Identità di Genere
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2
Studente: Francisco Agamenilton Damascena (matr.
720407)
Elaborato per il
Seminario di Bioetica e Questioni Ultime
Roma, 10 maggio 2013
3
INTRODUZIONE
Uomo/donna si nasce o si diventa? È possibile
definire l’essere uomo/donna? Cosa fa l’uomo essere
uomo, e donna essere donna: la sua natura biologica o
la cultura ed educazione ricevute? Cosa definisce il
sesso di una persona?
Domande di questo tipo non si ponevano nei
secoli scorsi quando ancora l’ovvio e la verità
avevano più spazio nella vita personale e sociale.
Oggi invece, quando la realtà viene compresa in
chiave relativista e la cultura liquida sembra
imperare, i fondamenti vengono questionati e non si è
sicuri di più niente. Così è nei riguardi della
sessualità umana la cui compreensione è stata
profondamente cambiata negli ultimi anni.
Come risposta ai nuovi questionamenti è sorta la
Teoria di Genere, tema della conferenza tenuta dalla
professoressa Giulia Galeotti, il 19 aprile scorso,
nel Seminario su “Bioetica e questione ultime”,
organizzato dalla Pontificia Università Lateranense e
il Camillianum, da cui prende spunto questo elaborato.
Lo scopo è di presentare sinteticamente la
Teoria di Genere mettendo in rilievo alcune delle sue
radice filosofiche. Fatto questo, verranno esposti
dei punti antropologici e metafisici per superare le
4
difficoltà trovate nella Teoria e così fornire una
visione più integrale della persona umana.
Questo elaborato è il risultado di una ricerca
bibliografica. Troveremo delle informazioni venute
dalla psicologia, biologia e filosofia configurandosi
in un lavoro interdisciplinare. Il suo contenuto non
ha la pretesa di esaurire la tematica così complessa.
5
1. DEFINIZIONE DI TEORIA DI GENERE
Lungo la storia le persone si sono messe a
pensare su un aspetto essenziale della vita umana: la
sessualità. Un modo di comprenderla è la Teoria di
Genere anche denominata “ideologia di genere”,
fortemente presente nell’occidente dagli anni
sessanta in poi.
Prima di definire questa teoria, è importante
fare una distinzione:
a) Sex: “con ‘sex’ si indica la condizione
biologica o fisica dell’essere uomo/donna,
maschi/femmina (‘come si nasce’/’come si è’)”
b) Gender: “con ‘gender’ si indica la
condizione meta-biologica dell’essere
uomo/donna, la mascolinità/famminilità (‘come
si diviene’)”1.
La Teoria di Genere afferma che c’è
una separazione e un’interindipendenza tra ladimensione biologia e quella psichico-culturaledella persona, per cui si può decidere lapropria identità sessuale e a quale genereappartenere, indipendentemente dal sessobiologico che si possiede2.
1 Laura PALAZZANI, “Identità di genere come problema giuridico”, inFrancesco D’AGOSTINO (a cura di), Identità sessuale e identità di genere. Atti delConvegno nazionale dell’U.G.C.I. Palermo, 9-11 dicembre 2010, Giuffrè Editore,Milano 2012, 7.2 Ramón LUCAS LUCAS, Orizzonte verticale. Senso e significato della persona umana. SanPaolo, Cinisello Balsamo 2007, 303.
6
In sintesi, si è maschi o femmine non a causa del
fattore biologico, ma a causa di una scelta umana, di
un processo di educazione, in somma per motivi
culturali.
In questo senso è diventata celebre
l’espressione di Simon de Beauvoir: “donna non si
nasce: lo si deventa”3 a punto di diventare lo slogan
della Teoria di Genere. Questa espressione indica
giustamente l’attegiamento della persona, che usando
della libertà, si pone al di sopra della natura data.
Espressa pure la concezione attualista della persona
umana.
Il contesto della nascita della teoria ora in
questione è quello delle domande poste davanti ai
casi di anomalie nel processo naturale di
differenziazione sessuale (ermafrodismo) e i
transessuali. Davanti a questi casi si pone la
domanda: cosa definisce l’identità sessuale di una
persona: il corpo o il psicologico?
La spiegazione che si aveva era quella del
paradigma del determismo biologico o essenzialismo.
