ricordare che fino alla metà del XVII secolo in città vi era la possibilità d’in-dirizzare le commissioni più prestigiose per statue e busti agli scalpelli dei celebri scultori provenienti da Roma, appartenenti all’orbita berniniana e algardiana. Tra essi Giuliano Finelli, che si occupò delle statue bronzee della Cappella del Tesoro di San Gennaro,13 Ercole Ferrata, che lavorò alla Cap-pella d’Aquino in Santa Maria la Nova,14 e Andrea Bolgi, che realizzò busti

ivi, pp. 9-31; Cosimo Fanzago e il marmo commesso fra Abruzzo e Campania nell’età barocca, Atti del Convegno (Pescocostanzo e Sulmona, 25-27 settembre 1992), a cura di Vittorio Casa-le, L’Aquila, Colacchi, 1995 («Deputazione Abruzzese di Storia Patria»); A. sPinosA, Il mago di Napoli: Cosimo Fanzago scultore e decoratore, «FMR. Edizione italiana», a. XXI, vol. 149, 2001, pp. 77-110; PAolA d’Agostino, “Uno scultore barocco autonomo?”: Cosimo Fanzago tra il 1630 e il 1656, «Paragone. Arte», a. LVIII, s. III, vol. 71 (683), 2007, pp. 43-60; eAd., Cosimo Fanzago scultore, Napoli, Paparo, 2011.

10 Cfr. AntonellA olivieri, Altari barocchi a Napoli, «Arte Cristiana», LXII, 1974, pp. 57-78; PAtriziA di MAggio, Elementi toscani nella cultura decorativa napoletana del Seicento: Jacopo e Dionisio Lazzari, «Storia dell’Arte», 54, 1985, pp. 133-139; nAPPi 1992, pp. 143-145.

11 Cfr. FernAndo MAríAs, Bartolomeo y Francesco Antonio Picchiatti: arquitectos de los Virreyes españoles de Nápoles, in Künstlerischer Austausch zwischen Spanien und Neapel in der Zeit der Vizekönige, Atti del Convegno di studi (Hamburg, febbraio 1996), a cura di Barbara Borngässer e Michael Kuhlemann, Göttingen, Kinzel, 1997, pp. 67-85; AdriAnA gAMBArdellA, Le opere di Francesco Antonio Picchiatti nelle chiese di Napoli, Napoli, Luciano, 2004.

12 Cfr. riccArdo lAttuAdA, Andrea Falcone, in Civiltà del Seicento a Napoli, Catalogo della Mostra (Napoli, Museo di Capodimonte - Museo Pignatelli, 24 ottobre 1984 - 14 aprile 1985), 2 voll., Napoli, Electa Napoli, 1984, vol. II, pp. 177-178; id., Andrea Falcone, scultore a Napoli tra classicismo e barocco, «Storia dell’Arte», 54, 1985, pp. 157-181: 175-177.

13 Cfr. rAFFAele MorMone, Le sculture di Giuliano Finelli nel Tesoro di San Gennaro in Napoli, Napoli, L’Arte Tipografica, 1956; A. nAvA cellini, Un tracciato per l’attività ritrat-tistica di Giuliano Finelli, «Paragone. Arte», a. XI, vol. 131, 1960, pp. 9-30; ritA PAstorel-li, Giuliano Finelli, in Civiltà del Seicento a Napoli cit., pp. 192-196; dAMiAn doMBrowski, Giuliano Finelli: Bildhauer zwischen Neapel und Rom, Frankfurt am Main, Lang, 1997; id., Addenda to the work of Giuliano Finelli, «The Burlington Magazine», a. CXL, vol. 1149, 1998, pp. 824-828; AndreA BAcchi, «L’arte della scultura non habbi mai havuto homo pari a questo». La breve gloria romana di Giuliano Finelli, in I marmi vivi. Bernini e la nascita del ritratto barocco, Catalogo della Mostra (Firenze, 3 aprile-12 luglio 2009), a cura di Andrea Bacchi, Tomaso Montanari, Beatrice Paolozzi Strozzi, Dimitros Zikos, Firenze, Giunti, 2009, pp. 136-163.

14 Per ulteriori approfondimenti sullo scultore si veda: A. nAvA cellini, Contributo

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e statue per la Cappella Cacace.15 Sul seguito che questi protagonisti della scultura seppero crearsi non abbiamo notizie dettagliate: sappiamo comun-que che con Finelli collaborò Giulio Mencaglia, autore delle statue della Madonna delle grazie e dell’Antonino Firrao nell’eponima cappella; Menca-glia tuttavia morì già nel 1649, per cui quando il suo mentore lasciò Napoli nel 1652 circa, non poté raccogliere le sue commissioni.16 Ferrata andò via ancora prima, già nel 1645, ma nonostante ciò continuò a ricevere alcuni in-carichi dopo la sua partenza.17 Queste commissioni, forse per caso, forse per

al periodo napoletano di Ercole Ferrata, «Paragone. Arte», a. XII, vol. 137, 1961, pp. 37-44; kAtiA Fiorentino, Ercole Ferrata, in Civiltà del Seicento a Napoli cit., pp. 191-192; ursulA schlegel, Arbeiten in Terracotta von Alessandro Algardi und Ercole Ferrata, in Studi di storia dell’arte in onore di Mina Gregori, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 1994, pp. 279-284; MArco FiAschi, Ercole Ferrata: nuovi documenti e nuove attribuzioni, «Studi romani», XLVII, 1999, pp. 43-53; P. d’Agostino, Per Ercole Ferrata a Napoli: “lavori d’intaglio sopra cherubini e putti”, in Scultura meridionale in età moderna nei suoi rapporti con la circolazione mediter-ranea, Atti del Convegno di studi (Lecce, 9-11 giugno 2004), a cura di Letizia Gaeta, 2 voll., Galatina, Congedo, 2007 («Saggi e testi. Università degli Studi di Lecce. Dipartimento dei Beni delle Arti e della Storia», 35), vol. II, pp. 71-91; Bernini e gli allievi: Giuliano Finelli, Andrea Bolgi, Francesco Mochi, François Duquesnoy, Ercole Ferrata, Antonio Raggi, Giuseppe Mazzuoli, a cura di Andrea Bacchi e Stefano Pierguidi, Firenze-Milano, E-Ducation.it-Il Sole 24 Ore, 2008 («I grandi maestri dell’arte», 24).

15 Cfr. vAlentino MArtinelli, Andrea Bolgi a Roma e a Napoli: contributi alla scultura del Seicento, «Commentari», X, 1959, fasc. 2-3, pp. 137-158; A. nAvA cellini, Ritratti di Andrea Bolgi, «Paragone. Arte», a. XIII, vol. 147, 1962, pp. 24-40; r. lAttuAdA, Andrea Bolgi, in Civiltà del Seicento a Napoli cit., pp. 158-164; r. ruotolo, Il virtuoso sacello: la cappella Cacace a Napoli, «FMR. Edizione italiana», a. XIV, vol. 113, 1995, pp. 81-102; d. doMBrowski, Aggiunte all’attività di Andrea Bolgi e revisione critica delle sue opere, «RIASA. Rivista dell’Istituto Nazionale d’Archeologia e Storia dell’Arte», s. III, XIX-XX, 1996-1997, pp. 251-304; AnnA stellA cAFArelli, Andrea Bolgi e i documenti inediti della Cappella De Caro-Cacace in San Lorenzo Maggiore a Napoli, in Quaderni dell’Archivio Storico 2000, Napo-li, Istituto Banco di Napoli - Fondazione, 2001, pp. 193-212.

16 Cfr. r. lAttuAdA, Giulio Mencaglia, in Civiltà del Seicento a Napoli cit., pp. 209-214; isABellA di restA, L’architettura “magnifica” nella committenza di Cesare Firrao, «Storia architettura», X, 1987, pp. 109-120; giusePPe de vito, Cronaca di un travagliato rapporto fra Cosimo Fanzago e Cesare Firrao principe di Sant’Agata, in Ricerche sul ’600 napoletano. Saggi e documenti 1999, Napoli, Electa Napoli, 2000, pp. 11-14; Antonio delFino, Il documento per la statua di Antonino Firrao di Cosimo Fanzago in San Paolo Maggiore, ivi, pp. 15-17; vincen-zo rizzo, Ulteriori scoperte sulla scultura napoletana dal Seicento al Settecento: da Giulio Men-caglia a Giuseppe Picano (Documenti ed Opere inedite). (Seconda Parte), in Quaderni dell’Ar-chivio Storico 2004, Napoli, Istituto Banco di Napoli - Fondazione, 2005, pp. 177-218.

17 Tra gli incarichi che il patriziato napoletano pensò di affidargli, di particolare rilie-vo fu quello per le statue per il porticato del Pio Monte della Misericordia (cfr. FrAncesco divenuto, Il Pio Monte di Misericordia ed un mancato incarico a Gian Lorenzo Bernini, in Ricerche sul ’600 napoletano. Saggi e documenti per la Storia dell’Arte, Milano, Lanconelli & Tognolli, 1989, pp. 101-112), e quello per la realizzazione delle opere di scultura da compiersi nella Cappella Merlino al Gesù Nuovo (cfr. A. delFino, Alcune notizie inedite sulla cappella Merlino nel Gesù Nuovo di Napoli, in Ricerche sul ’600 napoletano. Saggi e documenti 2002,

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collaborazioni o rapporti intessuti a Roma alla fine degli anni ’50, ricaddero poi su Andrea Falcone, che certamente all’indomani del suo ritorno a Napo-li, per l’esperienza formativa maturata a Roma, acquisì maggiore autorità e prestigio agli occhi della committenza partenopea. In ultimo, Andrea Bolgi, giunto a Napoli nel 1652 circa (secondo la documentazione finora disponi-bile), lavorò, oltre che per i Cacace, anche per i Filomarino e per la chiesa dei Santi Apostoli;18 rimane comunque in sospeso la conoscenza dei rapporti che strinse con gli scultori locali, e quanto fu da lui realizzato tra il 1654 e l’anno della sua morte, avvenuta nel 1656 a causa della peste.

In questo contesto, secondo quanto è stato rinvenuto da Eduardo Nappi nei giornali copiapolizze dell’Archivio Storico del Banco di Napoli, s’inserisce l’intervento del ventunenne Andrea Falcone affiancato dal poco noto Guglielmo Giovene19 in San Paolo Maggiore, nel 1652: anno in cui fu chiamato da don Diego de Bernaudo y Mendoza per lavorare due putti per la Cappella della Purità;20 le polizze accennano alla destinazione che avreb-be dovuto avere l’opera da porsi, secondo quanto riferiscono, proprio nella cappella voluta da don Diego. Ma a quali “puttini” si riferiscono i documen-ti bancari? I due angioletti che siedono sui timpani della porticina nel lato sinistro della cappella, dei quali si dispone di documentazione fotografica poco leggibile e piuttosto datata, sono stati purtroppo trafugati (fig. 85).21 Rimangono ancora quelli del timpano destro, che mostrano dei tratti molto diversi tra loro, realizzati certamente da due mani differenti (fig. 84): quello che poggia sul lato sinistro, in posizione piuttosto statica, probabilmente eseguito entro gli anni ’50 del Seicento e che ricorda il ductus bolgiano, di fattura raffinata, soprattutto nel volto, e molto delicata nella trattazione delle ciocche, sembra appartenere ad una cultura precedente rispetto all’altro, che, caratterizzato da una capigliatura a ciocche ben definite, in atteggia-mento estatico e palesemente teatrale, arriva a stendersi lungo il lato destro del timpano, denunciando una sensibilità a quelli che erano stati i risultati conseguiti a Roma dai più prestigiosi scultori di ambito berniniano.

I pagamenti rintracciati da Nappi fanno riferimento, rispettivamente, a

rubrica per «Luca Giordano», Napoli, Electa Napoli 2003, pp. 29-40). Entrambe le commis-sioni furono poi ottenute da Andrea Falcone; cfr. luigi coiro, Passaggi di consegne: Ercole Ferrata a Napoli e i rapporti con Cosimo Fanzago e Andrea Falcone, in «Annali del Suor Orsola Benincasa», 2010, pp. 469-504. Ringrazio Luigi Coiro, per avermi fatto consultare in antepri-ma il suo articolo, e per i proficui scambi d’idee.

18 Cfr. clArA gelAo, Un’aggiunta all’attività napoletana di Andrea Bolgi, «Storia del-l’Arte», 70, 1990, pp. 337-343.

19 Cfr. nAPPi 1992, p. 141.20 Cfr. nAPPi-teAtini (docc. 92, 93).21 La notizia del furto è annotata sulla scheda del negativo n. 59513 dell’Archivio foto-

grafico della soprintendenza napoletana a Castel Sant’Elmo.

