Balbi, G. (2013). Wireless. Nascita, morte e resurrezione di un’idea. In D. Borrelli & M. Gravila...

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A cura di

Davide Borrelli, Mihaela Gavrila

edia che cambiano, parole che restano

�nzedell a �icozione

Collana diretta da Marino Livolsi

e Mario Morcellini

f rancoAngeli

Grafica della copertina: Elena Pellegrini

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lndice

La cornunicazione oltre la comunicazione. Vecchie e nuove parole chiave per leggere i media e il cambiarnento, di Davide Borrelli e Mihaela Gavrila pag. 7

Prima parte Le parole che restano

Cultura. La Sociologia della Comunicazione alla luce del nodo cultura/media, di 1.\1ario A1orcellini Sfera pubblica. L 'avvenire di un vecchio concetto, di Carlo Grassi Crisi. Traumi, transizioni e strategie peril passaggio al futuro, di Mihaela Gavrila Comune. Dalla comunicazione alla comunita, di Davide Borrelli Beni relazionali. Internet come piattaforma di socialit3, di Diana Salzano Democrazia digitale. Una risposta alla crisi della politica, di Emiliano Bevilacqua Protesta sociale. I movimenti tra criminalizzazione e ideologie comunicative, di Ferdinando Spina Pubblici. Il consume dei media come lavoro, di A1arialuisa Stazio Scuola. Istituzioni formative alla prova dei media, di Giovanni Fiorentino Multiculturalismo. L' identitil di fronte alla globalizzazione, di .:.\1aria Giovanna Onorati Apocalisse. Uno sguardo critico alla comunicazione mediatica e ai suoi effetti, di Giovambattista F ateW Mainstream. Il futuro dei vecchi media, di Francesco De Domenico Creativit3. La materia prima delle industrie culturali, di Pietro Grignani Etica. Il lavoro giornalistico tra diritti e doveri, di Vittorio Roidi

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ogni singola rete e fa notare come la realta mediatica sia una realta vulnera­bile. Oggi la distribuzione digitale ha moltiplicato, da un lato, i punti di ac­cesso all' informazione, facilitando, pen'>, dall' altro lato, i modi attraverso cui infiltrarsi e riprogrammare le notizie dal basso.

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Wireless. Nascita, morte e resurrezione di un 'idea

di Gabriele Balbi

II wireless come telegrafo senza fili, 1900-1920

11 !ermine wireless' (senza fili) divenne popolare alla fine dell'Ottocento sulla scorta dell'enorme successo e fascinazione degli esperimenti di tele­grafia senza fili avviati da numerosi scienziati, tra cui il piu noto divenne Guglielmo Marconi.

Fig. 1 - Frequenza de! !ermine '\vireless ., nei libri in inglese digitalizzati da Google dall 'inizio dell 'Ottocento a oggi.

"

Fonte: Fonte: http:/1books.google.com/ngrams/, 15 ottobre 20112

1 Desidero ringraziare per le discussioni in merito al concetto di ,vireless e le riletture diprecedenti versioni del testo Richard R. John, David Hendy, Simone Natale, Luciano Petul-1a, Davide Borrelli e Luca Preto.

2 II "Google Labs N-gram Viewer" e un progetto di ricerca che rende possibile esamina­re la frequenza di una parola o di una frase nei 5.2 milioni di libri, circa il 4% di tutti i libri prodotti dall'inizio dell'Ottocento ad oggi, digitalizzati da Google. Si tratta di un modo par­ziale e in parte fallace di misurare quanto un concetto o un'idea fosse entrata nella mentalit8. (quantomeno in quella scritta) delle societa passate.

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Wireless indicava, anzitutto, un' assenza: la mancanza di fili contrappo­sta naturalmente alla loro presenza nei precedenti sistemi di telecomunica­zione quali telegrafo elettrico e telefono.

Questa mancanza ebbe una valenza positiva almeno per due ragioni: <la un punto di vista economico e strutturale, la posa e manutenzione della rete in filo o in cavo costituiva il maggior costo d'impianto di telegrafia e tele­fonia, mentre con il senza fili i collegamenti non erano fisici ma immateria­li; in secondo luogo, le reti telegrafiche e telefoniche erano spesso state percepite come elementi pericolosi e deturpanti de] paesaggio architettoni­co urbano (Balbi, 2011; pp. 38-41) ed eliminare le "ragnatele" stese sui ter­ritori nazionali poteva rappresentare di per se un merito della nuova tecno­logia.

