Problemi di cronologia insulare. La Sardegna tra il IV e il III millennio BC

20
PREISTORIA E PROTOSTORIA Volume primo a cura di Daniela Cocchi Genick CRONOLOGIA ASSOLUTA E RELATIVA DELL’ETÀ DEL RAME IN ITALIA Atti dell’Incontro di Studi Università di Verona, 25 giugno 2013

Transcript of Problemi di cronologia insulare. La Sardegna tra il IV e il III millennio BC

PREISTORIA E PROTOSTORIA

Volume primo

a cura diDaniela Cocchi Genick

CRONOLOGIA ASSOLUTA E RELATIVA DELL’ETÀ DEL RAME IN ITALIA

Atti dell’Incontro di StudiUniversità di Verona, 25 giugno 2013

a cura diDaniela Cocchi Genick

CRONOLOGIA ASSOLUTA E RELATIVA DELL’ETÀ DEL RAME IN ITALIA

Atti dell’Incontro di StudiUniversità di Verona, 25 giugno 2013

PREISTORIA E PROTOSTORIA

Volume primo

PREISTORIA E PROTOSTORIA

DIRETTORE

Daniela Cocchi Genick

COmITATO SCIEnTIfICO

Diego Angelucci, Alessandra Aspes, Paolo Bellintani, Maria Bernabò Brea, Paola Cassola Guida, Maurizio Cattani, Angiolo Del Lucchese, Raffaele C. de Marinis, Filippo M. Gambari, Stefano Grimaldi, Alessandro Guidi, Giovanni Leonardi, Roberto Maggi, Franco Marzatico, Emanuela Montagnari, Fabio Negrino, Nuccia Negroni Catacchio, Franco Nicolis, Annaluisa Pedrotti, Marco Peresani, Andrea Pessina, Luciano Salzani, Elisabetta Starnini, Giuliana Steffè, Maurizio Tosi, Marica Venturino

Copyright© by QuiEdit s.n.c.Via S. Francesco, 7 – 37129 Verona, Italywww.quiedit.ite-mail: [email protected] I – Anno 2013ISBN: 978-88-6464-248-2Finito di stampare nel mese di dicembre 2013

La riproduzione per uso personale, conformemente alla convenzione di Berna per la protezione delle opere letterarie ed artistiche, è con-sentita esclusivamente nei limiti del 15%.

197

mARIA GRAzIA mElIS(1)

Problemi di cronologia insulare. La Sardegna tra il IV e il III millennio BC

RIASSunTO

Le problematiche concernenti la fine del Neolitico e lo sviluppo dell’Eneolitico in Sardegna sono state affrontate e parzialmente chiarite negli ultimi 15 anni grazie ad una rielaborazione dei dati editi e all’apporto di nuove datazioni radiocarboniche e scoperte archeologiche. In particolare la serie radiocarbonica del lotto Badas dell’insediamento di Su Coddu/Canelles e le datazioni provenienti da altri siti, realizzate nell’ambito di un progetto di analisi isotopiche, costituiscono il contributo più consistente. In questo lavoro sono discussi gli aspetti termino-logici legati alla definizione del “Sub-Ozieri” e delle prime fasi dell’Eneolitico sardo: si propo-ne una suddivisione del fenomeno Ozieri, nell’ambito del quale si attua la transizione dal Neolitico all’Eneolitico, in “Ozieri I” e “Ozieri II”. La prima fase, riconducibile alla prima metà del IV millennio cal BC, comprende gli aspetti classici; la seconda, che si inquadra tra la seconda metà del IV e gli inizi del III millennio cal BC, corrisponde al “Sub-Ozieri”. L’esame di tutte le datazioni, integrate con i dati provenienti dalle altre fonti, con particolare riguardo alla seriazione della ceramica, consente di seguire gli sviluppi delle facies autoctone - Ozieri I e II, Filigosa e Abealzu - e i modi d’interazione con le facies intrusive, Monte Claro e Campa-niforme.

AbSTRACT

The problems relating to understanding the ending of the Neolithic and the development of the Eneolithic in Sardinia have been approached and partially resolved over the last 15 years thanks to the results of new radiocarbon dating, further archaeological discoveries and a re-examination of published material. In particular the series of datings from the Badas area of the settlement at Su Coddu/Canelles together with those from other sites, realised as part of an isotopic analyses project, made a very significant contribution. This work will discuss terminological aspects relating to the definition of “Sub-Ozieri” and to the early phases of the Sardinian Eneolithic: it proposes a subdivision of the Ozieri phenomenon, the context in which the transition from the Neolithic to the Eneolithic takes place, in “Ozieri I” and “Ozie-ri II”. The earlier phase, attributable to the first half of the IV millennium cal. BC, represents the classic characteristics; the second, which covers the period between the second half of the IV and the beginning of the III millennia cal. BC., is relative to the “Sub-Ozieri”. The exam-ination of the datings, integrated with data from other sources, with particular attention to the seriation, or relative dating, of pottery finds, makes it possible to follow the development of the various autochthonous facies -Ozieri I and II, Filigosa and Abealzu- and the types of in-teraction they formed with the intrusive Monte Claro and Bell-beaker cultures, among others.

Parole chiave: cronologia, radiocarbonio, Eneolitico, Sardegna, archeologia insulare, Corsica. Keywords: chronology, radiocarbon, Copper Age, Sardinia, Island Archaeology, Corsica.

(1) Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione, LaPArS (Laboratorio di Preistoria e Archeologia Sperimentale), http://www.lapars.it, Via Zanfarino, 62, 07100 Sassa-ri; e-mail: [email protected]

198

InTRODuzIOnE

L’insularità offre una prospettiva di osservazione per certi versi privilegiata, che consente di delimitare geograficamente i processi culturali, seguirne gli sviluppi, co-gliere i meccanismi di relazione con le aree esterne. I problemi di comprensione del quadro eneolitico sardo, oggi peraltro molto più chiaro, riguardano prevalentemente la carenza nel numero e nella distribuzione delle datazioni radiocarboniche. Negli ul-timi quindici anni nuovi contributi cronologici, accanto alla rielaborazione di dati edi-ti e all’apporto di nuove scoperte, hanno consentito una più chiara definizione, faci-litando la lettura dei meccanismi culturali che interessarono il IV e il III millennio cal BC. In particolare, la campagna di datazioni presso il lotto Badas dell’insediamento di Su Coddu-Canelles, portata avanti dalla scrivente (Melis 2007, 2009a), e quella colle-gata alle analisi isotopiche, realizzata da Luca Lai su diversi contesti dell’isola (Lai 2009), costituiscono l’apporto più consistente alla ricostruzione del quadro cronolo-gico.

