Le case nelle steppe

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La casa nelle steppe La Grande Steppa (così la chiamava il grande storico sovietico L.N. Gumiliòv) si divide in una porzione più asiatica e in una più europea in gran parte ucraina. Per quanto riguarda quest'ultima che più c'interessa, essa si situa fra il 52.mo e il 48.mo parallelo Nord e si estende dal 60.mo fino al 15.mo meridiano Est cioè dagli Urali al Danubio fino nel cuore dell'Ungheria. E' uno spazio talmente enorme sul quale sarebbe ingenuo aspettarsi un clima unico dominante ed è più logico al contrario prender nota di una serie di situazioni regionali o microclimi abbastanza distinti seppur mutanti nel lungo periodo. Le piante colonizzatrici mostrano meglio di altri esseri viventi il loro adattamento non soltanto ai fattori ambientali del soprasuolo, ma anche alla composizione (edàfica) del sottosuolo e lo mostrano nei colori e nelle specie più tipiche. Se pensiamo che alcune delle genti ugro-finniche uscivano dal più maestoso ambiente della foresta a nord della Pianura per entrare nella steppa, la loro prima impressione sarà stata di grande meraviglia nell'imbattersi in una vegetazione tanto diversa da quella finora nota e la cui altezza non va oltre il ginocchio: Un mare d’erba ondeggiante, verdissima nella buona stagione e mestamente secca ai primi freddi quando passa al marrone scuro. La steppa europea inizia dagli Urali meridionali, segue la riva destra del fiume Ural (l'antico Jàik) e diventa palude nella Depressione Caspica (-28 m sotto il livello del mare) pur inglobando il delta del Volga. Più avanti verso Occidente ingloba anche la foce del Don e nella Ciscaucasia quelli del Terek e del Kuban. Sulle rive del Mare d’Azov e del Mar Nero (Pontos Euxinos per i greci) ci avviciniamo a città storicamente importanti come Černìgov e Kiev e i fiumi che “tagliano” la steppa nel senso nord- sud si possiamo enumerare partendo dal Don: Dnepr, Bug e Dnestr che sfociano nel Mar Nero mentre Prut e Siret affluiscono da sinistra nel Danubio. L’inverno qui (ancor oggi) termina ad aprile-maggio ed è solitamente molto freddo con picchi fino a –5 °C mentre, al contrario, l’estate è caldissima con picchi fino a +30 °C. I problemi si creano però, a parte la stagione, quando d’estate ci sono improvvisi e inaspettati cali di temperatura con escursioni

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La casa nelle steppe

La Grande Steppa (così la chiamava il grande storico sovieticoL.N. Gumiliòv) si divide in una porzione più asiatica e in una piùeuropea in gran parte ucraina. Per quanto riguarda quest'ultimache più c'interessa, essa si situa fra il 52.mo e il 48.moparallelo Nord e si estende dal 60.mo fino al 15.mo meridiano Estcioè dagli Urali al Danubio fino nel cuore dell'Ungheria. E' unospazio talmente enorme sul quale sarebbe ingenuo aspettarsi unclima unico dominante ed è più logico al contrario prender nota diuna serie di situazioni regionali o microclimi abbastanza distintiseppur mutanti nel lungo periodo.

Le piante colonizzatrici mostrano meglio di altri esseri viventiil loro adattamento non soltanto ai fattori ambientali delsoprasuolo, ma anche alla composizione (edàfica) del sottosuolo e lomostrano nei colori e nelle specie più tipiche. Se pensiamo chealcune delle genti ugro-finniche uscivano dal più maestosoambiente della foresta a nord della Pianura per entrare nellasteppa, la loro prima impressione sarà stata di grande meraviglianell'imbattersi in una vegetazione tanto diversa da quella finoranota e la cui altezza non va oltre il ginocchio: Un mare d’erbaondeggiante, verdissima nella buona stagione e mestamente secca aiprimi freddi quando passa al marrone scuro.

