Contributo alla discussione sul complesso augusteo palatino

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NUOVA SERIE Rivista del Dipartimento di Scienze dell’antichità Sezione di Archeologia classica, etrusco-italica, cristiana e medioevale Fondatore: GIULIO Q. GIGLIOLI Direzione Scientifica MARIA PAOLA BAGLIONE, GILDA BARTOLONI, LUCIANA DRAGO, ENZO LIPPOLIS, LAURA MICHETTI, GLORIA OLCESE, DOMENICO PALOMBI, MARIA GRAZIA PICOZZI, FRANCA TAGLIETTI Direttore responsabile: GILDA BARTOLONI Redazione: FRANCA TAGLIETTI, FABRIZIO SANTI Vol. LXII - n.s. 1 2011 Estratto «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER - ROMA

Transcript of Contributo alla discussione sul complesso augusteo palatino

nuova serie

Rivista del Dipartimento di Scienze dell’antichità

Sezione di Archeologia classica, etrusco-italica, cristiana e medioevale

Fondatore: giulio q. giglioli

Direzione Scientifica

maria paola baglione, gilda bartoloni, luciana drago, enzo lippolis, laura michetti, gloria olcese,

domenico palombi, maria grazia picozzi, franca taglietti

Direttore responsabile: gilda bartoloni

Redazione:franca taglietti, fabrizio santi

Vol. LXII - n.s. 12011

Estratto

«L’ERMA» di BRETSCHNEIDER - ROMA

ISBN 978-88-8265-655-3

ISSN 0391-8165

© COPYRIGHT 2011 - SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMAAut. del Trib. di Roma n. 478 del 31 ottobre 2000

Volume stampato con contributo della Sapienza Università di Roma

Archeologia classica : rivista dell’Istituto di archeologia dell’Università di Roma. - Vol. 1 (1949)- . - Roma : Istituto di archeologia, 1949- . - Ill. ; 24 cm. - Annuale. - Il complemento del titolo varia. - Dal 1972: Roma: «L’ERMA» di Bretschneider. ISSN 0391-8165 (1989)

CDD 20. 930.l’05

Comitato Scientifico

pierre gros, sybille haynes, tonio hölscher, mette moltesen, stephan verger

Il Periodico adotta un sistema di Peer-Review

INDICE DEL VOLUME LXII

articoli

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arata f.p., felici e., Porticus Aemilia, navalia o horrea? Ancora sui frammenti 23 e 24 b-d della Forma Urbis ................................................

avagliano a., L’Ares tipo Borghese: una rilettura .......................................bocci pacini p., gambaro c., Nummorum imagines circumdatae sunt

armis et tropaeis et aquilis ad ornatum. Antonio Cocchi inventaria le monete degli Uffizi con le incisioni del Piccini alla mano ....................

caruso a., Ipotesi di ragionamento sulla localizzazione del Mouseion di Alessandria ......................................................................................................

despinis G., Frammenti di statue-ritratto equestri loricate da Megara .........mandolesi a., de angelis d., Il tumulo della regina di Tarquinia fra

tradizioni levantine e innovazioni etrusche .................................................marcattili, f. Odore pardi coitum sentit in adultera leo (plin., nat., 8,

42). Etologia ellenistica e cultura urbana in un mosaico iguvino ad Holkham Hall .................................................................................................

pensabene P., Tradizioni punico-ellenistiche a Volubilis. I capitelli corinzi e compositi .....................................................................................................

NOTE E DISCUSSIONI

bellelli v., Ceramiche e bronzi laconici nel mediterraneo arcaico: osser-vazioni su un libro recente da una prospettiva “occidentale” .................

caratelli g., Cori: le sostruzioni di piazza Pozzo Dorico .........................fusco u., Il culto di Ercole presso il complesso archeologico di Campetti,

area S-O, a Veio: testimonianze dall’età etrusca a quella romana .........

indice del volume lxii

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garofalo p., Rinvenimenti epigrafici negli scavi ottocenteschi del santua-rio di Iuno Sospita a Lanuvium: nuovi dati d’archivio ............................

guiducci F., Il fenomeno dell̓accapo a destra: solo una caratteristica officinale? ........................................................................................................

lilli m., Casale della mandria tra ricerche settecentesche e indagini re-centi. Ancora una villa dal settore meridionale dell’ager lanuvinus .......

