(2012) La “diversità delle lingue” nello Zibaldone di Giacomo Leopardi: prospettive...

22
RIVISTA ITALIANA DI LINGUISTICA E DI DIALETTOLOGIA XIV · 2012 FABRIZIO SERRA EDITORE PISA · ROMA

Transcript of (2012) La “diversità delle lingue” nello Zibaldone di Giacomo Leopardi: prospettive...

RIVISTA ITALIANADI LINGUISTICA

E DI DIALETTOLOGIA

XIV · 2012

FABRIZIO SERRA EDITORE

PISA · ROMA

SOMMARIO

Angela Bianchi, La “diversità delle lingue” nello Zibaldone di Giacomo Leo-pardi: prospettive linguistiche, antropologiche e culturali 9

Rosa Ronzitti, Il gallo nell’Avesta, nel Veda e in Leopardi 29

Salvatore Claudio Sgroi, Le vocatif et l’“allocution inverse” en italien 65

Maria Napoli, Uno stra-pre}sso: l’evoluzione di stra- nella storia dell’italiano 89

Leonida Chillà, Cinzia Citraro, Impopolarità dell’in}nito nelle varietàcalabresi meridionali estreme: la selezione dei complementatori e i contestimodali 113

Elisa Di Domenico, La focalizzazione in perugino 145

Laura Mori, Il maltese tra le lingue di contatto. Evidenze diacroniche e tenden-ze sincroniche 171

Alberto Manco, Me~tis Utiana 197

Roberta Melazzo, About the Use of Indo-European Dual 209

Norme redazionali della casa editrice 221

LA “DIVERSITÀ DELLE LINGUE”NELLO ZIBALDONE DI GIACOMO LEOPARDI:

PROSPETTIVE LINGUISTICHE,ANTROPOLOGICHE E CULTURALI

Angela Bianchi

Abstract

The pages of Giacomo Leopardi’s Zibaldone di pensieri outline a path that attests to theauthor’s interest in languages and their connections by letting emerge peoples’ speci-~city within a framework where language and culture intertwine from an anthropolog-ical point of view.

The reading of the Babel dispersion as a sign of God’s punishment is interpreted byLeopardi in the light of a vision – probably through Dante’s mediation – which focuseson diversity as the natural essence of languages.

From a pioneering perspective oriented on parameters such as freedom, variation anddiversity of a language and of languages, Leopardi develops an analysis designed to clas-sify languages, to single out their mechanisms and to identify the biological factors oftheir productivity.

Che la diversità de’ linguaggi è naturale e inevitabile fra gli uomini, e che la propagazione del genere umano portò con se lamoltiplicità delle lingue, e la divisione e suddivisione dell’idiomaprimitivo, e ~nalmente il non potersi intendere, né per conse-guenza comunicare scambievolmente più che tanto numero diuomini. La confusione de’ linguaggi che dice la Scrittura esserestato un castigo dato da Dio agli uomini, è dunque e�ettiva-mente radicata nella natura, e inevitabile nella generazioneumana, e fatta proprietà essenziale delle nazioni ec.

Giacomo Leopardi, Zib. 936

a lettura della dispersione babelica quale segno della punizione divina vieneinterpretata da Leopardi alla luce di una visione, di probabile mediazione

dantesca, che concentra nella diversità l’essenza naturale di una lingua.Le pagine dello Zibaldone1 delineano un percorso che ri�ette l’interesse

dell’autore per il mondo delle lingue e delle loro relazioni, segnando un traccia-to in cui emergono le speci~cità dei popoli, in un quadro in cui lingua e culturasi intersecano sul piano della prospettiva antropologica.

1 Cfr. Leopardi 1989-1994 (si cita da questa edizione), 1991, 1997a, 1997b, 1998a, 1998b, 1999, 2000,2009.

L

10 Angela Bianchi

L’ottica di Leopardi è pioneristica nell’elaborare una trattazione, orientata suparametri di libertà, ricchezza, varietà, diversità, volta a classi~care le lingue, a in-dividuare meccanismi, a identi~care fattori biologici della produttività.

Mentre in Italia viene ad attualizzarsi, nei delicati momenti di transizione dal-l’Illuminismo al Romanticismo, la speculazione sulle origini del linguaggio, inGermania il problema genetico delle lingue si trasforma in linguistica compara-tiva, analizzata attraverso la ricostruzione della parentela fra lingue. La parteci-pazione di Leopardi al dibattito europeo è deducibile per l’intersezione di una se-rie di ri�essioni di carattere linguistico.

L’indagine da lui condotta investe la sfera delle lingue ‘morte’ e quella dellelingue vive. Un valido strumento per rintracciare un coerente percorso nellacomplessa rete delle lingue citate, illustrate e conosciute dall’autore è rappre-sentato dalla lemmatizzazione dello Zibaldone di pensieri alle voci Lingua e Lingue,operazione pertinente ad un progetto sul metalinguaggio1 le cui istanze sonostate veri~cate in altra sede.2

Nelle pagine zibaldoniche sono infatti menzionate3 molte delle lingue pre-senti nelle classi~cazioni relative alle lingue della medesima famiglia “indoeuro-peo”: il “sascrito”,4 il persiano, l’armeno citato in riferimento all’alfabeto; la lingua slava, con le relative sottofamiglie – lingue russa e polacca, discese en-trambe dall’antica lingua illirica –;5 il greco, il latino; le antiche lingue italiche:l’etrusca,6 l’osca, la volsca;7 l’italiano, il francese, identi~cato come lingua dellamodernità,8 il gallese,9 lo spagnolo;10 il portoghese; l’antica lingua teutonica cheha prodotto la lingua inglese, detta anche anglosassone e distinta dal celtico11 ele lingue tedesca, olandese, danese, svedese, svizzera.12 Compaiono anche ilcopto, l’egiziano e il gotico, in relazione alla speci~cità dei loro diversi alfabeti;13ci sono riferimenti al turco,14 all’arabo,15 oltre che al cinese e al giapponese e alle lingue letterarie antiche, quali provenzale e siciliano16 e al panorama lingui-stico dialettale.17

Lo Zibaldone rivela così l’essenza di una scrittura strati~cata in cui l’autore ge-stisce una serie di dati inerenti a problematiche linguistiche, culturali e ambien-tali, oltre che critico-stilistiche, letterarie, poetiche e ~loso~che. Tra gli innume-revoli passaggi dedicati ad argomentazioni linguistiche, un ruolo primario ècostituito da quelli relativi alla varietà e alla diversità delle lingue intersecati inun percorso i cui rinvii sono forniti da Leopardi stesso con l’inserimento di di-dascalie quali “vedi la p.”, “aggiungi alla p.”, etc.

1 Cfr. DLM, Dizionario generale plurilingue del lessico metalinguistico, consultabile online all’indirizzoweb: http://dlm.unipg.it; necessari ai ~ni della ricerca sono stati anche i confronti incrociati con la se-lezione del database fornito dalla LIZ 4.0 2001. 2 Cfr. Bianchi 2006.

3 Per le occorrenze e le forme lemmatizzate cfr. DLM; in questa sede si riportano le forme esatte dellecitazioni leopardiane.

4 Cfr. Zib. 928-930. 5 Zib. 1298.6 Alla pagina 1270 è presente la variante maschile in relazione all’alfabeto.7 Zib. 979. 8 Zib. 1002. 9 Zib. 3583-3584.10 Cfr. anche Vicente 1979, Ferranti 2000, Poli 2000. 11 Zib. 1014.12 Zib. 3196-3197. 13 Zib. 928-930, 979, 1270-1271. 14 Zib. 3253.15 Zib. 994-995. 16 Zib. 4387-4388. 17 Zib. 935.

La “diversità delle lingue” nello Zibaldone di Giacomo Leopardi 11

Si segnala come la presenza di così tante lingue, di molte delle quali non è tut-tavia possibile accertare il grado di conoscenza raggiunto dal nostro autore, ab-bia fornito le basi per un’indagine in prospettiva scienti~ca, e abbia costituito lafase embrionale di uno studio basato su metodi in qualche modo comparativi, dicui Leopardi sembra aver avuto una sia pur minima percezione.