La steppa europea inizia dagli Urali meridionali, segue la rivadestra del fiume Ural (l'antico Jàik) e diventa palude nellaDepressione Caspica (-28 m sotto il livello del mare) puringlobando il delta del Volga. Più avanti verso Occidente inglobaanche la foce del Don e nella Ciscaucasia quelli del Terek e delKuban. Sulle rive del Mare d’Azov e del Mar Nero (Pontos Euxinos peri greci) ci avviciniamo a città storicamente importanti comeČernìgov e Kiev e i fiumi che “tagliano” la steppa nel senso nord-sud si possiamo enumerare partendo dal Don: Dnepr, Bug e Dnestrche sfociano nel Mar Nero mentre Prut e Siret affluiscono dasinistra nel Danubio.

L’inverno qui (ancor oggi) termina ad aprile-maggio ed èsolitamente molto freddo con picchi fino a –5 °C mentre, alcontrario, l’estate è caldissima con picchi fino a +30 °C. Iproblemi si creano però, a parte la stagione, quando d’estate cisono improvvisi e inaspettati cali di temperatura con escursioni

di ben 20-25 gradi. Le piogge cadono nei primi mesi dell’estateper cessare del tutto prima della fine del ciclo stagionale estivoe verso la fine di settembre si finisce nella siccità quando lavegetazione secca inesorabilmente. Se qualche pioggia cade ancora,è sotto forma di acquazzoni improvvisi la cui umidità evaporadalla superficie fogliare rapidamente senza impregnare il suolo.L’esigua isoieta media annuale è purtroppo soltanto di 500 mm!

I cicli climatici annuali non scivolano dolcemente l’unonell’altro come nei climi mediterranei più miti, ma sono netti eimprovvisi finché l’intera steppa non va in quiescenza. Per di piùil fitto tappeto verde nonostante la vegetazione sia bassa fa daspartivento fra il nord e il sud della Pianura opponendosi allecorrenti d’aria calda che scivolano raso terra dalle consistenti(insufficienti per le colture dal punto di vista termostatico)distese d’acqua del Mar Nero, del Caspio e dell'esiguo Mared’Azov, generando delle zone intermedie semidesertiche.

Dagli studi climatologici russi sovietici e post-sovietici,americani e di altri si può dire schematizzando che il climaattuale non dovrebbe essere molto dissimile da quello di 1000 annifa giacché le mutazioni sono state molto lente rispetto alla vitae alle cadenze umane. E così alla fine la steppa ucraina è rimastaun enorme spazio d'erba e, a parte il tentativo d'un romanticosignore tedesco che nel secolo scorso ne ha voluto conservare un“pezzo originario” con piante e animali nell'oasi di Ascania Nova emalgrado le strade che l'attraversano costeggiate da pioppi chetrillano e si piegano nel vento o fra i tulipani dei Calmucchi,risponde ancora oggi (quasi) pienamente alla descrizione di IbnBattuta nel XIV sec.: “...da un paese all'altro è coperta d'erba ed è fertile, manon ci sono alberi. In tutta la sua estensione non si trova né una montagna né una collina,né una costruzione né legna da ardere...”

La foresta, come dicevamo, s'affaccia a nordovest dai Carpazi edai Balcani, massicci montagnosi coperti d'alberi che dividono ibacini del Dnepr, Dnestr e Danubio dalla parte sud da quelli dellaVistola, dell’Elba e dell’Oder dalla parte nord. Allungandosipraticamente fin presso le rive del Mar Nero, quei montirappresentano un collo di bottiglia per le migrazioni umane est-ovest. Al confine fra Ungheria e Ucraina ci sono inoltre passi dimontagna dove è possibile persino incontrare resti di genti chenon passarono mai al di là e che oggi vivono lungo i decliviconservando lingue (molte di ceppo turco) e costumi caratteristicipropri.

