Strategie di costruzione dell’enunciato nell’italiano di apprendenti: soggetti generici,...

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1 In Zhì. Studi in onore di Emanuele Banfi, a cura di Nicola Grandi e Gabrielel Jannaccaro, Caissa Italia Editore, Roma, 2006, pp. 239-258 Strategie di costruzione dell’enunciato nell’italiano di apprendenti: soggetti generici, costruzioni impersonali e passive Anna Giacalone Ramat (Pavia) 1. Note preliminari Questo lavoro intende esplorare i mezzi che gli apprendenti di una seconda lingua (=L2) mettono in opera allo scopo di realizzare in qualche modo una defocalizzazione dell’agente in strutture predicative che comportano un Agente e un Paziente ed anche in strutture intransitive ad un solo partecipante. A tal fine le lingue possono far ricorso a una varietà di costruzioni: anzitutto la costruzione passiva, probabilmente la più studiata in tipologia (Siewierska 1984, Keenan 1985), poi le costruzioni che alcuni hanno raccolto sotto il termine di “voce media” (Kemmer 1993) e infine l’uso di pronomi personali con riferimento generico. Esistono certamente nelle lingue del mondo altre costruzioni che possono essere associate alla funzione di defocalizzazione dell’agente: esse tutttavia non sono rilevanti per questo lavoro (Shibatani 1985, 1988, Myhill 1997). Nell’acquisizione di una seconda lingua lo sviluppo della capacità di manipolare i partecipanti di una situazione allo scopo di cambiare la prospettiva su un evento appare un fattore di primaria importanza per la costruzione del discorso e non sarà sorprendente riscontrare che tale esigenza viene realizzata precocemente. Nonostante il suo ruolo cruciale, nelle ricerche sulle lingue seconde è stata riservata scarsa attenzione alle strategie di “Agent defocusing” (Myhill 1977) e soprattutto sono mancate indagini che abbiano tentato di assumere come punto di partenza la nozione semantica di “rimozione dell’agente” per andare a verificare attraverso quali espressioni essa venga attuata nel corso dell’apprendimento 1 . Questo approccio funzionale sembra peraltro il 1 Nella letteratura sull’acquisizione di lingue seconde da parte di adulti si annoverano alcuni studi sull’acquisizione del passivo, ad es. Kuhberg (1987) e Wegener (1998) per il tedesco. In questi studi viene di solito privilegiato un determinato aspetto formale, ad esempio l’acquisizione delle regole grammaticali proprie della costruzione passiva, piuttosto che tener presente lo sviluppo di strategie volte a realizzare un mutamento di prospettiva.

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In Zhì. Studi in onore di Emanuele Banfi, a cura di Nicola Grandi e Gabrielel Jannaccaro, Caissa Italia Editore, Roma, 2006, pp. 239-258

Strategie di costruzione dell’enunciato nell’italiano di apprendenti: soggetti generici,

costruzioni impersonali e passive

Anna Giacalone Ramat (Pavia)

1. Note preliminari

Questo lavoro intende esplorare i mezzi che gli apprendenti di una seconda lingua (=L2) mettono

in opera allo scopo di realizzare in qualche modo una defocalizzazione dell’agente in strutture

predicative che comportano un Agente e un Paziente ed anche in strutture intransitive ad un solo

partecipante.

A tal fine le lingue possono far ricorso a una varietà di costruzioni: anzitutto la costruzione

passiva, probabilmente la più studiata in tipologia (Siewierska 1984, Keenan 1985), poi le

costruzioni che alcuni hanno raccolto sotto il termine di “voce media” (Kemmer 1993) e infine

l’uso di pronomi personali con riferimento generico. Esistono certamente nelle lingue del mondo

altre costruzioni che possono essere associate alla funzione di defocalizzazione dell’agente: esse

tutttavia non sono rilevanti per questo lavoro (Shibatani 1985, 1988, Myhill 1997).

Nell’acquisizione di una seconda lingua lo sviluppo della capacità di manipolare i partecipanti di

una situazione allo scopo di cambiare la prospettiva su un evento appare un fattore di primaria

importanza per la costruzione del discorso e non sarà sorprendente riscontrare che tale esigenza

viene realizzata precocemente. Nonostante il suo ruolo cruciale, nelle ricerche sulle lingue

seconde è stata riservata scarsa attenzione alle strategie di “Agent defocusing” (Myhill 1977) e

soprattutto sono mancate indagini che abbiano tentato di assumere come punto di partenza la

nozione semantica di “rimozione dell’agente” per andare a verificare attraverso quali espressioni

essa venga attuata nel corso dell’apprendimento1. Questo approccio funzionale sembra peraltro il

1 Nella letteratura sull’acquisizione di lingue seconde da parte di adulti si annoverano alcuni studi sull’acquisizione del passivo, ad es. Kuhberg (1987) e Wegener (1998) per il tedesco. In questi studi viene di solito privilegiato un determinato aspetto formale, ad esempio l’acquisizione delle regole grammaticali proprie della costruzione passiva, piuttosto che tener presente lo sviluppo di strategie volte a realizzare un mutamento di prospettiva.

2

più appropriato a cogliere le interrelazioni tra forme più o meno simili e ad accostare forme

apparentemente non collegate dal punto di vista formale.