Secondo ]'Oxford English Dictionary, il wireless divenne ben presto non soltanto un aggettivo, ma soprattutto un sostantivo: gia negli ultimi an­ni dell'Ottocento stava ad indicare per sineddoche i nuovi media che <la questi esperimenti erano nati, la telegrafia senza fili e la telefonia senza fili. Sempre tra Otto e Novecento entro in uso anche il verbo "to wireless", inte­so come "inviare un messaggio" o "informare o dare istruzioni a una perso­na" attraverso il senza fili. Wireless telegraph e ·wireless telephone furono, almeno nel primo ventennio de! Novecento, due mezzi di comunicazione che rappresentavano 1' evoluzione e, per certi versi, il superamento <lei vec­chi mezzi punto-a-punto di trasmissione del pensiero attraverso l'elettriciti: wired telegraph e wired telephone. Grazie alle onde elettromagnetiche si potevano inviare messaggi privati (destinati quindi ai soli mittente e desti­natario) tra due punti o stazioni mobili. I1 carattere innovativo era quindi duplice: l'uso di un canale di comunicazione all'apparenza invisibile quale l'etere e la possibilita di comunicare in movimento. Si trattava della realiz­zazione di due sogni a lungo cullati dall 'immaginario comunicativo umano, che avvicinavano la telegrafia senza fili all'ubiquita e alla telepatia (Natale, 2011). Non a caso il wireless tra Otto e Novecento non ebbe esclusivamen­te una connotazione tecnologica, ma si !ego anche a fenomeni di occulti­smo: come ha ricordato John Peters (1999; pp. 161-172), il legame tra tra­smissione senza fili del pensiero e tradizione spiritualista metteva in luce la possibilita di un' azione a distanza che i soggetti potevano compiere, di un'"onda celebrale" che passava tra le menti senza lasciare traccia, attra­verso un'altra occulta forza: l'etere, appunto (Milutis, 2006).

I1 senza fzli subi un'evoluzione tecnica e semantica durante i primi vent'anni del Novecento (la tripartizione seguente e suggerita da Douglas, 1999; p. 48 e <la Hong, 2001). ll wireless telegraph fu la prima tecnologia di comunicazione senza fili che utilizzava per le trasmissioni segnali Morse (punto-linea) e venne estensivamente impiegata per comunicazioni a grandi

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distanze perlopiu a carattere politico ed economico e per segnalazioni tra le navi e la terraferma. Furono questi i due grandi mercati che Guglielmo Marconi ebbe sempre in mente per la sua Marconi Company e che andava­no a risolvere due mancanze fondamentali: in primo luogo, fomire un'al­temativa credibile e meno costosa ai cavi sottomarini, fino a quel momenta l'unico sistema di comunicazione rapida tra grandi distanze e eontinenti; in secondo luogo, la possibilita di comunicare in movimento, specialmente per le navi che durante le traversate in mare erano isolate. Non e un caso, quindi, che la telegrafia senza fili acquisi un'enorme popolarita a seguito dell'affondamento del Titanic nel 1912. Questa evento, che colpi l'immagi­nario collettivo d'inizio Novecento come pochi altri avrebbero fatto nel corso de] seeolo, accrebbe la fama di Guglielmo Marconi in maniera espo­nenziale, dal momenta che centinaia di vite umane furono salvate grazie alla sua invenzione (Douglas, 1987). Inoltre, in seguito all'episodio e grazie ad un 'abile operazione di marketing orchestrata dallo stesso Marconi, ven­ue istituita l'obbligatorieta per le navi di dotarsi di apparecchi wireless al fine di poter comunicare in caso di emergenza.

I1 passo semantico successivo de] wireless fu, sempre in un'ottica di comunicazione punto-a-punto, l'introduzione della telefonia senza fili. In rea]ta, il wireless telephone venne sperimentato fin dall'inizio de] Novecen­to, ma divenne popolare solo negli anni successivi alla Prima Guerra Mon­diale, dopo la risoluzione di alcuni problemi tecnici che ne avevano limitato la possibilita di commercializzazione. I1 telefono senza fili abbandono il linguaggio Morse in favore de] naturale linguaggio umano, rappresentando per la telegrafia senza fili quello che il telefono, alla fine degli anni Settanta dell'Ottocento, fu per il telegrafo elettrico: un competitore, ma anche un medium sensibilmente diverso. Non e un caso che le prime sperimentazioni di telefonia senza fili puntassero piu sulla capacita informativa e d' intratte­nimento de! mezzo, che su un utilizzo comunicativo in senso stretto. Lee De Forest, uno dei principali promotori della telefonia senza fili nonche l'inventore di un dispositivo che spiano la strada alla radiofonia e all' in­dustria elettronica modema (l'audion o triodo), nei primi dieci anni del No­vecento sostenne che

II rnio compito attuale (particolarmente piacevole) e di diffondere dolci melodie "a spaglio" in tutte le citta e i mari, in modo che i marinai lontani possano ascolta­re, attraverso le onde, la rnusica di casa loro. (Flichy, 1991; p. 174).

