Breve nota sulle rare rappresentazioni di Attis nella monetazione romana repubblicana, in “Essays...

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Essays in Honour of Roberto Russo

Roberto Russo

edited by

Peter G. van Alfen

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Essays in Honour of Roberto Russo

NUMISMATICA ARS CLASSICA NAC AGZŰRICH - LONDON

Contents

Preface vii

A Biography of Roberto Russo: - ix

Bibliography of Roberto Russo xvii

Papers on Greek Numismatics

I. Keith Rutter. @e Early Coinages of Sicily, Cyprus and Crete: Comparisons and Contrasts

II. Christof Boehringer. Appunti sul ‘Maestro dalla foglia’

III. Alberto Campana. Una misteriosa emissione Siciliana a nome di Hermas e Pan

IV. Giovanni Santelli. Le contromarche di Zeus Eleutherio

V. John Morcom. Evidence of Mint Sharing in Western Sicily?, and a Reattribution from Sicily to Italy

VI. Haim Gitler. Samarian Coin Types Inspired by Athenian Iconography

Papers on Roman Numismatics

VII. David L. Vagi. Rome’s First Didrachm in Light of the foedus Neapolitanum and the equus October

VIII. Andrew Burnett. A Puzzling Early Roman Coin

IX. Andrew McCabe. @e Anonymous Struck Bronze Coinage of the Roman Republic: A Provisional Arrangement

X. Richard Schaefer. A Find of Roman Coins from Campamento Ampurias

XI. Andrea Pancotti. Breve nota sulle rare rappresentazioni di Attis nella monetazione romana repubblicana

XII. Roberto Russo. @e RetariFng of the Denarius

XIII. T.V. Buttrey. Grammar and History: @oughts on Some Late Roman Republican Coins

XIV. Richard Witschonke. Some Unpublished Roman Republican Coins

XV. Clive Stannard. Quartered and Counter-Marked Republican Asses, and the Central Italian Italo-Baetican Assemblage

XVI. Bernhard E. Woytek. Late Republican Notes. Unpublished Denarius Hybrids from the Mint of Rome and Two Sestertius Varieties of C. Considius Paetus

XVII. Michel Amandry. L ATRATINVS AVGVR/ANTONIVS IMP

XVIII. Frank L. Kovacs. Eusebeia —Caesarea: @e Civic Bronze Coinage Reconsidered

Paper on Medieval Numismatics

XIX. Lucia Travaini. Un tarì svevo attribuibile a Corrado IV (-)?

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Il culto di Attis venne introdotto a Roma già durante la media età repubblicana, verosimilmente in-sieme a quello di Cibele. Il dato si ricava dall’esegesi delle fonti letterarie (DION. HAL. II, 19; SVET., Aug. 68), dalle evidenze archeologiche, infine dall’analisi della documentazione numismatica1.

Un denario estremamente raro2, datato agli ultimi anni del II secolo a.C.3, reca sul dritto la testa di Roma con elmo frigio, la legenda EX S(enatus) C(onsulto) e la marca di valore X barrata; sul rovescio un personaggio, caratterizzato da un berretto frigio ed impugnante un ramo arboreo, cavalca un capro verso destra; nel campo, sotto le zampe dell’animale, compare la legenda CETEGVS, in esergo ROMA,

1. VERMASEREN 1977, p. 119, nt. 713; PENSABENE 1982, pp. 86-87. Sull’iconografia di Cibele nella monetazione romana vd. TURCAN 1983; CALABRIA-DI JORIO-PENSABENE 2010. Devo un sincero e sentito ringraziamento a Giuliano Russo e a Rick Witschonke per l’interessamento, il grande supporto ed i preziosi suggerimenti che mi hanno accompagnato durante le varie fasi della ricerca.

