Une territorialità repubblicana. I nomi delle vie nella Francia del XIX e XX secolo

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Una territorialità repubblicana. I no mi delle vie nella Francia del XIX e XX secolo di Olivier Thl Les ombres cependant, sur la ville épandues, du faîte des maisons descendent dans les rues Boileau «Via Jean Jaurès. Filosofo. Storico. Uomo politico. 1859-1914», «Via Pierre Brossolette. Giornalista. Uomo politico. Martire della Resistenza. 1903-1944» , «Via Aristide Briand. Presidente del Consiglio sotto la III Repubblica. Premio Nobel perla Pace. 1862-1932»: chi non è mai stato incuriosito dalla spettacolo, agli ango- li delle strade, di queste vite, condensate in poche parole, ammantate da solenni- a lettere bianche? Da qualche tempo in Francia, l'attualità politica le ha fatte brillare di nuova luce, a riprova che queste piccole targhe smaltate possono su- scitare intense passioni. Si pensi all'atto di forza di quei militanti socialisti che decisero di cambiare nome, il 27 aprile 1998, alla via intestata al generale napoleonico Richepancet al confine tra il I e l'VIII arrondissement. «Noi voglia- mo che fioriscano nella capitale non i simboli della repressione, ma quelli della libertà e dell'uguaglianza tra gli uomini»; la targa, ail' an golo di Via Saint Honoré, fu simbolicamente ricoperta con una locandina sulla gu ale si poteva leggere: «Via XXVII Aprile 1848, firma del decreta di abolizione della schiavitù». Altra batta- glia simbolica: nel XV arrondissement, una stradina fu, durante l'amministrazio- ne del gollista Jean Tibéri, al centro di uno scontro ingaggiato da militanti ecologisti. La posta in gioco? Togliere a questa via il nome di Alexis Carrel, pre- mio Nobel per la Medicina nel 1912, ma anche sostenitore del regime di Vichy nonché autore di un'opera (I.:uomo, questo sconosciuto) dave veniva esaltata una "arist0crazia biologica ereditaria". Decisa dalla Prefettura della Sen na alla fine del settennato del presidente Georges Pompidou nel 1974, l'attribuzione è difesa dagli Uffici del Corn une con la motivazione che «cambiare nome a una via desta- bilizza notevolmente la popolazione che vi abita». Tuttavia, più di una ven tina di Comuni in Francia (tra cui Strasburgo, Limoges e Montpellier) non hanno esita- to a sbullonare le targhe delle vie intestate alla stessa persona 2 1. Chiamata cosl sotto l'Impero, neli8o7, Via Richepance onorava il generale che Bonaparte aveva incaricato di ristabilire la schiavitù in Guadalupa, alcuni anni dopo la sua abolizione da parte della Convenzione. Sbarcato sull'isola nel maggio 1802, guidè una repressione sanguinosa, che fece un numero considerevole di morti. Su questa cerimonia, cfr. <<Le Parisien», 18 aprile 1998 . 2. «Le Monde», 5 gennaio 1998. Si potrebbe anche evocare la richiesta dell'Associazione degli ex allievi dell'ENA che chiedeva di dare a Viale Félix Faure il nome d'Alfred Dreyfus. Era forse giunto il memento di onorare la vittima invece di preferirgli uno dei suoi àguzzini: quello che, per «Memoria e Ricerca», n. 9, gennaio-aprile 2002

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Una territorialità repubblicana. I no mi delle vie nella Francia del XIX e XX secolo

di Olivier Thl

Les ombres cependant, sur la ville épandues, du faîte des maisons descendent dans les rues

Boileau

«Via Jean Jaurès. Filosofo. Storico. Uomo politico. 1859-1914», «Via Pierre Brossolette. Giornalista. Uomo politico. Martire della Resistenza. 1903-1944», «Via Aristide Briand. Presidente del Consiglio sotto la III Repubblica. Premio Nobel perla Pace. 1862-1932»: chi non è mai stato incuriosito dalla spettacolo, agli ango­li delle strade, di queste vite, condensate in poche parole, ammantate da solenni­tà a lettere bianche? Da qualche tempo in Francia, l'attualità politica le ha fatte brillare di nuova luce, a riprova che queste piccole targhe smaltate possono su­scitare intense passioni. Si pensi all'atto di forza di quei militanti socialisti che decisero di cambiare nome, il 27 aprile 1998, alla via intestata al generale napoleonico Richepancet al confine tra il I e l'VIII arrondissement. «Noi voglia­mo che fioriscano nella capitale non i simboli della repressione, ma quelli della libertà e dell'uguaglianza tra gli uomini»; la targa, ail' an golo di Via Saint Honoré, fu simbolicamente ricoperta con una locandina sulla gu ale si poteva leggere: «Via XXVII Aprile 1848, firma del decreta di abolizione della schiavitù». Altra batta­glia simbolica: nel XV arrondissement, una stradina fu, durante l'amministrazio­ne del gollista Jean Tibéri, al centro di uno scontro ingaggiato da militanti ecologisti. La posta in gioco? Togliere a questa via il nome di Alexis Carrel, pre­mio Nobel per la Medicina nel 1912, ma anche sostenitore del regime di Vichy nonché autore di un'opera (I.:uomo, questo sconosciuto) dave veniva esaltata una "arist0crazia biologica ereditaria". Decisa dalla Prefettura della Sen na alla fine del settennato del presidente Georges Pompidou nel 1974, l'attribuzione è difesa dagli Uffici del Corn une con la motivazione che «cambiare nome a una via desta­bilizza notevolmente la popolazione che vi abita». Tuttavia, più di una ven tina di Comuni in Francia (tra cui Strasburgo, Limoges e Montpellier) non hanno esita­to a sbullonare le targhe delle vie intestate alla stessa persona2 •

1. Chiamata cosl sotto l'Impero, neli8o7, Via Richepance onorava il generale che Bonaparte aveva incaricato di ristabilire la schiavitù in Guadalupa, alcuni anni dopo la sua abolizione da parte della Convenzione. Sbarcato sull'isola nel maggio 1802, guidè una repressione sanguinosa, che fece un numero considerevole di morti. Su questa cerimonia, cfr. <<Le Parisien», 18 aprile 1998.

2. «Le Monde», 5 gennaio 1998. Si potrebbe anche evocare la richiesta dell 'Associazione degli ex allievi dell 'ENA che chiedeva di dare a Viale Félix Faure il nome d 'Alfred Dreyfus. Era forse giunto il memento di onorare la vittima invece di preferirgli uno dei suoi àguzzini: quello che, per

«Memoria e Ricerca», n. 9, gennaio-aprile 2002

--OLIVIER IHL

Bisogna ammettere che i nomi delle vie rappresentano un segno conteso di riconoscimento e di distinzione. Rilasciando un titolo di onorabilità, danno vita a un albo postumo del merito contribuendo cosi alla creazione di un vero e pro­prio Panteon a uso locale. Nel XIX e nel XX secolo, questo modellamento dello spazio pubblico ha preso direzioni anche divergenti, in particolare a seconda della volontà delle autorità del momento e della natura dell'esemplarità perse­guita. Ma un'idea è stata raramente rimessa in discussione, e cioè che simili omaggi siano intercessori presso la posterità propagando la lora lettura come un libro aperto3. Ürfl, in tal modo non si sopravvaluta forse il potere esortativo di queste iscrizioni dedicatorie? Ovvero non si privilegia eccessivamente la loro dimensio­ne di socializzazione? Si puà notare che l'onomastica commemorativa è spesso intesa come un 'unzione esemplare. Es sa avrebbe per vocazione di consac rare dignità stabilite e riconosciute. Risulta difficile, cià nonostante, contentarsi di un tale approccio. L'esistenza di queste targhe di onomastica stradale non si spiega solamente attraverso le funzioni di cui si ammantano. Limitarsi a cià comporte­rebbe il rischio di fraintendere i fondamenti di quello che è anche un segno di potere repubblicano. Per meglio dire, un processo di statalizzazione della pub­blica via4.

usare l'espressione di Clemenceau, fu «l 'eminente protettore dei falsificatori». In merite a questa richiesta, pubblicata sul rigoresissimo «ENA Mensuel» del maggie 1998, cfr. «Le Monde», 20 mag­gie 1998.