Il periodo esaminato comprende nei limiti superiori gli sviluppi dell’Ozieri (e quindi le questioni intorno agli inizi dell’età del Rame), nei limiti inferiori gli esiti del Campaniforme nel Bronzo antico.

Le problematiche inerenti al panorama culturale del IV e del III millennio saranno sviluppate attraverso quattro filoni tematici: il primo riguarda gli aspetti terminologi-ci, in rapporto sia alla denominazione delle facies sia alla definizione stessa dell’Eneo-litico sardo. Si accennerà quindi alla seriazione culturale ricostruita attraverso la com-binazione dell’analisi tipologica della ceramica con le altre categorie d’informazioni; il quadro sarà integrato con l’analisi delle datazioni radiocarboniche, con particolare riferimento al confronto con la Corsica. Infine si presenterà un bilancio conclusivo, che evidenzierà i problemi aperti e le prospettive della ricerca.

ASPETTI TERmInOlOGICI

Una nuova denominazione per il Sub-OzieriBenché le disquisizioni terminologiche non costituiscano un argomento di prima-

ria importanza, è proficua, anzi necessaria, la riflessione su alcuni temi, che ha porta-to a una riconsiderazione globale di un aspetto culturale: è il caso del Sub-Ozieri, de-nominazione proposta negli anni ’80 da Giovanni Ugas (Ugas et alii 1985) per quello che sembrava un attardamento del grande fenomeno Ozieri, caratterizzato principal-mente da una perdita della decorazione nelle ceramiche. Lo stesso autore recente-mente (Ugas 2012) ha proposto la denominazione facies di Selargius, sottolineando la cesura netta tra Ozieri e Sub-Ozieri. Antonella Traverso (2012) circoscrive l’uso del termine Sub-Ozieri alla ceramica dipinta, individuata nel monumento della seconda fase di Monte d’Accoddi, evidenziando gli elementi di tradizione Ozieri che perman-gono in questa classe di materiali. Le opposte considerazioni dei due autori presenta-no entrambe elementi di criticità: per quanto riguarda la prima, gli studi recenti pres-so il lotto Badas dell’insediamento di Su Coddu/Canelles (Melis e Piras 2010, 2012) hanno confermato il legame tra i due aspetti e la transizione graduale dall’uno all’al-

199

tro, che si delineano quali fasi di una stessa manifestazione culturale, come sarà evi-denziato più avanti; riguardo alla seconda, l’Autrice prende in considerazione esclusi-vamente la produzione ceramica e al suo interno una particolare classe, tralasciando i restanti indicatori culturali. Per gli stessi motivi appare insufficiente la denominazio-ne Ozieri dipinto di Fulvia Lo Schiavo (1992), che si riferisce a una particolare classe ceramica, peraltro non preponderante rispetto alla restante produzione.

In un recente convegno sulla Sardegna nell’età del Rame (Melis cds), allo scopo di pervenire a una nuova denominazione condivisa, la scrivente ha incoraggiato il dibat-tito, proponendo la denominazione Ozieri II, che rispecchia il quadro anticipato so-pra, richiama la denominazione precedente, evitando confusioni per chi è meno vici-no alle problematiche della Sardegna; infine ricalca simili soluzioni adottate per facies dell’Italia peninsulare. Nella tab. I sono confrontate le datazioni del contesto chiuso di San Benedetto di Iglesias, inquadrabile nell’Ozieri classico, con quelle del lotto Ba-das dell’insediamento di Su Coddu/Canelles.

Tab. I - Datazioni radiocarboniche provenienti dall’ipogeo di San Benedetto-Iglesias e dal lotto Badas dell’insediamento di Su Coddu/Canelles-Selargius.

BC cal approssi-mato al cinquan-tennio(prob. 2σ)

4000

3950

3900

3850

3800

3750

3700

3650

3600

3550

3500

3450

3400

3350

3300

3250

3200

3150

3100

3050

3000

2950

2900

San Benedetto

Canelles, str. 134

Canelles, str. 39

Canelles, str. 39

Canelles, str. 46b

Canelles, str. 46b

Canelles, str. 47

Ozieri I Transizione Ozieri I/II

Ozieri II

Le differenze più appariscenti tra Ozieri I e II riguardano la produzione artigiana-le, ricca e abbondante nella prima fase, opportunistica nella seconda: l’analisi integra-ta dei materiali litici, ceramici e in materia dura animale del lotto Badas ha evidenzia-to un impiego del savoir faire tecnologico limitatamente ad alcune categorie di oggetti, con una generale riduzione dei tempi dedicati alla produzione (Cappai et alii 2011). L’analisi della ceramica ha permesso di evidenziare la gradualità di tale processo: nel-la struttura 134, che ha restituito una datazione intermedia, a cerniera tra l’Ozieri I e il II (tab. I), anche le ceramiche mostrano caratteri morfo-tecnologici intermedi, con un investimento tecnico nel trattamento delle superfici e nella decorazione che non è elevato, come nell’Ozieri I e non è scarso, come nell’Ozieri II. Si nota per esempio la sopravvivenza della banda tratteggiata, fossile guida del panorama esornativo dell’Ozie ri I, ma in forme che saranno peculiari della seconda fase, quale il vaso con

200

Fig. 1 - 1. piede troncoconico dalla struttura 134 di Su Coddu/Canelles; 2, 3. pesi da telaio di fase Ozieri I (2) e II (3) da Monte d’Accoddi; 4. localizzazione degli insediamenti di Su Coddu/Canelles e Terramaini (1-3, dis. S. Piras; 4, elaborazione grafica di M.G. Melis e S. Manca).

piede troncoconico (fig. 1.1) (Melis e Piras 2010, 2012). Si tratta per ora di un solo contesto, che attende conferme ma può in ogni caso essere indicativo della gradualità del processo di transizione dall’Ozieri I all’Ozieri II, suggerita da almeno due catego-rie di dati, provenienti dal radiocarbonio e dalla cultura materiale.

In campo demografico è necessario evidenziare che nell’Ozieri II l’insediamento di Su Coddu si amplia e si estende verso l’area Canelles; pochi km a SW durante la transizione tra la I e la II fase dell’Ozieri si sviluppa l’insediamento di Terramaini. Questi e altri siti testimoniano un aumento della densità demografica, almeno nell’en-troterra cagliaritano, che sembra arrestarsi alla fine del IV millennio (fig. 1.4).

Un indicatore importante per la periodizzazione dell’Ozieri proviene da Monte

201

d’Accoddi, che rappresenta allo stesso tempo un elemento di continuità e di cambia-mento: in seguito al riesame dei dati di scavo e a una rilettura delle datazioni radiocar-boniche in rapporto al quadro generale isolano (Melis 2011a-b) il monumento antico si data all’Ozieri I, mentre il secondo fu edificato nel corso dell’Ozieri II. Come nel campo della produzione ceramica, emerge un abbandono dell’interesse estetico: l’ar-chitettura raffinata con uso di pietre regolari e intonaco dipinto è sostituita da una più grossolana, benché più monumentale, opera poligonale.