2. Di tale denario è oggi ufficialmente noto un solo esemplare conservato alla Bibliothèque Nationale de France (Ancient Fonds 1068). Nella seconda metà del XIX secolo un secondo esemplare venne segnalato presso il gabinetto numismatico del palazzo ducale di Gotha in Turingia (BAHRFELDT 1897, Cornelia 5, p. 91): questo, sul quale gravavano seri dubbi di autenticità (M. Bahrfeldt in NSA 1876, 2 [Februar], pp. 9 e 19; ENGEL 1879, p. 34, n. 1), presentava al rovescio piccoli dettagli (come ad esempio la forma della barba del capro) che per stile lo differenziavano dal conio di quello conservato a Parigi. Dopo la II guerra mondiale la collezione ha subito perdite considerevoli e ad oggi il pezzo risulta disperso.

3.Il denario è stato variamente datato al 115-114 a.C. (CRAWFORD 1974, n. 288/1); al 104 a.C. (BABELON 1885-1886, I, n. 18, pp. 394-395; CALICÓ 2001, pp. 174-175, n. 472); tra il 99 e il 94 a.C. (GRUEBER 1910, II, p. 271).

Andrea Pancotti

Breve nota sulle rare rappresentazioni di Attis nella monetazione romana repubblicana

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il tutto circondato da una corona floreale4 (Fig. 1).

Il monetiere è stato identificato con un membro della gens Cornelia, probabilmente P. Cornelius Cethe-gus, padre del P. Cethegus rappresentante dei populares citato più volte da Cicerone (CIC., Brutus 178; Pro Clu. 84-86; Parad. 40)5.

A partire dagli ultimi anni del XVIII secolo, il suddetto personaggio a cavallo del capro è stato oggetto di un acceso dibattito: nel 1829 Celestino Cavedoni propose di riconoscere nel monetiere C. Cornelius Cethegus, console nel 197 a.C. e dedicante del tempio di Giunone Sospita nel foro Olitorio (LIV., XXXII, 30)6. Di conseguenza, sulla scia di un ragionamento analogo a quello di Joseph Eckhel riguardo a un denario della gens Fonteia7, identificò il personaggio del rovescio con il Genio di Giu-none a cavallo della capra, animale sacro alla dea (FEST., s.v. Februarius); ipotizzò inoltre, per spirito di completezza, che il cognomen Cethegus potesse aver avuto origine dall’unione dei termini greci κιττóς (edera) e αἰγóς (della capra)8.

Nel corso del secolo successivo altri studiosi si dedicarono al particolare tema presente sul rarissi-mo denario. Andreas Alföldi, sulla scia delle proprie ricerche dedicate all’analisi degli elementi mitici, storici e religiosi inerenti ai primi anni di Roma, si interessò alla particolare iconografia della moneta e, senza l’ausilio di valide argomentazioni, azzardò una curiosa teoria sull’identità del personaggio in esame: a cavallo del capro vi sarebbe stato il giovane e selvaggio Silvio, Re di Alba Longa, nelle vesti di pastore9. Michael Crawford invece, a dispetto delle tesi postulate precedentemente, ravvisò nel rovescio dell’emissione un tema a carattere dionisiaco; malgrado ciò, sulla base di deboli elementi, identificò il personaggio a cavallo del capro con Dioniso stesso10.

4. Dato lo stato di conservazione dell’esemplare conservato a Parigi (bb-VF), non è possibile stabilire con certezza l’elemento floreale che caratterizza la corona; per Eckhel (ECKHEL 1795, p. 180), Cavedoni (CAVEDONI 1829, n. 46, p. 152), Riccio (RICCIO 1843, n. 15, p. 63), Cohen (COHEN 1857, p. 101) e Crawford si tratterebbe di edera; per Babelon e Belloni di alloro (BELLONI 1960, p. 73, n. 539); secondo un’ulteriore rilettura del Cavedoni di “due rami carichi di frondi o frutti oblonghi” (CAVEDONI 1844, p. 22).