Lo schiavo f., milletti m., Una rilettura del ripostiglio di Falda della Guardiola, Populonia (LI) .............................................................................

manderscheid h., carboni f., bruno m., Tabulae lusoriae del mondo romano: il tavoliere dei muratori di Villa Adriana, tabulae dalle Terme di Traiano a Roma e dal complesso severiano di Leptis Magna ...........

pensabene p., gallocchio e., Contributo alla discussione sul complesso augusteo palatino ............................................................................................

romualdi a., Ancora sulla fibula da Populonia con statuetta di argento inserita nell’arco .............................................................................................

tamassia a.m., Un ritratto maschile da Suzzara (Mantova) .......................

RECENSIONI E SEGNALAZIONI

anguissola a., Intimità a Pompei: riservatezza, condivisione e prestigio negli ambienti ad alcova di Pompei (i. bragantini) ............................

boardmann J. with scarisbrick d., Wagner c., zWierlein-diehl e., The Malborough Gems formerly at Blenheim Palace, Oxfordshire (l. pirzio biroli stefanelli) .................................................................................................

cantino Wataghin g., colombara c. (a cura di), Finem dare. Il con-fine tra sacro, profano e immaginario. A margine delle stele bilingue del Museo Leone di Vercelli (r. knobloch) ...........................................

malacrino c.g., Ingegneria dei Greci e dei Romani, trad. dall’inglese Constructing the Ancient World. Architectural techniques of the Greeks and Romans (p. pensabene) .......................................................................

picozzi m.g. (a cura di), Palazzo Colonna. Appartamenti. Sculture antiche e dall’antico (D. manacorda) ..................................................................

scheid J. (ed.), Pour une archéologie du rite. Nouvelles perspectives de l’archéologie funérarie (c. vismara) ........................................................

valenti m. (a cura di), Monumenta. I mausolei romani tra commemora-zione funebre e propaganda celebrativa (p. pensabene) ........................

vistoli f. (a cura di), La riscoperta della Via Flaminia più vicina a Roma: storia, luoghi, personaggi (m. carrara, m. piranomonte) ...............

Pubblicazioni ricevute ............................................................................................

ArchCl LXII, 2011, pp. 475-487

ContrIbuto aLLa dIsCussIone suL CompLesso augusteo paLatIno

L’ormai corposa bibliografia1 succeduta alla pubblicazione del fondamentale contri-buto di I. Iacopi e g. tedone nel 2006 sulla “Bibliotheca e Porticus ad Apollinis” pala-tina2 ha sia rianalizzato i resti murari presenti nell’area del tempo di apollo, sia eviden-ziato il messaggio politico-sacrale insito nel poderoso progetto architettonico augusteo, arrivando, per entrambi questi aspetti, a conclusioni non sempre univoche. In particolare la ricerca di a. Carandini e d. bruno si è posta come obiettivo la realizzazione di un “atlante” dell’intero complesso attraverso lo sviluppo di una carta archeologica, suddivi-sa per fasi, e la realizzazione di piante e sezioni ricostruttive, create anch’esse con il fine di evidenziare il succedersi delle trasformazioni intercorse, esaltando in particolare la visualizzazione dei singoli nuclei architettonici anche in elevato. senza volere in questa sede entrare nel dibattito metodologico che tale tipo di lavoro ha generato3, l’intento di questo breve scritto4 è quello di ampliare la discussione mettendo in evidenza alcuni ele-menti archeologici riscontrati attraverso un’analisi diretta delle strutture5 (Fig. 1).

appare oggi accettata la lettura che vede nell’area attorno al tempio di apollo la cre-azione di un imponente progetto edilizio, cresciuto tuttavia in maniera non lineare, frutto di ripensamenti che in parte portano alla riutilizzazioni di strutture più antiche ed in parte prevedono la creazione di poderosi muri di terrazzamento che si addossano e contem-poraneamente modificano il pendio palatino verso il Circo massimo. tra il 42 a.C. e il

1 Carandini, Bruno 2008; Carandini, Bruno, Fraioli 2010; Gros 2009; Wiseman 2009; vedi anche mar 2005, dove compaiono già molti dei temi in discussione.