A fronte delle differenze tra le due fasi, emergono numerosi elementi di contin ui-tà, in primo luogo nelle scelte insediative: infatti, gli insediamenti mostrano spesso le due fasi di occupazione e l’ubicazione sembra rispondere alle stesse esigenze (Melis 2000). Nel campo dei rituali funerari l’uso delle domus de janas e delle sepolture collet-tive è attestato nell’Ozieri I e nell’Ozieri II. Analogie si registrano nel campo della tra-sformazione delle materie prime: la produzione di manufatti in rame contempla nelle due fasi prevalentemente strumenti a punta, punteruoli e lesine; nella tradizione della tessitura si conservano tecniche simili, che prevedono telai provvisti di pesi reniformi e di pesi con fila di fori (fig. 1.2,3); questi ultimi, peculiari della Sardegna, sono atte-stati in tutte le successive fasi dell’Eneolitico, fatta eccezione per il Campaniforme. Si trasmette dall’Ozieri I all’Ozieri II anche la valenza simbolica di Monte d’Accoddi, che in entrambe le fasi è caratterizzato da un monumento tronco-piramidale con rampa d’accesso.

Quali criteri per la determinazione dell’inizio dell’Eneolitico in Sardegna?Un’altra questione terminologica è collegata alla definizione dell’Ozieri I come fa-

cies neolitica o eneolitica e all’individuazione dei criteri per la determinazione degli inizi dell’Eneo litico in Sardegna. Potrebbero essere considerati caratteri “neolitici” nell’Ozieri I lo sfruttamento e la diffusione dell’ossidiana, il ruolo marginale del me-tallo, che anche nella fase successiva è attestato con uguale percentuale in insediamen-ti e sepolture, inoltre la gestione condivisa delle risorse naturali, testimoniata dalla breve distanza tra gli insediamenti, dall’assenza di difese e delimitazioni naturali o ar-tificiali, dall’assenza di istanze di controllo del territorio nelle scelte insediative. Tale assetto perdura anche nella seconda fase (fig. 1.4).

Le sepolture collettive in domus de janas potrebbero essere il riflesso di una suddi-visione dei gruppi umani su base parentelare, la quale non ha trovato finora chiari ri-scontri nei caratteri topografici degli insediamenti. Inoltre va rimarcato che l’uso del-le domus de janas inizia con la facies di San Ciriaco, degli ultimi secoli del V millennio; pertanto l’ideologia funeraria può rappresentare un elemento di valutazione utile ma non discriminante. Non priva di significato è la coesistenza a Pranu Mutteddu di una piccola necropoli a domus de janas accanto alla necropoli megalitica con sepolture sin-gole, che suggerisce un trattamento diversificato nell’ambito del gruppo umano.

Monte d’Accoddi è una grande opera architettonica, frutto dello sforzo di un’inte-ra comunità e punto di riferimento del gruppo o, più verosimilmente, di diversi gruppi, la cui presenza è attestata dalle numerose necropoli circostanti. La costruzione di un edificio di culto comunitario, di uno spazio per i rituali distinto dall’ambito funerario, è un chiaro segno di cambiamento. La sua riedificazione in forma più monumentale nella seconda fase sembra riflettere un’accresciuta esigenza di visibilità nel territorio.

202

Sul piano cronologico Ozieri I sembra precedere di pochi secoli le datazioni delle facies eneolitiche tirreniche peninsulari e della Corsica, queste ultime recentemente revisionate da Mark Pearce (2012) con l’applicazione di analisi statistiche bayesiane (fig. 2).

Dai dati esposti emerge come la transizione dal Neolitico all’Eneolitico si attui nell’ambito del grande fenomeno Ozieri e sia caratterizzata dall’assenza di cambia-menti repentini, dalla sopravvivenza di elementi della tradizione neolitica e dall’intro-duzione di elementi innovativi. Per tale motivo è stato proposto (Melis 2009a) l’uso dei termini Neolitico finale per Ozieri I ed Eneolitico antico per Ozieri II: in entrambi i periodi, ma soprattutto nel primo, permangono aspetti tipici del Neolitico sardo, le-gati principalmente alla gestione del territorio e delle risorse naturali, che non sem-brano appartenere a una facies pienamente eneolitica e giustificano la definizione Neo litico finale.

CROnOlOGIA RElATIvA E ASSOluTA

Una trasformazione graduale caratterizza anche tutto il percorso evolutivo delle facies autoctone eneolitiche, come evidenziato dall’analisi tipologica delle ceramiche (Melis 2000) e confermato dall’esame complessivo dei dati culturali e cronologici. Un’anomalia si riscontra agli inizi del III millennio, che corrisponde al passaggio dall’Ozieri II al Filigosa: le manifestazioni diventano prevalentemente di tipo funera-rio; il metallo assume un ruolo di rilievo nella composizione dei corredi funerari; ap-paiono siti fortificati. Questo momento corrisponde alla comparsa della facies di Monte Claro, che si sviluppa contemporaneamente al Filigosa e all’Abealzu, rivelan-dosi da subito come fenomeno a sé stante rispetto agli sviluppi culturali autoctoni, con insediamenti, architettura civile e funeraria, rituali, produzione artigianale auto-nomi.

Il Monte Claro si sovrappone direttamente all’Ozieri II nel Cagliaritano, impeden-do l’evoluzione verso il Filigosa. Nella Sardegna centrale e settentrionale sembra in-teragire con i gruppi locali e installarsi nel territorio grazie ad un sistema di muraglie e siti di grande dominio visivo. Questo cambiamento degli inizi del III millennio po-trebbe quindi corrispondere a un preciso momento storico, contrassegnato dall’im-patto tra la facies intrusiva di Monte Claro e i gruppi locali. È stato recentemente ipo-tizzato da Florian Soula, in un attento studio sulle pierres dressées della Sardegna e del-la Corsica, che le statue menhir possano riflettere la risposta locale all’intrusione del Monte Claro (Soula 2012, cds).

Nella tab. II sono elencate le datazioni radiocarboniche sarde del IV e del III mil-lennio cal BC, fatta eccezione per quelle riferibili alla facies di Bonnanaro del Bronzo antico, che ricadono negli ultimi secoli del III millennio. Nell’ultima colonna sono in-dicati i testi in cui sono pubblicate le date e, ove diversi, quelli in cui sono pubblicate le calibrazioni.

