Il museo come attrazione e formazione. Il caso dei Musei Civici di Velletri

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Il museo come attrazione e formazione. Il Caso dei Musei Civici di Velletri di Pamela Cerino SOMMARIO: 1. Introduzione. – 2. Il museo tra collezionismo e formazione. – 3. Il case study: i Mu- sei Civici di Velletri. – 3.1. La storia dei Musei Archeologico e Geopaleontologico-Preistorico. – 3.2. Analisi dei dati relativi alla frequenza negli anni 2007 e 2008. – 4. Conclusioni. – 5. Biblio- grafia. – 6. Sitografia. «Voi amministratori non siete che i depositari di un bene di cui la grande famiglia ha il diritto di chiedervi conto. I bar- bari e gli schiavi disprezzano le scienze e distruggono i mo- numenti d’arte. Gli uomini liberi li amano e li conservano». (NAPOLEONE BONAPARTE, decreto della Convenzione Nazionale Francese, 1794) 1. INTRODUZIONE Scopo principale di questo articolo è quello di mostrare come si è evoluto e come potrebbe evolversi il settore museale nazionale, inteso non solo come luogo di con- servazione e tutela dei Beni Culturali, ma come luogo di accrescimento culturale e volano turistico. L’Italia è il paese al mondo con più alto numero di luoghi considerati “patrimo- nio dell’umanità” dall’Unesco 1 , questo dato ci aiuta a comprendere per quale moti- * Pamela Cerino, Dottorando in Cultura e Territorio, Università degli Studi di Roma “Tor Verga- ta”, Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Storia. 1 L’Italia conta attualmente 43 siti inseriti nella World Heritage List. Sono proprio del 2008 le ulti- me due acquisizioni: Mantova-Sabbioneta e La ferrovia Retica nei paesaggi di Albula e Bernina.

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Il museo come attrazione e formazione. Il Caso dei Musei Civici di Velletri

di Pamela Cerino∗

SOMMARIO: 1. Introduzione. – 2. Il museo tra collezionismo e formazione. – 3. Il case study: i Mu-sei Civici di Velletri. – 3.1. La storia dei Musei Archeologico e Geopaleontologico-Preistorico. – 3.2. Analisi dei dati relativi alla frequenza negli anni 2007 e 2008. – 4. Conclusioni. – 5. Biblio-grafia. – 6. Sitografia.

«Voi amministratori non siete che i depositari di un bene di cui la grande famiglia ha il diritto di chiedervi conto. I bar-bari e gli schiavi disprezzano le scienze e distruggono i mo-numenti d’arte. Gli uomini liberi li amano e li conservano».

(NAPOLEONE BONAPARTE, decreto della Convenzione Nazionale Francese, 1794)

1. INTRODUZIONE

Scopo principale di questo articolo è quello di mostrare come si è evoluto e come potrebbe evolversi il settore museale nazionale, inteso non solo come luogo di con-servazione e tutela dei Beni Culturali, ma come luogo di accrescimento culturale e volano turistico.

L’Italia è il paese al mondo con più alto numero di luoghi considerati “patrimo-nio dell’umanità” dall’Unesco

1, questo dato ci aiuta a comprendere per quale moti-

* Pamela Cerino, Dottorando in Cultura e Territorio, Università degli Studi di Roma “Tor Verga-ta”, Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Storia.

1 L’Italia conta attualmente 43 siti inseriti nella World Heritage List. Sono proprio del 2008 le ulti-me due acquisizioni: Mantova-Sabbioneta e La ferrovia Retica nei paesaggi di Albula e Bernina.

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vo ad esempio l’80% dell’incoming tourism proveniente dagli Usa sia di tipo cultura-le

2 e perché la possibilità di poter disporre di un così diversificato patrimonio stori-co, ma anche paesaggistico, architettonico, ecc., rende la nostra offerta fra le più ap-petibili nel resto del mondo.

Un’indagine condotta nel 2006 da Doxa, Mercury e Touring Club Italiano, sul-l’attrattività turistica, ha permesso di documentare che, tra i giudizi maggiormente positivi relativi all’Italia, vi sono proprio “arte e cultura”.