Cosa che fece visto che nel 1908 esegui una serie di esperimenti, arri­vando a trasmettere brevi concerti, radiogiomali e servizi informativi dalla Tour Eiffel con l'aiuto della moglie musicista. La telefonia senza fili, pas-

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sata questa prima fase sperimentale, non divenne pero un mezzo di broad­casting: ii suo uso durante la guerra prevedeva l'assoluta segretezza e la ci­fratura dei messaggi comunicati mentre, a partire dagli anni '20 de! Nove­cento, divenne una valida alternativa alla telefonia su filo e cavo a grande distanza, che naturalmente imponeva un'assoluta privacy dei messaggi scambiati tra mittente e destinatario, La segretezza e d'altra parte un carat­tere distintivo dei mezzi di comunicazione punto-a-punto quali pasta ordi­naria ed elettronica, telegrafo, telefono mobile e fisso. Al contrario, i media uno-a-molti quali il giornale, la radiotelevisione e alcune applicazioni di Internet si basano sulla massima pubblicitit dei loro programmi-comu­nicazioni, al fine di coinvolgere un pubblico quanta piu ampio possibile (sul tema cfr. Balbi&Kittler, in corso di stesura). La telefonia senza fili de! periodo precedente la guerra, in altri termini, ebbe un filo diretto piu con quella alla fine del XX secolo sarebbe divenuta la telefonia mobile o cellu­lare che con ii broadcasting, ii medium cioe che sarebbe nato proprio negli anni '20 del Novecento.

Wireless come I' opposto di radio, gli anni '20

Una terza e ultima fase e de! wireless porto, su un'altra linea, a quella che venne definita come diffusione circolare, radiofonia o broadcasting. II termi­ne radio associato alle comunicazioni apparve sostanzialmente in contempo­ranea con wireless: radiocornunicazioni era infatti

1 almeno in Italia, un sino­

nimo di telegrafia e telefonia senza fili. T uttavia il termine radio acquisi un'importanza chiave solamente a partire dagli anni '20 del Novecento, quando di fatto si associo al broadcasting radiofonico, ovvero alla possibilitit di comunicare contenuti editoriali da un punto a molti altri ( da qui uno-a­molti), secondo uno schema predefinito chiamato palinsesto e permettendo all' audience di «sperimentare come simultanei eventi che pure accadono in luoghi spazialmente lontani» (e questo ii concetto di simultaneita despazia­lizzata, Thompson, 1995, p, 52). Prima di essere applicato al settore delle comunicazioni, in realtit, la parola broadcasting venne utilizzata nel campo dell'agricoltura a indicare la semina «a spaglio» (termine peraltro impiegato da De Forest) che il contadino compiva gettando casualmente semi sul terre­no, senza sapere esattamente quali sarebbero attecchiti e avTebbero data dei frutti. Allo stesso modo, ii broadcasting prevedeva e prevede I' emissione di contenuti verso un pubblico sconosciuto, di cui difficilmente si poteva valu­tare la risposta e la comprensione dei messaggi emessi.

Ne la possibilitit, ne !'idea di trasmettere uno-a-molti nacque peril negli anni '20 de! Novecento. In primo luogo, la possibilitit che un messaggio

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fosse ricevuto simultaneamente da una molteplicitit di ascoltatori si realizzil con la stessa telegrafia senza fili. Anzi secondo Marconi, che vedeva il suo strumento esclusivamente come un mezzo di comunicazione punto-a-punto,

[ ... ] per circa venticinque anni e stato considerato come un grave difetto della ra­dio la facilit8. con cui potevano essere captate le radiotrasmissioni. Gli stu.di dei ra­diotecnici sono stati rivolti durante tutto questo periodo di tempo alla ricerca di mezzi atti ad assicurare la segretezza delle radiotrasmissioni [ ... ]. E stato dopa la guerra rnondiale, nel 1919, che si e pensato di trarre vantaggio da ciO che era stato considerato sino ad allora un gravissimo difetto delle radiotrasmissioni, e cioe dalla facilita con la quale le radiotrasmissioni potevano essere rice\•Ute da tutti coloro che disponessero di un adatto apparecchio entro il raggio d'azione di una stazione trasmittente. (Marconi, Corbino, Solari, 1936, pp. 86-87).