J. Si treva, in compensa, una critica politica di tale ereismo edificante presso colore che, come l'accademico nazionalista François Coppée, ne combattono le virtù preclamate: «La v.ia dove sono nato il26 gennaio del 1942 si chiamava al lora Via Saint Maur-Saint Germain, in seguito fu ribattezzata Via delle Missioni (sotto ]'lmpere) e oggi porta il nome dell'abate Grégoire (dai 188o). Sono i giochetti delle nostre Amministrazioni. Ci fu certamente un po' di malizia da parte dei nostri "amministratori" che, alla fine, appioppareno a questa via "clericale" un 'etichetta giacobina. Cio nonostante mi piace credere, passando di Il, che forse questo scherzo di cattivo gusto non ha sortito pienamente l'effetto sperato. Tanto più che, se i numeresi ecclesiastici che passano nel quartiere leggono con rammarico il nome del celebre membre della Convenzione sulla targa blu a lettere bianche, è probabile che le suore di Saint Vincent-de-Paul, le cui cornette di neve sbattono le ali in tutto il quartiere Saint-Germain, ignorino che l'abate Grégoire sia stato un accanito rivolu­zionario e un prete poco ortodosso, e immaginino ingenuamente che la via si chiami cosl in onore di qualche sant'uomo». Souvenirs d'un Parisien, Paris, A. Lemerre, 1910, pp. 11-12.

4· Nelle pagine che seguono si treverà un abbozzo d'analisi di queste condizioni di standardiz­zazione e di codificazione, a partire da inchieste effettuate sugli archivi e sulle delibere dei Consigli comunali di Limoges , Grenoble, Rombas, ma anche di indagini condotte nella serie F 1 C 1 degli Archivi nazionali consacrati alle attribuzioni dei nomi delle vie (province della Haute-Vienne e dell'Yonne). Queste pagine sono il risultato di un lavore sulle pra tiche di utilizzazione dello spazio legate, dalla fine del XIX secolo, alla costruzione di una territorialità repubblicana insieme nazio­nale e municipale. ln O. Ihl, La fête républicaine, Paris, Gallimard, Bibliothèque des Histoires, 1996 (cap. s). Per uno studio semiologico che, al contrario, apprefondisca le funzioni di questi segni <<sempre più astratti» in quanto <<dissociati da forme visive, concrete e idenrificabili» della tradizione, ci si riferirà all'articolo di G. Mounin, The Semiology of Orientation in Urban Space, in <<Current Anthropology», 21, 4, 1980, pp. 491-495.

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1 NOM! DELLE VIE NELLA FRANCIA

Una segnaletica di Stato

Al giorno d' oggi, le targhe stradali si proclamano al servizio di un a venerazione davanti alla quale, sobri mausolei, sembrano eclissarsi fino alla trasparenza. Una ragione di più per porre la questione in tutta la sua complessità: da dove viene questa strana pratica che consiste nel riempire le città di iscrizioni dedicatorie?

Gli storici hanna già fornito la risposta: è con Sully che il potere politico si è impossessato della nomenclatura dei nomi delle vie. Contrariamente alla toponomastica medievale che ignorava le nozioni di storia e di ricompensa po­stuma, Enrico IV affidà nel 1599 al suo primo ministro il compito di onorare i Grandi. È la nascita del monopolio esercitato dallo Stato sulla denominazione delle vie. Tuttavia, è solo nel 1779 che fu inaugurato, in Piazza dell'Odeon, un sistema onorifico a dimensione commemorativa. Elaborato di concerto con prevosti, commercianti e scabini, prese la forma di pubblico omaggio a grandi figure scomparse (Voltaire, Molière, Corneille, Racine) s. Cambiamento decisivo: l'apparizione, quindi lo sviluppo, di questo tropismo denominativo avrebbe in­trodotto nuove distinzioni nelle competenze tra l'amministrazione pubblica ela proprietà immobiliare, lo Stato e i poteri locali. La cosa è degna di nota. Se Parigi fu la prima città a disporre di una politica per i nomi delle vie, è anche - non lo dimentichiamo -perché essa fu ben presto organizzata secondo il regime della cosiddetta "grande viabilità". Una legislazione che autorizzava l'Amministrazio­ne reale a intensificare la costruzione di una territorialità statale, sostituendosi alle autorità locali nelle decisioni sugli allineamenti delle casee nelle concessioni di licenzé.

Nel suo celebre Traité de police, Nicolas De Lamare cita due ordinanze (del 30 luglio 1729 e del 3 giugno 1730) che ingiungevano ai proprietari delle case all'incrocio di più vie di lasciare lo spazio necessario all'installazione di «cartelli indicatori in lamiera dipinta». Gli stessi proprietari dovevano controllare, sotta pena di un'ammenda di 10 lire, che essi non fossero né strappati, né cancellati, né sostituiti. Nel momento in cui, in seguito alla ricostruzione delle case, si doveva­no rifare, era compito dei proprietari di apporne dei nuovi «in pietra calacarea dura». Altra innovazione dell' Ancien Régime fu l'iscrizione delle vie cittadine all'interno del «demanio reale terrestre» allo stesso titolo di ferrovie, ponti, cana­li e fiumi: disposizione, questa, ripresa nell' articolo 538 del Co di ce civile. Attra­verso questo ti po di mis ure, lo Stato diveniva illegittimo rappresentante di un' ap­partenenza collettiva che stava a esso materializzare nello spazio. Una competen­za sanzionata nel 1809 dall'integrazione nel Codice penale dell'articolo 257, che

5· D. Milo, Les noms de rues, in P. Nora (a cura di), Les lieux de mémoire, tomo II, vol. 3, Paris, Gallimard, 1986, pp. 1887-1918.

6. Per tale as petto, ci si riferirà alle grandi sintesi del capo di gabinetto del ministere dell'lnter­no Fleurigeon, Code de la petite et de la grande voirie, Paris, Bechet, 1834 (sa edizione) e del pubbli­cista L. Auoc, Voirie urbaine, Paris, F. Didot, 1862.

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recita: «Chiunque abbia distrutto, abbattuto, mutilato o danneggiato monumen­ti, statue o altri oggetti destinati all'utilità o al pubblico decoro ed eretti dalla pubblica autorità, con o senza la sua autorizzazione, sarà punito con la detenzio­ne da .uno a due mesi e con un'ammenda da wo a 500 franchi»?.

È la definizione di questa demanialità dello Stato che ha permesso di legare in modo ampio il controllo sociale al controllo spaziale8. Come mostrarsene mera­vigliati? Linea di demarcazione tra la sfera privata e la sfera pubblica, mezzo di accesso a una certa visibilità sociale, la via costituisce il supporto di qualsiasi progetto collettivo. Un valore strategico che spiega l'attenzione di cui ha ben presto beneficiato specialmente nella lotta contro i poteri feudali: dai suo con­trollo dipendeva l'estensione territoriale del potere dello Stato. La Rivoluzione ha rafforzato tale processo. Le leggi del22 novembre e del 1 dicembre 1790 hanno organizzato, con il passaggio dal demanio della Corona a quello nazionale, un trasferimento di diritti a vantaggio di un soggetto collettivo (<da nazi one») di cui lo Stato è il rappresentante. Da allora, la nozione di demanio pubblico è profon­damente cambiata: essa non designa più, come invece pretendeva fino ad allora la dottrina, «le cose che servono all'uso comune» (strade, ponti, vie, piazze ed edilici pubblici). Indica ormai <da proprietà pubblica dell'autorità». In altri ter­mini, l'utilizzo dello spazio pubblico non è più aperto a tutti per il fatto di non appartenere a un dato proprietario, bensi ad esso dà accesso il nuovo controllo esercitato dall'amministrazione dello Stato. Ora, questo accordo concluso tra la burocrazia ela proprietà immobiliare per fissare con precisione l'ambito di per­tinenza dell'uno e dell'altro aveva un prezzo: l'eliminazione di ogni forma inter­media di occupazione, fosse essa di carattere corporativo, popolare o comunita­rio. Da questo momento in poi, la frontiera tra sfera privata e sfera pubblica sarebbe stata sufficiente per tracciare la mappa di un centro urbano. La città poteva affermarsi come supporto materiale al governo degli uomini. E la strada divenire uno spazio legittimo dell'espressione di un'appartenenza nazionale.