Alla luce di tutto ciò è chiaro che se maggiore attrattore sono le città d’arte, i mu-sei, dovrebbero rivestire ruolo preminente in questo meccanismo, ma lo stato in cui riversano attualmente ancora non gli permette di competere con i loro omologhi in-ternazionali. Ci deve far riflettere il fatto che in Italia, se si escludono i Musei Vati-cani, non essendo di competenza dello Stato italiano, il museo più visitato, gli Uffizi, con 1.664.232 visitatori neanche si avvicina ai grandi musei europei, fra i quali tro-viamo il Louvre (6.775.000) o il British Museum (4.838.012), ma soprattutto, rimane indietro anche rispetto a strutture come il Prado (2.165.581) o il Museo van Gogh (1.677.268)

3. Dati dell’ufficio di statistica del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, organo

appartenente al SISTAN (Sistema Statistico Nazionale), relativi alle presenze nei musei, presso i monumenti e nelle aree archeologiche statali, dall’anno 1996 all’anno 2007, permettono di apprendere che, in media solo i visitatori dei nostri musei si sono atte-stati annualmente intorno a 10.540.000 unità, cifra a cui vanno aggiunti i visitatori dei circuiti museali e dei monumenti e siti archeologici 4, numeri questi che anche se note-voli, non rispecchiano quello che potrebbe essere il potenziale del nostro Paese.

Per meglio comprendere come un museo possa divenire attrattore di masse e quale sia l’enorme mole di attenzioni che devono esser prese nella progettazione e nella gestione museale, il seguente intervento prende ad esempio due musei comuna-li, di medie dimensioni, della provincia di Roma: i Musei Civici di Velletri.

2. IL MUSEO TRA COLLEZIONISMO E FORMAZIONE

«Il museo è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della so-cietà e del suo sviluppo. È aperto al pubblico e compie ricerche che riguardano le te-stimonianze materiali e immateriali dell’umanità e del suo ambiente; le acquisisce, le

2 I dati sono riferibili ad un Dossier pubblicato dall’ENIT dal titolo Il turismo Culturale in Italia vi-sionabile online al link: culturaicfre.istat.it/sito/musei/ilturismoculturaleintialiaenit.pdf.

3 Dossier Musei 2007 sito internet: culturaincifre.istat.it/sito/musei/DOSSIER_MUSEI_2007.pdf. 4 Dati relativi alle elaborazioni dell’Ufficio statistica del MIBAC, pubblicati sul link internet: http://

www.sistan.beniculturali.it/Visitatori_e_introiti_musei_07.htm.

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conserva, le comunica e, soprattutto, le espone a fini di studio, educazione e diletto» Questa è la definizione adottata oggi dall’ICOM (International Council of Museums), l’organizzazione internazionale dei musei e dei professionisti museali 5, ma si può di-re che non sia sempre stata questa la vera “idea” di museo.

È con il Rinascimento che le raccolte d’arte, che esistevano già nelle case degli Imperatori romani e a seguire, nelle chiese medievali, iniziarono ad assumere un ruo-lo “formativo” e non più solo estetico, a tal punto che si giunse ai primi del ’700, alla partecipazione economica statale nelle strutture museali, questo a suggello del fatto che il Bene Culturale doveva essere aiuto alla comprensione e in quanto tale pubbli-co: di tutti 6.

È proprio questo apporto, che sembra tanto ovvio, che può in alcuni casi creare la differenza. Indicativa, in questo caso, è la storia dei musei di Francia e di Inghil-terra. La Francia, patria della Museologia moderna, ha dato il via, nell’ultimo ven-tennio, ad una riforma dei musei non sempre condivisibile, ma pur sempre patroci-nata dallo Stato e quindi, anche se spesso non positiva, ancora con una parvenza di interesse verso la vocazione culturale della struttura stessa. D’altro canto l’Inghilter-ra, secondo l’orientamento definito dal governo Tatcher, ha abbandonato al loro de-stino le piccole identità museali, allo scopo di ottenere un risultato migliore dalle grandi istituzioni statali. Questo ha creato una corsa ad una migliore economicità di gestione, che in taluni casi ha fatto perdere di vista lo scopo primario del museo, in-centivando fattori importanti, ma comunque accessori, come il supersviluppo del settore merchandising; il troppo interesse alla ristorazione nelle aree museali e anche la ricerca dell’oggetto sbalorditivo, quale chiave di volta di tutto un complesso si-stema. Tutto ciò ha contribuito a far perdere ad alcuni musei l’obiettivo maggiore, ossia la formazione. Con questo non si voglia leggere che le strutture a partecipazio-ne o patrocinio statale sono immuni da questo errore o che le forme private di mu-seo sono tutte pessime commercializzazioni della storia, ma si vuole portare l’esem-pio di come l’utilizzo di alcuni, chiamiamoli “fattori ausiliari” del Museo, possono, se usati male, deviare le attenzioni. Lo spostamento del polo culturale dall’Inghilter-ra alla Francia

7, è un esempio di tutto ciò. L’interesse e la necessità di introdurre modelli nuovi nell’ambito gestionale del

settore beni culturali è confermato dal D.L. n. 112/1998 “Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali”, Capo V, artt. 148, 152 e 153, articoli in cui viene con molta chiarezza definito cosa si debba inten-

5 L’ICOM nasce in Francia nel 1946 e la definizione sopra citata è quella adottata sin dal 1974, con l’aggiunta dei beni “immateriali”, i quali sono stati introdotti durante l’Assemblea Generale tenutasi a Seoul nel 2004.

