Archeologia dell'Europa medievale Lezione 5 Dalla Gallia alla Francia: Galloromani, Franchi,...

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Archeologia dell'Europa medievale Archeologia dell'Europa medievale Lezione 5 Lezione 5 Dalla Gallia alla Francia: Galloromani, Franchi, Alamanni Dalla Gallia alla Francia: Galloromani, Franchi, Alamanni Carlo Citter e-mail: [email protected] Skype: carlo.citter Università degli Studi di Siena – Facoltà di Lettere e Filosofia Corso di laurea magistrale in Archeologia ll presente testo costituisce materiale didattico realizzato dal docente ad uso esclusivo degli studenti per la preparazione dell’esame. Nessun altro uso è consentito.

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Archeologia dell'Europa medievaleArcheologia dell'Europa medievale

Lezione 5Lezione 5

Dalla Gallia alla Francia: Galloromani, Franchi, AlamanniDalla Gallia alla Francia: Galloromani, Franchi, Alamanni

Carlo Cittere-mail: [email protected]

Skype: carlo.citter

Università degli Studi di Siena – Facoltà di Lettere e FilosofiaCorso di laurea magistrale in Archeologia

ll presente testo costituisce materiale didattico realizzato dal docente ad uso esclusivo degli studenti per la preparazione dell’esame. Nessun altro uso è consentito.

Con il termine Franchi (i coraggiosi) le fonti tardoromane indicavano una serie di piccole tribù germaniche, una parte delle quali (i Salii) alla metà del IV secolo fu autorizzata a stanziarsi nell’odierno Brabante belga con il compito di presidiare la frontiera.Le conquiste dei Franchi nel corso del V secolo sono caratterizzate dall’ambiguità che pervadeva nel suo complesso i rapporti con l’impero: essi riconoscevano formalmente il potere imperiale quindi le loro azioni erano in nome e per conto dell’imperatore, ma di fatto cominciavano a crearsi una loro base di potere territoriale.

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La conversione al cattolicesimo del re Clodoveo e di tutto il suo popolo alla fine del V secolo gli valse da allora l’appoggio incondizionato della gerarchia ecclesiastica espressione del ceto dirigente gallo-romano.Per quanto il potere fosse esercitato ancora in forma tribale con il riconoscimento dell’autorità da parte dell’assemblea degli armati, e l’amministrazione periferica affidata ad un comes, i re franchi poterono rappresentarsi come i paladini delle popolazioni cattoliche.

Iscrizione a mosaico del nuovo proprietario di una villa a Mienne-

Marbouè (Eure-et-Loire) in Francia, un certo “Steleco” databile alla seconda

metà del V secolo

Elmo dalla sepoltura maschile 1782 di Krefeld-

Gellep (Germania) databile entro il 530

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Verso la fine del VI secolo il rapporto con la chiesa era già così stretto da produrre in uno dei massimi esponenti della gerarchia ecclesiastica, ma anche dell’aristocrazia gallo-romana, Gregorio di Tour, un modello ideale in cui la figura del re franco è investita di una benedizione divina, quindi acquista un valore sacro. Subito dopo una missione diplomatica bizantina portò a Clodoveo il titolo di Console, cioè il formale riconoscimento dell’autorità imperiale. Il successo dell’esperimento franco sta proprio in questa miscela di situazioni, nell’autorappresentazione di eredi della romanità per un’aristocrazia laica ed ecclesiastica che in quegli stessi valori si era sempre identificata.

Parte del corredo perduto della tomba di Childerico. In basso la fibula a cipolla forse identica a quella che portava Childerico che così voleva rappresentarsi anche come generale romano. A sx il cimitero regio di St. Denis a Parigi

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E’ un problema identificare le etnie nell’area di confine come la Gallia settentrionale romana, che tuttavia è anche l’area di etnogenesi dei Franchi. È una regione compresa fra Reno, Mosa e Scheda. Non ci sono dati per parlare di spopolamento delle campagne fra III e IV secolo. Ma secondo alcuni le sedi episcopali di questa zona furono vacanti fra V e VI.

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In realtà ci fu un nocciolo duro di città con a capo Treviri che mantennero il cristianesimo. Contestualmente fra V e primi VI abbiamo la diffusione di sepolture con spade del ceto sociale più alto.