TI segno di un'appartenenza

Lo splendore delle targhe stradali è innanzitutto quello dei meccanismi politici che ne favoriscono il riconoscimento. Ne è prova il monopolio, che si afferma rapidamente, in materia di omaggio pubblico da parte del potere centrale. All'in­domani della Restaurazione, ilw luglio 1816, Luigi XVIII firmà un' ordinanza che in se riva l' attribuzione dei no mi alle vie tra le prerogative reali: «in avvenire nes­sun nome, ness un omaggio, nessuna ricompensa potranno essere votati, offerti o rilasciati a testimonianza del pubblico riconoscimento dai consiglieri comunali,

7· Traité de police, Tomo IV, De la voirie, Paris,]. e P. Cot, 1738, p. 35·

8. Per un 'ulteriore conferma, si rivelerà utile la lettura del Traité du domaine, comprendente il demanio pubblico, il demanio dello Stato, il demanio della Corona, il demanio collettivo comuna­le, ecc. , Paris , Durand, 1862, 3 vol.

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dalle guardie nazionali o da qualunque altro corpo civile o militare senza la no­stra preventiva autorizzazione»9. Lo stesso discorso vale per l'ordinanza del 9 giugno 1824 che vieta di «danneggiare o ricoprire le iscrizioni dei nomi delle vie»: protetti giuridicamente, tracciati in modo uniforme a lettere bianche su sfondo di smalto blu, i nomi delle vie erano diventati un segno di sovranità10

• Su tali disposizioni, nel corso del XIX secolo, si sarebbero fonda te una serie di poli tiche e di strutture amministrative dando vita a una vera e propria "politica" della pubblica vian.

Lo testimoniano le ondate di attribuzioni che hanno scandito, nelle fasi di occupazione, il passaggio a una nuova fedeltà burocratica. li registra del Consi­glio provinciale di La Rochelle, porto sulla costa atlantica, ne fornisce un'illu­strazione: il 2 frimaio anno III del nuovo calendario repubblicano, gli antichi nomi giudicati «insignificanti o espressione del ricardo della superstizione e del dispotismo» sono sostituiti con una lista di nomi «patriottici e filosofici atti a istruire e a interessare i Cittadini»: Via Santa Caterina diventa Via del Coraggio, Via del Delfinato e del Puits Doux Via XIV Luglio e la circoscrizione Pilori quella della Democrazia. In totale, una cinquantina di cambiamenti ebbero luo­go, tra cui l'adozione di una Via della Repubblica, «che rivela nel cuore di un Francese il sentimento della sua dignità e della sua felicità»12• Altra epoca, altra prassi: quando l'amministrazione della Provincia della Mosella passa, il 7luglio 1940, nelle mani del gauleiter Joseph Bürckel , la prima misura promulgata dal

9· «La facoltà di assegnare ricompense è una prerogativa della nostra corona. In una monar­chia, tutti i benefici devono emanare dai sovrani; e spetta a noi e noi soli apprezzare i servizi resi allo Stato e assegnare riconompense a coloro che ne riteniamo degni». Bulletin des lois du Royaume de France, 1816, Paris, Imprimerie royale, !817, Ordinanza n. 198 , p. 4·

10. La legge prevede che la numerazione delle case sia realizzata dai comune, ma che la manu­tenzione sia a carico dei proprietari. D'altra parte, spetta sempre al comune sostenere le spese d'iscrizione dei nomi delle vie. I proprietari le cui case si trovino all'incrocio di più vie, precisa un'ordinanza del dicembre 1823 , devono anche preoccuparsi di disporre le !oro costruzioni in modo tale da permettere la collocazione del nome.

IL Questa gestione degli usi consolidati della via si sarebbe costituita come una specifica com­petenza burocratica con la creazione dell'ufficio Ponts et Chaussées ne! 1716. Fino ad allora, gli amministratori avevano moltiplicato le ingiunzioni o piuttosto le formule magiche: a Bernay, al­l'inizio del XVIII secolo, era fatto divieto di «danneggiare le porte e le vie della città, operare aperture, demolizioni, scavi, buche e vie d'uscita e di gettare scarichi nei fossati o dalle mura>>, divieto anche di <<giocare in strada e sulle piazze con birilli , corde, mazze o bastoni di altro tipo», di <<lasciare durante la notte carrette, ceppi o altri legni» o di «installare pensiline o apporre inse­gne, aprire un nuovo albergo o altro locale pubblico senza l'autorizzazione». In E . Veuclin, La police des rues en r722 dans la ville de Bernay , Bernay, E. Veuclin, r887, p. 7· Un 'emanazione del Consiglio della Corona del 27 febbraio 1716 stabilisee che, a parti re da quel momento, «i permessi perla realizzazione di ogni ti po di opera davanti alle suddette case, palazzi ed edifici in geJJere, cosl come la costruzione di strade, non potranno essere concessi se non dai tesorieri di Francia e com­missari di sua Maestà per l'ufficio Ponts et Chaussées». Su questa evoluzione delle forme di appropriazione della mappa particellare urbana, cfr. F. Bournan, La voie publique et son décor, Paris, Librairie Renouard, 1909.

12. Notice sur la nouvelle nomenclature des rues de La Rochelle, di un gruppo di cittadini del Comune, La Rochelle, P. L. Chauvet, 1794, p. n6.

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Verordnungblatt /ür Lothritigen [Gazzetta Ufficiale della Lorena] è la sostituzio­ne di tutti i nomi di comuni, vie e piazze. Un solo esempio: a Rombas, le targhe sono divelte. La via della stazione diventa la Hit!erstrasse, quelle del cimitero e della canonica rispettivamente la Goeringstrasse e la Goebbe!sstrasse. Sparisce qualsiasi riferimento alla cul tura politica francese: Via Pasteur lascia il posta alla Wagnerstrasse mentre Via Anatole France si eclissa a favore della Hessstrassé3 .

Prima ancora di essere un mezzo di esemplarità, le targhe di onomastica stra­dale sono il segno di un'influenza territoriale, quella dell'apparato amministrati­vo che ne ratifica l'autorità. Probabilmente perché lo Stato è la più territoriale delle istituzioni. La sua presenza al centra di questi segni apparentemente inoffensivi li dota di quella che il semiologo Charles S. Peirce chiama «qualità rappresentativa»1

4. Un valore che li propane all'emulazione dell'interesse e della fama. Di più: che li eleva al rango di monumento politico in quanta sembra iscri­vervi l'opinione stessa della posterità. Ma il ruolo giocato dalle targhe stradali non dipende soltanto dall'azione del potere statale. Scaturisce anche dalle trasforma­zioni proprie dell'universo cittadino. Una situazione che obbliga a ritornare sulla morfologia delle mappe particellari municipali interrogandosi sull'iscrizione mate­riale dei gruppi sociali nello spazio locale.

La dinamica industriale

Teniamo presente che con l'ascesa della borghesia industriale, la fisionomia della via è stata profondamente modificata. L'elevazione della «libertà e della comodi­tà della circolazione» al rango di principio regolatore della pubblica via (ordi­nanza del28 gennaio 1786) ha sottratto questo spazio agli usi estensivi dei "picco­li mestieri": depositi di casse, carrette, botti e altre "sporgenze" di bottegai e artigiani1

5. Victor Fournel ha lasciato una testimonianza nostalgica di questo monda scomparso per sempre: «Venditori d'inchiostro, di pesee fresco , di patate allo staio , di formelle da bruciare, di centochio per gli uccellini, spazzacamini, saltimbanchi, ciarlatani, tagliatori di pietra, gioiellieri all'aperto, vetrinisti di bot­tega da cinque soldi, si sente gridare, cantare, accentuare gli apostrofi e scandire inviti sonori su tutti i toni e in tutti i modi. Sembrerebbe un enorme carillon messo in movimento da diecimila mani contemporaneamente»16. Le condizioni per gli spostamenti vennero a loro volta regolamentate dalla delimitazione di

13. Archives municipales del Comune di Rombas. Registra del Consiglio comunale, 1944-45. 14. Ecrits sur le signe, trad. di G. Dedalle, Paris, 1978, p. 178. 15. Fino alla Rivoluzione francese , una delle logiche dominanti di questa territorializzazione fu ,

com 'è noto, quella corporativa come testimonia la stessa toponomastica (vie dei Macellai , Pellic­ciai , Conciatori, Orefici). È vero che la contiguità dello spazio abitativo (al piano superiore) e di quello lavorativo (al piano terra) , owero l'assenza di un dominic riservato, contribuivano a fare della via un luogo comune votato agli scambi che temporaneamente si a priva a processioni, feste e mercati . Su tali usi cfr. A. Farge, Vivre dans la rue au XVIIIe siècle, Paris, Gallimard-Folio, 1992.

16. Ce que l'on voit dans les rues de Paris, Paris, E. Dentu, 1867, p. 318.

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1 NOMI DELLE V I E NELLA FRANCIA

Tabella 1.

