Ancora sul rapporto manualistica/scuola a Francesco Moschini, abbiamo chiesto, una riflessione sulla...

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Ancora sul rapporto manualistica/scuola a Francesco Moschini, abbiamo chiesto, una riflessione sulla sua recente e fortunata esperienza

I quaderni di « teoria e progetto » nascono programmaticamente come necessità di « individuare dei punti di riferimento che possano permettere a chi si trova al lavoro dopo la 'generazione dell'inquitudine ', se non a fianco della stessa, di avere più chiare

le mosse da eseguire, per non trovarsi di nuovo nella condizione di scacco perpetuo ». La scelta dei titoli, i volumi già usciti, il taglio documentario sembrano conoscere

un notevole successo nel mondo della scuola. Quale il ruolo di questi « quasi manuali » nella dimensione di massa della nostra

scuola e più in generale in un'ottica che tenga conto della trasformazione sociale dell'in­tellettuale e del proprio lavoro?

La risposta

Prima di chiarire il ruolo dei volumi da te definiti nella domanda rivoltami come « manuali », vorrei richiamare il programma originario di quel settore della collana in cui essi si inseriscono come elemento trainante proprio per il loro porsi in uno spazio operativo sino a configurarsi come «materiali di impiégo ».

I quaderni di teoria e progetto costituiscono una serie all'interno della collana. Sono dedicati a singole personalità e a gruppi di rilievo della cultura architettonica e sono articoloi secondo filoni omogenei di ricerca. Essi affiancano ad una parte di ela­borazione teorica un'esauriente parte documentaria che, propria per il suo configurarsi come precisa domanda di architettura, tende a spostare il lavoro da una condizione di « architettura sospesa », solo pensata, ad una « architettura possibile » di cui si con­trollano, momento per momento, mezzi, strutture e finalità. Senza totalizzanti pretese di rifondazione della disciplina, i quaderni tendono ad evidenziare i conflitti ed i limiti di un lavoro che si va costruendo come paziente ricerca, in condizioni, però, di Jsola­mento se non di estraneità tra le .parti.

Si è volutamente riunciato a presentare i volumi come monografie su singoli autori, che sarebbero risultate viziate da letture in prospettiva, per farne invece un'occasione di riflessione, per ogni architetto, sulla propria storia, per portare alla ribalta anziché le proprie miserie e le proprie grandezze, le contraddizioni di chi non ha voluto passare « armi e bagagli» ad un lavoro che fosse solo politico, mettendo in piazza invece il personale, quasi sempre più facilmente attaccabile. Ogni architetto r..ipercorre così criticamente le tappe della costruzione di una propria logica architettonica dove alle inevitabili perdJte in un labirlntico universo fatto di mitologie e memorie individuali, si può contrapporre la chiara indivduazone del comune lavoro da svolgere per avere nette lnee di demarcazione tra chi opera su fronti opposti in modo tale che la radi­calizzazione serva a chiarire il gioco delle parti di ciascuno.

È evidente che nel pensare ad un possibile pubblico per questo settore della collana si sarebbe voluto evitare quello più distratto che avrebbe potuto trasformare i singoli volumi in una fonte cui attingere acriticamente a piene mani. La scelta stessa del taglio progettuale, diversificato per ogni volume, per fare di ogni libro un progetto globale, tende a rendere invendibili le varie proposte che andranno invece ripercorse con lo stesso grado di applicazione con cui sono state formulate. Ed è proprio dall'analisi del procedimento che viene scartata la possibilità che sia l'immagine conclusiva e accat­

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tivante a suggestionare il lettore ed a toglierlo da ogni possibile condizione di passività. Ed il confronto tra i diversi modi di approccio al progetto lo toglie dall'area del privato e lo rende comunicabile neiia sua intima articolazione che, senza puntare a valori da trasmettere, colloca in uno spazio del tutto controllabile la proposta la cui validità risiederà allora nel suo farsi occasione di un discorso sul metodo che la tolga da una condizione di « sublime inutilità ». Solo, in ogni caso, in questo senso i volumi usciti ed i prossimi della stessa serie possono avere un loro ruolo nella dimensione di massa della scuola, ché riterrei altrimenti di non aver centrato il compito se il loro « successo » nascondesse altri possibili modi di uso. E non mi nascondo che questa possa essere una scomoda ed irritante scelta di campo in una nuova collocazione del lavoro intellettuale che vede il passaggio da una primigenia e mitica condizione di organicità ad una possibile ridistribuzione dei compiti alla base che riappropriandosi di ogni mezzo di produztone anche culturale non può non contribuire a cambiare -<< il destino » della città e non sot­trarlo alla spietata logica del capitale. Da ciò prende avvio il programma dell'intera serie dedicata all'architettura.