L’attenzione per la diversità di lingue e di popoli è sostenuta da un ideale lavoro di classi~cazione formalizzato nella tessitura delle pagine zibaldoniche,come riportato in tabella.1

1 La presente tabella è tratta da Bianchi 2009, pp. 167-169.

LINGUE CITAZIONI POPOLI e NAZIONI

arabo 993-994, 1129-1230 arabi

armeno, lingua armena 2622, 2735

celtico, lingua celtica 206, 933, 994-995, 1002,1010, 1014-1015, 1024, 1298,3367-3370

celti

cinese 1019, 1128 cinesi

copto, lingua copta 1271, 4133

danese 1298 danesi

ebraico,lingua ebraica

806, 935, 1266, 1270, 1289,1390, 1498, 1969, 2005-2007,2084-2085, 2615, 2853 (nota1), 2909-2914, 2955, 3564-3567, 3699, 3902, 4290

ebrei

egiziano, linguaegiziana o etiopica

929-930, 4133 egiziani, egizi, etiopi

etrusco,lingua etrusca

979, 1271, 1139 etruschi

francese 30, 110, 321, 323, 766-771,777, 787-788, 812, 1007,1008-1010, 1011, 1014, 1029-1030, 1039-1040, 1050-1052,1086, 1226-1227, 1232-1233,1253, 1344, 1497-1498, 1683-1684, 1812-1814, 1815, 1822-1823, 1897, 1901-1902, 1955-1956, 1985, 1993, 1997, 2067,2091-2093, 2417, 2715-2716,2755, 2782-2783, 2911, 2989-2990, 3404, 3428, 3429, 3559-3560, 3634, 3672-3673, 3747,3864-3865, 3867, 4377

francesi

12 Angela Bianchi

LINGUE CITAZIONI POPOLI e NAZIONI

gallese (= gallico) 3583-3584

giapponese 4341

gotico, lingua gotica 929-930, 1034, 1271 goti

greco, lingua greca 243-244, 735-740, 793, 809-810, 844-850, 851-852, 956,957, 981, 999, 1001, 1046-1047, 1067-1070, 1093-1095,1134-1138, 1157-1159, 1296-1298, 1300-1301, 1495-1496,1608-1610, 1843-1844, 1862-1863, 1898-1899, 1973-1974,2004-2005, 2060, 2126-2127,2130-2131, 2168-2169, 2173-2176, 2181-2182, 2210-2211,2214-2215, 2239-2241, 2408,2415-2416, 2450-2451, 2572-2573, 2589-2591, 2595, 2619,2630-2633, 2635, 2641-2642,2695-2696, 2716-2717, 2736,2741, 2781, 2827, 2846-2847,2852-2853, 3021-3026, 3284-3285, 3946-3948, 4026-4028,4102, 4202, 4500

greci

lingua indiana(cfr. lingua sascrita)

928-930, 955-956, 983-984,995-996, 1010, 1136, 1139,2351-2354, 2419, 2746-2747,3017-3018, 3940-3941, 4245

indiani

inglese (denominatoanche anglosassone)

241, 820-821, 952, 1011-1012,1028, 1224-1225, 1270, 1435,1894, 1954, 1955, 2062-2063,2106-2107, 2641-2642

inglesi

italiano,lingua italiana

30, 42, 111, 321-322, 343-344,685-689, 707-708, 766-779,1007-1009, 1031-1037, 1332-1333, 1402-1403, 1490-1494,1876-1879, 1893-1896, 2100-2101, 2264-2265, 2386-2387,2451, 2462, 2700-2701, 3066,3318-3322, 3322-3338, 3362-3363, 3389-3392, 3394-3398,3407-3410, 3861, 4372, 4413

italiani

La “diversità delle lingue” nello Zibaldone di Giacomo Leopardi 13

LINGUE CITAZIONI POPOLI e NAZIONI

latino, lingua latina 741-744, 746-749, 757-759,766-768, 858-861, 993-994,999, 1012-1013, 1020-1021,1029, 1031-1037, 1038-1039,1056-1058, 1067-1069, 1098,1137, 1157, 1295-1298, 1299-1300, 1301, 1494-1495, 1955-1957, 1973-1974, 2007, 2014-2016, 2025-2028, 2057-2058,2065-2067, 2081, 2103, 2173-2174, 2239-2241, 2288, 2572-2573, 2578, 2592-2593, 2624,2697-2698, 2771-2772, 2774,2776, 2781, 2784, 2818, 2874-2875, 3024-3025, 3196, 3261-3262, 3336-3337, 3366-3372,3408, 3634-3635, 3749, 4050-4051, 4425

latini, romani

olandese 1298, 3560, 3673 olandesi

lingua osca 979

persiano, linguapersiana

953-954, 975, 1390-1391,1592-1593, 4413-4414

persiani

lingua polacca 1298, 2097-2098 polacchi

portoghese 1298-1299, 2867, 3559-3560,3946-3949, 4375

portoghesi

provenzale 321, 1033-1035, 1812, 2505-2506, 2699-2700, 2870-2872

russo, lingua russa 981, 1271, 1298, 2097-2098,3197, 3560, 3673

russi

sascrito,lingua sascrita(cfr. lingua indiana)

928-930, 955-956, 983-984,995-996, 1010, 1136, 1139,2351-2354, 2419, 2746-2747,3017-3018, 3940-3941, 4245

indiani

siciliano, siculo 935, 3965

siriaco, lingua siriaca 1231, 1271, 2735

lingua slava 933, 3196-3197

spagn(u)olo,lingua spagn(u)ola

1876-1879, 1893-1896, 1994-1997, 2181-2182, 2222-2225,

spagn(u)oli

14 Angela Bianchi

Dai dati emerge chiaramente quanto interesse Leopardi mostrasse per le lingue,per la loro formazione, evoluzione, traduzione e ‘comparazione’. Il signi~catoche questa operazione assume in Leopardi va chiarito alla luce della valida atti-vità di traduttore da lui svolta, amata e indagata ‘scienti~camente’ in modo daarrivare a ‘comparare’ lingue e comportamenti, a�rontando anche problematichestilistiche ed etimologiche, secondo un’istanza per la quale comparer è il trovare,confrontare, ma per prima cosa rechercher, in quanto frutto della curiosità crea-trice e a�ettiva.1

Occorre esaminare però anche un altro versante in cui le istanze ideologicheprovocano in Leopardi una sorta di rottura del ‘meccanismo comparatista’, co-me nei casi della sua ostilità verso la lingua e la nazione francesi e del suo coin-volgimento nella ‘questione della lingua’; tuttavia gli giungono conoscenze lin-guistiche anche da fonti indirette, oggetto di ~ne interpretazione e di mirabilerielaborazione. Il costante lavoro di ricerca documentaria e di lettura critica di te-sti, glossari e dizionari portano Leopardi a ri�essioni sulle strutture portanti dellessico e della grammatica e sulla natura stessa del latino volgare e delle lingueromanze, oltre che alla formulazione di teorie e di metodologie.2

1 Cfr. Barthouil 1994, p. 6.2 Su questi argomenti cfr. in particolare Barbieri 1994; Barthouil 1994; Marazzini 1998; Poli

2001, 2004; Belardi 2002.

LINGUE CITAZIONI POPOLI e NAZIONI

2264-2265, 2417, 2451, 2462,2835, 3066, 3070, 3074-3078,3362-3363, 3389-3392, 3394-3398, 3408, 3577-3578, 3818-3819, 4055-4056, 4422

svedese 1298, 3196-3197, 3560, 3673 svedesi

lingua svizzera 1298 svizzeri

tedesco,lingua tedesca

323, 771, 778, 975, 1036, 1245,1271, 1800, 1894-1896, 1953-1955, 1956-1957, 2009, 2080,2083-2084, 2090-2091, 2093-2095, 2176, 2290, 2593-2594,2845-2846, 2849, 3196-3197,3249-3250, 3402

tedeschi

teutonico,lingua teutonica

1010-1011, 1036, 1298, 2081-2085, 2093-2095

teutoni

turco, lingua turca 993-994, 3252-3253 turchi

lingua valacca 979-980, 1298-1299, 3638 valacchi

lingua volsca 979 volsci

La “diversità delle lingue” nello Zibaldone di Giacomo Leopardi 15

Ci siamo pre~ssi di so�ermare ora l’attenzione sull’analisi dei parametri1 diclassi~cazione linguistica ampliandola anche verso altre direzioni.