2 iaCopi, Tedone 2005-2006, a cui si rimanda per la bibliografia precedente.3 alle critiche mosse in più incontri di studio da alcuni studiosi, che ritengono le ricostruzioni realizza-

te come eccessivamente integrate, Carandini risponde in Carandini, Bruno, Fraioli 2010, pp.153-154. In effetti anche per noi sembra chiara la distinzione tra “livello archeologico” (ciò che si conserva) e “livello rico-struttivo” (che integra l’esistente, sia in pianta che in elevato).

4 Questo scritto nasce dal lavoro, giunto ormai in fase conclusiva, di redazione, da parte di e. gallocchio, di una pianta generale che sommasse le planimetrie edite dell’area sud-occidentale del palatino. Questo lavo-ro è di corredo ad un più ampia ricerca di p. pensabene, in via di pubblicazione, che analizza la decorazione architettonica dei contesti architettonici presso i templi di apollo, della Vittoria e della magna mater.

5 Fondamentale appare sottolineare in questa sede come ancora insufficiente appare la produzione scien-tifica edita legata al complesso, in particolare per ciò che riguarda il rilievo delle evidenze. Va a proposito evidenziato come l’estensione ma soprattutto la pluristratificazione del sito rende assai complessa la resa delle singole evidenze.

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Fig.

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28 a.C. sono almeno tre le fasi edilizie (Fig. 2), di cui una mai portata a termine, che si susseguono e si sovrappongono, ampliando sempre più, a partire forse dall’originaria proprietà di ortensio6, il nucleo abitativo, ma non solo, del nuovo princeps7. all’interno di questo quadro, le cui basi documentarie appaiono evidenti8, è invece in discussione la forma architettonica che ciascun progetto ha portato con sé e la periodizzazione cronolo-gica legata a ciascuno di essi.

Volendo procedere a ritroso nel tempo, uno dei punti nodali evidenziati nel già citato articolo del 2006 appare quello del cd. ‘portico delle danaidi’, che la Iacopi e la tedone riconoscono in uno stretto quadriportico9 sui cui assi si impostano il tempio di apollo e la cd. ‘Curia-biblioteca’, risultando dunque il fulcro fondamentale del più ambizioso (e definitivo) dei “palazzi” augustei. Chiave di lettura per la ricostruzione di questa corte risultano le massicce fondazioni, di oltre un metro di spessore, in cementizio a schegge di tufo (denominate “m”10) conservate su tre dei quattro lati supposti, che, partendo da almeno sette metri più in basso, e cioè dal livello pavimentale del piano inferiore delle fasi precedenti, rappresenterebbero lo stilobate per il colonnato marmoreo del portico stesso, interrotto nei disegni ricostruttivi solo in concomitanza della scalinata del tempio. Va notato tuttavia che, senza per forza voler enfatizzare l’assenza di ogni resto sul lato orientale11, adiacente le scalae Caci, i lacerti murari superstiti presentano delle evidenti differenziazioni che ne mettono in dubbio l’uguaglianza funzionale. Lì dove appare mag-giormente conservato, lungo il lato orientale e dunque di fronte alla Curia-biblioteca, questo presenta una profonda risega su cui si poggiano, nell’angolo settentrionale, alme-no due filari continui di blocchi di tufo più altrettanti apparentemente inframezzati da ulteriore cementizio. se la realizzazione lascia qui immaginare l’esistenza di un colonna-to, rinforzato, proprio in corrispondenza del carico massimo (Fig. 3), e cioè in asse con i fusti, dai blocchi di tufo, non altrettanto avviene lungo il lato settentrionale, dove siamo in assenza della sopracitata risega e dove risultano assenti i blocchi, sostituiti apparente-mente da un cementizio continuo. ma è soprattutto il lato meridionale a porre forti dub-bi: la fondazione, che si conserva al massimo alla quota della risega di quella est12, non possiede una continuità di elevato in quanto, nel suo tratto centrale, è sovrastata (senza punti di contatto), da una volta a sesto ribassato in cementizio a schegge di tufo, impo-

6 Cfr. CorBier 1992.7 nell’ultima redazione del lavoro Carandini-bruno viene evidenziato come la proprietà di ortensio è

forse già essa stessa frutto di una ristrutturazione da inserire sempre all’interno del I sec. a.C., mentre il nucleo edilizio originario si sarebbe realizzato all’inizio dello stesso secolo: Carandini, Bruno, Fraioli 2010, pp.165-169 e pp.189-200.