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Il rinvenimento e la disposizione di spade e foderi simili a quelli rinvenuti a Krefeld Gellep hanno dato luogo a riflessioni, portando ad ipotizzare la presenza di aristocratici. Potrebbero essere gruppi di aristocratici consociati nell’area della Maas, ma avevano contatti con l’Inghilterra e la Germania meridionale. Ma questo tipo di sepoltura si manifesta anche in altre aree, nella regione della Maas in fondo non sono tante, e sembra che questo gruppo si sia dissolto. Altre ragioni, come la perdita della spada nel rito funebre, sono possibili.

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C’è infatti un parallelo con la diffusione delle fibule a staffa femminili a 5 bottoni apicali che proprio in questa regione sono molto rare. Sappiamo che in questa regione l’età romana finì intorno al 500, ma i tempi e le dinamiche dell’afflusso di nuove popolazioni sono tutti da chiarire. Ma dalla metà del VI sepolture più ricche come nel mondo sassone.

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Oltre ad un’articolazione est-ovest fra s.m. V e p.m. VI ce n’è anche una nord-sud, che è poi la distinzione fra Franchi salii e Franchi ripuarii.Il sistema istituzionale romano finisce di fatto nella prima metà del V secolo, quando l’esercito fu ritirato. La manifestazione sociale delle aristocrazie di origine romana, la pratica del dono delle popolazioni al di là del Reno e la nuova fede cristiana sono tre ingredienti che si mescolarono trovando nuove strade.

Da ciò nacque la ricerca di una nuova identità etnica. Processo che a torto è stato definito romanizzazione o germanizzazione e che è essenzialmente un processo mentale e sociale che l’archeologo può documentare attraverso lo studio di nuovi riti e cultura materiale.

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caratterizzazione dell’identità etnica

processo dinamico e soggettivo

ricerca archeologica

significati oggetti rito funebre

molteplici fattoridoni funebri etnicità

Romano

Germano

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Gallo-franco

Armi

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Tendenza attuale

omogeneità

valutazione critica di tutte le fonti disponibili

distinzionegermanico

romano

tribù

complesso processo di formazione di una nuova identità

corredi funerari carte di distribuzioneorigini

diffusione

oggetti prodotto di un rituale di deposizione

insediamentocontesto territorialeinterpretazione

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In Gallia i legami con l’ordo senatorio e Roma erano labili e infatti l’aristocrazia sopravvisse.Pertanto l’orizzonte delle relazioni era ristretto alla Gallia e nel VI secolo ai singoli regna, ma registriamo anche famiglie collegate fra loro con vincoli di parentela forse dagli Aviti.Le connessioni fra i gruppi dirigenti meglio documentate sono parentali ed episcopali, quasi mai sulla proprietà fondiaria. Si tratta di famiglie a carattere sub-regionale, ma con radici romane antiche, senatoriali di rango anche se prive ormai di legami con Roma. La maggior parte della proprietà fondiaria nel mondo post-romano era a carattere locale e non più globale. La rete di rapporti familiari era invece più vasta e prescindeva in gran parte dalla presenza e dal ruolo dei re Franchi.

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Possiamo pensare che queste aristocrazie sub-regionali vivessero nelle ville come Seviac che ancora nel V e VI e talvolta nel VII hanno tracce di ambienti di lusso. Le loro carriere erano ormai solo episcopali, perché quelle militari erano riservate ai Germani e quelle civili erano ridotte al minimo nei nuovi Regna. In Frankia duces e comites. Nel V c’era ancora un desiderio di vita secondo lo stile senatorio, nel VI le cariche militari-civili si rivolgevano alla caccia e quelle ecclesiastiche alla chiesa.

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La cultura letteraria nel VII è ormai definitivamente perduta. Anche l’abbigliamento cambiò. La cintura (cingulum, balteum) da segno prettamente militare divenne un simbolo caratterizzante il servizio pubblico e come tale ricorrente nelle fonti. Gli aristocratici cominciarono ad indossare molti più oggetti preziosi, ma al tempo stesso smisero di vivere nelle lussuose ville. Intorno al 600 l’aristocrazia era già centrata sulla vicinanza al re e pertanto era molto più simile a quella delle corti dei secoli centrali piuttosto che a quella di un secolo prima.

La fibula di S. Cesario di Arles

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I conti erano legati al re, i vescovi alle città e come tali agivano. Così le famiglie aristocratiche che esprimevano i vescovi agirono nel sud della Francia per organizzare il loro potere in modo autonomo. Non dobbiamo sovrastimare l’identità etnica con la funzione militare, dal momento che ancora nel VII secolo personaggi di rango hanno chiari nomi romani.