Lasciando i monti dietro di noi e proseguendo fra gli alberidella Transilvania, entriamo ora nella Mitteleuropa cosiddetta doveuna barriera, politica più che storica, fu fissata

artificiosamente fino alle rive del Baltico fra Slavi Occidentalie Slavi Orientali, fra Polacchi e Bielorussi lungo un affluente didestra della Vistola, il Bug, (omonimo dell’altro Bug nominatoprima perché creduto sgorgare dalle stesse sorgenti). E qui siamoormai nel fitto della Foresta Boreale Europea con polle gorgogliantidal suolo da cui scaturiscono ruscelli e fiumi numerosi che colloro lento corso – in una pianura quasi priva di accentuatependenze – indugiano in piccoli e grandi laghi, paludi e marcite oconfluiscono gli uni negli altri in correnti di maggior portata.L’area più tipica oggi è il complesso dei Laghi Masuri nel bacinodella Vistola e il bacino del Pripiat (affluente di destra delDnepr) a nordovest di Kiev (al centro della regione che stiamodescrivendo). Sono territori molto simili che in praticatrasformano Polonia e Bielorussia meridionale in una delle piùgrandi distese paludose del mondo (oltre 110 mila kmq!).

La vegetazione arborea è densa, perlopiù a latifoglie che più anord passa ad aghifoglie e che nel remoto passato (ca. 6500 a.C.)copriva l'intera Europa, ben oltre i Balcani, fino al Reno eall'Adriatico. Oggi la foresta si conserva per l’85% fra Germania,Polonia, Bielorussia e Russia e si confonde con la taigà piùsiberiana. E' fitta nella Pianura fin sotto gli Urali, ma cambia intundra man mano che si “sale” verso il Mar Glaciale Artico.

Ritorniamo allora verso sud. Per far ciò da qui abbiamo un’ampiascelta di vie d’acqua, badando di lasciare ad est i Monti Uralisui bordi più esterni. Sono la continuazione geologicadell’arcipelago della Terranova Russa (Nòvaia Ziemlià) distesa ditraverso nel Mar Glaciale Artico e sfilano in direzione nord-sudpiù o meno lungo il 60.mo meridiano Est di Greenwich. Non sonotroppo alti (i picchi non oltrepassano i 1800 m e in passato eranochiamati Sassi o in russo Kamen per le loro tante miniere), ma pursempre costituiscono una barriera per l’aria umida fredda chesoffia dal Polo Nord incontrando l’Anticiclone delle Azzorre.Altri rilievi ne esistono in Bielorussia, a Grande Novgorod o nonlontano da Mosca, ma sono colline di altezza irrilevante (sotto i400 m s.l.m.) che non pongono seri ostacoli al gelido soffio ches’incanala in superficie facendo il bello e il cattivo tempo!L’umidità cade da queste parti in abbondanza, ma quasi sempresotto forma di neve e copre la superficie da coltivare per troppolungo tempo.

A qualche migliaio di km dalle rive del Caspio gli Uralis’interrompono, lasciando che il corso dell’Ural, le cui sorgentisi trovano proprio nella parte meridionale della catenamontagnosa, completi la linea di confine formale della Pianura conl'Asia.

Attraversiamo ora la zona desertica che divide l'Ural dal Volga– i due fiumi scorrono quasi paralleli – e risaliamo lungo la rivasinistra fino alle fertili Terre Nere o Černoziòm dove la foresta simescola con la steppa diventando steppa boscosa decidua olesostep'.dove si trova immediatamente Bulgar sul Volga. Dopo Samara ilfiume “sta già scivolando” verso il Caspio dove s'abbasserà ad unaquota molto al di sotto del livello del mare nella già dettaDepressione Caspica.

Nel passato, se da un lato si poteva coltivare il riso in pianoo la vite lungo i declivi del Caucaso, dall’altro, non appenal’acqua accennava a salire, i contadini dovevano abbandonaredighe, campagne e città e... migrare!