Nel presente lavoro, dopo la presentazione di alcuni concetti teorici (§2), verranno brevemente

riportati i mezzi usati nell’italiano di nativi per defocalizzare l’agente (§3) e verranno poi discussi

i dati di un corpus di italiano L2 (§§ 4,5,6) . A conclusione verrà proposto un percorso di

acquisizione che sarà interessante mettere a confronto in futuri lavori con quello di altre lingue, in

particolare le lingue romanze.

2. Alcune nozioni teoriche

Un evento transitivo implica un Agente e un Paziente affected. Come ha affermato Comrie:

“the most natural kind of transitive construction is one where the A (=Agent) is high in

animacy and definiteness, and the P (=Patient) is lower in animacy and definiteness; and

any deviation from this pattern leads to a more marked construction” (Comrie 1989:128)

Comrie (1985, 1989) ha inquadrato i fenomeni riguardanti le alternanze di diatesi (voice

alternations) nelle lingue del mondo in un quadro teorico di mutamento di valenza. Si veda negli

esempi seguenti la derivazione di un verbo intransitivo da un verbo transitivo mediante riduzione

della valenza:

(1) russo: Anton otkryl dver’

‘Anton ha aperto la porta’

dver’ otkryla-s’

‘la porta si è aperta’ (Comrie 1989:325)

(2) italiano: Marco ha rotto la tazza

La tazza si è rotta

L’intransitivo derivato è un anticausativo che rappresenta la testa di ponte verso lo sviluppo del

valore passivo (Haspelmath 1990:44): come osserva ancora Comrie, la somiglianza tra

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anticausativo e passivo è basata sul fatto che l’oggetto del verbo di base (il verbo attivo) appare

come soggetto dell’anticausativo e del passivo:

(3) russo: dver’ byla otkryta (Antonom)

‘la porta è stata aperta da Antonio’

(4) italiano: la tazza è stata rotta da Marco

In alcune lingue le relazioni tra le costruzioni suddette si possono cogliere esaminando lo

sviluppo in diacronia: ad esempio, il pronome riflessivo latino se già nel latino tardo viene esteso

a situazioni intransitive e (raramente) ad usi anticausativi (Cennamo 1993, 1998), funzioni che,

insieme a quella passiva, si ritrovano fin dalle prime documentazioni dell’italiano e delle altre

lingue romanze. Anche nelle lingue germaniche, baltiche e slave si trovano sistemi medi e passivi

derivati dai rispettivi pronomi riflessivi: tedesco sich argern ‘arrrabbiarsi’, norvegese minnes

“ricordare”, russso rasserdit’sja ‘arrabbiarsi’, myt’sja ‘lavarsi’ (Geniušienė 1987).

E’ possibile individuare dei percorsi di grammaticalizzazione che tengono insieme le varie tappe

del mutamento; inoltre è stata accertata una direzione del mutamento che appare comune a molte

lingue. Kemmer (1993) sostiene che la cosiddetta “middle voice”, o voce media, è una categoria

semantica universale caratterizzata da “Relative Elaboration of Events”2. Il centro prototipico

della categoria del medio sarebbe costituito dal riflessivo diretto del tipo Giovanni si odia, in cui

soggetto e oggetto sono corefenziali ma distinti (cfr. Giovanni odia Marco). Nella stessa

direzione si muove la proposta di Haspelmath (2003: 235) che ha tradotto in una mappa

semantica orientata i mutamenti semantici che hanno subito i morfemi riflessivi e medi in lingue

europee tipologicamente diverse3. Senza entrare in dettaglio, si può concludere che l’affinità

2 La elaborazione relativa degli eventi riguarda il grado di distinguibilità dei partecipanti ad un determinato evento verbale: mentre nelle situazioni transitive i partecipanti sono distinti e in relazione asimmetrica, con un Agente umano e un Paziente (spesso) inanimato, nelle situazioni medie i partecipanti sono meno distinti, .oppure uno dei due può essere rimosso (Kemmer 1993:50 sgg.). 3 La mappa proposta da Haspelmath (2003: 235) illustra nel modo seguente le varie funzioni delle marche riflessive: si assume che una forma si possa estendere ad usi vicini sulla mappa e non faccia salti: full reflexive→grooming/body motion→anticausative→passive

Tale mappa secondo Haspelmath ha valore predittivo, in quanto si assume che una forma si possa estendere ad usi vicini sulla mappa e non faccia salti.

4

semantica tra il riflessivo, inteso in senso largo, l’anticausativo e il passivo si traduce in vicinanza

spaziale sulla mappa, ossia in una strutturazione dello spazio semantico-concettuale che ha

validità interlinguistica.

3. Strutture passive, medie e impersonali nell’italiano moderno

In questo paragrafo presentiamo brevemente le diverse costruzioni grammaticali che in italiano

codificano la defocalizzazione dell’agente. Adotteremo un percorso onomasiologico, prendendo

come punto di partenza l’organizzazione concettuale degli eventi e i ruoli semantici degli

argomenti dei verbi.

La nozione di “defocalizzazione dell’agente” viene intesa in questo lavoro in senso lato:

seguendo Myhill (1997) parleremo di “agente” riferendoci anche ad una varietà di tipi che a

rigore possono non essere agentivi, come i soggetti di verbi transitivi di percezione, o di

emozione e i soggetti di verbi intransitivi di tipo inaccusativo. Ad esempio, nelle frasi seguenti:

(4) Maria ha visto Giovanna/ Maria ama Giovanna/Maria è arrivata alla stazione

il soggetto Maria non è semanticamente agentivo.