Marconi, pur avendo a disposizione fin da subito la possibilitit di "fare radio", non solo non ne comprese la potenzialitit, ma cercil di ostacolarla. In realtit questa presunta incomprensione marconiana della radio e tutta in questione per una serie di ragioni. Anzitutto, questa scelta poteva essere perfettamente razionale: il wireless telegraph punto-a-punto, cosi come an­cora oggi le telecomunicazioni rispetto ai mass media, era infatti politica­mente, economicamente e strategicamente pill interessante dell "'opzione broadcasting". In secondo luogo, affinche la radio diventasse quel medium domestico in grado di occupare il centro del salotto fino a costituire una delle principali forme di svago della societit contemporanea, dovevano rea­lizzarsi alcune evoluzioni politico-economico-tecniche: tra le altre, si pos­sono ricordare la miniaturizzazione e la semplificazione d'uso degli appara­ti riceventi, la distribuzione delle frequenze a livello nazionale e internazio­nale per evitare interferenze (Fickers, 2012), la necessitit dell'industria elet­trica di riconvertire la produzione bellica dopo la Grande Guerra.

Gia nel corso degli anni '10 del Novecento, peril, c' era un gruppo di spe­rimentatori che per primo comprese la possibilitit uno-a-molti del wireless: i cosiddetti radioamatori. Il wireless, forse anche per la fascinazione che ab­biamo illustrato precedentemente, si circondil infatti fin da subito di un nutri­to gruppo di appassionati e hobbisti, desiderosi di trasmettere e ricevere a di­stanza segnali Morse e, piu in generale, di sperimentare il nuovo medium (sulla storia e cultura dei radioamatori cfr. Haring, 2007). Tra queste speri­mentazioni non mancarono anche l'istituzione di bollettini, di segnali orari, di informazioni pensate e trasmesse per un "pubblico" in ascolto sia in Mor­se, sia e soprattutto attraverso la voce umana con la telefonia senza fili. Furo­no dunque i radioamatori a scoprire per primi che il wireless poteva adattarsi a una diffusione circolare della comunicazione, a quello che avrebbe preso ii nome di broadcasting (Doglio, Richeri, 1980; p. 39; Douglas, 1987).

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Se la possibilita di trasmettere uno-a-molti era connaturata al senza fili, la prima idea d'impiantare un servizio audio di questo tipo non ebbe nulla a che fare con il wireless. Fu anzi grazie al telefono che, per la prima volta nella storia, da un centralino vennero inviati simultaneamente contenuti editoriali all 'intemo delle abitazioni di abbonati o verso luoghi pubblici in cui un'audience era appositamente raccolta per ascoltare queste comunica­zioni. L'idea d'impiegare il telefono per la comunicazione uno-a-molti venne sperimentata in diversi paesi tra cui Francia, Ungheria, lnghilterra, Stati Uniti e Italia e diede vita a vere e proprie societa che crearono reti e palinsesti "telefonici". La telefonia circolare, come venne definita all'epo­ca, rappresento una sorta di radio prima della radio che, tecnologicamente, veicolava i contenuti attraverso il cavo invece che attraverso l'etere, ma che rappresento sotto molteplici punti di vista un prodromo allo sviluppo della radiotelevisione (Balbi, 2010). La radio nacque quando "l'invenzione di Marconi incontro un'idea che era gia, e il caso di dirlo, nell'aria, quella di diffusione circolare" (Ortoleva, 1995, p. 44).

Le esperienze di telefonia circolare, alcune delle quali durarono fino agli anni '40 de! Novecento, non ebbero pero quella popolarita che acquisi a partire dagli anni '20 la radio. Fu la radio, infatti, a divenire il piu popolare strumento di diffusione de! broadcasting e, non a caso, all'inizio degli anni '20 si realizzo una scissione terrninologica: la radio (senza fili) venne per sempre associata alla comunicazione uno-a-molti, mentre il wireless al pun­to-a-punto, specialmente quando tomo in auge il cosiddetto wireless tele­phone.

Wireless come telefono senza fili, 1920-1940

Oltre al perfezionarnento de! triodo che av-venne durante la guerra, una delle ragioni tecnologiche per cui il wireless telephone non sfondo che nel corso degli anni '20 de! Novecento va ricercata nell'ossessione di Marconi per la trasmissione su lunghe distanze.