D’accordo con esso è il sex che determina il genere,
in un rapporto di causa-effetto. Però questa teoria
non è più sufficiente per spiegare i fatti sopra
citatti.
3 Simone de BEAUVOIR, Le deuxième sexe, vol. II, Gallimard, Paris, 1949,13, in Ramón LUCAS LUCAS, cit., 308.
7
Un altro contesto è quello della lotta per i
diritti della donna messa in moto dai movimenti
femministi a partire dagli anni 1960. Alcuni di essi
hanno formulato l’ideologia femminista di gender cui
obbiettivo era ricostruire una società senza il
concetto di uomo/donna come qualcosa di pre-
stabilito4.
Vogliamo ora sinteticamente esporre le varianti
della Teoria di Genere come tentativo de affrontare
le questioni ora messe.
1.1 “Nurture theory” o teoria dell’allevamento
Questa teoria è sviluppata in ambito della
psicosessuologia e ha nel psicologo e medico John
Money (1921-2006) uno suo grande rippresentante. Le
sue conclusioni sono tratte dagli esperimenti con due
gemelli di sesso maschile e con i transessuali.
Secondo Money la persona nasce con un corpo pre-
disposto a diventare uomo o donna. La persona riceve
degli stimoli esterni che formano nel cervello degli
“schemi mentali” di ciò che significa essere maschio
o femmina. La persona allora assume un modo di
4 “Gli uomini non godrebbero dei privilegi maschili se non esistesseregli uomini. E le donne non sarebbero oppresse se non esistesse ilconcetto di ‘donna’” (Oscar Alzamora REVOREDO, “Ideologia di genere:pericoli e portata”, in PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA (a curadi), Lexicon. Termini ambigui e discussi su famiglia, vita e questioni etiche, EdizioniDehoniane Bologna, Bologna 2003, 463.
8
comportarsi da uomo o da donna. Essi possono essere
confermati o riprovati dalla società. Questo è un
processo educazionale che viene paragonato
all’imparare a parlare una lingua.
È importante notare che per Money il genere
viene definito un anno e mezzo dalla nascita. Prima,
la persona è indeterminata. Una volta definito il
genere, si può cambiarlo perché il processo di
differenziazione maschio/femmina è continuo e
graduale. Però ciò non va fatto senza risultare in
difficoltà fisiche e psicologiche5.
1.2 Gender feminism
Nel campo filosofico le Teorie di Genere sono
state sviluppate nel contesto femminista e post-
femminista per difendere le donne dagli abusi
commessi dagli uomini e garantire ad esse un ruolo
più importante e nella società. Secondo questo
approccio le differenze maschio/femmina sono prodotte
dalla società per far sì che l’uomo sia superiore
alla donna.
Judith Butler, grande esponenete dell’approccio
post-femminista, spiega:
5 Cf. Laura PALAZZANI, cit., 10.
9
il genere è una costruzione culturale; diconseguenza non è né il risultato causale delsesso, né è tanto apparentemente fisso come ilsesso [...]. Teorizzando che il genere è unacostruzione radicalmente indipendente dalsesso, il genere stesso viene a essere unartificio libero da vincoli; di conseguenza,uomo e maschile potranno essere riferiti sia aun corpo femminile, sia a uno maschile; donna efemminile, sia a un corpo maschile, sia a unofemminile6.
Lei ritiene che la persona impara ad essere uomo
o donna mediante un processo in cui il soggetto è
passivo, anzi è costretto ad essere ciò che l’altro
vuole dal punto di vista dell’identità sesuale.
Butler non è d’accordo con questo e presenta un altro
cammino. Secondo lei, la persona deve essere attiva
cioè deve formare il suo genere in un processo in
cui crea se stessa, costruisce/decostruisce
l’identità sessuale.
1.3 “Gender-queer theory”
Questo altro volto della Teoria del Genere
sostiene la neutralità o pluralità del sesso come
superazione della binarietà maschile/femminile.
Spiega la Palazzani:
Compare una nuova espressione ‘queer’ [trad.strambo, strano, losco, sviato], che indicadopo e oltre il gender, la dimensione fluida,flessibile e fluttuante, dinamica e nomade, del‘pansessualismo/polimorfismo’sessuale contro il
6 J. BUTLER, Gender Trouble: Feminism and the Subversion of Identity. Routledge, NewYork, 1990, 6, in Oscar Alzamora REVOREDO, cit., 455-456.