L'evoluzione delle caratteristiche socio-politiche dei nomi delle vie a Grenoble nel 1870

e nel 1939.

Eponimi: Uomini politici Scrittori Artisti Militari 10,4

Pensatori Industriali Santi ed ecclesiastici Famiglie di benefattori

Nomi topografici: Region ali Nazionali e internazionali

Nomi commemorativi (datel luoghz) No mi in on ore del regime Nomi di mestieri: legati a particolari professioni ereditati dalla vecchia Grenoble

Fonte: Archives départementales (z 0 185/ 46).

1870 - n. = 164

4~8 10,9

o,6 4 ,8

1,2 16,5 n ,6 ~ 7 6,7

1, 8 J,6 40, 8 31 ,7

9 ,1

1939- n. = 442

70, 7 18,1 - 8,4

6,5

II ,3 4 .7

4.5 6 ,8

7,7

5.7 2

J,4

I,J 1~8 II , I

5.7

corsie funzionali : realizzazione di marciapiedi per i pedoni, sacralizzazione della carreggiata per riservarla alle "vetture" a cavallo, poi a motore, lo sviluppo della via corridoio ecc. Lunga tutto il XIX secolo, in nome dell'igiene pubblica e della lotta contra il disordine, si impongono nuove pratiche: allargamento delle stra­de, allineamento degli edifici, lotta contra le iscrizioni selvagge sui muri degli edifici pubblici o sulle vetrine dei negozi , caccia alle bandiere esposte senza la dovuta autorizzazione17. Un processo di razionalizzazione della viabilità che con­tribui a un processo più ampio di "depatrimonializzazione" dei modi di occupa­zione della città.

A Grenoble nel gennaio r8r6 il sindaco De Pina propane al Consiglio comu­nale d'iscrivere agli angoli delle strade il nome loro attribuito, sottolineando a proposito di tale assenza di indicazioni «un a mancanza d' ordine che confonde i forestieri» . Bisognerà aspettare il 1850 perche lo stesso accada in città come Albi o Castres18. Combinando positivismo classificatorio (la suddivisione a scacchiera

17. Su queste trasformazioni morfologiche, frutto di nuovi rapporti di potere, si riveleranno utili i testi romanzati di A. Wolff, Mémoires du boulevard, Paris, Librairie centrale, 1866 o di G . Claudin , Mes souvenirs. Le boulevard de 1840 à 1870, Paris , Calmann-Lévy, 1884.

18. O. Durand, La dénomination des rues à Castres et à A lbi, tesi di DEA, UFR d'Histoire, Università di Tolosa-Le Mirail , 1988.

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dello spazio urbano) e fervore pedagogico (la monumentalizzazione della pub­blica via), la politica di attribuzione assume allora tutta la sua ampiezza. Per restare all'esempio di Grenoble, è il momento in cui, piazzaforte circondata da mura, la città si awia all'industrializzazione. Dai 2J.ooo abitanti del 1830 e 4o.ooo del 1870, essa supera il tetto degli 8o.ooo nel 1914. La mappa particellare si apre a stazioni e a quartieri specificamente votati alla produzione manifatturiera. La sistemazione delle banchine, ma soprattutto l'estensione a ovest della città (quar­tiere Berriat) e l'apparizione dei quartieri ile Verte a este Capuche e Bajatière a sud, fanno esplodere il numero delle vie intestate. Da 164 nel 1870, quest'ultimo passa a 442 nel 1939 per superare attualmente le 8oo19.

Non è per semplici motivi ideologici se il Secondo Impero e soprattutto la III Repubblica segnano un profondo rinnovamento nelle pratiche toponomastiche. Vi è un'altra ragione almeno altrettanto determinante: la morfologia stessa delle città si modifica. Annessione di comuni periferici, fine delle barriere doganali e delle fortificazioni, trasformazione di sentieri e strade in vie pubbliche, installa­zione di nuovi servizi primari (acquedotti, fognature, illuminazione a gas, rete di trasporti pubblici con gli omnibus a cavalli) ma anche secondari (scuole, ospeda­li, collegi, caserme, prigioni e parchi pubblici): sotto l'azione delle prime politi­che urbanistiche, i diversi quartieri all'interno della città perdono la loro specifi­cità. Si fondono gli uni con gli altri conformandosi a una stessa tipologia catastale. Mentre le facciate delle case diventano la frontiera della sfera privata, nuove vie d' accesso e arredo urbano (lampioni, pan chine, chioschi, alberi) trasformano ogni comune in uno spazio integrato di circolazione e di scambi. Un movimento di sistemazione che ha come corollario la necessità di una disposizione chiara e leggibile. L'azione della polizia, ma anche la riscossione delle imposte o la stati­stica manifatturiera richiedono ormai denominazioni univoche. E la ragione per cui l'estensione dei centri urbani nella seconçia metà del XIX secolo ha inaugura­ta una nuova attività in seno alle amministrazion!locali: la messa in atto di una denominazione sistematica della topografia comunale2°.

19. Vale la pena segnalare qui due figure: innanzitutto, Edouard Rey, sindaco dai 1881 al 1888, che creô un quartiere haussmaniano sui terreni della cinta ovest che la città aveva riacquistato, con al centro Piazza Victor Hugo (cosl chiamata all'indomani della morte del poeta ne! maggio 1885); quindi , Paul Mistral, sindaco dai 1919 al 1932 che sospinse Grenoble verso sud, fuori delle sue ultime fortificazioni, e fece adottare il piano Jaussely di pianificazione, d'abbellimento e d 'esten­sione. È l'epoca in cui la città supera il tetto dei 10o.ooo abitanti , nonché quella in cui raddoppiô il numero delle sue denominazioni.

20. A nome della Commissione di pubblica istruzione della città di Grenoble, il consigliere Marquian sottolinea il 9 maggio 1893: «Cambiare il nome alle vie di un a città non è cosa da poco. Si deve tenere conto delle abitudini e delle aspirazioni degli abitanti. In America, le vie sono designa­te in modo piuttosto sommario. Le vie laterali df una prospettiva o via centrale sono indicate con dei numeri. In Europa, si opera in maniera più complessa; si ritiene utile collocare le vie e le piazze sotto il patronimico di una gloria del paese, op pure richiamare qualche avvenimento storico. Come un picchetto conficcato nella memoria collettiva, si rarnmentano i nomi di quei personaggi che hanno meritato il pubblico riconoscimento per virtù o talento. Accanto a queste glorie nazionali , è cosa buona riservare uno spazio alle celebrità locali. Queste ultime splendono di meno, tuttavia le

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1 NOMI DELLE VIE NELLA FRANCIA

La segnaletica onorifica si è dunque sviluppata nel solco delle prime politiche urbanistiche, politiche che avevano come obiettivo dichiarato la costituzione di veri e propri quadri sociali della memoria21 . Messe in atto da un'amrninistrazione resa sempre più professionale, le decisioni di attribuzione hanna progressiva­mente data vita a una forma di "responsabilità" municipale, quella di arbitrare tra referenti nazionali e referenti propriamente locali, e anche quella di farsi il rappresentante di una sorta di ufficio della memoria, assumendo pubblicamente quello che agni eletto sapeva di potere offrire in fatto di gloria allo sguardo degli abitanti.

Una territorialità civica

Se le intestazioni delle vie rientrano in un'opera di standardizzazione e di codificazione di una toponomastica nazionale - dominata, dalla fine del XIX secolo- dal trittico "la Repubblica", "Victor Hugo", "Gambetta "22, esse sono anche gli indicatori del modo in cui le lotte tra élite locali hanna a poco a poco trasformato il sentimento di appartenenza municipale. Nazionalizzazione da un lato, municipalizzazione dall'altro: invece che contraddirsi, queste dinamiche si sono in realtà reciprocamente rafforzate. Con differenze evidentemente anche significative a seconda della tradizione politica di agni comune23. A Li one, sui II9 norni di persona assegnati alle vie pubbliche dal 1875 al 1914, soltanto 42 non sono celebrità delluogo2 4. A Grenoble, nel r87o, le intestazioni a carattere locale rap-

!oro lu ci han no brillato peri !oro concittadini». Archives municipales. Registre des délibérations du Conseil municipal.

21. Va precisato che per Maurice Halbwachs la nozione di quadro rinvia a «Concetti più o meno logici e logicamente concatenati che danno adito alla riflessione e a rappresentazioni imma­ginarie o concrete di even ti e di personalità locali nel tempo e nello spazio». ln Les cadres sociaux de la mémoire, Paris, Félix Alcan , 1925, p. 380.