6 L. Marioni Bros, 1988, pp. 25-34. 7 G. Pinna in Lugli-Pinna-Vercelloni, 2005, pp. 16-18.

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dere per tutela, gestione e quanto della promozione e valorizzazione viene delegato alle regioni e agli enti locali 8.

Tenendo conto di questi capisaldi e della sempre crescente richiesta degli ultimi anni, si deve e si può creare un’offerta culturale migliore solo avvalendosi di figure specializzate, che lavorino sulla base di una progettazione ben calibrata al contesto e alla domanda.

A questo fine, le figure del Museologo e del Museografo, sono fondamentali. Il primo per larghe linee è colui che all’interno di un museo cura l’aspetto storico e te-orico, cioè tutto ciò che concerne gli aspetti scientifico-didattici e conservativi; il museografo è invece colui il quale cura l’ambito architettonico-strutturale e operati-vo, coordinando le varie pratiche necessarie al funzionamento della “Struttura Mu-seo”. La museologia, nascendo nel momento in cui il museo incentra la sua attenzio-ne sul pubblico, non si può più limitare ai problemi architettonici strutturali ed e-spositivi, ma deve porre attenzione ad interessi più ampi, estesi alla vita stessa del museo, ad ogni aspetto del suo funzionamento e delle sue finalità

9, è per questo che necessita dell’intervento delle museografia.

La complessità assunta oggi dalle discipline legate a questo tema, fa si che non ci si possa permettere una netta cesura fra questi due ruoli, entrambe necessari e pro-pedeutici l’uno all’altro, anche perché sono fondamentalmente uno l’evoluzione del-l’altro.

Luca Basso Peressut nel suo “Il Museo Moderno” 10 citando un articolo di Franco

Albini del 1958, interno al volume stesso, afferma che se veramente i tempi di svi-luppo del museo sono stati tre, come dice questo scrittore, probabilmente l’epoca attuale rappresenta il quarto momento, cioè: «il periodo del Museum Boom, momen-to in cui il consolidarsi del mercato, della cultura del viaggiare e dell’itinerare tra luo-ghi e saperi, ha portato ad una proliferazione senza precedenti dei musei».

Tutto questo, unito ad un cambio di interesse, rende necessario sia diversificare l’offerta, calibrandola sulla domanda

11, sia comprendere che molteplici sono le va-riabili di cui si deve tener conto.

8 D.L. n. 112/1998, Capo V, art. 148 […] c) “tutela”, ogni attività diretta a riconoscere, conservare e proteggere i beni culturali e ambientali; d) “gestione”, ogni attività diretta, mediante l’organizzazione di risorse umane e materiali, ad assi-

curare la fruizione dei beni culturali e ambientali, concorrendo al perseguimento delle finalità di tutela e di valorizzazione;

e) “valorizzazione”, ogni attività diretta a migliorare le condizioni di conoscenza e conservazione dei beni culturali e ambientali e ad incrementarne la fruizione;

f) “attività culturali”, quelle rivolte a formare e diffondere espressioni della cultura e dell’arte; g) “promozione”, ogni attività diretta a suscitare e a sostenere le attività culturali. 9 M.L. Gavazzoli, 2005. 10 L.B. Peressut, 2005, pp. 11-30. 11 Tutto ciò, sulla scia di un documento Unesco che classificava le varie tipologie museali, ha condotto

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Virgilio Vercelloni afferma che «... è la necessità di conservare la memoria che ha sempre motivato e verosimilmente motiverà ogni museo»

12; a questo Giovanni Pinna aggiunge che è la globalizzazione, l’imperante uniformazione, che viene fuggita me-diante la ricerca delle radici e che crea questo nuovo impulso alla visita museale. La diversità, le peculiarità di ogni identità culturale, le mutazioni etniche, culturali e so-ciali, è questo che un turista cerca quando visita un museo andando all’estero, o an-che girando nelle strutture del suo stesso paese

13. A mio avviso è la necessità di conservare e poi soprattutto di trasmettere questa

memoria, la propria identità, che attraverso secoli di evoluzione ha portato la muta-zione dall’idea puramente estetica del collezionismo a quella di Museo.