8 si veda in particolare la chiara interruzione di uno dei cantieri per un cambio di progetto, che lascia il banco tufaceo originale immediatamente alle spalle di una muratura dotata di porte: lo sbancamento venne interrotto e si scelse di elevare le quote di calpestio.

9 di circa m 100 x 30. 10 iaCopi, Tedone 2005-2006, p. 355, p. 370 e tav. 3.11 Le ipotesi per motivarne l’assenza vanno dalla spoliazione al crollo (cfr. iaCopi, Tedone 2005-2006,

p. 355).12 non si può escludere che una ipotetica continuazione in elevato potesse svilupparsi anche qui in bloc-

chi, ma la soluzione si scontra con le considerazioni a venire.

478 noTe e disCussioni

Fig.

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stata verso nord sui muri in blocchi di tufo e travertino della fase precedente13 e verso sud su una muratura, in cortina laterizia addossata alla nostra, probabilmente realizzata a partire da tegole smarginate. appare dunque impossibile ipotizzare, quantomeno in que-sto tratto centrale di fronte al tempio, un colonnato poiché ne manca lo stilobate14 (Fig. 4): al di sopra della volta vi è infatti un piano che anzi presenta una sequenza di suspen-

13 Carandini, Bruno, Fraioli 2010, pp. 204-205.14 nonché traccia alcuna vi è del muro di fondo del portico su questo stesso lato, pur non mancando, in

particolare nell’angolo sud-est, strutture che sopravanzano, verso valle, l’eventuale allineamento.

Fig. 3. Filari di blocchi sovrapposti presso l’angolo nord-orientale del presunto portico delle danaidi. Le integrazioni grafiche eviden-ziano i piani sovrapposti dei diversi elementi costruttivi (archi-vio ssbar, rielaborazione e. gallocchio).

480 noTe e disCussioni

surae da collegare ad un sistema isolante più che a necessità di riscaldamento, e che dun-que lascia ipotizzare un’area scoperta resa a giardino, che si sviluppa a cavallo del muro “m” meridionale15. sia che si consideri posteriore il muro in tegole rispetto al muro m, come noi crediamo, o il contrario, appare evidente come in una fase che non può che dirsi augustea16, questa fondazione in cementizio non rappresenta, quantomeno lungo il lato meridionale, lo stilobate del colonnato del portico bensì un muro che frammenta le masse spingenti presenti nell’interro di oltre sette metri che ha obliterato, sempre in età augustea secondo i dati stratigrafici17, le fasi precedenti. tale funzione è sviluppata con declinazioni diverse anche sugli altri lati da murature ad anterides (nord) (fig. 5) o da filari di blocchi posti a secco in maniera disorganica (est) e appare volutamente realiz-zata con somma perizia in presenza del terrazzamento, lì dove mancano strutture voltate contigue, come invece accade più a sud lungo il pendio 18(fig. 6).

Conseguenza diretta di ciò risulta la non assialità rispetto ad una corte porticata più ampia della Curia-biblioteca: è dunque impossibile ipotizzare una contemporaneità, per la fase augustea, delle due biblioteche? Le fonti sono abbastanza concordi sulla presenza di un portico dominato dal tempio di apollo19 su cui si affacciavano sia la biblioteca greca e che

15 In iaCopi, Tedone 2005-2006, p. 366 l’impianto viene riferito alla fase precedente mai completata, ma anche questa ipotesi esclude la sovrapposizione successiva di un colonnato.

16 Le fondazioni obliterano tutto il precedente complesso e sono funzionali all’edificio templare stesso (cfr iaCopi, Tedone 2005-2006, p. 355) così come il muro in tegole fratte è databile con sicurezza all’interno del I sec. a.C. (cfr. Carandini, Bruno, Fraioli 2010, pp. 211-212).

17 iaCopi, Tedone 2005-2006, pp. 370-71; Gros 2009, p. 171.18 Carandini, Bruno, Fraioli 2010, pp. 198-200, in cui questi ambienti vengono datati, attraverso la

tecnica edilizia e stratigrafia verticale, alla metà del I sec. a.c. e dunque riferiti ad un intervento precedente ad augusto.