5. CRAWFORD 1974, I, pp. 302-303.6. CAVEDONI 1829, n. 46, p. 152.7. Per il denario della gens Fonteia, simile nella tipologia a quello di Cethegus, vd. oltre.8. CAVEDONI 1829, n. 46, p. 199.9. ALFÖLDI 1957, p. 24; ID. 1963, p. 239, nt. 1. Lo sfuggente legame tra il ramo gentilizio dei Cornelii Cethegi ed il Re,

potrebbe esser stato dedotto dalle statue dei summi viri della Repubblica contrapposte a quelle dei Re Albani, innalzate nei portici del foro di Augusto.

10. CRAWFORD 1974, I, p. 303.

Figure 1

Breve Nota Sulle Rare Rappresentazioni Di Attis Nella Monetazione Romana Repubblicana 281

Tuttavia è ben noto come già dal 1842 lo studioso parigino Charles Lenormant, attraverso studi iconografici, aveva proposto di identificare nel personaggio il dio Attis11. Sulla moneta la divinità appare caratterizzata dal berretto frigio e da un ramo, probabilmente dell’albero sacro al dio, il pino, visti i frutti oblunghi che potrebbero con cautela essere interpretati come pigne; Attis-pastore è rap-presentato a cavallo di un capro poiché l’animale è a lui strettamente legato sia per quanto concerne il mito che per quanto riguarda il rito del criobolium12.

Prima degli scavi condotti alla fine del secolo scorso presso il santuario metroaco del Palatino, che hanno portato alla luce numerosi ex voto dedicati ad Attis risalenti al II secolo a.C., la convinzione radicata negli studiosi di una forte diffusione del culto del dio frigio solamente a partire dall’epoca imperiale è sempre stata più forte dell’analisi critica delle fonti primarie13, persino davanti all’evidenza del ruolo chiave di M. Cornelius Cethegus, antenato del monetiere, che rivestì il consolato con P. Sem-pronius Tuditanus nel 204 a.C., anno dell’introduzione ufficiale del culto di Cibele a Roma14.

Di innegabile interesse risulta un secondo denario, coniato da un membro della gens Fonteia origi-naria di Tusculum (CIC., Font. 41; HOR., sat. 1, 5, 37)15, e datato da Crawford all’anno 85 a.C.16.Sul dritto dell’emissione, conosciuta in almeno quattro varianti, vi è la testa di Apollo-Veiove caratterizzata da un fascio di fulmini alla base del collo, intorno compare la legenda MN. FONTEI C.F. seguita talvolta da un monogramma17 o dalla formula EX A(rgento) P(ublico); sul rovescio una corona di alloro circonda un erote che cavalca un capro verso destra; nel campo sono presenti i pilei stellati dei Dioscuri, in esergo un tirso (Fig. 3).

11. LENORMANT 1842; tesi accolta da CAVEDONI 1844, p. 23.12. Per la figura, il mito ed il culto di Attis si rimanda all’ampia bibliografia edita in RITO SEGRETO 2005, pp. 83, 227, 238

e 240.13. Vd. a tal proposito gli studi citati da Crawford: LAMBRECHTS 1962, pp. 43 e 71; NORTH 1965, p. 278.14. Sul rinvenimento degli ex voto: PENSABENE 1982, pp. 86-87. Da ultimo, sul consolato di M. Cornelius Cethegus,

ZEHNACKER 1973, p. 502.15. TAYLOR 1960, pp. 214-215; ANDERMAHR 1998, n. 218, pp. 271-272, che in particolare circoscrive al territorio

tuscolano il ramo gentilizio dei Fonteii Capitones.16. CRAWFORD 1974, I, n. 353/1-2, pp. 369-370.17. LIMC, VIII, 1 – s.v. Veiovis. Il monogramma , comprendente le lettere A - P (o R) – V (o M), è stato sciolto in