10
binarismo sessuale. ‘Gender/queer’ diviene lacategoria della ‘in-differenza’ sessuale, dellaneutralità e neutralizzazione che annulla ognidifferenza (ammettendo semmai solo ‘differenze’al plurale) nella mescolanza, incrocio,confusione, dove scompaiono rigideclassificazioni lasciando il posto solo asfumature variabili per grado e intensità. Nonsi parla più di ‘maschio o femmina’; semmai, inmodo neutrale, di ‘maschio e femmina’ o ‘némaschio né femmina’7.
In questo modo il sesso sono cinque: maschile,
femminile, ermafrodito, ermafrodito maschile e
femminile8.
2. LE RADICI FILOSOFICHE DELLA TEORIA DI GENERE
Analizzando con più attenzione la teoria in
questione, presentiamo adesso alcune delle sue radice
filosofiche.
2.1 La cultura è al di sopra della natura
Per capire bene, indichiamo il mondo della
natura come il mondo della fisica, della materia,
della determinazione. Il mondo della cultura è il
mondo dello spirito, della libertà,
dell’indeterminazione. Quindi, sono due concetti
7 Laura PALAZZANI, cit., 12-13.8 A. Fausto STERLING, The five sexes: why male and female are not enoughe, in TheSciences, 200, 33,2, luglio, 20-25, in Laura PALAZZANI, cit., 13.
11
contrapposti rifletutti dai filosofi con diversi nomi
.
Nella storia della filosofia questo tema è
apparso varie volte sia come opposizione radicale
delle due dimensioni, dominio di una sull’altra o
come integrazione. In Platone, ad esempio, appare il
dualismo fra anima e corpo. Per lui l’anima è più
importante del corpo inteso come carcere dell’anima
di cui si ha bisogno di liberarsi. In Aristotele
invece il rapporto anima e corpo viene inteso nella
prospettiva metafisica del rapporto materia-forma.
Per lui, l’uomo è il composto di corpo ed anima in
cui uno è per l’altro, sono diversi, ma non auto-
escludenti. Il cristianesimo ha seguito basicamente
la linea aristotelica.
Con l’avvento dell’età moderna il dualismo
appare altra volta con nuovo volto. È quello di
Descartes che divide la realtà in res cogitans (mondo
del pensiero, dello spirito) e res extensa (mondo
materiale). Avviene in questa epoca la scoperta del
soggetto promosso soprattuto dal Rinascimento (XIV
sec.).
Le rivoluzione scientifica della modernità ha
portato la persona a svelare i segreti della natura e
a si impadronire di essa. Così piano piano ha
cambiato di atteggiamento: non più si guardava il
cielo per lodare il suo creatore, ma per scoprire
12
come dominarlo, trasformarlo. Ciò ha portato al
dominio della persona sulla natura. La persona si
rende conto del potere della sua intelligenza e della
possibilità della tecnica e dichiara la sua
indipendenza riguardo la natura. La persona diventa
“Dio”.
Questa posizione si solidifica nella filosofia
contemporanea quando filosofi come Dilthey,
Nietzsche e Sartre definiscono la persona umana come
storia, libertà, cultura. In questa prospettiva tutto
ciò che è naturale, essenzialista, statico, viene
escluso e si afferma in modo quase assoluto il regno
della libertà, dello spirito, dell’imprevidibile.
Dice Sergio BENVENUTO:
il pensiero post-moderno è sfociato in unaconcezione storicista radicale secondo cui ognirichiamo alla ‘natura’ dell’essere umano èmistificatorio: credere che certi tratti degliumani (a parte certi ovvi tratti fisiologici)siano naturali è sempre un’illusione che esprimeun determinato assetto culturale. Tutto è Storia.Insomma, gran parte del pensiero post-modernoprolunga la sfida romantica ed idealista secondocui tutto, in fin dei conti, è costruzioneculturale, insomma creazione spirituale9.
2.2 Teoria attualista della persona umana
9 Sergio BENVENUTO, “Natura/Cultura: una dicotomia da superare”, LetteraInternazionale, 82, 4°. Trimestre, 22-26, inhttp://www.biopolitica.cl/docs/benvenuto_natura.pdf
13
Secondo questa teoria,
l’uomo è un insieme di atti senza alcunsoggetto che li produca o li sostenti. [...]L’uomo si fa in ogni istante ed è in continuorischio di perdersi; l’uomo, l’io, la personanon sono ciò che è, ma ciò che si fa10.