Le aspettative dei fruitori, dovrebbero rappresentare il punto di partenza nel qua-dro di un processo che, appunto, partendo dalla base si rivolge verso l’obiettivo fina-le e non viceversa.

Dominique Poulot scrive: «La musealità è la forma di collocazione di oggetti nel-lo spazio pubblico che risponde alle necessità tanto della loro comprensione storico-critica, quanto della loro conservazione e della loro trasmissione in modo impersona-le ed erudito»

14. Proprio per questo il museo non è più una struttura product-oriented, preoccupa-

ta solo dello studio, la conservazione, e la tutela degli oggetti in esso contenuti, ma è sempre più market-oriented, ossia proiettato verso il consumatore in veste di colui che deve poter comprendere e apprezzare ciò che viene offerto.

«... il problema con le cose è che sono mute. Non sono affatto eloquenti come al-cuni teorici dei musei d’arte pretendono. Sono mute. E se per qualche forma di ven-triloquismo paiono parlare, mentono». Queste poche righe prese da un dialogo fra Spencer R. Crew e James E. Sims

15 riassumono il senso del lavoro che deve compiere un museo, cercando di farsi interprete di quei segni, con un ruolo di mediazione, deve creare l’unione tra l’oggetto e il fruitore, creare il contatto e diminuire le distanze.

l’ICOM a codificare un lessico che semplificasse l’identificazione delle competenze all’interno del museo. Il progetto di creazione di un lessico applicato al sistema museale, trae origine dal documento classificato come Unesco STC/Q/853 (September 1985), poco noto, ma il più recente tentativo di classificazione, a fi-ni meramente statistici, dei musei. Il progetto del lessico portato avanti dall’ICOM sulla scia di questo do-cumento e delle modifiche apportatevi dallo studio di Daniela Primicerio pubblicato nel 1991, è attual-mente condiviso da molte altre associazioni museali italiane: AMACI, AMEI, ANMLI, ANMS, Commis-sione Musei della CRUI e SIMBDEA. Il progetto del Lessico dei Musei Italiani, così si chiamerà, ha avuto inizio con il seminario dell’ICOM, tenutosi a Torino il 18 aprile del 2005, ed è tuttora in corso.

12 V. Vercelloni, 1994, p. 21. 13 G. Pinna, 2005, in A. Lugli et al., 2005, p. 10. 14 D. Poulot, 2008, p. 111. 15 M. GREGORIO, D. MORETTI, A. SERRA, Culture in mostra. Poetiche e politiche dell’allestimento mu-

seale, Cleub, Bologna, 1995, pp. 75-98. Traduzione del volume di I. KARP, S.D. LAVINE, Museum Display, Smithsonian Institution Press, Washington-London, 1991.

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Proprio alla luce di tutto ciò, poiché le attese di chi entra in un museo sono co-munque legate a stupore e desiderio di fare un’esperienza unica, magari vedendo qualche cosa di raro, si deve riuscire a comprendere cosa può essere esposto, perché, per chi, dove e come

16. Il museo non può più essere tempio accessibile solo per ri-cerca specialistica, come accadeva nell’800

17 ma deve essere luogo di formazione.

3. IL CASE STUDY: I MUSEI CIVICI DI VELLETRI 18

L’analisi fin ora effettuata circa i musei nella loro veste di contenitori e divulgato-ri di testimonianze culturali materiali e immateriali, viene esemplificata mediante l’il-lustrazione del caso studio: Musei Civici di Velletri. L’esperienza diretta della scri-vente nell’organizzazione del nuovo itinerario museale, ora divenuto grazie ad una delibera comunale un museo a se stante, di Geopaleontologia e Preistoria dei Colli Al-bani, collocato negli ambienti già destinati al Museo Civico Archeologico della città di Velletri (Rm), ha permesso un approccio diretto con questa particolare forma di attrattore turistico legato al turismo culturale.

3.1. La storia dei Musei Archeologico e Geopaleontologico-Preistorico della città di Velle-tri (Rm)

Come si può con poche parole definire un museo, se non come «il più grande e-sempio dell’interesse di un popolo di proteggere un’identità collettiva». È proprio que-sto istinto di protezione che fece da scintilla nell’ultimo ventennio dell’800, per avviare l’iter di creazione del Museo Civico Archeologico di Velletri. Il decennio 1880-1890 fu fervido di attività e ricerche per la città di Velletri ed in questo periodo due nuovi i-spettori onorari della zona, Pasquale di Tucci e Oreste Nardini, divennero portavoce presso il Ministero, della necessità di dotare Velletri di locali consoni alla conservazio-ne e la fruizione delle memorie storiche della città. Ogni missiva di Nardini al Ministe-ro si concludeva con la preghiera di non trasportare gli oggetti rinvenuti a Velletri nei musei nazionali delle grandi città, ma di poterli conservare in loco, per il “costituen-do” museo civico, anche se questa prospettiva era ancora lontana dall’essere

19.