AP(ollo): CRAWFORD 1974, I, p. 369; VÄLIMAA 1989, p. 118; in R(om)A: ALFÖLDI 1975, p. 177 sgg. = ALFÖLDI 1997, p. 53; BELLONI 1993, pp. 81-82; infine in [ex] A(rgento) P(ublico): BARLOW 1977, pp. 295-296; PEDRONI 2006, p. 145. Tuttavia è doveroso segnalare che lo stesso monogramma, nell’intera serie repubblicana, compare una seconda volta anche sul dritto del denario fatto coniare dal monetiere L. Caesius (CRAWFORD 1974, I, n. 298/1, p. 312). In questo caso è associato al busto di Apollo togato il quale, volto a sinistra (segno nefasto), stringe nella mano destra un fascio di fulmini, caratterizzandosi inequivocabilmente come Apollo-Veiove che sagittas tenet (GELL., V, 12, 11; OVID., Fast. III, 438): quindi probabilmente tale monogramma andrebbe sciolto in AP(ollo) V(eiovis): PANCOTTI 2009, p. 19, nt. 44.

Figure 2 Figure 3

282 Andrea Pancotti

Secondo Crawford Mn. Fonteius C.f., figlio di C. Fonteius monetiere nel 114 o 113 a.C.18, sarebbe stato il fratello del triumvir monetalis M. Fonteius, attivo intorno all’anno 87 a.C. e difeso nel 69 a.C. da Cicerone (CIC. Font. 5) ma per il quale non ci è giunta alcuna moneta (se mai ne avesse battuta alcuna)19.

Un recente studio di Luigi Pedroni ha dimostrato che le raffigurazioni di Apollo-Veiove sulla mon-etazione inerente agli anni 86-84 a.C. avrebbero avuto il significato di espiare eventi nefasti come la morte di C. Marius (86 a.C.) o la pestilenza che nell’87 a.C. colpì l’accampamento di Gn. Pompeius Strabo, morto lo stesso anno dopo esser stato colpito da un fulmine (PLUT., Pomp. I, 1-2; VELL., II, 21; APPIAN., Bell. Civ. I, 68)20.

La possibilità che Mn. Fonteius C.f. fosse un rappresentante dei populares si ricava anche dagli studi sulla propaganda repubblicana condotti da James T. Luce: lo studioso giunse alla conclusione che le raffigurazioni di Apollo servirono la causa mariana in antitesi a quelle di Venere, che servirono la politica sillana21.

Tuttavia questa logica ha portato a visioni unilaterali, concentrate fortemente su di una visione esclusivamente politico-propagandistica della moneta: Jussi Välimaa, sulla scia degli studi di Luce, ipotizzò che la raffigurazione di Apollo sul dritto del denario, unita alla corona di alloro sacra al dio che circonda il rovescio, avrebbe indicato la fazione politica d’appartenenza del monetiere. Secondo lo studioso anche i pilei stellati presenti sul rovescio dell’emissione sarebbero serviti alla causa mariana: infatti, dopo la battaglia di Vercellae, due iuvenes annunciarono nel Foro la vittoria ai romani con-segnando lauretas litteras al pretore, proprio davanti al tempio di Castore e Polluce (FLOR., I, 38,19; PLIN., Nat. VII, 86).

Il ragionamento, corretto per quanto riguarda l’appartenenza di Mn. Fonteius C.f. al partito dei populares, taglia fuori l’erote a cavallo del capro ed il tirso; di conseguenza Välimaa concluse con: “La moneta può servire come esempio di sintesi di varie forme di propaganda – orazioni, slogans, scritti politici – il cui messaggio era chiaro per i contemporanei, ma oggi è difficile captare”22.

Verosimilmente, l’interpretazione del rovescio del denario in esame, potrebbe essere di facile com-prensione se analizzata attraverso più chiavi di lettura, oltre a quella legata al partito dei populares. Basti ricordare che i pilei stellati compaiono anche sul rovescio dell’asse caratterizzato eccezional-mente dalla prua volta a sinistra (segno nefasto), emesso lo stesso anno dal medesimo monetiere (Fig. 4)23, ed è doveroso sottolineare come tali copricapi, nell’ambito della monetazione repubblicana in metallo nobile, compaiano solamente sulle emissioni di Fonteius, originario di Tusculum, sede di un celebre santuario dedicato ai Dioscuri (CIC., De div. I, 98; FEST., s.v. Stroppus)24.