Questo modo di pensare la persona umana è stato
svilupato sopratutto dagli esistenzialisti dell’età
contemporanea. Si può citare Sartre e J. Ortega y
Gasset. Per essi la persona non nasce pronta, con una
natura determinata, non c’è l’essenza. C’è un essere
indeterminato di cui non si sa ancora il suo nome e
cioè una esistenza che precede una essenza.
La posizione esistenzialista ha un valore
ontologico. L’essere umano non viene dato, anzi è
progetto, è costruito. “L’uomo è un da-fare”11.
Questo avviene mediate l’esercizio della libertà.
Scegliendo, la persona sceglie se stessa e si dà un
essere, si onto-determina.
Seguendo questo pensiero si può concludere che
la persona umana è una realtà estemamente dinamica,
plastica e aperta. Non è un dono per sé donato da
qualcuno, ma un dono donato da se stessa.
3. SUPERANDO LA TEORIA DI GENERE
10 Ramón LUCAS LUCAS, L’uomo spirito incarnato. Compedio di filosofia dell’uomo. SanPaolo, Cinisello Balsamo 19972, 244.11 Ivi, 245.
14
Da questa sintetica analise della Teoria di
Genere identifichiamo la dificoltà di comprendere il
rapporto sesso-genere, uomo-donna, che ci rimetti a
un rapporto più profondo cioè quello fra natura e
cultura, corpo ed anima. Infatti la Teoria di Genere
assolutizza la cultura e sottovaluta la natura nel
processo di formazione dell’identità personale.
Partendo da una antropologia che considera
l’uomo nella sua realtà tutt’una nelle sue varie
dimensioni, vorremo ora proporre una spiegazione che
supera il dualismo sesso-genere, uomo-donna mediante
loro integrazione.
3.1 Il processo di formazione della identità di uomo e di
donna
Prima di tutto si ricorda la distinzione fra
sesso (dato biologico, corporale) e genere
(l’identità psicologico-sociale di essere uomo o
donna). Nel comprendere il processo di formazione
dell’identità personale uno di questi due aspetti
possono essere assolutizzati. Abbiamo il determinismo
biologico cioè un uomo è uomo perché il suo corpo è
di maschio, lo stesso per la donna. E il
determinismo/costruttivismo sociale cioè l’uomo è
15
uomo perché la cultura o la sua volontà così ha
deciso. Si nota qui un dualismo antropologico. Il
superamento si trova nell’interazione fra sesso e
genere, natura e cultura, corpo ed anima12.
Osservando il processo di formazione del corpo
umano si constata una serie ordinata di fenomeni che
conducono l’individiuo ad avere, nel suo corpo, una
differenza sessuale.
Il ‘sesso genetico’ (o ‘cromosomico’) –determinato dai cromosomi XX nella donna e XYnell’uomo – è stabilito nel momento dellafecondazione e si traduce nel ‘sesso gonadale’,che è il responsabile dell’attività ormonale.Il ‘sesso gonadale’, a sua volta, influisce sul‘sesso somatico’ (o ‘fenotipico’) che determinala struttura degli organi riproduttivi internied esterni13.
Ci sono dei casi di stati interesessuali. Sono
le persone ermafrodite e transessuali. Essi sono
minoranze.
Gli stati interesessuali costituiscono anomalicon caratteristiche cliniche varie; di solitosi formano in una fase molto precoce dellosviluppo embrionale. Si verificano per lacontraddizione di uno o più criteri didefinizione sessuale. Ciò significa che nellepersone transessuali è riscontrabile unapatologia in qualcuno dei punti della catenabiologica che dà la differenziazione sessuale.Si tratta di alterazioni dello sviluppo normale
12 Cf. Laura PALAZZANI, cit., 15.13 Jutta BURGGRAF, “Genere (“gender”)”, in PONTIFICIO CONSIGLIO PER LAFAMIGLIA (a cura di), cit., 424.
16
del sesso biologico e, di conseguenza, anche diquello psicosociale14.
In questi casi quando si decide di fare un intervento
nel corpo ciò non avviene senza trauma o disagi
clinici. Per rispondere al
determinismo/costruttivismo sociale, questo ci porta
a concludere che il fattore biologico deve essere
preso sul serio nel processo di formazione
dell’identità sessuale personale.