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«l’opra di due angeli con un vaso commesso de marmi» (doc. 92), e a «dui puttini e giarla» (doc. 93). Due giare di marmo commesso documentate in foto (fig. 83) erano originariamente collocate in mezzo al timpano spezzato delle porte laterali della Cappella della Purità, su cui erano collocati due put-ti per lato (tav. 1, figg. 82, 84, 85).22 Tuttavia, almeno per il timpano di destra per motivi stilistici mi sento di escludere la mano di Falcone per i «dui put-tini e giarla» del riferimento documentario. La mia ipotesi, quindi, è che le due polizze di banco potrebbero essere riferite ad un’opera successivamente rimossa dalla cappella e collocata in un altro luogo della chiesa. Due putti con giara in marmo commesso sormontano, infatti, il lavabo dell’antisacre-stia della stessa chiesa di San Paolo, indicando il mezzo busto marmoreo di una Vergine tardo-cinquecentesca, che sembrerebbe essere stata collocata successivamente a coronamento degli angioletti (tav. 2, fig. 87). Questi ulti-mi, con le folte chiome morbide e gli incarnati torniti, sembrano avere forti tangenze stilistiche con alcune opere falconiane, tra cui i putti che lo scultore realizzò per la statua di san Gaetano, nel largo antistante la chiesa di San Paolo Maggiore, i bambini del portico del Pio Monte della Misericordia, ed i putti della Cappella Merlino nella chiesa del Gesù Nuovo.

Nel 1667, come emerge da un ulteriore ritrovamento documentario di Eduardo Nappi,23 per la realizzazione della statua della Temperanza (tav. 3) si fece spazio il nome di un altro scultore attivo a Napoli tra il 1650 ed il 1670,24 e ben noto ai Teatini: Bartolomeo Mori. Costui, probabilmente to-scano, ereditò la commissione di Finelli per le statue della Cappella Antinori ai Santi Apostoli,25 e oltre che con Valentini-figlio fu in stretto rapporto col marmorario Simone Tacca.26 La virtù della Temperanza finora attribuita una-nimemente, dalle guide antiche alla critica moderna, a Falcone,27 nonostante

22 Cfr. MAriA idA cAtAlAno, Coppia di vasi con fiori, in Civiltà del Seicento a Napoli cit., pp. 399-400.

23 Cfr. nAPPi-teAtini (doc. 95).24 Cfr. nAPPi 1992, p. 153.25 Cfr. AnnAchiArA AlABiso, Ignoto sec. XVII, in Civiltà del Seicento a Napoli cit., pp.

200-201, e nAPPi-teAtini (docc. 301, 304-307, 310-311).26 Cfr. giAMBAttistA d’Addosio, Documenti inediti di artisti napoletani dei secoli XVI

e XVII. Dalle polizze dei Banchi, «Archivio Storico per le Province Napoletane», XLI (n.s., II), 1916, fasc. 4, pp. 531-540: 537; rist. in id., Documenti inediti di artisti napoletani dei secoli XVI e XVII dalle polizze dei banchi, Napoli, Pierro, 1920 (rist. anast. Sala Bolognese, Forni, 1991), pp. 249-250.

27 Cfr. r. lAttuAdA, Andrea Falcone, scultore a Napoli tra classicismo e barocco, «Storia dell’Arte», 54, 1985, pp. 157-181: 175-177, l’autore appoggia la paternità della statua ad An-drea Falcone, ma ne nota caratteri di difformità rispetto alla restante produzione dello scul-tore, come l’hanchement più contenuto, i panneggi che si evolvono in una massa voluminosa, l’opulenza del braccio, ed il largo volto rotondo con gli occhi rivolti al cielo, come in estasi, che egli giustamente non riconosce come tratti distintivi dell’opera falconiana. Cfr. inoltre, v.

454 Simona Starita

dimostri tratti differenti dalle opere certe dell’artista, probabilmente fu la prima statua messa in opera nella cappella. Essa si abbandona in torsioni estatiche, in grado di determinare una vaporosità del panneggio che vuole accennare alle esperienze barocche che guardano alla pittura giordanesca di quegli anni; sebbene, vista frontalmente appaia a prima impressione statica, analizzandone però i particolari anatomici e il ductus dei panneggi, ci possia-mo rendere conto che Bartolomeo Mori, poco indagato dalla critica d’arte moderna, dovette certamente essere stato in contatto, oltre che con Fanzago, anche con quegli scultori – di cui prima si è fatto cenno – provenienti da Roma, penso, in particolare, a Finelli e a Bolgi.

Probabilmente agli stessi anni risale la virtù della Prudenza (tav. 4), se-condo le fonti antiche e i giudizi della letteratura moderna,28 per mano di Falcone, che, come rileva anche Lattuada, si esprime in termini di «contenu-tezza aulica».29 Tale indirizzo classicistico preferito dall’artista trova origine nel suo ambito familiare; nipote del famoso pittore Aniello Falcone e figlioc-cio di Andrea Vaccaro,30 non poteva rimanere insensibile al gusto e agli esiti pittorici dei maestri che quotidianamente lo circondavano. Ma ad integrare le conoscenze di Falcone ci fu l’esperienza romana, come ricorda anche il De Dominici, volta all’approfondimento dello studio diretto delle antichità31 e delle sue interpretazioni moderne da parte di scultori come Duquesnoy e Algardi: un occhio particolarmente attento anche alla pittura di Poussin, che nella Prudenza sembra reinterpretata. Il panneggio cade pesante in maniera ordinata, con pieghe precise, e particolare attenzione è data ai chiaroscuri ed alla tornitura delle carni, che ci riporta alle paffute protagoniste dei dipinti di Vaccaro e di Cavallino.

La statua della Giustizia divina (fig. 76), invece, ha una storia piutto-sto travagliata, come si apprende da alcuni documenti conservati nel fondo

PAcelli, La Madonna e la Cappella della Purità in San Paolo Maggiore. Un evento ‘mediatico’ teatino tra arte e devozione nella capitale del viceregno spagnolo, pubblicato in questo volume, pp. 427-446: 436-437 (nota 43).

28 Cfr. ibid., e r. lAttuAdA, Andrea Falcone, scultore a Napoli cit.29 Cfr. ivi, p. 177.30 Cfr. nunzio Federico FArAgliA, Il testamento di Aniello Falcone, «Napoli nobilissi-

ma», s. I, XIV, 1905, pp. 17-20.31 Cfr. BernArdo de doMinici, Vite de’ pittori, scultori ed architetti napoletani […], 3

tomi, Napoli, Ricciardi, 1742-1743 (ed. anast. Sala Bolognese, Forni, 1979), t. III (1743, ma 1745), pp. 186-187. Notizie documentate del soggiorno romano di Falcone si trovano in: gerhArd eiMer, La fabbrica di S. Agnese in Navona. Römische Architekten, Bauherren und Handwerker im Zeitalter des Nepotismus, 2 voll., Stockholm, Almqvist & Wiksell, 1970-1971 («Acta Universitatis Stockholmiensis. Stockholm studies in history of art», 17-18), vol. II, p. 474; Quellen aus dem Archiv Doria-Pamphilj zur Kunsttätigkeit in Rom unter Innocenz X, a cura di Jörg Garms, Wien, Hermann Böhlaus,1972 («Publikationen des Historischen Insti-tute beim Österreichischen Kulturinstitute Rom»), pp. 174, 192.

455Nuovi documenti sulla Cappella della Purità

Corporazioni religiose soppresse dell’Archivio di Stato di Napoli. Si tratta di mandati di pagamento da parte dei procuratori di San Paolo a diversi artisti che si occuparono della decorazione della cappella. Primo fra questi è il pagamento a saldo per la Giustizia divina, datato 1678, a Giacinto Falcone, il quale riscosse il denaro che spettava al fratello Andrea, ormai morto da tre anni.32 La statua, tuttavia, secondo quanto si apprende dall’ultimo docu-mento, non fu terminata dall’artista, e dovette attendere il 1704 per essere completata da Nicola Mazzone,33 lo scultore che realizzò nello stesso anno la Fortezza,34 la terza statua mai realizzata da Falcone. La Giustizia, a cui man-cano gli attributi della spada e della bilancia realizzati dall’ottonaio Gugliel-mo Buonfante, purtroppo scomparsi, dimostra una postura ed un modellato del volto tipicamente falconiani, ma da alcuni particolari, come la regione inferiore della veste, dove l’evoluzione delle pieghe dei panneggi si risolve in un’incannolatura che poggia sul piano di calpestio della nicchia, si posso-no notare elementi non perfettamente congruenti allo stile di Andrea, che tradiscono l’intervento di rifinitura successiva operata da Nicola Mazzone, scultore del quale al momento disponiamo di ben poche notizie. Operante nell’ambiente fanzaghiano-vaccariano, Mazzone fu chiamato a tradurre in marmo anche la Fortezza (fig. 79), rifacendosi al modello di stucco lasciato da Falcone. L’impostazione classicheggiante che la connota rimanda all’ope-rato dello scultore che ne ha fornito il prototipo; tuttavia, in questo caso è ben percettibile il modus operandi di Mazzone, che dimostra una sapiente cura nella resa del modellato e del panneggio, e ricorda da lontano la lezione appresa dallo studio degli esiti fanzaghiani elaborati negli anni ’30 per le chiese gesuite di Napoli e per la Certosa di San Martino.

Sulle basi delle quattro nicchie, a far da sommità delle cornici marmo-ree che racchiudono le allegorie e i motti collegati alle Virtù soprastanti (figg. 70-81), vi sono teste di puttini, che si ripetono anche in cima agli archi, e che, a mio parere, appartengono a tre mani differenti. Procedendo in ordine cro-nologico della messa in opera delle statue, le testine della nicchia dov’è allo-gata la Temperanza (fig. 70) mostrano uno stile completamente differente da quelle che ornano il pilastro della Prudenza (fig. 73), che per giunta mostra-no piena aderenza allo stile di Falcone, in piena concordanza con la relativa statua; per cui le prime potrebbero essere il risultato del lavoro di decorazio-

32 Si veda l’appendice documentaria, docc. 7, 8.33 Cfr. v. rizzo, Puntualizzazioni su alcune opere d’arte realizzate per la chiesa di San

Paolo Maggiore tra Sei-Settecento, attraverso i documenti dell’Archivio Storico del Banco di Napoli, in questo volume, pp. 239-288: 260-261 (doc. 10), d’ora in poi rizzo-teAtini.

34 Cfr. id., Uno sconosciuto paliotto di Lorenzo Vaccaro e altri fatti coevi napoletani, «Storia dell’Arte», 49, 1983, pp. 211-233: 217, 224-225 (docc. 28, 29). Le due polizze banca-rie rintracciate da Rizzo e trascritte parzialmente nel 1983, sono ora riportate integralmente in rizzo-teAtini, pp. 261-262 (docc. 12, 13).

456 Simona Starita

ne marmorea dello stesso pilastro realizzato da Mori, le seconde certamente di Falcone. Le teste che si trovano nei pilastri della Giustizia divina e della Fortezza decorati da Nicola Tammaro (figg. 76, 79),35 appartengono, invece, alla stessa mano: molto probabilmente, quella di colui che ebbe il compito di ultimare la Giustizia e realizzare la Fortezza, ossia Nicola Mazzone.

Tra il 1680 ed il 1682 i lavori di decoro videro la partecipazione di Bartolomeo Ghetti, che intervenne in particolare sulla zoccolatura e sul pa-vimento in marmo della cappella, sotto la supervisione di Dionisio Lazzari, e di Giuseppe Allegro, che realizzò la cancellata d’ottone disegnata da Giovan Domenico Vinaccia,36 argentiere, architetto e decoratore attivo durante la seconda metà del secolo.37 L’opera che dimostra, nell’evoluzione delle fitte volute, piena maturità del gusto barocco fuso con il repertorio ornamentale fanzaghiano (fig. 88), non è l’unico intervento di Vinaccia nella cappella; co-stui, infatti, insieme all’argentiere Melchiorre Maturanzio, aveva fornito nel 1682 anche pedane per le giare piccole e frasche d’argento per l’altare,38 fino ad oggi non rinvenute. Tra il 1692 e il 1699 lo stesso architetto prima, e Ar-cangelo Guglielmelli poi, sovraintesero al completamento della decorazione marmorea della cappella affidata a Gaetano Sacco.39

Il complesso decorativo della cappella intitolata alla Madonna della Purità, opera congiunta di pittura, architettura, scultura, prodotta da artisti appartenenti a culture di provenienze differenti, che giunsero infine ad un risultato di prim’ordine, costituisce un degno esempio di ciò che avvenne nella capitale vicereale negli anni a cavallo della peste del 1656 e fino alla fine del secolo, anni indubitabilmente ricchi di fermenti artistici e sui quali vi è ancora molto da indagare e da scrivere.

35 Cfr. ivi (docc. 11, 14).36 Si veda l’appendice documentaria, docc. 9a-h, e rizzo-teAtini, p. 259 (doc. 8).37 Cfr. giAn giotto Borrelli, Giovan Domenico Vinaccia e i busti dei Santi Martiri

Salernitani, in Ricerche sul ’600 napoletano, Milano, Lanconelli & Tognolli, 1987, pp. 59-72; id., Aggiunte a Giovan Domenico Vinaccia, ivi, 1990, pp. 61-71; id., Alcune opere di Giovan Domenico Vinaccia per le chiese gesuite di Napoli, in Centri e periferie del Barocco. Barocco na-poletano, a cura di Gaetana Cantone, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato - Libreria dello Stato, 1992, pp. 671-684.