Essa oriento le sue ricerche per tutto il primo ventennio de! Novecento verso la cosiddetta tecnologia a scintilla, ovvero verso 1' impiego di una sempre piu elevata potenza di trasmissione ( con antenne di grandi dimen­sioni in grado di sprigionare enormi quantita di energia) e la diffusione del segnale in ogni possibile direzione al fine di spingersi oltre i confini prece­dentemente raggiunti (Aitken, 1976; pp. 191-2).

La tecnologia altemativa, quella a onde continue, divenne popolare solo nel corso della Grande Guerra e, proprio nel decennio successivo al conflitto, fu preferita a quella scintilla per tre ragioni fondamentali: la sintonizzazione

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era piu accurata e semplice, la quantita di energia necessaria a inviare un se­gnale era minore e, infine, la trasmissione e ricezione della voce era di qualita talmente superiore al sistema precedente che si penso di sostituire definiti­vamente il Morse con il linguaggio umano (Hugill, 1999, p. 151). La telefo­nia senza fili, nel corso degli anni '20 del Novecento, divenne sempre piu un'altemativa affidabile al cavo per le comunicazioni transoceaniche conti­nentali, utilizzando oltretutto frequenze non riservate al govemo o al grande business. A partire dal 1929, ad esempio, si realizzo per la prima volta un servizio radio-telefonico quotidiano per piu di 26 paesi (Brooks, 1931, p. 157). Acquisito questo statute di credibilita e continuita, gli anni '30 del No­vecento rappresentarono un nuovo periodo d'oro per lo sviluppo del telefono senza fili, che terrnino curiosamente con la Seconda Guerra Mondiale; duran­te il conflitto il radiotelefono fu impiegato estensivamente per le operazioni belliche ma, alla conclusione della guerra, la tecnologia fu sostanzialmente dimenticata e, con essa, anche il wireless cadde in un progressive oblio che duro per quasi 50 anni. Per mezzo secolo, in sostanza, si spensero i riflettori su quella che era stata una delle piu popolari parole-chiave nelle tecnologie di comunicazione dei primi 40 anni de! Novecento.

Cio e abbastanza stupefacente, dal momenta che proprio a partire dagli anni '40, vennero sviluppate almeno tre nuove tecnologie senza fili che eb­bero un notevole successo: la televisione, il radar e il satellite. Questi nuovi media furono raramente accostati al terrnine wireless. La televisione, spe­rimentata a lungo negli anni '30, aveva un'ascendenza piu radiofonica tanto che inizialmente venne chiamata radiovisione e, in molti paesi del mondo come gli Stati Uniti, non fu in effetti una tecnologia wireless e venne rice­vuta attraverso il cavo. 11 radar, dall'acronimo RAdio Detection And Ran­ging ideato dalla Marina statunitense nel 1940, venne impiegato perlopiu in operazioni militari durante la guerra e poi passo al controllo de! traffico ae­reo e alle previsioni meteorologiche. I satelliti artificiali, inizialmente, sali­rono alla ribalta durante la guerra fredda, quando il lancio dello Sputnik da parte dell'Unione Sovietica nel 1957 genero una reazione tecnologica degli Stati Uniti, e poi in seguito per il loro impiego nella televisione e nelle tele­comunicazioni. Raramente questi tre media senza fili vennero associati al !ermine wireless, anche se oggi alcuni studiosi li considerano come parteintegrante della sua storia (Singal, 2010, pp. 1-4).

Wireless come telefono mobile e Internet, 1990-oggi

Solo nel corso degli anni '90 del Novecento si tomo a parlare di comu­nicazione senzafili sull'onda del successo di due nuovi mezzi di comunica-

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zione, che oltretutto sono andati via via integrandosi: la te]efonia mobile e la rete internet.