Nell’analisi e nell’interpretazione delle datazioni, come nei recenti contributi (Me-lis et alii 2007), innanzitutto si è ritenuto necessario omogeneizzare i dati, evitando di esaminare date che non siano calibrate, valutando l’errore standard e utilizzando per

203

tutte un’affidabilità di 2σ. Si è pertanto applicato il “protocollo di igiene cronometri-ca” proposto da Martinelli e Valzolgher (2011), con una sola eccezione: non sono sta-te prese in considerazione le datazioni con errore superiore a ±100 tranne in un caso in cui è stata inserita una datazione con errore uguale a 100 (Monte d’Accoddi, UTC 1467), che non pone problemi interpretativi, essendo coerente con le altre.

Pur nel quadro ancora lacunoso, integrando i dati culturali e radiometrici con i dati paleo-climatici è possibile tentare associazioni tra “episodi” climatici e culturali, nell’ipotesi che i primi possano aver contribuito a determinare i secondi. Il periodo esaminato è caratterizzato da una tendenza all’inaridimento, con momenti aridi circo-scritti identificati in varie zone del Mediterraneo occidentale (Lai 2009). L’inizio del periodo, tra la fine del V e gli inizi del IV millennio, corrisponde alla transizione dal San Ciriaco all’Ozieri I; nel III millennio in un primo periodo secco (2900-2700 cal BC) si sviluppano contemporaneamente il Filigosa e il Monte Claro, un secondo (2300-2100 cal BC) coincide con l’esaurirsi del Monte Claro e lo sviluppo del Cam-paniforme.

Per l’Ozieri I sono particolarmente indicative le datazioni di San Benedetto (com-prese tra il 3978 e il 3540 cal BC), che è l’unico esempio di domus de janas che conser-va intatte le deposizioni della prima - e in questo caso unica - fase d’uso dell’ipogeo.

Per l’Ozieri II le date si concentrano tra il 3380 e il 2890 cal BC. La fonte princi-pale è il lotto Badas dell’insediamento di Su Coddu-Canelles, ma è rilevante anche la datazione proveniente da uno dei rari contesti funerari del periodo, Cannas di Sotto, che allontana definitivamente l’ipotesi che il Filigosa possa essere considerato la ma-nifestazione funeraria dell’Ozieri II. Nello stesso range rientrano le date relative alla costruzione e alla frequentazione della seconda fase di Monte d’Accoddi. Ai secoli centrali del IV millennio (tra 3640 e 3370 cal BC), a cavallo tra Ozieri I e II, corri-sponde l’intervallo rappresentato dalla citata struttura 134 di Canelles. Si aggiungono una data relativa alla frequentazione del primo santuario di Monte d’Accoddi e una data della Grotta del Guano; la prima (UTC 1464) mostra un errore abbastanza alto (± 90) e solo una percentuale del 12.4% compresa tra 3518 - 3395 cal BC; la grotta del Guano, tradizionalmente attribuita all’Ozieri I, ha restituito un frammento di ceramica dipinta, peculiare dell’Ozieri II, che indica la frequentazione della grotta anche dopo l’Ozieri I e più precisamente nel momento di transizione al II, come suggerito dalla datazione del campione R-1785. Resta problematica la datazione dell’ipogeo di Santa Caterina di Pittinuri, nella quale furono rinvenuti due livelli d’uso, Filigosa e Filigosa -Abealzu, quindi più recenti. Non essendo stati pubblicati i materiali se non in minima parte, non si esclude che la data sia da attribuire a una frequentazione più antica, non identificata dagli autori dello scavo. Inoltre è parzialmente compresa nell’intervallo dell’Ozieri II una datazione effettuata per la tomba II di Ispiluncas (Depalmas 2000), non inserita in tabella perché mostra una deviazione troppo elevata (± 182).

Le datazioni del Filigosa, comprese tra il 3080 e il 2485 BC, si sovrappongono nei momenti iniziali a quelle dell’Ozieri II, confermando la sequenza graduale dell’evolu-zione tipologica delle ceramiche. Un’anomalia è rappresentata da una datazione di Canelles (2920 - 2610 cal BC), totalmente inserita nell’arco cronologico del Filigosa: i dati di scavo non sembrano registrare differenze rispetto al quadro culturale Ozieri

204

Tab. II - Datazioni radiocarboniche sarde del IV e del III millennio BC.

LocaLità,contesto

Lab. n. BP caL BC Prob.. fase/facies

bibLiografia

Contraguda, Area 3 - q. O18, strutt. 301

GrA-13477 5.160 ± 404046 - 3931 79.9% Ozieri I Boschian et al.

2000-2001; Me-lis et al. 20073876 - 3806 15.5% Ozieri I

Sa Ucca de su Tintirriolu, trin-cea G, liv. 5

R-884α 5090 ± 50 3985 - 3767 95.4 % Ozieri ILoria e Trump 1978; Melis et al. 2007

M. d’Accoddi, pavimento sa-cello

UTC 1467 4970 ± 100 3975 - 3631 92.6 % Ozieri I Tiné 1992; Me-lis et al. 2007

San Benedetto AA78327 5078 ± 58 3978 - 3713 95.4% Ozieri I Lai 2009Contraguda, Area 3 - q. 19-20, strutt. 302, str. 5

Beta-149261 5.070 ± 40 3964 - 3778 95.4% Ozieri IBoschian et al. 2000-2001; Me-lis et al. 2007

San Benedetto AA78328 5044 ± 58 3960 - 3709 95.4% Ozieri I Lai 2009San Benedetto AA78330 4984 ± 52 3942 - 3655 95.4% Ozieri I Lai 2009San Benedetto AA78329 4969 ± 52 3940 - 3648 95.4% Ozieri I Lai 2009Filiestru, trincea B, liv. 5 tgl. 2 Q-3028 4950 ± 50 3932 - 3876 7.9 % Ozieri I Trump 1983;

Melis et al. 20073806 - 3642 87.5 % Ozieri I

San Benedetto Beta-72233 4920 ± 703920 - 3880

95.4%Ozieri I

Floris 20013810 - 3630 Ozieri I3570 - 3540 Ozieri I

Sa Ucca de su Tintirriolu, trin-cea G, liv. 4

R-883α 4930 ± 50 3801 - 3637 92.8 % Ozieri ILoria e Trump 1978; Melis et al. 2007

Guano R-1784 4900 ± 60 3801 - 3628 87.2 % Ozieri I Castaldi 1980; Melis et al. 20073585 - 3531 6.3 % Ozieri I

M. d’Accoddi, pavimento sa-cello

UTC 1468 4920 ± 50 3800 - 3636 94.2 % Ozieri I Tiné 1992; Me-lis et al. 2007

Guano R-609α 4900 ± 50 3793 - 3633 93.5 % Ozieri I Castaldi 1972; Melis et al. 2007