La proprietà rappresenta l’“immersione di una entità linguistica nel nucleoimmaginativo proprio, prima che alla poesia, all’uso civile, nella programma-tica ‘imperfezione’ semantica dello scambio comunicativo quotidiano e popo-lare”2 in opposizione alla precisione, riduzione di quell’entità linguistica a“un’idea più semplice e nuda che si possa”.3 Si tratta di un parametro inclusonel nodo teorico leopardiano parole-termini polarizzato appunto tra proprietà,varietà, individualità, poeticità, libertà, connotati delle parole, elementi minimidelle lingue naturali da un lato e uniformità, schiavitù, universalità, geometricitàrequisiti dei termini, segni delle lingue arti}ciali e dei linguaggi tecnici e scien-ti~ci dall’altro.4

Il binomio parole-termini risulta così avere una valenza metalinguistica esibitanelle pagine dello Zibaldone e operativa nella distinzione tra lingue di parole, inorigine “libere”, “varie”, “proprie”, modellate sull’immaginazione, e lingue ditermini, plasmate dalla ragione.

Al dominio della natura e dell’immaginazione corrisponde “l’indole popolaredi una lingua”5 che

rinchiude tutte le qualità delle quali una lingua umana possa esser capace (siccome la na-tura rinchiude tutte le qualità e facoltà di cui l’uomo [2132]o il vivente è suscettibile, os-sia le disposizioni a tutte le facoltà possibili); rinchiude il poetico come il logico e il ma-tematico ec. (siccome la natura rinchiude la ragione): laddove una lingua d’indolemodellata sulla conversazione civile, o sopra qualunque gusto, andamento ec. linguag-gio ec. di convenzione, non rinchiude se non quel tale linguaggio e non più (siccome laragione non rinchiude la natura, nè vi dispone l’uomo, anzi la esclude precisamente), se-condo che vediamo infatti nella lingua latina, e molto più nella francese, proporzionata-mente alle circostanze che asservissent e legano quest’ultima al suo modello ec. moltopiù che la latina ec. (20. Nov. 1821.)6

La condizione originaria subisce poi modi~che nel corso del tempo, attraversoun processo di “formazione”, che dipende sia da fattori geopolitici e sociali sia daquelli culturali. La capacità di una lingua di serbarsi libera, ricca, molteplice dipende dalla “letteratura” intesa nel senso più ampio del termine. Se società eletteratura snaturano l’indole originaria in nome di un rigido canone formale estilistico che blocca ogni individualità espressiva, si ha una lingua “schiava”, il cuiprototipo moderno è il francese, lingua dell’uniformazione e della geometrizza-zione.7

La libertà linguistica è per Leopardi la capacità di autorinnovarsi, adattandosialla realtà che di volta in volta si presenta come nuova, non trasformando mec-

1 Cfr. Bianchi 2009, p. 168. 2 Cfr. Gensini 1984, p. 95.3 Zib. 1234-1236.4 Sulla dialettica parole-termini rimandiamo all’ampia bibliogra~a. Segnaliamo, tra gli altri, Tanga

1959; Battaglia 1964; Leone De Castris 1964; Corti 1973; Marzot 1974; Calvino 1980; Prete 1980; LoPiparo 1982; Gensini 1984, 1989, 1992, 1993, 1994. 5 Zib. 2131.

6 Zib. 2131-2132. 7 Cfr. Gensini 1994, pp. 49-50.

16 Angela Bianchi

canicamente i termini stranieri sulla base della lingua originaria di partenza, maricreando le parole da se stessa, con le sue sole forze e i suoi criteri linguistici in-trinseci. Essa risulta una funzione decisiva delle lingue, legata alla loro “pieghe-volezza” e alla “conformabilità” alle più diverse operazioni espressive, sia oraliche scritte. Il dato della libertà è omologo alla semplicità, che implica la facilità diapprendimento per tutti, e all’antichità. Plasticità e manipolabilità di una linguadiscendono dal suo radicamento nella natura antica dell’uomo, essendo espres-sione della libertà immaginativa dei nostri progenitori, capaci di rapportarsi allarealtà in modo più sicuro e diretto degli uomini moderni.

Il tracciato leopardiano sembra mirare alla ‘perfezione’1 di una lingua, in unaricerca che rappresenta il tentativo di raggiungere quell’unità persa con il “di-saccordo” sorto a Babele.2

Il punto di partenza è rappresentato dalla de~nizione della nozione di perfe-zione che “ogni specie dunque, ed ogni individuo in quanto è conforme alla na-tura della sua specie”3 possiede: si tratta però di una “perfezione relativa”,4 percui “non essendoci perfezione assoluta, cioè tipo di perfezione, nessun essere ospecie è più perfetta di un’altra”.5 Viene poi stabilita una distinzione tra perfezio-ne originaria, attribuita dalla natura all’uomo e alle altre cose e perfezionamento,che l’uomo ha ottenuto con la sua ‘arte’ e con l’uso della ragione.6

Anche per la lingua vale lo stesso tipo di distinzione tra una perfezione origi-naria, consistente in uno stato ideale di equilibrio tra natura e ragione, binomiofondamentale negli schemi di ragionamento di Leopardi e “perfezionamento diuna lingua, cosa anch’essa di�cilissima e tardissima a conseguirsi, e intendo ora,non quello che riguarda la bellezza, ma la semplice utilità di una lingua”.7

Dalle note zibaldoniche emergono, pertanto, due tipi di perfezione: una na-turale, l’altra acquisita, razionale, arti~ciale. Quest’ultima si suddivide ulterior-mente in due sottocategorie: quella di una perfezione basata sull’arte, che ha co-me prodotti il latino e il sanscrito e quella fondata sulla pura ragione e quasi sullamatematica, il cui massimo prodotto è il francese. Ci sarebbero in de~nitiva tretipi di perfezione: quella naturale che origina il greco e l’italiano, quella arti}cia-le fondata sull’arte antica e testimoniata dal latino e dal sanscrito e quella arti}-ciale fondata, però, sull’arte moderna, ossia sulla pura ragione e sulla matemati-ca il cui prodotto è il francese. Tra perfezione naturale e arti}ciale opera ladiscriminante della libertà, che rende liberi il greco e l’italiano e non liberi il lati-no e il francese con tutte le caratteristiche che ne derivano, tenendo sempre pre-sente il fondamentale nesso con la letteratura.8

Da qui la collocazione leopardiana sui tre livelli delle lingue “libere per natu-ra e per fatto”,9 come il greco e l’inglese, delle lingue “libere per natura, ma nonin fatto”,10 come l’italiano e delle lingue “non libere né per natura né in fatto”,11quali il latino e il francese.

1 Cfr. Longo 1998. 2 Cfr. Poli 1990, 1995. 3 Zib. 391.4 Ibidem. 5 Ibidem. 6 Cfr. Longo 1998, pp. 127-131.7 Zib. 940. 8 Cfr. Longo 1998, pp. 131-135.9 Zib. 1048. 10 Ibidem. 11 Cfr. Zib. 1049.

La “diversità delle lingue” nello Zibaldone di Giacomo Leopardi 17

Le lingue perfette per arte antica o moderna, possono essere considerate tali perun processo di perfezionamento, avvenuto in tempi avanzati lontani dalla natura;il greco rispecchierebbe quello stato di perfezione relativa che si attua quando ra-gione e arte interagiscono, stabilendo un equilibrio ideale di�cile da mantene-re per l’avanzare della ragione, mentre il latino è soggetto a un graduale proces-so di perfezionamento che culmina con l’età di Cicerone, ma che poi tende acorrompersi e ad alterarsi. Alla luce delle più svariate ri�essioni su questi argo-menti presenti nelle pagine zibaldoniche, si stabilisce una vera e propria gerar-chia tra i vari tipi di ‘lingue perfette’: fra le lingue fondate sulla natura troviamo ilgreco, l’italiano, ma anche il latino dei primi scrittori, distinto dal latino “perfe-zionato” del “secolo d’oro” che, insieme al sanscrito, considerato tra l’altro lin-gua “perfettissima” per la ricchezza della sua letteratura, rientra tra le lingue fon-date sull’arte antica. In~ne troviamo le lingue fondate sulla pura ragione e sull’artemoderna, il cui prototipo è il francese, che contiene i principi di corruzione per-ché si formò in tempi moderni, sudditi della pura ragione e che per questo saràassunta a modello della “lingua universale”.1

Riprenderemo più avanti il discorso sulla lingua universale. Segnaliamo quiche alla pagina 936, la stessa che contiene le osservazioni sulla diversità dei lin-guaggi, inserita in epigrafe al presente lavoro, Leopardi puntualizza “che il pro-getto di una lingua universale, (seppure per questa s’è mai voluta intendere unalingua propria e nativa e materna e quotidiana di tutte le nazioni) è una chime-ra non solo materialmente, e relativamente, e per le circostanze e le di�coltà cherisultano dalle cose quali ora sono, ossia dalla loro condizione attuale, ma anchein ordine all’assoluta natura degli uomini; vale a dire non solamente in pratica,ma anche in ragione”2 convalidando le sue precedenti argomentazioni.