All'interno del panorama delle numerose collane, «Città e Progetto», intende affrontare i problemi del fare architettura, vista non solo come manufatto ma come risul­tato di un'intenzione progettuale, cosciente, dopo il crollo dei miti riaccesi dal Movimento Moderno, di restare in gran parte pura aspirazione. Ciò è avvenuto da una parte per essere la cultura in generale, calata in un contesto sociale che tende a recuperare e gestire ogni spinta innovatrice, in nome della propria sopravvivenza, e per il conseguente vizio di fondo della cultura architettonica di dilapidare e consumare, rendendone difficoltosa una attenta lettura in prospettiva, ongi paziente ricerca che all'jnterno del proprio ambito di lavoro si presenti almeno con la garanzia della correttezza di metodo. Senza miraggi di speranze progettuali che risolvono il nodo di chi si trova ad operare oggi con lo spettro della lateralità della propria professione e senza rimpianti per la perdita del proprio ruolo nella società attuale, ma convinti che il continuo sentirsi in una situazione di crisi serva a giustificare le proprie inadempienze se non la propria remissività verso chi ha ancora bisogno di colti chierici da una parte e di mestieranti dall'altra, ci sembra oppor­tuno individuare dei punti di riferimento che possano permettere a chi si trova al lavoro dopo «la generazione dell'inquietudine», se non a fianco della stessa, di aver più chiare le mosse da eseguire, per non trovarsi di nuovo, nella condizione di scasso perpetuo.

Evitando cosl qualsiasi aristocratico isolamento che impedisca un uso allargato degli strumenti di analisi di un fenomeno, ed evitando altresl ogni pretesa di rifondazione, la collana vuole offrire un campo d'indagine che intrave-de nella contemporaneità, nell'urgenza di rivedere le cose di ieri appena, la possibilità di ricostituire un compatto schieramento da opporre alla banalità del quotidiano, senza rinunce di parte. Il. che può sembrare inattuale solo a chi continui a demandare ad altri tempi ed ad altre forze ogni possibilità di scontro che noi invece preferiamo qui ed ora.

Da ciò l'articolazione della collana in otto settori di ricerca che vanno dalla storia­grafia architettonica all'indagine sulle metodologie, dalla critica a ricerche monografiche su figure e movimenti più recenti, infine, dai documenti agli studi urbani, dalla trattatistica ai quaderni di teoria e progetto, articolati per momenti unitari, sino a individuare anche

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opposte direzioni progettuali tutte però con lo stesso fine e che abbiano alla fine la stor.ia come coscienza e conoscenza del reale attraverso il quale rendere sensibile ogni ribaltamento di tendenza.

Ciò tuttavia non presuppone affatto il recupero ed il riciclaggio di eventuali valenze « lasciate libere dalla storia » nè autorevoli legittimazioni che garantiscano J.a collocazione dell'operazione progeuuale in una metastorica « attualità », attraverso l'uso di affascinanti quanto improbabili nuovi codici. D'altra parte, considerate ormai liquidate anche le sessantottesche formulazioni di « controspazi » cariche di speranza nel loro proporsi con quella ansia di rifondazione da zero, come nuova colonia, il senso riposto nel richiamare di nuovo in causa la storia, sta nella considerazione che proprio disarticolando l'apparente complessità ed enigmaticità di un dato che ci giunge con un .proprio impenetrabile spes­sore, sia possibile una costruzione in prospettiva di una propria storia di cui l'essere attori in prima persona porti alla coscienza del proprio lavoro da intellettuale a lavoro tecnico, o meglio, astratto. Solo cosl la cultura architettonica può uscire dal «cerchio magico del linguaggio » e contribuire alla « costruzione di un capitolo particolare di una generale storia del lavoro e della sua divisione sociale». Ciò non significa l'abdicazione a formulare proposte che rimarrebbero circoscritte in un Olimpo formale, ma significa con­trollare quanto una scelta progettuale, sia a livello linguistico, sia a livello organizzativo, possa ribaltare la gestione della città e del territorio, il che implica necessariamente un proprio peso anche nella trasformazione dei modi di produzione. E che il lavoro di « disseminazione » non riguardi soltanto il momento progettuale, ma riguardi globalmente il problema di un diverso progetto alli'nterno dell'intero ciclo della storia dell'architettura in cui rintracciare nuovi percorsi, non certo per scoprire angoli reconditi o per manie revivalistiche, ma per mettere in crisi sedimentati vizi di interpretazione e falsanti ideo­logie di comodo, appare evidente dal programmato allargamento della collana, dall'ambito della progettazione, agli aspetti più disparati della disciplina, senza peraltro mirare ad un ambiguo pluralismo metodologico.