La defocalizzazione dell’agente è manifestata in alcuni casi dall’esclusione dalla posizione o

ruolo di Soggetto, come avviene nelle costruzioni passive, in cui la posizione di soggetto è

occupata dall’oggetto; ma si ha defocalizzazione dell’Agente anche quando il soggetto è

rappresentato da un pronome con riferimento generico. In quest’ultimo caso non ci sono processi

sintattici di rimozione, ma l’assenza di referenzialità dell’agente favorisce un’interpretazione

indefinita che funzionalmente accosta tale costruzione alle costruzioni passive con

backgrounding dell’agente: “You shouldn’t say things like that is similar to Things like that

shouldn’t be said” (Myhill 1997:803). Anche l’uso passivo ed impersonale di si in italiano e nelle

lingue romanze in genere risponde alle esigenze di defocalizzare l’agente, il si essendo

l’elemento che occupa la posizione preverbale del soggetto, il quale viene sintatticamente

soppresso:

(5) a. Prima o poi si scopre sempre il colpevole

5

b. Non si è mai contenti

c. Da qui si vede le montagne (da Cinque 1988: 522 sgg.)

Dunque si possono individuare tre strategie, che l’italiano mette a disposizione al fine di

rimuovere, relegare in secondo piano o cancellare del tutto l’Agente. Le riassumiamo nel modo

seguente con una certa semplificazione:

a) la costruzione passiva perifrastica con l’ausiliare essere (meno frequentemente e con

specifiche restrizioni andare e venire), in cui l’oggetto diretto del verbo transitivo è

promosso a Soggetto e l’Agente può essere collocato in posizione più marginale, dal quale

può anche essere cancellato (Salvi 1988:85sgg.). Secondo Shibatani (1985:837 sgg.) la

funzione primaria del passivo è la defocalizzazione dell’agente. Sui passivi senza agente e

sulle motivazioni semantiche e pragmatiche del loro uso, che possono dipendere dal fatto che

il soggetto non è noto, o che non lo si vuole o non si può per vari motivi menzionare, si sono

già espressi, tra gli altri Jespersen (1924: 167-68), Shibatani (1985) e per l’italiano

Bazzanella (1991, 1994).

b) una seconda strategia è fornita dalla costruzione con si con valore impersonale e passivo. Il

si impersonale sta per un soggetto o agente umano indefinito, che può essere sia generico

(=la gente), sia indeterminato specifico, uno, qualcuno, una o più persone, la cui identità non

è nota o è irrilevante4 , come in:

(6) oggi si è ucciso un uomo

Con predicati transitivi si può ricevere un’interpretazione passiva, in cui l’oggetto diretto

acquista proprietà di soggetto e governa l’accordo del verbo:

(7) da qui si vedono le montagne

4 Specialmente in Toscana la costruzione col si impersonale può avere anche valore specifico con riferimento alla prima persona plurale: (noi) si va a Firenze (=andiamo) (Salvi & Vanelli 2004:77; Cinque 1988:550) Si osservi poi che nell’esempio seguente, che contiene un verbo inaccusativo come andare, si non può avere l’interpretazione generica (la gente), ma solo quella di prima persona plurale: oggi si è andati a pescare.

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Come osservano Cinque (1988:554 sg.) e Lepschy e Lepschy (1993:196), nell’italiano

moderno questa è la costruzione non marcata e più comune, tuttavia anche la costruzione

impersonale, già riportata in (4c) è possibile:

(4c) da qui si vede le montagne

Quanto alle funzioni semantiche, è’ stato osservato (Sansò 2003: 82sgg.) che si tende ad

occorrere con maggiore frequenza in situazioni in cui l’evento è presentato come non fattuale,

potenziale, futuro, o ipotetico, oppure come occorrenza spontanea, senza l’intervento di un

agente. Invece il passivo perifrastico codifica preferibilmente un processo orientato sul

paziente e si correla con l’aspetto perfettivo (Sansò 2003: 106). Pertanto il passivo

perifrastico e le costruzioni con si appaiono differenziati per caratteristiche aspettuali e anche

modali (Sansò 2003, Parry 1998).

(c) infine la defocalizzazione dell’agente si ottiene anche rendendo l’agente (o il soggetto)

meno definito, più generico, plurale piuttosto che singolare. I pronomi personali o le

marche di accordo sul verbo possono essere usati con valore generico: il “tu generico”

comprende tra i referenti possibili tanto il parlante quanto l’ascoltatore:

(8) in Italia in tutte le trattorie trovi pastasciutta

Il “noi generico” di solito include parlante e ascoltatore:

(9) in Italia mangiamo molta pastasciutta

La terza persona plurale invece esclude dai possibili referenti il parlante e l’ascoltatore:

(10) da queste parti non leggono molti libri

(11) hanno ammazzato compare Turiddu! (indeterminato: da Salvi 1988:99)

7

Ricordiamo poi che anche sintagmi indefiniti come la gente o pronomi indefiniti come uno,

qualcuno possono realizzare la funzione di defocalizzare l’agente.

Le strategie di defocalizzazione che abbiamo elencato non sono ovviamente equivalenti dal punto

di vista pragmatico e discorsivo, ma questa dimensione non può essere sviluppata in questo

lavoro .