La perfezione rappresenterebbe pertanto un ideale, cui si avvicinano le lingueperfette per natura, che possono essere ridenominate “lingue relativamente per-fette o grandi”, utilizzando, invece, per quelle arti}ciali, la de~nizione di “per-fette”, per l’inferiorità della ragione.3

La lingua greca è libera perché formata in epoca omerica, in tempi antichissi-mi ancora vicini alla natura, mentre la lingua latina si è di�usa quando la civiltàromana era in pieno decadimento, nel passaggio dalla libertà al principato, sep-pur nel momento di formalizzazione della lingua e della letteratura latine. La lin-gua greca, già perfetta al tempo di Omero, non ebbe pertanto bisogno di un “se-colo d’oro” come è invece avvenuto per il francese, per il latino e per l’italiano.4Leopardi ritiene che la conservazione della lingua greca per così lungo tempo siadipesa dal fatto che i Greci si ri~utarono sempre di conoscere e imitare i Latini efurono in grado di “autorigenerarsi” anche nel periodo della decadenza.5 Perquesto la lingua greca è caratterizzata da varietà, ricchezza e semplicità, carattereomologo, quest’ultimo, alla vicinanza della lingua alla natura originaria e scom-parso nelle lingue moderne ad eccezione dell’italiano e del tedesco. Queste dueultime lingue l’avrebbero conservato in parte, comprovando che esistono le con-

1 Cfr. Longo 1998, pp. 139-146. 2 Zib. 936-937. 3 Cfr. Longo 1998, p. 147.4 Cfr. Moreschini 1994, pp. 88-91. 5 Cfr. Ibidem, pp. 89-93.

18 Angela Bianchi

dizioni perché anche oggi si possa disporre di uno strumento linguistico mobilee capace di ogni operazione espressiva.1

Singolare è il caso della lingua italiana che avrebbe goduto, nel corso della suastoria, di un fortunato intreccio fra indole popolare e spinte riformatrici. Libero,vario, “proprio”, l’italiano cominciò a formarsi nel Trecento, “tempo liberissimo,perché antichissimo e quindi naturale”,2 per perfezionarsi poi nel Cinquecento,“il vero e solo secolo aureo della nostra lingua e della nostra letteratura”.3

Già prima che prendessero vita i dibattiti sulla “questione della lingua”, l’ita-liano aveva assunto quei tratti di “libertà d’indole e di fatto”,4 quella “varietà” e“adattabilità”, concretizzati nella sua somma capacità di “tradurre” le altre lin-gue, serbando la propria ~sionomia.5

Per meglio de~nire la posizione dell’italiano, Leopardi ricorre costantementeal confronto con il francese, considerato complessivamente in funzione antiteti-ca rispetto alla storia della nostra lingua. Per Leopardi la lingua francese “è pereccellenza la lingua moderna”, in quanto è l’ultima “fra le lingue nella cui indo-le signoreggia l’immaginazione”.6

La maggiore modernità della lingua francese, vale a dire la sua piena rispon-denza all’attuale civiltà, si determina nel suo costante distacco dalla natura e dal-la immaginazione per una più stretta aderenza all’educazione razionalistica escienti~ca dell’età contemporanea, con evidenti risultati di “uniformità” e “uni-versalità”, caratteri che poi ~niscono per coincidere.7

Alla luce delle esperienze dell’Illuminismo si era creduto che il francese po-tesse fungere da idioma “universale” della società colta europea; nell’indagineleopardiana questa lettura viene rovesciata argomentando che il francese trae lasua “universalità” solo dalla sua rigidità e “geometricità”. Sarebbe proprio lastruttura lineare e sempli~cata della sua norma stilistica, la capacità di “inversio-ni”, la mancanza di “ardire” e di mobilità sintattica, in sostanza, la sua “povertà”a formare un punto di forza, presentando una lingua dominata dall’uso sincro-nico, che sembra rinunciare ad ogni “proprietà” e ridursi ad un gran “termine”.8

Leopardi analizza il passaggio dalla primitiva libertà alla “formazione” dellelingue, in rapporto all’azione della letteratura e all’elaborazione formale da par-te degli scrittori. Tempi, modi e criteri della “formazione” di una lingua sono per-tinenti allo stabilimento della sua attuale possibilità di essere libera.9

Nel caso del greco, la formazione letteraria e l’uso sociale si sono intrecciaticon una condizione di “policentrismo” politico-culturale che ha preservato la lin-gua dalla schiavitù, per cui essa è libera per natura, ma anche per fatto, in quantoi modi e i tempi della formazione non sono stati tali da invalidare i tratti speci~-ci della sua indole primitivamente libera. Ciò è potuto accadere per la condizio-ne di varietà politico-culturale della nazione greca, dove l’oggettiva costrizionedovuta all’esistenza della società non è stata tale da limitare possibilità e spazi di

1 Cfr. Gensini 1984, pp. 88-89. 2 Zib. 1047. 3 Zib. 690.4 Zib. 1046. 5 Cfr. Gensini 1994, p. 53. 6 Zib. 1002.7 Cfr. Battaglia 1964, pp. 20-23. 8 Cfr. Gensini 1984, p. 53.9 Cfr. Ibid., pp. 89-91; cfr. anche Terracini 1963 e Iannizzotto 2005.

La “diversità delle lingue” nello Zibaldone di Giacomo Leopardi 19

inventività individuale. L’italiano si trovava, almeno potenzialmente, in una si-tuazione simile al greco, in quanto formatosi nel tempo “naturale” del Trecentoe privo di una “capitale” che operasse da vigoroso strumento di attrazione cul-turale. È riuscito così a conservare un patrimonio linguistico più prossimo almondo ricco, vario, espressivo degli antichi.1

Ma tali condizioni politico-culturali rappresentano anche problematici segna-li di arretratezza, costituendo poi argomento di una diagnosi estremamenteavanzata dei motivi della “non popolarità” della nostra lingua. L’italiano è, quin-di, una lingua libera per natura “ma non in fatto”. Occorre che la fase “libera” del-le lingue, identi~cata storicamente da Leopardi nel periodo delle dinamiche “re-pubbliche popolari” delle origini, non sia contraddetta da violenti processi diuniformazione dall’alto. Il francese si colloca, nello schema leopardiano, sul po-lo negativo delle lingue non libere né per natura né per fatto: la non libertà per na-tura è un tratto che essa condivide col latino, pure assecondato, ai suoi tempi, dauna libertà immaginativa e culturale non rintracciabile in epoca moderna; laschiavitù di fatto dipende, invece, dai caratteri intrinseci della storia e della socie-tà francesi, dove, dapprima l’imposizione di una riforma linguistica da parte del-l’Accademia reale e successivamente l’omologazione della conversazione hannofatto perdere alla lingua “proprietà”, “familiarità”, “eleganza”. L’essersi formatoin tempi moderni ha fatto sì che il francese rientrasse nel modello di quella “lin-gua di termini”, “lingua della ragione”, in opposizione a quelle “lingue di paro-le”, libere, varie, modellate sull’immaginazione.2

Il parametro della libertà, segno dello stretto legame tra natura e lingua equi-vale anche all’“ardire”,3 quale segno della bellezza di una lingua,4 nei luoghi incui si legge che tutte le lingue, ai loro inizi, sono di necessità più ardite che nelseguito della loro esistenza, e che le lingue antiche sono più ardite di quelle mo-derne, “a causa del tanto minor numero ch’esse avevano di parole originarie”.5