M. d’Accoddi, str. di freq. in-torno al I mon.

UTC 1465 4870 ± 503772 - 3628 80.9 % Ozieri I Tiné 1992; Me-

lis et al. 20073586 - 3530 14.5 % Ozieri I

M. d’Accoddi, str. di freq. in-torno al I mon.

UTC 1466 4810 ± 803716 - 3492 76.5 % Ozieri I Tiné 1992; Me-

lis et al. 20073469 - 3373 16.0 % Ozieri I

Sa Ucca de su Tintirriolu, trin-cea F, liv. 4

R-879 4850 ± 503715 - 3619 60.6 % Ozieri I Loria e Trump

1978; Melis et al. 20073610 - 3521 32.1 % Ozieri I

Guano R-609 4830 ± 50 3710 - 3517 94.5 % Ozieri I Castaldi 1972; Melis et al. 2007

Canelles, str. 134, US 1206 LTL2930A 4708 ± 45 3640 - 3550 27.5 % Ozieri

I-II Melis 2009a3540 - 3370 67.9 %

Guano R-1785 4700 ± 60 3635 - 3551 26.3 % OzieriI-II

Castaldi 1980; Melis et al. 20073542 - 3366 69.1 %

205

M. d’Accoddi, str. di accumulo intorno al II mon.

UTC 1464 4540 ± 90

3518 - 3395 12.4 %OzieriI-II

Tiné 1992; Me-lis et al. 20073386 - 3008 80.0 %

Canelles, str. 39, US 1038 LTL295A 4554 ± 45 3380 - 3090 54.6% Ozieri II Melis et al. 20073375 - 3262 37%Canelles, str. 39, US 1085 LTL1104A 4512 ± 50 3365 - 3051 91.6 % Ozieri II Melis et al. 2007

Canelles, str. 46b, US 1202 LTL2931A 4481 ± 50 3360 - 3010 95.4 % Ozieri II Melis 2009a

S. Caterina di Pittinuri AA72148 4496 ± 46 3355 - 3030 95.4% Lai 2009

M. d’Accoddi, str. III presso menhir

UZ-475/ETH4716 4440 ± 85 3351 - 2913 95.4 % Ozieri II Tiné 1992; Me-

lis et al. 2007

Cannas di Sotto AA64825 4476 ± 43 3349 - 3023 95.4% Ozieri II Lai 2009

Filiestru, trincea B, liv. 4 Q-3029 4430 ± 50

3335 - 3211 28.1 % Ozieri IIMonte Claro?

Trump 1983; Melis et al. 20073191 - 3152 6.4 %

3137 - 2919 60.9 %Canelles, str. 46b, US 1186 LTL2932A 4350 ± 50 3100 - 2880 95.4 % Ozieri II Melis 2009a

Canelles, str. 47, US 1081 LTL1105A 4345 ± 40 3090 - 3051 7.8 % Ozieri II Melis et al. 20073031 - 2890 87.6 %Serra Cannigas AA72151 4289 ± 47 3080 - 2710 95.4% Filigosa Lai 2009Scaba ’e Arriu AA72793 4278 ± 42 3017 - 2712 95.4% Filigosa Lai 2009Canelles, str. 46b, US 1173 LTL2933A 4214 ± 60 2920 - 2610 95.4 % Melis 2009a

Scaba ’e Arriu AA64828 4202 ± 45 2902 - 2634 95.4% Filigosa Lai 2009

Scaba ’e Arriu Beta-1 2895 - 2485 95.4% Filigosa Ragucci e Usai 1994-98

Sedda de Daga AA64830 4091 ± 41 2866 - 2493 95.4% Monte Claro Lai 2009

Bau su Matutzu LTL4197A 4121 ± 45 2880 - 2570 95,4% Monte Claro Manunza 2010

Scaba ’e Arriu AA64829 3989 ± 41 2620 - 2350 95.4% Monte Claro Lai 2009

Mind’e Gureu AA64826 3957 ± 56 2620 - 2287 95.4% Abealzu Lai 2009

Padru Jossu AA72790 3912 ± 42 2561 - 2234 95.4% Monte Claro Lai 2009

Canelles, str. 48, US 1056 LTL404A 3886 ± 40 2473 - 2278 90.1% Melis et al. 2007

Padru Jossu A AA72152 3845 ± 41 2463 - 2155 95.4% Campan. Lai 2009Padru Jossu A AA72153 3843 ± 41 2463 - 2155 95.4% Campan. Lai 2009Padru Jossu B AA72791 3837 ± 41 2461 - 2152 95.4% Campan. Lai 2009Padru Jossu B AA72792 3790 ± 41 2430 - 2044 95.4% Campan.? Lai 2009

II. In attesa dello studio esaustivo dei materiali, si escludono un attardamento dell’Ozie ri II o una fase Filigosa. L’argomento sarà ripreso più avanti.

Per l’Abealzu si possiede solo una datazione proveniente dalla sepoltura di Mind’e Gu-

1 Le autrici non riportano la data BP né il numero attribuito dal laboratorio (Beta Analytic Inc., Miami, Florida). In Usai 1998 è riportata la sigla di riferimento del frammento osseo analizzato: SDD 83 Vas-195-112.

206

reu (2620 - 2287 cal BC), che era stata dal la scriven-te inquadrata nella fase C della sequen za, cor rispon-den te a un Fi ligosa evolu-to. Questa data zione sug-gerisce una de finizione più preci sa, in un quadro an-cora piut tosto povero, con un limitato numero di siti, di materiali - quindi di tipi - e una sola datazione.

Per il Monte Claro so no disponibili soltan-to quat tro datazioni, tut-te re lative a contesti del-la Sar de gna meridionale.

L’arco cronologico è com preso tra il 2866 e il 2234, con il limite supe-riore lievemente successi-vo al Filigosa e quello in-feriore lievemente suc-cessivo all’Abealzu. Allo stato attuale delle ricer-che e in attesa di un rie-same del contesto, non si

ritiene di dover prendere in considerazione la datazione più alta della serie di Noed-dos (Trump 1990), riferibile alla fase I di frequentazione del sito: tale datazione risul-ta di circa 500 anni anteriore alle altre due riferibili alla stessa fase, collocandosi al-l’interno del range del Monte Claro. Tuttavia i dati sui materiali ceramici non offrono sicuri indizi per un’attribuzione a tale facies. Per simili motivi non è prudente prende-re in considerazione come riferimento per il Monte Claro il campione Q-3029 prove-niente dal livello 4 della trincea B di Filiestru, che restituì un frammento riconducibi-le alla facies e che ne retrodaterebbe il momento iniziale: lo scavo fu effettuato per livelli artificiali e dallo stesso livello proviene forse anche un frammento ceramico campaniforme (Trump 1983, p. 23), incompatibile con la datazione e indizio di inaf-fidabilità stratigrafica.