Infatti il corpo umano ha una identità, è una
materia determinata da una forma (anima). Provare di
cambiarla risulta in una risposta violenta da parte
del proprio corpo15. Pensando alla sessualità, è
interessante notare che il corpo umano è così segnato
da questo fattore che ogni sua cellula porta in sé il
carattere maschile o femminile. Quindi tutto il corpo
è signalato dall’essere uomo o donna, tutto il corpo
è sessuato costitutivamente cioè non c’è corpo umano
neutro. E perché la persona è corpo ed anima, unità
duale, il suo corpo specifica l’anima di modo che non
soltanto il corpo è sessuato ma pure l’anima. Quindi
tutta la persona è sessuata, “non si ha un corpo
sessuato, ma è sessuata la persona umana”16.
14 Ivi, 424-425.15 “Né la donna né l’uomo possono andare contro la propria natura senzadivenire infelici. Rompere con la natura biologica non aiuta né ladonna né l’uomo a liberarsi; li immette, piuttosto, su una stradamalata” (Ivi, 427).16 Ramón LUCAS LUCAS, Orizzonte verticale..., cit., 306.
17
Detto questo allora possiamo dire che questa
persona sessuata trova nel tempo, mediante
l’esercizio della libertà, lo spazio per espressarsi
come uomo o donna ed assumere ruoli sociali diversi.
Per dire una parola al determinismo biologico, questo
processo avviene se non nell’interazione tra fattori
fisici e psico-sociali in modo che la persona
gradualmente forma la sua identità sessuale. Infatti
la persona umana non è solo natura, ma è anche un
essere culturale perchè è libero. Perciò troviamo una
variabilità nel modo di essere uomo e donna
costruitta nel dialogo con la natura. Qui può
intervenire l’arbitrarietà umana e introdurre delle
forme culturali non molto favorevole alla persona che
devono essere assolutamente rifiutate.
3.2 Il rapporto uomo-donna
La Teoria di Genere è stata sviluppata nel
contesto della rivoluzione sessuale e degli abusi
commesi verso le donne. Uno dei suoi oggettivi era
pruomovere la donna liberandola da ogni forma di
discriminazione o violenza da parte degli uomini. Si
vede quindi in fondo il problema del rapporto uomo-
donna.
18
Il modo di pruomovere le donne da parte della
Teoria di Genere ha risultato nel difondere l’idea
dell’uguaglianza fra uomo-donna. Il termine
“uguaglianza” ha come radice etmologica il vocabolo
aequus, derivato da sequor “che suggerisce l’idea di
una sequenza, di una successione ordinata e
progressiva”17. Riportando questo al discorso
antropologico, dire che uomo e donna sono uguali
corrisponde a dire che non c’è possibilità di
rapporto perché non c’è differenza, non c’è l’altro.
Ciò significa cancellare l’altro e ridurre le persone
a tutt’uno in una specie di monismo.
Il rapporto uomo-donna viene anche messo in
rischio quando comprendiamo uomo-donna a partire dal
concetto di “diversità”. Esso viene dal latino diversus
che significa “volgere in opposta direzione”18. In
sede antropologica ciò significa che fra uomo e donna
non si può dare un rapporto intra-personale ma solo inter-
personali e cioè si può avere l’unione delle persone ma
non una comunione profonda perché le parte vanno in
direzione opposte.
Un altro modo di capire uomo-donna è alla luce
dell’identità e differenza. La parola “differenza”
vuol dire “portare altrove l’identico”19. Qui non
17 Angelo SCOLA, in PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA (a cura di),cit., 448.18 Cf. Ibidem.19 Cf. Ivi, 447.
19
viene spacata l’identità, ma è l’identico in un altro
aspetto. Dunque la differenza è all’interno della
stessa realtà. Così dire che fra uomo e donna c’è una
differenza vuol dire che il fenomeno avviene
all’interno della stessa realtà. Ciò implica il
principio ontologico dell’unità duale. La persona
umana è essere-maschio o essere-femmina.
Il binomio identità-differenza applicati
all’antropologia sono quindi dei termini che aiutano
a capire differenza sessuale
configurandola non come semplice diversitàbiofisica o biopsichica tra l’uomo e la donna,ma come tratto costitutivo dell’humanum,indissolubilmente connesso con quelli del donodi sé e della vita (mistero nuziale)20.