22. Sotto la III Repubblica, la morte dei "grandi uomini" risulta il catalizzatore più efficace nella politica di attribuzione. Basti questo esempio: diciannove monumenti a Sadi Carnot sono eleva ti sul territorio nazionale nei sei anni successivi al suo assassinio e, mentre soltanto nove città avevano dato il nome di Carnot a una via prima del 1894, sono quasi quattrocento a fa rio tra il 1894 e il 1896. Pratiche analoghe sono attestate anche negli Stati Uniti . Wilbur Zelinsky mostra, per esempio, come il numero di nomi patriottici attribuiti , alla fine del XIX secolo, alle principali vie e piazze delle città americane (Washington, Lincoln, Franklin, Jefferson) sia un indice delloro grado d'integrazione ai rituali del nuovo nazionalismo di Stato (Nation into State: the Shi/ting Symbolic Foundations of American Nationalism, Chape! Hill , University of North Carolina Press, 1988).

23. Cosl , ad Albi la "bianca" , più del6o% dei nomi della mappa del 1775 sono ancora presenti ne! 1988 contra il 48 % a Castres la "rossa" con riferimento alla mappa del 1648. ln quest'ultima città, che visse l'eresia catara, due protestanti sono onorati a fronte di otto cattolici. Nessun prote­stante, invece, ad Albi, una città dove persino il nome di Victor Hugo, proposto ne! 1896, susciterà forti resistenze al punto da dovere aspettare il 1961 per essere adottato. Cfr. O. Durand, La dénomination des rues, cit.

24. P-Y. Saunier, Tempêtes dans une petite plaque d'émail bleu. Les noms de rue à Lyon entre 1814

et 1914, in «Cahiers d'histoire>> , n. 4, 1990.

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OLIVIER IHL

presentano il 40% del totale del campo denominative contra il 6% di quelle a carattere nazionale e il 54% che res tano neutre. Ma nel1939, queste cifre sono rispettivamente del 51%, del29% e del20% 2 5.

Va detto che l'estensione delle prerogative comunali alla fine del XIX secolo ha finito per dissociare questa politica simbolica dalla sola responsabilità buro­cratica. Con la legge del r884 sulle competenze dei comuni e sull'elezione del sindaco a suffragio universale, la designazione delle vie divenne una posta in gioco nelle lotte locali26 . Questa ridefinizione dei rapporti tra centra e periferie ha fatto della toponomastica uno strumento di affermazione di una società muni­cipale in opposizione a un potere dello Stato al quale si rendeva comunque omag­gio attraverso la celebrazione dei Grandi Uomini. I nomi repubblicani delle vie hanno cosl sacralizzato illegame tra il culto delle radici locali ela fedeltà politica alla nazione. Meno onerosi degli eroi fusi nel bronza da una statuaria pure inva­dente nel XIX secolo27, hanno dispensato la loro lezione di educazione civica: il sogno di una società dove i legami territoriali avrebbero la meglio sugli antagoni­smi sociali o sui referenti puramente corporativi. La nomenclatura stabilita dalla città di Limoges nel r88o mostra l'ampiezza dellavoro che si a priva ai riformatori repubblicani alloro arriva al potere.

Per ca pire appieno la municipalizzazione di queste parcelle, si dovrebbe esa­minare la singola azione di ogni prefettura e di ogni comune. Prestare attenzione alla concorrenza aperta dall'intervento degli artisti, delle unioni di quartiere dei commercianti, delle società erudite e di quelle filantropiche. Basata sul recluta­mento di amministratori competenti28 , la politica di intestazione fu in effetti ac-

25. A Grenoble, il 9 febbraio 1878, M. Petit proclama a nome della Commissione di pubblica istruzione: «Il culto degli uomini che si sono distinti nelle scienze, nelle lettere e nelle arti , o la cui vi ta è stara segnata da atti di beneficenza o da grandi scoperte è il segno di una civiltà avanzata. Le città che hanna vista nascere uomini cdebri a di verso ti tolo si onorano perpetuando la !oro meme­ria e offrendone l'esempio ai contemporanei. Ma se esse non possono consacrare a tale debita di riconoscenza il marmo e il bronza ovvero dei monumenti sontuosi, che almeno il nome di questi figli di cui sono fiere, assegnato alle piazze pubbliche e alle vie della città, rammenti la !oro azione e sia oggetto permanente dell'emulazione peri giovani e legittimo orgoglio peri vecchi». Registra del Consiglio comunale. Per approfondire l'esame della politica di denominazione di questa città, cfr. Flânerie civique dans le Grenoble républicain, Grenoble, Presses Universitaires de Grenoble, 1999.

26. Con la grande eccezione di Parigi , nella sua tesi , Céline Braconnier ha ripercorso la storia delle operazioni di modellamento di una Parigi impegnata in un processo di "metonimizzazione" della Nazione. Una Parigi il cui ancoraggio progressive allo statuto di capitale ha significato la sua "decostruzione" come territario urbano autonome. Improbable cité. Paris et la transition démocratique au début de la Ill ème République. Etude de morphologie politique, thèse de doctorat en Science Politique, Université de Paris I (Panteon-Sorbona), gennaio 1998, p. 465 e ss.

27. Sull'avvento di questa pedagogia municipale per la statuaria, cfr. W. Cohen, Symbols of Power: Statues in Nineteenth-Century Provincial France, in <<Comparative Studies in Society and History», 31, 3, 1989, pp. 491-513.

28. Una professionalizzazione degli uffici comunali che fu organizzata su scala nazionale e internazionale, in parti cola re attraverso la costruzione in sena ali' Assemblea delle città di una vera e propria "scienza municipale"; cfr. su questo punta R. Payre, Un possible non institutionnalisé: socio-histoire de la "science communale" (I90o-1954), in Faire de la science politique. Pour une analyse socio-historique du politique, Paris, Belin , 2002.

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1 NOM! DELLE VIE NELLA FRANCIA

Tabella 2 La ripartizione socio-politica dei nomi delle vie a Limoges all'alba della III Repubblica.

Natura dei nomi delle vie (n. = 199) Rilevanza in valori assoluti Rilevanza in %

A 46 23

B 36 !8

c 22 Il

D !8 9

E 17 8,5

F 15 7.5

G 14 7

H 13 6,5

1 12 6

J 6 3

Legenda: A= nomi di con fraternite religiose , di san tiedi statue della Vergine; B = nomi con riferimento alla forma delle vie, agli usi o all'aspetto (Foirail, Naveix, Terrasses, ecc.); C = nomi la cui origine è legata alle mura dd castello o del centro cittadino (Portail-Imbert, Porte-Paner, Fontaine-des-Barres, ecc.); D = nomi di edifici pubblici (stazione, os pedale, caserma); E = ricordi di uomini ill us trio di personalità locali (Vergniaud , Turgot, Gay-Lussac, Bugeaud, ecc. ); F = no mi di mestieri esercitati in queste vie (Argentiers , Bancs, Boucherie, ecc.); G = nomi di awenimenti di storia locale, di usi particolari o di irregolarità topografiche (Aigueperse, Consulat, Hucherte, ecc.); H = nomi che richiamano una località vicina o un'area geografica (Ambazac, Angoulême, Ouest); 1 = nomi di vecchi proprietari od occupanti (Barny, De Brette, Antony, ecc.); J = nomi con riferimento alla storia generale (Dauphiné, Fleurus, Juillet , Loi ,

Isly, Royale)

Fonte: <<Le Courrier du Centre» dell'8 giugno 1882; Archives départementales (1 M 230); Almanach Limousin del 1882; Archives nationales (F 1 C 1 183).

compagnata dall' azione delle élite loc ali alle quali procurava, in cambio, un a con­sacrazione spaziale29. A Parigi, il fallimento della rivendicazione di ridefinire la toponomastica nel momento di questa "transizione democratica" scandita da­gli inizi della III Repubblica è dovuto all' alleanza della prefettura con le società erudite più conservatrici. Si pensi all'azione di una società come quella degli "Amici dei monumenti parigini": creata nelr885 da Charles Normande Charles Garnier, interverrà pressa il ministero dei Lavori Pubblici per sbandierare la minaccia del vandalismo. Un modo per questa di reclamare il diritto di valutare le conseguenze artistiche e archeologiche di ogni iniziativa pubblica nella capita­le. An cora più conservatrice, la Società degli antiquari di Francia, le cui posizioni relative al patrimonio vennero ampiamente sostenute in seno al Consiglio cornu-

29. Il nome delle vie è deciso dai sindaco previa consultazione del Consiglio comunale e con riserva di approvazione del prefetto se il comune conta mena di 2.000 abitanti, del ministre del­l'Interna se ne conta più di 2.ooo. Se il nome ha un carattere di pubblico omaggio, è necessario un decreta; a partire dai gennaio 192.4 è sufficiente una delibera del prefetto. I costi di installazione delle targhe stradali cos1 come quelli relativi alla numerazione delle vie sono a carico del comune, la loro manutenzione spetta invece ai proprietari (decreta 15 piovoso anno VIII e ordinanze del 23

aprile 1823).