19 Zink, pieninG 2009.

Fig. 4. Immagine con visibili le murature presso la fondazione meridionale m con schizzo assono-metrico ricostruttivo (e. gallocchio).

noTe e disCussioni 481

la latina (sueT., Aug. 29, 1,3: «addidit porticus cum biblioteca Latina Graecaque; Vell. II, 81, 3»; schol. pers. II,56: «in porticu quondam Apollinis Palatini fuerint L Danaidum effi-gies, et contra eas sub divo totidem equestres filioum Aegypti. Ex iis autem statuis quaedam dicebatur postulanti bus per somnum dare oracula»; CIL VI, 32323) e che era idonea a con-tenere un’adunanza numerosa in determinate occasioni (FlaV. ioseph., Bell. Iud. II, 6, 1, 80-81). Le biblioteche fatte erigere da augusto non erano necessariamente contenute in un unico edificio, come invece si è affermato20, perché altre fonti, contemporanee ad augusto, come Cassio dione (Cass. dio LIII,1,3), le nominano al plurale. ovidio infine cita il porti-co delle danaidi insieme a quelli di pompeo, ottavia e Livia, da cui si deduce non solo che la sua forma era quadrangolare, ma che era di grandi dimensioni21. La possibile contempo-raneità delle biblioteche può ulteriormente essere confermata dalla sostanziale omogeneità delle strutture sostruttive che formano la platea sulla quale si impiantano, resa attraverso possenti murature in blocchi e volte in cementizio del tutto simili a quelle sopracitate soste-nenti il piano di sospensurae. Che una parte di esso ospitasse un boschetto sacro confinante con le Scalae Caci è ripetuto, come si è visto dalle fonti (solin., I, 17, 18): anzi una serie di cavità circolari che si conservano davanti alla piattaforma su cui sorgeva il tempio, insieme ad altre rettangolari dotate anch’esse di suspensurae (Fig. 7), può far ipotizzare che si esten-desse fino al margine sud di essa e nel boschetto si può riconoscere il luogo delle passeggia-te ombrose consigliate da ovidio per la pace amorosa che consentiva.

20 iaCopi, Tedone 2005-2006, pp. 354-55; Gros 2009, pp. 179-181, in cui l’autore afferma l’impossibi-lità della duplicazione di un templum inaugurato.

21 Come ci ricorda anche Vitruvio (ViTr., De Architectura VI, 5, 2): criterio a nostro parere non soddi-sfatto dall’ipotizzato porticato grande solo 100 × 30. Cfr. a proposito Gros 2009, pp. 182-183.

Fig. 5. Fondazione m, angolo nord-ovest. nella fotografia d’archivio al momento del-lo scavo con in primo piano le strutture di contenimento delle spinte (anterides). si noti il salto di quota tra il limite superiori di queste (e dell’adiacente muro in blocchi) rispetto alla fondazione a destra, che sale di oltre due metri. (archivio ssbar, rielaborazione e. gallocchio).

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Fig. 6. sequenza di ambienti voltati a sud della fondazione m meridionale, su due pia-ni, probabili sostruzioni della prosecuzione del terrazzamento verso valle. In alto i lacerti di mosaico conservati (foto autori).

Il podio del tempio di apollo sporge dunque dal lato nord del portico della piazza, questa con un unico piano22, e non articolata in due terrazze, in quanto il livello della

22 Come già aveva ricostruito r. mar, che però pone il livello di questa grande piazza molto più in basso, corrispondente a quello delle fasi precedenti (cd. ‘Cortile delle biblioteche’), e perciò inserendo ancora nella sua ricostruzione una doppia rampa piazza per colmare il dislivello con il tempio (mar 2005, p. 234).

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parte meridionale ci è assicurato anche dalla continuità del porticato che correva davan-ti alle biblioteche, sorretto su volte a botte, il cui spiccato indica chiaramente il livello pavimentale del portico su cui si affacciavano. I resti conservati inoltre non permetto-

Fig. 7. Incassi quadrangolari nel piano, sorretto su volta a botte, che sovrasta il muro m nel suo tratto meridionale: si noti la presenza di pilae che lasciano ipotizzare la funzione di aiuole (cfr. anche Fig. 1) (foto autori).