La CLUSF (cooperativa editrice universitaria Firenze) intanto ha in programma la realizzazione di «Architettura, ambiente, cultura materiale; elementi per un manuale». Dirige tale collana Giorgio Muratore che ci ha inviato queste note

Il nostro paese è probabilmente assai più ricco di altri .nel campo delle pubblicazioni di architettura, ma a questa specie di inflazione pubblicistica fa sicuramente riscontro uno dei livelli più bassi della cultura complessiva e specifica dei diversi operatori del settore. Si tratta, a nostro avviso, innanzitutto di una particoliire specie di analfabetismo istituzionalizzato dalla scuola ed osmoticamente funzionale a quella forma arretrata e corrotta di professione che l'architetto. una volta« laureato» sarà poi in gmdo o, comunque,

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EDIZIONI USCITE NELL'ANNO 1976

C. Norberg-Schulz, Alla ricerca dell'architettura perdu­ta. Le opere di Paolo Portoghesi, Vittorio Gigliotti 1959-1975. On the search /or lost architecture. The Works of Paolo Portoghesi, Vittorio Gigliotti 1959­1975, 1975, pp. 191 in-S0

, numerosiss. illustr. anche a colori, leg., L. 12.000.

Volume dedicato alle realizzazioni architettoniche di P. Portoghesi e V. Gigliotti a cura di C Norberg-Schuh che ha seguito per parecchi anni con crescente inte­resse i due autori italiani il cui lavoro egli ritiene rilevante non soltanto per sensibilità e immaginazione, ma in grado di offrire principi metodologici generali nell'attuale processo architettonico.

L O. M. Ungers; (Le) Comuni del nuovo mondo. (Alle fonti dell'utopia urbanistica con un saggio introdut­tivo di Giorgio Trebbi). Titolo originale « Kommu­nen in der Neuer Welt 1740-1972, 1976, pp. 140 in-S0 , numerose illustr., L. 4.000.

Edizione italiana del volume degli Ungers sulle comu­nità nel continente americano dal 1740 ad oggi Ecco l'indice: la comunità di Amana; i fratelli Hutteriti; i ~perfezionisti» di Oneida; gli oweniti di New Har­mony/Indiana; le falangi fourierite in America; Sha­kers, Rappiti, Moraviani, Icarioti; confronti e diver­genze.

Le Corbusier, Texte de Maurice Besset, 1975, pp. 277 in-4°, 20 tavv. a colori, 200 illustr. e disegni, leg., L. 52.SOO.

Ristampa in formato più ampio di un noto volume pubblicato nel 196S sull'opera di Le Corbusier nella collezione « Qui était Le Corbusier ».

Novara e Antonelli, Lo sviluppo urbanistico e architet­tonico di Novara nell'Ottocento e l'opera di Ales­sandro Antonelli. Mostra iconografica Novara-Palaz­zo Broletto, 1976, pp. 136 in-S0

, numerosiss. illustr .. e piante, L. 6.000.

Catalogo della mostra realizzata in onore dell'arch. An­tonelli, scomparso circa un secolo fa, per iniziativa del­l'Archivio di Stato di Novara d'accordo con la Facoltà di Architettura del Politecnico dj Milano. Catalogo e mostra a cura dell'arch. Gavinelli, espongono una ricca docum~ntazione grafica della storia urbana di Novara del XIX secolo insieme all'attività di progettazione urba­nistica e edilizia dell'arch. Antonelli riguardante N~ vara.

Costantino Dardi, Semplice, lineare, complesso, Presen­tazione di Francesco Foschini, 1976, pp. 196 in-8~, di cui 166 illustr., L. 4.900.

Di una nuova collana di architettura diretta da F. Mo­schini « Città e progetto », ecco il primo volume dedi­cato all'architetto Dardi. Il volume raccoglie in ma­niera organica e sistematica quindici anni di lavoro progettuale e di elaborazioni critiche. Semplice, lineare, complesso è il modo in cui la configurazione architet­tonica si propone allo spazio ed è anche il ruolo che la configurazione svolge nello spazio; attraverso la let­tura di sessanta progetti, il volume intende approfon­dire il problema del rapporto configurazione-dimensio­ne, delle relazioni, cioè, tra oggetto architettonico e contesto urbano e territoriale, o più semplicemente, tra architettura e città.

Moholy-Nagy, La sperimentazione totale, Prefazione di W alter Gropius. Titolo originale « Moholy-Nagy: Experiment in Totality ».

R. Gabetti- C. Olmo, Le Corbusier e «l'esprit nou­veau », 1975, pp. 273 in-S0

, 30 tavv. f.t., L. 8.000. L'interesse corrente per Le Corbusier, maestro del ra­zionalismo per eccellenza, assolve le stesse funzioni che hanno avuto le utopie e l'architettura pop dopo il 1968: quella di conservare al lavoro dell'architetto, ormai in fase di scomparizione; la natura di lavoro intellettuale separato, autonomo nella sua logica e nei suoi valori: scelta corporativa, perseguita a scopo di estraniare il lavoro dell'architetto dalla produzione. Approfondire la esperienza dell'« Esprit nuoveau », la rivista che fu por­tavoce delle idee di Le Corbusier, è parsa a R. Ga­betti e C. Olmo particolarmente interessante dal punto di vista culturale e storiografico.