La lingua si arricchisce, nel corso dei secoli, grazie alle nuove nozioni e allenuove realtà della vita: da qui la necessità che esse siano espresse per mezzo diparole nuove. Ma le radici, dalle quali ricavare le parole nuove, sono per necessi-tà in numero limitato e pertanto la lingua fa ricorso ai composti e ai derivati. L’ar-dire della lingua greca dipendeva dalla libertà con la quale essa si è servita dellesue radici, per formare il massimo numero dei composti, corrispondenti alle esi-genze di rappresentare la realtà nelle nuove situazioni.6

Per Leopardi “le lingue sono diverse, inassimilabili, espressione di processi sto-rici non omogenei”:7 il pensiero introduce una ri�essione sul tradurre che “nonpuò voler dire eseguire il calco di percorsi estranei […], ma imitare rispettandociò che si imita (contenuti e forme)”8 e “il mezzo con il quale si imita”:9

né il pregio dell’imitazione consiste nell’uguaglianza, ma nella simiglianza, né tanto èmaggiore quanto l’imitante più s’accosta all’imitato, ma quanto più vi s’accosta secon-

1 Cfr. Gensini 1984, pp. 89-91. 2 Cfr. Ibid., pp. 91-93.3 Cfr. Moreschini 1994, pp. 77-78. 4 Zib. 2415-2419.5 Zib. 2444-2445. 6 Cfr. Moreschini 1994, p. 78-80.7 Cfr. Nacci 1999, p. 82. 8 Ibidem. 9 Ibidem.

20 Angela Bianchi

do la qualità della materia in cui s’imita, quanto questa materia è più degna; e quel ch’èpiù, quanto v’ha più di creazione nell’imitazione, cioè quanto più v’ha di creato dall’ar-te~ce nella somiglianza che il nuovo oggetto ha coll’imitato, ossia quanto questa somi-glianza vien più dall’arte~ce che dalla materia, ed è più nell’arte che in essa materia, epiù si deve al genio che alle circostanze esteriori.1

Viene seguita la linea di un principio per cui “il miracolo di una traduzione, comequello della transustanziazione, consiste nell’essere altro rimanendo se stesso”.2

Il problema della varietà della lingua,3 a�rontato da Leopardi in diversi luoghizibaldonici, suggerisce un confronto4 con un passaggio humboldtiano di Über dieVerschiedenheit des menschlichen Sprachbaues.5 L’autore si propone di “considerareil nesso che lega la diversità delle lingue e la divisione dei popoli alla produzionedella forza spirituale umana, intesa come una forza che si sviluppa a poco a po-co per gradi mutevoli e in nuove con~gurazioni, in quanto entrambi questi fe-nomeni possono rischiararsi reciprocamente”,6 tenuto conto che “la divisionedel genere umano in popoli e gruppi etnici e la diversità delle lingue e degli idio-mi sono […] fenomeni connessi l’un l’altro immediatamente, correlati e subor-dinati ad un terzo fenomeno superiore: al prodursi della forza spirituale umanain forme sempre nuove e spesso più elevate”,7 dove “trovano […] non solo la lo-ro legittimazione, ma anche, per quanto l’indagine riesce a penetrare in essi e acoglierne il nesso, la loro spiegazione”.8

Pertanto Humboldt convalida l’idea che “lo studio linguistico comparato, l’in-dagine precisa e approfondita dei molteplici modi in cui innumerevoli popoli as-solvono il compito della formazione del linguaggio, a tutti, in quanto uomini, in-distintamente assegnato, perde ogni più alto interesse, se non si collega al puntoin cui la lingua è connessa al plasmarsi della forza spirituale della nazione”.9

Se non ci fosse l’aggettivo “comparato” riferito allo “studio linguistico”, attri-buiremmo queste parole a Leopardi, considerando che:

il linguaggio ha sempre solo un’esistenza ideale nelle menti e negli animi degli uomini,e mai, anche inciso nella pietra o nel bronzo, un’esistenza materiale; ed anche la forzadella lingua non più parlata, nella misura in cui possiamo ancora avvertirla, dipende ingran parte dall’intensità dello spirito con cui la richiamiamo in vita. […]. Nel processo disviluppo di ogni lingua concorrono due cause che si delimitano a vicenda: da un lato ilprincipio che determina originariamente la direzione, e dall’altro l’in�usso della mate-ria già prodotta, il cui potere è sempre inversamente proporzionale alla forza, via via af-fermantesi, di quel principio.10

1 Zib. 2857-2858.2 Cfr. Nacci 1999, p. 82. Sul problema la bibliogra~a è scon~nata. Segnaliamo in particolare: Bolel-

li 1982; Nencioni 1983a, 1983b; Ponzio 1983; Steiner 1984; Barthouil 1990; Dolfi, Anna-Mitescu,Adriana (a cura di) 1990; Genot 1990; Dardano 1994; Poli 1997; Bellucci 2001; Silvestri 2001; Ran-dino 2002.

3 Rimandiamo all’ampia bibliogra~a sul tema. In riferimento all’interpretazione leopardiana dellavarietà segnaliamo Gensini 1984, 1985, 1998; Ponzio 1989. 4 Cfr. Ferranti 2000.

5 Von Humboldt 2000. 6 Von Humboldt 2000, pp. 9-10.7 Ibidem. 8 Ibidem.9 Ibidem. 10 Ibidem, p. 133.

La “diversità delle lingue” nello Zibaldone di Giacomo Leopardi 21

La nozione di varietà, che nel percorso leopardiano esercita una determinata fun-zione all’interno di quella che abbiamo individuato quale ‘teoria dei sinonimi’1e nell’indagine sull’evoluzione delle lingue trova un fondamento nella relazioneesistente tra lingua e pensiero.

La lingua è uno strumento per manovrare il dato sensibile: essa lo modi~ca elo direziona “per tentativi” alle esigenze dell’espressione e della comunicazione:

Tutto è materiale nella nostra mente e facoltà. L’intelletto non potrebbe niente senza lafavella, perchè la parola è quasi il corpo dell’idea la più astratta. Ella è infatti cosa mate-riale, e l’idea legata e immedesimata nella parola, è quasi materializzata. La nostra me-moria, tutte le nostre facoltà mentali, non possono, non ritengono, non concepisconoesattamente nulla, se non riducendo ogni cosa a materia, in qualunque modo, ed attac-candosi sempre alla materia quanto è possibile; e legando l’ideale col sensibile; e notan-done i rapporti più o meno lontani, e servendosi di questi [1658] alla meglio. (9. Sett. 1821.).V. p. 1689. capoverso 2.2

La ‘varietà’ occupa in questo sistema un livello in più luoghi ritenuto necessario,3come esposto nei passi4 in cui si ragiona sul plurilinguismo, fattore indispensabi-le e costitutivo della comunicazione umana, articolato nelle dimensioni di pluri-linguismo esterno, in rapporto alle diversità e pluralità di lingue e di plurilingui-smo interno, riscontrabile nell’ambito di una stessa lingua. Alla luce di quantodetto, la stessa varietà si articola in una serie di categorie conoscitive rintraccia-te da Gensini5 e formalizzate come variazioni in diatopia, diacronia, diastratia ediafasia, secondo una terminologia moderna, ma comunque di “stampo” leo-pardiano quanto al campo di fenomeni che circoscrivono.6

Proporzionali alla nozione di varietà risultano le nozioni di estensione e di spa-zio. In base a questa ri�essione che riporta all’attuale dimensione diatopica, Leo-pardi diversi~ca in prima istanza le lingue secondo la di�usione per estensione,in grandi nazioni e popolazioni, e per riduzione, a motivo delle vicende storico-politiche che ne restringono i con~ni: Leopardi cita il caso del latino che, espor-tato in Francia e in Spagna, si scinde in parlate eterogenee, e del greco, che nel-le varie colonie si diversi~ca profondamente. Ulteriore livello di di�erenziazionesi pone, all’interno di ogni singola nazione, nelle città e nelle loro aree di attra-zione da cui l’importanza storica dei dialetti, riconosciuta nel latino, nel greco, enell’italiano, con dirette conseguenze sull’attitudine alla di�usione nazionale edextranazionale della lingua. Il processo di suddivisione si spinge anche oltre, in-vestendo i nuclei familiari, interagendo con le loro tradizioni e le loro abitudinieducative. Si intrecciano, così, componenti spaziali e considerazioni antropolo-giche e sociologiche, a cui Leopardi attribuisce la suddivisione delle lingue e l’ori-gine di usi e abitudini espressive. Alla naturale e necessaria tendenza alla varietàsi contrappone il bisogno di conformità del vivere sociale, che opera su piccolascala, fungendo da fattore individuante rispetto alla massa. Ma, in generale, la vi-ta in società tende a uniformare gli usi linguistici. Per Leopardi il volgo è il setto-

1 Cfr. Bianchi 2010. 2 Zib. 1658.3 Cfr. anche Gensini 1984, pp. 127-128. 4 Cfr. Zib. 932-940.5 Cfr. Gensini 1984, p. 131; 1985, 1998.6 Cfr. Zib. 1065-1066, 1459; Cfr. anche Ponzio 1983, 1989 e Gensini 1985, 1998.