18. CRAWFORD 1974, I, n. 290, pp. 304-305.19. CRAWFORD 1974, I, n. 347, p. 361; alcuni studiosi propongono di riconoscere in Mn. e M. Fonteius la stessa persona

(RYAN 1996; MARINONE 1997, p. 68); sulla curiosa questione riguardante l’assenza di monete a nome di M. Fonteius (unico magistrato monetario citato dalle fonti letterarie) vd. l’interessante contributo di PEDRONI 2000, p. 133.

20. PEDRONI 2006, pp. 133-145.21. LUCE 1968, pp. 26-34; vd. anche PEDRONI 2006, pp. 198 e 201.22. VÄLIMAA 1989, pp. 118-119.VÄLIMAA 1989, pp. 118-119.23. CRAWFORD 1974, I, n. 353/3, p. 369.24. CRAWFORD 1974, I, p. 370.

Breve Nota Sulle Rare Rappresentazioni Di Attis Nella Monetazione Romana Repubblicana 283

La tradizione antiquaria, in mancanza di solidi capisaldi, ha da sempre cercato di unificare i temi del dritto e del rovescio dell’emissione, identificando l’erote con il Genio di Apollo-Veiove a cavallo della capra Amaltea25; diversa l’opinione di Crawford, secondo il quale il rovescio del denario rap-presenterebbe per l’ennesima volta un elemento di tradizione dionisiaca, sottolineato peraltro dalla presenza del tirso in esergo26.

La particolare iconografia del putto a cavallo del capro è ben nota: si ritrova in lucerne, gemme e bassorilievi di varia natura27; tuttavia se accettassimo questo elemento iconografico nell’ottica es-clusiva della tradizione dionisiaca, dovremmo constatare come raffigurazioni a carattere puramente riempitivo possano paradossalmente comparire su un potente strumento di propaganda gentilizia alla stregua di una comune decorazione. Effettivamente se Mn. Fonteius C.f. avesse voluto rendere pieno omaggio a Dioniso sul rovescio del suo denario perché utilizzare un soggetto composito così particolare?

Le raffigurazioni numismatiche, ideate per la circolazione nell’ambito pubblico, dovevano neces-sariamente essere di immediata lettura e facilmente riconoscibili attraverso precisi elementi carat-terizzanti. Dal confronto iconografico del denario in esame con il resto delle raffigurazioni presenti nell’intera serie repubblicana, appare stringente il rapporto tematico e stilistico che lega l’emissione di Fonteius al summentovato denario di P. Cornelius Cethegus: vi è una forte probabilità che anche la moneta del monetiere tuscolano rechi sul rovescio un omaggio al culto di Attis.

Il dio frigio appare rappresentato attraverso vari attributi, quasi in linea con il carattere aniconico che caratterizzò il culto della Magna Mater al suo ingresso a Roma: compare il capro, simbolo del mito e del rito del criobolium; il tirso dei misteri orgiastici, che il dio porta nel culto metroaco; l’erote, che personifica Attis stesso nelle vesti di amante di Cibele; la corona d’alloro sacra ad Apollo, che nel mito prese il posto del dio dopo la sua morte; infine la partecipazione al culto da parte dei Dioscuri, in qualità di Cabiri28.

Non stupisce il fatto che Attis non sia stato rappresentato in prima persona, come nella moneta

25. ECKHEL 1795, p. 219; RICCIO 1843, p. 93; d’accordo PEDRONI 2006, pp. 139 e 146; contra VÄLIMAA 1989, p. 119, il quale fa notare l’inesistenza di fonti iconografiche e letterarie menzionanti un Genio alato in connessione con la capra, e fa notare peraltro che sul denario di Mn. Fonteius è rappresentato un capro.

26. CRAWFORD 1974, I, pp. 369-370, ricollegandosi a COOK 1914, p. 713, nn. 2-3.27. LIMC, III, 1, p. 996 - s.v. Eros/Amor/Cupido; inoltre uno dei migliori confronti a tal proposito si ha in un oscillum

marmoreo rinvenuto agli inizi del XIX secolo proprio a Tusculum durante gli scavi archeologici condotti da Luciano Bonaparte (CANINA 1841, pp. 148-151, tav. XXXVIII, figg. 11-12).