16 M.C. Ruggeri Tricoli, C. Sposito, 2004, p. 13. 17 A. Lugli, 2005, pp. 49-50. 18 Si ringraziano per la disponibilità e la cortesia la direttrice dei musei civici di Velletri Anna Germa-

no, Sonia Bernardini e tutti i custodi, per il fondamentale aiuto e la costante presenza Micaela Angle. 19 T. Ceccarini, 2001, pp. 16-17.

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Ma si può affermare, grazie ad uno spoglio d’archivio, che già negli anni 1877-1879, una serie di lettere intercorse tra la Sopraprefettura di Velletri e il Consiglio Comunale e tra la stessa ed il Ministero per la Pubblica Istruzione, contenevano la richiesta di cessione al Comune gli oggetti d’arte conservati nelle chiese del circon-dario, avviando in questo modo il processo di costituzione del museo

20. Intorno al 1900 il Comune già disponeva di una consistente mole di materiale, ma

i locali del Palazzo Comunale, luogo deputato alla sistemazione del nascente museo, non erano ancora in grado di accogliere questa nuova entità in quanto ancora in fase di restauro.

L’interesse popolare inizialmente ancora flebile, a partire dagli anni ’50 del ’900 si ravviva, grazie ad una straordinaria scoperta e alla mobilitazione che essa compor-ta. è nel 1955 infatti, che viene rinvenuto in territorio veliterno il “Sarcofago delle fatiche di Ercole” uno straordinario manufatto dell’arte romana del II secolo d.C., ed è grazie a questo fortuito rinvenimento che la popolazione inizia a manifestare il proprio orgoglio cittadino, rivendicando con tutte le forze l’assegnazione del presti-gioso reperto, già inventariato dalla Soprintendenza Archeologica di Roma. Proprio questo attaccamento al proprio patrimonio permette l’assegnazione del deposito temporaneo al Museo Civico Archeologico di Velletri 21.

Si può dire che la definitiva apertura del museo avviene nel 1992, anno in cui il Comune assegna a questa istituzione un conservatore, un assistente ed un custode, l’organico minimo richiesto dalla Regione Lazio

22. Da questo momento in poi il Museo Civico Archeologico di Velletri sarà ricetta-

colo dei numerosi rinvenimenti appartenenti al territorio dei Colli Albani recuperati grazie al lavoro congiunto della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, di alcuni ricercatori dell’Università Tor Vergata di Roma, nonché di alcune associazioni Culturali locali.

Dopo lunghi anni di progettazione e l’estenuante lavoro corale di diversi profes-sionisti, a completare l’offerta giunge nel dicembre 2007 l’inaugurazione di un nuo-vo percorso museale, che senza interferire con l’itinerario archeologico preesistente costituisce una struttura a se stante con prerogative differenti da questo.

Collocato sempre nel Palazzo Comunale, ed accessibile dal Museo Archeologico originario, il nuovo Museo di Geopaleontologia e Preistoria dei Colli Albani, si muo-ve su principi diversi da quelli adottati per la raccolta classica, utilizzando due prin-cipi guida: da un lato il rigore scientifico, dall’altro lo spirito didattico.

Queste due strutture si possono fregiare del Marchio di Qualità, in quanto punto di eccellenza nell’organizzazione museale regionale, riconoscimento che gli viene rin-novato di anno in anno dal 2004.

20 T. Ceccarini, L. Crescenzi, 1989, pp. 19-28. 21 A. Germano, 2001, p. 199. 22 AA.VV., 2008, pp. 12-14.

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3.2. Analisi dei dati relativi alla frequenza negli anni 2007 e 2008

