Federico Bellomi e l'incisione - Federico Bellomi and etching

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BELLOMI FEDERICO Colognola ai Colli 13 marzo 1928, Verona 25 aprile 2010 [email protected] INCISIONE Federico Bellomi inizia ad incidere fin da giovane, la sua prima opera risale al 1949. Egli annota su di una cartella: “Contiene la prima puntasecca della mia vita, incisa su alluminio tolto da una tasca posteriore dei pantaloni di un soldato della Wehrmacht.” La scena rappresentata in questa prima puntasecca ricorrerà poi per molti anni nelle opere dell’artista: sullo sfondo tre case di Colognola ai Colli, due vecchie donne una delle quali è il ritratto della madre con il secchio dell'acqua, un vecchio contadino col cappello, un gatto e il nudo della modella in primo piano. Ci sono già tutti i principali temi del Bellomi che in seguito si svilupperanno nelle tematiche della Trasmigrazione dei miei personaggi” e “La Nuova Forma”: il paese natale, l'incontro immaginario di personaggi eterogenei ma reali e presi dal vero, l'interesse mai venuto meno per il nudo. Negli anni '70 acquista un torchio dalla vedova dello stampatore Franchini di Verona e inizia a stampare in proprio. L'incisione ha sempre accompagnato la produzione bellomiana: spesso tale tecnica veniva utilizzata nel produrre studi per opere poi eseguite a cavalletto o per quelle murali. Molte puntesecche ed acqueforti sono immediate e leggere nel segno; nelle sue stampe si trova anche una consapevole ricerca delle mezze tinte, spesso vengono evitati i contrasti violenti di luce e ombra per privilegiare invece l'infinita gamma delle sfumature. L'acquaforte Quattro cavalieri dell'apocalisse determina un punto di arrivo nella tecnica bellomiana dell'incisione. Questo tema é spesso presente nelle opere di Bellomi. E' probabile che la riflessione su l’apocalisse, dal testo particolarmente enigmatico e carico di simbologie, derivasse dagli incontri con il grande studioso veronese Umberto Grancelli che avvenivano frequentemente negli anni ’60. La drammaticità del tema si traduce in un segno rapido e nervoso, nella forzatura delle anatomie in senso espressionista, nel dinamismo violento della composizione d'insieme. Queste scelte, piuttosto rare nella produzione complessiva dell'artista, trovano in questa lastra un punto massimo di densità e di forza espressiva.

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BELLOMI FEDERICOColognola ai Colli 13 marzo 1928, Verona 25 aprile [email protected]

INCISIONEFederico Bellomi inizia ad incidere fin da giovane, la sua prima opera risale al 1949. Egli annota su di una cartella: “Contiene la prima puntasecca della mia vita, incisa su alluminio tolto da una tasca posteriore dei pantaloni di un soldato della Wehrmacht.”

La scena rappresentata in questa prima puntasecca ricorrerà poi per molti anni nelle opere dell’artista: sullo sfondo tre case di Colognola ai Colli, due vecchie donne una delle quali è il ritratto della madre con il secchio dell'acqua, un vecchio contadino col cappello, un gatto e il nudo della modella in primo piano.Ci sono già tutti i principali temi del Bellomi che in seguito si svilupperanno nelle tematiche della“Trasmigrazione dei miei personaggi” e “La Nuova Forma”: il paese natale, l'incontro immaginario di personaggi eterogenei ma reali e presi dal vero, l'interesse mai venuto meno per il nudo.Negli anni '70 acquista un torchio dalla vedova dello stampatore Franchini di Verona e inizia a stampare in proprio.L'incisione ha sempre accompagnato la produzione bellomiana: spesso tale tecnica veniva utilizzata nel produrre studi per opere poi eseguite a cavalletto o per quelle murali. Molte puntesecche ed acqueforti sono immediate e leggere nel segno; nelle sue stampe si trova anche una consapevole ricerca delle mezze tinte, spesso vengono evitati i contrasti violenti di luce e ombra per privilegiare invece l'infinita gamma delle sfumature.

L'acquaforte Quattro cavalieri dell'apocalisse determina un punto di arrivo nella tecnica bellomiana dell'incisione. Questo tema é spesso presente nelle opere di Bellomi. E' probabile che la riflessione su l’apocalisse, dal testo particolarmente enigmatico e carico di simbologie, derivasse dagli incontri con il grande studioso veronese Umberto Grancelli che avvenivano frequentemente negli anni ’60. La drammaticità del tema si traduce in un segno rapido e nervoso, nella forzatura delle anatomie in senso espressionista, nel dinamismo violento della composizione d'insieme. Queste scelte, piuttosto rare nella produzione complessiva dell'artista, trovano in questa lastra un punto massimo di densità e di forza espressiva.

Il vitello d'oro acquaforte-acquatinta, è una lastra di grandi dimensioni (cm. 49,5 x 30). L'elaborazione di questo soggetto impegnò a lungo l'artista, che eseguì molti studi preparatori e schizzi dei singoli personaggi. L'opera mostra alcuni evidenti obiettivi: la ricerca del movimento e della drammaticità; l'affollamento di personaggi tipico di molte altre opere sacre ma non solo; l'interesse per la figura e il nudo in particolare; l'attento studio dei costumi ma al tempo stesso la libertà interpretativa e la reinvenzione dell'artista. La tecnica dell'acquatinta consente di giocare con i mezzi toni tipici del controluce amati dall'autore. Egli stesso parla di questo soggetto come una delle tante metamorfosi della tematica delle “Trasmigrazioni dei miei personaggi”.

Altro tema ricorrente in tutto il percorso artistico bellomiano è quello de Il pittore e la modella: lastra di grande raffinatezza che, con le sue forme geometriche, evidenzia una precisa fase della produzione dell'artista. Il modo di giocare con le geometrie ricorre in moltissimi lavori e questo interesse è frutto di una riflessione estetica e poetica da lui denominata “Teoria della Nuova Forma”; questa riflessione, pur non arrivando mai ad una formulazione teorica compiuta, è presente anche in vari scritti e appunti.

Arlecchino, 1967, acquaforte cm 11,4,x 17

cacciata DallʼEden, 1968, acquaforte - acquatinta, cm 10,5 x 16,6

Cavalli, 1976, acquaforte, cm 11,5 x 16

Due Pierrot, senza data, acquaforte-acquatinta, cm 14,5 x 18

Due volti di Paola, 1971, acquatinta, cm 16 x 18

Il fuoco dei nomadi, 1974, acquaforte, cm 49 x 35

il pittore e la modella, 1970, acquaforte, cm 25 x 48,5

L'Apocalisse, 1967, acquaforte, cm 40 x 24

La zattera del Medusa, 1970, acquaforte, cm 48,5 x 34,5

Maternità, senza data, acquatinta, cm 11,5 x 16,8

Mattino, 1974, acquaforte, cm 11,5 x 16,6

Pierrot, 197[4]?, acquatinta, cm 13 x 13,8

Ritratto della madre, 1956, puntasecca, cm 13,5 x 21,5

Vecchio pescatore, senza data, linoleumgrafia, cm 15 x 19,5

Il vitello d'oro 1970 acquaforte-acquatinta cm 49.5 x 30

Il ratto, senza data, acquaforte, cm 12,5 x 24,5

Colori sul torchio, 1971,acquaforte, cm 24,2 x 14,5