4. I dati degli apprendenti

Come detto sopra, in questo lavoro intendiamo esaminare in che modo gli apprendenti di italiano

L2 arrivano ad assumere, e ad esprimere conn mezzi linguistic, prospettive diverse nei confronti

degli eventi di cui parlano, mediante la focalizzazione su un partecipante diverso dal soggetto, o

mediante la scelta di una diatesi diversa da quella attiva5.

Pertanto la nostra indagine cercherà di rispondere alle seguenti domande:

• quali tipi di codificazione della defocalizzazione dell’agente appaiono nelle varietà di

apprendimento e secondo quale successione;

• a quali circostanze, o contesti linguistici, è associato un tipo di rimozione piuttosto che un

altro, ossia quale funzione esso riveste in contesti specifici.

Il nostro studio è basato su un corpus di italiano L2 che comprende basi di dati di diversa origine:

in primo luogo i dati di italiano L2 raccolti presso l’Università di Pavia nell’ambito del cosiddetto

“Progetto di Pavia” e disponibili su CD (Andorno 2001, 2003, Giacalone Ramat 2003); poi il

“corpus Chini” formato da testi narrativi prodotti da apprendenti tedescofoni di italiano che

5 Sulle strategie di defocalizzaizione dell’agente gli studi sull’acquisizione linguistica dei bambini possono fornire qualche suggerimento, sebbene ci siano evidenti differenze tra l’acquisizione degli adulti e dei bambini. Diversamente da quanto si ritiene di solito, non pare che i passivi siano strutture complesse che compaiono solo tardi nei bambini: Guasti (2004: 260 sgg.), dopo aver esaminato un’ampia letteratura di orientamento generativo sull’acquisizione del passivo, ha concluso che i bambini non hanno difficoltà a comprendere e produrre frasi passive in circostanze appropriate. In prospettiva comparativa la ricerca di Berman e Slobin (1994), che confronta le abilità narrative di bambini di età diverse (3,4,5 e 9 anni) sulla base dello stesso compito (il racconto di un libro illustrato: Frog, where are you?), offre materiali interessanti per il confronto con i nostri dati. Gli autori mostrano come soggetti di diverse L1 (inglese, tedesco, spagnolo, ebraico e turco) organizzano una qualsiasi esperienza in una produzione verbale, anche deviando dall’identificazione dei ruoli tematici di Actor-Action-Patient con l’ordine sintattico superficiale SVO: ad esempio, se il Paziente viene promosso a topic, il risultato potrà essere una frase passiva, oppure una costruzione con dislocazione a sinistra: I think the dog’s hiding so he doesn’t get chased by that big deer (Berman & Slobin 1994:167)

8

raccontano la Frog Story e un episodio di Modern Times. Si tratta di un gruppo piuttosto

omogeneo per età e grado di istruzione, essendo tutti studenti universitari registrati a Pavia. Sono

stati anche tenuti presenti i dati raccolti ed analizzati da Gianino (2004) che provengono da

apprendenti adulti di paesi diversi.

Come nota Bernini (2005:135), la diatesi appare molto marginale nello sviluppo del sistema

verbale dell’italiano L2: le difficoltà di acquisizione sono legate alla complessità morfologica che

presuppone lo sviluppo della morfologia di altre componenti del sistema verbale. Tuttavia

possiamo attenderci che le funzioni testuali e pragmatiche della diatesi, ossia la possibilità di

cambiare la prospettiva sull’evento, possano essere espresse, anche in apprendenti non avanzati,

mediante altri mezzi pragmatico-sintattici.

Un’analisi delle produzioni di apprendenti iniziali o di apprendenti con grammatica rudimentale

(a causa di fossilizzazione del processo di apprendimento) conferma la precoce presenza di

strategie di defocalizzazione. In primo luogo consideriamo alcuni casi in cui la defocalizzazione

dell’agente non è segnalata da alcun mezzo linguistico specifico, ma si induce dall’assenza di

elementi che possano essere interpretati come soggetto: negli esempi seguenti compaiono forme

verbali all’infinito il cui soggetto, non espresso, presuppone un riferimento generico. Si tratta di

costruzioni impersonali in cui la funzione di defocalizzazione è “coperta”, ossia non ha ancora

trovato espressione linguistica:

(12) \IT\Quali altre feste ci sono in Cina?

\TU\ natra festa + c'è +++ lavoro + festa di lavoro + maggio

\IT\ Che cosa avviene il primo maggio?

\TU\ riposarsi un giorni + senza lavoro ++ poi, sempre stesso +

salutare amici girare strada, così TU, L1 cinese, 03

(13) esempio äh in Malesia + no mangiare panettone in^ Italia oh

mangiare tutti + mangiare molto &panettone& più pandoro PE, L1 cinese, 02

9

In altri casi, in particolare in contesti abituali, troviamo dei soggetti generici come gente,

persone:

(14) italia di più ++ anche c'è tanti festa de zona, festa strada +

gente mparare danza, cantare, musica

TU, L1 cinese, 056

Anche un diverso ordine dei costituenti con topicalizzazione dell’oggetto, ma senza morfologia

specifica, può essere un indizio di shifting della prospettiva: un esempio dall’apprendente cinese

CH :

(15) questi pani è tutti mangia la cane

“il pane l’ha mangiato tutto il cane” (da Valentini 1992:173)

in cui l’oggetto anteposto non è ripreso col clitico.