I1 telefono mobile, in parte concepito gia con ]'idea marconiana della trasmissione di messaggi a distanza e senza fili tra un mittente e un destina­rio, comincio ad acquisire una certa popolarita solo negli anni '70 del No­vecento. Se in precedenza i telefoni comunicavano tra loro direttamente, somigliando piu a grandi walkie talkie, una rete di telefonia mobile pote es­sere studiata solo a partire dalla divisione in celle del territorio ( da qui la definizione di telefono cellulare o cell phone): ciascun telefono poteva co­m uni care agganciandosi ad una stazione di base di quella cella e, almeno nei primi anni, l'utente che si trasferiva da una cella all'altra avvertiva un progressivo peggioramento de! segnale fino all'interruzione delle comuni­cazioni. I1 vero boom de] telefono mobile non avvenne negli Stati Uniti, ma in Europa, dove gia nel 1992 si realizzo quello che e stato definito un «mi­racolo burocratico» (Agar, 2003): il Global System for Mobile Communica­tion I1 GSM apporto numerosi vantaggi alle comunicazioni te!efoniche senza fili: da una migliore qualita de] segnale, a una progressiva razionaliz­zazione delle frequenze (una preoccupazione sempre hen presente nella sto­ria de] wireless); da un aumento potenziale de] numero degli utenti, all'in­troduzione delle schede SIM. I1 maggior vantaggio, pen'>, fu la possibilita de] roaming, ovvero il fatto che un telefono potesse passare da un sistema nazionale all'altro senza interrompere il proprio funzionamento e senza che

l'utente avvertisse una differenza sostanziale. La comunicazione diveniva non solo senza fili, ma anche globale e costante: era la realizzazione su ]ar­ga scala e su grandi numeri dell' idea di man ten ere i soggetti in movimento (le navi in primis) costantemente in comunicazione (con la terraferma e con le altre imbarcazioni).

Parallelamente al grande successo de] telefono mobile, nel corso degli anni '90 de] Novecento, anche all'interno delle abitazioni av,;enne un cam­biamento nel telefono fisso; quello che era sempre stato un te!efono via filo, materialmente collegato attraverso il doppino ai cavi di rame che costitui­vano la rete telefonica, divenne sempre piu cord-less. Si trattava di un'e­voluzione tecnologica decisamente meno rilevante de] te]efono mobile, perche coinvolgeva solamente un artefatto all 'interno delle abitazioni e non un 'intera rete, che rimaneva a pp unto quella fissa in rame o al limite in fibra ottica, ma e indicativo del revival che l'idea di comunicazione senza fili ebbe nell'ultima parte de] Novecento.

Cosi come il telefono, anche la rete Internet nacque come una rete di reti via cavo. Dal progetto Arpanet ai contenuti de! world wide web, l'inven­zione di Internet e la sua possibilita di comunicare tra nodi si baso princi­palmente sull'utilizzo di una vecchia rete gia presente sul territorio: quella

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telefonica (Hughes 2000, p. 257). La rete in rame pero aveva due svantaggi principali. In primo luogo, il fatto che non fosse capillarmente ed equamen­te distribuita su tutti i territori nazionali dal momenta che, per ragioni stori­che legate alle politiche d'investimento <lei singoli paesi in materia di tele­comunicazioni, alcune aree e regioni geografiche risultavano avvantaggiate rispetto ad altre. In secondo luogo, verso la fine degli anni '90 de] N ove­cento, parve chiaro che la vecchia rete telefonica non avrebbe potuto sup­portare un aumento di traffico che la nuova configurazione di Internet ri­chiedeva sempre piu, con la crescente rilevanza di contenuti "pesanti" quali immagini, audio e video. Le opzioni possibili erano e sono ancora due: estendere la vecchia rete in cavo con fibra ottica, con un conseguente eleva­to costo d'impianto, oppure promuovere delle nuove reti internet senza fili che dovrebbero integrare le deficienze e le sperequazioni di quella in filo (ad esempio con le tecnologie Wi-Max, che fanno parte della piu grande famiglia e filosofia de] Broadband Wireless Access, BWA). Ciascun paese scelse i propri piani integrati di cablaggio ed estensione <lei servizi internet, ma cio che interessa per il presente lavoro e che la parola-chiave wireless ritorno prepotentemente alla ribalta e, ancora oggi, questo percorso sembra 1n ascesa.