Né dobbiamo dimenticare l'influenza del Caucaso sul climalocale. Il massiccio si allunga più o meno in diagonale fra iparalleli 40.mo e 45.mo Nord fra Baku, città situata a metà delCaspio, e Kerč (l’antica Samkerč e/o Tmutarakan), sul Mare d'Azov.Vanta cime oltre i 4000 m s.l.m. con i picchi più alti d’Europa ecostituisce un'insormontabile barriera per l’aria fredda che quiturbina lungo i declivi e provoca inverni freddissimi sul latonord mentre protegge sul lato sud il clima dolcemente subtropicaledella Georgia, dell'Abkhasia e dell'Armenia umidificato dalle nubiche si formano sul Caspio. La pioggia in primavera cade sul Kurà,il fiume di Tbilisi e di Berda'a, anch'esso un rispettabileimmissario del grande lago.

Se l'immensa distesa d'acqua caspica domina il sistemaidrografico nella parte sud della Pianura e riesce a segnaretipicamente il clima, a sinistra (est) il regime è differente erende nettamente diversa la parte asiatica della steppa. Granparte di quest’ultima, dopo la fascia desertica che precede ilmare-lago d’Aral, è “tagliata” in senso sud-nord anch'essa dagrandi fiumi ricchi d’acqua e da laghi notevoli, naturalmentedistribuiti su distanze molto maggiori che in Europa. Si trovanooasi, non grandissime in verità, ma dove c'è erba fresca dopotransumanze relativamente brevi.

La nostra descrizione della steppa si ferma qui, come è giusto,ma pensiamo di aver fornito un quadro abbastanza chiarodell'ambiente per darci la possibilità di vedere e capire come siviveva e dove si abitava, pur operando qualche limitazione allascelta dei materiali a disposizione.

I grandi frequentatori nomadi delle steppe erano stati sin dallapiù remota antichità gli Alani, discendenti degli Sciti, che peròintorno al IV sec. d.C. si dovettero ritirare di fronte all'arrivodi altri cavalieri ancor più formidabili provenienti dall'oriente:I nomadi di ceppo turco.

Gli Alani retrocederanno sempre più verso i piedi e sui declividel Caucaso in difesa del loro passo di montagna Dar-i Al e inparte sulle rive del Mar d'Azov in un'arrestabile involuzionepolitica. A Panticapea (Kerč) in una tomba regale risalente al Isec. d.C. è dipinta una tenda che, attribuita agli Alani (quisotto tratta da V. Kouznetsov & I. Lébédinsky – Les Alains, Paris2005), poteva essere in uso già nell'intera steppa ancora in queitempi di remissione. Per di più possiamo dire che questa è larappresentazione forse la più antica di una casa-tenda del tipochiamato ger in tataro-mongolo a una distanza enormemente grandedalle supposte terre d'origine. In realtà una struttura di questogenere difficilmente lascia tracce archeologiche e solo unapittura ce ne può suggerire la presenza presso delle genti o in unterritorio. Come poi fosse fatta all'interno nel nostro caso èdifficile dirlo, benché, crediamo, non dovesse essere moltodiversa nell'arredo dalla ger di oggi, se teniamo presente che gliSciti e i loro epigoni dominarono per secoli non solo la steppaeuropea, ma anche quella asiatica fino alla città cinese di Xi-an.A questo punto certamente non possiamo affermare che siano statigli Sciti o i loro predecessori nelle regioni della steppaasiatica a inventare la ger tataro-mongola, mentre non ci possonoesser dubbi che gli Alani la usassero e la continuassero a usare.

Lo scheletro/struttura che la sostiene è immaginabile nelrestauro pittorico e nella figura complementare a fianco infattisi vedono i due pali/supporti interni e, in più, marito e moglieseduti.

La ger da noi è conosciuta meglio con una corruzione di untermine turco per territorio ossia jurta e, a parte differenze di pococonto da un punto all'altro della steppa, è davvero notevole comecasa e costruzione. Addirittura si è notato che, mentre le tendeconiche vanno scomparendo nel nord dell'Europa e dell'Asia e sonogià scomparse nelle Americhe, le jurte continuano ad esistere usatecome abitazioni permanenti e per certi popoli, ad es. i Tuvini del

Centro Asia, sono diventate un elemento di attrazione turisticaimportante.