22 Angela Bianchi

re maggiormente centrifugo sul piano linguistico, in opposizione alle spinte diordine politico, economico-sociale, culturale.1

La dimensione diacronica è posta come conseguenza necessaria della tenden-za alla varietà della natura umana e di quella “seconda natura” costituita dal co-stume, in continua trasformazione, nello spazio e nel tempo. Le ragioni storichee culturali del mutamento si dimostrano anche in problemi quali quello della“purezza” linguistica e della questione dei prestiti linguistici. Da qui è possibilerintracciare alcuni principi di variazionismo diastratico. Ne troviamo signi~cati-va traccia nella ripresa della testimonianza ciceroniana sulla compresenza, nel la-tino classico, del registro aulico e di quello popolare e rustico (Zib. 1013), dipana-ta nella tesi della derivazione dell’italiano dal latino volgare, e nell’analisi delrapporto tra parlato e scritto come livelli espressivi connotati socialmente. Leo-pardi coglie in maniera chiara la di�erenza esistente tra le vicende linguistiche dipaesi quali Spagna o Francia, dove la lingua latina si di�onde popolarmente e, so-stituendosi poi alle parlate indigene, si altera notevolmente rispetto al modellodi partenza, e il caso di paesi, quali Germania, Inghilterra, Polonia, in cui al lati-no appartengono gli ambiti della vita scienti~ca, religiosa e in parte della lette-ratura dove però alle lingue locali sono permessi ampi spazi di uso. L’italiano siè originato dal latino parlato e non dal latino normato. Quanto al rapporto fraparlato e scritto, Leopardi è convinto della priorità logica e sociale della linguaparlata. La varietà, la plasticità e adattabilità dell’italiano derivano dal fatto chegli scrittori l’hanno “formato” attingendo alla “favella popolare”, la sola che ge-nera “proprietà”, ossia carattere, indole, individualità culturale a un linguaggio.Altro esempio di “varietà” in senso diastratico si coglie nel rapporto fra linguapopolare e lingua colta, il cui equilibrio dipende dal prestigio e dalla capacità diirradiazione della classe degli scrittori, equilibrio la cui inesistenza fa teorizzarea Leopardi una “lingua moderna” per l’Italia.2

Leopardi assume dunque un ruolo di primo piano in quel ~lone del pensierolinguistico europeo che ha individuato nella varietà una caratteristica delle lin-gue, la rappresentazione della loro libertà di idiomi naturali, ma anche il puntodi arrivo della loro elaborazione in quanto strumenti di letteratura in prosa e inpoesia. La dimensione biologica dell’umanità risulta così inseparabile dai pro-cessi che guidano il suo adattamento culturale e sociale.3

C’è un’altra chiave di lettura che Leopardi non tralascia di fornirci nell’inda-gine sulla varietà delle lingue, che apre al versante antropologico. In questa pro-spettiva la diversità delle lingue e dei popoli si relaziona alla di�erenziazione diclima nelle varie zone di di�usione:

È cosa nota che le favelle degli uomini variano secondo i climi. Cosa osservata dev’esse-re altresì che le di�erenze de’ caratteri delle favelle corrispondono alle di�erenze de’ ca-ratteri delle pronunzie ossia del suono di ciascuna favella generalmente considerato […].

Dev’esser parimente osservato, che siccome il carattere della lingua al carattere dellapronunzia, così i caratteri delle pronunzie corrispondono alle nature dei climi, e quindialle qualità ~siche degli uomini che vivono in essi climi, e alle lor qualità morali che dal-le ~siche procedono e lor corrispondono. Onde ne’ climi settentrionali, dove gli uomini

1 Cfr. Gensini 1984, pp. 131-132. 2 Cfr. Gensini 1984, pp. 133-136. 3 Cfr. Ibid., p. 142.

La “diversità delle lingue” nello Zibaldone di Giacomo Leopardi 23

indurati dal freddo, da’ patimenti, e dalle fatiche di provvedere a’ propri bisogni in terre[3248] naturalmente sterili e sotto un cielo iniquo, e forti~cati ancora dalla fredda tem-peratura dell’aria, sono più che altrove robusti di corpo, e coraggiosi d’animo, e prontidi mano, le pronunzie sono più che altrove forti ed energiche, e richiedono un grandespirito, siccome è quella della lingua tedesca piena d’aspirazioni, e che a pronunziarla parche richiegga tanto ~ato quant’altri può avere in petto, onde a noi italiani, udendola da’nazionali, par ch’e’ facciano grande fatica a parlarla, o gran forza di petto ci adoprino.Per lo contrario accade nelle lingue de’ climi meridionali, dove gli uomini sono per na-tura molli e inchinati alla pigrizia e all’oziosità, e d’animo dolce, e vago de’ piaceri, e dicorpo men vigoroso che mobile e vivido.1

Dal percorso zibaldonico emergono chiaramente sia le entità delle proporzioni“tra le diverse nature dei climi e i diversi caratteri delle rispettive pronunzie e ge-ni delle rispettive lingue”2 sia le modalità attraverso cui “il clima opera sulle fa-velle, e da quali proprietà del clima quali proprietà derivino alle pronunzie e al-le lingue”.3 Si riconosce inoltre che “trovandosi in un medesimo clima e paeseessere stati in diversi tempi diversi caratteri di pronunzia e di lingua, queste di-versità corrispondettero sempre alle qualità ~siche degli uomini che ciascunad’esse pronunzie e lingue, l’una dopo l’altra usarono, le quali ~siche qualità va-riarono secondo le diverse circostanze morali, politiche, religiose, intellettualiec. che in diverse generazioni in quel medesimo clima e paese ebber luogo”.4

Sulla base delle coordinate leopardiane è stato possibile realizzare una classi-~cazione tra lingue occidentali, orientali, meridionali e settentrionali, come in-dicato nella seguente tabella:5

1 Zib. 3247-3248. 2 Zib. 3251. 3 Ibidem.4 Ibidem. 5 Cfr. Bianchi 2009,p. 172.

lingueoccidentali

lingue linguemeridionali settentrionali

lingueorientali

greco

latino

italiano

francese

spagn(u)olo

portoghese

valacco

celtico(Spagna,Gallia)

italiano gotico

latinotedesco

grecosvizzero

olandese

danese

francesesvedese

celtico (Italia) polacco

inglese russo

celtico (Bretagna,Scozia, Irlanda)

ebraico

arabo

siriaco

copto(dialetti del),egiziano

turco

armeno

indiano, sascrito

lingue “asiatiche”(persiano, cinese,giapponese)

24 Angela Bianchi

È stato ulteriormente possibile individuare una serie di lessici speci~ci elaboratiper ogni tipo di ambito: la diversità dei climi (caldo-meri dionale-orientale e fred-do-settentrionale) determi na abitudini, tradizioni e conseguenze visibili anchesul piano della lingua, come nella pronuncia, così anche nel lessico.1

Tra i lessici segnalati il Vocabolario di europeismi rappresenta uno degli stru-menti preposti alla rigenerazione, linguistica e culturale, auspicata da Leopardi,associato ad altri mezzi quali la partecipazione alla questione della lingua, allapolemica con il vocabolario della Crusca e al dibattito europeo su temi linguisti-ci, in linea col progetto tassonomico di classi~cazione del mondo che ha un ruo-lo anche nell’elaborazione del metodo etimologico.2

L’intersezione delle angolazioni proposte alla luce delle variabili biologica,culturale e linguistica3 mira alla dimostrazione di una serie di fenomeni corri-spondenti, rintracciabili nell’investigazione leopardiana.