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no di escludere l’ipotesi, già in Iacopi-tedone23 e solo sommariamente poi ripresa, che la corte scoperta presentasse una quota anche sensibilmente più bassa rispetto ai porti-cati laterali: ciò potrebbe in parte spiegare l’interruzione delle strutture ad anterides ad una quota notevolmente più bassa della retrostante fondazione m (Fig. 5). un’ulterio-re conferma potrebbe derivare da una scala larga m 3,20, con gradini di restauro, che scende dal piano delle biblioteche al piano della piazza antistante il complesso di apollo ricostruito in base alle suspensurae. La scala inoltre è in asse con la biblioteca sud e gli attuali gradini paiono costruiti sull’alloggiamento di una scala antica, poggiata sulla volta che sopraeleva il porticato, a cui ne corrispondeva un’altra in asse con la biblioteca nord: infatti il suddetto vano voltato si interrompe di nuovo a nord in modo da lasciare uno spazio che pare corrispondere per larghezza con il vano-scala sud. avremmo, dun-que, due scale che mettono in comunicazione la piazza con il tratto di portico antistante alle biblioteche, queste rialzate rispetto alla corte scoperta anche nella fase augustea.

procedendo a ritroso nel tempo, la costruzione del complesso incentrato sul tempio dovette certamente far spostare la residenza di augusto in un’altra zona del palatino, non lontana comunque dal tempio e per la quale il senato si era proposto come finanziatore per compensare la perdita di quella abbandonata. si è ipotizzato che questa nuova resi-denza sorgesse dove poi si estese l’ala palatina della domus transitoria e della domus aurea, occupata in seguito dal triclinio del palazzo dei Flavi, in quanto ancora ovidio c’informa che, per chi saliva sul palatino dal Foro, appariva alla vista prima la Casa di augusto e poi il tempio di apollo. riteniamo che numerosi elementi architettonici in marmo e travertino attribuiti al cd. palazzetto augusteo potrebbero colmare in parte la lacuna di informazioni sulla residenza di augusto dopo l’abbandono della casa inglobata nell’area Apollinis.

ma a proposito del contesto in esame e della già citata casa “interrotta” va rilevato che nella parte centrale tra le due corti, al di sotto dell’area Apollinis antistante al tem-pio, il lavoro di demolizione e spianamento del colle per l’ampliamento del primo nucleo edilizio attraverso la duplicazione dei peristili aveva messo in luce banchi di argilla e roccia del palatino su cui furono rinvenuti resti di strutture in blocchi di cappellaccio di una fase arcaica o comunque alto-repubblicana, che furono allora conservati interrom-pendo lo sbancamento e che restano in parte tuttora visibili (fig. 8). due tratti in bloc-chi cappellaccio alti circa un piede si trovano dietro il muro in blocchi di travertino con aperture che accompagna il passaggio tra le due corti. un terzo tratto, sempre visibile dai passaggi tra i pilastri di travertino, è sul fianco est delle fondazioni della platea, all’in-terno del suo perimetro: si conservano altri due filari di blocchetti di cappellaccio che pare abbiano andamento circolare. Questi elementi, che forse sarebbero stati eliminati (o musealizzati?24) se i lavori di questa fase fossero stati portati a termine, ci dimostrano come le precedenti fasi edilizie erano intervenute in maniera meno invasiva sull’origina-le orografia del colle, sovrapponendosi ai resti più antichi. tale osservazione può essere

23 iaCopi, Tedone 2005-2006, p. 370.24 Facciamo questa ipotesi perché sembra abbastanza costante la cura dei resti che crediamo fossero rite-

nuti romulei al momento della loro riscoperta in occasione di nuove fasi edilizie (si vedano le cisterne e i muri di sponda di strade arcaiche in cappellaccio inglobate dalle strutture successive che si adattano ad esse senza alterarle: pensaBene et Al. 2000, p. 168 e ss.