5. Soggetti con interpretazione generica

L’uso di soggetti generici, realizzati mediante pronomi personali o mediante marche di accordo

sul verbo, appare la prima strategia messa in opera dagli apprendenti per raggiungere un certo

grado di generalità e di astrazione e prendere le distanze da un agente individuato e specifico.

Anche i dati raccolti da Gianino (2004) confermano questa strategia 7.

La prima persona plurale e la terza persona plurale sono le forme più frequenti: esse, come

avviene presso i nativi, fanno riferimento a contesti diversi: la prima plurale ad una pluralità, un

gruppo di persone che include il parlante (non necessariamente l’ascoltatore), mentre la terza

plurale fa riferimento ad una collettività che non include il parlante e l’ascoltatore. Si vedano gli

esempi seguenti tratti da Gianino (2004: 64-65):

(16) dobbiamo avere sempre l’amore di vivere insieme 6 Nell’italiano dei nativi l’infinito, oltre a comparire come verbo dipendente retto da modali, verbi di percezione, ecc., compare come verbo principale in un numero limitato di casi, tra cui gli imperativi generici che si trovano nelle istruzioni (Berretta 1990): è però dubbio che tale uso possa riflettersi nelle scelte degli apprendenti. 7 Gianino (2004) ha compiuto un’indagine trasversale su sette soggetti adulti apprendenti di italiano L2: due egiziani, un senegalese, una polacca, tre sudamericani. I due apprendenti egiziani usano soggetti generici e non hanno occorrenze di si.

10

che tu sei dal sud dal nord o da un altro paese da un altro continenete

siamo umani dobbiamo superare tutti le cose

M, L1 wolof/francese

(17) come turista non me davano tanti permesso sai non era che “sai sei turista tu

prendi el permesso eh” però

A, L1 spagnolo

Nei dati di apprendenti si trova anche la seconda persona (il tu generico) che coinvolge

l’interlocutore tra i potenziali referenti, e anche l’ io generico, in cui il parlante prende la propria

persona come esempio o modello per una situazione generale.

(18) e invece uno si: sei / sei bene, qu / dico che sei sì, sei bene

si sei bene, perchè uno, si s(t)a_bene, s(t)a lavorando

si st/s(t)ai lavorando, s(t)ai bene AL 01

(19) però non solo di ma:^ eh=

=di mangiare però: non devi di guardare le

donne, non devi di fumare:

non devi di dire anche una bugia

(a proposito delle regole per il Ramadan) FA 01

(20) cane se io imparato + bene

lui si capisce MK 09

“ un cane, se lo addestro bene, capisce” (discutendo se è meglio avere un cane o un gatto)

11

Talvolta la terza plurale con valore generico viene associata al si impersonale, come nel passo

seguente, che pare una costruzione ibrida, piuttosto che un esempio di uso reciproco di si:

(21) a Napoli si parlano da un modo, a Roma da un altro FA 01

6. Gli usi di si

Per ragioni di spazio non verrà qui discusso il problema delle relazioni semantiche tra il si

riflessivo, il si che compare nei verbi intransitivi detti “pronominali” e le estensioni verso valori

anticausativi da una parte e valori passivi dall’altra: rimandiamo all’ampia letteratura che ha

trattato questi fenomeni in chiave di grammaticalizzazione, tanto dal punto di vista diacronico (si

veda specialmente Cennamo 1993, 1998) che da quello sincronico (Kemmer 1993, Haspelmath

2003 e molti altri). Per la discussione dell’ipotesi che l’apprendimento della categoria del medio

avvenga per estensione da un centro prototipico da riconoscere nel riflessivo diretto si può vedere

Giacalone Ramat (in stampa).

Ci concentreremo sulle modalità dell’emergenza del si, distinguendo i valori riflessivi e

intransitivi da quelli passivi e impersonali.

6.1.Il si riflessivo e pronominale

Sembra delinearsi una differenza tra i bambini e gli apprendenti nel percoso di apprendimento

degli usi di si. Infatti alcune ricerche (Cipriani, Chilosi, Bottari e Pfanner 1993), Calleri (1990)

hanno mostrato che i verbi riflessivi e pronominali del tipo alzarsi, stancarsi, farsi male

compaiono prima e più spesso degli usi impersonali di si del tipo si spegne qui. Questo percorso

sarebbe in accordo con lo sviluppo diacronico, che si svolge a partire dagli usi riflessivi , come

detto sopra (Cennamo 1993, 1997).

In alcuni apprendenti di italiano L2 invece il si impersonale è attestato prima di quello riflessivo.

Questo è il caso di XI, apprendente cinese di 12 anni, il cui percorso di apprendimento è stato

seguito per un anno (Valentini 1992). Nelle prime due interviste troviamo già usi impersonali:

(22) \XI\ scuola non si può giocare XI 01

12

(23) \XI\ ++ quesso bambino detto !ca:ldo! que:/..... (è) non si mangia non si riesci

\IT\ mhm + e la mamma &cosa dice?&

\XI\ &e la mamma& + ho detto cosa !c'é:!

cosa successo? +++ e il bambino (ho deto) non si mangiano questo è ca:ldo

‘non si può mangiare perché scotta’ (descrizione di vignette) XI 02

Per quanto riguarda i verbi riflessivi e pronominali, XI nella prima intervista non usa si col

verbo chiamarsi, sebbene la forma corretta sia suggerita dalla domanda del parlante nativo:

(24) \IT\ e come si chiama?