Sin dall’apertura definitiva del 1992, come semplice museo archeologico, questa struttura ha rappresentato un esempio di come l’interesse verso i fruitori finali, possa agevolare l’accrescimento dell’offerta nazionale nel settore dei Beni Culturali. In en-trambi gli allestimenti museali il punto di partenza della progettazione, soprattutto del Museo Geoplaeontologico e Preistorico, è partito dall’interesse di rendere acces-sibili/fruibili al maggior numero di utenti i materiali esposti, al fine di rendere piace-voli e costruttive le visite. Cercare dei processi di mediazione comunicativa, creando un percorso speciale, che puntando ad attivare diversi canali sensoriali potesse ren-dere più semplice la comprensione e quindi l’interesse alla visita, è stato il punto di forza del nuovo allestimento museale, che funzionando da traino, ha permesso di re-gistrare anche per il Museo Archeologico durante alcuni mesi dell’anno solitamente molto improduttivi, un incremento seppur lieve, delle presenze. L’allestimento mar-catamente didattico del nuovo itinerario, che permette una sperimentazione fisica del museo, mediante la possibilità di toccare materiali, riproduzioni, plastici interat-tivi, nonché la presenza di pannelli esplicativi in ogni settore espositivo e dei vari materiali in esso contenuti, la creazione di un percorso definito l’“itinerario bimbi”, che risulta formato da una pannellistica che, attraverso l’immediatezza del linguaggio iconografico, rappresenta un esempio di mediazione comunicativa efficace per il target d’interesse, sono i punti di forza di questo Museo

23. L’eterogeneità del pubblico è tuttavia tutelata dalla scientificità dell’allestimento.

L’utilizzazione di video per l’approfondimento di alcune tematiche e l’esposizione di ricostruzioni 1:1 dei contesti di rinvenimento, unite ad un esposizione veicolata da un’organizzazione spaziale ben congeniata, permettono di catturare varie fasce di pubblico.

I dati delle frequenza infatti confermano che la marcata “didatticità” del nuovo percorso non ha attirato solo fasce studentesche all’interno dei due musei, tutt’altro. Volendo fare un raffronto molto semplice si può notare dai grafici di frequenza del Museo Archeologico (Figure 1-2)

24, che ricordiamo non è il trainante ma il trainato ed in quanto tale invariato negli ultimi anni, che la presenza di studenti (intesi come gruppi studenteschi sopra i 25 elementi), era maggiore nel 2007, quando ancora non era aperto il Museo Geopaleontologico, piuttosto che nel 2008.

Da questo dato si evince che, con buona probabilità, l’apertura del nuovo itinera-rio ha convogliato all’interno del museo un buon quantitativo di “non addetti ai la-vori”.

23 Ibidem, pp. 28-29. 24 Va specificato che i dati illustrati nei grafici sono relativi ai mesi che vanno da gennaio a novem-

bre per entrambi gli anni analizzati, perché al momento di scrivere questo articolo i dai relativi a dicembre 2008 non erano ancora pronti, pertanto per effettuare una comparazione il più corretta possibile si è deci-so di usare anche per l’anno precedente gli stessi mesi di riferimento.

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Va anche detto però che un’attenta politica di gestione degli eventi e delle attività extra, sta tentando di rilanciare l’interesse nei confronti delle visite al museo e di questo è testimone il picco di presenze registrato fra luglio e settembre 2008, dovuto appunto ad una serie di eventi organizzati dal Comune che hanno permesso la visita gratuita e che, a quanto pare, hanno riscontrato molto successo.

Entrambi questi dati possono esser d’aiuto per una pianificazione gestionale che debba continuare a studiare la domanda, per poter di conseguenza calibrare l’offer-ta. Sotto questo punto di vista cercare di portare più visitatori al museo durante il periodo estivo che, come è ben visibile dai grafici dell’anno 2007, risultava essere un periodo poco frequentato, può risultare una strategia positiva.

D’altro canto il confronto diretto effettuato tra il vecchio ed il nuovo itinerario (Figura 3) documenta un maggior numero dei visitatori paganti proprio su quest’ul-timo, in particolare dei paganti a tariffa ridotta.

Figura 1. – Frequenze al Museo Archeologico anno 2007

 

 

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Figura 2. – Frequenze al Museo Archeologico anno 2008

 

Figura 3. – Frequenze itinerario di Geopaleontologia e Preistoria anno 2008

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Partendo dal presupposto che per ridotti si intendono quattro particolari catego-rie di utenti, cioè gli over 65, gli individui di età compresa tra i 6 e i 18 anni, laure-andi e laureati in materie attinenti ai due itinerari e possessori della Parchicard

25, si potrebbe dire che l’impostazione chiaramente didattica impartita al nuovo itinerario stia conducendo al museo molti giovani e giovanissimi anche al di fuori dei gruppi scolastici.