noTe e disCussioni 485

replicata per le strutture in opera reticolata conservate a sud del già discusso muro m meridionale: vi sono infatti ancor oggi visibili, a partire da una quota più bassa di quelle trattate finora, e dunque riferibili ad una fase ancora precedente, strutture in opera retico-lata voltate a botte di una casa tardo-repubblicana che presentano sia mosaici in bianco e nero con inserti colorati sia ipotetici apprestamenti produttivi come alcune vasche di decantazione25. Questi vani, di cui si conservano, scendendo verso valle, almeno due piani (fig. 6), presentano un allineamento differente rispetto al resto del complesso, da ricollegare probabilmente all’andamento della pendice naturale del colle, come è visibile per strutture analoghe nell’adiacente area della magna mater. essi non per forza furono tutti obliterati nelle fasi successive ed anzi devono essere per il momento presi in consi-derazione come sostruzioni per il proseguimento della piazza antistante il tempio, man-cando, alla luce delle attuali conoscenze, murature posteriori in quest’area. Ciò che tutta-via appare significativo sottolineare è come il loro orientamento corrisponda con alcune strutture visibili nei sotterranei della Chiesa di sant’anastasia. Qui, nel tratto scavato più a nord, restano visibili alcuni vani costituiti da murature in blocchi, che presentano una forte analogia con quelli visti in cima al pendio nel complesso sopra analizzato: si è parlato per queste strutture del primo maenianum di età augustea, che oltre ad assolvere la sua funzione di “terrazzo” imperiale verso il Circo massimo26, avrebbe chiuso a valle l’imponente sistemazione antistante il tempio di apollo. dal nostro punto di vista, alme-no in questa fase, non appare facilmente dimostrabile la presenza di un fronte monu-

25 In iaCopi, Tedone 2005-2006, p. 366 se ne ipotizza la prosecuzione fino alle scalae Caci e le si ricol-lega ad un edificio pubblico piuttosto che privato. Vedi anche morriCone maTini 1967, pp. 101 e sgg.

26 Vedi anche l’esempio di tarragona: pensaBene, mar 2010.

Fig. 8. strutture in cappellaccio e banco tufaceo conservati al di sotto della platea antistante il tempio di apollo (foto autori).

486 noTe e disCussioni

mentale di accesso su questo lato e si può dunque pensare di ricollegare le evidenze ad apprestamenti commerciali, come quelli presenti lungo tutto il ciglio palatino sud-occi-dentale, notando la particolare assonanza tecnica tra queste strutture e quelle riconosciute nei vicini Horrea Agrippiana27.

In conclusione, la nostra analisi ha voluto prendere in considerazione solo alcuni punti nodali del grande complesso, che, va evidenziato, rimane ancora in gran parte non scavato nel suo settore a valle. Chiave dell’indagine è risultato il muraglione in cementizio meri-dionale che sembrava escludere la biblioteca sud dal progetto augusteo: la presenza della biblioteca sud già nella fase augustea ci pare provata, oltre che dall’eguaglianza del sistema sostruttivo con quella della biblioteca nord, dalla possibilità di ricostruire una piazza mol-to più grande rispetto a quella fin’ora ipotizzata. nella storia recente degli studi si è anche proposta la presenza di due terrazze a livelli differenti, collegati fra loro attraverso una scala posta in asse con il tempio28. anche questa ricostruzione non parrebbe convincente in quan-to mancano gli elementi per ipotizzare una volta a botte ad andamento obliquo. Ci sembra invece che proprio il ninfeo29 (o fontana-labirinto) posto sull’ipotetica prosecuzione ad occi-dente della fondazione meridionale m, dimostri la discontinuità di questa struttura e per-metta di ricostruire una grande terrazza, che comprendeva anche la fontana labirinto, che continua a vivere anche nelle trasformazioni successive del grande nucleo palaziale palatino.

paTriZio pensaBene, enriCo GalloCChio

bIbLIograFIa

asTolFi, GuidoBaldi, pronTi 1978: F. asTolFi, F. GuidoBaldi, a. pronTi, «Horrea Agrip-piana», in ArchCl 30, 1978, pp. 132-146.

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summary

The last five years have seen renewed interest being taken in the structures around the Temple of Apollo Palatino, thanks above all to the publication of part of the excavation data and new plans and cross-sections of the complex. The ensuing scientific debate saw the figure of Augustus looming ever larger as designer of a majestic new complex of the palatial type. Within this framework, analy-sis focused on certain masonry structures from which the lines seem to emerge in the area before the Temple of Apollo of a more extensive peristyle than had hitherto been hypothesized including, from the very first building project, two libraries, Greek and Latin, looking onto a terrace within which may be discerned the flowerbeds that formed the silva apollinis.