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presentano il 40% del totale del campo denominativo contro il 6% di quelle a carattere nazionale e il 54% che res tano neutre. Ma nel 1939, queste cifre sono rispettivamente del 51%, del29% e del20% 2 5.

Va detto che l'estensione delle prerogative comunali alla fine del XIX secolo ha finito per dissociare questa politica simbolica dalla sola responsabilità buro­cratica. Con la legge del r884 sulle competenze dei comuni e sull'elezione del sindaco a suffragio universale, la designazione delle vie divenne una posta in gioco nelle lotte locali26. Questa ridefinizione dei rapporti tra centro e periferie ha fatto della toponomastica uno strumento di affermazione di una società muni­cipale in opposizione a un potere dello Stato al quale si rendeva comunque omag­gio attraverso la celebrazione dei Grandi Uomini. I nomi repubblicani delle vie hanno cosl sacralizzato illegame tra il culto delle radici locali ela fedeltà politica alla nazione. Meno onerosi degli eroi fusi nel bronzo da una statuaria pure inva­dente nel XIX secolo27, hanno dispensato la loro lezione di educazione civica: il sogno di un a società dove i legami territoriali avrebbero la meglio sugli antagoni­smi sociali o sui referenti puramente corporativi. La nomenclatura stabilita dalla città di Limoges nel r88o mostra l'ampiezza dellavoro che si apriva ai riformatori repubblicani alloro arrivo al potere.

Per capire appieno la municipalizzazione di queste parcelle, si dovrebbe esa­minare la singola azione di ogni prefettura e di ogni comune. Prestare attenzione alla concorrenza aperta dall'intervento degli artisti, delle unioni di quartiere dei commercianti, delle società erudite e di quelle filantropiche. Basata sul recluta­mento di amministratori competenti28 , la politica di intestazione fu in effetti ac-

25. A Grenoble, il 9 febbraio 1878, M. Petit proclama a nome della Commissione di pubblica istruzione: «Il culto degli uomini che si sono distinti nelle scienze, nelle lettere e nelle arti , o la cui vi ta è stata segnata da atti di beneficenza o da grandi scoperte è il segno di una civiltà avanzata. Le città che hanna vista nascere uomini cdebri a di verso ti tolo si onorano perpetuando la !oro memo­ria e offrendone l'esempio ai contemporanei. Ma se esse non possono consacrare a tale debita di riconoscenza il marmo e il bronze ovvero dei monumenti sontuosi, che almeno il nome di questi figli di cui sono fiere, assegnato alle piazze pubbliche e alle vie della città, rammenti la !oro azione e sia oggetto permanente dell'emulazione peri giovani e legittimo orgoglio peri vecchi». Registra del Consiglio comunale. Per approfondire l'esame della politica di denominazione di questa città, cfr. Flânerie civique dans le Grenoble républicain, Grenoble, Presses Universitaires de Grenoble, 1999.

26. Con la grande eccezione di Parigi, nella sua tesi , Céline Braconnier ha ripercorso la storia delle operazioni di modellamento di una Parigi impegnata in un processo di "metonimizzazione" della Nazione. Una Parigi il cui ancoraggio progressive allo statuto di capitale ha significato la sua "decostruzione" come territorio urbano autonomo. Improbable cité. Paris et la transition démocratique au début de la III ème République. Etude de morphologie politique, thèse de doctorat en Science Politique, Université de Paris I (Panteon-Sorbona), gennaio 1998, p. 465 e ss.

27. Sull'avvento di questa pedagogia municipale perla statuaria, cfr. W. Cohen, Symbols of Power: Statues in Nineteenth-Century Provincial France, in <<Comparative Studies in Society and History», 31, 3, 1989, pp. 491-513.

28. Una professionalizzazione degli uffici comunali che fu organizzata su scala nazionale e internazionale, in parti co lare attraverso la costruzione in seno ali ' Assemblea delle città di una vera e propria "scienza municipale"; cfr. su questo punta R. Payre, Un possible non institutionnalisé: socio-histoire de la "science communale" (I90D-I9f4), in Faire de la science politique. Pour une analyse socio-historique du politique, Paris , Belin, 2002.

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1 NOM ! DELLE VIE NELLA FRANCIA

Tabella 2 La ripartizione socio-politica dei nomi delle vie a Limoges all'alba della III Repubblica.

Natura dei nomi delle vie (n. = 199) Rilevanza in valori assoluti Rilevanza in %

A 46 23

B 36 !8

c 22 II

D 18 9

E 17 8,5

F 15 7,5

G 14 7

H 13 6,5

1 12 6

J 6 3

Legenda: A= nomi di con fraternite religiose, di san tiedi statue ddla Vergine; B = nomi con riferimento alla forma delle vie, agli usi o all'aspetto (Foirail, Naveix, Terrasses, ecc.); C = nomi la cui origine è legata alle mura dd castello o del centro cittadino (Portail-Imbert, Porte-Panet, Fontaine-des-Barres, ecc.); D = nomi di edifici pubblici (stazione, os pedale, caserma); E = ricordi di uomini ill us trio di personalità locali (Vergniaud, Turgot, Gay-Lussac, Bugeaud, ecc.) ; F = nomi di mestieri esercitati in gues te vie (Argentiers , Bancs, Boucherie, ecc.); G = nomi di awenimenti di storia locale, di usi particolari o di irregolarità topografiche (Aigueperse, Consulat, Hucherte, ecc.); H = nomi che richiamano una località vicina o un'area geografica (Ambazac, Angoulême, Ouest); 1 = nomi di vecchi proprietari od occupanti (Barny, De Brette, Antony, ecc.); J = nomi con riferimento alla storia generale (Dauphiné, Fleurus, Juillet , Loi,

Isly, Royale)

Fonte: <<Le Courrier du Centre>> dell'8 giugno 1882; Archives départementales (1 M 230); Almanach Limousin del 1882; Archives nationales (F 1 C 1 183).

compagnata dall' azione delle élite loc ali alle quali procurava, in cambio, un a con­sacrazione spaziale29. A Parigi, il fallimento della rivendicazione di ridefinire la toponomastica nel momento di questa "transizione democratica" scandita da­gli inizi della III Repubblica è dovuto ali' alleanza della prefettura con le società erudite più conservatrici. Si pensi all'azione di una società come quella degli "Amici dei monumenti parigini": creata nel r885 da Charles Normande Charles Garnier, interverrà presso il rninistero dei Lavori Pubblici per sbandierare la minaccia del vandalismo. Un modo per questa di reclamare il diritto di valutare le conseguenze artistiche e archeologiche di ogni iniziativa pubblica nella capita­le. An cora più conservatrice, la Società degli antiquari di Francia, le cui posizioni relative al patrimonio vennero ampiamente sostenute in seno al Consiglio cornu-

29. Il nome delle vie è deciso dal sindaco previa consultazione del Consiglio comunale e con riserva di approvazione del prefetto se il comune conta meno di 2.000 abitanti, del ministro del­l'Interna se ne conta più di 2.ooo. Se il nome ha un carattere di pubblico omaggio, è necessario un decreta; a partire dai gennaio 1924 è sufficiente una delibera del prefetto. I costi di installazione delle targhe stradali cosl come quelli relativi alla numerazione delle vie sono a cariee del comune, la loro manutenzione spetta invece ai proprietari (decreta 15 piovoso anno VIII e ordinanze del 23

aprile 1823).

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OLIVIER ! HL

rapporto del 1873, a nome délia Commissione speciale per l'intestazione delle vie di Parigi, il preside della facoltà di diritto e consigliere radicale Beulant espresse il desiderio che si facesse di Parigi «una Francia in miniatura: ogni arrondissement avrebbe la configurazione e prenderebbe la collocazione geografica cos! come il nome di una vecchia provincia, ogni quartiere quello di una provincia attuale e ogni via porterebbe il nome di una città, in modo che Parigi, chi conoscesse Parigi, conoscerebbe la Francia e viceversa>>37_ A testimonianza, se ce ne fosse an cora bisogno, che persino a Parigi la territorialità municipale non si concepiva al di fuori dell'organizzazione gerarchica sulla quale si stabiliva l'ordine simboli­co della nazione.