Mezieres – T74 (Francia) e sepoltura sotto il duomo di Köln

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Gregorio di Tours non distingue Romani da Franchi su base etnica, ma sulla lealtà o meno al re. I Romani nella Francia intorno al 700 erano gli abitanti dell’Aquitania che ancora non riconosceva in modo univoco l’autorità dei re franchi.

La cultura violenta della vendetta era già ben presente nel mondo tardoromano, anche se meglio documentata nel mondo post-romano. Il nord della Francia era molto più franchizzato del sud. Le corti erano lì e l’aristocrazia romana ha una tracciabilità minima. Ma non era sparita.

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Essendo la prima linea della frontiera la Gallia settentrionale ebbe distruzioni e abbandoni precoci. Dopo il 450 rare sono le ville ancora in piedi.

I nuovi nobili non sono mai chiamati tali e sono ricchi perché lo sono i re nel cui entourage vivono. La proprietà terriera intorno al 600 è un fatto recente. Ma questi elementi producono un nuovo inizio nella società del nord della Francia.

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Tuttavia Clodoveo non poteva conquistare mezza Francia e mantenerla senza avere alla base un’aristocrazia che consentiva la gestione del territorio. Difficilmente essa sarà stata del tipo Dienstadel, cioè aristocrazia al servizio del re, sotto un controllo rigido e ferreo che Clodoveo non poteva ancora aver sviluppato. L’aristocrazia tardoromana non era del tutto scomparsa. Remigio di Reims vissuto fra V e VI è la tipica espressione delle famiglie a carattere sub-regionale il cui cuore dei possessi fondiari era certamente pre-franco.

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Anche se la fine delle ville e l’apparizione dei corredi segnala un grande cambiamento, la produzione e diffusione della ceramica mostra aspetti di continuità. È il caso della ceramica delle Argonne e di Mayen, peraltro centri produttori dall’età romana. Caso ben diverso dalla Britannia dello stesso periodo.

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È un’aristocrazia che nel nord si radicò già intorno al 520 e che Clodoveo non sradicò, sebbene egli abbia certamente modificato lo status di quelle famiglie (romane o franche) che entrarono nel suo entourage.

ca. 580

nobili franchi proprietà terriera beni familiari

nord

sud

origini romane origini franche

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La realtà è che la regalità altomedievale non si basa su leggi assolute e valide ovunque, ma su pratiche locali, quindi abbiamo variabili regionali.

aristocrazia

Identità debole

autocoscienza della genealogia

VI secolo

mobilità apertura

Königsfreien liberi menzionati nelle fonti --> elite guerriera specializzata

Gemeinfreien assenza di un’aristocrazia nel primo periodo

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I documenti attestano sia proprietà concentrata che frammentata indipendentemente dal grado di ricchezza dei proprietari. Ci sono tuttavia obiezioni a questo. I villares citate nelle fonti come piccole proprietà, corrispondono almeno nel caso di Villiers-le-Sec ad un villaggio per l’archeologo.

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V secolo VI e VII secolo

carriera civile carriera militare

re

elemento regolatore della competizione socialeepiscopato

livello locale

famiglie aristocratiche

proprietà fondiaria frammentata

Königsnähe

carriera ecclesiastica

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Vescovi e monasteri familiari contribuirono in età merovingia al mantenimento della stabilità. I beni donati alla Chiesa mantenevano più a lungo il livello delle famiglie sottraendo un fattore di rischio. Molte vite di santi dell’epoca sottolineano la nobiltà di origine: Adelsheiligen.

i ricchi del V e VI vivevano nelle grandi ville

mancano evidenze di residenze signorili nell’altomedioevo

dove vivevano?hallen

presso chiese in muratura

architettura meno importante ricchezza enorme

armi

gioielli

arredi

chiese

fine delle ville come segno della militarizzazione dell’elite

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impossibile distinguere Sassoni da Franchi che provengono entrambi da un’area compresa fra Olanda settentrionale, Vestfalia, Elba, Wese, Bassa Sassonia. Nel IV e V sono menzionati separatamente dalle fonti ma nei

corredi sono indistinguibili.

come si possono rintracciare le etnie se abbandoniamo l’equazione corredo-popolo?