Alcuni esempi possono essere indicativi in ta] senso. All'inizio degli anni 2000, con l'introduzione dello standard 3G <lei telefoni mobili, si parlo a lungo della possibilita che i cellulari potessero accedere ad Internet e, per questo fine, venne studiato appositamente un protocollo: il wireless appli­cation protocol (W AP) fu ii primo servizio che permise di scaricare e con­sultare pagine web sui telefoni mobili, poi sostituito con 1' avvento de] 4G da altri sistemi tuttora in uso che permettono oggi un'acceso piu semplice a internet. Un secondo termine che, in anni piu vicini a noi, e assurto alla ri­balta e quello di wireless fidelity (WiFi) con cui si indicano le tecniche e i dispositivi che consentono a vari computer di collegarsi tra loro attraverso una rete locale in maniera wireless (WLAN). In realta, pero, Wifi e diven­tato sinonimo anche visivo (il suo marchio bianco e nero e ormai onnipre­sente) di possibilita d'accesso alla rete per tutti i pc dotati di periferiche senza fili. Non a caso gli access point WiFi sono oggi presenti in aeroporti, stazioni ferroviarie, locali pubblici, universita, case private e sono anche sempre piu frequenti piani politici di apertura di punti d'accesso senza fili. WiFi, insomma, sta sempre piu significando liberta e democratizzazione dell' accesso all a rete, lotta al cosiddetto digital divide ( sul tema cfr. Les­sing, 2006). Un terzo e ultimo termine pervasivo nel discorso comune sullo scambio di dati digitali e quello di Bluetooth, che pare derivare dal nome di un re danese de! X secolo particolarmente abile nell'arte della diplomazia. I! Bluetooth, d'altra parte, e uno standard di trasmissione dati per reti per-

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sonali senza fili (WPAN, Wireless Personal Area Network) che, entro un raggio di qualche decina di metri, mette in comunicazione vari tipi di di­spositivi che prima non potevano dialogare tra loro ( dai palmari ai personal computer, dai telefoni cellulari alle fotocamere digitali). Con il Bluetooth, quindi, la galassia wireless torna ad esplicitare un 'idea fondativa di gran parte della storia delle telecomunicazioni: comunicare vuol dire anche met­tere in contatto e far parlare elementi spesso incompatibili e, come profetiz­zato nel corso di tutto l'Otto-Novecento, avvicinare popoli e persone, cosi come gli oggetti, portando alla pace sociale.

Wireless, soprattutto, e oggi una delle !ante parole-chiave usate nell'in­torno semantico della convergenza dei media, un fenomeno che sta portan­do alla sovrapposizione e alla con-fusione dei tradizionali mass media e te­lecomunicazioni. Se, sempre piu, i telefoni mobili e i pc in rete sono telefo­ni e video-telefoni, radio e televisori, telegrafi (niente piu dell'sms e una forma di comunicazione telegrafica) e macchine da scrivere a disposizione dell 'utente 24 ore su 24 questo e anche dovuto alle potenzialita di connes­sione de] wireless. E forse questa la definitiva realizzazione di quel sogno di comunicazione costante, libera, senza limiti, che segue ogni spostamento dell 'uomo; un sogno di comunicazione senza fili, appunto, che costitul il nucleo originario di una nuova idea nata a fine Ottocento, caduta in disgra­zia nella seconda meta de] Novecento e risorta alla fine de] secolo come fosse inedita.

Wireless come oggetto storico-sociale. Per una conclusione

Le parole-chiave de] mondo contemporaneo hanno una loro storia che ri­flette le modalitil con cui le culture e le societil de] tempo le hanno comprese (Williams, 1976). Wireless viene oggi utilizzato in associazione alle nuove tecnologie digitali e alle reti Internet in particolar modo, come fosse un !er­mine inventato appositamente per i nuovissimi media e come significasse in­novazione tecnologica tout court. Questo !ermine pero non solo viene dalla societa di fine dell'Ottocento (in opposizione ai wired telegrafo e telefono elettrici), ma per i primi 40 anni de] Novecento fu popolare almeno tanto quanto lo e ora. Gran parte de] merito di questa popolarita si dovette a un personaggio controverso, ma estremamente affascinante per la societa dell'e­poca: Guglielmo Marconi. Egli ideo un medium che sembrava realizzare 1' anti co sogno umano della comunicazione istantanea, senza trasporto fisico de] messaggio, attraverso un canale apparentemente inesistente quale 1' etere: qualcosa che assomigliava alla telepatia e al trasferimento de] pensiero. Non sorprende quindi che, come de] resto avviene per ogni nuovo medium, wire-

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less telegraph e wireless telephone abbiamo nutrito l'immaginario d'intere generazioni, diventando ad esempio soggetto di narrativa di finzione (Camp­bell, 2006; su wireless e immaginario cfr. Boddy 2004).

Quali lezioni si possono trarre da questa breve storia de] wireless che ha attraversato tre secoli7 Tre aspetti risultano piu importanti di altri.

In primo luogo, la fortuna di una parola-chiave per una determinata so­cietil e una questione storica, ovvero la sua significativitil si puo effettiva­mente comprendere osservando quando quel !ermine e entrato nell 'uso, co­sa significO inizialmente e come i suoi significati si sono modificati nel cor­so de] tempo. Solo osservando da vicino il percorso compiuto dal wireless si puo comprendere quanta e quando ! 'idea de] senza fili sia cambiata nel Novecento e come, addirittura, in alcune fasi non ci fosse un totale accordo tra i gruppi sociali nella sua interpretazione: ad esempio il wireless per Marconi significo a lungo punto-a-punto, quando i radioamatori vedevano in esso qualcosa di diverse come l'opzione uno-a-molti.