Ai grandi uomini, la Città riconoscente

Se la Rivoluzione del 1789 ha abolito i diritti signorili sulla viabilità, è per ripren­dere subito dopo in proprio il progetto di un sistema onorifico nazionale, cio in nome di un patriottismo conquistatore. Per l'abate Grégoire, «quando si costru­isce da zero un governo, nessun abuso deve sfuggire alla falce riformatrice: si deve repubblicanizzare tutto». Pino a proporre un ambizioso «sistema di deno­minazioni topografiche per piazze, vie, lungofiume [ ... ] di tutti i co muni della Repubblica»3

8: Si trattava di cancellare «i nomi che possono richiamare i ricordi

della monarchia, del feudalesimo e della superstizione» (decreto del 16 ottobre 1793). Attribuire un nome a una via era, nello spirito dei rivoluzionari, assegnarle una funzione pedagogica, investirla di un'eloquenza simile a quella che ispirano la statuaria pubblica o i manuali di educazione civica. Al tempo stesso era espri­mere una fedeltà e firmare un'appartenenza, in breve, fissare quella che si po­trebbe chiamare con Durkheim una rappresentazione spaziale39. Pertanto, i nomi delle vie sarebbero divenuti nel corso dei secoli XIX e XX un modo per tracciare delle linee di separazione, dividere e disciplinare gli usi.

37· Prase citata dai senatore di centro-destra, H.Wallon, nell'Interpellation au Ministre de l'Intérieur sur quelques arrêtés du préfet de la Seine relatz/s à la dénomination des rues de Paris, Paris, Imprimerie des Journaux Officiels, I890, p. 3· n quale commenta: <<La città di Parigi non deve fare, per mezzo dei nomi delle vie, un corso di storia, di geografia o di politica. La città di Parigi deve, prima di tutto, conservare la sua storia; ora, si finisce per alterare questa storia quando si cancellano nomi di vie che hanno trovato posto negli annali o che richiamano la precedente topografia» (p. 4).

38. Su questa concezione del nome delle vie come compendio storico e corso di morale, cfr. D. Julia, Les trois couleurs du tableau noir. La Révolution, Paris, Belin, 1981, p. 338. Un modo di vedere al quale si oppone oggi la "lettura patrimoniale": quella, per esempio, di Robert Laulan che nell 'ar­ticolo L'instabilité des noms de rue (<<Le Monde>> del 29 novembre 1970) scrive: «Poiché i nomi delle vie servono essenzialmente per guidare i passanti e non per confonderli, cio implica che non dovrebbero mai essere cambiati [ ... ] 1 no mi rappresentano un legame con il passato, cambiarli cancella un ricordo, un indice che ci permette di risalire fino a momenti lontani ne! tempo».

39. «La rappresentazione spaziale consiste essenzialmente in una coordinazione introdotta tra i dari dell'esperienza sensibile. Ma questa coordinazione sarebbe impossibile se le parti dello spa­zio si equivalessero qualitativamente, se si potessero cioè realmente sostituire le une alle altre». In Les /ormes élémentaires de la vie religieuse, Paris, Félix Alcan, 1912, p. 15.

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1 NOMI DELLE VIE NELLA FRANCIA

La strumentalizzazione poli ti ca del nome di un a via: l'esempio di Jean Jaurès

Mentre la toponomastica tradizionale dipendeva strettamente da /atton· quali l'utilizzazione e le vicinanze, la nuova politica di attribuzione dei nomi alle vie libera questa nomenclatura da tali esigenze. Immagine del potere crescente di una borghesia che lega la proprio sorte ali' affermazione di una interdipendenza nazionale, il sentimento di tern'torialità è da questo punto in poi alla mercè delle lotte peril potere locale. L'attribuzione del nome di Jean Jaurès a uno dei più grandi via li della città di Grenoble ce ne of/re un esempio. Adottata in seguito alla delibera del 7 agos ta 1920, all'unaniminüà del Consiglio Comunale presieduto da Paul Mistral, il primo sindaco socialista della città, l'intestazione /u osteggiata dagli ambienti conservatori. Gridando alla persecuzione, questi ultimi mobilitarono petizioni e campagne di stampa a /avare del precedente "Corso Saint André", da! nome di M. Prunier de Saint André, marchese di Virieu, ambasciatore di Francia a Venezz'a, governatore del Del/t'nato e presidente del Parlamento del Del/t'nato. Da quz; la reazione accesa del relata re del progetto: «Se avessimo voluto canee/lare il ricardo di questi reucci di cui alcum; come il conestabile di Lesdiguières, /urono tiranni e despoti seconda l' espressione di M. Taulier nella sua Storia del Delfinato, avremmo proceduto a una operazione più vas ta [(. . .)]. In de/initiva, il nome di Saint André non dice più m'ente allo spirito dei nostri conàttadini. È antiquato. Possiamo dunque sostituirlo in tutta tranquillità, soltanto qua/che ammiratore e sostenitore de/l'Ancien Régime /arà /in ta di indignarsene [(. . .)]. Jaurès è una gloria del parlamento /rance se, orato­re meraviglioso, parlamentare assiduo, repubblicano e socialista /ede le alle sue idee /ina alla morte. È soprattutto un apostolo e un martire. Gli toccà questo destina, disse il nostro mae­stro Anatole France, che la sua anima bella come la pace spirasse con lui. Che essa n·nasca in noi più splendente che mai con la rinascente pace e che il sua pensiero luminoso ci mas tri il cammino. Abbiamo quindi bisogno che il suo nome si stagli sui nostri muri per ricordarà incessantemente il sua esempio».

Fonte: Archives départementales dell'Isère (2 o 185/ 46).

Nel momento dell'ascesa del socialismo municipale, il ministero dell'Interno aveva potuto contenere il pericolo "rosso" rifiutando questo onore ai martiri della Comune. Teniamo conto che nel r896 i socialisti dispongono della maggio­ranza in 150 comuni (tra cui Marsiglia, Lilla, Digione, Limoges o Roanne) e for­mano una minoranza attiva in altri 754°. A Limoges, le vie Raspail, Blanqui o Delescluze non poterono subentrare al posto dei precedenti nomi: della Macelle­ria, del Seminario e di Manigne. Il motivo invocato: «il pubblico omaggio non è acquisito che alle personalità della storia il cui ricordo è al riparo da ogni polemi­ca e non è suscettibile di dividere l'opinione». Le proteste del Consiglio comuna­le non servirono a nulla: la decisione fu irrevocabile. Al giorno d'oggi, in com­pensa, la sfera politica locale ha conquistato una maggiore autonomia. Se ci fosse bisogno di una conferma, la si troverebbe nella facilità con cui le amministrazio­ni di estrema destra hanno potuto "normalizzare" queste targhe rinomate, dato

40. ]. W. Scott, Majors Versus Police Chie/s: Socialist Municipalities Con/ront the French State, in]. Merri man (a cura di), French Cilies in the Nineteenth Cent ury, New York, Holmes and Meier, 1982, pp. 230·247·

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che la loro premura ha incontrato una debole resistenza da parte del ministro dell'Interno. A Vitrolles, i patronimici divenuti paria spaziano dall'ex ministro comunista Marcel Paul all'indipendentista kanako Jean-Marie Djibaou, passan­do per Nelson Mandela, François Mitterand o Salvador Allende. Da segnalare che, di velte, queste targhe hanna trovato asilo politico nei comuni socialisti del Gers e dell'Isère «fin quando la città di Vitrolles non avrà riscoperto i suoi valori repubblicani»41

• Dando il nome a nuove vie, o anche cambiando la deno­minazione di quelle esistenti, autorità locali e nazionali rispondono dunque a una sollecitazione immediata: quella di investire la rete di vie e di piazze di segni visibili delloro potere.