38 Si veda l’appendice documentaria, doc. 9i, Esito di marzo 1682.39 Cfr. ruotolo 1988, p. 303 (rist. 2002, p. 215), e rizzo-teAtini, pp. 246, 259-260

(doc. 9).

457Nuovi documenti sulla Cappella della Purità

docuMenti

[1] BiBliotecA nAzionAle di nAPoli (Bnn), Fondo San Martino, ms. 388, c. 13r-v.40

Die vigesimo sexto mensis februarii mill(esi)mo sexc(entesi)mo quatrag(esi)mo pri-mo, Neap(oli).In n(ost)ri p(raese)ntia constitutus adm(odum) ill(ustri)s et r(everen)dus d(omi)nus d(on) Didac(us) de Bernaudo agens etc. pro se etc. cons(eque)ns prius in nos etc. qui sponte asseruit coram nobis, et adm(odum) r(everen)do p(ad)re d(on) Joseph Caracciolo preposito v(e)n(erabi)lis domus, et ecc(lesi)ae Sancti Pauli Mayoris huius civitatis Clericoru(m) Regulariu(m) presente interveniente et acceptante pro dicta venerabili domo, et ecc(lesi)a etc. vulgariter loquendo v(idelicet), come havendo una imagine della SS(antissi)ma Vergine N(ost)ra Sig(no)ra pinta in tavola col Bambino Giesù nel seno di molta divotione, et desiderando non solo servirla lui, ma che da al-tri ancora sia servita, e reverita collocandosi in luoco di decoro, e riverenza per accri-scemento della divotione di quella ha disposto di donarla, conforme spontaneamente la dona per donatione inrevocabile tra vivi alla detta venerabile chiesa di S(an) Paulo presente, et accettante per essa il detto r(everen)do p(ad)re preposito una con me predetto not(ar)o, acciò la collocano in alcuna delle cappelle di detta chiesa ad elet-tione di essi r(everen)di p(ad)ri, alli quali dona ancora similm(en)te per donatione in-revocabile tra vivi d(uca)ti duicento in moneta contante, quali promette insieme con detta gloriosa Imagine consignare al detto r(everen)do p(ad)re preposito in nome di d(ett)a chiesa et padri di quella quanto prima questo p(rese)nte dì ... [omissis].Et di più dona similmente per titulo di don(ation)e inrevocabile tra vivi, et cede, e renunza a detta v(e)n(erabi)le casa, e chiesa di S(an) Paulo, et suoi r(everen)di p(a- d)ri p(rese)nte, et accettante detto r(everen)do p(ad)re preposito d(uca)ti quattro-cento venti consequendi dalla R(egi)a Gabella della Seta di Calabria per tre annate cominciate dal primo di giugno del prossimo passato anno 1640 et finiendo al ulti-mo di maggio 1643 per causa delli ann(ui) d(uca)ti centoquaranta che esso s(igno)re d(on) Diego possiede con detta gabella per capitale de d(uca)ti duemilia. Quali d(uca)ti quattrocento vinte di dette tre annate possano detti r(everen)di p(ad)ri con-sequire, et far consequire, etiam per mezzo de banchi [13v] et per lor consequtione comparere in qualsiv(ogli)a giuditio, quietare et far ogn’altra cosa necessaria ceden-doli per detti d(uca)ti 420 ogni raggione, et attione ponendoli per detti d(uca)ti 420 in suo luoco et grado, et constituendoli procuratori inrevocabili vel uti, in rem pro-priam. Et questo a fine che detti r(everen)di p(ad)ri spendano così detti d(uca)ti ducento donati con(tan)ti, come detti d(uca)ti 420 esigendi da detta gabella della seta ut s(upr)a in servitio, ornamento et bellimento della detta capella dove colloca-ranno detta v(e)n(erabi)le Imagine ut s(upr)a donatali.Et promisit, et convenit pred(ictu)s d(omin)i d(on) Didacus soll(emn)i stip(ulatio)-

40 Altre copie dell’atto di donazione in ASNa, CRS, San Paolo Maggiore, 1149, cc. 214r-217r; cfr. Fulvio lenzo, Architettura e antichità a Napoli dal XV al XVIII secolo. Le colonne del tempio dei Dioscuri e la chiesa di San Paolo Maggiore, Roma, «L’Erma» di Bretschneider, 2011 (d’ora in poi lenzo 2011), pp. 207-208 (doc. II.12).

458 Simona Starita

ne etc. dicte v(e)n(erabi)li domui, et ecc(lesi)ae S(anc)ti Pauli eiusq(ue) r(everen)dis patrib(us) absentib(us) et pro ea, et eis dicto r(everen)do patri preposito, et mihi etc. p(raese)ntibus etc. do(natio)nem promissionem, et cessionem p(redi)ttas etc. ac om-nia predicta etc. semper etc. habere etc. ratas etc. ac rata etc. eaq(ue) actendere etc. et contra non facere etc. aliqua ratione etc. nullasq(ue) literas etc. nec absolutionem etc. et impetratis non uti etc. dictamq(ue) do(natio)nem non revocare etiam vitio forte ingratitudinis nec quamvis summam quingentorum aureoru(m) excedat et propterea voluit quod d(ict)a donatio non censeatur una sed plures do(natio)nes diversis quide(m) vicib(us) et temporib(us) factae infra summam a iure permissam et de donatione ista ea ratio habeatur, ac si facta fuisset coram quocu(m)q(ue) iudice officiali, et magistratu cum decreto et insin(uatio)ne curiae et aliis sollemnitatib(us) solitis et consuetis.Ren(uncia)ns exp(re)sse cum iur(amen)to coram nobis leg. fin. et l(ex) si unq(uam) et toti tit(ul)o cod.de revoc(ata) donat(ione) ac leg. de insin(uatione) don(atione) et ipsi ins(inuatio)ni ceterisq(ue) iuribus etc. et eis prom(is)it non uti etc. Pro quib(us) omnib(us) observandis etc. d(ictu)s d(on) Didacus sponte obligavit se etc. et bona o(mn)ia etc. d(ict)e v(e)n(erabi)li domui et ecc(lesi)ae S(anc)ti Pauli absentib(us) d(ict)o il(l)o r(everen)do p(at)ri preposito, et mihi etc. p(raese)ntib(us) etc. pro ea, et eis sub pena dupli etc. med(ieta)te etc. cum po(testa)te cap(ien)di etc. co(n)stitu-tione precarii etc. et ren(uncian)do etc. et iuravit etc. in pectore etc.P(raese)ntib(us) opp(ortu)nis etc.Ext(ract)a est p(raese)ns copia ab actis q(uonda)m n(otaris) Andreae Sapio de Nea-p(oli), orig(ina)lis me ref(er)o coll(ation)e m(elio)ri semp(er) salva et in fid(em) ego n(otariu)s Dom(ini)c(u)s Anel(lu)s Sabbatinus de Neap(o)li hic me si(gna)vi r(equisi)tus, locus signi.

[2] BNN, Fondo San Martino, ms. 388, cc. 16r-18r.

Stimiamo nostro debito participare V(ostra) P(aternità) M(olto) R(everenda) della solenne festa che s’è celebrata quest’anno [1646] della b(eatissi)ma Vergine della Purità con tanti mag(gio)ri demostrationi dell’altri anni passati q(ua)nto richiedeva il novo titolo di padrona che se gli è conceduto di questa nostra chiesa e casa di S(an) Paolo il successo di questa protettione, sì com’era sommam(en)te desiderabi-le, così è stato del tutto impensato e fuori d’ogni nostra aspettatione. Laonde hab-biamo per costante che motivo principale ne sia stata l’istessa Vergine, la quale ve-dendo già sono molti anni accolta cortesemente et honorata la sua devotissima Ima-gine in questa chiesa ha voluto hora in ricompensa privilegiar l’istessa chiesa con la sua padronanza, e render co(n) larga usura l’honore dell’accoglimento che le fu fatto, e la nobile stanza che le fu data nella prima cappella dell’ala a man dritta. Ci persuade altresì a credere che questa protettione sia opera speciale della gran Madre di Dio, il sapere che, quando la già detta Imagine fu da principio transferita e collo-cata in questo tempio, il p(adre) d(on) Gioseppe Caracciolo di s(anta) memoria, o perché la fiamma della devotion verso lei l’illuminasse la mente e gli rendesse l’ani-mo presago di queste future consolationi, o perché la Vergine medesima gliele det-

459Nuovi documenti sulla Cappella della Purità

tasse, com’è tuttavia verisimile a dover credere di quel divotissimo spirito, disse ch’ella sarebbe stata Padrona e Signora tutelare di S(an) Paolo, sì com’appunto è avvenuto. E per istrumento dell’opera ha scelto quell’istesso che gl’anni a dietro fe’ magnifico e liberal dono a questa chiesa dell’antica e veneranda Imagine posseduta già longamente da suo maggiori, facendo pubblico quel tesoro che senza pregiuditio della commune divotione non si poteva tener celato fra le mura d’una stanza privata. Questi è il signore d(on) Diego di Bernaudo e di Mendozza, delle cui parti no(n) si può [16v] dire né molto né poco, poiché col molto s’offende la sua modestia e ’l poco non è proportionato al nostro debito. Hor egli conservando nella memoria quelch’havea, udita dal p(adre) d(on) Gioseppe Caracciolo, già suo confessore, la cui bontà havea in grande stima e veneratione, e conoscendo apertamente che l’istes-sa Vergine per le molte gratie che di mano in mano andava facendo, disponeva tut-tavia gl’animi e si faceva strada a questo patrocinio, e stimulato etiandio dalla sua interna e viva devotione cominciò ad applicare il pensiero della riuscita di questa impresa, e mettendola a pena in trattato, parvegli di ritrovar tanta facilità che ben si persuase ch’era efficace volontà della Vergine che si recasse a fine. Rassicurato egli dunque dell’ottima dispositione del p(adre) proposito, volle che ne passasse la noti-tia agl’altri padri e si communicasse loro, come fu fatto in un capitolo chiamato sotto gl’auspici d’essa Madre di Dio in giorno di sabbato, dove no(n) solamente no(n) si sentì disparere o repugnanza, ma con mirabile unione e conformità, appro-varono tutto il pensiero, sapendo massim(amen)te che no(n) è nuovo ch’a’ santi ti-tolari delle chiese s’aggiunghino similm(en)te i tutelari, che perciò, e p(er) li benefi-ci che q(ue)sta nostra Casa et altri tuttavia sperimentavano da quella Sacra Vergine, e p(er) la certa speranza della continuatione è di mag(gio)r assistenza p(er) questa via, conchiusero, come si legge nel libro delle determinationi capitolari, che si rice-vesse la Beatiss(im)a Vergine della Purità per padrona et avvocata particolare della chiesa e casa di S(an) Paolo. Né molto dopo, insinuando l’istesso s(igno)r [17r] d(on) Diego ch’era ben fatto che questa commune risolutione s’autenticasse ad futura(m) rei memoria(m) con publica scrittura e con qualche solenne espressione di letitia e d’affetto, fu parimente determinato che p(er) aumentare la devotione così nostra come delli stranieri con le maggiori significationi d’allegrezza che si potesse-ro, si stipulasse publicam(en)te l’instr(omen)to della padrona(n)za p(rede)tta che si manda qui annesso, e si disegnò a questa cerimonia la matina della vigilia della na-scita della B(eatissi)ma Vergine, giorno già dedicato a questa festa della Madonna della Purità, la qual festa, avicinatasi la sera in’anzi d(ett)a vigilia, se ne dié publico annuntio con luminari accesi e disposti con bel’ordine su ’l nostro campanile, e con molti folgori che di tempo in tempo si facevono volare ardendo fra tanto molti fuo-chi su la piazza della chiesa, e sonando a gloria le campane, le quali allegrezze si continuorno per tre sere appresso. La mattina vegnente se ritrovò la chiesa superbissimam(en)te adobbata da capo a piedi, con paramenti contratagliati e con li suppellettili più pretiosi di questa sacrestia, e spetialm(en)te la cappella dove è ripo-sta la miracolosa Imagine fu suontosam(en)te arricchita con magnificenza d’appara-ti, argenti e fiori, e sopratutto spiccava all’altare il nobilissimo pallio che l’anno passato con ugual gra(n)dezza d’animo e pietà vi mandò esso s(igno)re d(on) Diego, am(m)irabile veram(en)te p(er) la materia ma più p(er) lo lavoro e pellegrina inven-