Questo insieme di dati potrebbe a prima vista portare a concludere che il nuovo itinerario non ha funzionato da volano per il vecchio, ma i dati riguardanti la scelta dei fruitori di visitare solo uno degli itinerari o visitarli nella stessa giornata entram-bi, può far comprendere come dal punto di vista complessivo, con il passare dei me-si, coloro che entravano per visitare l’uno o l’altro itinerario hanno scelto di pagare un tariffa leggermente maggiorata, ma vederli entrambi (Figura 4).

Figura 4. – Schema della frequenza su un singolo itinerario o in coppia con il secondo itinerario

 

25 Il Progetto ParchiCard Lazio realizzato dal CTS insieme alla Direzione Ambiente e Cooperazione tra i Popoli della Regione Lazio è una carta di servizi che offre al visitatore una serie di facilitazioni of-ferte dagli operatori presenti sul territorio. Si va dalle agevolazioni per la visita ai musei e ai beni cultu-rali a quelle per le strutture ricettive; da quelle per il trasporto locale a quelle per i prodotti tipici e del-l’artigianato; da quelle per la ristorazione a quelle per i servizi turistici come ad esempio le guide am-bientali escursionistiche.

Sito internet: http://www.parchilazio.it/parchicard/.

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I dati da valutare tenendo sempre conto del fatto che il 2008 è stato il primo anno di apertura del nuovo itinerario, sono particolarmente significativi. Si potrebbe af-fermare che, un adeguato lavoro di pubblicità, unito alla cura di alcuni aspetti latera-li della gestione di anche uno solo degli itinerari, potrebbe favorire anche l’altro.

4. CONCLUSIONI

In conclusione credo sia utile, puntare su una pianificazione strategica che per-metta, analizzando le informazioni a disposizione, una programmazione di interventi volti ad un incremento delle visite al museo.

A questo fine potrebbe risultare efficace effettuare un’analisi SWOT, per poter raggiungere l’obiettivo.

Come è noto l’analisi SWOT evidenziando i principali fattori, interni ed esterni al contesto di analisi, in grado di influenzare il successo di un programma consente di valutare gli scenari di possibile sviluppo.

Organizzando una griglia a 4 elementi, è stato inserito ogni elemento nel compar-to di appartenenza: punti di forza (strenghts), punti di debolezza (weakness), oppor-tunità (opportunities) e minacce (threats).

I punti di forza e di debolezza sono fattori interni (controllabili) che creano o di-struggono valore; opportunità e minacce sono fattori esterni, non controllabili e an-ch’essi creano e distruggono valore

Lo scopo finale di questa analisi è: Capitalizzare la forza; minimizzare la debolez-za; cogliere le opportunità e rispondere alle minacce.

In questa sede viene esposta una matrice basilare di SWOT Analysis (Figura 5), con l’intento di ampliare questo studio in altri contesti.

Alla luce di questa analisi SWOT, effettuata a livello sperimentale sulla base dei dati a disposizione, riguardanti l’attuale condizione dei Musei Civici di Velletri, si può affermare che il lavoro che si sta effettuando e i contatti di cui dispone il museo, se supportati da una serie di modifiche, potrebbero incrementare nel lungo periodo l’af-fluenza.

Come risulta chiaro la mancanza di una serie di strutture accessorie è la maggior lacuna di questo museo, ma essendo quelle più difficilmente colmabili nel breve tem-po, probabilmente sarebbe ottimale modificare nell’immediato tutto quei fattori di più semplice approccio, come ad esempio il giorno di chiusura, ecc.

Un’idea su cui lavorare in futuro, per completare l’analisi, potrebbe essere quella di predisporre un questionario mirato che aiuti il museo a vedere meglio “fattori in-terni ed esterni” che magari non sono stati colti da questo primo approccio, o maga-ri mediante benchmarking

26 esterni, prendere spunto da differenti progetti museali.

26 «Un processo continuo di misurazione di prodotti, servizi e prassi aziendali mediante il confronto

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Figura 5. – Schema base dell’Analisi SWOT dei punti di forza e di criticità dei Musei Civici di Velletri

 

SWOT

Analysis Fattori d’aiuto Fattori di disturbo

Fon

ti in

tern

e (C

ontr

olla

bili)

Strenghts (Punti di forza)

– Compresenza di due itinerari; – Percorso bambini e attività didatti-

che; – Accesso disabili; – Visite guidate gratuite per scolare-

sche e gruppi; – Organizzazione conferenze, conve-

gni, mostre con pubblicazione atti e cataloghi.

Weakness (Punti di debolezza)

– Mancanza bookshop; – Mancanza area ristoro; – Assenza di parcheggio riservato al

museo; – Scarsa pubblicizzazione degli eventi; – Sito internet poco sviluppato; – Giorno di chiusura lunedì; – Mancanza guardaroba e nursery.