Nella tomba di Scaba ‘e Arriu la stratigrafia e le datazioni testimoniano due fasi distinte d’uso: la più antica nel Filigosa, la più recente nel Monte Claro. Le analisi iso-topiche offrono interessanti informazioni di tipo paleo-climatico e paleo-nutriziona-le, evidenziando le differenze di comportamento dei gruppi che si avvicendarono nell’uso della tomba (Lai et alii 2011).

Oltre alla lunga durata del Monte Claro, che era stata ipotizzata da vari autori an-

Fig. 2 - Quadro cronologico della Sardegna nel IV e nel III millennio cal BC, confrontato con la periodizzazione del Terrinien nel sito di Terrina secondo Pearce 2012.

207

che in assenza di datazioni, questo quadro potrebbe contribuire all’interpretazione della sopra citata datazione bassa di Canelles (2920 - 2610 cal BC) e di una ancora più recente dalla struttura 48 dello stesso sito (2473 - 2278 cal BC): poiché questa strut-tura ha restituito esclusivamente materiali tipici dell’Ozieri II, è da escludere una per-tinenza della datazione ai materiali. Verosimilmente l’unità stratigrafica si riferisce a un’attività di riempimento di materiali provenienti da altre parti dell’insediamento, durante una fase di abbandono, che corrisponde a un momento in cui aree limitrofe furono frequentate dai gruppi Monte Claro. Possiamo forse ipotizzare che queste due datazioni si riferiscano ad attività sporadiche di tali gruppi nei terreni attigui.

Anche per il Campaniforme il numero delle datazioni è esiguo: sono state effet-tuate su campioni provenienti dall’ipogeo di Padru Jossu, che presenta una prima fre-quentazione nel Monte Claro (strati IV-VI) e due livelli campaniformi, uno più anti-co, A, corrispondente allo strato III, uno più recente, B, identificato nello strato II (Ugas 1998). Il rinvenimento in quest’ultimo di materiali esclusivamente inornati fu a suo tempo considerato una conferma dell’individuazione di due fasi del Campanifor-me sardo, decorato e non decorato, in seguito superato dalle nuove scoperte: in par-ticolare proprio a Padru Jossu l’intervallo cronologico, compreso tra 2463 e 2152 cal BC, è identico nei due livelli. Ciò è coerente con i dati del contesto della tomba 3 di Iloi-Ispiluncas, che mostra confronti con i materiali di entrambi i livelli di Padru Jos-su (Melis 1998). Più problematica è l’ultima datazione, 2430 - 2044 cal BC, i cui limi-ti più recenti si sovrappongono a quelli del Bonnanaro del Bronzo antico.

SARDEGnA E CORSICA TRA Iv E III mIllEnnIO

Nella preistoria della Corsica, com’è noto, il Neolitico rappresenta un momento di contatti via via più intensi con la Sardegna, testimoniati dalla circolazione dell’os-sidiana del Monte Arci e, nella seconda metà del V millennio, dalle prime manifesta-zioni del megalitismo con sepolture in coffre circondato da peristalite. Lo stretto rap-porto tra le due isole, testimoniato dalla condivisione degli stessi costumi funerari e dalla presenza dell’ossidiana sarda in Corsica, trova ulteriore conferma nell’associa-zione con materiali che richiamano il San Ciriaco sardo (Melis et alii 2007). La prove-nienza sarda della materia prima è stata ipotizzata per alcune ceramiche della Corsica settentrionale (Paolini-Saez et alii 2006).

Nel corso del IV millennio le relazioni sembrano divenire meno intense, docu-mentate dalla diminuzione dell’ossidiana sarda nel Terrinien, cui corrisponde nella stessa Sardegna una riduzione della quantità e un cambiamento delle strategie di ap-provvigionamento, produzione e gestione della materia prima (Cappai et alii 2011). Non potendo entrare più in dettaglio per limiti editoriali ci si limiterà ad alcune osser-vazioni. Innanzitutto si rileva come le datazioni di Terrina (Camps 1998; Pearce 2012), integrate con quelle de I Calanchi edite (Cesari 1999) e in corso di pubblica-zione (Tanda et alii cds), mostrino il lungo sviluppo della facies, parzialmente contem-poranea all’Ozieri e alle facies del III millennio (fig. 2), con le quali mostra alcuni ele-menti di contatto. Il Terrinien sembra caratterizzato, allo stato attuale delle ricerche, da un’attività metallurgica più evoluta rispetto alle facies sarde del IV millennio, per

208

l’uso del rame arsenicale (Camps 1988), non riscontrato in Sardegna (Melis, ricerche inedite). Tuttavia i rari manufatti metallici noti, le lesine, sono morfologicamente si-mili a quelli sardi. Al III millennio sardo rimandano i crogioli di Terrina, ben confron-tabili con quelli di Monte d’Accoddi, che, con i limiti dell’affidabilità stratigrafica del contesto, sono prudentemente attribuibili al Filigosa. Non si hanno invece informa-zioni sui caratteri morfologici del crogiolo di Canelles, di fase Ozieri II (Manunza et alii 2012).

Nel confronto tra le produzioni artigianali della Corsica e della Sardegna emerge la scarsa variabilità morfo-tecnologica della prima rispetto alla seconda. Condiziona-menti ambientali e culturali hanno verosimilmente portato a dinamiche evolutive non sempre parallele: la Corsica attraversa un momento di scarsa permeabilità culturale rispetto agli stimoli esterni, fortemente filtrati dai gruppi locali, che, peraltro, sembra-no estranei al fenomeno megalitico; in Sardegna, diversamente, continuano ininter-rottamente le attestazioni del megalitismo, il cui “linguaggio” è utilizzato anche dai gruppi Monte Claro.

