La distruzione del Castello di Palma Campania di F. Nunziata

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Le notizie sulla distruzione del Castello di Palma Campania si riducono a quanto desumibile dal libro, edito nel 1938, del dott. Pasquale Nappi “ Un paese nella gloria del sole: Palma Campania” : infatti a pag. 145 del suddetto libro si legge: “……si vuole che il Generale Pinelli, esasperato contro i montanari di Castello, ritenuti unici ad aiutare i briganti del Gravino, ordinasse un giorno alle sue artiglierie di prendere posizione in contrada Ponte Svizzero e tirare su Castello; in quella evenienza il torrione del nostro antico maniero, colpito dal tiro dei cannoni del Pinelli, cadde in rovina per buona parte.......Il Generale Pinelli comandava una Colonna Mobile che era, con verosimiglianza, formata da Fanteria di linea, da Bersaglieri e da una Batteria d`artiglieria da campagna. Per mero amore d`accademia richiamiamo alla mente talune notizie circa l`artiglieria in generale. Il tiro diretto prevede che la linea di tiro sia sgombra, quindi si deve stabilire una linea di mira (ottica) diretta fra bocca da fuoco e bersaglio e può essere effettuato unicamente da bocche da fuoco a tiro teso (cannoni o obicicannoni). Il tiro indiretto viene usato tipicamente contro obiettivi non visibili e/o lontani. Permette, anche, all'unità di fuoco di essere coperta rispetto agli osservatori nemici. Solo gli addetti all'osservazione del tiro sono esposti, dovendo avere una linea di mira sgombra sull'obiettivo ed essere sufficientemente vicini al medesimo. Il proietto viene sparato con curvatura parabolica e il bersaglio viene colpito alla fine della parabola discendente percorsa dal proiettile stesso. Nel tiro di artiglieria le parabole descritte dai proietti si distinguono in primo e secondo arco. Il primo arco parte dalla linea retta teorica che si otterrebbe per il tiro ad alzo zero, fino alla parabola che consente al proiettile di raggiungere la distanza (gittata) maggiore, idealmente 45° in realtà un po' di meno a causa della resistenza dell'aria. Il secondo arco è ottenuto da alzi (e quindi angoli di tiro rispetto al terreno) superiori, i quali accorciano la gittata, ma consentono di superare ostacoli più elevati. Il tiro col secondo arco è di norma meno preciso rispetto a quello con il primo arco. Per cannone si intende una bocca da fuoco che spara a tiro diretto (nel primo arco della parabola), quindi deve avere una velocità alla bocca relativamente elevata. Questo comporta, morfologicamente, che la canna del cannone deve avere una lunghezza maggiore di quella di un obice. Il mortaio è un pezzo di artiglieria a tiro curvo (l'angolazione della canna è sempre superiore ai 45° ) utilizzato per il supporto di fuoco indiretto tramite il lancio di proiettili a bassa velocità e per battere

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Le notizie  sulla distruzione del Castello di Palma Campania  si  riducono a quanto desumibile dal  libro, 

edito nel 1938, del dott. Pasquale Nappi “ Un paese nella gloria del sole: Palma Campania”  :  infatti a 

pag. 145 del suddetto libro si legge: “……si vuole che il Generale Pinelli, esasperato contro i montanari di 

Castello,  ritenuti  unici  ad  aiutare  i  briganti  del  Gravino,  ordinasse  un  giorno  alle  sue  artiglierie  di 

prendere  posizione  in  contrada  Ponte  Svizzero  e  tirare  su  Castello;  in  quella  evenienza  il  torrione  del 

nostro antico maniero, colpito dal tiro dei cannoni del Pinelli, cadde in rovina per buona parte.......” 

Il Generale Pinelli comandava una Colonna Mobile che era, con verosimiglianza, formata da Fanteria di 

linea, da Bersaglieri e da una Batteria d`artiglieria da campagna. 

Per mero amore d`accademia richiamiamo alla mente talune notizie circa l`artiglieria in generale. 

Il tiro diretto prevede che  la  linea di tiro sia sgombra, quindi si deve stabilire una  linea di mira (ottica) 

diretta fra bocca da fuoco e bersaglio e può essere effettuato unicamente da bocche da fuoco a tiro teso 

(cannoni o obici‐cannoni).  