sepolture con guarnizioni per cintura dell’esercito romano fra IV e V secolo

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tutta la fascia lungo il Reno sulla riva destra mostra che c’era una profonda

influenza del mondo romano. I Franchi erano presenti in questa zona, stando alle fonti, fra metà IV e prima metà V, ma non c’è alcuna traccia

archeologica di distinzione. Tuttavia ci sono dati per affermare la presenza di gruppi non-romani nel nord della Gallia fra IV e V.

sepolture con armi germaniche fra IV e V secolo entro i confini dell’impero

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Sebbene fra i molti gruppi che abitavano la Gallia settentrionale fra IV e V ve ne fossero alcuni che le fonti indicano come Franchi, l’archeologia non ha trovato niente al riguardo. Le etnie che fra V e VI furono unificate dai Merovingi non trovano un corrispettivo archeologico, sebbene si noti una maggiore uniformità rispetto a prima.

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Con il battesimo di Clodoveo nel 508 le cose cambiarono. Suo padre Childerico si era fatto seppellire con il cavallo in un tumulo come era di moda nella Germania ad est del Reno. Clodoveo si fece seppellire ad

sanctos. Questo fu un passaggio fondamentale. Da allora per imitazione la moda si estese all’aristocrazia franca, che cominciò a costruire chiese nelle

principali città. Il fenomeno ebbe un andamento est-ovest e si concluse intorno al 600. Lo stesso accadde per i corredi che furono abbandonati nel

sud-est della Francia alla fine del VI.

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ni La scoperta della tomba di Fallward presso

Wremen (collegata al più noto villaggio di Feddersen Wierde) dimostra che, se non vi sono particolari condizioni, il ricco corredo di oggetti e strutture in legno non si conserva.

Grazie a questi ritrovamenti l’inumato da semplice federato è diventato un principe.

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ni Questa lettura si presta a molte

criticheDove abbiamo trovato l’oro, chi ci dice che non ci fosse anche il legno che non si è conservato?A Feddersen Wierde è stata trovata una specie di corte nobiliare databile fra il III e il V.

Sito di Mittelhofen: cassa lignea di un personaggio di rango sepolto intorno all’anno ‘700, probabile

emissario del conte franco. A sinistra capanne a tre navate da Feddersen Wierde

È importante notare che nell’area dello stanziamento originario dei Franchi possiamo pensare a forme elaborate di differenziazione sociale già sviluppate prima dell’arrivo entro i confini dell’impero

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La scomparsa dei ricchi corredi in area alamanna agli inizi del VI secolo è parte di una più ampia cesura che possiamo vedere anche in altri settori, come l’abbandono del Runde Berg.

Siegmund ogni disciplina costruisce il suo concetto di etnicità

Brather l’archeologia non può produrre dati sull’etnicità

Schmauder posizione intermedia

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Anche per gli Alamanni la letteratura è orientata sul modello dell'etnogenesi a partire dal momento in cui essi occuparono l’area comrpesa fra Reno e Danubio (che i Romani chiamavano Agri Decumates) nella seconda metà del III secolo d.C. L’assenza di indicatori cronologici anteriori al IV secolo suggerisce un’occupazione non stabile almeno per qualche generazione.

In alto foto aerea del sito fortificato di Runde Berg, in basso frequentazione di

periodo alamanno della fattoria romana di Wurmlingen testimoniata da buche per palo.

A sx il controllo sul limes renano.

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ni I rapporti erano stretti e non pochi “reges”, cioè capi tribù, militavano nell’esercito

imperiale. Il loro ruolo era fondamentale, infatti gli Alamanni non ebbero una figura paragonabile ad un re vero e proprio fino alla metà del IV secolo.

il sito fortificato d’altura è il testimone dell’avvenuta sedentarietà negli Agri Decumates anche con la fondazione di luoghi di residenza e rappresentanza. La presenza di artigiani e guerrieri, di materiali provenienti dal mondo romano,

sono elementi che consentono di caratterizzare bene questi siti.

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secondo Brather furono il livellamento sociale e l’assimilazione a determinare il rapporto fra società della migrazione e altomedievale. Questi processi sarebbero più evidenti nell’abbigliamento femminile. Ma non cessarono di esistere cimiteri con sepolture franche vicino a siti alemanni, mentre vennero meno i ricchi corredi. L’archeologia mostra una cesura netta, non una continuità.

fibule femminili alamanne

spostamento dell’insediamento e dei cimiteri

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ni In età carolingia l’ex area alamanna fu inquadrata in una provincia e

all’interno della diocesi di Costanza. Il processo di cristianizzazione della popolazione era pertanto concluso.