Pensando ai rapporti uomo-donna a partire da
identità-differenza possiamo dire che l’uomo non è
puramente estrinseco alla donna e viceversa. La loro
unione esprime l’unione dei differenti. L’io uomo è
aperto ad accogliere l’io donna e viceversa perché
sono due poli dello stesso umano.21 L’uno è per
l’altro e non si può capirsi fuori di questa
relazione. Sono complementari e interdipendenti.
20 Ivi, 448.21 “L’uomo non può esistere solo (cf. Gen 2,18); può esistere solotantocome ‘unità dei due’ e dunque in relazione a un’altra perona umana. Sitratta di una relazione reciproca: dell’uomo verso la donna e delladonna verso l’uomo” (GIOVANNI PAOLO II, Mulieris dignitatem, n. 7, inAngelo SCOLA, cit., 449).
20
Fino qui possiamo dire che c’è una differenza
ontologica tra uomo e donna. Questa differenza si
manifesta e genera delle forme culturali vissute e
transmesse alle altre generazioni. Questa
manifestazione può in certi momenti della storia
risultare in dominazione dell’uomo sulla donna o
viceversa. Il criterio per sapere quando un modo di
essere uomo o donna risulta in dominazione o
oppressione di uno sopra l’altro è il rispetto alla
dignità personale. Sempre che un comportamento
impedisce la persona di trovare la verità, bontà,
libertà, bellezza, deve essere rifiutato.
3.3 Considerazioni sul rapporto natura e cultura e teoria
attualista dal punto di vista ontologico
Non si può negare che l'uomo sia un essere
dinamico, che diviene nel tempo facendo cultura e storia
e che, in un certo senso, è “un essere che si fa”. Da
altra parte non si può essere d’accordo che l'uomo non
abbia una natura data o che essa sia indiferente nel
processo del costituirsi dell’identità personale.
La persona ha una natura o un principio che
determina il suo modo di agire. Un problema che si
presenta è la confusione ad operata fra gli storicisti
ed esistenzialisti sopratutto atei. Loro confondono “un
principio fisso di azione” con “un principio di azione
21
fisso”. La prima indica che fisso è il principio
(natura) e non l’azione, così la persona è in movimento
ma la radice del movimento è sempre la stessa, quindi è
fonte di dinamicità. Già la seconda ci mostra che il
principio e pure l'azione sono sempre fisse, mai
cambiano, e questa è una forma sbagliata di capire la
natura.
Ma come si deve capire questo “ciò che si fa”? Si
deve capire nel senso che la persona dà una
configurazione al suo essere e non crea il suo essere.
La persona è un essere libero, ha la capacità di
scegliere. È pure un essere ragionevole, non si ferma di
cercare di conoscere cose nuove e indagare campi
inesplorati, non rimane nel limite, vuole andare sempre
al di là di ciò che ha già conquistato e raggiunto.
Tutto questo è azione che proviene dalla natura umana,
dunque essa sta in direzione ad andare sempre oltre, è
una natura aperta e dinamica. Così la persona con questa
apertura può farsi saggia, virtuosa, profonda
conoscitrice delle cose, può arricchirsi, in una parola
può perfezionarsi.
Con base in un passato portato al presente da
diverse generazioni le persone costruiscono un futuro.
Ognuno nella sua libertà approfitta di questa eredità
per fare la sua propria storia; influenzati da tante
cose, alcuni la ben approfittano, altri la rigettano e
fanno rivoluzione ed altri vivono come se niente
22
esistesse. E così ognuno configura il suo essere e fa
che sia distinto dagli altri. Però al livello più
profondo c’è una identità fra di noi, tutti esistiamo e
godiamo di una sola natura che ci ha dato la possibilità
di perfezionarsi ognuno a modo suo. Dobbiamo dunque
ammettere l’esistenza di una natura, di una cosa già
data, ammettere un principio che ci guida nell’agire
perché se facciamo una cosa è perché avevamo prima la
possibilità di farla. In termine metafisici, la
perfezione è in noi in potenza, bisogniamo solo
attualizzarla tramite l’agire. Abbiamo un progetto da
realizzare e non da creare, un progetto che è già
presente in noi come potenza.