Il  tiro  indiretto  viene  usato  tipicamente  contro  obiettivi  non  visibili  e/o  lontani.  Permette,  anche, 

all'unità di fuoco di essere coperta rispetto agli osservatori nemici. Solo gli addetti all'osservazione del 

tiro  sono esposti, dovendo avere una  linea di mira  sgombra  sull'obiettivo ed essere  sufficientemente 

vicini al medesimo. Il proietto viene sparato con curvatura parabolica e il bersaglio viene colpito alla fine 

della parabola discendente percorsa dal proiettile stesso. 

Nel tiro di artiglieria  le parabole descritte dai proietti si distinguono  in primo e secondo arco.  Il primo 

arco  parte  dalla  linea  retta  teorica  che  si  otterrebbe  per  il  tiro  ad  alzo  zero,  fino  alla  parabola  che 

consente al proiettile di  raggiungere  la distanza  (gittata) maggiore,  idealmente 45°  in  realtà un po' di 

meno a causa della resistenza dell'aria. Il secondo arco è ottenuto da alzi (e quindi angoli di tiro rispetto 

al terreno) superiori, i quali accorciano la gittata, ma consentono di superare ostacoli più elevati. Il tiro 

col secondo arco è di norma meno preciso rispetto a quello con il primo arco. 

Per  cannone  si  intende una bocca da  fuoco  che  spara  a  tiro diretto  (nel primo  arco della parabola), 

quindi deve avere una velocità alla bocca relativamente elevata. Questo comporta, morfologicamente, 

che la canna del cannone deve avere una lunghezza maggiore di quella di un obice. 

Il mortaio è un pezzo di artiglieria  a  tiro  curvo  (l'angolazione della  canna è  sempre  superiore ai 45°) 

utilizzato per  il supporto di  fuoco  indiretto  tramite  il  lancio di proiettili a bassa velocità e per battere 

obiettivi che non possono essere colpiti dal tiro di pezzi d'artiglieria a tiro diretto, in quanto posti dietro 

ostacoli verticali. 

L'obice  è  un'arma  da  fuoco  di  grosso  calibro,  impiegata  prevalentemente  per  il  "tiro  indiretto"  sui 

bersagli. 

Caratteristica distintiva dell'obice rispetto al cannone è la capacità di effettuare tiri sia con il primo arco 

che con il secondo. Invece il mortaio di norma spara solo nel secondo arco. In conseguenza di un utilizzo 

prevalente  con  il  secondo  arco  gli  obici  hanno  una  lunghezza  relativa  della  canna  (lunghezza 

assoluta/calibro) inferiore rispetto ai cannoni. 

Il munizionamento  o  palle  erano  proiettili  sferici  di  ferro,  di  diametro  e  peso  correlati  al  calibro  dei 

cannoni cui erano destinati. Vi erano palle da:  

• 40 libbre (kg. 15), 

• da 32 libbre (kg.12), 

• da 24 libbre (kg. 9), 

• da 16 libbre (kg. 6), 

• da 12 libbre (kg. 4,5), 

• da 8 libbre (kg.3). 

Il peso della palla  (e non  il calibro)  forniva  la denominazione al cannone, e così, ad esempio, si diceva 

cannone  da  24  (sottintendendo  libbre),  cannone  da  16,  cannone  da  8,  eccetera. 

Anche nel neonato Esercito  Italiano (post 1861), era sempre  la palla che distingueva  il tipo e  l’impiego 

dei cannoni, suddividendoli in tre classi:  

• cannoni da muro o da assedio (da kg. 15, 12, 9, 6, 3, rinforzati); 

• cannoni da campagna (kg. 6 e 3 ma più leggeri dei precedenti, a parità di portata); 

• cannoni da montagna (kg. 1,5) 

Gli obici, invece, venivano denominati in base al calibro, espresso in centimetri. 

L’artiglieria  da  battaglia  e  l’artiglieria  da  posizione  erano  servite  da  cannonieri  a  piedi,  che  nei 

trasferimenti sedevano sui carri detti anche treno d’artiglierie da campagna, mentre l’artiglieria a cavallo 

era  servita  da  cannonieri  a  cavallo  che  smontavano  per  accudirne  i  pezzi.  Il  treno  d’artiglierie  da 

campagna costituiva l`insieme dell’artiglieria di campagna con ogni loro carreggio, munizioni ed attrezzi. 

Oltre ai pezzi incavalcati sui loro affusti, vi erano i carri per munizioni, per le cartucce della fanteria, per 

materiali di  riserva  e per  fucina. Ogni  carreggio  era  in  genere  trainato da  sei  cavalli,  condotti da  tre 

cannonieri‐conducenti che cavalcavano il cavallo di sinistra di ogni pariglia o coppia di cavalli. 