\XI\ chiama ++

\IT\ Simone?

\XI\ no + (xxx) chiama (non mi rico/) XI 01

Nella sesta registrazione XI dice, descrivendo le attività del protagonista di una vignetta:

(25) alza, si lava poi cuc/ va cucina per colazione XI 06

questo scelta potrebbe suggerire che lavarsi, verbo più vicino al prototipo del riflessivo diretto,

riceve la marca si prima di alzarsi. In XI 05 troviamo un caso di rompersi anticausativo:

(26) (il carretto)si è lotto in: ruota e lui sta piangendo XI 05

Si registrano alcuni casi isolati di verbi pronominali (si veda anche la Tabella 1.):

(27) terra si muove XI 14

‘la terra si muove’ (per il terremoto)

Anche AB, apprendente di lingua tigrina, di livello intermedio, seguita longitudinalmente, ha

molte occorrenze di si impersonale, specialmente nei contesti abituali di descrizione di usanze del

paese d’origine. Il si pronominale invece compare nella 4^ registrazione con trovarsi (si trova a

Cremona), e vergognars , in forma deviante (si vergonio 04). Si noti che in alcuni casi si non

13

viene neppure ripreso dalla domanda del parlante nativo, il che fa supporre che non venga notato

per la sua esilità fonica:

(28) \IT\ e poi di giorno dove si nascondevano?

\AB\ nascondevano= su le (*cave*) come si dice

\IT\ nelle caverne, nelle grotte

\AB\ sì (x) AB 03

Ricapitolando, mentre alcuni apprendenti iniziali del corpus di Pavia, come HG, FD8 non

conoscono l’uso di si e nemmeno JO, giovane insegnante di inglese da poco in Italia9, per altri

apprendenti le prime occorrenze di si hanno valore impersonale. E’ interessante notare che il si

pronominale viene in più di un caso esteso , ossia usato con predicati che non lo richiedono

nell’italiano dei nativi, come osserva anche Jezek (2005). Nella Tabella 1 abbiamo riportato le

estensioni per alcuni apprendenti, gli stessi che presentano un uso molto più esteso e precoce del

si impersonale: come si può vedere, nell’insieme delle occorrenze, le sovraestensioni superano gli

usi corretti. Esse, come cercheremo di dimostrare, non sono casuali, ma seguona una logica e

sono correlate a parametri di semantica verbale.

Tabella 1: si con verbi pronominali intransitivi: a) sovraestensioni, b) occorrenze corrette

AB MK XI FA

a) a) a) a)

8 In FD 04 (l’ultima registrazione per questa appredente) c’è un contesto in cui compare un’occorrenza di starsi a casa e una di chiamarsi che potrebbere testimoniare l’inizio dellapprendimento: (racconto della storia dei tre maialini): (i) si stan/si tanno sempre a casa.... maialino magiole si chiama bianco 9 Non sono state considerate le occorrenze di due espressioni molto frequenti fin dall’inizio nelle produzioni degli apprendenti per il loro forte contenuto pragmatico: come si dice? e come si chiama? , usate per sollecitare l’interlocutore a fornire elementi lessicali. Si tratta di routines non analizzate, almeno nelle prime fasi, che non dicono nulla sull’acquisizione degli usi di si.

14

(quell’aereo) si va

solo di notte 03

quello guerra come

si finisce 05

dove si abitano 05

(un giornalista) che

si bada a Benisia

'che va a Venezia'10

(il cane) si capisce

09

si salta bene 09

si corri biene 09

se una parola passa

non si torna 09

sole si lide „il sole

ride“ 04

si è dorme (?) 05

si scapa gente 14

si continuano a fare

la guerra

uno che si salta 18

uno con un piede si

gioca 18

si salta su albero 18

dopo si è andato letto

dormire 01

il caffè si filtra 02

il marito si è andato a

pagare 03

dopo lui si è andato a

tilefonare 03

e si è tornato indietro

03

b) b) b) c)

si trova a Cremona

04

davanti a tante

gente...si vergognio,

si dice? „mi

vergogno“ 04

non si trova qua

perché è villaggio

09

si è lotto in ruota "(il

carretto) si è rotto

nella ruota" 05

(lui) si lava 06

non puoi vestirsi 11

terra si muove 14

lui paura si

nasconde 18

si sforsano di 01

non voglio sposarmi

01

la sigaretta si spe/è

spenta da solo 01

l’albero si muove 04

il specchio... si è rotto

04

10 In AB 05 troviamo un’occorrenza di cadersi: se no mi cado.

15

A fronte di queste poche occorrenze, il si impersonale appare ben più frequente: riportiamo la

somma delle occorrenze (tokens) negli apprendenti considerati:

AB 45, MK 23, XI 4911,FA 32.

Aggiungiamo per confronto i dati di di AN, un’apprendente tedescofona intermedia, in Italia da

due mesi al momento della prima registrazione, che invece mostra fin dall’inizio un certo numero

di si pronominali e nello stesso tempo un numero anche superiore di si impersonali.