460 Simona Starita

tione, come quello che p(er) alludere a quei titoli della Vergine Hortus conclusus, fons signatus è dissegnato a foggia d’un chiuso giardino distinto con varii comparti-menti di fiori ombrati con tanto studio e delicatezza che poco si discosta l’ombra dal vero, massimam(en)te che due fontane con molte vene di puro argento par che dia loro lo spirto e la vivezza. La [17v] matina adunque, come fu l’hora opportuna si dié l’ordine p(er) la stipulatione, e convenuti in choro non solam(en)te i p(ad)ri di que-sta Casa di S(an) Paolo, ma buon numero dell’altre nostre Case, altresì alla presenza di molti cavalieri concorsi alla cerimonia, il notaio ad alta voce lesse l’instr(omen)to in cui con una breve e divota espressiva del singolare affetto verso quella devota Imagine e degl’altri motivi accennati, si dichiarò p(er) nostra tutelare padrona la Madonna S(antissi)ma della Purità con firmiss(im)a credenza ch’ella parimente im-pegnasse in quell’istesso tempo e promettesse dal Cielo la sua providenza e protet-tione con questa religiosa famiglia. Fornita di leggere la scrittura s’udì subitam(en)-te da due chori di sceltiss(im)a musica intonare il Te Deum laudamus e nel medesimo punto sparorno molti mortaretti, e con un concerto di piffari e trombe s’accoppiò il suono delle ca(m)pane, che confondendosi insieme, cagionorno un bel misto di de-votione e d’allegrezza. Il giorno poi si cantò un solenissimo vespero a due cori con un concorso assai numeroso di nobiltà e di popolo, il quale finito, il nostro p(adre) d(on) Placido Carrafa disse un’eloquentiss(im)a predica co(n) cui accrebbe mara-vigliosam(en)te e venerat(ion)e alla sacra Imagine e concetto al suo valore. La sera, al tardi, l’ecc(ellen)ze del s(igno)r viceré e viceregina e lor figli co(n) corteggio d’alcune principali s(igno)re e tutta la lor corte accrebbero la pompa della festa. Dopo d’ha-ver adorato il S(antissi)mo andorno alla Cappella della Purità, e molto com(m)en-dorno quella divotione e la molto ricchezza et ordine dell’apparato. La matina della festa vi fu successivam(en)te [18r] un nobile apparato e concorso massime nella detta cappella, dove fu una straordinaria frequenza di communioni. Piacque a mons(i-gno)r Nuntio [Emilio Bonaventura Altieri, futuro papa Clemente X] d’honorar con la presenza la solennità, e vi celebrò messa cantata, e ’l giorno dopo il vespero seguì un altro discorso del p(adre) d(on) Andrea Caracciolo che corrispose interamente al suo valore. La Cappella della Vergine p(er) sodisfare alla devotione del popolo s’è lasciata solennemente apparata p(er) tutta l’ottava, ardendovi sempre molti lumi, e ’l concorso è stato continuo. Né è da tacere come il giorno appresso a questa festa, che fu la dom(eni)ca, mosso dall’essempio il nostro Oratorio del Divino Amore in cui nelle festi principali e domeniche dell’anno sogliono convenire i sig(no)ri mer-canti elesse ancor egli p(er) sua protettrice e padrona l’istessa b(eatissi)ma Vergine della Purità, e p(er) celebrare convenevolm(en)te la fu(n)tione, ornò con molta pompa di broccato d’oro e d’argento l’altare e le mura. Stipulò la matina pub(li)ca scrittura della padronanza cantandosi appresso il Te Deu(m) con suavissima musica, et il giorno fornì sole(n)nizzarla con alquante devotissime canzonette volgari cantate da ottime voci e con un devotissimo sermone del detto p(adre) Caracciolo.

461Nuovi documenti sulla Cappella della Purità

[3] BNN, Fondo San Martino, ms. 388, c. 24r-v.

Nel libro delle conclusioni capitolari della Casa di S(an) Paolo sono in diversi tempi notate le seguenti determinationi, spettanti alla Cappella della S(antissi)ma Vergine della Purità.

a) dì 23 gennaro 1641

S’è proposto d’accettare l’offerta fattaci dal s(igno)r d(on) Diego di Bernaudo d’un quadro della Madonna Sanct(issi)ma con alcune centinaia di scudi p(er) abellimento di d(et)ta cappella ove s’havrà da collocare, et essendosi da tutti aggradita d(et)ta offerta fu rimesso al p(adre) prep(osi)to il luogo e (i)l mond… [carta corrosa] D. Giuseppe Carac(cio)lo ch(ieri)co r(egolare) prep(osi)toD. Gio: Ant(onio) Cagiano secre(ta)rio

b) dì 20 agosto 1642

Essendosi intesa in Cap(ito)lo la dichiaratione che (i)l sig(no)r d(on) Diego di Bernaudo ha fatta, che così la Madonna San(tissi)ma detta della Purità, come tutti gli ornamenti fatti e faciendi nella cappella, ove sta situata d(et)ta santa Imagine, gli ha donati e dona p(er) divotione di d(et)ta Madonna alla nostra chiesa di S(an) Paolo, non riserbando[si] per se nome né ius alcuno né per suoi heredi, s’è conchiu-so in Cap(ito)lo che co(n) debiti ringratiamenti s’accetti detta rinuntia, e s’è stabilito che d(et)ta cappella si ritenga per la d(et)ta chiesa in honore di d(et)ta Madonna Santi(ssi)ma per sempre, e che nel giorno della sua festa, che si celebra agli otto di settembre, vi ha musica a spese del sud(et)to sig(no)r d(on) Diego, e la predica il giorno doppo il Vespro.D. Greg(ori)o Carafa ch(ieri)co reg(ola)re prep(osit)oD. Luigi Fiorillo ch(ieri)co reg(ola)reD. Gio: Ant(oni)o Cag(ian)o secre(ta)rio

c) dì 17 maggio 1644

S’è proposto come il s(igno)r d(on) Diego di Bernaudo desidera per sua divotione che si dicano le litanie della B(eata) V(ergine) il mercordì e (i)l sabbato doppo l’ora-tione conforme il solito nella Cappella della Purità, e i padri considerando il merito di d(et)to sig(no)re e l’affetto grande che porta alla nostra Religione, e particolar-mente a quella sacra Imagine, con l’istesso affetto e volontà che tengono verso lui ce l’han concesso a viva voce.D. Gio: Fran(cesc)o Nisio ch(ieri)co r(egolare) prep(osit)oD. Luigi Fiorillo ch(ieri)co reg(ola)reD. Gio: Ant(oni)o C(agiano) D. Isidoro Pio ch(ieri)co reg(ola)re secre(ta)rio

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[4] BNN, Fondo San Martino, ms. 388, cc. 26r, 27r, 28r.

a) Copia estratta dal lib(ro) 6 delle conc(lusio)ni capitulari della Casa di San Paolo

18 agosto 1646

Perché la Madonna della Purità è di particolar devotione in q(ue)sta nostra chiesa e casa di S(an) Paolo si propose dal p(adre) proposito di riceverla p(er) padrona e sig(no)ra tutelare di d(ett)a chiesa e casa e solennizzar la sua festa a gli otto di set-tembre co(n) q(ue)lle dimostrat(io)ni et apparati che si costuma di celebrare le pri-me n(ost)re solennità, e sperando fermam(en)te da q(ue)sta padronanza spetiale assistenza della Purissima Vergine, fu co(n) co(m)mun consenso e consolatione con-chiuso di riceverla per padrona come di sopra, et honorarla come tale. Nel che oltre la nostra divotione visto q(ue)sta Gra(n) Madre di Dio, s’è altresì havuto part(ico- la)r riguardo al senso et affetto del s(igno)r d(on) Diego di Bernaudo donatore della sacra immagine e tanto ammorevole della Casa e della Religione.D. Gio. Fran(ces)co Nisio prep(osi)to de Cl(erici) Reg(ola)riD. Gioseppe Silos sec(reta)rio

b) Copia estratta dal lib(ro) 5 delle conc(lusio)ni capitulari della Casa di S(an) Paolo

P(rim)o 7bre [= settembre] giorno di sabbato 1646

Si propose se con l’occasione di doversi stipulare ad futuram rei memoria(m) pub(li)-ca scrittura del nuovo patrocinio della S(antissi)ma Vergine della Purità si debba accompagnare quest’atto e tutta la solennità co(n) luminari p(er) tre sere in campa-nile e co(n) trombe e mortaretti, e col commune consentim(en)to de pp(adri) si conchiuse ch’è p(er) honoranza maggiore della segnalata protett(io)ne e p(er) ecci-tar più viva divotione verso la puriss(im)a Vergine nostra sig(no)ra si facciano tutte le pred(ett)e dimostrationi massime che vi si incontra, parim(en)te l’applicatione del s(igno)r d(on) Diego di Bernaudo che ha tanta parte in q(ue)sta celebrità.D. Gio. Fran(ces)co Nisio prop(osi)to de C(lerici) R(egola)riD. Gioseppe Silos sec(reta)rio

c) Copia estratta dal Libro 3° delle conclusioni capitulari di S(an) Paolo

A di 7 sette(m)bre 1646

In conformità di quanto fu determinato ne’ Capitoli passati circa la padronanza della Vergine S(antissi)ma della Purità, la vigilia della sua festa a 7. del presente mese di 7bre [= settembre] essendo la chiesa con gli adobbamenti più suontosi e ricchi parata, se ne stipulò publico instr(umen)to in choro assiste(n)do tutti i pp(adri) con le cotte e molti principali cav(alie)ri concorsi a quella solennità. Lesse ad alta voce il notaio, e finito ch’ebbe fu intonato da dui chori di musica il Te Deu(m) e nell’istesso tempo fu lo sparam(en)to di molti maschi, sonorno le trombe alla porta maggiore

463Nuovi documenti sulla Cappella della Purità

della chiesa co(n) allegrezza e giubilo commune. L’instrum(en)to è piacciuto d’inse-rirlo qui co(n) l’altre determinationi capitulari, et è il seguente.41 D. Gio. Fran(ces)co Nisio prep(osi)to de’ Ch(eri)ci Reg(ola)riD. Gioseppe Silos sec(reta)rio

[5] BNN, Fondo San Martino, ms. 388, cc. 175r-v, 176r.

Die septima mensis octobris die sabati decimae indictionis 1656, Neapoli.Costituti in p(rese)nza nostra il sig(no)r d(on) Diego di Bernaudo e Mendozza inter-veniente alle cose infra(scri)tte per sé etc. da una parte.Et Pietro Antonio Valentini e Bartolomeo Mori marmorari intervenienti similmente alle cose infra(scri)tte per essi, e ciascuno di loro in solidum e per li loro heredi e successori etc. dall’altra parte.Asseriscono avanti di noi, come essendo pervenuta li giorni passati ad esso sig(no)r d(on) Diego una limosina di docati cento per la Cappella della Madonna SS(antis-si)ma della Purità dentro la chiesa di S(an) Paolo Mag(gio)re di Napoli de’ Chierici Regolari Teatini, et intendendo applicarla in altre cose per servitio della detta cap-pella, quell’istesso che ce la diede, volse espressam(en)te che dovesse servirsene per cominciare li pilastri maggiori dell’arco nella cappella sudetta; et benché esso s(igno)r d(on) Diego stasse alquanto dubioso nel cominciare la detta opera con sì poca quantità di denari, nulladimeno confidato nella solita providenza di Dio no-stro Sig(no)re e nella sperimentata protettione e liberalità della Vergine Santissima e Purissima, ha risoluto di far cominciare con questa limosina li detti pilastri, sicuro che di breve verranno altre limosine che bastaranno non solo per comp(limen)to del prezzo delli detti pilastri, ma ancora per li nicchi et altri ornamenti della detta cappella sino alla sua intiera perfettione, conforme ha detto sig(no)re sperimentato per lo passato, essendo questa cappella dedicata alla Purità della gran Madre di Dio, per utile universale di tutti, acciò con questi abbellimenti resti Dio glorificato et il popolo infiammato alla devotione della Purità di Maria [175v] et perciò in essecu-tione del sudetto è venuto con li detti Pietro Antonio e Bartolomeo all’infra(scri)tta conventione, cioè.Primieramente essi Pietro Antonio e Bartolomeo, e ciascuno d’essi in s(olidu)m pro-mettono per solenne stip(ulatio)ne etc. al detto s(igno)r d(on) Diego qui p(rese)nte etc. di fare a loro proprie spese e fatiche li due pilastri maggiori dell’arco nella d(et- t)a Cappella di Santa Maria della Purità di marmi e mischi conforme al modello che sta in opra di tela nella d(ett)a cappella, et abbellirlo quanto più si può, et anco di fare due nicchi vicino li detti pilastri dell’istessi marmi e mischi, conforme il disegno che si conserva in potere del detto s(igno)r d(on) Diego. Però si convene fra esse parti che si debbiano prima cominciare e finire totalmente li detti due pilastri, e poi li detti nicchi inclusi nelli detti pilastri, e nicchi li basamenti e cimase.Et questo per prezzo, cioè li detti pilastri di docati seicento cinquanta, e li detti due nicchi di docati cinquecento, in conto de’ quali d(ocat)i 650, prezzo delli detti