COnSIDERAzIOnI fInAlI

I dati presentati mostrano un quadro cronologico nel quale è possibile seguire a grandi linee l’evoluzione delle facies autoctone e le dinamiche d’interazione con i gruppi di provenienza esterna. Sono tuttavia numerose le problematiche ancora aper-te, riconducibili prevalentemente al numero ancora esiguo di datazioni radiometriche:

- per le datazioni basse di Canelles si è provvisoriamente proposta un’interpreta-zione, in attesa che il completamento degli scavi e l’edizione esaustiva dei dati di sca-vo, porti nuovi contributi;

- un limite alla ricostruzione dei quadri crono-culturali è la pertinenza quasi esclu-siva del Filigosa ad ambito funerario, con le importanti eccezioni degli insediamenti di Monte d’Accoddi e di San Giuseppe, il primo legato ad un monumento cultuale, il secondo ad una struttura fortificata;

- un’altra lacuna riguarda l’Abealzu, documentato da una datazione e pochi siti; tra questi va ricordata la capanna p-s di Monte d’Accoddi, che, distrutta da un incendio, ha restituito un contesto integro ed un repertorio ceramico molto articolato;

- il problema del Monte Claro è connesso alla scarsità delle datazioni e alla loro distribuzione esclusiva nel Sud dell’isola, che impediscono a tutt’oggi di comprendere le modalità di diffusione nelle altre parti della Sardegna, nelle quali si manifesta con caratteri peculiari2;

- analoghe problematiche riguardano il Campaniforme: a fronte di 74 siti, quasi

2 Poiché i quadri cronologici sono da considerare in continua evoluzione, grazie all’apporto di nuovi dati radiometrici, in modo particolare nel caso della Sardegna che offre un limitato numero di datazioni, essi sono da considerarsi provvisori; con riferimento al Monte Claro, se fosse confermata l’attribuzione a tale facies di una datazione proveniente dal sito di Corti Beccia, presentata al citato convegno di Olbia (Lai et alii cds), attualmente da considerare ano-mala perché contemporanea all’Ozieri II, dovremmo riconsiderare le modalità di interazione della facies con quelle autoctone e retrodatare la sua apparizione in Sardegna. Questo rende-rebbe più coerente il quadro dei confronti con alcune facies peninsulari.

209

esclusivamente di ambito funerario, possediamo unicamente le date provenienti da Padru Jossu. Le datazioni del Bonnanaro contribuiscono a definirne i momenti finali.

Infine, un aspetto ancora da chiarire è il raccordo con la cronologia dell’Italia pe-ninsulare: sono state evidenziate similitudini dell’Abealzu e del Monte Claro con fa-cies dell’opposto versante tirrenico, quali Taurasi, Gaudo e Rinaldone, nei rituali fu-nerari e in alcune forme vascolari, in particolare brocche, boccali e forme rare quali i coperchi e i vasi con diaframma (Melis 2009a, 2009b; Melis e Talamo 2012). Queste analogie non sembrano avere una perfetta corrispondenza cronologica (Melis e Tala-mo 2012; Talamo et alii 2011). Si osserva inoltre che, se il metallo appare quasi con-temporaneamente in Sardegna e nell’Italia peninsulare, nel IV millennio sembra aver avuto in Sardegna uno sviluppo tecnologico minore e un ruolo simbolico non defini-to, considerata la scarsa presenza di manufatti metallici nei corredi funerari prima del III millennio cal BC.

RIfERImEnTI bIblIOGRAfICI

bOSChIAn G. , bRIllI P., fAlChI P., fEnu P., mARTInI f., PITzAlIS G., SARTI l., TOzzI C. 2000-2001, Prime ricerche nell’abitato neolitico di Contraguda (Perfugas, Sassari), RSP LI, pp. 235-287.

CAmPS G. 1988, Terrina et le Terrinien. Recherches sur le Chalcolithique de la Corse, Ecole Française, Rome.

CAPPAI R., mAnCA l., mElIS m.G, PIRAS S. 2011, La produzione artigianale dell’Eneolitico sardo. Aspetti morfologici, tecnologici e funzionali, AttiIIPP XLIII, pp. 564-568.

CASTAlDI E. 1972, La datazione al C14 della grotta del Guano o Gonagosula (Oliena-Nuoro). Consi-derazioni sulla cultura di Ozieri, Archivio per l’Antropologia e l’Etnologia CII, pp. 233-275.

CASTAlDI E. 1980, Relazione preliminare sullo scavo della grotta del Guano o Gonagosula (Oliena-Nuo-ro), AttiIIPP XXII, pp. 149-160.

CESARI J. 1999, Sollacaro. I Calanchi - Sapar’Alta, in AA.vv., Bilan scientifique de la région Corse, Ajaccio, pp. 32-36.

DEPAlmAS A. 2000, La domus de janas n. 2 di Iloi, Sedilo 5, Antichità Sarde. Studi e Ricerche 4/II, Soter, Villanova Monteleone.

flORIS R. 2001, I resti scheletrici della tomba II della necropoli preistorica di San Benedetto - Iglesias, in ATzEnI E. AlbA l., CAnInO G., a cura di, La collezione Pistis - Corsi e il patrimonio archeologico del Comune di Iglesias, Iglesias, pp. 30-31.

lAI L., 2009, Il clima nella Sardegna preistorica e protostorica: problemi e nuove prospettive, AttiIIPP XLIV, I, pp. 313-324.

lAI L., fOnzO O., TykOT R.H., GODDARD E., hOllAnDER D. 2011, Le due comunità di Scaba ’e Arriu (Siddi). Risorse alimentari nella Sardegna del III millennio a.C. indagate tramite analisi isotopi-che di tessuti ossei. Studio antropologico dei reperti umani, AttiIIPP XLIII, pp. 401-408.

lAI L., mARTEllA P., flORIS R., COCCO D., O’COnnEll T., GODDARD E., hOllAnDER D. cds, Indagini isotopiche dei resti umani di Corti Beccia: una finestra sull’economia calcolitica del Medio Cam-pidano, in La Sardegna nell’età del Rame.

La sardegna neLL’età deL rame - D’ORIAnO R., a cura di, cds La Sardegna nell’età del Rame, Convegno di studi, Olbia 2013.

lORIA R., TRumP D.H. 1978, Le scoperte a “Sa Ucca de su Tintirriolu” e il Neolitico sardo, MAL II (ser. misc.), XLIX, 2, pp. 115-253.

210

lO SChIAvO F. 1992, Monte d’Accoddi. Una riflessione, AA.vv., Monte d’Accoddi, 10 anni di nuovi scavi, Istituto Italiano Archeologia Sperimentale, Genova, pp. 118-123.

mAnunzA M.R. 2010, Bau Su Matutzu. Serdiana: segni del potere in una sepoltura del III Millennio a.C., Scuola Sarda Editrice, Cagliari.

mAnunzA m.R., TAnDA G., mElIS m. G., CICIllOnI R., fEnu P., L’insediamento eneolitico di Ca-nelles - Selargius, AttiIIPP XLIV, IV, pp. 1265-1270.

mARTInEllI n., vAlzOlGhER E. 2011, Date radiocarboniche dell’età del rame dall’Italia centrale e settentrionale: un bilancio critico, AttiIIPP XLIII, pp. 33-38.

mElIS M.G. 1998, La tomba n. 3 di Iloi, Sedilo 6, Antichità Sarde. Studi e Ricerche 4/III, Soter, Villanova Monteleone.