Possiamo quindi definire quello alamanno un esperimento interrotto dalla conquista franca (506) che non permise la formazione di un vero

e proprio Stato territoriale.

Modello della Galluskirch in Brenz in Brenz – metà VII secolo

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Quindi le elites se ne andarono oppure furono assimilate? Le carte di distribuzione dei corredi hanno scarsa utilità nello studio delle etnie, e almeno su questo tutti concordano.L’unica possibilità di avere dati in questa direzione sia studiare i ritrovamenti nel loro contesto. Dello stesso parere Siegmund e Theuws Bisogna separare le fonti scritte dall’archeologia. Esempio la franziska usata per indicare la tipica ascia franca che però si trova nel 26% dei cimiteri alemanni contro il 6% di quelli franchi.

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ni Altro esempio è la necropoli di Zeuzleben che mostra corredi e oggetti

con forti apporti dalle aree ad ovest del Reno, mentre altri usi sono più turingi. La forma degli oggetti cambia più velocemente degli usi funerari.E ancora il caso del cimitero di Dieu-sur-Meuse che secondo Ament avrebbe mostrato l’esistenza di Romani e Franchi insieme sulla base di divisioni delle aree di sepolture. Ma il riesame di Fiedler vede invece un cimitero franco in cui vengono progressivamente meno gli usi germanici adattando usi romani (come non vedere analogie con l’interpretazione data di Castel Trosino?)

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1. Il processo di acculturazione è molto evidente in tutta l’Europa ex-romana.2. L’identità etnica è il frutto di un processo storico come sostiene Brather, quindi non è statica. 3. È indubbio che nel corso del VI secolo aumentano e di molto i ritrovamenti di oggetti e cimiteri germanici e noi possiamo metterli in relazione con l’espansione franca, intesa come gens, peraltro molto sfuggente. 4. Il regno franco fu un melting pot. Essere parte del regno franco non implicava essere Franchi (come in Inghilterra e Italia).5. L’acheologia, suggerisce Brather deve trovare le sue risposte a questi quesiti all’interno di un processo di costruzione dei modelli interpretativi che non rifiuti il dialogo con altre discipline, ma che ne rigetti la presunta supremazia.

Sintesi del modello

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1. molti di questi ragionamenti sono stati elaborati non partendo dal dato archeologico, ma proprio dalla fonte scritta, letta peraltro in modo talvolta pittoresco. 2. Il ragionamento è quindi un anello, come abbiamo visto per la Britannia postromana. Se le fonti non segnalano Sassoni prima della metà del V, allora le sepolture che troviamo non sono sassoni, quindi anche in quelle posteriori non troviamo gli indicatori etnici. 3. Se passiamo da questo livello, dove l'analisi archeologica si limita a confronti stilistici, e ci spostiamo su altri livelli, più scientifici, abbiamo un quadro ben diverso

Critica del modello

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ni Così, tanto per fare alcuni esempi:

1. crani deformati2. tombe di guerrieri3. diffusione di particolari tipologie di oggetti con certe caratteristiche tecniche4. sepolture di cavalli

Diventano eccezioni alla regola, moda, elités che si imitano vicendevolmente.

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ni Ad esempio lo studio comparato delle conoscenze tecniche in

ambito siderurgico delle popolazioni dell'età del Ferro che vivevano fuori dai confini dell'Impero.Ora sappiamo che c'era: 1. una produzione di alto livello2. diffusa su tutta l'Europa3. con un'organizzazione centralizzata 4. che produceva per un mercato (non solo interno, ma anche verso i Romani)5. che esistevano areali ben distinti da tecnologie e tipologie produttive

È qui che dobbiamo andare a cercare l'identità etnica che doveva, al contrario di quanto sostenuto, essere molto forte per produrre questi risultati. Ciò significa passare da un dualismo razza/tutti uguali ad una costruzione di modelli più complessi dove l'identità di gruppo non significa automaticamente nome di popolo o unità biologica. Significa anche abolire il concetto di melting pot.

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Corredo della tomba dell’orefice di Brno in Slovacchia

Corredo della tomba dell’orafo di Poysdorf in Austria

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Il villaggio di Gelduba, oggi Gellep nel territorio di Krefeld, è citato per la prima volta da Tacito. Nella sua prima impostazione è un sito civile di età tiberiana. - Ricostruzione 1,5 Km più a sud nel 70 dopo l’attacco dei Batavi. - III secolo parte del sistema difensivo renano e sede di un’ala.