41 La copia dell’atto notarile stipulato dal notaio Andrea Sapio è conservata nello stes-so ms. alle cc. 36r-38r.

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pilastri, li detti Pietro Antonio e Bartolomeo hanno ricevuto in presenza nostra dal detto s(igno)r d(on) Diego docati sessanta di contanti consistenti in moneta d’oro, et precise in tanti zecchini.Et li restanti prezzi delle dette due opere il detto s(igno)r d(on) Diego andarà sodi-sfacendo alli detti Pietro Antonio e Bartolomeo, conforme la sua possibilità e con-forme anco le carità che le verranno date, desiderando esso sig(no)r d(on) Diego col proprio sangue perfettionare l’opra sudetta come cappella assoluta e particulare della Madonna SS(antissi)ma della Purità, sperando per sua intercessione vederla quanto prima finita et abbellita, conforme il disegno fatto, e questo fuor d’ogni [176r] forza humana, ma con la sola speranza della Divina Providenza. Et all’incon-tro essi Pietro Antonio e Bartolomeo prometteno lavorare nelle dette opere confor-me il denaro che il detto s(igno)r don Diego l’andarà somministrando, dimodoché il lavoro fatto sia sempre equivalente al denaro che haveranno ricevuto.Et promiserunt et convenerunt ambae partes ipsae et qualibet ipsar(um) respective et in s(olidu)m ut supra solemni stip(ulatio)ne etc. una v(idelicet) alteri, et altera alte-ri respective ut s(upr)a p(raese)ntibus etc. promissiones et conventione(s) p(redi)ctas etc. ac omnia p(redi)cta etc. semper etc. habere ratas etc. ac rata etc. et contra non facere etc. aliqua ratione etc.Pro quibus omnibus observandis etc. ambae partes ipsae, et qualibet ipsaru(m) pro ut ad unamquamq(ue) ipsar(um) spectat etc. actentis predictis sponte obligaverunt seipsas, et quamlibet ipsar(um) respective et in s(olidu)m ut supra earumq(ue) et cu-iuslibet ipsar(um) respective haeredes, succ(essor)es et bona omnia etc. p(raese)ntia et futura etc. una pars v(idelicet) alteri, et altera alteri resp(ecti)ve ut s(upr)a p(raese)nti-bus etc. sub paena et ad paenam dupli etc. medietate etc. cum potestate capiendi etc. constitutione precarii etc. renu(n)ciaverunt etc. iuraverunt etc. s(upr)a dictus d(on) Didacus tacto pectore more clericor(um) caeteri vero tactis scripturis etc. unde etc.P(raese)ntibus opp(ortu)nis.

Extracta est praesens copia ex actis mei n(otar)i Silverii Antonii Tonelli de Neapoli, salva meliori coll(ation)e, et in fidem huc feci, et sig(na)vi req(uisi)tus.S(ilverius) Ant(oniu)s Tonelli

Protocollo notarile originale in ASNa, Notai del secolo XVII, notaio Silverio Antonio Tonelli, scheda 453, prot. 7, cc. 362v-364v; cfr. la trascrizione dall’originale in ruotolo 1988, pp. 302-303 (rist. 2002, pp. 213-214).

[6] BNN, Fondo San Martino, ms. 388, cc. 221r- 228r.

Stizzo della Relatione p(er) l’Incoronatione della Vergine S(antissi)ma della Purità d’inviarsi all’e(minentissi)mo Pigniatelli il Capitolo di S(an) Pietro [ms. databile tra il 1712 e il 1724]

Essendosi dalla v(enera)b(i)le Casa di S(an) Paulo Magg(ior)e della fideliss(i)ma et ecc(ellentissi)ma città di Nap(oli) de’ C(hierici) R(egolari) presentato humiliss(i)ma

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ist(anz)a al rev(erendissi)mo Capitulo della Basilica di S(an) Pietro della città di Roma p(er) mezzo dell’em(inentissi)mi s(igno)ri cardinali Paulucci e Pignatelli pastori della med(esi)ma, nella quale si supplicava a volersi degnare detto rev(erendissi)mo Capitulo di determinare che si coronasse con la solita corona d’oro (qual annuati[m] distribuisce in esequt[io]ne d’un legato) l’antichissima, sempre venerata, miracolosa e non mai più coronata Im(m)aggine della Vergine santiss(i)ma che sotto il titulo della Madonna della Purità si venerava da’ populi in ess(a) v(enera)b(i)le chiesa di S(an) Paulo, et essend’ora degnato esso rev(erendissi)mo Capitulo d’ammettere tale supplica, ma con l’infra(scri)tte conditioni, cioè che sia l’Im(m)aggine antica, che stia in veneratione e culto in q(ue)sta città, che sia miraculosa e p(er) fine che non sia stata mai coronata con simil corona d’oro e sopra di ciò [221v] mediante lor lettera n’hanno domandato piena relatione sop(r)a detti quattro punti, seu conditioni dal nostr’em(inentissi)mo pastore Pignatelli; che perciò in esequt(io)ne de precisi co-mandi di dett’em(inentissi)mo se le rappresenta con ogni verità e singerità che tutte le dette quattro conditioni concorrono sopra questa sant’Im(m)agine che sotto il ti-tulo della Madonna SS(antissi)ma della Purità si venera in questa chiesa di San Paulo, mentre non può difficultarsi essere antichiss(i)ma, e ciò veramente si cava dalla fede ne fanno Nicola de Simone et [aggiunto al lato: Alesandro Maiello], li quali attestano etia(m) co(n) iuram(en)to esser stata dipinta d’anni 200 in c(irc)a, e che la dipintura sia fatta sopra tavola, modo usato solamente di dipingersi dagl’antichi. Di più si con-ferma da quel tanto ne scrissero li infra(scri)tti autori, cioè il p(adre) d(on) Giuseppe Silos nell’«Istorie seu cronica latina della Religione de C(hierici) R(egolari)» nella parte [sovrapposto: tertia] sta posta in Roma [recte Panormi], l’anno MDC[L]XVI [222r] fol(io) 234. Dal p(adre) d(on) Geronimo Coppola nella sua opera intitu- lata «La Purità di Maria Mad(r)e di Dio», composta nell’anno 1653, stampata in Nap(oli) e poi nell’anno 1664 ristampata in Messina, nel p(ri)mo discorso fol(io) 17. Dal p(adre) d(on) Fran(cesc)o M(ari)a Maggio di s(anta) memoria nella «Vita del v(enera)b(i)le p(adre) d(on) Giuseppe Caracciolo C(hierico) R(egolare)», stampata in Nap(oli) nel 1670 fol(io) 250. E p(er) ultimo dal p(adre) d(on) Tomaso Schiara nella su(a) opera intitulata «L’Im(m)aggine della Madre di Dio sotto titulo della Purità venerata», fol(io) 15. Da qual’autori concordamente si riferisce e s’attesta esser venuta dett’Im(m)aggine nelle mani delli sig(no)ri di Casa di Bernaudo venuti in Regno et in q(ue)sta fidelis(si)ma città in tempo che vennero a regnare [sovrapposto al cancellato governare] nel med(esi)mo li serenissimi re d’Aragona, q(ua)li re [so-vrapposto ad una lunga cancellatura: servirono con ogni fedeltà in qualità di segreta-rii], e p(er) li loro meriti li furono conceduti in feudo la terra di Mont’Auto in prov(in- ci)a di Capitanata e la terra di Camarda in Basilicata, alla quale posero il nome della med(esi)ma loro famiglia, e si chiamò Bernauda, e nel governo [222v] filiciss(i)mo de’ serenis(s)imi re austriaci ottennero il titulo di duca, qual feudo e titulo mangò p(er) la morte di d(on) Gio: Maria di Bernaudo morto novitio in d(ett)a Casa di S(an) Paulo. Qual Im(m)aggine si conservò appresso detti signori sin [cancellatura] alli sette di settembre del 1641 [aggiunto al lato: con gran veneratione], perciò bastante-m(en)te si viene provato il primo scritto circa l’antichità di detta sacr’Im(m)aggine. In quanto poi al secondo, spettante al culto e venerat(io)ne della med(esi)ma, dalli stessi sopra citat’autori s’attesti esser stata tenuta in gran veneratione nelli tempi che

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fu conservata da d(ett)i sig(no)ri di Bernauda sin dall’anno 1641, nel qual tempo essendone conservatore il q(uonda)m sig(no)r d(on) Diego di Bernauda e Mennozza, quale p(er) la sua gran bontà, havendo disprezzate le ricchezze e dignità di sua casa, et ordinatosi sacerdote, e stando sotto la direttione spirituale del mentuato servo di Dio p(adre) d(on) Giuseppe Caracciolo, dispose e con effetto donò alla v(enera)-b(i)le chiesa e casa di S(an) Paulo la d(ett)a sacra et antichissima [223r] Im(m)aggi-ne, dandole il titulo della Madonna della Purità, qual donatione si pose in esequt(io)-ne con trasferirvi essa sacr’Im(m)aggine in d(ett)a chiesa di S(an) Paulo il giorno settimo di 7bre [= settembre] del d(ett)o anno 1641, vigilia della nascita della Gran Madre di Dio, e p(er) segno di venerat(io)ne e di culto si fe’ la d(ett)a traslattione con una gran sacra pompa e d’apparati e di musica, lunga processione sì dalla pri-maria nobiltà della d(ett)a città di Napoli con torcie accese nelle mani e sì da tutti li padri C(hierici) R(egolari), che stantiavano nelle sei Case che sono fondate in Napoli, e volle anco intervenirvi l’ecc(ellentissi)mo Duca di Medina de Las Torres viceré all’hora del Regno di Napoli, assieme con il P(ri)n(ci)pe di Stigliano suo figlio pri-mogenito p(er) attestare p(er) sua parte la veneratione che portava ad essa sacr’Im-(m)aggine, quale p(er) all’hora fu collocata in una cappella di d(ett)a chiesa, che era la prima [carta corrosa: stante ?] della nave maggiore di d(ett)a chiesa, alla quale traslattione vi fu un gran concorso d’ogni sorte di p(er)sone e da d(ett)o giorno s’augumentò il culto e veneratione della med(esi)ma sacr’Im(m)aggine [223v], come il tutto vien’attestato dalli soprad(ett)i citat(i) autori nelli luochi ut sup(r)a notati, e qual culto e veneratione non solam(en)te da d(ett)o tempo s’è continuato sin al tempo presente, ma giornalmente è andato crescendo et avanzando a gloria dell’Al-tissimo e della sua Gran Madre, mentre p(er) veneratione d’essa sacr’Im(m)aggine in detta chiesa di San Paulo [aggiunto al lato: non solamente] si celebra la traslattio-ne d’essa con quei apparati, sollennità, e musica e panegirico, com’appunto si suole sollennizzare la festa del glorioso patriarca san Gaetano fundatore de’ C(hierici) R(egolari) e del glorioso s(ant’)Andrea Avellino della med(esi)ma Religione con l’in-tervento dell’ecc(ellentissi)mi sig(no)ri Eletti della med(esi)ma città, o ne’ vesperi, o pure nella messa cantata et in segno di venerattione, di culto e protettione che desi-derano d’essa Gran Madre di Dio sotto tal titulo l’offeriscono ogn’anno un cereo indorato di libre 45 et un mazzo di fiori di seta. E a tal sollennità vi concorre gran gente d’ogni sorte a venerarla, se anche si celebra la sua memoria alli due [224r] di febraro giorno della Purificatione d’essa Gran Madre di Dio, nella quale giornata essa Gran Madre mercé la sua gran humiltà soggettandosi alla legge della purifica-tione magiorm(en)te fa spiccare la sua gran Purità e si celebra la d(ett)a memoria con ugual pompa e concorso, non solam(en)te nella d(ett)a chiesa di S(an) Paulo, ma in tutte l’altre chiese della d(ett)a Religione come padrona e tutelare della me-de[si]ma, in esequtione del decreto promulgato nel Capitulo generale celebrato in Roma da d(ett)i r(everendi) p(adri) C(hierici) R(egolari) nell’anno 1647 registrato fra gl’altri decreti inseriti nella Custitutione stampata in Roma l’anno MDCLXXVI, q(ue)sto è del tenore seg(uen)te: «Singulis annis die purificationis beatae Virginis in quibuslibet nostrarum domorum ecclesiis, festum Sanctae Mariae de Puritate per quam sollemniter perpetuo celebretur, quod tantam Virginem sub hoc titulo in no-strae congregationis protectricem et patronam saepius delegerimus» fol(io) 171.