In generale, l`artiglieria da campagna piemontese, coeva ll`epoca nella qualesi svolsero gli avvenimenti, 

era generalmente formata da vari pezzi: cannoni da 8 libbre (95,9 mm) e da 16 libbre (121,2 mm) e da 

obici da 151,2 mm (24 libbre).  

D`altronde  vi  erano  anche  i  pezzi  dell`artiglieria  di  montagna,  assai  piu`  leggeri  degli  altri,  per  la 

difficolta`  di  trasporto  in  zone montuose. All`  epoca  si  propendeva  per  obici,  esplodenti  palle  da  12 

libbre, dal peso non superiore ai 100 kg e che per questo motivo potevano facilmente essere trasportati 

a dorso di mulo. 

Ma, a ragion veduta i pezzi di artiglieria di cui poteva disporre il Generale Pinelli dovevano essere quelli 

del  tipo  da  campagna:  infatti,  essi  dovevano  essere  soprattutto  leggeri, mobili,  capaci  di  seguire  le 

truppe attraverso ogni sorta di terreno. Inoltre il loro effetti non dovevano estendersi al di la` del limite 

della visione distinta, poiche`il tiro perdeva la maggior parte della propria esattezza.  

In sintesi per gli scopi tattici relativi alla capacita`di movimentazione non si trattava, dunque, di avere 

pezzi lunghi e pesanti dai quali si potevano ottenere grandi gittate, bensi` pezzi, corti, leggeri e e tali che 

con  la mobilita`  che  li  contaddistingueva  avessero  il  calibro  necessario  per  agire  potentemente  alle 

distanze ordinarie.  I pezzi da 12 e da 8  ridotti  in  lunghezza  a 17  calibri erano  lo  standard dell`epoca 

nell`Armata Sarda. Questi ultimi pesavano rispettivamente 800 kg e 600 kg. 

 

 

 

 

 

Prendiamo ad esempio  il cannone  in bronzo rigato da 9 cm    (8  libbre) da campagna tipo “Cacciatori”. 

Modello 1844 con affusto sistema Cavalli (lunghezza cm 255, escluso  il timone). Seguono fotografie  in 

dettaglio 

 

           

 

Si riporta, un disegno (tratto da G. Cavalli, Scritti editi e inediti, Torino, Paravia, 1910) di carro‐cannone 

da campagna  tipo “Cacciatori” con  il  tipico attacco a due cavalli.  in atto di sparare anche marciando. 

L’assetto è quello di marcia ma nell’atto di invertire la posizione per prendere posizione. 

 

 

Inoltre, l`Armata Sarda era dotata di un cannone in bronzo da 9 cm (8 libbre) con affusto sistema Cavalli, 

avantreno al  traino e attacco.  Il modello   che  segue  rappresenta  la dotazione delle batterie a  cavallo 

piemontesi, dette appunto “volòire”. Il cannone qui riprodotto è stato utilizzato fino all’anno 1863. 

 

 

 

               

 

 

 

Non e` da escludersi che quale dotazione della Colonna mobile vi  fosse  il cannone  reggimentale da 4 

libbre  con  affusto  “alla  sassone”.  Si  tratta  di  un modello  1754,  in  uso  nel  Regno  di  Sardegna  nella 

seconda metà del XVIII secolo, infatti il Regno di Sardegna ne era dotato di poco meno di un centinaio di 

pezzi da campagna di questo tipo,  la cui denominazione derivava dalla  loro  iniziale adozione da parte 

dell’Elettorato  di  Sassonia.  La  maggior  parte  di  questi  esemplari  veniva  realizzata  direttamente 

dall’Arsenale di Torino. La struttura era munita di una speciale “gondola” per il sostegno della bocca da 

fuoco, che permetteva una più alta cadenza di tiro. 

 

Il  disegno  che  segue  fornisce  alcune  informazioni  sull’arma,  tra  cui  quella  secondo  la  quale  questo 

cannone “sparava sino a nove colpi al minuto” 

 

Le gittate utili del tiro palla si ottenevano sotto un angolo di sito di 6° e sono 1800 mt e 1200 mt per 

l`artiglieria da campo composta dai cannoni da 12 e da 8 libbre. 