mElIS M.G. 2000, L’età del Rame in Sardegna: origine ed evoluzione degli aspetti autoctoni, Soter, Vil-lanova Monteleone.

mElIS M.G. 2009a, L’Eneolitico antico, medio ed evoluto in Sardegna: dalla fine dell’Ozieri all’Abealzu, AttiIIPP XLIV, I, pp. 81-95, 107-109.

mElIS M.G. 2009b, La Sardaigne et ses relations méditerranéennes entre les Vème et IIIème millénaire av.J.C. Quelques observations, in AA.vv., De Méditerranée et d’ailleurs…Mélanges offerts à Jean Guilaine, Archives d’Ecologie préhistorique, Toulouse, pp. 509-520.

mElIS M.G. 2011a, Monte d’Accoddi e l’Eneolitico sardo, AttiIIPP XLIII, pp. 357-362.mElIS M.G. 2011, Monte d’Accoddi and the end of the Neolithic in Sardinia (Italy), Documenta

Praehistorica XXXVIII, pp. 207-219. http://arheologija.ff.uni-lj.si/documenta/v38.htmlmElIS M.G., PIRAS S. 2010, Les productions céramiques en Sardaigne au IVe millénaire av. J.-C. Nouvel-

les données sur le village de Su Coddu-Canelles (Selargius, Cagliari), Préhistoires méditerranéennes 1, pp. 101-118. http://pm.revues.org/index417.html

mElIS M.G., PIRAS S. 2012, L’analisi morfo-tecnologica della ceramica come indicatore delle trasformazioni tra l’Ozieri “classico” e “finale”, AttiIIPP XLIV, II, pp. 563-569.

mElIS M.G.,TAlAmO P., Elementi di contatto tra la Sardegna e l’Italia meridionale durante l’Eneolitico attraverso il confronto tra le produzioni ceramiche, AttiIIPP XLIV, IV, pp. 1277-1281

mElIS M.G., QuARTA G., CAlCAGnIlE l., D’ElIA M. 2007, L’inizio dell’età del Rame in Sardegna. Nuovi contributi cronologici, RSP LVII, pp. 185-200.

mElIS M.G., CAPPAI R., mAnCA l., PIRAS S. 2012, The beginning of metallurgic production and the socioeconomic transformations of the Sardinian Eneolithic, in CRISTIAnI E., COnATI-bARbARO C., lEmORInI C., a cura di, Social, Economic and Symbolic Perspectives at the Dawn of Metal Pro-duction, BAR Int. Ser. 2372, pp. 13-32.

mElIS M.G., mAmElI P., PIRAS S. cds, Caratterizzazione morfo-tecnologica e archeometrica delle cerami-che eneolitiche. Nuovi dati da Su Coddu/Canelles, lotto Badas (Selargius, Cagliari), in La Sardegna nell’età del Rame.

PAOlInI-SAEz h., OTTAvIAnI-SPEllA m.-m., bERlInGhI A. 2006, Utilisation de matière première atypique pour certaines céramiques corses du Ve millénaire, in Paysages et peuplements: aspects culturels et chronologiques en France méridionale, ADRAHP-PSO, 6e Rencontres Méridionales de Préhis-toire Récente, Perigueux, pp. 415-432.

PEARCE m. 2012, The absolute chronology of site IV at Terrina (Aléria, Haute-Corse) and early metal-lurgy on Corsica and Sardinia, Accordia Research Papers 12, pp. 41-55.

RAGuCCI G., uSAI E. 1994-98, Nuovi contributi allo studio della Marmilla prenuragica: la tomba di Scaba ‘e Arriu - Siddi (CA), SS XXXI, pp. 111-196.

SOulA F. 2012, Les pierres dressées de l’aire corso-sarde. Etude systémique des territoires, Thèse pour l’obtention du grade de Docteur en Préhistoire d’Aix-Marseille Université, sous la di-

211

rection de R. Chenorkian et de M.G. Melis.SOulA F. cds, Statues-menhirs, monolithes décorés et pierres dressées de Sardaigne. Géographie, chronologie,

interprétations socio culturelles et socio territoriales, in Pierres levées du Néolithique à l’Age du fer, 3ème

Colloque de Saint-Pons-de-Thomières, 2012.TAlAmO P., PASSARIEllO I., lubRITTO C., TERRASI f., Evoluzione culturale in Campania: indagine crono-

logica sistematica tramite datazioni radiocarboniche, AttiIIPP XLIII, pp. 39-48.TAnDA G., CElAnT A., CESARI J. cds, Les foyers du “secteur A” du Grand Abri 1, site de I Calanchi-Sa-

par’Alta (Sollacaro, Corse-du-Sud): structure, attribution culturelle et chronologie, in Chronologie de la Préhistoire Récente dans le Sud de la France. Acquis 1992-2012, 10e Rencontres Méridionales de Préhistoire Récente, Ajaccio-Porticcio 2012.

TIné S. 1992, La cronologia assoluta di Monte d’Accoddi, in AA.vv., Monte d’Accoddi, 10 anni di nuovi scavi, Istituto Italiano Archeologia Sperimentale, Genova, pp. 115-123.

TRAvERSO A. 2012, Elementi di continuità tra le tipologie decorative di facies Ozieri e la ceramica dipinta Sub Ozieri nei materiali provenienti dai saggi 1981-2000 da Monte d’Accoddi (SS), AttiIIPP XLIV, II, pp. 517-523.

TRumP D.H. 1990, Nuraghe Noeddos and the Bonu Ighinu valley, Oxbow Books, Oxford.TRumP D.H. 1983, La grotta di Filiestru a Bonu Ighinu, Mara (SS), QSASN 13.uGAS G. 1998, Facies campaniformi dell’ipogeo di Padru Jossu (Sanluri - Cagliari), in nICOlIS f., mOT-

TES E., a cura, Simbolo ed enigma. Il bicchiere campaniforme e l’Italia nella preistoria europea del III millennio a.C., Catalogo della Mostra, Trento, pp. 261-280.

uGAS 2012, Discussione sessione III Eneolitico, AttiIIPP XLIV, II, p. 631.uGAS G., lAI. G., uSAI l. 1985 (1989), L’insediamento prenuragico di Su Coddu (Selargius-Ca). No-

tizia preliminare sulle campagne di scavo 1981-1984, NBAS 2, pp. 7-40.uSAI E. 1998, Le sequenze culturali e i rituali funerari dell’ipogeo di Scaba ‘e Arriu di Siddi (Cagliari),

QSACO 15, pp. 28-58.

Preistoria e Protostoria - Volume primoa cura di Daniela Cocchi GenickCROnOlOGIA ASSOluTA E RElATIvA DEll’ETà DEl RAmE In ITAlIA