Le di�erenze climatiche sembrano conformarsi alle diversità linguistiche conconseguenti elaborazioni di lessici speci~ci per ogni ambito di�erenziato in rela-zione all’ambiente; la ri�essione sul forte legame tra società, lingua e cultura te-stimonia in un certo senso la presenza di principi di variazionismo, oltre che l’ur-genza di un rinnovamento culturale.

La classi~cazione leopardiana delle lingue, nella loro varietà e diversità, inse-rita da un lato nell’ottica del dibattito europeo del tempo, dall’altro nella di-mensione di un progetto linguistico più ampio, accanto o all’interno del Paralle-lo, modellato su principi ‘etimologici’, motivato e sostenuto da un’articolataindagine e da una coerente metodologia dimostra come per Leopardi sia possi-bile ri�ettere su fenomeni di lingua in una dimensione metalinguistica dalle in-numerevoli estensioni.

Riferimenti bibliografici

Barbieri, Luca1994 Leopardi linguista e }lologo: lo Zibaldone di pensieri e un’idea di latino volgare, in

«Aevum», Rassegna di scienze storiche, linguistiche e ~lologiche, 3, Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, pp. 677-698.

Barthouil, George1990 Leopardi en français. Leopardi et le français, in Dol~, Anna - Mitescu, Adriana (a

cura di) 1990, pp. 71-90.1994 Leopardi comparatiste, in Leopardi et l’Europe. Approches comparatistes, Actes du

Colloque international d’Avignon (octobre 1990, dixième édition des journéesd’études italiennes d’Avignon), Avignone, pp. 3-10.

Battaglia, Salvatore1964 La dottrina linguistica del Leopardi, in Leopardi e il Settecento, Atti del i Convegno

internazionale di studi leopardiani (Recanati, 13-16 sett. 1962) a cura del cnsl, Fi-renze, Olschki, pp. 11-47.

1 Cfr. Zib. 3347, 4064, 4069. 2 Cfr. Bianchi 2006, 2012.3 Cfr. in particolare Belardi (a cura di) 1993; Bombi-Graffi (a cura di) 1998.

La “diversità delle lingue” nello Zibaldone di Giacomo Leopardi 25

Belardi, Walter (a cura di)1993 Ethnos lingua e cultura: scritti in memoria di Giorgio Raimondo Cardona, Roma, il

Calamo.Belardi, Walter

2002 L’etimologia nella storia della cultura occidentale, Roma, il Calamo, 2 voll.Bellucci, Novella

2001 “Di�coltà e impossibilità di ben tradurre”, in Lo Zibaldone cento anni dopo, compo-sizione, edizioni, temi, Atti del x Convegno internazionale di studi leopardiani(Recanati-Porto Recanti 14-19 settembre 1998), Firenze, Olschki, pp. 37-58.

Bianchi, Angela2006 Il percorso di un Trattato sull’etimologia nello Zibaldone di Giacomo Leopardi, Dis-

sertazione dottorale, Dottorato di ricerca in Storia linguistica dell’Eurasia, Uni-versità degli Studi di Macerata, Dipartimento di ricerca linguistica, letteraria e~lologica, ciclo xix.

2009 Giacomo Leopardi e la “diversità delle lingue”: la prospettiva interculturale dello Zi-baldone, in Lingue, ethnos e popolazioni: evidenze linguistiche, biologiche e culturali,Atti del Convegno (Verona 25-27 ottobre 2007), Roma, il Calamo, pp. 167-174 (ses-sione poster).

2010 Etimologia e sinonimia tra motivazione e slittamento semantico: tracciati leopardiani, inParole. Il lessico come strumento per organizzare e trasmettere gli etnosaperi, Atti delConvegno (Arcavacata di Rende 2-4 luglio 2009) a cura di N. Prantera, A. Mendi-cino, C. Citraro, Università della Calabria, Centro Editoriale e Librario, pp. 99-125.

2012 Pensiero sull’etimo. Ri~essioni linguistiche nello Zibaldone di Giacomo Leopardi, Roma, Carocci.

Bolelli, Tristano1982 Leopardi linguista e altri sa�i, Firenze, G. D’Anna.

Bombi, Raffaella-Graffi Giorgio (a cura di)1998 Ethnos e comunità linguistica: un confronto metodologico interdisciplinare. Atti del

Convegno internazionale (Udine, 5-7 dicembre 1996), Udine, Forum.Calvino Italo

1980 L’antilingua, in Una pietra sopra. Discorsi di letteratura e società, Torino, Einaudi,pp. 122-126 (apparso originariamente in “Il Giorno” del 3. 2. 1965).

Corti, Maria1973 Aspetti nuovi della prosa letteraria in prospettiva semiologica, in Storia linguistica

dell’Italia del Novecento, Atti del v Convegno internazionale di studi della SLI (Roma, 1-2 giugno 1971), Roma, Bulzoni, pp. 93-105.

Dardano, Maurizio1994 Le concezioni linguistiche del Leopardi, in Lingua e stile di Giacomo Leopardi, Atti

dell’viii Convegno internazionale di studi leopardiani (Recanati, 30 sett.-5 ott.1991), a cura del cnsl, Firenze, Olschki, pp. 21-43.

Dolfi, Anna-Mitescu, Adriana (a cura di)1990 La corrispondenza imperfetta. Leopardi tradotto e traduttore, Roma, Bulzoni.

DLMDizionario generale plurilingue del lessico metalinguistico, consultabile online all’indirizzoweb: http://dlm.unipg.it (ultima consultazione dicembre 2011).

Ferranti, Clara2000 Lo spagnolo nelle ri~essioni linguistiche dello Zibaldone di Leopardi, in Rapporti

culturali fra Italia e Spagna (vii incontro Macerata, Università degli studi, 16-17novembre 2000), supplemento a Quaderni di }lologia e lingue romanze. Ricerchesvolte nell’Università degli studi di Macerata, terza serie, 15, pp. 43-55.

26 Angela Bianchi

Gensini, Stefano1984 Linguistica leopardiana. Fondamenti teorici e prospettive politico-culturali, Bologna,

Il Mulino.1985 Teoria della variazione e problemi della storia linguistica italiana in G. Leopardi, in

Linguistica storica e cambiamento linguistico, Atti del xvi Congresso internaziona-le di studi della sli (Firenze, 7-9 maggio 1982), a cura di L. Agostiniani, P. Bel-lucci Ma�ei, M. Paoli, Roma, Bulzoni, pp. 263-284.

1989 Leopardi }losofo del lingua�io e la tradizione italiana, in Leopardi e il pensiero moderno, a cura di C. Ferrucci, Milano, Feltrinelli, pp. 182-198.

1992 Le lingue fra parole e termini, in «Italiano e oltre», vii, 4, pp. 156-158.1993 La teoria semantica di Leopardi, in Id., Volgar favella. Percorsi del pensiero linguistico

italiano da Robortello a Manzoni, Scandicci, La Nuova Italia, pp. 243-263 [i ediz. in«Il Veltro», 1987, pp. 635-656].

1994 Leopardi e la lingua italiana, in Lingua e stile di Giacomo Leopardi, Atti dell’viii Con-vegno internazionale di studi leopardiani (Recanati, 30 sett.-5 ott. 1991), Firenze,Olschki, pp. 45-73.

1998 La varietà delle lingue. Pensieri sul lingua�io, lo stile e la cultura italiana, Scandicci,La Nuova Italia.

Genot, Gerard1990 Lingua�io nelle lingue: la fantasmatica linguistica di Giacomo Leopardi, in Dol~,

Anna - Mitescu, Adriana (a cura di) 1990, pp. 59-69.Iannizzotto, Stefania

2005 La lingua “perfetta”: l’italiano nello Zibaldone di pensieri di Giacomo Leopardi, in Italia linguistica: discorsi di scritto e di parlato, a cura di M. Bi�, O. Calabrese, L.Salibra, Siena, Protagon, pp. 147-160.