Tabella 2: Dati di AN (L1 tedesco)

verbi pronominali si impersonale

si lamenta 02

si sposa (4 occorr.)

si tiene

immaginarsi

si interessa

separarsi da suo marito

si comporta

si è visto, si vede

non si può (immaginarsi)

non si sa

si racconta

si paga, non si paga

11 Una costruzione ibrida compare nell’esempio seguente, in cui si viene usato con il verbo transitivo trovare in una costruzione passiva con promozione dell’oggetto, poi poco dopo viene usato come soggetto impersonale , ripreso da un soggetto pronominale voi contrapposto a noi: i. \XI\ qua Italia non si trovano XI 11 (XI vorrebbe una camicetta come quella dell’intervistatrice)

ii. \XI\ e + dove si trova voi? (però no) + non si trovano noi + come mai? \IT\ come come mai? \XI\ tu tu camicia dove si trovato? &que(lo?) Valentini (1992:201) avanza l’ipotesi che agisca un’interferenza del verbo intransitivo pronominale trovarsi. Ancora in XI 11: lui si è ucciso il tigre potrebbe essere dovuto, sempre secondo Valentini, all’influenza dell’uso riflessivo di uccidere.

16

si è quasi offesa

lasciarsi giù12

si potrebbe provare

si vuole rimanere

si sta più giorni

si trovano sicuramente

(ristoranti) italiani

si parte

Sono da considerare distinti i casi seguenti, sempre da AN:

(29) a. (lui) si prende la moglie

b. (lui) si ruba la macchina

c. prendersi delle libertà

d. non si tengono la televisione

Il valore del si pronominale è in questi casi di Oggetto Indiretto con funzione di Benefattivo, o di

„dativo etico“, per indicare "la partecipazione intensa del Soggetto all’azione" (Salvi & Vanelli

2004:42), un uso del si che di solito non compare negli apprendenti iniziali e che mostra come

AN sia più avanzata degli altri apprendenti qui considerati.

In conclusione, in questi apprendenti l’uso del si pronominale appare scarso e soggetto ad

incertezze. Il dato delle sovraestensioni potrebbe essere letto come un indizio del tentativo di

generalizzare alcune proprietà dei predicati in cui appare la marca si. Converrà allora rivedere

brevemente il comportamento dei verbi con marca pronominale si nell’italiano, che appartengono

di solito alla classe degli inaccusativi (Jezek 2003: 157 sgg.). I verbi inaccusativi sono

tipicamente verbi di cambiamento di stato (guarire) o di luogo (partire), che tuttavia presentano

una varietà di comportamenti (si veda per la vasta letteratura teorica sulla distinzione all’interno 12 Non è stato tenuto conto di alcune occorrenze di può darsi, che compare anche in altri apprendenti, ed è una routine, una sorta di espressione avverbiale.

17

della classe degli intransitivi tra inaccusativi ed inergativi Burzio 1986; Levin e Rappaport 1995,

Sorace 2000). La marca si compare di solito in costruzioni teliche e resultative, mentre i verbi

inergativi (lavorare, parlare) che esprimono di solito attività non hanno il si. Si può confrontare:

(30) a. Giovanni si è alzato alle otto

b. la tazza si è rotta

c. Giovanni corre, salta, parla con sua sorella

Negli apprendenti considerati troviamo si con eventi telici il cui focus sta sul risultato del

cambiamento: ripetiamo per convenienza alcuni esempi

(31) la sigaretta si spegne FA 01

si è lotto in ruota XI 05

il specchio si è rotto FA 04

quanto:, l’a(c)qua si bollisce AL 02

Il si sovraesteso che vediamo Tabella 1, sezione a, non è un si riflessivo, ma una marca

pronominale che sembra di preferenza associata a verbi di movimento: andarsi, saltarsi, corrersi 13, che sono verbi dotati di agentività e quindi non protipicamente inaccusativi (Sorace 2000).

Mentre la telicità dell’evento è presente nel caso di : (un giornalista) che si bada a Benisia „che

va a Venezia“ (AB), oppure il marito si è andato a pagare (FA), essa viene a mancare nel caso

di il cane si salta, si corre, dove si parla di qualità caratteristiche del cane come specie e viene

messa in rilievo dal punto di vista aspettuale l’abitualità dell’evento. Un altro caso di

sovraestensione del si si riscontra in MT, apprendente tedescofono un po’ più avanzato degli

apprendenti qui considerati: le condizioni... fisiche del tossicodipendente si peggiorano anche

col tempo (MT 05): con un verbo di tipo incrementativo l’apprendente preferisce usare si come

marca esplicita di un processo orientato verso un punto culminante finale.

13 Come rileva Jezek (2003:157), la distribuzione della marca si in italiano e il suo contributo all’interpretazione del predicato non è del tutto evidente: ad esempio, in: la nebbia è svanita vs la nebbia si è dissolta abbiamo un significato analogo e comportamenti grammaticali differenti. Gli apprendenti sono verosimilmente confusi dal fatto che l’uso di alcune marche verbali non è privo di ambiguità.

18

In conclusione gli apprendenti oscillano, mostrano incertezze nel cogliere la correlazione tra le

specifiche proprietà semantiche ed aspettuali e i fatti grammaticali che le segnalano, tuttavia

sembrano sensibili ad alcune distinzioni fondamentali, come la distinzione tra inaccusatività e

inergatività (cfr. anche Montrul 1999 per lo spagnolo L2): ad esempio non usano il si con verbi

inergativi: un solo caso in (20) di interpretazione incerta.