G. C. Argan, Libera, 1975, pp. 20 in-S0 , 24 illustr. f.t.,

L. 3.000.

Monografia dedicata ad Adalberto Libera, architetto la cui attività si è sviluppata in due diverse situazioni della storia italiana, prima e dopo la guerra.

R. Bonelli, Morelli, 1975, pp. 22 in-8°, 31 tavv. f.t. con 4S illustr., L . 3.000.

Monografia dedicata all'attività di Luigi Moretti, archi­tetto romano.

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Franco Purini, Luogo e progetto. Presentazione di Fran­cesco Moschini, 1976, p. 1S5 in-S0

, di cui 130 illusu. L, 4.900.

È il secondo volume della collana « Città e progetto » questa volta dedicato all'arch. Purini e ai suoi dieci anni di attività. Il tema principale del libro è il rap­porto tra l'innovazione figurativa e le strutture perma­nenti dell'architettura. Altri temi: il rapporto archi· tettura-natura, il disegno architettonico, il ruolo delle considerazioni funzionali nel processo progeuuale, il senso del « tempo » come ipotesi figurativa.

A. l zzo ·C. Gubitosi, ]ames Stirling, con testi di Mar· celio Angrisani, Renato De Fusco, Cesare de' Seta, 1976, pp. 179 in-S0 , 201 illustr. e piante, L. 5.500.

Catalogo della VI mostra di architettura organizzata dall'Istituto di Analisi Architettonica, Facoltà di Ar· chitettura di Napoli, dal British Council di Napoli e dall'Azienda Soggiorno e Turismo di Napoli (Napoli, Castel Nuovo, 18 aprile · 4 maggio 1975). Il catalogo contiene: James Stirling, di C. Gubitos e A. lzzo, James Stirling visto dall'Italia, di M. Angrisani. L'ar· chitettura semantica di Stirling, di C. de' Seta, J .Stir­ling, due conferenze, J. Stir!ing, opere. Una biografia, l'elenco cronologico delle opere e una bibliografia con· eludono il volume.

A2 Monografia di opere

EDIZIONI USCITE NELL'ANNO 1974

Architettura e città, Milano 1973, L. 3.800. L'opera di Ramunsen apre la nuova serie di Mazzotta « Pianning e design ».

Lz città americana dalla guerra civile al « New Deal ». Editori Laterza, Bari 1973, pp. XII e 570 con il­lustr., L. 9.500.

Dalco, Manieri Elia, Tafuri a confronto con la città capitalistica.

R. Lefevre, Palazzo Chigi, 1973, pp. 301 in-4°, tutto illustrato, 20 tavv. a colori, leg., L. 24.000.

Attraverso lo studio di un palazzo la vicenda di due famiglie romane Aldobrandini e Chigi.

D. Howard, facopo sansovino. Architecture and Pa­tronage in Rennaissance Venice, 1975, pp. 194 in-S", 110 illustr., leg., L. 1S.200.

Questa è la prima biografia inglese su Jacopo Sanso­vino e riveste particolare interesse in quanto vuole essere una specie di storia dei rapporti tra architettura e i grandi patroni nella Venezia del Rinascimento. Jacopo Sansovino e i patroni veneziani, i procuratori di San Marco, lo Stato, i patroni ecclesiastici, le isti· ruzioni caritatevoli, il patriziato. In appendice, la let­tera dell'Aretino a Sansovino e concessioni per cappelle di famiglia a San Francesco della Vigna. Note e bi­bliografia scelta.

Abitazione (L') integrata. Pubblicazione del « Centro Ricerche abitazione e servizi integrati », l (maggio 1976); 1976, p. 161 in-8°, 191 illustr. e piante, L. 6.500.

Le cittè etrusche, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1973, pp. 306, 312 illustr. a colori e 59 cartine, L. 7.500. A cura di: Francesca Boitani, Maria Ca­taldi( Marinella Pasquinucci (Coordinamento di Fi­lippo Coarelli).

Firenze architettura e città, Vallecchi, Firenza 1973, pp. 59S, atlante allegato pp. 370 con illustrazioni, L. 3S.OOO.

Saggio di Giovanni Fanelli.

E. Forssman, (Il) Palazzo da porto festa di Vicenza, Corpus Palladianum. Vol. VIII, 1973, pp. 76 in-4°, con illustr. e piante, 90 illustr. e 9 rilievi f.t., leg. in custodia, L. 18.000.

Volume della collana «Il Corpus Palladianum ».

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