● Castrum e vicus distrutti dai Franchi nel 260.

● Ricostruzione franca 270 ca.: villaggio di capanne.

● Età costantiniana rifortificazione: periodo di massima ricchezza

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ni Lo scavo sistematico della

necropoli aveva portato nel 1996 già a 6120 tombe fra il I e il VII secolo senza cesure. Nella necropoli si passa dall’incinerazione all’inumazione anche se un piccolo gruppo permane fino al IV secolo. I caratteri delle inumazioni non sono romani, data la presenza di armi.

L'area di Gelduba nel V secolo.

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● Nuovo cimitero a piccoli gruppi presso una strada fra III e IV.

● Tombe con corredi mediterranei (ceramica e cibo).

● La presenza di vasi di vetro, anche di pregio, denota lo stato della popolazione inumata che mantiene un alto tenore di vita.

● Mancano le armi, ma ci sono le fibule a cipolla che distinguono le tombe maschili, mentre i gioielli quelle femminili. Il terreno non ha conservato gli scheletri.

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ni ● Dalla metà del IV i corpi

vengono orientati E-O mentre prima erano S-N.

● Influsso parziale del Cristianesimo, ma certamente è un periodo di cambiamento. Parte della popolazione deve essersene andata, la ceramica non è più dominante, compaiono le armi.

● Uno specchio rotto richiama il rito praticato dai Sarmati e si suppone che qui si sia insediato un piccolo nucleo di essi, forse solo una donna.

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● Il cimitero continuò ad essere utilizzato anche nel V secolo.

● Molte tombe senza corredo, altre con ceramica e vetro ma di qualità inferiore.

● Nuovi venuti in relazione alle ultime fasi della difesa del limes che sepelliscono nel cimitero dei precedenti abitanti romanizzati.

● I dati suggeriscono ancora una certa consistenza demografica dell’abitato.- Dal VI secolo il cimitero è costituito da due nuclei: uno a N-W utilizzato dagli autoctoni, l’altro usato dai nuovi venuti franchi a S-E.

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ni In particolare merita menzione la tomba

1782, che costituisce il capostipite della parte più antica del nuovo cimitero ed è una delle tombe più ricche dell’Europa merovingia. Si tratta di un uomo, sepolto entro il primo terzo del VI secolo con elmo, spada, cinture, e tanto oro. Sono presenti anche finiture per cavallo ma non vi sono sepolture di cavalli vicine alla tomba 1782.

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Una particolarità è costituita da un boccaletto di bronzo con l’iscrizione “Arpuar erat felex undique praecelsus”, con il quale si può identificare il morto. Ovviamente non ci sono fonti che attestino un Arpuar nella zona all’inizio del VI, ma era certamente uno dei personaggi più in vista del mondo franco del periodo. Doveva essere uno dei seguaci di Clodoveo venuto nella bassa Renania dopo la conquista della media e alta Renania nel 511 per amministrare i beni fiscali ereditati da Clodoveo nella zona.

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Data l’estensione del cimitero possiamo pensare ad un villaggio piuttosto che ad una o più fattorie raggruppate. Ma non sappiamo dove perché nelle vicinanze non è stato trovato.L’ultima sepoltura è intorno al 600 poi è assai porbabile che la famiglia del fondatore si sia spostata in o presso una chiesa.

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ni A proposito della chiesa recenti indagini hanno permesso di chiarire molto

bene la dinamica del passaggio dal cimitero a schiera alle sepolture presso un edificio cristiano che in questo caso non si sovrappongono, ma distano

circa 2 km.

Intanto è emerso un terzo piccolo cimitero più vicino alla chiesa altomedievale, e ci sono diverse sepolture a incinerazione prima non considerate.

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C'era una piccola cella memoriae nell'area del cimitero, e forse una piccola chiesa vescovile dentro il castrum, ma niente più fino al VII quando le

pressioni dei Frisoni e dei Sassoni da un alto e la necessità dei monasteri dei franchi occidentali di rafforzare il loro potere resero Gelduba, che era

una porta di accesso alla Renania, un luogo importante dove costruire una chiesa. È nel corso dell'VIII secolo, infatti, che i rapporti fra vescovi, re e

grandi monasteri si fanno più stretti. I nobili di Gellep non poterono competere e infatti non abbiamo né una chiesa nobiliare, né una

prosecuzione della residenza privilegiata alla quale infatti si sostituì sull'isola del Reno una corte regia.