467Nuovi documenti sulla Cappella della Purità

Qual culto e veneratione venn’accresciuta dalla grati’ottenuta dalla santa memoria di [224v] Clemente Nono, quale concesse che in detta giornata delli due di febraro si celebrasse la d(ett)a sollennità della Vergine Santissima della Purità con l’Ottava p(er) tutta la med(esi)ma Religione, come si cava dagl’ordini volgari inseriti in d(et- t)a Custitutione, fol(io) 7°, et è del tenor seq(uen)te: «Essendosi p(er) l’istanza fatta p(er) ord(in)e del Capitulo gen(era)le alla santità di n(ostro) s(ignore) Clemente Nono di felice memoria, ottenuto l’officio con l’Ottava della Madonna Santissima della Purità, nostra padrona e protettrice, s’è stabilito che se ne faccia la festa nel giorno della Purificatione con ogni magior pompa e sollennità, l’onde ad imitatione del culto col q(ua)le si venera d(ett)a sacr’Im(m)agine originalm(en)te in d(ett)a chie-sa di S(an) Paulo da d(ett)i r(everendi) p(adri), non solam(en)te nelle loro chiese et in quelle de’ monasterii di moniche [aggiunto a lato: governate da loro], m’anche in diverse chiese del cristianesimo, e specialm(en)te in quelle di [aggiunto a lato: questa] fidelis(si)ma città di Napoli si vedono erette cappelle et altari [225r] in honore d’essa Gran Madre di Dio sotto il titulo della Madonna della Purità et in essa si ved’esposto la copia simile in tutto all’originale che si venera in d(ett)a chiesa e casa di S(an) Paulo, come s’attesta da detti sop(r)a citat’autori e da’ rettori e sacristani di d(ett)e chiese, come dalle lor fedi si cava e si conferma la detta venerat(io)ne e culto d’essa sacrata et antichissim’Im(m)agine dal scorgersi esserseli fabricata in d(ett)a chiesa di S(an) Paulo una sontuosissima cappella lunga palmi 48 et onze 9, e larga palmi 17 et onze 1/3 con sua cupola stocchata et indorata com’è anche il volto della med(esi)ma cappella, tramezzati d(ett)i stucchi con dipinture del famoso pittore cavalier Massimo Stantione, et anche del famoso pittore cavalier Marullo, con havere tutte le mura della med(esi)ma ingrostrate di finissimi marmi, cioè di breccia di Francia, di Sicilia, di giallo e verd’antico [aggiunto a lato: et africano], con crapricciosi [sic] fogliami et intagli, e nelli pilastri [225v] maggiori che sostengono detta cupula, in quattro nicchi sono collocati quattro statue di finiss(i)mo marmo di Carrada rappresentantino le Virtù: la Prude(n)za, la Giustitia, la Fortezza e la ... [omissis]Con il pavimento di marmi bianchi e pardiglio, stando collocata essa sacra Im(m)a-gine dentro una cornice di pietre pretiose dure di varie sorti con lavori di rami indo-rat’alla tudesca, havendo concors’alla spesa di sì pia e suntuos’opera la pietà della primaria nobiltà napolitana con volontarie limosine date a quest’effetto a d(ett)o sig(no)r d(on) Diego di Bernaudo di santa mem(ori)a alle quali aggiunze anche le propie sue entrate patrimoniali delle q(ua)li anche ne fe’ donat(io)ne inter vivos, ma causa mortis a benef(iti)o d’essa cappella, sì p(er) l’abellimento d’essa come p(er) le spese delle festi che si fanno p(er) causa di detta sacr’Im(m)agine, com’anche p(er) il mantenimento delle lampade che giorno e notte ardono avanti d(ett)a sacrat’Im-maggine [226r] il di lui esempio fu sequitato dalle signore d(onna) Ippolita d’Afflit-to, [aggiunto a lato: d(onna) Maria Bologna, d(onna) Lucretia Capano, e sig(nor)a Candida Cricignano], la p(ri)ma con far un legato a d(ett)a cappella p(er) su’abel-lim(en)to d’annui d(uca)ti 140 p(er) cap(ita)le di d(ucat)i 2000, la seconda con farne un altro d’annui d(ucat)i 98 p(er) cap(ita)le di d(ucat)i 1040 sop(r)a le seti di Calabria, la 3a con donare annui d(ucat)i 48 p(er) cap(ita)le di d(ucat)i 1200 con il Monte della Pietà, e la q(uar)ta con ordinare che la 3a parte de’ frutti della su’eredi-tà s’impiegasse nelle spese che si fanno in d(ett)a chiesa nelle festi che vi si celebrano

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ad honore d’essa Gran Madre di Dio sotto tal titulo, [aggiunto a lato: e p(er) ultimo dalla bona mem(ori)a del p(adre) d(on) Tomaso Sorgente in tre partite annui d(uca)-ti 29 sop(r)a l’entrade del B(an)co della Nuntiata, Pietà e sali d’Otranto da impiegar-si nella spesa delle ceri che ardono avanti d(ett)a sacr’Im(m)agine et in stampa d’al-cuni librettini di divot(io)ne con honore e gloria della Purità SS(antissi)ma che si dispensano fra l’anno a’ divoti gratis], ornamento di detta cappella si espongono in d(ett)e sollennità due mute d’apparati consistentino in un pallio, due portieri, due credenze, panno che copre d(ett)a sacr’Im(m)agine di finissimi ricami di sete colo-rite al naturale con oro et argento assai vago donato a d(ett)a sacr’Im(m)agine dalla ecc(ellentissi)ma sig(nor)a duchessa di Monte Ragone Altobrannina di bona me-m(ori)a, et un altro consistente in pallio, 2 portieri, 2 credenze [226v], pianeta, velo di calice, borza e 2 cestini tutti ricamati con sete colorite, coralli et oro, ornamento singulare in essa città non ritrovandosene in nessuna altra chiesa di questa città di tal sorte, degna mem(ori)a della gran pietà e divot(io)ne che portava ad essa Gran Mad(r)e di Dio della Purità la buona mem(ori)a della [aggiunto a lato: ecc(ellentis- si)ma] sig(no)ra Duchessa di Feria, moglie dell’ecc(ellentissi)mo sig(no)r d(on) Pietr’Ant(oni)o d’Aragona, già un tempo viceré e viceregina di q(ue)sto regno, la quale anco donò alla med(esi)ma cappella un crocifisso [aggiunto a lato: di corallo] alto 2 palmi con sua croce di filagrano d’argento e molti cerei e vasi di fiori di seta al naturale, et un’altra dama divota li fe’ p(er) le sollennità che si celebrano fra l’anno, un altro pallio di lama d’arg(en)to ricamato di fiori di seta, oro et arg(en)to. Mostrasi essere di gran veneratione detta sacr’Im(m)agine p(er) vedersi giornal-mente alla sua cappella il popolo devoto d’ogni conditione a farli le loro preghiere et orationi essendono stati divotissimi tra gl’altri l’em(inentissi)mi cardinali et arci-vescovi [227r] di q(ue)sta città Filomarino e Caracciolo, con venire ogn’anno nel giorno della traslatione d’essa Gran Madre di Dio (che si celebra all’8 del mese di 7bre [= settembre]) ad adorare in d(ett)a cappella essa sacrat’Im(m)agine e d(ett)o em(inentissi)mo Caracciolo volse p(er) sua divot(io)ne non ostante la sua gran età consacrare l’altare di d(ett)a cappella nell’anno MDCLXXII [aggiunto a lato: a’ sette di maggio], come appare dall’epitaffio marmoreo situat’in essa cappella e la sop(r)a nominata ecc(ellentissi)ma Duchessa di Feria in tutto il tempo che stiede in q(ue)sta città venire ogni sabato ad assistere alle letanie che con altre sacre preci si cantavano da’ p(adri) C(hierici) R(egolari) avanti d(ett)a sacr’Im(m)agine, et infine l’Eletti di q(ue)sta fidelis(si)ma et ecc(ellentissi)ma città in segno del culto e venerat(io)ne che portano ad essa Gran Madre sotto tal titulo della Vergine della Purità l’anno offerto un stendardo di damasco cremesì ornato d’oro, di frangie [aggiunto a lato: cordoni], e fiocchi di seta cremesì et oro, et in mezzo una gran pittura assai eccellente rappre-sentante essa Gran Madre di Dio sotto d(ett)o titulo della Purità [227v] in loco su-periore e più abbasso si vedono situati l’im(m)agini rappresentantino li gloriosi san-ti protettori della med(esi)ma città, Gennaro vescovo e martire, Gaetano Tiene et Andrea Avellino, et sotto si [aggiunto a lato: scorge] situata tutta la città di Napoli; qual stendardo si inalza i(n) mezzo la d(ett)a chiesa di S(an) Paulo con cornice di legno indorata ben lettificiata ogni anno in d(ett)a sollennità della traslatione, e p(er) d(ett)o dono la d(ett)a fideliss(i)ma città spese ducati 400. Che poi la d(ett)a sacr’Im(m)agine si compiaccia sotto tal titulo della Purità di-

469Nuovi documenti sulla Cappella della Purità

spensare larghe gratie et favori a pro de’ fedeli che con vera fiducia ricorrono al patrocinio e tutela d’essa, e n’ottengono giornalm(en)te le gratie si scorge chiara-m(en)te dalli voti [aggiunto a lato: seu tabelle], et corone e lampade d’argento che sono attualm(en)te collocate in essa cappella avanti d(ett)a sacr’Im(m)agine, oltre delli voti rappresentati in dipinture che si ci trovano framischiate fra q(ue)lle offerte al nostri santi Gaetano et Andrea, e situate in diverse [228r] parti della chiesa; per lo che concorrendo in essa sacr’Im(m)agine sotto il titulo della Purità le conditioni d’essere antica anz’antichiss(i)ma, esser di culto e di venerat(io)ne e miraculosa, et esser tutte d(ett)e tre conditioni con chiare pruove dimostrate e comprovate si spera dalla gran pietà e divot(io)ne d’esso rev(erendissi)mo Capitulo che habbia a decre-tare che spetti ad essa sacrat’Im(m)agine sotto tal titulo il legato di d(ett)a corona d’oro, quale sin hora non ha goduto essa sacr’Im(m)agine, sotto tal titulo e di nuovo con ogni riverenza et humiltà istantem(en)te se ne sup(pli)ca esso rev(erendissi)mo Capitulo ad honore e gloria dell’Altissimo et a magior culto e venerat(io)ne d’essa Gran Madre di Dio sotto tal titulo della Purità.

[7] ASNa, CRS, San Paolo Maggiore, 1084, Libro maggiore (1678-1682), c. 181r. Esito p(er) fabbrica di chiesa. Aprile 1678A Giacinto Falcone erede del q(uondam) statuario And(re)a Falcone p(er) il Ba(n)-co del Salvat(or)e, con poliz’in testa del n(ost)ro p(adre) proc(urator)e d(on) Giaci(n)to della Calce d(ucati) quar(ant)atré p(er) final pagam(en)to del prezzo d’una statua di marmo della Div(in)a Gius(ti)tia da collocarsi nella n(ost)ra Capp(el- l)a della Purità, stando not(at)o il resta(n)te di d(ett)o prezzo pagato prima nel li-b(r)o magg(ior)e preced(ent)e a q(ues)to, a tit(ol)o di fabbr(ic)a di ch(ies)a, col rila-scio fattoci d’esso dal sudd(ett)o And(re)a Falcone nel suo ult(im)o testam(en)to qua(n)do se ne morì. d. 43.0.0

[8] ASNa, CRS, San Paolo Maggiore, 1100, Libro d’introito ed esito (1678-1682), cc. n.n.42

Esito di aprile 1678.[…] A Giacinto Falcone scudi quara(n)tatré pervenuti dalla partita del q(uonda)m d(on) Diegho di Bernaudo, del qual denaro ne fu fatta una fede di credito in testa del p(adre) d(on) Giacinto del Calce procuratore nella girata della quale fu detto che detti scudi 43 erano a totale complimento del prezzo della statua della Divina Giustitia da collocarsi nella Cappella della Madonna Sa(n)tissima della Purità della n(ostra) chiesa, per la quale si convenne pagarli, come sta notato nel libro della ca-scia di maggio [16]77, scudi centotrenta, havendo rilasciati scudi venti conforme haveva lasciato Andrea Falcone, che si desse alla detta cappella per scudi cento-cinqua(n)ta nel suo testame(n)to, conforme si può vedere dalla partita di detto pagame(n)to di maggio [16]77, che fu di scudi 43 e g(ran)a 13.

42 Trascritto pure in lenzo 2011, p. 169 (nota 13).

470 Simona Starita

[9] ASNa, CRS, San Paolo Maggiore, 1084, Libro maggiore (1678-1682), cc. 117r-v, 118r-v, 119r-v, 121v, 124v.

a) Esito di settembre 1680.43 All’ottonaio Giuseppe Allegro p(er) il B(anc)o della Pietà co(n) polizz’in testa del p(adre) d(on) Pietro Frezza d(ucati) cinqu(ant)a a co(n)to della cancell(at)a che da lui s’è pres’a lavorar p(er) la Capp(ell)a della Purità. d. 50.0.0[…] Al soprad(ett)o ottonaio Gius(epp)e Allegro pur p(er) il banco della Pietà altri d(ucati) cinqu(ant)a a co(n)to della sudd(ett)a cancell(at)a che sta lav(oran)do p(er) la Capp(ell)a della Purità. d. 50.0.0

b) Esito di ottobre 1680.44 […] All’ottonaio Gius(epp)e Allegro p(er) il B(anc)o della Pietà con polizza in testa di d(on) Girol(am)o de Mo(n)ti San Felice d(ucati) otta(n)ta e p(er) mano di Gio: Dom(enic)o Vinaccia altri d(ucati) nova(n)ta co(ntan)ti, a co(n)to della cancell(a)ta d’ottone ch’egli lavora p(er) la Capp(ell)a della Purità. d. 170.0.0

c) Esito di novembre 1680.45 All’ottonaio Gius(epp)e Allegro p(er) il Ba(n)co di S(an) Giac(om)o con due fedi di credito, una di d(ucati) cinqu(ant)a in testa del p(adre) [Angelo] Pistacchi prep(osit)o di q(ues)ta Casa, e l’altr’in testa del p(adre) d(on) Pietro Frezza di d(ucati) trenta, ch’in tutto salgon(o) a d(ucati) ott(ant)a, e sono a co(m)plim(en)to di d(ucati) tre[cento]cinqu(ant)a pagati sin’hora a d(ett)o otton(ai)o p(er) la nuova ca(n)cell(a)ta d’ottone che da lui si lavora p(er) la Capp(ell)a n(ost)ra della Purità. d. 80.0.0

d) Esito di dicembre 1680.46

[…] All’ottonaio Gius(epp)e Allegro d(ucati) dieci co(ntan)ti a co(n)to della ca(n)-cell(at)a d’ottone che da lui si lavora p(er) la Capp(ell)a della Mad(onn)a della Purità. d. 10.0.0

e) Esito di gennaio 1681.47

[…] All’ottonaio Allegro d(ucati) quind(ic)i hauti dal n(ost)ro p(adre) d(on) Gaet(an)o Caracc(iol)o al pres(ent)e prep(osit)o della Vitt(ori)a p(er) la ca(n)cellata d’ottone della Purità. d. 15.0.0

43 Cfr. pure ruotolo 1988, p. 303 (rist. 2002, p. 214), che utilizza, invece, il vol. 1100 dello stesso fondo archivistico. Il secondo acconto di 50 ducati è stato omesso dallo studioso.