La jurta, a seconda delle dimensioni e dell'importanza deipadroni di casa, può essere montata o sul terreno o su un carroquadrato speciale al seguito di un esercito o di clan migranti.

Per metterla su, la prima operazione, come solito, è scegliereun terreno piano e possibilmente ben secco, infiggere un paletto econ una corda legata a questo di lunghezza adeguata disegnare lacirconferenza entro la quale la jurta sarà costruita. Ladelimitazione dello spazio abitativo è un atto importantissimogiacché nelle steppe non è riconosciuta la proprietà privata dellaterra e chiedere l'autorizzazione alla dea madre Terra, Umay, èindispensabile e deve esser fatta dallo sciamano di turno.Comunque sia tale spazio ha un diametro quasi come standard di 4 o7 m e accoglie con una certa comodità fino a 20 persone.

E prima di vedere quali sono le parti componenti e come sicollegano, ecco qui di seguito un disegno (sempre da D. Couchaux)di come tutte le parti smontate si possono trasportare su uncarro.

La struttura portante è rappresentata da alcuni tralicci che,una volta spiegati e messi in opera, costituiscono una pareteperimetrale alta ca. 150 cm.

Che cosa sono questi tralicci, chiamati in tataro-mongolo hana?Da noi in città o in campagna si usano per gli steccati e per

farvi arrampicare l'edera etc. e sono formati da 33 stecche piattee strette di legno (di ginepro o d'altro materiale compresol'osso) forate partendo dai terminali di ciascuna stecca aintervalli regolari. Tra i fori corrispondenti, passandovi unlegaccio, le stecche costituiscono una specie di rete a larghemaglie che, stendendola, si abbassa e, comprimendola, si alza. Peruna jurta grande, si usano fino a 10 tralicci e per una piccola nebastano 4. I tralicci distesi sono disposti lungo la circonferenza

e all'incontro di due di essi si fissano con corregge apposite adun palo verticale impiantato lungo la circonferenza. Naturalmenteè previsto un intervallo libero fra il primo e l'ultimo traliccioper l'armatura della porta.

Lo steccato che si è costruito in questo modo è fermato dacorrenti orizzontali fissati ai primi fori in alto dei traliccistessi ed è pronto a accogliere flessibili correnti di legno piùlunghi che, una volta fissati ai primi fori dei tralicci verticalidevono incontrarsi inclinati a salire verso l'alto con una speciedi cerchione di ruota e costituire la struttura finale del tetto.Il cerchione (normalmente di legno, sembra quello di una ruota, masenza i raggi) ha un numero pari di fori per ricevere i terminalidi ogni corrente e alla fine del montaggio costituisce l'unicosfogo per il fumo e per il ricambio dell'aria all'interno dellajurta. Il cerchione a volte può essere sostenuto da un palo centraleche poggia sul pavimento al centro dello spazio, ma di solito sisostiene bene da sé a forza non appena i correnti sono solidamenteincardinati nei fori e nei punti giusti.

A questo punto si può procedere alla copertura costituita davari “teli” di feltro (kašma) facili da maneggiare, se non sonotroppo spessi. Ogni telo viene legato dall'esterno uno accantoall'altro ai tralicci e, se un solo strato non basta quando ilfreddo è più intenso, se ne colloca un altro al di sopra delprimo, ma soltanto lungo le pareti poiché il tetto potrebbe alcontrario soffrire per il troppo peso (con pioggia e neve) ecollassare.

Di solito il feltro è di lana ovina bianco-grigia, ma nellasteppa si dice che la ricchezza di una famiglia si vede da lontanoproprio dal colore della copertura. Se è bianca, la famiglia èricca e se invece è nera, la famiglia è povera. Ciò è spiegato conl'avere o no i mezzi e il tempo e l'abilità per pulire o,addirittura, sostituire i teli di feltro almeno una volta all'annoormai anneriti dal fumo e dalla sporcizia.