Dunque “donna si nasce, non lo si diventa”. Ciò che
diventa è il modo di essere donna. Qui è lo spazio della
cultura cioè della determinazione della relativa
indeterminazione umana. È la traduzione di ciò che si è:
maschile o femminile. La persona sceglie il modo di
espressare la sua sessualità combinando natura e
libertà, fattori fisici e fattori culturali o psico-
sociali. Se fosse determinato solo dalla natura allora
la mascolinità e la femminilità “dovrebbe essere
identico in tutte le culture; d’altra parte se si
riducesse al solo fatto psichico e culturale, ci
troveremmo di fronte a una realtà troppo eterogenea”22.
D’altra parte sempre che si vuole esprimersi in modo
22 Ramón LUCAS LUCAS, Orizzonte verticale, 307-308.
23
diverso da ciò che si è, la persona introduce nella sua
coscienza una scisione che porta a delle malatie
psicologiche.
Si deve pure dire che nel manifestare la sessualità
si può trovare degli atteggiamenti poco o niente
rispettoso della dignità altrui. Ciò si è verificato
sopratutto nei confronti dell’uomo verso la donna. Si
può cittare come si comprendere la donna nella Grecia
antica:
Zeus creò la donna per punire il delitto diPromteo che aveva rubato il fuoco al cielo: perchéda lei è uscita la razza, la genia maledetta delledonne, terribile flagelo impiantato tra gli uominimortali [...] Zeus che tuono dalle nuvole, per lamaggiore disgrazia dei mortali, ha creato ledonne, seguite dovunque da opere di angoscia e leha dotate di un male invece di un bene23.
23 ESIODO, Teogonia, 560-605 in Ramón LUCAS LUCAS, Orizzonte verticale..., 308.
24
CONCLUSIONE
Dagli argomenti esposti sulla Teoria di Genere
possiamo trarne alcune conclusioni.
Questa Teoria, nelle sue varie formulazioni,
fondamentalmente afferma che l’identità sessuale di
una persona è determinata radicalmente dalla cultura
e non dalla natura. Questo risulta nell’introdurre
una specie di dualismo antropologico. La persona non
è più l’integrazione delle sue varie dimensioni, ma
il dominio di una sola su tutte le altre quando la
persona umana, in realtà, è unità duale, natura-
cultura, corpo-spirito.
Pertanto, per “genere” si può ammetere solo nel
senso di un modo di essere uomo o donna costruitto
nell’integrazione natura-cultura, dato biologico e
culturale. Assumere il significato di “genere”
esclusivamente come “sono ciò che voglio o ciò che
gli altri vogliono” riguardo alla sessualità è fare
la persona diventare schiava di sé stesa e aprire la
strada per la dominazione di un sesso sull’altro. E
la differenza sessuale fa parte dell’umanità non in
vista della dominazione o guerra dei sessi, ma per la
complementarietà.
Infine, assumere la Teoria di Genere nella sua
formulazione dualista è un reale rischio per la
25
società perché allora l’identità e i ruoli sociali
sono costruiti secondo criteri unicamente soggettivi.
Questo implica nella possibilità di cambiare la forma
del matrimonio uomo e donna e il modello famigliare
costruito sulla base della differenza sessuale.
Stiamo davanti ad un proggetto che non solo
vuole cambiare la società, ma cambiare la natura. È
la persona che non sopporta accogliere il dono perciò
vuole essere il donatore, in una parola, vuole essere
Dio.
26
BIBLIOGRAFIA
S. BENVENUTO, “Natura/Cultura: una dicotomia da
superare”, Lettera Internazionale, 82, 4°. Trimestre, 22-
26, in
http://www.biopolitica.cl/docs/benvenuto_natura.pdf
F. D’AGOSTINO (a cura di), Identità sessuale e identità di
genere. Atti del Convegno nazionale dell’U.G.C.I. Palermo, 9-11
dicembre 2010, Giuffrè Editore, Milano 2012.
R. LUCAS LUCAS, Orizzonte verticale. Senso e significato della
persona umana. San Paolo, Cinisello Balsamo 2007.
_____ L’uomo spirito incarnato. Compedio di filosofia dell’uomo.
San Paolo, Cinisello Balsamo 19972.
PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA (a cura di),
Lexicon. Termini ambigui e discussi su famiglia, vita e questioni etiche,
Edizioni Dehoniane Bologna, Bologna 2003.