La chiesa di Gellep nell'VIII, X e XIII secolo.

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Presso la chiesa altomedievale di S. Brice a Tournai nel 1653 fu rinvenuta una tomba che fu identificata con la deposizione del re franco Childerico morto nel 481-2 grazie all’iscrizione su un anello sigillo. Il re era sepolto sotto un tumulo di 20 x 40 m entro una camera funeraria, secondo un rito comune alle popolazioni delle migrazioni nella seconda metà del V secolo dalla Scandinavia alla Frankia per le sepolture principesche forse per influsso degli Unni o degli Alani, perché si ritrova in precedenza solo nei popoli delle steppe. Nei pressi del tumulo, a circa 15-20 m., c’erano tre fosse con 21 cavalli sacrificali (rispettivamente 7, 4 e 10). E’ probabile che nella camera sepolcrale vi fossero anche una donna e un cavallo da corsa.

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La tomba conteneva il defunto, armi, una spatha, un sax e una franziska (rispettivamente la spada a due tagli, ad un taglio e la scure da lancio) oltre ad elementi dell’ornamento personale fra cui spiccava una fibula a testa di cipolla, tipica degli ufficiali dell’esercito tardoantico e infatti sappiamo che Childerico era di fatto l’amministratore della Belgica II. Nella stessa direzione vanno le 200 monete del medio impero e 100 solidi aurei, che possiamo interpretare come il pagamento dovuto ai foederati.

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Un bracciale ad estremità ingrossate in oro massiccio, del peso di circa 300 gr., è invece tipico segnale della regalità presso le popolazioni germaniche, come le teste di toro nelle briglie del cavallo. Ma è proprio l’anello sigillo con il suo nome che determina il suo altissimo rango nel codice di autorappresentazione dei ceti dirigenti tardoantichi di origine militare. Il corredo nel suo complesso mostra contatti evidenti con le sepolture principesche danubiane quindi indica rapporti fra i merovingi e le popolazioni che si erano stanziate in Slovacchia e Ungheria. Del resto Childerico aveva trascorso un lungo esilio giovanile fra i Turingi.

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Non va sottovalutata neppure l’importanza della tecnica a cloisonnè che fu introdotta dal mediterraneo orientale presso le popolazioni germaniche: vi sono forti indizi per supporre il sax di Childerico sia stato fabbricato in ambito sassanide o bizantino e possiamo vederlo come un’ulteriore prova della sua lealtà verso l’impero. E se non aveva contatti diretti con l’imperatore d’oriente, li aveva però con la corte di Ravenna.Childerico voleva quindi rappresentarsi come guerriero franco e al tempo stesso generale dell’impero e con ciò erede di due tradizioni che proprio in Gallia trovarono la loro migliore sintesi.

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ni Recentemente è stato ripreso un altro tema

connesso alla sepoltura di Childerico: la presenza di un anello sigillo. Non dobbiamo dimenticare che il padre di Clodoveo non era un re vero e proprio, ma piuttosto uno di quei “reguli”, cioè capi tribù, che ancora nel pieno V secolo guidavano la Wanderung.

Usava il sigillo come a Roma e Bisanzio, in forma autonoma? Ma non abbiamo un solo documento che lo provi.

Due gli usi possibili nel V secolo entro i confini dell’impero: per documenti e lettere. Ma Childerico poteva scrivere in Latino, ma non era ancora cristiano. Il sigillo indica la funzione oltre al nome e in Latino. Sigillava di persona? Oppure attraverso un referendarius, quindi aveva una cancelleria? Certo l’anello sigillo conferma l’immagine di foederato-re franco. Non solo quindi padre, ma in un certo senso anche predecessore di Clodoveo. Il suo essere funzionario imperiale non gli impedì di essere al tempo stesso re di un popolo germanico.

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Durante uno scavo in periferia della città di Sain Diziers sono state trovate tre tombe di principi franchi riccamente ornati (due uomini e una donna). Erano separati dalla villa romana e dal cimitero merovingio e si datano fra 525 e 550.

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I due uomini erano sepolti in una camera funeraria interrata, che trova confronti in tutto l'areale di espansione dei Franchi nella prima metà del VI secolo.