Il numero basico di teli è fissato dalla tradizione. Presso iTuvini sono sempre 9 per ciascuno strato mentre d'estate qualchetelo può persino mancare e lasciare così una finestra per l'ariafresca.

Finalmente, dopo aver sotteso alcuni stralli di fissaggio fattidi pelle di traverso sulle pareti esterne e sul tetto, la jurta èfinalmente pronta per essere arredata all'interno.

La serie di foto qui sopra che abbiamo tratte da B. Brentjes –Die Ahnen Dschingis-Chans, Berlin 1988 mostrano chiaramente leoperazioni in sequenza del montaggio di una jurta odierna di misuramedia presso i Calmucchi buddhisti del Basso Volga.

Il centro della jurta, già lo possiamo immaginare, è il suofocolare.

Nel passato era costituito da tre pietre squadrate poste aangolo retto l'una rispetto all'altra con un lato libero da cuis'immetteva la legna (più spesso lo sterco secco di capre e diyak) da ardere, si rimestava la brace, si spingevano le pentoleper cucinare o il bricco di rame per le bevande calde etc.Successivamente si adottò un treppiedi da sospendere sul fuoco e

al centro del quale appendere la caldaia. Diciamo pure che, acausa della sacralità del fuoco, i nomadi turcofoni furono moltorestii nel recente passato a sostituire il focolare tradizionaledelle tre pietre con qualcosa di più moderno come le vere cucineda campo di mattoni e montate su ruote.

Comunque sia, ancora oggi alla mattina quando si sorbisce il tè,prima di fare il primo sorso, se ne spruzza una piccola quantitàsul fuoco... per salutarlo! E non è tutto. Per ingraziarsi la MammaFuoco affinché protegga gli animali che fanno parte della famiglia,gli spruzzi di tè dovevano esser fatti anche per loro. Addiritturaera stato ideato allo scopo uno speciale cucchiaino di legno con 9fori che intinto nel tè dava 9 spruzzi dato che gli animali dacasa della steppa sono altrettanti: bue, pecora, capra, cammello,cavallo, renna, yak, cane, gatto. Al contrario, sono assenti igallinacei.

Gli animali di regola sono fuori della jurta, ma d'inverno quandofa molto freddo qualche animale giovane addirittura trova postoall'interno per stare pelle-a-pelle con i più freddolosi.

Procediamo ora all'interno. La porta è sempre orientata a sudaffinché quando essa si apre il sole faccia subito capolino. E'bassa affinché chi entra, si inchini a salutare la padrona dicasa. Non solo! Prima d'entrare, se si ha un cane appresso, vistocome è considerato dai nomadi questo animale rispetto al lupo, siè avvertiti di farlo rimanere assolutamente fuori.

Il pavimento della jurta presso le famiglie ricche è costituito datappeti persiani distesi, altrimenti per i meno abbienti ci sonole stuoie di feltro, anche in vari strati, quando il terreno èparticolarmente gelato.

Subito sulla parete di fronte alla porta, si notano uncassettone e varie valigie, una sull'altra, dove è contenuta laricchezza mobile della famiglia: vestiti, suppellettili di varianatura, monete etc.

A destra della linea che il nostro sguardo traccia guardando ibagagli, si trova la sezione “femminile” della jurta riconoscibileimmediatamente dai vari contenitori e dalle pentole in stragrandemaggioranza di legno o di pelle perché il coccio era caro nelpassato e soggetto a rompersi facilmente durante le transumanze.Il vasellame di metallo è posseduto solo dai ricchi.

Si notano da questo lato i pezzi di carne appesi a seccare o lesalsicce che maturano penzolando. C'è un recipiente che contieneil burro o il lardo, dei piccoli mattoni di tè compresso, un otrecon il latte e un altro col yogurt, etc. Un otre a parte èriservato alla araga o vino di latte di cavalla (12° alc.) e ancoraun altro che contiene il kümis, un brandy molto più alcolico.