44 Cfr. ibid.45 Stesso “Esito” di quello riportato nel vol. 1100, ma non trascritto in ruotolo 1988

(rist. 2002).46 Ibid.47 Ibid.

471Nuovi documenti sulla Cappella della Purità

f) Esito di febbraio 1681.48 […] All’ottonaio Allegro p(er) il B(anc)o della Pietà con fede in testa del n(ost)ro p(adre) d(on) Luigi Sifola d(ucati) cinqu(ant)a a co(m)plim(en)to di d(ucati) quattroce[n]to dieci pagatili p(er) la ca(n)cell(at)a della Pur(i)tà. d. 50.0.0Per porto di d(ett)a ca(n)cell(at)a dalla bottega del d(ett)o ottonaio in ch(ies)a n(o-st)ra car(lin)i tred(ic)i.[…] A m(ast)ro Bart(olome)o [Ghetti] marmoraro d(ucati) sei a co(n)to d(e)lle sue fatiche nella Capp(ell)a d(e)lla Purità, e d(ucati) tre a co(n)to d(e)lla calce e m(ast)ria necess(ari)a p(er) porvi la sud(ett)a ca(n)cell(at)a. d. 9.0.0

g) Esito di marzo 1681.49 All’ottonaio Allegro oltre li d(ucati) quattroce(n)tove(n)ti pagatili li mesi pass(at)i, adesso p(er) saldo e final pagam(en)to di lib(r)e milletrece(nto)cinqu(ant)a d’ottone lavor(at)o che ha posto nella ca(n)cell(at)a t(a)nte volte sopra me(n)tov(at)a d(e)lla Capp(ell)a n(ost)ra d(e)lla Purità, se li son pagati altri d(ucati) cinq(uan)ta co(n)-t(an)ti con una polizza di d(ucati) cinqua(n)totto pagabile nel p(ro)ss(im)o mese di apr(il)e ch’in tutto salgon a d(ucati) sess(ant)atre, importa(n)do tutta la spesa di d(ett)o otton(e), a rag(ion)e di carl(in)i tre e mezzo la libb(r)a, d(ucati) quattroce(n-to)sett(ant)acinq(u)e, che con d(ucati) otto, che si valut’il lavoro de fogliami sopra d(ett)a ca(n)cell(at)a salgon a d(ucati) quattroce(n)t’ott(ant)atre, de q(ua)li esse(n)-dosi ne’ pass(at)i mesi esitati d(ucati) quattroce(n)tove(n)ti, qui s’esitan solam(en)te gli altri d. 63.0.0Per un ca(n)t(ar)o e rot(oli) sess(ant)a di piombo p(er) impiombar d(ett)a cancel-l(at)a d(ucati) dodici, t(arì) qu(attr)o.Per due ca(n)t(ar)a e rot(oli) tre(n)taqu(attr)o di ferro p(er) soste(n)tarla d(ucati) ve(nti)sei, tt(arì) tre, gr(ana) und(ic)i.Per lib(r)e sedici di stagno stato necess(ari)o di porvi d(ucati) tre, tt(arì) qu(attr)o, gr(ana) qu(attr)o.Alli ferrari Mastrilli et co(m)pagno p(er) le lor fatich(e) in d(ett)a canc(ella)ta e p(er) la masc(atu)ra d. 18.2.10A m(ast)ro Bart(olome)o Ghetti marmoraro d(ucati) quindici p(er) i lavori di mar-mo, trafori, gradino, zoccoletto di pardiglio, fregio, ingra(n)dim(en)to d(e)l pavi-m(en)to d(e)lla sudd(ett)a Capp(ell)a d(e)lla Purità. d. 15.0.050

h) Esito di settembre 1681.51 […] A Bartolomeo [Ghetti] Marmoraro a saldo del zoccolo nuovo fatto nella Cappella della Purità essendosi revisti li conti dal s(igno)r Dionisio Lazzaro

d. 5.0.0

48 Cfr. pure ruotolo 1988, p. 303 (rist. 2002, p. 214), senza il costo della posa in opera della cancellata. Nel vol. 1100 è riportata l’indicazione della «Strada di San Giacomo» come luogo di ubicazione della bottega dell’ottonaio.

49 Stesso “Esito” di quello riportato nel vol. 1100, ma non trascritto in ruotolo 1988 (rist. 2002).

50 Cfr. pure ruotolo 1988, p. 303 (rist. 2002, p. 214).51 Cfr. pure ruotolo 1988, p. 303 (rist. 2002, p. 215), con l’anno errato 1682.

472 Simona Starita

i) Esito di marzo 1682.52

[…] A Gio: Dom(eni)co Vinaccia per 12 pedagne per le giarre picciole p(er) fattura d. 12.0.0A Melchior Maturantio a conto delle quattro frasche grandi d’arg(en)to et altre 12 frasche mezzane ch(e) sta lavorando, oltre del peso ch(e) se ne tiene conto a parte, pagati p(er) li banchi della Pietà et A(ve) G(ratia) P(lena) in testa del r(everendo) p(adre) prep(osit)o d. 80.0.0

[10] ASNa, CRS, San Paolo Maggiore, 1100, Libro d’introito ed esito (1678-1682), cc. n.n.53

Esito di gennaio 1682.[…] Al ricamatore in conto del tappeto di seta che si lavora d. 20.0.0

Esito di aprile 1682.[…] Alli ricamatori Ant(oni)o di Milone e Pietro Mirabile a conto del tappeto di seta p(er) la chiesa cio(è) della Cappella de SS(antissi)ma V(ergine) della Purità pa-gato in q(ue)sto mese in due partite di b(an)co di d(uca)ti 20 l’una in testa del p(adre) Frezza dissi a complimento di d(uca)ti 80. d. 40.0.0

Esito di maggio 1682.[…] Alli ricamatori a conto del tappeto [della Purità] p(er) mano del p(adre) Frez-za. d. 20.0.0

[11] ASNa, CRS, San Paolo Maggiore, 1166, cc. n.n.Estratti di conclusioni capitolari relative alla Cappella della Madonna della Purità.

a) [18 marzo 1690]Iesus Maria.Si è concluso che il capitale delli [soprascritto: d(uca)ti 326.0.9 sopra l’arrend(amen)-to delli sali d’Otra(n)to] co(n) [soprascritto: tutte le] loro annui intrate, donati dalla q(uonda)m d(onna) Camilla Sorge(n)te a q(ues)ta n(ost)ra Casa di S(an) Paulo et già intestati a beneficio di d(ett)a Casa.Detto capitale co(n) le loro annui entrate s’intenda e resti a beneficio et p(er) servitio della n(ost)ra Cappella della Mado(n)na Santiss(im)a della Purità dal giorno della morte della d(ett)a d(onna) Camilla p(er) doversi spendere tutto quello che preve-nerà dal d(ett)o capitale in tante cere d’accendersi in d(ett)a cappella nella maniera e giornate nel modo che si dichiarerà nella nota seu lista che si consignerà dal p(a- d)re secretario del Capitolo al p(rim)o fra(te)llo laico sacristano, il quale haverà peso

52 Stesso “Esito” di quello riportato nel vol. 1100, ma non trascritto in ruotolo 1988 (rist. 2002).

53 Stessi “Esiti” di quelli riportati nel vol. 1084 del medesimo fondo archivistico, c. 125r-v.

473Nuovi documenti sulla Cappella della Purità

di fissarla nel frontespitio del stipo dove si co(n)servano le messe che il d(ett)o fra-(te)llo tiene la chiave e d(ett)o p(rim)o fra(te)llo sacristano haverà peso d’accendere le ca(n)nele nella d(ett)a Cappella della Purità nel modo che in d(ett)a lista seu nota si contiene. Et p(er)ciò il p(ad)re procuratore che pro tempora sarrà, tutto il denaro che prevenerà dal sudetto capitale co(n)forme lo anderà riscotendo no(n) l’abia da co(n)signare in cascia, ma l’abia da dare imidiatamente et a dirittura al d(ett)o p(ri- m)o fra(te)llo sacristano che pro te(m)pora sarà p(er) doverlo esso sacristano appli-carlo et spenderlo in tanta cera nella co(n)formità che in d(ett)a lista seu nota si contiene, co(n) conservare d(ett)a cera in loco particolare p(er) servitio della d(ett)a Cappella della Purità Santiss(im)a tantum.Et della pre(sen)te conclusione capitolare il p(ad)re procuratore ne facci notamento nel libro del patrimonio nel luoco dove starà rigistrata la sudetta donatione.Il che s’intenda purché la spesa non ecceda la summa della rendita, e tutto quello che superarà pure s’applichi in compra di cera da consumarsi in altre giornate in detta cappella, in modo che tutto la rendita di detto arrendam(en)to s’applichi in compra di cera per detta cappella.

b) A dì 12 di maggio 1692 fol. 60.54

Di più si è proposto di finire la statua di marmo che sta in Casa, et è della Cappella della SS(antissi)ma Vergine della Purità, per adornarne il terzo pilastro di d(ett)a cappella; e detta spesa si facci con il denaro pervenuto dall’heredità di Montea[c]uto spettante a d(ett)a cappella, et ultimamente liberato in summa di 80 docati, e si è co(n)cluso aff(erm)a(tiv)e.D(on) Fran(ces)co Capece Minutoli vic(ari)o de C(hierici) R(egolari)D(on) Carlo Filingieri c(hierico) r(egolare) secr(eta)rio.

54 Trascritto pure in lenzo 2011, p. 169 (nota 13).

474 Simona Starita

Tavola 1. Napoli, San Paolo Maggiore, veduta di insieme della Cappella della Ma-donna della Purità (1641-1708); foto degli anni Venti del Novecento.

475Nuovi documenti sulla Cappella della Purità

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476 Simona Starita

Tavola 3. BArtoloMeo Mori, Temperanza, 1667. Napoli, San Paolo Maggiore, Cap-pella della Madonna della Purità.

477Nuovi documenti sulla Cappella della Purità

Tavola 4. AndreA FAlcone, Prudenza, 1667-1670. Napoli, San Paolo Maggiore, Cappella della Madonna della Purità.

478 Simona Starita

Tavola 5. luis de MorAles, Madonna della Purità (con le corone ricevute dal Capi-tolo vaticano nel 1724, ora conservate all’interno della Casa), metà del secolo XVI. Napoli, San Paolo Maggiore, Casa (già nella Cappella della Madonna della Purità); foto prima del restauro del 1956.Tavola 6. MAestrAnze nAPoletAne, Corona in argento dorato (per la Madonna della Purità), seconda metà del secolo XVIII. Napoli, San Paolo Maggiore, Casa (già nella Cappella della Madonna della Purità).Tavola 7. MAestrAnze nAPoletAne, Corona in argento dorato (per il Bambino della Madonna della Purità), seconda metà del secolo XVIII. Napoli, San Paolo Maggio-re, Casa (già nella Cappella della Madonna della Purità).

Figure

70. Bartolomeo Mori, Temperanza, 1667. Napoli, San Paolo Maggiore, Cappella della Madonna della Purità.

71. Bartolomeo Mori - Pietro Antonio Valentini e bottega, Allegoria e motto per la Virtù della Temperanza, 1656-1667. Napoli, San Paolo Maggiore, Cappella della Madonna della Purità, sopra la corrispondente statua.72. Bartolomeo Mori - Pietro Antonio Valentini e bottega, Allegoria e motto per la Virtù della Temperanza, 1656-1667. Napoli, San Paolo Maggiore, Cappella della Madonna della Purità, sotto la corrispondente statua.