Leone De Castris, Arcangelo1964 Leopardi e Beccaria: schema dinamico del sensismo leopardiano, in Leopardi e il Sette-

cento, Atti del i Convegno internazionale di studi leopardiani (Recanati, 13-16sett. 1962), Firenze, Olschki, pp. 399-413.

Leopardi, Giacomo1989-1994 Zibaldone di pensieri. Edizione fotogra~ca dell’autografo con gli indici e lo

schedario, a cura di E. Peruzzi, Pisa, Scuola Normale Superiore di Pisa.1991 Zibaldone di pensieri, edizione critica a cura di G. Pacella, Milano, Garzanti.1997a Trattato delle passioni: edizione tematica dello Zibaldone di pensieri stabilita sugli

Indici leopardiani, a cura di F. Cacciapuoti, Roma, Donzelli.1997b Zibaldone, edizione integrale diretta da L. Felici con premessa di E. Trevi; Indici

~lologici di M. Dondero; indice tematico e analitico di M. Dondero e W. Marra,Roma, Newton.

1998a Circa la natura di una lingua. I materiali della polizzina autografa del 1827, a cura diM. Andria e P. Zito, Palermo, Novecento.

1998b Manuale di }loso}a pratica: edizione tematica dello Zibaldone di pensieri stabilitasugli Indici leopardiani, a cura di F. Cacciapuoti, Roma, Donzelli.

1999 Della natura degli uomini e delle cose: edizione tematica dello Zibaldone di pensieristabilita sugli Indici leopardiani a cura di F. Cacciapuoti, Roma, Donzelli.

2000 Teorica delle arti, lettere, ec. Parte speculativa: edizione tematica dello Zibaldone dipensieri stabilita sugli Indici leopardiani, a cura di F. Cacciapuoti, Roma, Don-zelli.

2009 Zibaldone di pensieri: edizione critica informatica a cura di F. Ceragioli e M. Bal-lerini, Bologna, Zanichelli.

La “diversità delle lingue” nello Zibaldone di Giacomo Leopardi 27

LIZ 4.02001 Letteratura italiana Zanichelli, cd-rom dei testi della letteratura italiana, a cura di

P. Stoppelli ed E. Picchi, sistema di interrogazione dbt in collaborazione con ilConsiglio Nazionale delle ricerche, Bologna, Zanichelli.

Lo Piparo, Franco1982 Matérialisme et linguistique chez Leopardi, «Historiographia Linguistica», ix, 3, pp.

361-387.Longo, Angela

1998 L’idea di lingua perfetta secondo Giacomo Leopardi, in Chiusaroli Francesca, Cate-gorie di pensiero e categorie di lingua. L’idioma }loso}co di John Wilkins, Roma, il Ca-lamo, pp. 125-148.

Marazzini, Claudio1998 Conoscenze e ri~essioni di linguistica storica in Italia nei primi vent’anni dell’Ottocen-

to, in Prospettive di storia della linguistica. Lingua lingua�io comunicazione sociale,a cura di L. Formigari e F. Lo Piparo, Roma, Editori Riuniti, pp. 405-421.

Marzot, Giulio1974 L’idea della lingua nel Leopardi e nel Caro, in Studi in memoria di Luigi Russo, Pisa,

Nistri-Lischi, pp. 204-219.Moreschini, Claudio

1994 Leopardi e la lingua greca, in Lingua e stile di Giacomo Leopardi, Atti dell’viii Con-vegno internazionale di studi leopardiani (Recanati, 30 sett.-5 ott. 1991), Firenze,Olschki, pp. 75-99.

Nacci, Bruno1999 Leopardi teorico della traduzione, «mln» (Modern Language Notes), 114, Hopkins

University Press, pp. 58-82.Nencioni, Giovanni

1983a Giacomo Leopardi lessicologo e lessicografo, in Id., Tra grammatica e retorica. Da Dan-te a Pirandello, Torino, Einaudi, pp. 261-295.

1983b Quicquid nostri praedecessores…Per una più piena valutazione della linguistica prea-scoliana, in Id., Di scritto e di parlato. Discorsi linguistici, Bologna, Zanichelli, pp.1-31.

Poli, Diego1990 Il latino come «la lingua» della tradizione occidentale, in Per il latino obiettivi e metodi

nuovi, Atti del convegno nazionale (Perugia, 12-14 gennaio 1989), a cura di F. San-tucci, Perugia, pp. 145-157.

1995 Unità e pluralità di lingue in Dante, in Lingue speciali e interferenza, Atti del Conve-gno seminariale (Udine, 16-17 maggio 1994), a cura di R. Bombi, Roma, il Cala-mo, pp. 299-314.

1997 Annotazioni a margine del comparativismo culturale e dell’interlinguistica: il caso diKeats e Leopardi, in Oma�io a Keats e Leopardi, Atti del Simposio Internazionalein occasione del bicentenario della nascita di John Keats (Loreto-Macerata- Recanati-Abbadia di Fiastra 1-4 giugno 1995), a cura di R. Portale, Pisa-Roma,Istituti editoriali e poligra~ci internazionali, pp. 113-115.

2000 Lo spagnuolo, il “parallelo” e la lingua di Leopardi, in Rapporti culturali fra Italia eSpagna, Atti del Convegno (vii incontro, Macerata, Università degli studi, 16-17 nov. 2000), Quaderni di ~lologia e lingue romanze, Terza serie, 15, 2000, pp.37-40.

2001 “…e stava dietro a studi grossi, Grammatiche, Dizionari greci ebraici e cose simili te-diose, ma necessarie”, in Leopardi e l’Oriente, Atti del convegno internazionale (Re-

28 Angela Bianchi

canati 1998), a cura di F. Mignini, Macerata, Pubblicazioni della Provincia di Ma-cerata, pp. 25-34.

2004 Il “valacco”nella linguistica italiana dei primi decenni dell’Ottocento, in Maestro eAmico. Miscellanea in onore di Stanisław Widłak; Mistrz i Przyjaciel. Studia dedyko-wane Stanisławowi Widłakowi, a cura di M. ±wiatkowska, R. Sosnowski, I. Pie-chnik, Cracovia, Wydawnictwo Uniwersytetu Jagiellonskiego, pp. 291-294.

Ponzio, Augusto1983 La ri~essione linguistica leopardiana fra Illuminismo e Romanticismo, in Tra lin-

gua�io e letteratura, Bari, Adriatica, pp. 55-76.1989 Plurilinguismo e pluridiscorsività in Giacomo Leopardi, in Leopardi e il pensiero mo-

derno, a cura di C. Ferrucci, Milano, Feltrinelli, pp. 37-49.Prete, Antonio

1980 Il pensiero poetante. Sa�io su Leopardi, Milano, Feltrinelli.Randino, Simonetta

2002 Leopardi e la teoria del tradurre, «Lettere Italiane», 54, pp. 616-637.Silvestri, Domenico

2001 Linguistica “contestuale” e traduzione come operazione interlinguistica, «RILD» (Rivista Italiana di Linguistica e di Dialettologia), 1-2, 1999-2000, Pisa-Roma, Isti-tuti editoriali e poligra~ci internazionali, pp. 89-102.

Steiner, George1984 Dopo Babele: il lingua�io e la traduzione, Firenze, Sansoni.

Tanga, Igino1959 La teoria della lingua nel Leopardi, Roma, Gopa, pp. 5-36.

Terracini, Benvenuto1963 Lingua libera e libertà linguistica, Torino, Einaudi.

Vicente, González Martín1979 Las teorías lingüísticas de Giacomo Leopardi: consideraciones acerca de la lengua es-

pañola, «Studia Philologica Salmanticensia», 3, pp. 163-191.Von Humboldt, Wilhelm

2000 La diversità delle lingue, traduzione e introduzione a cura di D. Di Cesare, Roma-Bari, Laterza (i ediz. 1991) [titolo originale: Über die Verschiedenheit des menschli-chen Sprachbaues und ihren Ein~uß auf die geistige Entwickelung des Menschenge-schlechts, Berlin, Gedruckt in der Druckerei der Königlichen Akademie derWissenschaften, 1836].