Viceversa,  la gittata utile degli obici corti variava  tra 1200 mt e 1500 mt, mentre quella degli obici da 

montagna tra 1100 mt e 1200 mt. 

Come segue dalle seguenti fotografie, il Ponte dello Svizzero ed il Castello di Palma distano circa 3 km in 

linea d`aria (segmento rosso)  

 

 

 

 

 

mentre il dislivello in quota si computa circa in 300 mt. 

 

 

 

 

Quindi,  in  aggiunta  alla  complicazione  derivante  dalla  distanza  (3  km)  ci  si  trova  ad  affrontare  il 

problema della quota del sito di Castello di Palma. 

Consideriamo  il  caso  di  un  cannone  da  12  libbre:  la  scelta  e`caduta  su  questa  tipologia  di  cannone 

poiche`  potrebbe  rappresentare  un  giusto  compromesso  tra  il  peso  del  pezzo,  il  treno  asservito,  il 

personale servente e le esigenze di mobilita` e celerita` della Colonna Mobile. 

In  effetti,  in  balistica  esterna,  senza  la  complicazione  della  presenza  dell`aria,  il  problema  de  quo 

potrebbe rappresentarsi nel seguente modo: 

 

Sfruttando  la  relazione  tra  la gittata massima,  la  velocita`  iniziale e  l`angolo    (nel  caso  semplificato 

dell`assenza dell`aria),   per l`artiglieria da campo composta dai cannoni da 12 libbre, 

considerando  la gittata utile del  tiro palla  che  si otteneva  sotto un  angolo di  sito di 6° era 1800 mt, 

ricaviamo che V0 ≈ 290 m/s. 

Se consideriamo Gun = G e Target =T, 

 

 otteniamo   . 

Quindi l`unico modo per un cannone da 12 libbre per colpire Castello di Palma era quello di posizionare 

lo stesso a circa 1775 mt dalla proiezione ortogonale del sito d`attingimento:  infatti, se GT = 1800 mt 

(gittata utile), GR = 1775 mt (stante la quota di 300 mt del Castello di Palma) e l`angolo di sito A e` circa 

9,6° allora se ne deduce che GT/GR ≈ 1 per cui  l`angolo di elevazione   sarebbe dovuto essere pari a 

circa 4°. Se consideriamo che l`equazione usata e` data in assenza della forza resistente dell`aria l`angolo 

 sarebbe dovuto essere di poco differente. 

Una verifica del dato ottenuto puo` svilupparsi attraverso la formula semplificata 

 

che viene usata in presenza della resistenza dell`aria.  

Viceversa, considerando  l`obice ossia  il pezzo d`artiglieria che  lavora su entrambi  i rami della parabola 

(traiettoria), esso e` caratterizzato da una  traiettoria  curva  (l'angolo di  tiro è generalmente minore di 

45°):  questa  circostanza  ne  penalizza  scarsamente  la  precisione  (rispetto  ai  cannoni) ma  ne  agevola 

l'intervento su obiettivi, appunto, parzialmente defilati.  Intanto,  la gittata utile degli obici corti variava 

tra 1200 mt e 1500 mt, quella degli obici allungati, invece, fino ai 2000 mt. 

Ripetendo lo stesso ragionamento teste` sviluppato e considerando che l`angolo di sito per gli obici corti 

(ossia quelli piu` facilmente trasportabili) era, in virtu` della gittata utile di 1500 mt, pari a circa 36°. Tali 

pezzi non dovevano  correggere  l`angolo di  sito  (come  il  cannone  che  serve per  traiettorie  tese) ma, 

poiche` generavano parabole a campana, la loro punteria risultava piu` immediata. 

Tirando  le  somme,  il Generale  Pinelli non  cannoneggio`  il  Castello  di  Palma, ma  lo  distrusse  in  altro 

modo.  Non  e`  questa  la  sede  per  un`  analisi  stroriografica:  i  ricordi  della  guerra  di  conquista  che 

insanguino`  queste  contrade  e`  tristemente  forbita  delle  nefandezze  che  oggi  definiremmo  CRIMINI 

CONTRO L`UMANITA`. 

Vale la pena di sottolineare che le azioni, che tennero a battesimo l`Unita` d`Italia vennero premiate con 

la Medaglia d'oro al valor militare con la seguente motvazione:`` Per i soddisfacenti risultati ottenuti col 

suo  coraggio  e  per  l'instancabile  sua  operosità  nella  persecuzione  del  brigantaggio  nelle  province 

napoletane, 1861.``