28. Per un compendio sul mito, gli attributi ed il culto di Attis vd. LIMC, III, 1 - s.v. Attis; PENSABENE 1982, pp. 86 sgg.; CYBELE ATTIS 1996, con ampia bibliografia di riferimento; RITO SEGRETO 2005, passim.; PENSABENE 2010; sulla natura di Attis alato vd. CCCA, passim., s.v. Attis Winged; sulla lettura critica delle fonti letterarie, MORA 1994, passim.

Figure 4

284 Andrea Pancotti

della gens Cornelia: verosimilmente infatti, alla base dell’estrema rarità del denario di Cethegus, sta proprio la raffigurazione diretta del dio, in antitesi alla linea politica perseguita dal Senato romano nei confronti dei riti di natura orgiastica in suo onore29; questo deve aver comportato la coniazione del pezzo in un numero ridotto di esemplari oppure, più probabilmente, il suo repentino ritiro dal mercato.

Inoltre se si volesse cercare il rapporto tradizionale che lega il clan gentilizio dei Fonteii al culto di Attis, con estrema cautela si potrebbero portare all’attenzione una serie di epigrafi rinvenute a Roma e a Cartagine attestanti uno dei più noti sacerdoti preposti al culto Matri Idaeae et Attidis: C. Fonteius Doriphorus30.

In conclusione, dopo la morte di C. Marius un monetiere simpatizzante dei populares fece coniare una moneta con al dritto Apollo-Veiove in funzione apotropaica ed al rovescio la rappresentazione simbolica di Attis in funzione soteriologica. Al fianco dei populares sembra essersi schierato anche il centro latino di Tusculum, attraverso il richiamo al celebre santuario dei Dioscuri31. Come attestato dalle fonti letterarie, la repressione di Sulla nei confronti del clarissimo municipio sarà durissima32.

Abbreviazioni Bibliografiche:ALFÖLDI 1957 = A. ALFÖLDI, Die trojanischen Urahnen der Römer, Basel 1957.ALFÖLDI 1963 = A. ALFÖLDI, Early Rome and the latins, Ann Arbor 1963.ALFÖLDI 1975 = A. ALFÖLDI, Redeunt Saturnia Regna IV: Apollo und die Sibylle in der Epoche der

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publique romaine vulgairement appelées monnaies consulaires, I-II, Paris 1885-1886.BAHRFELDT 1897 = M. BAHRFELDT, Nachträge und Berichtigungen zur Münzkunde der Römischen

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29. Senatus consulto del 161 a.C. (GELL., 2,24,2); F. Coarelli in RITO SEGRETO 2005, p. 78; GALLINI 1970, p. 71 sgg.; vd. inoltre l’interessante contributo di BUTLER 1998.

30. PENSABENE 1981, pp. 116-117, ntt. 71-72, con bibliografi a di riferimento.PENSABENE 1981, pp. 116-117, ntt. 71-72, con bibliografia di riferimento.31. Secondo PEDRONI 2006, p. 146, i pilei stellati rappresenterebbero il simbolo gentilizio dei Fonteii. Tuttavia questi

compaiono solamente sulle emissioni di Mn. Fonteius C.f. e sembrano esser strettamente connessi al rovescio della moneta in esame. Su Tusculum, i suoi culti ed i resti del santuario extraurbano vd. da ultimo il contributo di D. Gorostidi Pi e R. Ribaldi in GHINI 2008, pp. 74-87; sulla monetazione romana repubblicana con richiami al centro latino vd. PANCOTTI 2009.

32. Per la citazione: CIC., Font. 41; sulla storia di Tusculum: MC CRACKEN 1939; sulla sorte del suo territorio dopo la guerra civile vd. il Liber Coloniarum ed. LACHMANN 1848, p. 238.

Breve Nota Sulle Rare Rappresentazioni Di Attis Nella Monetazione Romana Repubblicana 285

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