6.2. Gli usi del passivo : costruzioni con si e passivo perifrastico

Il si con verbi transitivi ammette un’interpretazione passiva, che si coglie specialmente quando

l’oggetto plurale determina l’accordo del verbo e tale accordo suggerisce l’interpretazione che

l’oggetto sia stato promosso a soggetto. Nei casi in cui l’oggetto è singolare permane un’

ambiguità tra l’interpretazione impersonale e quella passiva (Lepschy e Lepschy 1993:195). Nei

dati degli apprendenti l’accordo è sporadicamente presente:

(33) ci sono tanti prese allora come si fanno così ho studiato tutto MK 09

il signore che ha trovato il portafoglio o-è: qualcuno

impiegato all’ufficio dove: -eh si trovano le cose: smarrite no? FA 03

(34) qua Italia non si trovano (le camicie) XI 11

All’uso del passivo perifrastico ha dedicato alcune osservazioni Marina Chini (2003) in lavori

che hanno come argomento la coesione testuale: come viene riconosciuto da molti (Shibatani

1985, ecc.), il passivo che promuove il Paziente a Soggetto è uno dei mezzi possibili per

mantenere costante il topic nelle narrazioni. Infatti con tale funzione coesiva compare

nell’esempio seguente:

(35) dopo lui è il primo uomo del demonstrazione

e:+ quando la polizia viene

per eh+ eh per eh + ab-bandonarlo?

però lui eh dopo alla fine lui è arrestato però senza colpa sua

perché lui non è parte del dimonstrazione

DOR, L1 tedesco (da Chini, 2003:240)

19

Nel passo seguente, che descrive una scena della Frog Story, il ragazzo è trattato come topic e ad

esso si fa riferimento dapprima mediante un verbo di scarsa agentività come trovarsi e in seguito

mediante una forma passiva:

(36) e adesso[il ragazzo] si trova eh sul testa di questo cervo ehm lui è por/portata via di

questo

cervo e il cane segue.....lui è gettato via di questo cervo e anche il cane cade

KAR, L1 tedesco

Un punto di sicuro interesse è la complementarità degli usi tra il si passivo e il passivo

perifrastico: infatti il passivo perifrastico non solo è impiegato per designare processi orientati sul

paziente, con pazienti umani e fortemente topicali, ma tali processi o situazioni hanno di solito

aspetto perfettivo e si riferiscono ad episodi singoli. Al contrario le costruzioni con si, come

abbiamo detto, sono tipicamente associate a situazionoi di abitualità o iteratività e a contesti di

modalità deontica. L’uso del passivo perifrastico negli apprendenti di italiano L2 meriterebbe una

trattazione approfondita che per ora dobbiamo lasciare da parte.

Rimangono vari problemi per ricerche future: in particolare andrebbe esaminato l’uso del

participio passato di verbi transitivi, che in italiano può introdurre una proposizione participiale

attributiva con interpretazione passiva (ad es.: L’uomo politco espluso ieri dal suo partito si era

opposto alla costruzione della diga: Salvi & Vanelli 2004:247) e che nelle produzioni degli

apprendenti, in cui la categoria grammaticale dell’ausiliare emerge con difficoltà, potrebbe

rappresentare uno dei percorsi attraverso i quali si costruisce l’espressione del passivo.

Vogliamo sottolineare un risultato interessante che emerge dai dati di apprendimento: gli usi

impersonali in cui si fa riferimento ad un soggetto generico sembrano emergere in modo

indipendente dal si come pronome riflessivo e marca di verbi intransitivi. I due “si” dell’italiano

sono stati oggetto di un dibattito teorico (Burzio 1986, Cinque 1988, Manzini e Savoia 2001): a

tale dibattito i dati di apprendimento possono fornire un contributoutile al fine di costruire

un’ipotesi comprensiva sulla competenza linguistica (Giacalone Ramat, in stampa e in

preparazione).

20

Appendice 1

Alcune note biografiche sugli apprendenti del progetto di Pavia (Andorno & Bernini 2003:34)

pseudonimo,

età

provenienza L1 professione in

Italia

periodo delle

registrazioni

Tempo

dall’arrivo

in Italia alla

prima

registrazione

AB Ababa, 21 Eritrea tigrinya collaboratrice

domestica

7 mesi 1 anno

AL Alain, 21 Burkina Faso francese,

moré

operaio 2 mesi 2 anni e 6

mesi

AN Antje, 20 Germania tedesco assistente

hamdicappati

7 mesi 2 mesi

CH Chu, 17 Rep.pop.cinese cinese wù Studente 1 anno 11 mesi

FA Farid, 29 Marocco arabo operaio 2 mesi 2 anni

FD Fondan, 21 Rep.pop.cinese cinese wù cameriera 3 mesi 2 anni

HG Hagos, 15 Eritrea tigrinya Studente 5 mesi 21 giorni

JO John, 20 Irlanda inglese insegnante 7 mesi 1 mese

MT Matthias, 22 Germania tedesco studente 10 mesi 1 anno e 6

mesi

MK Markos, 20 Eritrea tigrinya elettricista 7 mesi 1 mese

PE Peter, 25 Singapore Cantonese,

malese,

inglese

Ingegnere 8 mesi 25 giorni

TU Tughiascin,

45

Rep.pop.cinese Cinese

Cameriera 6 mesi 4 anni e 8

mesi

21

XI Xiao, 12 Rep.pop.cinese cinese wú studente 1 anno 1 anno e 6

mesi

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