Fon

ti e

ster

ne

(Non

con

trol

labi

li)

Opportunities (Opportunità)

– Inserito in Museumgrandtour il si-stema museale dei castelli romani e prenestini;

– Aderente a Parchicard Lazio; – Spazio interno per creare Book-

shop e Area ristoro; – Collaborazione attiva con enti su-

periori (Soprintendenza, Regione, ecc.);

– Marchio di Qualità rinnovato già da 4 anni.

Threats (Minacce-rischi)

– Mancanza servizio pubblico; – Impossibilità di ingrandire il par-

cheggio gratuito; – Esiguità di fondi; – Mancanza di offerte integrate.

 

Probabilmente il questionario potrebbe essere lo strumento più immediato per questo caso, per via della particolare condizione di irripetibilità della struttura “mu-seo” che rende comunque leggermente difficoltoso, anche se sempre utile, il con-fronto con altre strutture simili. Le domande predisposte all’interno del questionario da far compilare possibilmente a tutti i visitatori, favorirebbe l’emergere di idee pro-venienti, per così dire, dal basso e mostrerebbe una visione più ampia, catturando in-formazioni eterogenee dall’utenza.

con i concorrenti più forti» (R. CAMP, Benchmarking. Come analizzare le prassi delle aziende migliori per diventare i primi, Editore Itaca, Ravenna, 1991).

Pamela Cerino

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Magari utilizzando uno schema di gradimento a punti, si potrebbe chiedere ai vi-sitatori di dare una valutazione da 1 a 5 (dove 1 è no e 5 è si) rispetto alla loro rispo-sta, o nei casi di domanda aperta, lasciare ampio spazio alle risposte. Ad esempio si potrebbe chiedere:

Sei soddisfatto degli elementi esposti nel percorso? Hai gradito la strutturazione del percorso espositivo? Credi che la pannellistica utilizzata sia sufficientemente comprensibile? Credi che si sarebbe dovuto esporre più materiale? Credi che ci siano delle carenze nella struttura che ospita il museo e nella sua

collocazione? Come sei venuto a conoscenza dell’esistenza di questo museo? Sei venuto per tua scelta o perché condotto da altri? Ecc.

Magari un sviluppo del settore marketing, ad esempio mediante l’istallazione del bookshop, il quale grazie ad una buona attività di merchandising potrebbe portare il museo “fuori dall’edificio” in cui è collocato, o anche mediante la scelta di distribui-re attraverso un canale più ampio le pubblicazioni dei convegni, dei seminari e delle mostre effettuate in museo, piuttosto che uno sviluppo più mirato del sito internet, o una cambio del giorno di chiusura settimanale

27, potrebbero rappresentare strategie utili ad aumentare il bacino di utenza del museo, come si auspica possa accadere nel prossimo futuro.

5. BIBLIOGRAFIA

AA.VV. (2008), Il Museo Civico di Velletri, a cura di A. GERMANO, in Collana Gli Scrigni, Guide al patrimonio storico e artistico del Lazio, Sistema museale Castelli Romani e Prene-stini, Carsa Edizioni, Pescara.

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ANGLE M., GERMANO A., ZEVI F. (2005), Museo e territorio IV, Atti del IV Convegno, Velle-tri 7-8 maggio 2004, Palombi editori, Roma.

27 Sempre il Dossier Musei 2007 evidenzia che la scelta del lunedì come giorno di chiusura settima-nale, è in contrasto con le attuali modalità di fruizione delle vacanze, escludendo a priori coloro che organizzano week-end lunghi che partendo dal venerdì arrivano fino al lunedì.

Il museo come attrazione e formazione. Il Caso dei Musei Civici di Velletri

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CECCARINI T., CRESCENZI L. (1989), Introduzione al volume Museo Civico di Velletri. Comita-to per l’archeologia laziale, Quasar, Roma.

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ria. 1870-1939 gli ispettori onorari a Velletri. Museo Studi e Ricerche/3, Palombini, Roma. GREGORIO M., MORETTI D., SERRA A. (1995), Culture in mostra. Poetiche e politiche dell’alle-

stimento museale, Cleub, Bologna. Traduzione del volume di I. KARP, S.D. LAVINE, Mu-seum Display, Smithsonian Institution Press, Washington-London, 1991.

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6. SITOGRAFIA

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http://www.museionline.it/.

http://culturaincifre.istat.it/.

http://www.sistan.beniculturali.it/Visitatori_e_introiti_musei_07.htm.

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