In secondo luogo, la dimensione diacronica aiuta a comprendere che la fortuna di una parola-chiave e ondivaga: il wireless e stato in auge, con una fase di contrazione ad esempio all'avvento della radio, almeno per i primi 40 anni de] Novecento e poi e caduto in un lento e sostanziale oblio fino alla fine de] secolo, quando e stato recuperate ad applicate ai cosiddetti nuovi media. In altri termini una parola, cosi come un medium, puo scom­parire e riapparire con nuovi e vecchi significati e lo sguardo storico aiuta a cogliere le continuita e, talvolta, la sorprendente tenacia con cui alcuni si­gnificati si "appiccicano" alle idee di comunicazione. Un recente dizionario di media e comunicazione scrive che wireless e anche un "Anachronistic

name.for a domestic radio receiver and metonym for the medium of radio" (Chandler, Munday, 2011; p. 461). I1 medium radio none mai stato wire­less, ma il wireless set ha rappresentato a lungo la radio, l'oggetto fisico utilizzato dai radioamatori per cap tare i messaggi che vagavano nell' etere e intrattenersi con un ascolto casuale e fascinoso. Ne] significato contempo­raneo di wireless, pero, questo livello di significato e scomparso e cio e do­vuto a un processo naturale di selezione storica cui tutte le parole-chiave, cosi come tutti i media, sono sottoposte.

C'e una terza e ultima lezione che l'analisi storica di una parola-chiave puo insegnarci. Alcune idee di comunicazione sono incorporate (embedded) nella societa e come correnti carsiche attraversano epoche e societil profon­damente differenti. Sono idee e desideri fondativi della comunicazione e della societil e, tra questi, comunicare a distanza senza fili e senza un appa­rente canale di trasporto ha rappresentato un sogno a lungo cullato e che ha avuto molto a che fare con la telepatia. Navigare su Internet con il proprio telefono mobile su una panchina di un parco sfruttando un access point

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WiFi, insomma, nient'altro sarebbe che la realizzazione di una vecchia idea attraverso nuovi strumenti. Un 'idea che, apparentemente senza fili condut­tori, ha transitato nelle pieghe sociali per centinaia di anni.

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Gli autori

Davide Borrelli e professore associate di Sociologia dei processi cultu­rali presso l'Universita de! Salento, e insegna Tecniche della comunicazio­ne pubblicitaria all 'Universita "Suor Orsola Benincasa" di Napoli. Si e oc­cupato di storia dell'industria culturale e di teorie della comunicazione. Ha pubblicato varie monografie, tra cui: Pens are i media. I classici delie scien­ze socia/i e la comunicazione (Caracci 20 I 0) e II mondo che siamo. Per una socio logia dei media e dei linguaggi digitali (Liguori 2008).

Mihaela Gavrila e ricercatrice e professore aggregate presso il Dipar­timento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza Universita di Roma, dove insegna Processi culturali e comunicativi, Forrnati e stili de! giomalismo radiotelevisivo e Forrnati e generi televisivi. E stata responsa­bile scientifico de! Programma di ricerca di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN 2007) dal titolo Le catastrofe ambientale tra rea/ta e rappresenta­zione. Ha pubblicato monografie e contributi in libri e riviste specialistiche sulla televisione, tecnologie, comunicazione ambientale, consumi e com­portamenti culturali, stili di vita.

Romana Ando e ricercatore presso il Dipartimento Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza Universita di Roma, dove insegna Teoria e analisi delle audience e Laboratorio di analisi etnografica applicata ai me­dia. Svolge attivita di ricerca su temi come ii fandom, le competenze me­diali, !'engagement, la sentiment analysis applicata all'arnbiente online e ai social network sites. Tra le sue pubblicazioni Audience Reader. L 'espe­rienza di essere audience (Guerini e Associati2007), e Lost. Analisi di un fenomeno (non solo) televisivo (Bonanno 2011).

Gabriele Balbi ha insegnato e fatto ricerca presso le Universita di Tori­no, Lugano, Harvard, Maaastricht, Columbia, Westminster, Oxford e New­castle. Le sue ricerche si focalizzano sulla storia delle telecomunicazioni e

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