A sinistra invece c'è il posto dell'uomo dove si notano glistrumenti e le armi da caccia, i finimenti e le selle per glianimali da tiro e altri strumenti da lavoro. Questo lato della jurtaera inoltre particolare poiché accoglieva gli idoli e le immaginisacre in una specie di bacheca appesa alla parete...

Sulla parete di fondo fra il lato maschile e quello femminile èsistemato il letto dei padroni di casa davanti a cui lo stessopadrone siede guardando l'entrata quando riceve i visitatori.Questi, se sono di alto gradimento del padrone di casa, si possonosedere guardando in faccia il loro anfitrione, altrimenti devonoaccomodarsi accoccolati sulle stuoie subito dopo la portad'entrata e qui, come pure a tutti gli altri ospiti o familiari,sarà loro servito da bere e da mangiare.

Aggiungiamo che i bambini piccoli di solito trovavano posto nellato femminile della jurta.

Una jurta può essere trasportata su un carro speciale di formaquadrata trainato da buoi, cammelli o yak a seconda degli animalida tiro disponibili nell'immensa steppa asiatica e ucraina. Comesi è visto, un carro a quattro ruote basta già per portarsi dietrotutto l'armamentario di una jurta non molto grande, ma nel caso difamiglie più ricche e più numerose il kit di montaggio può pesarefino a 200 kg e occorre allora più di una coppia di buoi pertirarselo dietro e nello smontaggio, si dividerà l'armatura su uncarro e i teli di feltro su un altro tenendo conto che i telicostituiscono il peso totale maggiore!

Naturalmente la casa-tenda di un capo tribù (khan) una volta benmontata non si smonta così spesso e capita che sul carro la jurtatorreggi e addirittura continuino a abitarci la padrona di casa,il padrone di casa e i bimbi mentre il lento treno tirato da unalunga serie di animali avanza.

C'è da aggiungere che in Azerbaigian (terra oggi turca ai piedidell'estremità sudorientale del Caucaso) presso i nomadi che vi sistabilirono nel XII sec. d.C. si usava nel passato un tipo di ger unpo' più primitivo o kibitka che non usava i tralicci incrociatiestensibili, ma dei lunghi pali flessibili. Infissi lungo ilcerchio perimetrale, sempre in numero pari e perpendicolarmente alterreno, i pali rigidi fino a una certa altezza venivanoripiegati, raccolti e legati in cima in modo da formare una speciedi campana coperta al solito con teli di feltro.

La kibitka fu introdotta in questa regione come una novità dadisprezzare forse perché apparteneva ai turchi “invasori” mentrequi dominava l'architettura di mattoni in terra cruda (saman) deicontadini persiani locali.

Oggi però la kibitka è ancora in uso, benché resti un'abitazione

provvisoria.Case che invece non immagineremmo mai che possano esistere, era

possibile trovarne ancora nel secolo passato nell'Azerbaigian: LeCase del Fuoco! Il fenomeno è oggi spiegato bene dalla presenza diaffioramenti superficiali di petrolio greggio che brucia qua e làda millenni in questa terra e che è la base del mito dei fori difuoco e di Prometeo e della religione di Zoroastro.

Intorno a questi focolai eterni si costruivano dei tempiettioppure li si circondava di pietre ornate e si ritenevanol'abitazione del dio del Fuoco. Le fiamme o meglio la luce delgreggio che brucia si vedono bene di notte mentre il fumo ècontinuo e la puzza senza fine.

Qui sotto riproduciamo una vecchia stampa di fine XIX sec. (daŽivopisnaia Rossija, Kavkaz, Vol. IX, Sankt-Peterburg 1898) delvillaggio di Curuhane.

NB La bibliografia essenziale è citata volta in volta nel testo.

© 2014 di Aldo C. Marturano