Un esempio di ricongiungimento simbolico: l'attribuzione del nome di Garibaldi a Via del Crocifisso a Limoges nel 1882

È a seguito della delibera del 7 giugno 1882 e a iniziativa del consigliere libero-pensatore Raulhac, desideroso di rendere omaggio a un «grande patriota», che Via del Croci/isso è stata ribattezzata Via le Garibaldi. Il cambiamento interveniva in un contesta d'intense lotte politiche e religiose. Gli altri ordini del giorno adottati ne! corso di quella seduta attestano della porta ta di tale gesto: divieto di manz/estazione esteriore del culto cattolico sulla pubbli­ca via, richiesta che l' autorüà preposta revochi quelle insegnanti e direttrici di scuola «colpe­voli di insegnamenti clericali>>, organizzazione dei battaglioni scolastici in vista della /esta del 14/uglio, aumento del trattamento degli insegnanti devoti alla «causa della Repubblica». Non ci si sorprenderà poi nell' apprendere che l' opposizione comunale ha reagito violente· mente a questa decisione. Mentre la stampa cattolica e /ilomonarchica mam/estava la sua irritazione, /urono presentate diverse petizioni da parte di proprietari di immobili per otte­nere il mantenimento della precedente nomenclatura. Senza risultato. Per il pre/etto del­l' epoca, sostenere che il cambiamento propos ta avrebbe costituito «ostacolo se rio e disdice­vole alle relazioni commercialz' e industriali» era segno di una «manovra polüica», non di una «lamente/a motivata». È vero che il sindaco radicale di Limoges, Louis-Casimir Ranson, contava su questa modi/ica per abbellire zl percorso della /iaccolata del 14 luglio. Il pre/etto tenne a/lora ad avvisare il ministro dell'lnterno in una lettera del 16 giugno 1882: «l'a~mini­strazione comunale di Limoges de sidera vivamente di avere questo decreta prima della /esta nazionale del 14 luglz'o» . Come ne! casa dell'inaugurazione della statua di Denis Dussoubs pochi me si prima, Via le Garibaldi appariva come una conquis ta toponomastica atta a esalta­re il civismo della borghesia radicale.

Fonte: Archives départementales della Haute-Vienne (1 M 23o); Archives nationales (F 1 C 1h83).

Non è dunque senza motivo se, dopo la Rivoluzione francese, ogni nuovo regime ha misurata con i nomi delle vie il diritto di perpetuarsi. Si giudichi que­sto fatto: dopo ogni grande convulsione politica, viene ripetuto lo stesso gesto. Le disposizioni che strutturavano la pubblica via, quelle che ne ordivano la tra-

41. Dichiarazione del sindaco di Saint-Martin d'Hères il 5 ottobre 1998 in occasione del ricevi­mento della targa in onore del capo kanako Jean-Marie Djibaou (sostituita a Vitrolles con quella di Jean-Pierre Stirbois, ex segretario generale del Fronte nazionale) , una targa che era stata recuperata dai militanti dell'Associazione dellibero corn une di Vitrolles in esilio. «Le Monde», 7 ottobre 1998.

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1 NOM! DELLE VIE NELLA FRANCIA

ma di abitudini sospette agli occhi dell'autorità vengono smantellate. ln modo più o meno pronunciato, subiscono l'azione di una sorta di ricongiungimento simbolico che, all' occorrenza, con corre al naufragio dei segni del passato. D' altra parte, niente lo mostra più chiaramente del modo in cui i nomi delle vie riflet­tono l' evoluzione generale delle istituzioni poli tiche. A Limoges, Piazza Denis Dussoubs, designata sotto l'Ancien Régime come Piazza Montmailler, costitu­isce un vero e proprio sismografo della vita costituzionale del paese. Chiamata Piazza Delfina nel 1781 in memoria del figlio di Luigi XVI, venne successiva­mente ribattezzata Piazza dei Sans Culottes nel 1793, della Libertà nel 1830 e della Rivoluzione nel 1848. Torno Piazza Delfina nel 1852 prima di acquisire la sua denominazione definitiva in omaggio al deputato morto il 4 dicembre 1851 sulle barricate del colpo di stato di Napoleone III. Le speranze riposte nel fatto di consacrare tale luogo per mezzo di una statua e di una targa di onomastica stradale appaiono chiaramente nel rapporta del consigliere Arnoux: «Non po­tevamo trovare ubicazione migliore che la piazza dove si recano per giocare i nostri figli. Il monumento di Denis Dussoubs rammenterà loro questo grande evento storico. I genitori potranno, mostrando il busto di questo cittadino, indicare l'esempio della sua morte gloriosa e un giorno, se qualche avventurie­ro volesse seguire l'esempio dei Bonaparte e rinnovare i crimini del 2 dicem­bre, i nostri figli, come già i nostri padri, seconda l'insegnamento di Denis Dussoubs saprebbero clare la vita per la difesa della Legge e della Repubbli­ca»42. Esempio anche più convincente: all'indomani del voto dei pieni poteri al maresciallo Pétain, delle rettifiche sono intervenute in tutte le città francesi. Le targhe di figure socialiste, come Louise Michel, Jules Guesdes, Albert Thomas, Edouard Vaillant, furono accusate dal personale di Vichy di «muovere esclusiva-

42. Rapporta presentato alla seduta del 21 gennaio 1882 del Consiglio comunale: Archives nationales (F 1 C 1 183) .

43· L'affermazione è del sindaco di Grenoble Marius Rey ne! corso della seduta del 20 dicem­bre 1940. Registra del Consiglio comunale.

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mente dal terreno politico» e di manifestare «un intenta polemico che non dave­va trovare spazio sui muri della nostra città»43. È la ragione per cui furono rim­piazzate con una schiera di nuovi eroi: oltre al maresciallo Pétain, consacrato in vita mediante l'attribuzione delle più belle piazze e viali, questi ultimi sono uffi­ciali «marti per la Francia» (come i generali Champon e Janssen o il tenente colonnello Dumont) ma anche figure come Charles Péguy («l'apostolo fervente dei Misteri della carità di Giovanna d'Arca») o il maresciallo Lyautey (questo «genio colonizzatore») o ancora l'accademico monarchico Jules Lemaître.

In conclusione, se ci si sforza di evidenziare il ventaglio di consuetudini che governano le decisioni di attribuzione, si puo dire che la toponomastica urbana puo essere suddivisa seconda tre vocazioni. In primo luogo, la logica patrimoniale: è quella che mira a preservare un'autenticità storica. Sono stati principalmente gli ambienti conservatori , difensori dei nomi religiosi e medievali, a farsene por­tavoce proclamandosi al servizio di nomi perle vie intesi come una sorta di archi­vio locale. Bisogna evocare, in seconda luogo, l'utilizzazione civica. Questa è destinata a mantenere un sentimento di riconoscimento per le azioni e le gesta dei grandi cittadini. In cio si sono specializzati gli ambienti progressisti facendo del nome delle vie un vero e proprio monumento educativo. Una forma di omag­gio di cui la III Repubblica segna l'apice. In ultimo, il nome delle vie puo interve­nire come una distinzione onorifica. Si ha allora una sorta di ricompensa postu­ma. I sindaci e , in misura minore, i consiglieri comunali ne hanna spesso beneficia ta. I benefattori della città vi hanna ricevuto an ch' essi un a contropartita alloro dona: basti l'esempio di Via Berthe de Boissieux, cosl chiamata nel capo­luogo delle Alpi per ringraziare colei che era stata all'origine della creazione di una scuola d'arte industriale. li Consiglio comunale prese la decisione nel giugno 1922, sfruttando una petizione di proprietari e abitanti di Via Hoche che deside­ravano cancellare la cattiva fama che si portava dietro a causa di questo nome un quartiere frequentato da militari e da «donne di facili costumi»«.

Notiamo che dietro agni nome di via si scopre un rapporta sociale oggettiva­to da una storia e da procedure che ne fanno una manifestazione prettamente politica. Studiare la monumentalità dei nomi delle vie non consiste solamente nell'interrogarsi sulle preoccupazioni dei Consigli comunali che decidono tale o tal'altra attribuzione. Oltre a cio, significa cogliere i procedimenti di potere pub­blico messi in atto attraverso questo lavoro di classificazione e di riconoscimen­to. E restituire le relazioni sociali che attraverso di essi si sono costituite o modi­ficate, ca pire l 'incidenza di tali attribuzioni nel duplice movimento di nazionaliz­zazione e di municipalizzazione delle identità locali. Perché la territorialità stata­le non è soltanto la proiezione, su un data spazio, di un immaginario che assicura la fierezza di una comunità politica. È anche e soprattutto una forma di domina­zione simbolica: un modo di incidere sulla spazio, di pianificare, che va a fonda­re il sentimento che questa comunità puo nutrire della propria esistenza.

traduzione di Luigi Romildo

44· Archives départementales dell'Isère (2 0 185/ 46).

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