73. Andrea Falcone, Prudenza, 1667-1670. Napoli, San Paolo Maggiore, Cappella della Madonna della Purità.

74. Bartolomeo Mori - Pietro Antonio Valentini e bottega, Allegoria e motto per la Virtù della Prudenza, 1656-1670. Napoli, San Paolo Maggiore, Cappella della Madonna della Purità, sopra la corrispondente statua.75. Bartolomeo Mori - Pietro Antonio Valentini - Andrea Falcone e bottega, Allegoria e motto per la Virtù della Prudenza, 1656-1670. Napoli, San Paolo Maggiore, Cappella della Madonna della Purità, sotto la corrispondente statua.

76. Andrea Falcone - Nicola Mazzone, Giustizia divina, 1670-1704. Napoli, San Paolo Maggiore, Cappella della Madonna della Purità, vestibolo.

77. Nicola Tammaro e bottega, Allegoria e motto per la Virtù della Giustizia divina, 1703-1704. Napoli, San Paolo Maggiore, Cappella della Madonna della Purità, vestibolo, sopra la corrispondente statua.78. Nicola Tammaro - Nicola Mazzone e bottega, Allegoria e motto per la Virtù della Giustizia divina, 1704. Napoli, San Paolo Maggiore, Cappella della Madonna della Purità, vestibolo, sotto la corrispondente statua.

79. Andrea Falcone - Nicola Mazzone, Fortezza, 1670-1705. Napoli, San Paolo Maggiore, Cappella della Madonna della Purità, vestibolo.

80. Nicola Tammaro e bottega, Allegoria e motto per la Virtù della Fortezza, 1704-1705. Napoli, San Paolo Maggiore, Cappella della Madonna della Purità, vestibolo, sopra la corrispondente statua.81. Nicola Tammaro - Nicola Mazzone e bottega, Allegoria e motto per la Virtù della Fortezza, 1705. Napoli, San Paolo Maggiore, Cappella della Madonna della Purità, vestibolo, sotto la corrispondente statua.

82. Napoli, San Paolo Maggiore, veduta di insieme della Cappella della Madonna della Purità (1641-1708); foto del 1926 circa.

83. Maestranze carraresi attive a Napoli, Vaso con fiori in marmo commesso e pietre dure, 1645-1670. Napoli, San Paolo Maggiore, Casa (già nella Cappella della Madonna della Purità, timpano delle due porte laterali).84. Maestranze carraresi attive a Napoli, Coppia di putti, 1645-1670. Napoli, San Paolo Maggiore, Cappella della Madonna della Purità, timpano della porta destra.

85. Maestranze carraresi attive a Napoli, Coppia di putti, seconda metà del secolo XVII. Napoli, San Paolo Maggiore, già nella Cappella della Madonna della Purità, timpano della porta sinistra (trafugati); foto degli anni Venti del Novecento.86. Bartolomeo Mori - Pietro Antonio Valentini e bottega, Vaso con fiori in commesso marmoreo, 1656-1657. Napoli, San Paolo Maggiore, Cappella della Madonna della Purità, interno dei pilastri d’ingresso.

87. Anonimo meridionale, Lavabo (cimasa: Andrea Falcone - Guglielmo Giovene, Coppia di putti con giara in marmo commesso, 1652-1653), metà del secolo XVIII. Napoli, San Paolo Maggiore, antisacrestia.

88. Giovan Domenico Vinaccia - Giuseppe Allegro, Cancello d’ottone (particolare), 1680-1681. Napoli, San Paolo Maggiore, Cappella della Madonna della Purità.89. Giovan Domenico Vinaccia - Gaetano Sacco, Balaustrata in commesso marmoreo (particolare), 1694-1695. Napoli, San Paolo Maggiore, Cappella di San Gaetano Thiene.

RefeRenze fotogRafiche

il corredo iconografico indicato come Figure in questo vol. ii di Studi è stato realizzato con la consulenza di giuseppe Porzio, cui si debbono in particolare le nuove proposte attributive e cronologiche delle opere pittoriche presentate. come tav./tavv. sono state indicate le illustrazioni collocate in appendice ai singoli articoli e come fig./figg. quelle pubblicate nella sezione Figure.

Mi è doveroso ringraziare Ugo Di furia per l’amichevole concessione della foto alla fig. 33, e Vincenzo Pacelli per la generosa concessione delle foto alle figg. 14, 117-120a-b.

[N.d.C.]

Luigi abetti, napoli: vol. i, tavv. p. 490; vol. ii, tav. p. 578

archivio dell’arte / Luciano Pedicini, napoli: vol. ii, tavv. pp. 46, 413; figg. 12, 15-18, 21, 22, 63

archivio di San Paolo Maggiore, napoli: vol. i, tav. p. 34; vol. ii, tavv. pp. 4, 43, 44, 148-157, 160-163, 168, 170 (tav. 30), 171 (tav. 32), 172-180, 223-234, 237, 268-276, 281, 282 (tav. 18), 408 (tav. 20), 474, 476-478; figg. 26-29, 34-37, 39, 51, 52, 54, 55, 57, 60, 61, 72, 75, 78, 81-83, 86, 88, 89

archivio di Sant’andrea della Valle, Roma: vol. ii, copertina; fig. 62

archivio fotografico della Soprintendenza Speciale per il PSae e per il Polo Musea-le della città di napoli: vol. ii, tavv. pp. 29, 147, 158, 236, 238, 419 (tav. 38), 420 (tav. 40), 421 (tav. 41), 422 (tav. 44), 423, 608, 613, 615; figg. 24, 30, 31, 38a-b, 40-42, 56, 66-69, 85, 102-108, 111, 114-116, 121-124, 126-129

arcuti fine art, Roma: vol. ii, tav. p. 616

art collector, Pisa: vol. ii, tav. p. 610

Biblioteca nazionale di napoli: vol. ii, tavv. pp. 165, 398

gian giotto Borrelli, napoli: vol. ii, tavv. pp. 164, 166, 167, 170 (tav. 31), 171 (tav. 33)

Marco casciello, napoli: vol. ii, fig. 65

Domenico antonio D’alessandro, napoli: vol. i, tavv. pp. 130, 250, 382-386; vol. ii, tavv. pp. 3, 35, 277-280, 283-286

francesco Divenuto, napoli: vol. ii, tavv. pp. 26, 30-34, 36-42, 45

fototeca della fondazione federico zeri - Università degli Studi di Bologna: vol. ii, tav. p. 611

fototeca dell’istituto di Storia dell’arte a firenze - Max-Planck-institut, fondo cor-nelius von fabriczy: vol. ii, tav. p. 27

gabinetto fotografico nazionale - iccD, Roma: vol. ii, figg. 43, 44, 47

claudio garofalo, napoli: vol. ii, tav. p. 475; figg. 1, 7-11, 20, 23, 25, 32, 58, 59, 87, 90-101, 112, 113, 125, 130

Sabrina iorio, napoli: vol. ii, tavv. pp. 399-408 (tav. 19), 409-412, 414, 415 (tav. 30), 416-419 (tav. 37), 421 (tav. 42), 422 (tav. 43), 424-426; fig. 53

istituto Universitario olandese di Storia dell’arte, firenze: vol. ii, tav. p. 612

carl Lamb, München: vol. ii, fig. 50

giovanni Lerede, turi: vol. ii, tav. p. 609

giuseppe Masone, napoli: vol. ii, fig. 64

carmine Mazza c.R., napoli: vol. i, copertina; vol. ii, tavv. pp. 169, 222, 235, 287, 288; figg. 19, 71, 74, 77, 80

elisa novi chavarria, napoli: vol. i, tavv. pp. 283-286

antonella olivieri, napoli: vol. ii, tav. p. 159

Vincenzo Pacelli, napoli: vol. ii, tavv. pp. 441-446

Vittorio Pandolfi, napoli: vol. ii, tav. p. 267

Luciano Pennino, napoli: vol. ii, tavv. pp. 158, 160, 161

giuseppe Porzio, napoli: vol. ii, tavv. pp. 614 (tav. 8), 622

the Royal collection © 2011, her Majesty Queen elizabeth ii: vol. ii, p. 415 (tav. 31)

Renato Ruotolo, napoli: vol. ii, tav. p. 579

aldo Settembre, napoli: vol. ii, tav. p. 617

Luca Somma, napoli: vol. ii, fig. 13

Sotheby’s, Londra: vol. ii, p. 614 (tav. 7)

fabio Speranza, napoli: vol. ii, tavv. pp. 420 (tav. 39), 620, 621; figg. 2-6, 109a-b, 110

Raffaele Staiti, napoli: vol. i, tavv. pp. 194, 381; vol. ii, tavv. pp. 576, 577, 580

Lucio Stea, napoli: vol. ii, tavv. pp. 618, 619

francesco tanasi, napoli: vol. ii, figg. 14, 33, 45, 46, 48, 49, 70, 73, 76, 79, 84, 117-120a-b

Massimo Velo, napoli: vol. ii, tav. p. 28

inDice DeL SeconDo VoLUMe

Francesco Divenuto

San Paolo Maggiore: un inedito disegno seicentesco dell’antico pronao . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Gian Giotto Borrelli

Sulla presenza di camillo Mariani a napoli e la decorazione marmorea di San Paolo Maggiore . . . . . . . . . .

Domenico antonio D’alessanDro - Giuseppe porzio

Quadri e cappelle di San Paolo Maggiore tra cinque e ottocento. Un riesame . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

vincenzo rizzo

Puntualizzazioni su alcune opere d’arte realizzate per la chiesa di San Paolo Maggiore tra Sei-Settecento, attraverso i docu-menti dell’archivio Storico del Banco di napoli . . . . .

saBrina iorio

La cappella firrao nella chiesa di San Paolo Maggiore di napoli: la committenza, gli artisti e le opere . . . . . . . . .

vincenzo pacelli

La Madonna e la cappella della Purità in San Paolo Maggiore. Un evento ‘mediatico’ teatino tra arte e devozione nella ca-pitale del viceregno spagnolo . . . . . . . . . . . .

simona starita

nuovi documenti sulla cappella della Madonna della Purità nella chiesa teatina di San Paolo Maggiore di napoli . . .

Domenico antonio D’alessanDro

Musica e spiritualità nella casa teatina dei Santi apostoli di na-poli in una cronaca del 1629, con una nota sulla musica a San Paolo Maggiore nella prima metà del Seicento . . .

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» 479

renato ruotolo

nuovi documenti sulla chiesa di Santa Maria degli angeli a Piz-zofalcone nel Seicento . . . . . . . . . . . . . . .

Giuseppe porzio

ordine teatino e contesto artistico napoletano nel Seicento: francesco Maria caselli, gaspare Del Popolo e una nota su Diana Di Rosa . . . . . . . . . . . . . . . . . .

figure . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

indici dei nomi, degli autori, delle istituzioni religiose e socio-assistenziali e delle illustrazioni

Il pdf degli indici dei 2 volumi può essere richiesto gratuita- mente all’Editore all’indirizzo: [email protected]

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» 623

inDice DeL PRiMo VoLUMe

Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

indirizzi di saluto . . . . . . . . . . . . . . . . . .

romeo De maio

Sant’andrea avellino: persona e mito . . . . . . . . . .

vincenzo cosenza

Due lettere del beato giovanni Marinoni: uno sguardo sulla comunità di San Paolo in napoli con sant’andrea avellino agli esordi e alla fine del suo noviziato (1556-1557) . . . .

antonio illiBato

nuovo inedito di sant’andrea avellino . . . . . . . . .

luiGi aBetti

ex voto e donazioni al sepolcro del “beato” andrea avellino (1612-1622) . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Giuliana BoccaDamo

teatini, istituzioni socio-assistenziali e monasteri femminili na-poletani tra cinque e Seicento . . . . . . . . . . .

marcella campanelli

Sant’andrea avellino e i teatini a napoli tra XVi e XVii se-colo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Domenico antonio D’alessanDro - antonio DelFino

La concessione della chiesa di San Paolo Maggiore ai chierici Regolari teatini nel 1538. nuovi documenti . . . . . .

vittoria Fiorelli

«apparati, musichi e sermoni in lode di lui». il disciplinamento devozionale dei teatini napoletani nel secolo XVii . . .

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elisa novi chavarria

i teatini e il “governo delle anime” (secoli XVi-XVii) . . .

Giulio soDano

Modelli di santità teatina: andrea avellino e i padri di San Paolo Maggiore a napoli tra XVi e XVii secolo . . . . . . .

Giuseppe maria viscarDi

il culto di sant’andrea avellino in Basilicata e nel Mezzogiorno in età moderna e contemporanea . . . . . . . . . .

Domenico antonio D’alessanDro - erika restaino

oltre il fondo «San Martino». Le biblioteche dei teatini a napoli tra cinque e ottocento . . . . . . . . . . .

eDuarDo nappi

Le chiese e le case teatine a napoli durante il viceregno spagno-lo attraverso i documenti dell’archivio Storico dell’istituto Banco di napoli - fondazione . . . . . . . . . . .

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» 287

» 305

» 327

» 387

FINIto dI stamparE

NEl mEsE dI dICEmbrE

dEll’aNNo mmXII

NEll’oFFICINa tIpograFICa

m. d’aurIa EdItorE

palazzo pIgNatEllI - NapolI